18. L’autunno
Toronto, 20 ottobre 1921 . Quell’autunno imperversava un vento fresco e polveroso che soffiava da occidente alternato ad una pioggia che sembrava quasi monsonica, talmente tanto cadeva all’improvviso. Fred Banting stava tornando al laboratorio dall’ospedale, dove era andato a parlare col dottor Duncan Graham, direttore del reparto di medicina, sull’ipotesi di testare sull’uomo il suo preparato. E si era incontrato col dottor Collip del dipartimento di chimica patologica, che aveva iniziato a lavorare nel suo team. Un aiuto, voluto da Macleod, che si sarebbe rivelato prezioso per la purificazione dell’ormone. Era appena uscito dall’edificio che cominciò a piovere. Casualmente portava con se un ombrello. Fu proprio mentre premeva la levetta fino a tendere le stecche, che vide quella ragazza sulla panchina che continuava a leggere un libro noncurante della pioggia. Tutte le altre persone erano scappate dalle panchine e dalla strada in cerca di riparo in ospedale o sotto la tettoia. Tutti tranne lei. Era ben vestita e portava un cappottino rosso, ma sembrava non accorgersi della pioggia, i capelli neri e lucidi erano appiattiti, ed il vestito era scurito e zuppo per la pioggia. Si avvicinò alla ragazza. «Signorina spero non mi ritenga sfacciato se le offro un piccolo riparo. Sarà solo un acquazzone passeggero.» «Grazie. Ero talmente presa dalla lettura… Anche se non mi dispiace stare sotto la pioggia. Ma certo… questo è diventato un acquazzone…» «Io mi chiamo Frederick.» «Io Marion.» La pioggia smise all’improvviso così come era iniziata. Lui l’invitò a cena dove era atteso da Best e da Maynard Grange, la segretaria di Macleod, che aveva fatto tradurre per loro i lavori di Nicolae Paulescu e di Georg Zuezler. 87