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24. La lite

Toronto, 5 febbraio 1922. Qualchegiorno dopo, un venerdìsera, Banting e Bestsitrovavano in laboratorio,nella loro piccolastanza, dove avevano ricominciato a lavorare. «Che ora è?» fece Banting sollevando la testa. «Più o meno le cinque e mezza.» «Notizie di Collip?» «Losai,haridottoapocoapocolecomunicazionisull’evoluzione del suo lavoro, e ormai è una settimanache c’è assoluto silenzio sulle sue azioni.» «Eppureglihomandatounmessaggiodifarsivedere.Ok,domani andiamo inospedalenell’orarioincuidannol’estrattoa Thompson e vediamo di incontrarlo.» Eccoche,quasievocato,Collipricomparve,entrò,sifermòsulla soglia della porta e disse: «Ciao. Ho delle buone notizie.» Bantingsigiròegli ribattè:«Splendido,congratulazioni.Finalmente tiseidegnatodifartivedere perraccontarequalcosaancheanoi.» Collipnonrisposeestranamentenon entrò,restandoall’ingresso, appoggiato allo stipite della porta. «Che hai fatto, dì?» Era sempre Fred a parlare. «Si, ci sono delle novità positive.» «Allora?» «Ma ho deciso di non dirvele.» Banting e Best si guardarono stupiti. Il volto di Bert Collip era bianco come un lenzuolo ma si schiarì la voce e ribadì. «Non vi dirò quali sono state le evoluzioni del mio lavoro. Ho chiuso con voi.» Dopo queste parole lui fece per andar via, come se niente fosse. Fredfece unsaltoegliafferròconunamanoilcappotto,logirò,selo misedifronte,epoi lospinseviolentementeasederesudiunasedia. E gli urlò: «Dove te ne vai.Vieni qui pezzo di merda. Mettiti a sedere su questa sedia del cazzo.»

«Ma che fai? Lasciami.» «Adesso prova a ripetere quello che hai detto.» «Hai capito bene.» «Ah, ho capito bene.» «Sì, e la devi smettere col tuo atteggiamento violento.» «Alloravedidicapirebeneanchetu.Nonèsolounatteggiamento. Se ora faccio un buon lavoro, tu potrai semplicemente diventare molto, molto più piccolo, altrimenti, ahimè, se esagero, ti ritroverai direttamente ad essere un nano all’inferno.» Intervenne Best, anche se ne avrebbe fatto con gioia a meno, e bloccòBantingcheavevainiziatoapicchiarefuriosamenteCollip dopo essergli saltato addosso. Fece alzare Collip e provò a farlo spostare ma Fred appena l’altro si rimise di nuovo in piedi, gli sferròunpugnonellecostole,mandandolo asbatterecontroiltelaio della porta. «Fred calmati, lascialo stare. Fallo parlare.» Fred lo continuavasbatacchiarecome fosse un pupazzo colpendolo con regolarità sul collo, sugli zigomi, sulle orecchie, finche Best riuscì ad allontanarlo. «E su, spostati. Finiscila, lo ammazzi. Così va bene.» Esiposizionòametàstrada,edinmezzoaidueinmododaessere sicurodi riuscireatenereBantingadistanzadall’altro,prontoad intervenire. Collip,dopoesserestatolavoratoinquestomodo,acortodifiato, sispostò, barcollandounpo’.Siappoggiòallaparetepiùlontana da Fred. Fece un lungo respiro per riprendere il fiato e disse: «Ho parlato lungamente con Macleod, e Macleod è d’accordo con me sul fatto di non rivelarvi in che modo sono riuscito a migliorare la purificazione dell estratto.» «Siete dei fetenti maiali.Tutti e due.» «Ma c’è dell’altro.» «Cosa?» «Ho deciso di tenere per me, per me soltanto, la formula dell’Insulina. Ho deciso di portarmela via e prendere la patente di registrazione solo a nome mio. Diventerò ricchissimo.» «Tu diventerai ricchissimo?»

Banting era di nuovo pronto a saltargli addosso. Quello che stava sentendo erapeggiodiqualunquecosaavrebbepotutoimmaginare. Best posizionò le duesedieadunacertadistanzatradiloroecostrinse i due avversari a sedersi, poi lui si accomodò sul letto. «Adesso ci sediamo tutti e tre e parliamo con calma.» Con la mediazione di Charley dopo il primo scontro fisico iniziarono le spiegazioniancheselafacciaferocediBantingnonfaceva presagire nulla di buono. «Parla, pezzo di merda.» « Fred sei una bestia,ma lo capisciche io sono stanco, molto stanco?» Iniziò così Bert Collip, con un tono accomodante, molto diverso rispettoa quellodiprima,quasi comeafarsicompatiredaglialtri due, alla ricerca di una solidarietà improbabile. «Sapessiquantosonostancoio»incalzòFredpernienteintenerito. AlloraCollipsivoltòversoBestchesembravailpiùragionevole dei due. «Epoi,Best,faglielocapiretu, ioeMacleodsiamostufideicomportamenti tenuti da Banting nell’ultimo mese.» Passava con lo sguardo da Best a Banting e viceversa. «PrincipalmenteperchétuFredhaifrantumatolospiritodicollaborazione, facendo con Best il primo estratto per il test clinico sull’uomo. E voi vi siete appropriatidi alcunimieiprogressi per fare quell’estratto senza condividere niente con me.» «Bastardo. Sempre lui. C’è sempre lui di mezzo, Macleod.» Bantingsialzòetornòastargliaddosso.D’altrondeappenasicitava Macleod vedeva rosso.Lo afferrò per le spallee lo tirò sudi scatto ancheimmaginandodiaverel’altro,ilsuonemico,tralemani. Collip abbassò il capo e si coprì il viso con le braccia. «La ricerca è mia. L’idea è mia. Non mi si taglia fuori… a meno che non si vuole finire di campare.» Lo colpì al volto con il palmo della mano. Uno spruzzo di sangue schizzò dalle labbra di Bert Collip. «Basta, mi fai male.» «Dimmi cosa farai della patente.» «Ti prego, smettila, sei matto.»

Best aveva deciso di non intervenire più. Che Banting facesse quello che voleva di quel pezzo di merda. «Io t’ammazzo se adesso rispondi nel modo sbagliato. Quindi adesso dimmi: come faremo la registrazione?» «Va bene sono d’accordo a registrare l’estratto non solo a nome mio.» « E a nome di chi…?» «Anome di Banting e Collip.» «No, non basta,… Banting… Collip… E chi altri?» «…e …Best.»

Da mezz’ora Collip era andato via e nella stanza non si sentiva volare una mosca. Poi Fred lanciò un occhiata al cagnolino che stavaaisuoipiedisotto iltavolo,chiuseilregistrosucuistavalavorando e si mise in piedi. «Collip non ci ha rovinato completamente la serata, direi che un cognac ce lo possiamo sempre bere.» Bantingfinìlasigaretta,preseilcappotto,miseilguinzaglioalla cagnolina Marjoriecheormaisiportavaovunque,edusciinsieme aBest.Andaronoin unlocalesullaKingStreet.Lasalarossodorataerapienissimacomealsolito. Ilbarmaneraamichevolecome sempreeluiordinòilsuocognac.PoicercòdinonpensareaCollip e a Macleod e si concentrò ad ascoltare la musica. Il barman lo servì e lui iniziò a bere e ad immergersi in una pregevole ebbrezza che da lì due ore lo avrebbe fatto sprofondare semincosciente in un letto. L’atmosfera era rilassata come al solito. In mezzo a quella gente che voleva semplicemente bere, ballare, ascoltare musica e divertirsi si sentiva a suo agio. Era passato non so quanto tempo, e loro due erano rimasti gli ultimi nel locale, anche se ormai anche Best era stramazzato sul bancone, ma George, l’oste silenzioso e con una pazienza angelica,continuavaaposareaFredsul banconeunabirradopol’altra. Ed ogni tanto una grappa. Un oste che conosce i suoi ospiti così bene non ha bisogno di ordinazioni né di parole. Era un po’che non si sedeva al bancone in preda ad un pessimismo cosmico. E comunque dopo l’ennesimo litigio con quelle iene di Macleod e Collipnon gli venivainmentealtrocheunadomanda: perchéle cose peggiori succe-

dono sempre verso il fine settimana? Non avendo una risposta al quesito si concentrò su Majorie che stava ai suoi piedi. Il cane capiva quei litigi ancor meno. Majorie si era immaginata di certo una confortevole serata a casa accoccolata nella sua cesta, invece no. Anche se seguiva Banting dovunque senza opporsi si vedeva benissimo che non amava i cambiamenti. Gli umani sono molto più complicatidegli animali, ne sono entrambi consapevoli. Chissà perché si chiedeva Banting, mentre guardava il cane dormiente accucciato davanti al bancone. Non essendoci risposta e forse non essendoci neanche la domanda, brindò in silenzio al nulla, perso nei suoi pensieri.

Qualche giorno dopo venne depositata la registrazione dell’estratto a nome di Banting, Collip e Best.

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