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15.Vendo tutto
from L'isola che c'è
London Ontario, settembre 1921. Nella prima settimana di settembre Banting tornò ad Alliston, dallafamiglia, poiandòaLondonnell’Ontario,dovevendettela casa,edalìrientrò a Toronto.Siliberòdi tutto,impacchettòle poche cose a cui teneva, le caricò nell’auto del fratello, e chiuse per sempre con la sua vita precedente. «Finiamo di caricare i bagagli.» L’uomo che li stava aiutando non faceva altro che tossire e sputare, come se avesse ingoiato del fango caldo. «Facci riposare un momento.» Il fratello tirò fuori una bottiglia di acquavite di albicocca, si attaccò alla bottiglia e cominciò a bere. Quello che li aveva aiutati si mise a rollare delle sigarette.Un cane abbaiavafuriosamente strattonando la corda a cui era legato. Banting aveva superato il mondo vecchio di slancio e adesso lui era la scintilla che stava dando inizio a tutto.Avrebbe vinto. Tirò fuori dalla tasca la lettera, la rilesse, poi inarcò la schiena e mise le mani incrociate sopra la testa. Stava bene, aveva la mente sgombra. Sapeva che avrebbe vinto. «Ehi Fred, che ci sta scritto su quella lettera che ti mette così di buon umore?» «È del mio capo, Macleod dall’Europa. Ha letto il report sul mio lavoro.È contentodellostatodellaricercaevuolechecontinui.» «Splendido.» «E poi mi dice che sta rientrando.» «Quando sarà qui?» «Tornerà in Canada il 21 settembre, tra due settimane.» «Sono contento per te, lo meriti.» «Daisaltainmacchina,dobbiamoessereaTorontoprimadisera.» «Non so se ce la facciamo.»
«Guido io.» Fredaprìilfinestrinoeguidòcolventoinfaccia.Inalòl’ariafresca come una droga. Un soffio che rianimavale sue ossa stanche. La giornataera statafaticosama la notteprecedenteera statauna di quelle notti che conosceva bene. Quelle notti in cui solo l’idea di addormentarsi lo faceva terrorizzare. Perché sapeva che gli incubi sarebberotornatiafarglivisita.C’eranosettimaneincui quasilidimenticava,settimanedinotticonsonnitranquilli,mapoiricomparivano inesorabili. E lui ovviamente se lo sentiva. Gli bastava chiuderegli occhipervederli,idemonicheloperseguitavano.Uomini morti, uomini che conosceva, uomini che aveva conosciuto. Uomini con pallore cadaverico, il petto trivellato, le orbite vuote. Saltava su seduto, la fronte imperlata di sudore, e cercava di distrarsi, di leggerequalcosa,di bere un altrosorso, poi ad un certo puntosprofondavanelsonnomasemprerestandoinbalìadiqueste immagini.Epoisirisvegliavaconlatachicardia,ilpigiamabagnato di sudore, gratodiessersirisvegliato.Avvicinandosiallacittàacceleròatavoletta,finché sitrovòneltrafficodelcentrodiToronto. Ilfratello,sedutoafianco,eraaggrappatoallamanigliadellaportiera. «Fred io non ho nessuna fretta.» «Una macchina come questa ogni tanto bisogna tirarla.» «Non per questo però devi schiantarti contro il prossimo semaforo.» Fred di fatto inchiodò, il semaforo era chiaramente rosso. Al semaforo scattò il verde, l’auto sgommò e ripartì sparata. Fred fissò la strada. Davanti a loro si infilò un taxi e Banting fu costretto a sollevare il piede dall’acceleratore. Per poi pigiarlo a tavoletta immediatamente dopo. Parcheggiò di fronte alla sua pensione e vide nello specchietto retrovisore Best che lo stava aspettando. «Senti,ioinmacchinacontealvolantenoncisalgopiù»concluse il fratello sbattendo violentemente lo sportello.
Era tardo pomeriggio quando, accompagnato da Best, si arrampicòalterzo piano della pensione ed aprì la porta.Aveva deciso di cambiare stanza, e questa nuova veniva a costare 1 dollaro di più, non 2 ma 3 dollari alla settimana. La stanza numero 18, la nuova, era indecente come l’altra ma in
realtà almeno era compostadadueambientidivisidaunatendacheodorava di muffa e fumo di sigaro. Su di un lato c’era un letto infossato, sull’altro unaspeciedisofàimbottitodipagliaedunlavandinoscheggiato consopra unospecchio.Glialtrimobiliparefosserostatiutilizzati comelegnadaardere daunprecedenteinquilinounpaiodiinverni prima. In seguito il camino era stato chiuso con delle assi. C’era un fornello ed un bollitore per tè. Insomma per ora andava bene.
HANS CHRISTIAN HAGHEDORN