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42. L’Ultima missione
Terranova, febbraio 1941. Fred Banting arrivò in aeroporto, il Gander Airport nelle Newfoundland. Il comandante gli andò incontro. «Sir Frederick, prego, dia a me i suoi bagagli.» «No, grazie faccio da solo.» Bantinglisistemòsull’aereo,poifinalmentediedelamanoaMackey, il pilota del velivolo, un bombardiere Hudson. «Maggiore Banting, è un privilegio ed un piacere per me conoscerla.» «Piacere mio comandante.» Siavvicinaronoglialtriduemilitarichefacevanopartedell’equipaggio. «Sono molto impaziente di fare il viaggio insieme.» «Lei ci onora.» «L’ho fatto molte volte per mare, come lei sa, ma questa in volo sarà una esperienza nuova e davvero interessante.» «Bene, Sir, volando non si possono avere momenti di noia.» «E devo dire che non ce l’avrei fatta a prendere ancora la nave. L’ultima volta ho trovato il viaggio insopportabile.» «Le mostrerò dove si potrà sistemare. Tutto è molto spartano, e poco confortevole nell’abitacolo, ma cercheremo di renderle il viaggio meno faticoso possibile.» «Questo è il suo equipaggio?» «Si, le presento i miei uomini.» I due soldati si misero sull’attenti. «Il navigatoreWilliam Bird, è inglese.»
«Piacere.» «E l’ufficiale radio, William Snailham, che è originario dellaNuova Scozia.» «Molto piacere, ragazzi.» «Èunprivilegiopernoi,conoscereuneroediguerraedungrande scienziato come è lei!» Banting era compiaciuto ma nulla di ciò trapelava all’esterno. Poi tornò a rivolgersi al comandante. «Qui si corrono molti rischi!» «Si, certo, si corrono dei rischi» ripetè Mackey. «C’è anche un alto livello di rischio, naturalmente, con l’oceano eglialtri elementi,maquestoèilnostrodestino.Siamouomini.» «No, comandante, io parlavo dei rischi legati alla possibilità di sabotaggio in questo luogo, non in volo. È un aeroporto troppo poco protetto.» «Mi spiace contraddirla, sir Frederick, ma io non ho ragione di credereche cisiadapartediagentinemiciilprogrammadieffettuare un sabotaggio ad uno dei nostri aeroplani.» «Invece questo aeroporto, è un luogo ideale per un sabotatore al lavoro. Specialmente con i velivoli che sono lasciati in un campo isolato e con la completa assenza di guardie. Se degli agenti nazisti veramente volessero danneggiarel’aereo,avrebberouncompito facilissimo.» Mackeysapevacheilsoldatoscienziatoavevaragione,mavoleva minimizzare. «Si, forse è un aeroporto non protetto a sufficienza. Ma non ha una grande importanza strategica.» Anche questa non era una affermazione corretta. «Oltretutto di solito i componenti dell’equipaggio dormono all’interno, nella carlinga, prima della partenza, ma qui siamo costretti a parcheggiare gli aerei fuori dall’hangar e con la neve gli uomini non riescono a starci una notte intera.»
Poco dopo la partenza l’aereo precipitò nel buio invernale delle isole Newfoundland. Due degli occupanti, i soldati William Bird e William Snailham morirono sul colpo. Il pilota Mackey invece restò illeso, aveva solo perso conoscenza
per circa un’ora. Si risvegliò. Intorno il silenzio, solo la neve scendeva quietamente. «Hello…Will!? Bill Bird!» Cominciòachiamare: «MaggioreBanting?Qualcunomisente?» Cercòdi capireseavevaavutoqualcheferitagrave.Parevadino. Toccò la benda sulla testa. Solo un po’di sangue. Uscì dalla cabina spostandosi a carponi nella parte posteriore dell’aereo ed ebbe una bella sorpresa. Bantingeravivo,maeraferitointesta.Avevaricevutodeicolpi,aveva unbracciochiaramenterottoenonsembravaperfettamentelucido. Ma per fortuna era vivo!
Mackey raccontò: «Il maggiore Banting era conscio solo fino ad un certo puntodiaversubitounincidenteaereo.Luicontinuavaa dettareadunasegretaria inesistente delle lettere di natura medica. La scena era surreale, con l’incredibile irrazionalità di un sogno o di un orrendo incubo. L’aviereSnailhameraorribilmentemortoall’entratadellacabina radio. L’altro, Bird era stato sbattuto fuori dalla cabina… e pen deva inquietante a pochi centimetri da lui …ma Banting aveva cancellato la scena intorno a se… Si perdeva in confuse conver sazioni, parlando come se fosse tornato nel suo laboratorio del Banting Institut di Toronto.» «Ora lei, dottore… È un Dottore vero? Perché non mi pare di conoscerla. ImmaginochesiastatomandatoquidaldottorMackenzie per aiutare in laboratorio, no?» «Mi spiace dottor Banting rispose Mackey ma lei non capisce. Abbiamo avuto un terribile incidente aereo e…» Bantingnonrealizzòditrovarsiinunaeroplano,eavrebbevoluto uscire. Ma venne trattenuto a fatica dal pilota. «Si, si, queste cose succedono. Ora tu sei il dottor…?» «No, sir, io non sono dottore di niente. Io sono il pilota di questo aereo, noi abbiamo avuto un terribile incidente e i miei colleghi sono morti.» «Io sono sicuro che tutto verrà fatto nei tempi giusti. Ed anche bene! Siamo un gruppo di lavoro eccellente».
Dalla risposta senza senso si capiva che ancora una volta non aveva compreso. «Io devo mandare questa lettera oggi stesso al Primo Ministro, o altrimenti noi rischiamo di andare a perdere la guerra». Dopoaverdettoquesteparole,iniziòamettereunpiedefuoridall’aeroplano. Mackey si mosse lentamente dalla sua parte per aiutarlo, e farlo rientrare dentro la carlinga. Lo bloccò e lo spostò di nuovo verso l’interno. Fred accettòdiessereriportatonell’aereo. «Va bene, mi metto a lavorare qui.Non posso perdere tempo. Mi devotogliereilcappotto…Oh,ègiàarrivatoilmomentodiandare adormire…ma hoancoradelleletteredascrivere. Devoscrivere una lettera al dottor Collip.» Quest’ultima frase la disse rivolta al pilota. «Molto bene dottor Banting.» Il comandante decise di assecondarlo, per aiutarlo a calmarsi. «Quando vuole sono pronto. Cominci a dettare.» «Caro dottor Collip…» Banting di nuovo provò a togliersi i vestiti, Mackey insistette di nuovo perché lui li tenesse indosso. «Sono stanco, si è fatto davvero molto tardi» disse Banting dopo essere stato aiutato a rivestirsi. «Henrietta, mia moglie, sarebbe molto dispiaciuta se io non passassi una buona notte di riposo.» E provò di nuovo a spogliarsi, mentre l’altro intervenne ancora ad impedirglielo. Molte ore dopo lo schianto, finalmente, esausto, si mise a dormire, Mackeylocoprìconduecappottiedunparacadute. «Se tu sopravvivrai, dottor Banting, avrai bisogno immediatodi assistenza medica. Spero di riuscire ad aiutarti.» Guardò la sottilestrisciadi sangue che solcava la fronte ed il viso deldormiente.Decisediusciredall’aeroplanoecamminareallaricerca di aiuto. Fece circaduemiglia,manonvidenulla,edallora, esaustopreferìtornareindietro, eravamo intorno alle sei del mattino. Entrò nella carlinga e non trovò più Banting. Che fine aveva fatto?
Uscì di nuovo di corsa nella neve alta. Lo trovò circa venticinque piedi distante dall’aereo, in una posizione semi reclinata. Aveva una sola scarpa, era vestito, ma era senza il cappotto. Lo sollevò. Era morto. Mackeyloadagiònuovamentesullaneveetornòaprenderenella carlinga il cappotto. Lo stese delicatamente sul corpo, gli venne da piangere, poi si toccòlafronteeperlaprimavoltasireseconto di essere bendato. Chiavevabendatolesueferite?CapìcheerastatoBanting,subito dopo lo schianto, il crash, ad avergli salvato la vita e ad averlo medicato.
Sulla morte di Banting sono state fatte molte ipotesi, per cercare dimotivare ilperchédiquelviaggiopericoloso,emoltedomande sembravano dover rimanere senza risposta. In particolare: lui faceva parte dei servizi segreti militari inglesi? L’aereo eracadutoacausadiunsabotaggiodeiservizisegretitedeschi? Perché era successo? Qual era lo scopo di quell’ultima missione del Maggiore Sir Frederick Banting? Orasappiamocheeraunamissionesegretariguardantelepossibili evoluzioni della guerra chimica e batteriologica. Recentementel’ipotesidiunsabotaggioalsuoaereoèstataconfermatada deidocumentichesonouscitidagliarchivistoricinon piùsecretati.Ilsabotaggio fu coordinato da Stroesser, ed eseguito fisicamente da una donna, una ausiliaria dell’esercito canadese al soldo dei nazisti, di nome Johanna Smith.
MARIE KROGH