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12. Una specie d’amore

Fred Grant Banting era arrivato nella grande città, aToronto, con lostesso spiritodiunochefossefinalmenteapprodatoaterradopo anni di navigazione in mare. London nell’Ontario dove stava lavorando non lasciava in lui nessun ricordo, invece era la campagna diAlliston, il paese dove era nato, che aveva segnato la sua infanzia e la giovinezza. IlpiccolovillaggiodiAlliston,edilsuofiume,laprovvidenziale strada d’acqua sulla quale passavano gli zatterieri che lo rifornivano di tutto. Alliston,Londonepoisieratrovatolì,aToronto,senzaneanche rendersene conto,dopolaparentesimilitareche,aposteriori,considerava solo un brutto sogno. Si era trovato, da un giorno all’altro, all’inizio di quell’estate, sotto le alte arcate della Union Station diToronto per ricominciare la sua vita. Non possedeva nulla, era senza soldi. Arrivando in città, per iniziare la sua avventura, in tasca custodiva pochi dollari che le sue dita avevano continuato a toccare durante il viaggio in treno. Ciò che gli restava della sua infanzia erano l’odore del bestiame, l’acre odoredellostercoedell’urina.Odorecheavevaaccompagnatoanchelasua primascenadiseduzionesudiunlettodifieno, quandolaragazza,Betsy, lo avevaschiaffeggiatoasorpresadopo averglidatounlungobaciolasciandolo stupitoperlaprimavolta. Ma sarebbe stato un leit motiv della sua vita l’incomprensione dell’imperscrutabile pianeta donna. E poi di quegli anni giovanili ricordava l’aroma della scorza del rabarbaro grezzo, ed il piaceredato dai lamponischiacciatidelicatamente tra i denti. Sensazioni…odori…manientediutileora,nientedimonetizzabile al momento. Niente di niente! L’umore di Banting, ed i suoi comportamenti peggiorarono, col passaredei giorni dopo l’arrivo a Toronto, e con l’inizio del suo lavoro di sperimentazione. Gli mancava Edith, e non aveva neanche il coraggio di sentirla spessoper

telefono. In teoria era ancora la sua fidanzata anche se era entrata ufficialmenteincrisilalororelazione,contantodirestituzioneplatealedell’anello da parte della ragazza. Che brutto ricordo l’immaginedi Edith che alla fine di una discussione sui tempi del loro matrimonio, sulla situazione economica di Fred e su quell’esperienza apparentemente senza certezze che lui doveva iniziareaToronto,sieratoltalentamentel’anellodalditolasciandolo distrattamente su di una credenza prima di uscire. Da quando era rientrato dalla guerra lei era cambiata. «Però,chissàforselasituazioneèrecuperabile.Hadettochevuole del tempo per pensarci.» Questo sperava Fred. Ma è evidente che con Edith, comunque le cose non stavano andando benissimo ed il passare del tempo, la distanza, e la sua situazione economica non florida, certo non stavano giocandoa loro vantaggio. E questa era solo una delle angosce che in privato aggredivano Fred quotidianamente, e che non gli stavano dando pace . Ma senz’altro questa era una delle angosce principali. Edith Roach era la prima ragazza ‘per bene’che avesse mai conosciuto.Una studentessainlingue,figliadelpastoremetodistadiAlliston.L’avevatrovata attraente finoall’esaltazione. Luiallora eraun giovanottosenzaunsoldoe senzapassato.Maleavevafattocredere diessereperfettamenteingradodi averecuradilei.InrealtàFrednon aveva una famiglia agiata alle spalle e la guerra che stava per coinvolgereancheicanadesiavrebbepotutoscaraventarlochissàdove. Infattieraavvenutoproprioquesto,eluidopoaverchiestodiessere arruolato, come abbiamo visto, era stato mandato immediatamente in Europa. L’ultimo giorno prima di partire per il fronte, dopo una gita in campagna insieme ad un’altra coppia di amici, Fred rimase a lungo in silenzio con Edithtralebraccia,usandoancoraunavolta il fascino della divisa per tenersela legata. Lasciati gli amici, si fermarono a salutarsi sulla veranda di casa di Edith. Quella sera la veranda di Edith era illuminata dal lusso delle stelle piùsplendenti,edilviminideldivanoscricchiolòappenaquandolei sivoltòversodilui esifecebaciaresullaboccabellaecuriosa. «Io ti amo.»

«Anch’io.» «Mi aspetterai?» «Certo!» «Tornerò, lavorerò come un dannato e farò soldi.» Questo discorso pratico piacque molto ad Edith, che era una ragazza di solidi principi. «Che buon profumo hai.» « È gelsomino, dai, vieni ancora più vicino a me.» Quando lui arrivò vicinissimo, tanto da sfiorarsi, Edith gli prese il viso tra le mani e lo baciò di nuovo. Lui le mise le braccia intorno ai fianchi, e lei si strinse sul suo petto.

AFredbrillavanogliocchiquandoconcluseilraccontodiquella serata magica a Charley. «Non so dirti quanto fui sorpreso quando mi sono accorto che l’amavo, vecchio mio. Sperai perfino per un attimo che mi cacciassevia,manonlo fece,perchéancheleisierainvaghitadime. Danonsodovemiricordoche lamusicagiungevafinoanoieci faceva da colonna sonora. Dei sassofoni gemevano solo per noi quella sera il commento disperato del beale street blues. Mentre, sempre per me, le sue scarpette dorate si trascinarono luccicanti lamattinadopo,nellapolveresollevatadaimieiscarponidasoldato,finoallastazione.Polverediventata,graziealei,splendente e magica testimone del momento dell’imbarco per il vecchio continente.» «Che bello, che magia, davvero poetico» commentò Charley. «Mal’idillioèduratopoco,ealritornodalfrontesonocominciati a venire fuori tutti i problemi. Certo siamo una coppia molto diversa per estrazione sociale, e forse anche poco compatibile caratterialmente! Tu come ci vedi insieme? L’hai conosciuta.» Best non rispose. Non gli andava di dire una bugia. Ma sinceramente non li vedeva bene insieme.

Proprio mentre Fred stava raccontando dei loro rapporti, e, forse senza neanchetroppaconvinzionesiauguravadiriuscireariconquistareEdith,lei sistavavedendoconunaamica,GretaDegraw, in un ristorante del centro, con annessa sala da ballo, per festeggiare la sua laurea.

«Quindi tra voi è tutto finito Edith?» «Direi proprio di sì. La mia vita è cambiata.» «Ora sei anche laureata.» «D’altrondesecipensi,ioprimavivevoinunacittadinapiccola, troppo piccola, hai presenteAlliston?» «No, ma me la immagino. Sono tutte uguali.» «E mi annoiavo un po’ a poltrire in casa tutto il giorno, per poi vestirmi soloperandareincentroapasseggiareilpomeriggio.Un giornoadunafesta incontraiFrederick.Dapprimanon glifeci caso, ma dopo che avevamo ballato insieme… e mi resi conto di averfattocolpo,glichiesidiraccontarmi dilui.Eraun giovane ufficiale. Con la divisa fiammante. Tutti i soldati gli facevanoil saluto.Pensaichefossechisachi!Aqueitempieracosì:tuttieravamo eccitati e isterici, come in un grande circo.» Nel frattempo arrivò al loro tavolo un carrello carico di prelibatezze. Tartine, roast-beef, salmone affumicato, formaggi, uova ripiene, caviale… «Va bene così gentili signorine?» chiese il cameriere. «Perfetto.» «Assolutamente sì.» Edith afferrò una tartina. «Ma dai, continua a raccontarmi.» «Che devo dire. Uscivamo insieme e poi stavamo a parlare sulla verandadi casamiafinoall’alba…Saicom’era:isoldaticheparlavano di morire gloriosamentein battaglia,senzache in realtàci credessero,ecomel’ideaeroica finisse per attaccarsi anche a noi donne, neanche fosse l’influenza spagnola… Così cifidanzammo.» «Che belli i ragazzi in divisa» commentò l’amica mentre un’ orchestrina cominciava a suonare. «E la sua nave salpò. Inizialmente mi mancava da morire, poi avevo smessodipensarealui.Anchescriverglioriceverelesue lettere mi annoiava.» «Quindi non ti piace per niente, e lo trovi pesante?» «Proprio così. Non sono innamorata di Fred, è un poveraccio, uno chesbarca il lunario, ed è tornato strano dal fronte… Però mi sento incolpaenonhoil coraggiodilasciarlodefinitivamente,ancora…» «Ancora…» ripetette ridendo Greta, mentre si preparava a brindare con in

mano un calice di champagne. La musica era diventata incalzante. E la pista era gremita di ballerini. «Balliamo?» «Io e te?» «Perché no.» La musica aveva un ritmo sincopato ed alla jazz band si era unito un suonatore di ukulele che suonava così velocemente che a guardare le sue dita non si riusciva a metterle a fuoco. Le due ragazze si scatenarono al ritmo di quella musica.

CHARLES H. BEST

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