37. Cena per Macleod
Toronto, ottobre 1928. Alla cena d’Addio per il pensionamento di Macleod, che se ne tornava nella natìa Scozia, Banting convinto sempre di più che l’altro aveva usurpato fama e gloria senza meritarlo, non si presentò, ma pretese che venisse lasciato vuoto il suo posto a tavola, a memento dell’ingiustizia patita. Macleod soffrì molto dell’ostilità di Banting, anche perché riteneva di avere comunque dei meriti importanti. La sala si riempì di invitati, perlopiù anziani o giovani vestiti da vecchi, signore con gonne lunghe e strette, corpini di seta, cappelli stretti ma non troppo stretti o eccessivamente larghi, cioè in un caso e nell’altro non all’ultima moda, e abiti da sera scuri. Tutta l’atmosfera trasudava ufficialità e formalismo. Durante la cena la gente parlava e commentava sottovoce la convivenza da sempre pesante all’interno di quel gruppo di scienziati. «Forse Banting ha esagerato, col fatto di volere che fosse lasciata la sedia vuota a fianco di Macleod al tavolo, la sua!» «È il solito prepotente.» Commentavano due medici, Fitzgerald e Fletcher, a bassa voce per non farsi sentire. Erano stati predisposti due lunghi tavoli per ospitare tutti gli invitati. Con l’esclusione delle persone vicine a Macleod che stava a capotavola, gli altri passarono buona parte della cena a fare commenti sulla situazione di tensione che si è creata ancora una volta nel gruppo. «Secondo te chi ha ragione tra i nostri quattro litigiosi premi Nobel?» «Non è facile, ognuno di loro ha torto e ragione al tempo stesso.» 179