La presidente Orietta Marot tira le somme
Un quadriennio fatto di impegno e senso di appartenenza
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Nel mese di giugno del prossimo anno, scade il Suo mandato quadriennale di presidente della nostra Comunità. Domanda di prammatica: pensa di ricandidarsi? Francamente, penso proprio di no. Ho avuto le mie belle soddisfazioni nell'espletare questo incarico, ma dopo quattro anni credo sia giunto il momento di ritirarmi, per dedicarmi di più alla famiglia e alle mie nipotine. Dirigere una comunità grande e complessa come questa, non è da poco. Richiede un c oi nvol g i m e nto totalizzante; e non solo da parte del presidente, ma di tutti i suoi collaboratori. Inoltre, non dimentichiamo che qui, a Fiume, si trovano le istituzioni più importanti della CNI e che anche per questo a noi, dalla Nazione madre, si guarda con un occhio molto particolare. Dice di avere avuto le Sue "belle soddisfazioni"; me ne elenchi qualcuna.
Prendiamo solo l'ultimo anno. E' stato, un anno importantissimo per il sodalizio e per i connazionali. Si pensi al 70° della Comunità, che si è svolto sotto il patrocinio dei Capi dello stato italiano e croato. In tale ambito la presidente del Consiglio delle minoranze Irene Mestrovich ed io siamo state ricevute dalla presidente Kolinda Grabar Kitarović.
Quindi, abbiamo festeggiato i settant'anni della SAC Fratellanza, il 30° del Collegium Musicum Fluminense, il 25° del Coro Fedeli Fiumani. Su nostra proposta, il Comune ha conferito la Targa d'Oro della Città di Fiume all'allora presidente della Società di Studi fiumani, dottor Amleto Ballarini, per «il suo pluriennale impegno nella promozione del dialogo tra esuli e rimasti, tra gli esuli e l’Amministrazione cittadina e per la promozione dell’immagine di Fiume, sua città natale». Ancora: a giugno è stato ripristinato il simbolo di Fiume, il nostro simbolo, l'Aquila bicipite. Infine, a novembre è stato avviato il dibattito pubblico sul ripristino del bilinguismo, per quanto concerne il quale, non mi pare sia una forzatura affermare che vi si è arrivati anche grazie alla costante e crescente attività di Palazzo Modello, che ha visto una altrettanto crescente partecipazione anche di cittadini non appartenenti alla comunità nazionale. Insomma, siamo una realtà viva, pulsante, non una reliquia; una re-