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Il Dramma Italiano nel 2017
from LA TORE 28
by Foxstudio
Il Dramma Italiano nel 2017 • di G. Miksa
Goldoni, D’Annunzio, Brešan: la ricetta vincente
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L’omaggio a tre grandi nomi ha caratterizzato la produzione del Dramma Italiano dell’ultimo anno solare. In particolare ci riferiamo a tre allestimenti.
Il primo.
Un classico goldoniano rivisto in chiave moderna, gioioso ma al tempo stesso cupo, con un’indimenticabile Mirandolina. Stiamo parlando de “La locandiera”, che ha debuttato il 26 novembre del 2016, a settant’anni esatti dall’esordio della nostra compagnia, con il “Il burbero benefico”, per la regia di Emilio della Gatta.
La messa in scena dello spettacolo con cui il Dramma ha festeggiato il settimo decennio di attività portava la firma di Paolo Magelli, un regista che non ha bisogno di presentazione, né qui né da nessun’altra parte in Europa. Sul palcoscenico, il complesso fiumano al completo, mentre il ruolo della protagonista era ricoperto dalla toscana Valentina Banci.
Il secondo.
“Cabaret D’Annunzio”, una novità assoluta per Fiume e per la scena croata: ma non parliamo del testo di Fabrizio Sinisi (peraltro inedito), messo in scena, bensì della figura del poeta pescarese, ritenuto “controverso” sia a Fiume che in Croazia e in Italia. Controverso e precursore del fascismo. Lo fu? Al regista Giampiero Borgia la risposta non interessa. Egli, per il tramite della forma del cabaret, un genere che permette di coniugare recitazione e danza, canto e sketch, attraverso un impasto fatto di grottesco, burlesque e tragedia, ci mostra l’uomo. Ha detto il Borgia:
“In Italia, D’Annunzio è ridotto a uno scrittore di destra, fascista. In Croazia è percepito come un politico fanfarone, invasore e antesignano del fascismo. Per questo motivo, egli ha molto sostenitori e molti detrattori. Se soltanto una delle due parti, dopo avere assistito alla rappresentazione porrà in dubbio le proprie convinzioni, lo spettacolo avrà raggiunto il suo scopo; se poi a qualcuno verrà voglia di approfondire le conoscenze sul Vate, vorrà dire che avremo fatto un lavoro eccellente”.
In effetti, il D’Annunzio che emerge nulla ha a che fare con la consueta agiografia e le mistificazioni dovute alle varie storiografie, un excursus nella sua vita, imprese comprese (e quella fiumana con dovizia di particolari significanti). Piaciuto alla platea fiumana, assai gradito è risultato anche per il pubblico pugliese, dove lo spettacolo è stato rappresentato per un totale di sei repliche. E dove tornerà in futuro.


Il terzo.
“La rappresentazione dell’Amleto nel villaggio di Merduscia di sotto”, del dalmata Ivo Bresan.
Calata nella realtà di un villaggio istriano - da qui l’uso del dialetto istroveneto; la “recita” diretta da Luca Cortina riesce a conservare, mutatis mutandis, tutta la carica grottesca del testo originale, la cui vicenda com’è noto, aveva luogo in un villaggio dell’entroterra dalmata nel primo decennio dell’avvento del “socialismo”.
Lo spettacolo era divertente, una regia dinamica, con balli e canti. Uno spettacolo corale, in cui più di uno sono i protagonisti. E’ piaciuto molto e la prossima estate aprirà la tradizionale rassegna “Il Festival dell’istroveneto” come pure prenderà parte all’Estate fiumana.
La messa in scena ha voluto essere al tempo stesso un omaggio al commediografo dalmata, scomparso proprio lo scorso anno.
Proprio quando stavamo andando in macchina, il Dramma Italiano ha presentato l’ennesima prima teatrale: “Sei donne appassionate”, di Mario Fratti, allestito in collaborazione con Florian Metateatro di Pescara, per la regia di Vincenzo Manna, una piece tra lo scherzoso e l’irriverente (con amore) che il commediografo aquilano di New York dedicò a Federico Fellini e al suo mondo onirico e fanciullesco.
Lo spettacolo, al pari di “Cabaret D’Annunzio” la prossima stagione calcherà anche le scene di alcune città italiane.
