7 minute read

Una vita passata a comporre

Intervista a Roberto Haller uno dei più noti e rinomati musicisti fiumani • di G. Miksa

Una vita passata a comporre, dirigere e a suonare il piano

Advertisement

Il cammino di uno tra i più noti e rinomati musicisti fiumani, tra studio e passione, muovendosi tra musica sacra e classica. Ma da una famiglia di artisti come la sua non ci si poteva aspettare certamente di meno. Si presenta così la figura del compositore, pianista, cembalista, organista e pedagogo Roberto Haller. Personaggio di spicco - è stato presidente della Società Artistico Culturale Fratellanza e vanta numerosi premi al Concorso d’Arte e Cultura Istria Nobilissima, appartiene a quella minuta schiera, ma non per questo meno creativa e produttiva, dei compositori di musica classica e sacra della scena fiumana. Tuttavia a causa di particolari cure è stato costretto a lasciare la scena pubblica per ritirarsi a vita privata. Nonostante ciò abbiamo voluto intervistarlo per questo numero de La Tore, per porgli alcune domande su di lui, sui suoi componimenti e sulla sua passione per la musica.

Com’è nata in lei la passione per la musica?

“Fin da ragazzino cercavo di trascorrere quanto più tempo ad ascoltare musica classica che a casa dei miei non mancava mai. Ascoltarla mi rendeva particolarmente felice, esattamente come quando i miei genitori mi portavano con loro a seguire concerti e spettacoli teatrali. Ricordo che fu proprio il suono del pianoforte a catturarmi. Ne rimasi impressionato, tanto che iniziai le lezioni private con la prof.ssa Jager all’età di 6 anni. Ho intrapreso poi il classico iter formativo musicale con prima la frequentazione della Scuola di musica Ivan Matetić Ronjgov, nella classe della prof.ssa Nina Kovačić, e poi con il Conservatorio Giuseppe Tartini di Trieste, dal professor Lorenzo Baldini. In seguito ho ampliato la vocazione al pianoforte con lo Studio di direzione e composizione vocale presso lo stesso Conservatorio triestino, ma nella classe del prof. Martinolli”.

Potrebbe riassumere il suo percorso, la sua evoluzione musicale come compositore?

“Iniziai a comporre durante il mio percorso formativo alla Scuola di musica. Erano per lo più brevi composizioni. Il debutto lo ebbi a soli 10 anni, quando il Valzer per violino e pianoforte che scrissi, lo presentai nella chiesa di San Girolamo insieme al violinista Daniel Trinajstić. Parallelamente alla Scuola superiore ho iniziato a studiare composizione dal prof. Josip Kaplan e, in quel periodo, sono nate le mie prime serie composizioni per pianoforte e orchestra da camera. Ho scritto l’Allegro appassionato per il Duo pianistico fiumano, inciso su CD e registrato per la Radio Televisione Croata (HRT). In seguito, ho scritto diverse composizioni vocali. Per il quartetto Vox Caelestis - in cui ’militavo’ suonando l’organo a fianco di mia moglie Ingrid e degli amici e coniugi, Kristina e Robert Kolar, ho composto la Messa a tre voci e organo. Questo componimento nella variante orchestrale è stato presentato pure alle Giornate di Zajc grazie all’Orchestra da camera di Fiume diretta da David Stefanutti. Poi l’Invocazione mattutina del giusto perseguitato per lo stesso quartetto, il Pater Noster per soprano e organo, Tre canzoni per soprano e organo, presentate alle Giornate di Matetić, i canti corali La Primavera e Perché ghe vojo ben al mar e tanti altri componimenti ancora. La più grande opera vocale e strumentale è il Gloria che ho scritto per soprano, mezzosoprano, baritono, coro misto, orchestra e organo. Questo componimento è stato proposto per la prima volta nella Cattedrale fiumana in occasione delle Giornate di San Vito, con l’esecuzione di solisti, coro e orchestra dell’Opera del Teatro Nazionale Croato Ivan de Zajc, diretto del maestro Hauptfeld. All’evento concertistico di quella sera ho suonato l’organo della chiesa. È stata un’emozione speciale e una grande gioia. Ho iniziato a comporre l’oratorio San Vito, ma tuttora è rimasto agli schizzi iniziali. Per le mie composizioni ho ottenuto diversi premi al Concorso d’Arte e Cultura, della nostra realtà comunitaria, Istria Nobilissima”.

Di tutte le composizioni che ha scritto qual è quella che ricorda con maggiore piacere?

“Ho avuto il maggior successo grazie al Gloria, ma ciò non è il motivo principale per cui considero questa composizione particolarmente cara. Durante il periodo della sua scrittura, mia madre venne a mancare. Fu una dipartita che lasciò un segno indelebile nel mio animo. Tanto da influire su tutto ciò che è avvenuto dopo quel difficile e triste momento. Comporre musica mi ha aiutato a superare il periodo di tristezza. Ad affiancarmi è stata mia moglie Ingrid, che non solo ha trascritto la mia calligrafia e preparato la partitura ma ha anche assistito nella realizzazione del componimento, suggerendo piccole correzioni. Ancora oggi, ricordo perfettamente come sapeva intonare i brani per controllare il ritmo e la musicalità delle parti vocali. È sempre più facile e più piacevole lavorare in due”.

Gli anni passati alla SAC Fratellanza come li ricorda?

“Il mio inizio alla Fratellanza fu in funzione di cembalista di musica antica del Collegium Musicum Fluminense sotto la guida del mio caro amico e collega, David Stefanutti. Ho diretto quindi il coro della Fratellanza, sia quello maschile che quella misto, e per un anno ho ricoperto pure la carica di presidente della SAC della Comunità degli Italiani di Fiume. Ricordo tanti momenti belli passati a conoscere nuove persone e a viaggiare per i concerti in Italia e addirittura anche in Austria, a Vienna. I momenti meno belli li ho, invece, già dimenticati”.

Che cosa ne è in questo momento della Schola Cantorum, la compagine, istituita da lei e da sua moglie, Ingrid Haller, che ha operato in seno alla SAC Fratellanza, fin dalla sua fondazione avvenuta nel mese di marzo del 2008?

“Dopo la scissione dalla Fratellanza, la Schola Cantorum ha collaborato con il Teatro Nazionale Croato Ivan de Zajc, e ciò con diversi concerti e produzioni liriche. Ora, invece, opera all’interno dell’Associazione Artistico Culturale Dulciana. Il coro è diretto da mia moglie e stanno riscontrando un ottimo successo per la produzione che portano avanti. Si esibiscono in numerosi concerti e nel 2017 hanno vinto pure il Gran Premio al Concorso Internazionale Aurora Cantat di Karlovac. Attualmente è in fase di realizzazione il loro primo CD con brani del compositore croato Branko Starac”.

La musica, in questo momento, le è un aiuto?

“Ascolto tanta musica. È la mia vita e passione”.

Che cosa ascolta?

“La scelta iniziale è sempre per la musica barocca, seguita da quella per pianoforte. Esploro anche musica cinematografica, soprattutto quella composta per orchestra sinfonica”.

Quali sono i suoi compositori preferiti?

“Per quanto riguarda la musica per pianoforte i miei preferiti sono Chopin, Schumann e Bach, ma amo anche Handel, Rachmaninoff, Mahler e tanti altri. Mi riesce difficile prediligere alcuni da altri”.

Che cosa pensa della musica classica contemporanea?

“Oggi è piuttosto raro scoprire composizioni che siano allo stesso tempo armoniose e belle. L’incidenza della musica contemporanea tende a comporre di tutto, purtroppo la composizione è spesso d’effetto, senza anima nè bellezza. Ma quelle volte in cui mi riesce di ascoltare musica contemporanea di qualità, mi rende felice”.

Compone ancora?

“Per il momento no”.

Ascolta la propria musica?

“Mi capita di farlo saltuariamente”.

Le manca il pianoforte?

“Purtroppo si”.

Come si è trovato con Nina Kovačić, valente pianista e pedagoga?

“Nina Kovačić è una grande amica ed è stata un’ottima insegnante oltre che partner nell’interpretazione della musica. Per me è stato uno speciale onore poter suonare con una tale grande artista nel Duo pianistico fiumano”.

Quanto importante era per lei l’attività pedagogica?

“Insegnare la conoscenza e trasmettere l’esperienza arricchisce, mentre vedere il successo dello studente rende felici”.

Suo padre è stato insegnante di arti figurative. Che ricordo conserva di lui?

“Ricordo i bei momenti mentre lavoravamo insieme nel grande salotto della nostra abitazione in via Supilo. Io, impegnato con le esercitazioni al pianoforte per lo studio, e lui, invece, a dipingere. Eravamo fonte d’ispirazione l’uno per l’altro”.

Che cosa ne è stato del lascito artistico di suo padre?

“L’amore per l’arte”.

Quali sono per lei i valori più importanti nella vita?

“La sincerità, l’onestà e l’amore”.

Che cosa significa per lei la famiglia?

“Tutto. La famiglia è la base di una vita ordinata ed efficace”.

Il suo primogenito, Antonio, è un ottimo oboista. Desidererebbe che anche i suoi due figli più piccoli, Emilia ed Eugen, seguissero la strada della musica?

“Emilia suona il flauto da diversi anni per sua scelta personale. Eugen, invece, dimostra un udito eccellente e una voce melodiosa. È anche abile nel disegno e possiede un’ottima coordinazione motoria nelle dita. Vedremo se sceglierà di dipingere come il nonno oppure a suonare uno strumento. Sarà comunque lui a scegliere”.

This article is from: