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“La Battana” lungo un anno
from LA TORE 28
by Foxstudio
La Battana lungo un anno • acura di Kristina Blecich
Ricordando Gramsci e Toscanini, Matvejević e Brešan
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Arte, poetica, saggistica e recensioni, sono le tradizionali e nutrite sezioni che costituiscono i numeri 203, 204 e 205 della rivista culturale trimestrale della Comunità Nazionale Italiana, “La battana”, redatta da Corinna Gerbaz Giuliano e pubblicati finora durante il 2017.
In apertura del numero 203 troviamo la sezione “Uomini e segni”, che compende due omaggi ad altrettante figure di intellettuali che ci hanno lasciato recentemente. Il primo saggio, a firma di Sanja Roić, dal titolo “Per Predrag Matvejević (Mostar, 1932 ‒ Zagabria, 2017)”, è incentrato sulla figura di Matvejević, uomo di frontiera, autore di libri, intellettuale impegnato, membro della comunità accademica italiana e personaggio che si è inserito a pieno titolo nella vita pubblica italiana attraverso i suoi libri. Come scrive l’autrice del saggio, Matvejević è stato sempre chiaro, aperto; ha sostenuto la causa della pace con tutti i mezzi che aveva a disposizione. È stato questo il suo modo di commentare i fatti, gli eventi e le situazioni nei Balcani in Italia, dove viveva dal 1994, nella comunicazione quotidiana con i suoi studenti all’Università “La Sapienza” di Roma. Nella Città eterna non aveva dimenticato la Comunità degli Italiani in Istria e a Fiume, consigliando al giovane dottorando Christian Eccher di ricercarne i contributi letterari affidandolo al relatore Tullio De Mauro.
I saggi di Matvejević pubblicati in Italia e nella Svizzera italiana recano prefazioni o postfazioni curate da scrittori e intellettuali italiani o stranieri e attestano non solo dell’amicizia di quegli autori, ma anche il sostegno, l’appoggio e la solidarietà intellettuale nei confronti di questo uomo di cultura di fama europea che non ha mai smesso di sognare.
Il secondo contributo dal titolo “Ivo Brešan drammaturgo e scrittore” di Gina Šakić, ricorda la figura e l’opera del noto drammaturgo scomparso a gennaio di quest’anno. Come spiega la caporedattrice della rivista nella Premessa, il saggio è stato estrapolato dalla tesi di laurea in Storia del teatro moderno e contemporaneo discussa da Gina Šakić presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Bologna ‒ Corso di laurea in DAMS nell’anno accademico 2003‒2004 sotto la guida del chiar.mo Prof. Giuseppe Liotta.
Ricordiamo che la commedia che ha inaugurato la stagione 2017‒2018 del Dramma Italiano, il 30 settembre scorso, è stato proprio “La rappresentazione dell’Amleto nel villaggio di Merduscia di sotto”, del Brešan, per la regia di Luca Cortina. Nell’appendice l’autrice riporta l’intervista concessale da Brešan nel settembre del 2003, in cui egli parla di alcuni dei problemi fondamentali della propria opera e in questo modo getta le fondamenta teoriche per la sua comprensione. La seconda parte dell’appendice contiene la biografia di Brešan, con alcuni dati essenziali, e una rassegna dell’opera drammaturgica e romanzesca completa.
Molto interessanti le origini della famiglia del drammaturgo. Nell’intervista leggiamo come segue: “Sono nato a Vodice, vicino a Sebenico, anche se i miei vengono da Traù, mio nonno si è trasferito a Vodice. Questa parte della mia famiglia è di origini italiane, mio nonno si firmava come Bressan, con due ’s’. È un cognome veneto, altri lo scrivono Brescian, altri Bressan. Visto che si è trasferito a Vodice dove era circondato da gente croata, anche lui è diventato croato e da Giovanni Bressan è diventato Ivan


Brešan”.
La sezione Saggi si apre con un contributo di Konrad Eisenbichler, illustre italianista canadese e lussignano di nascita, gradito ospite del Dipartimento di Italianistica della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Fiume, dal titolo “Il ponte sull’Eneo: confini politici e confini culturali nella poesia di Gianni Angelo Grohovaz”. Nell’opera l’autore riflette sull’importanza della città natale del poeta Gianni Angelo Grohovaz nato a Fiume nel 1926, esule in Italia nel 1945, e poi emigrato in Canada nel 1950, dove muore nel 1988 all’età di 62 anni. Eisenbichler propone una decina di poesie di Grohovaz scritte in dialetto fiumano, accompagnate dalla spiegazione in lingua italiana. Il lettore viene a conoscenza del fatto che per Grohovaz il ricordo non è mera nostalgia che fa da ponte dal presente ad un passato perduto, ma è base per un nuovo ponte di speranza rivolto al futuro di un Paese che, in tanti modi, assomiglia a quello d’origine. Nel ricordo nostalgico del multiculturalismo fiumano Grohovaz intravvede le dinamiche possibilità del multiculturalismo canadese e si impegna a sostenerlo.
La rivista procede con il contributo della serie ideata dal Maestro Adriano Bassi dal titolo “Pirandello e la musica”. In seguito, l’interesse di Carmen di Stasio, ci porta a riflettere sul libro di Giancarlo Micheli “Romanzo per la mano sinistra”. Il suo contributo dal titolo “La maieutica valoriale di un’incessante narrazione. Riflessioni minime su ’Romanzo per la mano sinistra’ di Giancarlo Micheli” è un vero e proprio invito alla lettura. In chiusura del numero 203 viene proposta la recensione firmata da Maurizio Casagrande che indaga sull’opera di Marco Munaro, “Vaso blu con narcisi” in “Quaderni del circolo degli artisti”.
La rivista riporta in copertina e all’interno le opere del pittore e grafico connazionale Gianfranco Miksa. Nato a Fiume nel 1944, Miksa affina il proprio talento pittorico con il maestro Romolo Venucci. Sotto il profilo professionale, legherà il suo nome alle pubblicazioni dell’EDIT, di cui sarà grafico e designer. Miksa è stato senz’altro il più interessante esponente di quella che possiamo definire “Scuola venucciana”, da cui uscirono altri tre robusti artisti figurativi: Mauro Stipanov, Bruno Paladin e la compianta prof.ssa Erna Toncinich. Al pari del suo mentore, anche Gianfranco Miksa amava profondamente la propria città che fu fonte di sua perenne ispirazione.
Si presenta con una specie di omaggio alla creatività dell’individuo il seguente numero (204) de “La battana”. Come è stato scritto nella Premessa dalla caporedattrice, lo psicologo bielorusso Lev Semenovič Vygotskij affidava un ruolo primario alla creatività. Lo sguardo viene indirizzato all’attività umana concepita come un’operazione in grado di produrre un qualcosa di nuovo e originale. Il presente numero va letto proprio sulla scia del saper produrre qualRivista trimestrale di cultura numero 202 la battana Kn 75,00 Euro 17,00 EDIT EDIT
Daina Glavočić numero 202 Jacopo Vigna-Taglianti Giacomo Scotti Pietro Zovatto Enzo Santese la battana
Maurizio Casagrande
Margareta Đordić
cosa di nuovo, diverso e originale. Articolata tra saggi, poesie, letture e recensioni, l’edizione aprile‒giugno si apre con la sezione Saggi. Il contributo di Moreno Arland dal titolo “L’Apoxyomenos di Lussino. Storia e fortuna di un giovane venuto dal mare” si presenta come una dettagliata analisi tratta dalla Tesi di laurea triennale in Conservazione dei Beni Culturali, redatta dal Dott. Moreno Arland sotto la guida del prof. Ludovico Rebaudo, docente di Archeologia greca e romana presso l’Università degli Studi di Udine. L’Apoxyomenos di Lussino viene descritto come “una statua venuta dal mare vecchia più di duemila anni, la storia di un naufragio senza un relitto, le vicende di una scultura che ha avuto una considerevole fortuna in antico e alla quale oggi è stata data nuova vita e nuovo splendore”.
La seguente sezione è dedicata all’opera poetica postuma di Livio Rosignano, nato a Pinguente nel 1924 e morto a Trieste nel 2013. Il saggio dal titolo “Livio Rosignano, poeta nella parola e nel colore. Il dato della malinconia nella raccolta postuma”, firmato da Enzo Santese, è incentrato sulla poliedricità dell’artista che, come sottolinea il critico triestino, ha fatto della pittura una delle ragioni di vita e che conferma nell’opera appena pubblicata la sua capacità di scrittura e la sua ricchezza concettuale.
La sezione Letture propone il breve testo in prosa di Angelica Montagna dal titolo “Trama e ordito”. In chiusura della rivista vengono presentate tre recensioni. La prima, scritta dalla redattrice de “La battana”, Elis Deghenghi Olujić, indaga sull’opera di Marco Apollonio, “Piccoli naufragi prima dell’alba” nella traduzione in lingua slovena di Gašper Malej.
La seconda, di Irene Visintini, analizza la nuova pubblicazione di Nelida Milani, “Lo spiraglio”, Nardò - LE, ed. Besa, Salento Books, 2017. I quattro racconti sono quanto mai attuali: in un momento di drammatica ripresa di migrazioni, di populismi e di nazionalismi, di “muri” e di fratture, di non facili convivenze tra grandi diversità, affondano le radici nella memoria di vicende lontane e vicine, in cui l’individuale e il collettivo paiono fondersi e testimoniare il tormentato destino e la difficile identità di chi appartiene alla minoranza nazionale italiana, quella dei “rimasti”, in un ambiente particolare come la città di Pola nel dopoguerra.
Conclude la sezione il contributo di Nelida Milani che presenta la poetessa polese emergente Sara Močinić. La brevità di una decina‒dozzina di versi liberi e asciutti è la forma della poesia dell’autrice della silloge “Expression of existence”, che mette in scena un linguaggio “moderato” nella convinzione che la lingua poetica sia strumento di evocazione piuttosto che di sperimentazione. Come è stato scritto dalla stessa Nelida Milani, la linguista e scrittrice è venuta a conoscenza della produzione di Sara Močinić grazie alla ricerca fatta in Rete. I versi di Sara Močinić sono infatti reperibili su internet. Il numero 204 della rivista riporta in copertina e all’interno le opere dell’artista connazionale Bruno Paladin. Nato a Fiume nel 1951, Paladin è presente sulla scena artistica nazionale e internazionale dal 1976. Opera come pittore, scul-
Rivista trimestrale di cultura numero 203 la battana Kn 75,00 Euro 17,00 EDIT EDIT tore, grafico, illustratore, scenografo, creatore di maschere e burattini, ceramista e designer. È membro dell’Associazione degli artisti croati (HDLU) e dell’Associazione nazionale degli artisti autonomi (HZSU). Paladin vanta al suo attivo una settantina di mostre personali e oltre cinquecento mostre collettive. Le sue opere sono presenti in innumerevoli collezioni private, in gallerie e musei d’arte contemporanea sparsi nel mondo.
Appena uscito dalle stampe, il numero 205 de “La battana” è un’edizione all’insegna degli anniversari. Articolata tra saggi, poesie e recensioni, la pubblicazione luglio‒settembre si apre con la sezione Saggi. Il contributo “Lettere dal carcere”: ideologia e cultura nel Gramsci intimo” di Gianna Mazzieri - Sanković e Nika Antolović è stato tratto dall’omonima tesi di laurea triennale in Lingua e letteratura italiana, redatta dalla dott.ssa Nika Antolović sotto la guida della prof.ssa Gianna Mazzieri‒Sanković. La tesi è stata discussa lo scorso 7
Sanja Roić numero 203 Gina Šakić
Konrad Eisenbichler
Adriano Bassi Carmen De Stasio la battana Maurizio Casagrande


settembre presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Fiume. A ottant’anni dalla scomparsa di Antonio Gramsci (1891-1937), grande intellettuale del panorama storico‒letterario del ’900 italiano, l’autrice del saggio ha voluto ricordare la sua attività, l’impronta che il suo pensiero ha lasciato nel panorama culturale e nella politica culturale dello Stivale. Confrontarsi con la sua strategia di pensiero e di scrittura avente un carattere antidogmatico e quindi mobile e sempre aperto, diviene un metodo istruttivo pure oggi, di fronte alle insidie del moderno e di un mondo ancor più complesso di quello gramsciano. Studiare Gramsci può avere quindi un’utilità non solo per ripensare il ruolo del passato nel mondo odierno ma anche per incrementare l’uso delle sue idee legate ai concetti di egemonia, di rivoluzione passiva, di senso comune, di società civile e di ideologia. La ricerca di Nika Antolović vuole approfondire, attraverso l’analisi di alcune lettere di Antonio Gramsci tratte dalle “Lettere dal carcere”, l’ideologia e la cultura che affiorano pure nelle missive di carattere intimo. Viene rilevato il periodo trascorso in carcere in cui, dopo aver ricevuto il permesso di scrivere, l’autore aveva annotato su numerosi quaderni le sue considerazioni più intime riguardanti argomenti di svariato genere, da quelli personali a quelli politici. L’autrice ragiona pure sul ruolo politico di Gramsci nell’immediato dopoguerra e sulle influenze che hanno formato il suo pensiero e la sua personalità dando spazio alla tesi principale dello scrittore relativa al ruolo sociale dell’intellettuale. Dall’analisi dei contenuti di alcune lettere scritte ai familiari e ai suoi amici nei lunghi anni di prigionia, emerge un uomo dall’animo curioso, emotivo, sempre intellettualmente sveglio e ironico.
La rivista procede con il saggio del Maestro Adriano Bassi, che rende omaggio ad Arturo Toscanini, nel 150.esimo anniversario dalla nascita. L’occasione non poteva andare
Rivista trimestrale di cultura numero 204 la battana Kn 75,00 Euro 17,00 EDIT EDIT perduta, poiché rendere omaggio al grande direttore d’orchestra equivale a ricordare un periodo musicale intenso e ricco di nomi altisonanti, quali Verdi, Puccini, Franchetti, Mascagni ed altri ancora senza dimenticare un periodo storico e politico significativo. Toscanini fu uno dei più acclamati musicisti della fine del XIX e della prima metà del XX secolo, acquisendo fama internazionale anche grazie alle trasmissioni radiofoniche e televisive.
Un altro saggio molto interessante è quello scritto da Pietro Zovatto e incentrato sulla figura di “Mons. Luigi Maria Torcoletti storico e italiano di Fiume”. Fiumano, scrittore e storico locale di notevole fecondità e intuito, Luigi Maria Torcoletti (1881-1956), parroco del Duomo dell’Assunta, era ben noto al mondo degli studiosi per le sue appassionate ricerche di storia religiosa locale del territorio circostante e per i suoi sentimenti, - molto palesemente sempre affermati - dell’italianità di Fiume avverso l’autonomismo
Moreno Arland numero 204 Enzo Santese Angelica Montagna Elis Deghenghi Olujić la battana Irene Visintini Nelida Milani

zanelliano. Posizione che del resto aveva buon fondamento storico per affermare la sua appartenenza se, con una popolazione di 60 mila abitanti circa, la maggioranza era di lingua e cultura italiane. E da intellettuale quale era, più che dal colore ’clericale’, prendeva le mosse dallo spirito pastorale della sapienza cristiana di carattere agostiniano. Aveva la tendenza di esplorare anche le zone più impervie della letteratura nei meandri della psicologia umana volta al sacro. Mons. Luigi Maria Torcoletti è stato uomo di chiesa e di cultura - scrive l’autore - pensoso della responsabilità degli uomini in missione spirituale, sensibile ai problemi della modernità di una società ormai estranea al richiamo del riferimento religioso per mandato superno; e, insieme, come buon conoscitore e cultore della storia ecclesiastica del territorio del Carnaro. Uno storico locale agguerrito in sintesi con la consapevolezza della modernità del momento attuale, che va affrontata con le esigenze di un aggiornamento anche scientifico con lucida determinazione da parte del clero. Appassionato dell’umana vicenda, fino al punto di essere vittima della storia, che non manca mai nel suo svolgersi di reclamare i suoi drammi e avvolgere e travolgere nel suo percorso anche coloro che per tutta la vita l’hanno amata e coltivata.
Terminata la sezione Saggi, si apre l’Angolo della poesia. Sebastiano Aglieco propone una nota critica su “Maurizio Casagrande, Requiem: alcune liriche dalla raccolta inedita Dàssea ’nare (Lasciala andare)”. La poesia di Casagrande sembra attuare una sorta di seconda sepoltura rituale in quanto la parola, riportata all’altezza del suo compito, è costretta a dire con la massima precisione possibile senza divagare né distrarsi.
Infine, la sezione delle Recensioni presenta due contributi. Il primo, di Irene Visintini, analizza il nuovo complesso e suggestivo libro di Isabella Flego “Memorie da sopra l’Equatore”, Editore C.A.N., Capodistria 2017 mentre il secondo, di Nelida Milani Kruljac, si sofferma sull’opera “Una scoperta del pensiero e altre fedeltà”, Ronzani ed., Vicenza 2017, di Mauro Sambi. La prima recensione spiega come l’opera di Isabella Flego sia ben lontana dal turismo globalizzato e ’low cost’: la sua opera, narrazione e resoconto di un lungo soggiorno di cinque anni (1973-1978), a Kumasi, nel Ghana, nel cuore dell’ Africa, presenta varie chiavi d’accesso a quel mondo
lontanissimo dall’Occidente, ai suoi misteri, ai suoi millenari costumi e tradizioni, alla sua luce e alle sue forze cosmiche, alla sua natura, alla sua ’alterità’ e trascendenza. In particolare - scrive Irene Visintini - Isabella comincia ben presto a capire la saggezza ancestrale e la linfa vitale di quella civiltà, la sua essenzialità e profondità, la sua capacità di esprimere il senso della vita, dell’etica e della solidarietà; percepisce anche il coraggio, la gioia, la sofferenza, il dolore, la rabbia del popolo africano che sembrano incarnarsi nei suoni, nella musica, nella danza e in altre suggestive esperienze artistiche. Un libro, insomma, di appassionante lettura, allo stesso tempo, narrazione, diario, saggio, documento e testimonianza della complessa, infinita realtà dell’ancora poco conosciuto mondo africano; con le sue pagine intense e profonde, intrise di forte empatia la protagonista - scrittrice scandaglia i suoi splendidi ’luoghi’ naturali, i suoi paesaggi, i suoi sconfinati spazi fondandosi su una filosofia che vede la vita in equilibrio con la natura.
In conclusione del numero 205 de “La Battana”, Nelida Milani Kruljac, analizzando la rilevante plaquette di dieci poesie esemplari di Mauro Sambi, puntualizza come
per l’autore, la poesia è il caso serio della vita, ma anche un’avventura gioiosa e gratificante. Leggere oggi i versi di Mauro Sambi è un modo ed è una sfida per riaprire il discorso sulla condizione umana. Perché i temi quali la morte, la vita, la nascita, il senso della vita, sono temi che appartengono a ogni epoca. Risuona nei suoi versi l’eco, o almeno la nostalgia, dell’invito al viaggio, l’itinerarium mentis baudelairiano, un viaggio verso l’alto, verso un universo armonico. L’opera di Mauro Sambi appare come una fonte cui attingere per orientare la propria vita, nonché una spinta all’azione ed al superamento di sé stessi.
