
4 minute read
Alberghi fiumani
from LA TORE 28
by Foxstudio
Alberghi fiumani • di Kristina Blecich
Nel 1914 erano venti. Oggi sono quattro...
Advertisement
“Alberghi fiumani di ieri e di oggi”. S’intitolava così la mostra e la conferenza tenutesi di recente nella Galleria Principij in Cittavecchia.
Nato da un’idea di Ingrid Jerković e Borislav Božić, basata sul volume “Riječka gostoljubivost” (L’ospitalità fiumana) dello storico dell’arte Igor Žic, il progetto, realizzato in collaborazione con la Plava laguna, è stato presentato dallo stesso Žic. FIume, cIttà con un passato travaglIato
Incuneata in uno splendido golfo racchiuso da una chiostra di isole, quasi a baluardo da incursioni nemiche, posta a cavallo tra oriente e occidente, apertura ideale sull’Adriatico per l’entroterra continentale, Fiume, fin dai primordi, attirò le genti più svariate: levantini, mitteleuropei, slavi del sud, Friulani e Veneti. Erano tutti spinti dal desiderio di dedicarsi al commercio, alla marineria, ai traffici di ogni genere, che la sua posizione ideale favoriva. Fiume ha una storia molto lunga e in questa sede cercheremo di tracciare in breve i fatti che l’hanno resa unica.
Dopo l’anno Mille, ai piedi dell’antica città, sorse la Terra Sancti Viti ad flumen (Terra di San Vito al Fiume), l’odierna Fiume. La città è bagnata dall’Eneo (o Fiumara), così chiamato per contrapporlo al croato Rječina, il corso d’acqua che fino al 1945 divideva Fiume dalla Jugoslavia e dalla città di Sušak, sorta sulla riva orientale nel 1800.
La felice posizione geografica di Fiume contribuì in modo prevalente al suo sviluppo economico e a farne un centro di attrazione per le popolazioni che la circondavano. Esse, per ragioni di lavoro e migliori condizioni di vita si trasferivano in città. Se le attività commerciali di Fiume e la speranza di un benessere alettavano gli slavi a stabilirvisi, lo stesso si può dire per gli abitanti del litorale adriatico italiano da Venezia alle Marche (Marca d’Ancona) da dove molti mercanti trapiantarono
a Fiume la loro base per acquistare le merci che affluivano dalla Croazia, dalla Carniola. Questi, prima o poi acquistavano la cittadinanza fiumana. La “zitavecia” circondata da una cerchia di case e palazzi moderni, come prima dalle mura, corrisponde alla città medievale e romana, ed alla forma del castro da cui si era trasformata in “civitas” e in “terra”. La vecchia Fiume s’era sviluppata in altezza e le case accalcate si affacciavano sulle anguste stradicciole dette venezianamente ’calli’. Il popolo si dedicava alla navigazione, alla pesca, al piccolo commercio, all’artigianato o lavorava nelle industrie; nel ceto borghese si contavano molti armatori, capitani di lungo corso, industriali, professionisti e commercianti.
Il 12 settembre 1919 (notte di Ronchi) la città di Fiume fu occupata da ’volontari italiani’ con alla testa Gabriele D’Annunzio, il quale dopo un anno proclamò la Reggenza del Carnaro. Col Trattato di Rapallo (12 novembre 1920) fu creato lo Stato libero di Fiume, che però non riuscì a costituirsi formalmente. L’accordo di Roma fra l’Italia e la

Jugoslavia la dichiarò annessa all’Italia.
nel 1914 ventI alberghI
In quel periodo la presenza degli alberghi nel capoluogo quarnerino erano il riflesso della sua potenza e grandiosità. Decenni addietro, nella metà del XIX secolo, a Fiume erano attivi alberghi minori. Nel 1874, venne costruito il nuovo “Europa”, cui ha fatto seguito l’Hotel della Ville (nei pressi della stazione ferroviaria). Negli anni Venti e Trenta la città di Fiume disponeva di otto sale cinematografiche; a Fiume entrò in funzione il tram elettrico ben prima di Zagabria (undici anni), il Teatro fiumano venne costruito dieci anni prima rispetto a quello di Zagabria. Il Teatro Fenice, fatto in cemento armato, disponeva di 1.350 posti a sedere; Fiume era collegata a New York mediante la linea navale diretta. Fiume, quale centro europeo, raggiunse l’apice nel 1914, anno in cui disponeva del massimo numero di alberghi ovvero venti. da mlacca FIno a pećIne
Basti nominare l’“Albergo popolare” (in Cittavecchia, dinanzi alla chiesa di San Vito), il “Quarnero” (nella località dei grandi magazzini Ri) e “Alla Città di Milano” (Piazza di Santa Barbara), finiti completamente nel dimenticatoio, per capire il grado di magnificenza della città che stiamo descrivendo. L’albergo “Royal” (oggi sede della Regione Litoraneo-montana), dominava il Corso, il “Bonavia” era localizzato in un edificio di dimensioni minori rispetto a quello odierno. Gli alberghi “Deak” (l’odierno edificio che ospita la Casa del sindacato ’Franjo Belulović’), “Bristol” e “Hungaria” (il progetto di una parte dell’edificio è a firma di Emilio Ambrosini) si susseguivano nelle vicinanze della stazione ferroviaria. Il “Lloyd” e l’ “Europa” occupavano gli spazi centralissimi della città. Il maggiore albergo era sicuramente quello degli “Emigranti”, situato in via dell’Industria, a Mlacca. L’albergo, dalla lunghezza di 160 metri, disponeva di 1.500 letti. C’erano poi gli alberghi “Adria” (nell’odierna via della Città di Spalato), gestito negli anni 1914 e 1942 da Tranquillo Negri, e “Alla Marina Mercantile” (in Corso).
Diversi, quelli nella parte orientale della città: uno dei migliori alberghi europei all’epoca era il “Continental”. Non vanno dimenticati “Sušak” e “Klotilda”, a Pećine. Costruito in tecnica supermoderna, nel 1914 è stato inaugurato l’albergo “Jadran”. svIluppo delle IndustrIe
Negli anni Cinquanta la città di Fiume iniziò a svilupparsi rapidamente in diversi ambiti. Dopo la ricostruzione, Fiume divenne il porto principale della Jugoslavia. Lo sviluppo industriale coinvolse le tradizionali attività fiumane: costruzioni navali, cartiere, raffinerie, produzione di dispositivi e motori navali, impianti tessili, centrali idroelettriche e termoelettriche. La crescita delle compagnie navali e la costruzione di strade verso Zagabria, Lubiana, Trieste, Pola e Zara, oltre alla ferrovia, assicurarono a Fiume un rapido sviluppo nel settore terziario. Con la crescita sociale ed economica aumentò anche il numero degli abitanti. Ma sparirono gli alberghi. Oggi, Fiume ne conta soltanto quattro. Il nostro auspicio è che il capoluogo quarnerino aumenti la propria offerta ricettiva entro il 2020, anno che la vedrà Capitale europea della Cultura.