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Un quadriennio
from LA TORE 28
by Foxstudio
La presidente Orietta Marot tira le somme
Un quadriennio fatto di impegno e senso di appartenenza
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Nel mese di giugno del prossimo anno, scade il Suo mandato quadriennale di presidente della nostra Comunità. Domanda di prammatica: pensa di ricandidarsi?
Francamente, penso proprio di no. Ho avuto le mie belle soddisfazioni nell'espletare questo incarico, ma dopo quattro anni credo sia giunto il momento di ritirarmi, per dedicarmi di più alla famiglia e alle mie nipotine.
Dirigere una comunità grande e complessa come questa, non è da poco. Richiede un coinvolgimento totalizzante; e non solo da parte del presidente, ma di tutti i suoi collaboratori. Inoltre, non dimentichiamo che qui, a Fiume, si trovano le istituzioni più importanti della CNI e che anche per questo a noi, dalla Nazione madre, si guarda con un occhio molto particolare.
Dice di avere avuto le Sue "belle soddisfazioni"; me ne elenchi qualcuna.
Prendiamo solo l'ultimo anno. E' stato, un anno importantissimo per il sodalizio e per i connazionali. Si pensi al 70° della Comunità, che si è svolto sotto il patrocinio dei Capi dello stato italiano e croato. In tale ambito la presidente del Consiglio delle minoranze Irene Mestrovich ed io siamo state ricevute dalla presidente Kolinda Grabar Kitarović. Quindi, abbiamo festeggiato i settant'anni della SAC Fratellanza, il 30° del Collegium Musicum Fluminense, il 25° del Coro Fedeli Fiumani. Su nostra proposta, il Comune ha conferito la Targa d'Oro della Città di Fiume all'allora presidente della Società di Studi fiumani, dottor Amleto Ballarini, per «il suo pluriennale impegno nella promozione del dialogo tra esuli e rimasti, tra gli esuli e l’Amministrazione cittadina e per la promozione dell’immagine di Fiume, sua città natale». Ancora: a giugno è stato ripristinato il simbolo di Fiume, il nostro simbolo, l'Aquila bicipite. Infine, a novembre è stato avviato il dibattito pubblico sul ripristino del bilinguismo, per quanto concerne il quale, non mi pare sia una forzatura affermare che vi si è arrivati anche grazie alla costante e crescente attività di Palazzo Modello, che ha visto una altrettanto crescente partecipazione anche di cittadini non appartenenti alla comunità nazionale. Insomma, siamo una realtà viva, pulsante, non una reliquia; una re-
altà di cui si tiene conto. Vorrei in proposito ricordare che alla cerimonia del ripristino dell'Aquila, due sono stati gli interventi ufficiali, al di là di quelli relativi alle questioni tecniche: quello del Sindaco e quello della Presidente della comunità nazionale italiana di Fiume.
Dunque, sarà un congedo all'insegna della soddisfazione professionale e morale. Nessun rimpianto? Qualcosa che si sarebbe potuto o dovuto fare?
Uno, soprattutto. Non aver visto nemmeno l'inizio della costruzione del primo asilo nido italiano autonomo, un edificio prescolastico italiano, di cui si erano cominciate a gettare le basi nel 2011 con la "lettera di intenti" sottoscritta da Unione Italiana e Città di Fiume. Ebbene, dopo sei anni dobbiamo constatare che mentre il Comune ha fatto la sua parte, coinvolgendo laddove ve n'era bisogno anche istanze statali (cosa che di recente il Sindaco stesso ha ricordato), da parte nostra si è provveduto soltanto ad assicurare i mezzi per il progetto esecutivo.
Qual è l'attuale stato di cose nel settore prescolare?
I nostri asili (per bambini dai tre ai sei anni), che oltre tutto sono delle sezioni all'interno di strutture della maggioranza, dispongono di centoventi posti; l'asilo nido (per bimbi da uno a tre anni), di soli quindici. Ne deriva che la stragrande maggioranza dei bambini della più tenera età vengono iscritti a istituti in cui la prima lingua che apprendono e usano non è l'italiano, non è cioé la lingua che naturalmente, spontaneamente, dovrebbe essere la loro. In quale misura e a quale prezzo, dopo i primi due anni di vita trascorsi in un asilo nido croato, potranno integrarsi nella scuola materna italiana, ammesso che i genitori non decidano altrimenti per evitar loro i traumi dovuti al totale cambio di lingua d'uso, ambiente, compagni di giochi? Insomma, ci sono tutte le condizioni per avere ciò di cui abbiamo bisogno e che altre Comunità hanno. Senza nulla voler togliere a nessuno, ma se a Fiume l'italianità non è assicurata sin dalle fondamenta, ne risentirà tutta la CNI.
Non ci resta che sperare che la prossima presidenza di Palazzo Modello abbia la fortuna di inaugurare la prima struttura prescolare italiana.
La fortuna non casca dal cielo. Per averla, chi guiderà il Sodalizio dovrà impegnarsi al massimo e con grande responsabilità.
E questo ci porta a riparlare del prossimo rinnovo delle cariche nell'ambito della CI fiumana. Cosa ci dobbiamo augurare?
Due cose, che sono le precondizioni affinché la CI operi con successo. La prima, che a votare ci vada il più alto numero di connazionali, perché più siamo, più dimostriamo di tenere alla nostra comunità e alla nostra identità, più saremo tenuti in considerazione. La seconda, che coloro i quali si candideranno non lo facciano solo per presenziare alle assemblee, ma con la consapevolezza che potrebbero venire prescelti per degli incarichi a cui è necessario dedicare parte del proprio tempo libero. Palazzo Modello ha bisogno di persone che si impegnino a gestirne la complessa attività, ricoprendo gli appositi ruoli. Non dobbiamo trovarci in una situazione come l'attuale in cui, ad esempio, il Comitato dei Garanti è privo del presidente (dimissionario), perché nessuno dei consiglieri è disposto ad assumere tale incarico.
Il mio auspicio, dunque, è che si vada a votare in tanti e che si votino le persone per la loro competenza, come pure che ci si candidi per aiutare la collettività nazionale.