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Suor Maria Pia Dall’Asta
from LA TORE 28
by Foxstudio
A 96 anni si è spenta a Senigallia, ma non ha mai dimenticato la “sua” Fiume • di Bruno Bontempo
Suor Maria Pia DallʼAsta, generosa e umile; forse lʼultima benedettina di Podmurvice
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"La suora benedettina Madre Maria Pia Dall’Asta è stata religiosa umile e generosa, in gioventù dedita con passione soprattutto alla sua missione di educatrice delle ragazze e delle giovani. Nonostante la sua breve permanenza a Fiume, ha lasciato segni indelebili tanto per la sua grande fede quanto per l’accoglienza tenera e compassionevole di quanti si rivolgevano a lei ed è per questo che la ricorderemo con rispetto, affetto e riconoscenza”. La nostra connazionale Katia Jerković Starčević, attivista di lunga data presso il Gruppo di ceramisti della Società artistico culturale “Fratellanza”, ricorda così suor Maria Pia Dall’Asta, che aveva conosciuto quando, appena bambina, aveva frequentato l’asilo e mosso i primi passi da scolara nell’ex Convento di via Trieste, in zona Podmurvice.
Nel triste frangente della scomparsa dell’indimenticabile suora benedettina, spentasi serenamente il 12 agosto scorso a Senigallia alla veneranda età di 96 anni, più che mai tornano vivi i ricordi della sua opera caritatevole svolta anche dopo che aveva lasciato Fiume, impegno che assunse particolare rilievo nei primi Anni ’90, quando in queste terre tornò l’orrore della guerra e per molti lo spettro dell’esodo e della povertà.
Nata a Parma nel 1921, Maria Pia Dall’Asta scelse la vita monastica che la portò a Fiume, dove prese i voti nel Convento di Podmurvice, un complesso ampio, elegante e modernissimo che comprendeva cenobio, collegio, scuola e chiesa. Una costruzione a forma di lettera E, nella cui parte occidentale aveva trovato posto l’edificio conventuale, nel lato orientale era sistemata la scuola mentre l’ala centrale era il luogo di culto. Opera degli architetti Traxler di Graz e Celligoi di Fiume (che soltanto due mesi prima erano saliti agli onori della cronaca per l’apertura del Teatro Fenice, una delle opere d’avanguardia per l’Europa del tempo), fu inaugurato nel 1914, per prendere il posto dell’ormai inadeguata sede che, sempre in zona Podmurvice, aveva ospitato questa congregazione di suore dal 1908. Il complesso benedettino era parte integrante di un più vasto progetto urbanistico per il sottocomune di Plasse, destinato a cambiare il volto della parte alta dell’ex via Trieste: progetto molto ambizioso, comprendeva pure l’ex Caserma Diaz e altri spazi che, verso sud, erano previsti per la nascente nuova zona industriale. I lavori del monastero, iniziati nel 1912, furono portati a termine nell’arco di due anni ma ritardò invece la costruzione della chiesa parrocchiale, realizzata appena nel 1929 e - intitolata a San Giuseppe - consacrata nel 1931. La presenza a Fiume delle religiose che nella loro dottrina spirituale prendono come norma di vita la regola dell’Ordine di San Benedetto, come risulta dal Kobler, risale al 1663. Ricevuta la necessaria bolla pontificia e il sovrano indulto, fu decretato che per fondare il convento benedettino (la municipalità dispose di assegnare per uso del convento un’edificio adiacente la chiesa di S. Rocco, nei pressi del Duomo) era necessario trasferire a Fiume tre monache da Trieste ed una da Arbe. Furono introdotte nella formale clausura il 20 di luglio e “due giorni dopo vi entrarono in noviziato otto zitelle fiumane, che portarono in dote ciascuna 300 ducati... Per lo spazio di più di 100 anni continuarono a entrare in questo convento zitelle,
Madre Maria Pia Dall’Asta
per lo più di famiglie distinte, che vi portarono una dote non minore di 300 ducati, spesso maggiore...” Provenivano dalla città e dai dintorni, ma soprattutto dai territori di Italia, Croazia, Slovenia, Austria... Al di là delle vicissitudini finanziarie, non sempre brillanti per questo ordine monacale, le Benedettine hanno lasciato una traccia profonda nella città di San Vito, essendo state, tutto fa credere, promotrici della prima opera di istruzione femminile in città.
Gli orientamenti e le strategie dell’istituto religioso delle Benedettine erano basati su un forte impegno in ambito educativo, d’istruzione e formazione della popolazione femminile, che si affiancava all’assistenza e ovviamente all’attività di catechesi. La scuola delle monache di Podmurvice era aperta a tutte le ragazze, senza distinzioni, e per oltre trent’anni è stata un’autentica fucina per intere generazioni di giovani fiumane. “Come tantissime ragazze della nostra città, anch’io ho frequentato l’asilo e l’inizio della scuola presso le Benedettine, per continuare poi dai Salesiani e infine alla scuola ottennale Gelsi - i pensieri di Katia Jerković Starčević volano ai primi anni ’40 del secolo scorso e i ricordi d’infanzia si fanno presente. Tra le altre, c’erano Loredana (Loli) Valenčić Gašparović e le compiante Erna Toncinich, Sonia Lizzul e Irenea Barbieri Vrancich, mentre Tea Turina (all’epoca Donato o Donaggio) era ospitata nel collegio. Eravamo accudite e seguite dalla giovane suora Maria Pia: addetta all’asilo e alla scuola, è stata quasi una seconda madre per tutte noi. Oltre allo studio delle materie scolastiche, c’era anche il tempo per le preghiere e per apprendere nozioni di canto, musica (pianoforte), lingue straniere - tra cui il latino - come pure per i lavori manuali..."
A guerra finita, il complesso benedettino fu chiuso, gli edifici (esclusa la chiesa di S. Giuseppe) nazionalizzati e trasformati in Casa dello studente. Nel 1948 le suore furono rimandate in Italia, fatta eccezione per la “leggendaria” badessa, la Madre Superiora Giuseppina. Di origini dalmate, robusta, energica, burbera ma dal cuore grande, decise di restare a Fiume, dove visse fino a tarda età nella Casa delle Suore del Sacro Cuore. Si racconta che affrontò e sfidò più volte con coraggio i druzi della nuova amministrazione per difendere la causa e la dignità delle sue sorelle.
Lasciata Fiume, Madre Maria Pia fu ospitata nel monastero di San Daniele ad Abano Terme, in provincia di Padova, da dove fu chiamata a servire la Comunità di Santa Cristina a Senigallia, nelle Marche, come abbadessa, ruolo che rivestì con amore, abnegazione ed umiltà. Da Senigallia continuò a mantenere stretti rapporti con molte famiglie fiumane. La signora Katia riuscì a rintracciare suor Maria Pia appena negli anni ’80, dopo lunghe ricerche, prima nelle chiese di Fiume e poi in vari conventi in Italia. Ristabilito il legame, tra loro si installò un bellissimo rapporto di vicinanza e amicizia che si intensificò negli anni della guerra in Croazia. Nel ruolo di Madre badessa del Monastero “S. Cristina”, madre Maria Pia fu benefattrice anonima, ma sempre con l’aiuto e l’appoggio della sua Comunità monastica continuò la sua generosa missione organizzando ripetutamente, tramite una rete di volontari italiani, l’invio di contingenti di aiuti umanitari destinati a famiglie bisognose, asili, scuole e chiese di Fiume, con la signora Katia a fare da punto di riferimento. Inoltre, tese la mano a giovani studenti di Fiume, anche di nazionalità croata, che le si rivolgevano per avere un supporto durante la formazione sacerdotale in Italia e che ormai da lunghi anni prestano servizio nelle chiese di Fiume e in altre località della Croazia.
Abbassa Emerita del monastero delle Benedettine di S. Cristina a Senigallia, “buona e semplice, ha varcato la soglia di questa vita in punta di piedi, ricca di tutto il bene, spirituale e materiale, da lei seminati a larghe mani. Donna di grande cuore, monaca di alta spiritualità e virtù, di cultura religiosa ed umana, ha saputo tenere nascoste tutte queste virtù da un velo di accogliente semplicità e dal rifuggire di emergere. E noi siamo stati fortunati di averla avuta vicina e di aver potuto condividere con lei una parte della nostra vita”, ha concluso la signora Katia Jerković Starčević.
