nel mondo (Società di studi fiumani-Archivio Museo della storia di Fiume e Libero comune di Fiume in esilio). Per quanto attiene la prassi e i modelli da introdurre abbiamo un facile esempio: quello della vicina Regione Istriana e della gran parte dei suoi Comuni a statuto bilingue. Si potrebbe iniziare, per fare un primo passo, con la collocazione di targhe bilingui nel centro storico della città, con la denominazione, accanto al nome bilingue attuale della via, della piazza o del luogo, anche del toponimo o dell’odonimo storico originale, e la collocazione
di targhe che ricordino, nella versione linguistica originale, i nomi di personalità di particolare importanza per la storia civile, culturale, industriale, artistica o scientifica della città. L’introduzione di forme di comunicazione bilingue nel rapporto con l’amministrazione cittadina (dalla modulistica ai procedimenti, dagli inviti agli avvisi, alla comunicazione sui siti web e le forme di e-governement) inoltre, sarebbe oltremodo utile. Ma va chiarito un punto fondamentale: il bilinguismo è un diritto fondamentale della minoranza, un diritto umano, un fattore qualitati-
vo della vita democratica, ma è soprattutto un valore, una conquista per la maggioranza; un’acquisizione di coscienza dell’importanza e dei vantaggi del dialogo interculturale, del multiculturalismo, della convivenza. E’ un traguardo e una sfida non per alcuni, per una parte, ma per l’intera comunità cittadina. Ed è un lascito straordinario che tramandiamo, certi ciascuno della propria identità culturale e della straordinaria complessità delle sue origini, alle giovani generazioni.
La politica e il bilinguismo • di Moreno Vrancich
"I fiumani sono l’anima della città"
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Fiume tornerà bilingue? È questa la grande domanda che si pongono i connazionali della nostra città, ma nonostante i tanti commenti registrati e le altisonanti dichiarazioni dei politici locali, per il momento nessuno sa dare una risposta. Quel che è certo è che c’è una forte volontà da parte di tutta la comunità nazionale italiana affinché ci si arrivi. In occasione della tavola rotonda organizzata dalla Lista per Fiume a Palazzo Modello il sindaco, Vojko Obernsel, ha chiesto: “Che cosa vogliono i fiumani? Vogliono delle tabelle bilingui in cui i nomi delle vie sono gli stessi, ma al posto di ’ulica’ c’è ’via’, oppure vogliono delle tabelle che indichino il nome che quella via aveva durante un precedente periodo storico”? Ebbene questa domanda è ancora oggi senza risposta, per vari motivi. Abbiamo, però, il parere di alcuni esponenti politici. Nikola Ivaniš, presidente ono-
rario dell’Alleanza litoraneo-montana (PGS) e vicesindaco di Fiume, dice: “Avrei preferito una proposta diretta da parte della Comunità degli Italiani di Fiume, perché per come stanno le cose, si rischia di strumentalizzare la questione e di farne un affare politico, mentre non dovrebbe essere così”, aggiungendo che, comunque sia, “i fiumani sono
l’anima di questa città, per la cui storia la cultura italiana è importante quanto quella croata. Comparare gli italiani alle altre minoranze non ha senso, loro sono autoctoni, questa è casa loro. Siamo, dunque, assolutamente a favore del bilinguismo visivo nel centro storico”. Favorevole, pure Lucijan Vuke-