Muoversi 3 2020

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STORIA DEL PETROLIO

IL PETROLIO ALLA PROVA DELLA CRISI di Giorgio Carlevaro

Giorgio Carlevaro Direttore emerito della Staffetta Quotidiana

L’industria petrolifera ha già dovuto affrontare la sfida della ripartenza sebbene in contesti ben diversi da quelli attuali. In particolare dopo la prima e seconda guerra mondiale quando si posero le basi per lo sviluppo industriale dei decenni successivi. In questa puntata ripercorriamo le fasi salienti di quegli anni: gli anni d'oro dell'industria petrolifera italiana.

Tra le domande e le risposte che si sono intrecciate in questi mesi e che ancora si intrecciano in relazione all’emergenza Coronavirus, su quando finirà, su come ci lascerà, su cosa cambierà rispetto a come eravamo e a come ci comportavano prima che cominciasse, prima delle chiusure di molte attività, del distaccamento fisico, del blocco degli spostamenti inter-regionali e transfrontalieri, una domanda che ci riguarda da vicino è la tempistica e le modalità di ripartenza dell’industria petrolifera. Una dinamica ancora tutta da apprezzare per tener conto delle nuove variabili e dei nuovi parametri di comportamento indotti da questo periodo di emergenza e che non verranno meno anche con il ritorno alla normalità. Per citarne alcune, lo smart working, la scuola e l’università a distanza, le videoconferenze e i webinar, che grazie al computer e alla digitalizzazione delle comunicazioni, con cui tra l’altro le giovani generazioni hanno grande dimestichezza, hanno ridotto la necessità degli spostamenti ed evidenziato da una parte comportamenti superflui e inutili e dall’altra situazioni e sistemazioni abitative insufficienti. Una sfida, quella della ripartenza, che l’industria petrolifera ha già dovuto af-

frontare, in tempi e contesti peraltro molto differenti, dopo la prima e la seconda guerra mondiale e dopo la crisi degli anni ’70 innestata da una serie di avvenimenti che si sono succeduti in Medio Oriente (guerra del Kippur e crisi iraniana in primis). Un altro capitolo della storia che abbiamo iniziato a raccontare in questa rubrica in due precedenti puntate, la prima dedicata all’evoluzione della distribuzione dei carburanti, dai primi distributori automatici alle vere e proprie stazioni di servizio che si sono moltiplicate a partire dagli anni ‘50, la seconda ai primi passi o, meglio, ai primi voli del calabrone tra la fine dell’800 e i primi anni del ‘900. Per poi raggiungere i traguardi del tutto inimmaginabili toccati alla fine del secolo scorso. Due eventi dai contorni e dalle conseguenze molto diverse: con un fronte bellico molto limitato la prima, tutto interno ad una parte del territorio nazionale, che ha coinvolto invece molti ed estesi scacchieri la seconda. Preceduta la prima dalla conquista della Libia nel 1912, la seconda da guerre e conflitti che hanno interessato la seconda metà degli anni ‘30. Con il fabbisogno di petrolio cresciuto nel frattempo sensibilmente. Una risorsa tutto sommato marginale nella prima, ma divenuta importante nella seconda quando la sua disponibilità fece alla fine la differenza tra vincitori e vinti.

IL PETROLIO NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE ‘15-‘18 Per quel che riguarda la prima guerra mondiale, l’industria petrolifera italiana ar-

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MUOVERSI

rivò a quell’evento con una incerta e ancora scarsa attività mineraria, con la produzione di petrolio greggio che nel 1914 aveva toccato le 5.500 tonnellate, e con una trascurabile attività di lavorazione che faceva capo a tre impianti con una capacità globale di 10.000 tonnellate: le raffinerie di Fiorenzuola d’Arda (Piacenza), della Società Francese del Petrolio, e di Fornovo Taro (Parma) della Spi (Società petrolifera italiana), che lavoravano greggi estratti localmente, e la raffineria di Trieste che lavorava greggi della Galizia e che con la guerra dovette interrompere le lavorazioni. Con il fabbisogno di benzina e di petrolio, i prodotti petroliferi che allora andavano per la maggiore, coperto in gran parte da importazioni: con quelle di benzina che dalle 41.000 tonnellate del 1914 salirono alle 206.000 circa del 1918 e quelle di petrolio lampante scese nello stesso periodo da 116.000 a 72.000 tonnellate. Con la produzione interna di greggio rimasta più o meno intorno alle 5.000 tonnellate, con un picco di 7.400 tonnellate nel 1916. Il contributo maggiore alla copertura del fabbisogno energetico venendo allora dal carbone e dagli impianti idroelettrici che nel primo scorcio di secolo si erano andati moltiplicando a partire dall’arco alpino. Finita la guerra l’importazione di benzina calò rapidamente (allora anche gli autocarri andavano a benzina), perché era venuto meno il fabbisogno eccezionale. Ma poi lentamente si inserisce anche la produzione interna essendo state acquisite le raffinerie di Trieste e di Fiume. Così la capacità interna di lavorazione raggiunge già nel 1924 le 80.000 tonnellate con quattro raffinerie. Il periodo bellico, tutto sommato, ci portò fortuna e dagli anni ‘20 inizia la moltiplicazione degli impianti di raffinazione ad opera sia delle filiali italiane di gruppi internazionali (Esso, Shell, Mobil e Petrofina in primis) sia di aziende italiane (Erg,


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