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RECOVERY PLAN: TANTI GLI OSTACOLI DA SUPERARE PER UNA VERA RIPRESA di Giovanni Battista Zorzoli

Giovanni Battista Zorzoli Presidente di Coordinamento Free

Più di altri paesi l’Italia ha pagato caro ritardi registrati negli iter autorizzativi. il lockdown, che ha colpito un’ecoCome ha segnalato il rapporto Colao, nomia già in difficoltà. L’equivalente la durata dell’iter autorizzativo di infradell’uno-due in pugilato, che può prostrutture energetiche è in Italia supevocare il KO. riore alla fase realizzativa degli impianAbbiamo resistito, ma non possiamo ti stessi. perdere l’occasione, unica e irripetiQualora si riuscisse a porre tempebile, offerta dal Recovery Plan, la cui stivamente rimedio a questa palla al risorse sono principalmente destinapiede, non ci sarebbero problemi a te a sostenere gli investimenti diretti realizzare la maggior parte degli obietdegli Stati membri e a stimolare quelli tivi previsti dal PNIEC. privati, finalizzati allo sviluppo della Per le rinnovabili elettriche non esiste transizione verde e digitale, medianinfatti carenza di tecnologie adeguate te la Recovery and Resilience Facility e di operatori dotati delle necessarie (RRF), che mira a «sostenere gli invecapacità finanziarie e gestionali. stimenti e le Per la riduzione riforme essendella domanda di ziali per una rienergia, l’ecobonus presa duratura dell’economia UE». Secondo la proposta della CommisSenza il supporto dei fondi europei in Italia sarebbe difficile realizzare una forte e duratura ripresa economica, al 110% è misura in grado di accelerare l’efficientamento del patrimonio edilizio, responsabile sione europea, e i fondi saranno disponibili di quasi il 40% dei la RRF avrà un soltanto portando avanti consumi energetici budget di 560 gli obiettivi fissati dall’UE: italiani, nel contemmiliardi di euro, alternative non ne esistono po ridando vigore cioè i tre quarall’industria delle ti delle risorse costruzioni, che previste. rappresenta l’8% Due le condidel PIL, con effetti a zioni per accedere ai finanziamenti: cascata su altri settori, quantificabili in presentazione di piani dettagliati di inun incremento di almeno mezzo punto vestimento con obiettivi coerenti con dello stesso PIL, grazie alla presenza quelli della Recovery Plan; adozione di in Italia delle filiere in grado di offrire i riforme che consentano di utilizzarli in prodotti e i servizi richiesti. modo efficace. Tuttavia, per iniziare i lavori le imprePer l’Italia la seconda condizione è se dovranno disporre di sufficiente certamente la più critica, dati i cronici liquidità o di facile accesso al credito,

condizioni oggi difficilmente presenti nel settore delle costruzioni. Sarà pertanto importante la capacità di moral suasion delle Istituzioni, per evitare che eccessi di cautela da parte delle banche rendano il provvedimento meno efficace di quanto previsto, con ricaduta negativa sugli obiettivi PNIEC per riscaldamento/raffrescamento, che per l’80% dovrebbero essere garantiti dalle pompe di calore. Per promuovere l’efficientamento energetico del settore industriale va invece riformato in tempi brevi il meccanismo dei Certificati Bianchi.

Si presenta radicalmente diversa la situazione nel settore degli accumuli elettrochimici, caratterizzato da un elevato tasso di innovazione tecnologica. In questo comparto non sono mancati in Italia progetti imprenditoriali promettenti, ma l’assenza di un interesse, quindi di una strategia nazionale, non ha creato le condizioni per il loro autonomo rafforzamento. Così Electro Power System, una start-up che ha sviluppato una tecnologia ad alta densità di accumulo, intrinseca nei sistemi a idrogeno, è stata acquistata da Engie, mentre Fiamm, che ha puntato sulle batterie a cloruro di sodio, è oggi controllata da Hitachi. Tuttora sono in corso progetti innovativi, come la batteria a flusso sviluppata nella zona di Trento da Green Energy Storage, ma, per l’assenza di un’adeguata politica per il settore, l’Italia continua a restare ai margini della “European Battery Alliance”, iniziativa finalizzata a creare una filiera industriale competitiva. Poiché nella catena del valore in un veicolo elettrico competitivo il sistema di accumulo continuerà a pesare per il 20-25%, l’attuale prospettiva non è certamente bella. Ancora più sfidante è il ruolo che l’idrogeno è destinato a svolgere nella transizione energetica, come confer

Di particolare importanza strategica la produzione di carburanti di sintesi che, oltre a contribuire alla decarbonizzazione, garantirà una maggior stabilità dei ritorni economici, la materia prima non essendo soggetta alla volatilità del petrolio sui mercati internazionali

ma il Piano tedesco da 9 miliardi per produrre idrogeno esclusivamente verde, da impiegare in diversi settori produttivi. Grazie agli attuali livelli di costo del kWh prodotto da impianti eolici e fotovoltaici e al miglioramento attuale e tendenziale delle prestazioni degli elettrolizzatori, è infatti diventato credibile l’obiettivo di rendere l’idrogeno green sufficientemente competitivo per applicazioni diverse da quelle tradizionali. Di particolare importanza strategica la produzione di carburanti di sintesi (power to liquid) che, oltre a contribuire alla decarbonizzazione, garantirà una maggior stabilità dei ritorni economici, la materia prima non essendo soggetta alla volatilità del petrolio sui mercati internazionali. Le future applicazioni dell’idrogeno sono destinate a incrociarsi, integrandole, con quelle dei sistemi di accumulo. Nella mobilità, i carburanti di sintesi, i biocombustibili, lo stesso idrogeno e il GNL sono e rimarranno a lungo l’unica alternativa al gasolio nel trasporto pesante. In futuro lo stoccaggio dell’idrogeno prodotto nei mesi estivi per assorbire l’overgeneration del fotovoltaico consentirà di mettere a disposizione di una centrale elettrica il com

bustibile richiesto per produrre i kWh che nei mesi invernali il fotovoltaico non è in grado di fornire. In tal modo l’idrogeno sostituirà le centrali di pompaggio, se la loro capacità non fosse sufficiente o risultassero più costose. Si parla molto di idrogeno da rinnovabili per il greening del gas, che però attualmente ha percentuali limitate (5- 10%), mentre l’idrogeno utilizzato in una raffineria può essere tutto verde. Una transizione energetica di queste dimensioni può essere realizzata soltanto se ottiene il consenso sociale. Se manca, anche le più efficaci semplificazioni burocratiche non garantiranno tempi certi per gli investimenti. Per ottenerlo, ma soprattutto per conservarlo, la transizione va gestita affrontando per tempo e con tutte le misure necessarie i problemi creati dalle trasformazioni produttive e occupazionali, che investiranno in particolare l’automotive e il downstream petrolifero. Altrettanto bene andranno gestite le trasformazioni territoriali. La capacità fotovoltaica al 2030, prevista dal PNIEC, che dovrà essere innalzata per realizzare l’ulteriore riduzione della CO2, sarà realizzabile soltanto con il consenso degli operatori agricoli all’insediamento di impianti sui propri terreni. In entrambi i casi, come in altri consimili, l’efficiente e tempestiva allocazione delle risorse disponibili avrà un ruolo determinante nel creare il necessario consenso. Riuscirci non sarà facile. D’altronde, senza il supporto dei fondi europei in Italia sarebbe difficile realizzare una forte e duratura ripresa economica, e i fondi saranno disponibili soltanto portando avanti gli obiettivi fissati dalla UE. Alternative non ne esistono.

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