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PUNTI DI VISTA “USARE LE RISORSE EUROPEE PER FAR RIPARTIRE IL PAESE” intervista a Enzo Amendola
Enzo Amendola Ministro per gli Affari europei
“USARE LE RISORSE EUROPEE PER FAR RIPARTIRE IL PAESE” intervista a Enzo Amendola
L’emergenza Covid-19 ha messo a dura prova tutta l’Europa, sia in termini di reazione dei singoli paesi sia in termini di tenuta della coesione comunitaria. Dopo le prime iniziali difficoltà sono emerse idee e soluzioni positive: quale è il suo punto di vista, come valuta la gestione dell’emergenza e quali ritiene siano le priorità per i prossimi mesi? Tra tante difficoltà, incertezze, lentezze e contraddizioni, l’Unione europea ha risposto presente. Abbiamo resistito, reagito e dimostrato una straordinaria capacità di tenuta. Sono state prese con rapidità decisioni importanti e mai viste prime, che hanno contribuito a rendere gestibile l’emergenza. Cito le più importanti: l’applicazione della “General escape clause” al Patto di Stabilità e Crescita; la flessibilità accordata al regime degli Aiuti di Stato; la flessibilità nell’uso delle risorse della coesione; il piano della BEI per attivare fino a più di 40 miliardi di euro di finanziamenti destinati alle PMI; l’avvio da parte della Banca Centrale Europea del programma Pandemic Emergency Purchase Programme (PEPP) da 750 miliardi di euro. A giugno la BCE ha deciso di rafforzare il PEPP e di caricarlo di altri 600 miliardi, per risorse che arrivano a un totale di 1.350 miliardi di euro. A queste misure, si sono aggiunte tre reti di protezione per lavoratori, imprese e cittadini. Si tratta di un pacchetto da 540 miliardi di euro: Fondo europeo di sostegno a strumenti nazionali per la lotta alla disoccupazione – SURE di decidere con la massima trasparen100 miliardi -, “Fondo pan-europeo” za quali fanno al caso dell’Italia e del della BEI da 200 miliardi di euro cirsuo rilancio socioeconomico. I nostri ca, e linea di credito precauzionale del obiettivi devono essere tre: sostenePandemic Crisis Support, altri 240 mire il mercato unico e le sue catene di liardi alla quale gli Stati membri della valore europee, spingere sulla coesioUE possono decidere di ricorrere. ne sociale per evitare divisioni sempre Un segnale politico molto forte è arripiù marcate tra i vari Paesi, e programvato al Consiglio Europeo del 23 aprile. mare un piano di ripresa coordinato L’apertura nei confronti del Recovery che difenda l’Europa industriale da Fund è una decisione senza precedenacquisizioni extraeuropee. ti, perché mette il primo mattone verso la costruzione di uno strumento di La crisi e il lungo lockdown hanno politica fiscale comunitaria, basato su - crediamo - cancellato l’idea di un un principio di intervento finanziario modello sviluppo fondato su una decomune. Stiacrescita felice, su mo ora prepaun ritorno all’antico, rando al meglio Ora accordo in tempi stretti a stili di vita che ad il Consiglio europeo del 17 e 18 luglio e siamo all’ultimo miglio dei neper avere a disposizione tutti gli strumenti finanziari secondo i nostri obiettivi: sostenere il mercato unico, esempio aboliscono la mobilità e i viaggi aerei. In relazione anche al Green Deal europeo ritiene ci goziati. Sarà in spingere sulla coesione sia oggi l’opportuquell’occasiosociale, lavorare a un nità di agire per una ne che il Consirilancio che difenda l’Europa crescita sostenibile glio sarà chiaindustriale realistica che si fondi mato a trovare meno sulle ideologie un accordo sul e più sulle evidenze Quadro Finanziario Pluriennale e sul scientifiche? Cosa ritiene occorra Fondo per la Ripresa. La posizione del fare, sia in Italia che in Europa? Governo italiano è chiara: l’accordo Sono convinto che le varie dimensi dovrà giungere in tempi stretti, per sioni della transizione verde, come dare il prima possibile risposte all’alla ristrutturazione energetica e indutezza di una crisi senza precedenti. striale, l’economia circolare e la moCon la chiusura dei negoziati avremo dernizzazione dell'agricoltura, rapanche una panoramica più completa presentino aspetti diversi della stessa sugli strumenti finanziari europei che sfida: rinnovare i nostri modelli di proabbiamo a disposizione, per poter duzione, trasporto e consumo. Que
sta è l’unica strada che ci porta verso l'obiettivo di ridurre drasticamente le emissioni di CO2. La strategia europea sul Green Deal è stata lanciata dalla Commissione lo scorso 11 dicembre ed è uno degli obiettivi strategici per il piano di ripresa europeo, di cui si sta discutendo in questi giorni. Si tratta, infatti, di realizzare politiche pubbliche europee per una crescita sostenibile in vista del raggiungimento dell’obiettivo della neutralità climatica al 2050. Queste politiche dovranno essere complementari a iniziative e investimenti degli operatori privati, e l’Italia è pienamente in grado di giocare questa partita. Siamo infatti tra i Paesi che meglio si sono mossi su questo fronte. Non partiamo da zero, lo dicono i dati dei risultati che hanno caratterizzato finora la Green Economy italiana. L’iniziativa italiana sul Green Deal si è articolata sin dal gennaio scorso su 5 aree prioritarie: il cambiamento climatico, la transizione industriale e sociale, gli strumenti di finanziamento, la biodiversità e l’agricoltura. L’idea è di assicurare coerenza tra le diverse linee europee e le priorità “verdi” nazionali, tenendo insieme i punti centrali di Green Deal, nuova Strategia Industriale Europea e Next Generation EU. Gli sforzi che metteremo in campo devono andare tutti nella stessa direzione, quella della crescita economica in una logica di coesione sociale e territoriale. Unione Petrolifera, insieme a FuelsEurope e a tutte le rappresentanze europee della filiera, ha puntato con forza sulla strategia Vision 2050, per contribuire alla decarbonizzazione puntando su innovazione, neutralità tecnologica, sostenibilità. Il progetto lanciato pochi giorni fa da FuelsEurope, che rappresenta tutta la raffinazione europea, chiamato non a caso “Clean Fuels for All”, fissa degli obiettivi precisi che potrebbero portare il che ogni settore possa contribuire al Green Deal, potendo quindi accedere ai fondi italiani ed europei. Quale sarà in questo senso l’approccio dell’Italia? Ci potranno ad esempio essere sostegni alla ricerca e allo sviluppo di biocarburanti e delle nuove tecnologie legate ai carburanti sintetici? Il coinvolgimento coordinato delle singole filiere produttive non è solo auspicabile, ma fondamentale. Si tratta di uno sforzo di sistema che ritengo necessario. Faremo di tutto perché il Green Deal sia sostenuto da strumenti finanziari europei efficaci e mirati, anche per gestire le ricadute industriali e sociali del cambio di paradigma che ci prepariamo ad affrontare. Il "Piano di investimenti per un'Europa sostenibile", che la Com

settore dei trasporti Coinvolgere le filiere alla neutralità tecnologica al 2050 puntando su carburanti liquidi a basse emissioni (bioproduttive non è solo auspicabile, ma fondamentale, uno sforzo di carburanti di II genesistema necessario: faremo razione, carburanti di tutto perché il Green Deal sintetici). L’idea, ancor sia sostenuto da strumenti più strategica nel mofinanziari europei efficaci e mento in cui costrumirati, anche per gestire le iamo la ripartenza, è ricadute industriali e sociali missione ha presentato il 14 gennaio scorso, propone di destinare 1.000 miliardi in 10 anni. Tante risorse che hanno visto, nella fase di programmazione, l’Italia protagonista. Il piano di investimenti, infatti, ha ripreso molte delle proposte avanzate dal nostro Paese: dallo spin-off degli investimenti verdi nel Patto di Stabilità, al coinvolgimento del settore bancario con regolamentazione orientata alle politiche green. Sarà fondamentale il ruolo della BEI e delle banche di promozione e investimento nazionali come CDP, il Just Transition Mechanism e il meccanismo “Border Tax Adjustement”, volto a ristabilire parità di condizioni a tutela delle imprese europee, rispetto alle aziende importatrici che producono in Paesi meno severi in termini di emissioni inquinanti.