GDONews Luglio-Agosto 2023

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EDITORIALE

6 Industria-GDO e la paura della verità contenuta nei bilanci

SPECIALE: CENTRALI A CONFRONTO

8 I punti di debolezza e di forza delle centrali della DO a confronto sui fatturati

10 Supermercati. Si ma quali? L’estensione differenzia in modo netto la concorrenza

12 Conad e Selex: le ragioni del loro successo. Diversi stereotipi di supermercato a confronto

STUDI SULLA GDO: COOP

14 La Coop sa aspettare, virtù che le permetterà di crescere. Ma oggi si soffre ancora..

16 L’analisi: insegna Coop molto forte in centro Italia, nel nord ovest meno. Sbilanciata su ipermercati

18 Consorzio Nord-Ovest nella gabbia degli iper. Coop Alleanza distribuisce il suo fatturato

20 Conad: smaltita l’acquisizione Auchan, oggi la sua forza è la prossimità. Analisi del suo fatturato e comparazioni con la concorrenza

STUDI SULLA GDO: CONAD

26 PAC 2000a e Conad Nord Ovest oltre 60% del fatturato totale. Leader degli ipermercati e CIA. La suddivisione delle quote Cedi.

28 Soddisfazione dei clienti nella GDO: un 2022 difficile provoca effetti anch quest’anno

31 Un italiano su tre sceglie il discount: lo dice un’indagine commissionata ad AstraRicerche da ALDI

La spesa è più oculata e orientata al risparmio, ma la ricerca di convenienza non è uguale per tutti. L’analisi dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy

Prezzi più alti e carrelli più vuoti, ma non per tutti i prodotti. L’analisi dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy

LE VENDITE: ANALISI

I dati NIQ: 1Q cala la quota mercato dei Discount. Tornano a crescere i supermercati

Dati vendite Nielsen IQ: maggio segna il riscatto dei Discount. Crisi drugstore?

Il vento dell’inflazione soffia sui freschi spingendo la crescita a valore di panificati e formaggi. Quota discount in calo

NielsenIQ: inflazione cala al 14,1% ma le famiglie italiane continuano a ridurre i prodotti nel carrello della spesa

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SOCIOLOGIA DEI CONSUMI

Selex chiude il bilancio 2022 con una crescita del 7,7% e raggiunge i 18,2 miliardi di euro

PAC 2000A Conad presenta il bilancio 2022: il fatturato del gruppo cresce del +8,52% e sfiora i 5 miliardi di euro

Obiettivo Conad Nord Ovest 2023: 5 miliardi di giro d’affari orientati dal primo rapporto di sostenibilità

Il Gruppo Multicedi celebra i suoi 30 anni con un bilancio d’esercizio positivo e il consolidamento della leadership nei territori in cui opera

Gruppo Supercentro ha presentato il suo bilancio 2022: vendite a 249 milioni, l’Ebitda migliora di oltre un punto percentuale

Nel 2022 Conad Adriatico cresce: fatturato di 2.001 milioni di euro e un importante piano di sviluppo

San Pellegrino chiude il 2022 con un fatturato di 973 milioni di euro registrando una crescita del 10,8%

Procaffè chiude il 2022 con +25% di ricavi e consolida ulteriormente la propria presenza nei mercati esteri

Surgital ha chiuso il bilancio 2022 con un incremento del 39% rispetto all’esercizio precedente

Andrea Valente confermato alla presidenza di Italmopa dopo l’assemblea generale

Paolo Cetorelli è il nuovo presidente di ESD Italia

Maura Latini eletta presidente di Coop Italia. Domenico Brisigotti nominato Direttore Generale

Pietro Ragozzino confermato alla presidenza di Gruppo Multicedi, diventa anche amministratore delegato

Emanuele De Longhi nominato Head of Marketing Communication & Media di Samsung Electronics Italia

Nicoletta Maffini nuova presidente di AssoBio, le congratulazioni di FederBio

Alessandro D’Este nuovo Presidente di GS1 Italy

A fine 2023 si concluderà la colaborazione fra Gruppo VéGé e Carrefour Italia

Carrefour e VèGè, un divorzio che era nell’aria. Cosa c’è dietro?

Finisce l’era Pugliese: quale Conad sarà?

NOVITÀ DALL’INDUSTRIA

Polli: i pesti non sono mai stati così di tendenza

Internazionalizzazione, IVA al 4% ed eradicazione della Psa. Le richieste della filiera dei salumi in evidenza all’assemblea ASSICA

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Speciale Conserve

Bilanci sani e investimenti: I “BIG” trainano il mercato italiano delle conserve vegetali

Conserve vegetali nella bolla dei prezzi. La MDD insidia i grandi brand

Eccesso di offerta e prezzi in calo per gli oli vegetali, olio d’oliva ancora alle prese con la siccità: Lo scenario di Aretè Agrifood

Gallarati (Fratelli Polli): Nel 2022 vendite in calo 5%, segnali preoccupanti nel 2023. Reggono i prodotti Top

L’ortofrutta e il clima impazzito: prezzi alle stelle e consumi in caduta libera. Lo scenario tracciato da Giampaolo Ferri

Prezzi del vetro alle stelle: La speranza in due nuovi forni che aumenteranno l’offerta sul mercato. Ma non basterà per far scendere i prezzi delle conserve

Cattive notizie dalla Spagna, sarà un’altra stagione “magra” a causa delle siccità: Le strategie di “Madama Oliva”

Niedditas - Novità e qualità pronte all’uso

Tradizione e innovazione per “Drago Conserve”: un connubio perfetto

Il 2023 secondo Smeralda: la nicchia di mercato che scommette sull’alta qualità

Speciale prodotti da forno

Export, una leva strategica per i panificati made in Italy. Investimenti e innovazioni per crescere sui mercati internazionali

Frumento tenero e prezzi: prospettive nel medio periodo, tra timori e speranze

Gluten Free, corsa senza freni: venddite in crescita nonostante i prezzi grazie a innovazioni e sostegno statale

Il biologico ferma la corsa, vittima eccellente dell’inflazione. Ma c’è chi va controtendenza

Innovazione, qualità, attenzione ai costi e un tocco d’artista: la ricetta di D’Amico per sopravvivere all’inflazione

L’Isola D’Oro promuove Italianità, Innovazione, Sostenibilità.

Le proteine sono il nuovo “Bio”: Trend in fortissima crescita, le aziende innovano e investono

MDD a valanga, la difesa dei brand passa da innovazione e comunicazione

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GDONews è una rivista edita da PR Italia srl, via Emilia All’Angelo 3, Reggio Emilia, registrata presso Tribunale di La Spezia n° 1037/20. La riproduzione di illustrazioni o testi pubblicati nella rivista online o negli e.book è riservata e non può avvenire senza espressa autorizzazione dell’editore.

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Industria-GDO e la paura della verità contenuta nei bilanci 2022

È periodo di pubblicazione dei bilanci di esercizio dell’anno passato e mai come ora c’è stato interesse nel vedere rivelati i risultati economici delle aziende del 2022, periodo in cui si è vissuta l’esplosione dell’inflazione e della conseguente battaglia negoziale per gli aggiornamenti dei listini.

Questo rinnovato interesse, che in realtà dovrebbe essere acceso ogni anno e non solo adesso, questa volta è tale perché è proprio la battaglia negoziale in atto a coinvolgere in modo prepotente i numeri dei risultati economici delle parti in causa.

Facciamo un passo indietro: l’inflazione si riaffacciò sull’Europa e quindi sul mercato della GDO nella seconda parte del 2021 dopo moltissimi anni di assenza. La sua comparsa trovò spiazzati tutti gli attori del mercato che, d’improvviso, dal settembre 2021 in avanti, si ritrovano a discutere di prezzi nonostante gli accordi già presi nel primo semestre in fase di rinnovo contrattuale, una pratica oramai dimenticata da tempo. In un primo momento, la GDO fece muro totale, rifiutando ogni tipo di incremento e provocando l’immediata reazione dell’industria che da subito iniziò a concedere meno canvass promozionali.

Da lì a pochi mesi iniziava, però, la guerra russo-ucraina che portava alle stelle i prezzi dell’energia, evidenziando in modo netto la volatilità del tessuto economico internazionale fortemente legato a decisioni politiche discutibili che, l’Europa e l’Italia, avevano preso sui temi dell’energia e che si rivelavano

pericolose per tutti i settori del commercio, non solo il mass market e la produzione alimentare (fortemente energivora).

In questo particolare frangente GDO ed industria si trovarono curiosamente vicine, entrambe vittime di una situazione imprevista ed imprevedibile, che si doveva gestire assieme. Eravamo nella scorsa primavera-estate: fu questo il periodo di maggiore incremento dei listini di vendita e dell’esplosione dell’inflazione alimentare, in leggero ritardo sulla Germania ed in profondo anticipo sulla Francia che, con il suo “nucleare”, riduceva gli effetti della crisi. Nell’autunno del 2022 la GDO però si rende conto, come sempre in ritardo, che questo regime di “concordia” ha portato ad un calo dei volumi di vendita che potrebbe rivelarsi fatale, e da qui inizia un rigido “dietrofront” sulle

6 EDITORIALE GDOnews | Luglio & Agosto 2023
Di Andrea Meneghini

politiche accomodanti sui listini in sede negoziale.

Il problema, però, è che l’inflazione denominata “core”, quella cioè che sta sotto le voci volatili (come energia ed alimentare) continua a crescere, provocando stress sull’industria di trasformazione che si vede incrementi quotidiani delle varie voci di costo e che, a sua volta, non si vede (più) corrispondere alcun ristoro da parte della grande distribuzione.

Nel frattempo, iniziano ad essere pubblicati i bilanci delle società quotate in Borsa, si fa riferimento alle grandi multinazionali della produzione alimentare e no, da Nestlè ad Unilever passando per molte altre. E qui la prima sorpresa: i bilanci del 2022 delle grandi multinazionali sono tutti floridi anzi, decisamente migliori rispetto agli anni passati.

Non è una sorpresa se ci si pensa bene: queste sono abituate a essere presenti in molti paesi nel mondo e l’inflazione, se era assente in Europa e negli USA, è stata galoppante in molti paesi meno stabili e dove queste operano.

Ciò ha permesso loro di gestire con profitto questa nostra (Europa) crisi inflattiva sebbene fosse assente da molto tempo, perché le pratiche per affrontarla sono sempre le stesse in tutto il mondo.

La semestrale di Esselunga del 2022, al contrario, aveva messo a nudo la fragilità di un’azienda che avrebbe voluto aggredire il mercato in un momento di difficoltà, ed invece non ha trovato in questa strategia le risposte che si aspettava, provocando una crisi dei margini che, peraltro, GDONews ha ben documentato in un recente articolo. In un simile contesto la grande distribuzione ha compreso immediatamente che doveva abituarsi a gestire situazioni come queste, essa che evidentemente non lo sapeva per ovvi motivi generazionali. E la prima reazione è stata quella di erigere un muro sulle richieste di incremento dei listini, almeno sino ai giorni nostri.

Qualche giorno fa la società San Carlo Spa ha diffuso a mezzo stampa un Comunicato in cui spiegava gli ottimi risultati del 2022, con crescite rilevanti non solo dei ricavi, ma anche dell’Ebitda. La notizia non è passata inosservata, il tam tam dell’articolo ha iniziato a fare il giro dei whatsapp di tutti i buyer della GDO e molti si sono detti ansiosi di accoglierli al loro tavolo per i prossimi rinnovi.

Chissà, forse la felicità dell’ufficio di comunicazione e marketing dell’azienda non ha messo a fuoco adeguatamente il contesto storico in cui si sta vivendo, ma involontariamente ha scatenato un fuoco acceso dalla grande distribuzione assillata quotidianamente da richieste da parte dell’industria per incrementare i listini paventando possibili sofferenze aziendali che, a cascata, si potrebbero tradurre in difficoltà nelle forniture. Ebbene, per queste ragioni ma non solo, come si scriveva al principio, l’interesse sulla pubblicazione dei bilanci di esercizio del 2022 è altissimo, sia per quelli dell’industria che per quelli della GDO. E, forse, non è un caso, se allo stato attuale, a Luglio del 2023, quelli pubblicati dalle camere di commercio sono pochissimi, circa un 20% del totale per la GDO ed un 10% per l’industria di produzione alimentare.

Sarà un autunno caldo e GDONews vorrà rendersi ancor più protagonista grazie alla sua web app Benchmarck on Line, presente nel suo portale, e che analizza e mette a confronto i bilanci di esercizio degli ultimi 5 anni di tutti, sia i Gruppi GDO, che gli affiliati GDO che tutta l’industria di produzione, suddivisa per categoria merceologica. La app permette di mettere a confronto i bilanci di una sola azienda negli ultimi cinque anni e, quindi, di mettere in evidenza i risultati del 2022.

Vedremo con quale animo grande distribuzione ed industria vorranno avvicinarsi alla tregua del Natale, ma non sembra esistano i presupposti per volersi bene, nemmeno a comando nelle feste di fine anno.

7 EDITORIALE GDOnews | Luglio & Agosto 2023

punti di debolezza

I

e di forza delle centrali della DO a confronto sui fatturati

Il leader di mercato Conad nel nord ovest ha una quota di mercato marginale.

Sommando i ricavi di tutte le imprese affiliate e dirette della GDO, emerge che non è leader nel nord est e nemmeno nel sud. Coop, Selex, Esselunga e VèGè sono i suoi avversari nella lunga e stretta Italia.

La Distribuzione Organizzata in Italia intesa come lo svolgere l’attività del retailer dal basso – punto vendita –verso l’alto (Centrale), in un modo o nell’altro, caratterizza ancora oggi il mass market attuale perchè rappresenta una parte importante del fatturato della gdo, con tutti i suoi vantaggi ma anche con i suoi limiti. I detrattori di questo sistema possono lamentarsi dicendo che si tratta di raggruppamenti di microimprese che nulla hanno a che fare con l’organizzazione di molti

8 GDOnews | Luglio & Agosto 2023 SPECIALE: CENTRALI A CONFRONTO
Di Massimo Schiraldi

distributori leader in altri Paesi europei, ma questo sistema è figlio della nostra peculiare cultura. E’ pur vero che, ad esempio, senza citare Germania, Francia e Inghilterra, in Spagna Mercadona fattura tre volte ciò che arriva a fatturare la prima ragione sociale italiana che è, come noto, Esselunga.

Tale conformazione, nella sua peculiarità, però funziona molto bene e dà lavoro a tante PMI nel caso della produzione alimentare visto che i centri decisionali del retail, spesso e volentieri, sono dislocati nei singoli territori di appartenenza e, con essi, hanno un forte legame. È chiaro che anche in altri Paesi le imprese retail sono più o meno forti a seconda del territorio in cui si cimentano, ma in Italia troviamo differenze sostanziali.

Abbiamo fatto un incipit sulla DO per arrivare a dire che Conad, il leader nazionale, ha fatto della peculiarità italiana la propria forza, agendo sempre con la tipica mentalità cooperativa che consente di centralizzare alcune decisioni e decentralizzarne altre che garantiscono una maggiore efficienza se prese il più vicino possibile al territorio. Anche Selex, il secondo player nazionale, è una parte della DO, e la stessa Coop Italia, il terzo player, è rappresentato sui territori da imprese cooperative che sono da un lato proprietarie dei punti vendita, ma dall’altro i Centri Distributivi hanno conti economici differenti e quindi esigenze differenti, ed in certo modo sono annoverabili timidamente al concetto più lato di DO.

Ecco, nella presente analisi vogliamo descrivere al lettore, nel dettaglio, quali sono in GDO le forze messe in campo da tutte le centrali della distribuzione organizzata sia nei diversi territori che nei vari cluster di vendita, concentrandoci in particolar modo sui tre operatori che si contendono il podio nazionale (Conad, Selex e Coop) e su quelli che puntano sull’aggregazione tra imprese e/o sull’affiliazione per la propria

crescita organica.

Il primo confronto da fare è quello relativo alle quote di mercato che le varie Centrali detengono nei vari territori. Parliamo di fatturato prodotto dai singoli punti vendita, desunto dai singoli bilanci degli affiliati, poi raggruppati per Cedi e poi per Centrale. Il primo confronto da fare è quello relativo alle quote di mercato che le varie Centrali detengono nei vari territori. Parliamo di fatturato prodotto dai singoli punti vendita, desunto dai singoli bilanci degli affiliati, poi raggruppati per Cedi e poi per Centrale. Partiamo dal Nordovest dove il leader, come sappiamo, è Esselunga per concentrarci sui player di cui parlavamo. [CONTINUA]

9 SPECIALE: CENTRALI A CONFRONTO GDOnews | Luglio & Agosto 2023
Uno studio mette a confronto i rapporti di forza nei diversi territori e nei diversi cluster di vendita.
Clicca qui per visualizzare i dati

Supermercati.

Si ma quali?

L’estensione differenzia in modo netto la concorrenza

Quando si parla di “supermercati”, in realtà si fa riferimento ad un range abbastanza ampio di metrature commerciali che, sebbene condividano lo stesso nome formalmente, nella sostanza si differenziano per tipo di funzione e per l’investimento richiesto (rischio imprenditoriale) al fine di realizzarle. Ricopro il ruolo di Amministratore delegato di Istituto Georetail Italia ed in azienda ci rendiamo conto quotidianamente che l’industria fornitrice non conosce bene i suoi clienti attivi e potenziali, così come l’imprenditore della GDO che intende fare un investimento, non sempre mette a fuoco la differenza delle strategie delle insegne e le loro vocazioni. Vediamo quindi di fare un pò di chiarezza in questo articolo. In termini di superficie, la metratura di vendita più piccola si chiama “superette”, piccoli negozi di 100/400 mq che servono un’utenza “pedonale”, ovvero quei clienti che vivono ad una distanza fino ad 8 minuti a piedi circa dal punto vendita (con le debite differenze da città a città) e che si rivolgono al pdv perché vicino a dove risiedono. Questo tipo di store è molto diffuso in Italia, parliamo di circa 12.000 negozi su 25/26.000 totali. È solo aumentando le dimensioni che si arriva alla categoria supermercati, un mondo rappresentato da metrature che vanno dai 400 ai 2.500 mq. Inutile dire che le differenze tra un negozio di 400 ed uno di 2.500 mq sono abissali. Vediamo, qui di seguito, queste differenze con l’occhio del retailer.

Iniziamo dagli investimenti che devono sostenere chi li apre: per realizzare un pdv da 400 mq è sufficiente cercare un immobile in locazione, oggi è frequente trovare una ex filiale bancaria abbastanza spaziosa e basta fare i lavori di adeguamento al format per realizzare un piccolo negozio. Diciamo

che, in questo caso, laddove tale format non sia economicamente troppo oneroso ed il locale sia già in buone condizioni, esiste la possibilità, per chi realizza il supermercato, di contenere le spese. Non è sempre questo il caso ma, comunque, accade.

Per realizzare uno store da 2.000- 2.500 mq, invece, si parla di tutt’altra storia. Bisogna trovare uno stabile inutilizzato, magari una ex fabbrica, ristrutturarla in chiave commerciale o addirittura demolirla completamente e rifarla da zero. Oppure spesso e volentieri si trova direttamente il terreno e si costruisce l’immobile. Questo tipo di supermercato necessita di un comodo parcheggio e, sicuramente, a parte rari casi, non lo si può trovare sotto i palazzi cittadini, al livello della strada.

Tra i due formati (400 e 2.500 mq) ci sono differenze nel valore dei costi di

10 GDOnews | Luglio & Agosto 2023 SPECIALE: CENTRALI A CONFRONTO
Di Massimo Schiraldi in collaborazione con

gestione, dal personale (ovviamente più numeroso nel secondo caso) a tutte le altre voci di funzionamento. Un supermercato di 400 mq poi, ha orari diversi, magari la domenica fa mezza giornata oppure adotta lo spezzato in settimana (con la chiusura nell’intervallo pranzo) mentre un 2.500 mq, di solito, è sempre aperto e fa il continuato.

Cambia anche il valore dell’ordine di impianto (le merci necessarie a riempire inizialmente il pdv), molto più elevato nelle metrature più grandi, di pari passo con i costi di realizzazione che aumentano anch’essi con l’incremento delle dimensioni.

Passiamo ora a dettagli meno evidenti e spesso sconosciuti all’industria fornitrice: un Cedi, se ha tutti negozi da 400 mq, deve avere spazio per 8/9.000 referenze e farne arrivare ai singoli negozi 5/6.000.

Se, invece, la logistica deve rifornire un negozio da 2.500 mq, il numero di referenze da tenere “in pancia” è sicuramente maggiore , si parla di 20.000 e più articoli.

Il Cedi è conseguenza delle strategie commerciali, e quindi delle attività di category management: tra un 400 mq ed un 2.500 mq ci sono delle differenze nella costruzione dell’assortimento. In 5/600 mq, bisogna assicurarsi di coprire tutte le unità di bisogno necessarie e, quindi, diventa importante evitare ridondanze ed assicurarsi di soddisfare le esigenze di base. È un lavoro che presenta delle complessità ma tendenzialmente, non troppo difficile. Quando si va su un 2.500 mq, invece, la difficoltà sta nel costruire un’offerta che mantenga le redditività a mq.

Qui emerge la competenza del retailer nel rendersi unico in termini di assortimento al fine di fidelizzare il cliente.

È per questo motivo che, quando un retailer ha tutti negozi da 4/600 mq e solo qualcuno da 2/2.500 mq, tendenzialmente questi ultimi sono improduttivi.

Si parla di due concetti diversi nella composizione dell’assortimento che prevedono approcci differenti. Se si pensa al 2.500 mq come una mera estensione del 600 mq, si rischia di minimizzarlo e renderlo poco performante. Dunque, sono queste le differenze tra i piccoli e grandi supermercati, differenze molto importanti sebbene, come visto, si chiamino entrambi “supermercati”

per il proprio ruolo all’interno del mercato.

Ed il consumatore come li vede?

In modo differente, ma ciò che contribuisce a chiamare entrambi i formati “supermercati” è, in parte, il tipo di cliente servito. Il 2.500 mq, eccezion fatta per qualche caso, è più scomodo da raggiungere a piedi e quindi non serve una clientela pedonale. Anche perché, comunque, a maggiori dimensioni corrisponde una maggiore spesa media che il cliente preferisce trasportare in auto ma, comunque, si tratta di negozi che hanno un potere di attrazione (e, dunque, un’isocrona di riferimento) che nel tempo, vista la saturazione del mercato, si è ristretta per comprendere le persone presenti in un raggio d’azione non troppo ampio. Si parla sempre di consumatori che necessitano di fare acquisti abbastanza frequenti e che, ad ogni modo, abitano nelle vicinanze. In altre parole, si estende l’isocrona tra un 400 ed un 2.500 mq perché, ovviamente, l’offerta del secondo è decisamente maggiore ma l’approccio che ha il cliente verso questo tipo di stores è abbastanza simile, tant’è vero che le metrature importanti (>1.500 mq) ricadono nel concetto di “grande prossimità”. Per fare un esempio inverso prendiamo la logica dell’ipermercato.

Tale formato, determinato ad attrarre consumatori anche lontani dalla sede del pdv, era stato concepito affinché il cliente potesse dedicare abbastanza tempo alla spesa, magari una volta alla settimana, per caricarsi di “provviste” e tornare solo dopo 7 giorni. Ciò, per i supermercati, non avviene. Sono luoghi d’acquisto vicino casa (chi più, chi meno), frequentati anche più volte a settimana. Nel corso di questi mesi noi di Istituto Georetail Italia abbiamo fatto una serie di studi pubblicati in collaborazione con GDONews al fine di mettere in evidenza le caratteristiche dei vari player del mercato perchè, questo sì, non sono tutti uguali!

Cambiano le dimensioni medie, cambiano le vocazioni, e quindi gli investimenti e, soprattutto, l’approccio con i fornitori. Pertanto abbiamo deciso di scrivere un articolo dove si dettagliano le differenze dei grandi player per far comprendere nel dettaglio le loro caratteristiche e le differenze con la concorrenza.

11 SPECIALE: CENTRALI A CONFRONTO GDOnews | Luglio & Agosto 2023

Conad e Selex: le ragioni del loro successo. Diversi stereotipi di supermercato a confronto

Conad, Selex ed Agorà si cimentano tutte nel ramo supermercati, e sono le tre centrali maggiormente cresciute in questi anni. Ma pur cimentandosi nello stesso business sono profondamente diverse tra loro. La diversità inizia dalle dimensioni, che a cascata permettono differenti strategie.

Coop e Conad sono molto diverse ma in comune hanno una caratteristica che pochissimi player della GDO possiedono: hanno voluto la struttura della loro offerta e da una volontà si è creata un’azione commerciale, che oggi si esprime in migliaia di negozi. Selex, Agorà sono organizzazioni che non hanno determinato la loro natura, ma hanno sapientemente costruito una “casa” in cui hanno riunito aziende simili. Solo VèGè e Carrefour, per motivi profondamente diversi, sono eterogenei e poco assimilabili ad un modello.

In questo studio andiamo a mettere in luce ciò che abbiamo separatamente analizzato relativamente ai supermercati, creando una vera ed unica classificazione per cluster che il mercato conosca, e svolgeremo questo compito confrontando centrali e supercentrali nella distribuzione dei loro rispettivi fatturati per ogni cluster di supermercato, e poi mettendoli a confronto tra loro.

L’analisi riguarderà la distribuzione del fatturato che ogni centrale e supercentrale producono in ogni cluster di supermercato, per mettere a fuoco le loro reali vocazioni.

Non è la stessa cosa negoziare con Selex o con Conad; sono diverse, infatti, le loro strutture di vendita. Sono in prevalenza supermercati per entrambe, ma sono diversi nelle dimensioni prevalenti, e questo implica approcci completamente differenti al business ed anche alla negoziazione con i fornitori, come ho avuto modo di sottolineare in altro articolo. Forum è molto differente da VèGè, Carrefour sta cambiando completamente la sua conformazione, insomma, non è scontato entrare in una analisi che forse lascerà spiazzati i più. Istituto Georetail Italia, quando si confronta con l’industria che vuole creare adeguate strategie commerciali con i singoli retailer in Italia, oppure con gli affiliati della GDO che intendono investire per realizzare nuove aperture, si rende conto che la conoscenza del mercato non è aggiornata. Si vive molto di “sentito dire” e delle passate geografie del retail, ma in questi ultimi cinque anni è cambiato tutto ed è bene mettere a fuoco alcune cose. [CONTINUA]

12 GDOnews | Luglio & Agosto 2023 SPECIALE: CENTRALI A CONFRONTO
Di Massimo Schiraldi in collaborazione con
In questo articolo, numeri alla mano, si dettaglieranno le caratteristiche dei principali player della GDO

La Coop sa aspettare, virtù che le permetterà di crescere. Ma oggi si soffre ancora..

Il progetto Coop Italia (Mdd con alta incidenza) e le difficoltà del suo percorso. In questo editoriale Andrea Meneghini, analizzando i numeri di bilancio che le sette cooperative hanno pubblicato negli ultimi cinque anni, spiega quali sono gli aspetti positivi della nuova strategia coop ed indica le ragioni per cui qualcuno ci sta arrivando velocemente e le ragioni per cui altri ci arriveranno prima o poi.

in collaborazione con Di Andrea Meneghini

Circa un anno fa il Presidente Pedroni, assieme al top management Latini e Brisigotti, spiegavano al mercato che Coop Italia avrebbe cambiato strategia assortimentale, portando al centro del progetto la sua MDD. Logica conseguenza di questa dichiarazione era la presa di coscienza che il ruolo della IDM sarebbe inevitabilmente cambiato.. in peggio. Non tutti si possono permettere di affrontare in tal modo il mercato, perchè è bene ricordare che chi davvero tiene le fila delle logiche del Largo Consumo Confezionato sono, in realtà, le grandi marche industriali, prima anche della GDO.

Ad un anno di distanza, in questo articolo e numeri alla mano, si vuole spiegare perché la strategia di Coop Italia, in realtà, può essere interessante e probabilmente anche vincente, ma proprio i citati numeri daranno chiarezza che per le sette cooperative ci saranno tempi e modi differenti per arrivare a quell’obiettivo. I numeri

citati e chiarificatori sono quelli dei loro conti economici.

All’interno del portale web di GDONews gli abbonati PREMIUM possono, grazie ad una web-app ed in autonomia come ha fatto chi scrive, valutare i risultati economici di tutti i player della GDO. L’analisi che ha guidato questo articolo è stata condotta attraverso lo studio di questi dati.

GDONews ha recentemente pubblicato una serie di articoli (qui e qui) in cui ha messo a fuoco diverse caratteristiche peculiari delle Coop, ad esempio una forte esposizione verso la formula dei grandi ipermercati, considerato che i punti vendita sopra i 2.500 mq rappresentano quasi il 50% dell’intero fatturato. Oppure, che la quota di

14 STUDI SULLA GDO: COOP GDOnews | Luglio & Agosto 2023

mercato delle Coop sui formati più piccoli (da 0 a 800 mq) è bassa, inferiore a diversi competitor della DO. Tutte queste peculiarità devono, necessariamente, essere coniugate ai propositi strategici del management dirigente. Per esempio, che la MDD nei grandi formati di vendita sia inferiore rispetto agli altri formati di vendita è un dato di fatto.

Quando il management di Coop Italia dichiarò il cambio storico nelle loro strategie, ovvero la centralità della sua MDD rispetto al ruolo dell’industria di marca, chi scrive era presente e, sommessamente, oppose che non sarebbe stato facile calare un progetto così importante ed ambizioso all’interno delle diverse realtà cooperative. Non dimentichiamo che Coop Italia è la somma di sette cooperative, decisamente diverse tra loro. Le diversità iniziano sicuramente dalle dimensioni dei punti vendita, ma si ravvisano ancor di più nelle dimensioni delle diverse aziende (le cooperative) e soprattutto con crudezza nelle loro situazioni economiche. Alcune hanno recentemente presentato – per ora solo con comunicati stampa o conferenze stampa – i bilanci del 2022 (Unicoop Firenze, Coop Alleanza 3.0 e Nova Coop), ma in realtà non sono questi da soli che fanno capire realmente il loro stato dell’essere, e men che meno se raccontati in un comunicato stampa. Non sono gli ultimi ricavi, o l’ultimo EBITDA a fare finalmente chiarezza sul loro vero stato dell’essere anzi, proprio il loro peculiare modello di business necessita di un’analisi ulteriore e profonda. Nelle seguenti righe si noterà come l’EBITDA, che indica la gestione caratteristica dell’anno considerato ma che nasconde il risultato netto (EBIT) e quindi gli ammortamenti, non sia in grado di far comprendere le difficoltà

delle coop, perchè proprio questi (gli ammortamenti) sono il vero “ventre molle” delle coop. Non solo: la parte di bilancio dedicata alla gestione finanziaria è quella che nelle coop a volte riporta in equilibrio le situazioni dei negativi di EBIT, pertanto se davvero si vuole capire cosa succede in queste aziende, è necessario avere una visione che sia completa, che abbia una storia che narri come si è arrivati all’ultimo bilancio. Perchè è proprio quella storia che è in grado di farti comprendere un pò meglio il prossimo futuro. [CONTINUA]

15 STUDI SULLA GDO: COOP GDOnews | Luglio & Agosto 2023

L’analisi: insegna Coop molto forte in centro Italia, nel nord ovest meno. Sbilanciata su ipermercati

Uno studio realizzato sui bilanci di esercizio, sulle dichiarazioni in essi contenute ed un algoritmo che splitta i valori sui singoli negozi. Grazie al software dell’Istituto Georetail Italia si è scattata una istantanea all’universo Coop. Ne emerge un’azienda in ripresa sul mercato, con ancora un forte sbilanciamento sugli ipermercati, ma non in tutti i territori d’Italia ed una forte presenza in area 3, con quote di mercato superiori a quelle che la rappresentano in area 2, suo territorio di provenienza

Una Coop che non ti aspetti: è questo il risultato dello studio dei fatturati di tutti i suoi punti vendita desunti dai bilanci di esercizio ultimi disponibili, armonizzati con le dichiarazioni in essi contenute ed un algoritmo che splitta i numeri sulle singole unità. Lo studio, condotto dall’Istituto Georetail Italia ha messo a fuoco una Coop Italia che è leader nazionale sul format ipermercati, ma che detiene anche rilevante quota di mercato nei superstore (2500-4500 mq) ed anche nei grandi supermercati (1500-2500 mq). L’istantanea dell’Istituto ha messo anche in evidenza una debolezza piuttosto marcata dell’insegna in area 1, nonostante la presenza del Consorzio nord ovest, oltre a risaltare la sua forte presenza in area 2 (sebbene sia leader solo nei formati di vendita oltre i 4500 mq), e soprattutto in area 3, dove è leader in diversi formati di vendita ed in generale tra le più importanti dagli 800 mq in avanti. In area 4, come si leggerà, nonostante

la crescita affiliati, l’insegna possiede quote significative negli iper ed anche nei superstore, non nei supermercati. In ogni caso, Coop Italia e le sue cooperative hanno incrementato le loro quote di mercato nel 2021. Il dato è emerso in una pubblicazione recente che ha spiegato come ad una riduzione dei punti vendita abbia corrisposto un incremento della quota di mercato. Le coop sono alle prese con il “fardello” degli ipermercati ma, seguendo anche le parole della Milva Carletti, Dg di Coop Alleanza 3.0 che, nella conferenza stampa di presentazione del bilancio 2022 ha affermato che il loro punto debole deve, invece, essere visto come un loro punto di forza. Va detto, e lo abbiamo appurato nella pubblicazione che si richiamava poc’anzi, che oggettivamente Coop Alleanza non è l’unica con il “supposto” fardello. Considerando cooperative come Coop Centro Italia, Unicoop Tirreno ed ancor più Sait, come coloro che non sono espressione di ipermercati,

16 STUDI SULLA GDO: COOP GDOnews | Luglio & Agosto 2023
Di Massimo Schiraldi in collaborazione con

e considerando Unicoop Firenze come artefice della strategia dell’offerta di superstore, le rimanenti sono invece tutte sbilanciate verso il formato ipermercati, e questo condiziona i risultati economici, purtroppo ancora oggi l’intera coop Italia produce oltre il 40% del totale fatturato con gli ipermercati. Coop Italia, per anni, ha cercato di essere un’azienda di portata nazionale, e per seguire tale vocazione ha aperto ipermercati in Sicilia, in Puglia, in Campania, così come in Emilia Romagna, Liguria, Piemonte e Lombardia. Erano, però, tutte cooperative del nord le protagoniste dello sviluppo anche a sud, sia direttamente che attraverso aziende controllate al 100% da loro stesse. La distribuzione delle quote di mercato dell’insegna Coop erano quelle di un leader di mercato presente dappertutto, dal Trentino alla Sicilia. Un disegno strategico che è franato sui costi di gestione di strutture che ogni anno fatturavano meno. Qual è oggi la

presenza di Coop, della terza insegna del paese (dopo Conad e Selex) sulle diverse aree del mercato nazionale e nei diversi cluster di vendita? Quali sono le conseguenze, in termini di fatturato e di quote di mercato, delle strategie di franchising in atto? Quali sono gli equilibri, in termini di quote mercato, delle forze in campo all’interno dei singoli territori, tra Coop Italia e le altre centrali acquisti?

In questo articolo si cercherà di rispondere con i numeri a tutte queste domande, tracciando un quadro preciso che chiarirà come si dipanano le quote dell’insegna nei vari territori italiani ed il confronto con tutte le centrali su cui abbiamo già pubblicato studi nel programma redazionale, prendendo come riferimento sempre il perimetro I+S+LSP. [CONTINUA]

Consorzio Nord-Ovest nella gabbia degli iper. Coop Alleanza distribuisce il suo fatturato

Le quote di mercato di Coop sono piuttosto rilevanti in tutti i formati di vendita, sebbene gli ipermercati siano preminenti. Uno dei problemi di coop, lo abbiamo scritto, è questo: si tratta di un ambito del mercato che fatica, perde lentamente ma costantemente fatturato e ha grandi costi di gestione. Questo articolo è il terzo (ed ultimo) del programma redazionale dedicato al mondo Coop ed in particolare alle sue dinamiche di fatturato, che vale 13,5 miliardi di euro a bilancio, e la relativa distribuzione delle quote nei diversi formati.

Per avere un quadro completo su

Coop Italia gli articoli pubblicati si possono leggere qui, qui e qui. Come abbiamo spiegato in altro articolo quasi sei miliardi di euro dei ricavi di coop derivano da ipermercati grandi e medi. Di contro, i piccoli supermercati – da 100 400 e da 401 a 800 metri quadrati – se sommati arrivano a un fatturato totale di circa tre miliardi mentre l’ammontare rimanente è composto dai formati centrali da 801 a 1.500 metri (2,6 miliardi) e da 1.500 a 2.500 (1,9 miliardi). [CONTINUA]

18 STUDI SULLA GDO: COOP GDOnews | Luglio & Agosto 2023

Conad:

smaltita l’acquisizione Auchan, oggi la sua forza è la prossimità. Analisi del suo fatturato e comparazioni con la concorrenza

Conad è leader di mercato con un fatturato alle vendite che nel 2021 non è arrivata a 18 miliardi, poco meno. Ciò che è certo è che, nonostante l’acquisizione di Auchan, il fatturato prodotto dai suoi ipermercati è decisamente marginale in collaborazione con

20 STUDI SULLA GDO: CONAD GDOnews | Luglio & Agosto 2023
Di Massimo Schiraldi

L’acquisizione di Auchan, vedendo oggi il fatturato e la sua distribuzione sui vari cluster di Conad, è stata tutt’altro che un acquisto di ipermercati improduttivi. Al contrario di quello che si potrebbe pensare, Conad ha fortemente incrementato la sua quota di mercato nel segmento dei supermercati. Questo è ciò che emerge dallo studio sui fatturati dei singoli punti vendita di tutto l’universo Conad in Italia effettuato dall’Istituto Georetail Italia. Dopo sei mesi di attesa, infatti, il programma redazionale di GDONews arriva a parlare (e ne parlerà per qualche settimana) del leader di mercato, ovvero di Conad. La domanda però che sorge spontanea ed è: «Leader sì ma con quale quota di mercato?, e poi ancora: quali quote di mercato detiene l’insegna leader nei diversi e variegati territori d’Italia?». Per rispondere a questo quesito dobbiamo fare una premessa: l’Italia, ormai lo sappiamo, quando si parla di distribuzione alimentare è costellata di società piccolissime, piccole, medie, grandi e grandissime. Ad ogni società corrispondono uno o più negozi, ma parliamo di migliaia di partite iva. In tale quadro, determinare la quota di mercato del leader con estrema precisione non è un esercizio facile per nessuno se si considerano oltre 2000 partite IVA che lo compongono di cui, peraltro, diverse società di persone (quindi che non depositano i loro bilanci).

NielsenIQ, nel 2021 (GNLC), ha attribuito al mondo Conad una quota pari a circa il 18.1% del totale e questa è una base solida che un ente decisamente autorevole ha dichiarato. L’altro punto di osservazione,o almeno uno di questi, è il citato Istituto GeoRetail Italia il quale analizza tutti i bilanci della GDO, dalla piccola società che gestisce il tipico market di paese ai grandi player come Esselunga. Ebbene, dal confronto dei risultati dei due Istituti, i dati non sono

poi così distanti. Infatti, la somma dei fatturati desunti dai bilanci 2021 (gli ultimi disponibili) di tutti i pdv ad insegna Conad porta la quota di mercato del leader al 17.7% circa. In pratica, a separare le due fonti c’è un po’ più di uno 0.3% di differenza.

Certo, si parte da due presupposti diversi perché NielsenIQ identifica la somma dei singoli prodotti dell’LCC che passano in cassa mentre l’Istituto GeoRetail Italia, come detto, parte dai ricavi complessivi di bilancio per poi “calarli” sui vari punti vendita, facendo sempre attenzione, laddove necessario, a separare il fatturato prodotto dai cedi da quello generato dai negozi. Comunque, nonostante i differenti punti di partenza, quello di arrivo è molto simile. Entriamo ora nel dettaglio dei dati. [CONTINUA]

21 STUDI SULLA GDO: CONAD GDOnews | Luglio & Agosto 2023

I conti economici dei cinque grandi Cedi Conad: lo stato dell’essere

Il programma redazionale di GDONews arriva a raccontare nel dettaglio le prestazioni dell’insegna leader di mercato, Conad. Rispetto al mondo Coop Italia, di cui abbiamo appena terminato gli studi, dove si è visto che alcune delle 7 grandi cooperative mostrano segni di affaticamento sui ricavi ed anche sui trend degli Ebitda nell’ultimo quinquennio, la situazione per i Cedi Conad è differente. Ma all’interno dei cinque Cedi di Conad vi sono però delle differenze rilevanti. Nell’articolo il dettaglio dei confronti di tutti i loro indicatori economici, e la spiegazione delle loro strategie commerciali

Questo benchmark è dedicato ai cinque centri distributivi del gruppo Conad e dimostra come la strategia adottata in un arco temporale lungo quasi vent’anni anni dal leader di mercato nazionale si sia rivelata adeguata e abbia consentito di sviluppare un modello di business efficace e profittevole.

I numeri che prenderemo in esame sono relativi al 2021 perché è questo l’ultimo anno per cui i documenti completi sono attualmente disponibili: tuttavia, essi sono efficaci per comprendere i meccanismi di fondo del modello di business attuato da Conad e per vedere come esso generi ricchezza. Non è un caso se Conad è leader di mercato: le strategie pensate a partire da due decenni orsono si sono rivelate esatte. E’ il caso della scelta di ridurre la numerica dei centri distributivi, quindi di accorpare le aziende per ottimizzare i costi: potrebbe sembrare una strategia scontata, ma non lo è, come dimostra, ad esempio il caso di Coop Alleanza 3.0,

dove l’unione di tre cooperative non ha ottimizzato in modo soddisfacente i costi. Va chiarito che Coop Italia e Conad – due aziende, giova ribadirlo, solidissime e al riparo da qualsivoglia rischio – hanno due modelli di business molto differenti tra loro e due approcci culturali diversi ai temi economicosociali, con tutti i riverberi del caso sui conti economici. Ad esempio Conad è molto attenta all’efficienza, dove Coop privilegia il rapporto con i propri dipendenti. Di certo l’accorpamento dei centri distributivi operato da Conad è stato salvifico perché ha ingrandito le aziende, le ha rese più forti finanziariamente e ha dato loro strategie comuni. Altra mossa azzeccata – per quanto complessa da attuare – è stata quella di unificare le strategie di centrale con le periferie, calando dall’alto un progetto su territori diversi tra loro: complicatissimo in Italia, ma a Conad è sostanzialmente riuscito. Anche l’operazione Auchan, che

23 STUDI SULLA GDO: CONAD GDOnews | Luglio & Agosto 2023

avrebbe potuto sembrare scellerata per l’esposizione verso gli ipermercati, in verità questi hanno avuto un impatto minimo sul fatturato generale del gruppo. Oggi la vera esposizione sul segmento ipermercati è quella di Coop Italia.

Dal punto di vista dei Cedi, Conad ha raggruppato le cooperative presenti al proprio interno per dar vita a 5 soggetti che praticamente coprono tutto il territorio nazionale. PAC 2000, che è la più grande anche in termini di estensione, dall’Umbria alla Sicilia, nel 2021 ha fatturato 3,4 miliardi di euro (non si sta parlando del fatturato alle vendite, bensì del fatturato dei Ce.Di.); la seconda entità è Conad Nord Ovest nata dall’ultimo importantissimo accorpamento fra Nordiconad e Conad del Tirreno che nel 2021 ha fatturato 2,58 miliardi di euro; Conad Centro Nord ha chiuso, invece, con 1,2 miliardi,

così come anche Conad Adriatico ha superato il miliardo (proprio in queste ore l’azienda ha diramato un comunicato in cui spiega che il fatturato alle vendite del 2022 è stato di oltre 2 miliardi); Commercianti indipendenti associati ha fatturato nel 2021 1,6 miliardi. (nella tabella sotto sono indicati tutti i ricavi a bilancio). Si tratta del fatturato dei centri distributivi, lo ripetiamo, che è ben diverso dal fatturato alla vendite: i Cedi vendono ai soci, non ai clienti finali. Quindi, i Cedi del gruppo Conad nel 2021 hanno generato complessivamente ricavi per 9,7 miliardi mentre il fatturato alle vendite del Gruppo nello stesso esercizio è stato pari 14,8 miliardi (secondo i calcoli dell’Istituto Georetail Italia indicati con precisione in un altro articolo). [CONTINUA]

24 STUDI SULLA GDO: CONAD GDOnews | Luglio & Agosto 2023

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Pac 2000a e Conad Nord Ovest

oltre 60% del fatturato totale. Leader degli ipermercati è CIA. La suddivisione delle quote per Cedi

Pac 2000 e Conad del Tirreno sono le due grandi cooperative di Conad. L’insegna è regina dei supermercati in Italia ed esprime il massimo del suo fatturato nel cluster 801/1500 mq. Eppure la distribuzione del fatturato dei Cedi di Conad all’interno dei diversi cluster di vendita è decisamente eterogeneo. In questo articolo una minuziosa mappatura del leader di mercato.

26 STUDI SULLA GDO: CONAD GDOnews | Luglio & Agosto 2023

Quali sono le cooperative di Conad che fatturano di più e attraverso quali formati di vendita? In questo articolo esaminiamo in che modo è distribuito a livello territoriale in Italia il fatturato complessivo di Conad – 14,8 miliardi nel 2021, fatturato desunto dalla somma dei bilanci delle singole imprese associate ai Cedi Conad in tutta Italia, il più alto in Italia – e attraverso quali superfici di vendita ciascuna delle 5 Cooperative di Conad che formano il gruppo dà il meglio e il peggio di sé. Abbiamo già visto che Conad è l’insieme di 5 grandi cooperative (PAC 2000, Conad Nord Ovest, Commercianti Indipendenti Assocati, Conad Centro Nord, Conad Adriatico) cui se ne aggiunge una più piccola, DAO, attiva in Trentino e in Alto Adige.

In questo articolo entreremo più nel dettaglio, andando a capire con l’aiuto di numeri e grafici, le dinamiche delle singole realtà che danno vita al leader di mercato in Italia: il criterio seguito è l’espressione percentuale dei ricavi dei singoli punti vendita in base al format di vendita, dalle superette agli ipermercati. I ricavi sono quelli delle società degli imprenditori associati. Come mostra il prossimo grafico, la prima cooperativa per peso di fatturato totale all’interno di Conad è PAC 2000, attiva territorialmente da Perugia alla Sicilia, con una quota percentuale del [CONTINUA]

27 STUDI SULLA GDO: CONAD GDOnews | Luglio & Agosto 2023

dei clienti nella GDO: un 2022 difficile provoca effetti anche quest’anno

«Crediamo che questo capitale di informazioni e di analisi – commenta Carolina Gomez, ECR project manager di GS1 Italy – possano aiutare le imprese del largo consumo ad analizzare con consapevolezza il contesto in cui operano, il livello di servizio offerto e la relazione con il consumatore finale, e contribuire con elementi di valore alle decisioni strategiche».

Sessanta minuti per riassumere i fatti salienti che hanno caratterizzato il 2022 del mondo del largo consumo in Italia e per approfondirne le ripercussioni nei punti vendita. Per poi passare ad analizzare i fattori che hanno influito direttamente sul livello di servizio a scaffale e sul comportamento

28 SOCIOLOGIA DEI CONSUMI GDOnews | Luglio & Agosto 2023 Soddisfazione

dei consumatori nella distribuzione organizzata.

Sono questi i temi affrontati dal webinar, appena concluso, “Gli effetti a scaffale dell’out-of-stock in un anno di grande complessità”, organizzato da GS1 Italy in ambito ECR e in collaborazione con Circana (nuova denominazione di IRI). Dopo un 2022 particolarmente complesso e difficile per le aziende, tanto da aver fatto ripartire il fenomeno degli “scaffali vuoti” (3,7% di tasso di outof-stock) e aver aumentato le vendite perse (arrivate al 5,1%), l primo trimestre 2023 ha confermato questo trend: il tasso di out-of-stock è aumentato di +0,2%, arrivando al 3,5%, interessando in modo crescente i prodotti e le categorie a più alto valore unitario, per cui la gestione della profondità assortimentale è diventato un fattore critico. Questo ha determinato una crescita di +0,6% delle vendite perse, che hanno toccato quota 4,7%. Ad aver determinato questo scenario sono soprattutto quattro fenomeni, su cui si sono concentrati Carolina Gomez e Marco Colombo, global central operations di Circana, , che ne hanno delineato gli effetti sul livello di servizio offerto al consumatore finale nei punti vendita della distribuzione moderna.

Inflazione al consumo

La forte pressione sui costi ha spinto in alto i prezzi sugli scaffali del largo consumo. Rispetto al gennaio 2019, a dicembre 2022 i prezzi alla produzione dei comparti industriali alimentare, bevande e tabacco sono saliti di +25% e quelli medi di alimentari confezionati e bevande nel retail di +16%.

Questo fenomeno ha avuto importanti ripercussioni sull’andamento delle

vendite in supermercati e ipermercati, che hanno guadagnato il 5,7% a valore rispetto al 2021 ma hanno perso il 1,7% a volume.

Alla diminuzione della rotazione dei prodotti a scaffale si è aggiunto il ritorno alla crescita del tasso di outof-stock (+0,2% per supermercati e ipermercati di vicinato, +0,3% per i grandi supermercati), arrivato al 3,7% contro il 3,5% del 2021.

L’aumento del tasso di out-of-stock ha riguardato tutti i reparti a partire dalla primavera ed è stato particolarmente impattante per le bevande durante l’estate. Il comparto dei prodotti chimici per la cura della casa è riuscito a contenere il delta negativo mentre la drogheria alimentare ha recuperato nel corso del secondo semestre. Surgelati e fresco hanno peggiorato progressivamente la loro prestazione nel corso del 2022, mentre il petcare ha migliorato a fine anno. Ancora una volta l’ortofrutta si conferma il reparto con il più alto tasso di out-of-stock (10,5%).

Aumento costi di produzione

La crisi energetica, alimentare ed economica generata dal conflitto in Ucraina ha determinato una minor disponibilità di materie prime e, di conseguenza, un contingentamento della produzione. E questo ha diminuito la disponibilità a scaffale di alcuni prodotti: un caso particolare è quello degli oli di semi e pasta di semola.

Il timore di non trovare più i prodotti a scaffale o di dover pagare prezzi più alti ha generato negli oli di semi un “effetto incetta”, che, a marzo 2022, ha portato ad un incremento eccezionale di vendite rispetto allo stesso mese del 2021, ma anche a un

29 SOCIOLOGIA DEI CONSUMI GDOnews | Luglio & Agosto 2023

tasso record di out-of-stock (10%). Con il passare dei mesi questo fenomeno è rientrato ma le vendite perse sono aumentate, sostenute dall’inflazione. Con il passare dei mesi questo fenomeno è rientrato ma le vendite perse sono aumentate, sostenute dall’inflazione. picco delle vendite superiore al 50% nei mesi primaverili, accompagnato dalla crescita dei prezzi medi fino alla soglia di +30% in estate, per poi rientrare a +20% circa. Questo ha determinato un aumento temporaneo del tasso di out-of-stock della pasta di semola, un aumento temporaneo del tasso di out-of-stock della pasta di semola.

Scarsità di materie prime e di componenti essenziali

La minor disponibilità di alcuni prodotti essenziali nei processi di trasformazione ha caratterizzato il 2022 e si è fatta sentire in particolare per alcuni componenti, come l’anidride carbonica. L’effetto su alcuni mercati è stato significativo, com’è avvenuto nelle acque minerali:

l’incremento del prezzo della CO2 e la sua scarsità, aggiunti all’eccezionale stagione estiva, hanno determinano un aumento progressivo dei prezzi al pubblico e un andamento molto disomogeneo delle vendite. L’effetto sullo scaffale è stato immediato: ad agosto 2022 il tasso di out-of-stock dell’acqua minerale gassata è salito al 27,1% (contro il 7,5% del 2021) e l’impatto sulle vendite perse è stato superiore del 20% rispetto al 2021.

Cambiamento climatico e stagionalità estreme

Il 2022 è stato l’anno più caldo e siccitoso da quando si hanno rilevazioni attendibili: ha determinato degli impatti a scaffale? Non sembra, visto che nei mesi con i maggiori rialzi delle temperature non si sono registrati picchi nell’andamento dell’out-ofstock. Il caso delle bevande gassate è emblematico sia in termini di out-ofstock (5% di tasso) sia di vendite perse (42%). Nel 2023 le vendite perse sono, poi, ulteriormente aumentate di +19%.

30 SOCIOLOGIA DEI CONSUMI GDOnews | Luglio & Agosto 2023

Un italiano su tre sceglie il discount:

lo dice un’indagine commissionata ad AstraRicerche da ALDI

In un periodo storico di grande incertezza, il negozio fisico rappresenta ancora un punto fermo nell’esperienza d’acquisto per la maggior parte dei clienti, oltre che uno dei metodi più efficaci per le insegne di differenziarsi e aumentare la fidelizzazione. Ed è proprio sull’esperienza di acquisto in store degli italiani che ALDI, , parte del Gruppo ALDI SÜD, realtà multinazionale di riferimento della Grande Distribuzione Organizzata tra i più importanti operatori mondiali, ha focalizzato l’indagine commissionata ad AstraRicerche in occasione del suo

quinto anniversario in Italia. La ricerca ha coinvolto più di 1.000 italiani (uomini e donne) tra i 18 e i 65 anni e ha sondato il percepito dei consumatori in merito all’esperienza di acquisto nei supermercati e nei discount, con un’analisi dettagliata sull’ attuale concetto di discount in Italia, profondamente cambiato in questi ultimi anni. A darne evidenza è il 31,9% degli italiani che oggi sceglie il discount per la propria spesa.

“ Il negozio fisico è il luogo nel quale costruire una relazione con i clienti che vada oltre il semplice acquisto. Dall’arrivo di ALDI in Italia nel 2018 lo sviluppo di uno store concept moderno e in linea con le esigenze di acquisto delle famiglie italiane è sempre stato un punto fermo per il nostro piano di espansione e sviluppo. Ci siamo impegnati per creare un’esperienza di acquisto innovativa e virtuosa, che permettesse ai consumatori di riempire il proprio carrello di valore, oltre che di convenienza. Un percorso di sviluppo che ci vede lavorare fianco a fianco con le amministrazioni locali. L’adattabilità del nostro format ci consente di raggiungere elevati standard di efficienza energetica e sostenibilità ambientale. Questi sono gli elementi che ci guidano nelle nostre scelte, contribuendo anche a riqualificare quartieri, aree urbane ed extra urbane. ”

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I consumatori italiani sono molto soddisfatti dell’esperienza nel punto vendita che frequentano maggiormente (voti 9-10: 44,3%, voti 7-10: 90,5%) e i valori di soddisfazione sono praticamente identici fra discount e supermercato. Emerge chiaramente che per quasi un italiano su due (47,6%) il discount è un modo valido di fare la spesa risparmiando ma non è l’unico fattore che nel tempo ha avvicinato gli italiani a questa formula di retail: per il 35,6% degli intervistati, infatti, il discount è particolarmente interessante per alcune specifiche categorie di prodotto, molte delle quali Made in Italy.

I fattori chiave per un’esperienza di acquisto vincente

Gli elementi che influiscono positivamente, determinandone il successo, sull’esperienza di acquisto dei clienti della GDO italiana sono gli spazi puliti, ordinati e luminosi, indicazioni chiare ed esaustive sui prodotti e ampi parcheggi auto.

Dai dati raccolti emerge che una percentuale superiore al 40% attribuisce voti di eccellenza (9 o 10) al discount e ai supermercati per quanto riguarda le aree destinate al parcheggio, all’illuminazione, alla pulizia e all’ordine dei locali, alla facilità di muoversi all’interno del punto vendita e anche al fatto che la disposizione dei prodotti è chiara e rende la spesa veloce e comoda. La ricerca ha acceso, inoltre, i riflettori sull’evoluzione del consumatore moderno, molto più consapevole e attento a ciò che acquista e che consuma. Uno dei maggiori punti di attenzione dei clienti che incide sulla shopping experience riguarda l’esposizione delle etichette dei prodotti alimentari, lette spesso o sempre dal 79,4% del

campione.

Chi frequenta primariamente un discount è più attento alla data entro cui è preferibile consumare il prodotto, ma si dimostra anche particolarmente interessato ad avere ancor più informazioni in merito all’origine di questi (40,5%) e a quelli con un rapporto qualità-prezzo particolarmente vantaggioso (37,3%). Una maggiore attenzione e consapevolezza si osserva anche in merito agli aspetti ambientali: il 31,1% degli intervistati, infatti, si aspetta che supermercati e discount comunichino maggiormente quali sono i prodotti più sostenibili a livello ambientale e sociale. C’è anche una forte curiosità di conoscere prodotti “insoliti” o “innovativi” (24,4%) , scoprire le differenze di utilizzo delle singole referenze (20,3%), come combinarle tra loro e come ottenere il meglio acquistandole insieme (18,7%). Questi valori sono riflessi nell’assortimento, con una particolare attenzione alle linee a marchio privato.

Italianità e Made in Italy: gli elementi più attrattivi del punto vendita

Complessivamente il 53,9% degli intervistati indica l’area degli alimentari freschi come la zona in cui trascorre più tempo, mentre il 27,9% quella degli alimentari confezionati e l’11,4% quella delle promozioni. In particolare, Complessivamente il 53,9% degli intervistati indica l’area degli alimentari freschi come la zona in cui trascorre più tempo, mentre il 27,9% quella degli alimentari confezionati e l’11,4% quella delle promozioni. In particolare, Dalla ricerca si nota anche che le aree in cui i consumatori passano più tempo sono le stesse che rimandano ai valori di italianità e Made in Italy. Inoltre, il reparto del pane e della gastronomia è fortemente

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associato al concetto di artigianalità e tradizioni nazionali, ma anche di buon umore; il reparto dei prodotti freschi , come latticini, salumi e formaggi, è associato ad ampia scelta, italianità ed eccellenza. Questo evidenzia come per i consumatori moderni sia importante riconoscere anche dei veri e propri valori superiori nei reparti, non soltanto concetti di convenienza e di qualità. Cosimo Finzi, Direttore di AstraRicerche, ha commentato “L’evoluzione dei supermercati e dei discount sta andando in una direzione che potremmo definire ‘valoriale’. I consumatori non cercano più solo qualità a prezzi convenienti; il supermercato diventa un luogo in cui il cliente ricerca valori superiori e con cui si identifica, come italianità, eccellenza o buon umore. La presenza di questi valori è fondamentale per creare relazioni solide e di lunga durata tra il retailer e il consumatore e devono essere chiaramente espressi nei reparti attraverso insegne e informazioni, per esempio, relativa all’origine e alla provenienza dei prodotti”. Se è vero che l’attenzione all’ordine e alla pulizia sono elementi fondamentali che accomunano le diverse generazioni, le indicazioni relative alle offerte e alle promozioni sono direttamente proporzionali all’età dei clienti. L’aspetto cromatico e la loro alternanza sono aspetti che colpiscono ben il 13,8% dei clienti più giovani.

L’efficacia delle promozioni in store

La convenienza è un elemento fondamentale nella shopping experience dei consumatori moderni. L’area dedicata alle promozioni, infatti, è una di quelle di maggior interesse così come le indicazioni delle offerte e delle promozioni sono tra gli elementi che più attirano l’attenzione dei consumatori

nel punto vendita che maggiormente frequentano (55,3%): questo valore supera anche quello dei prezzi esposti tramite cartellino (49,8%). A supporto di questa evidenza, ricordiamo che l’area degli store dedicata alle promozioni è quella dove viene speso più tempo per l’11,4% dei consumatori intervistati e le promozioni effettuate dalle insegne della GDO risultano valide per l’80,3% del campione.

Uno sguardo alla shopping experience da Aldi

Alla ricerca è stata affiancata un’indagine etnografica che ha coinvolto i clienti di tre negozi ALDI con l’obiettivo di analizzarne i comportamenti di acquisto, le valutazioni e le aspettative. È emersa così una interessante fotografia del cliente ALDI. Quest’ultimo è un consumatore evoluto e in evoluzione, che si aspetta i grandi must di questo settore, e al contempo chiede anche una riflessione seria sul futuro e sulle nuove modalità di fare la spesa. La ricerca mostra chiaramente una decisa evoluzione della percezione della GDO moderna decisa evoluzione della percezione della GDO moderna abbattimento delle barriere che accompagnano da tempo la concezione del discount e ad un maggiore interesse verso i nuovi canali di spesa. Secondo gli intervistati l’esperienza di acquisto in store è molto positiva: una media di 8,16 su 10 e una valutazione di assoluta eccellenza (voti 9-10) per il 36% del campione.

Nello specifico, i negozi ALDI ottengono ottimi risultati in tutti gli ambiti analizzati: sono stati indicati come luoghi ben illuminati (8,44), sicuri (8,41), puliti (8,39), ordinati (8,21), con colori piacevoli (8,12) e con una musica di sottofondo gradevole (8,04). Anche per quanto riguarda la facilità di movimento e di

reperibilità dei prodotti, i consumatori riconoscono che negli store ALDI è facile destreggiarsi tra le corsie (8,33), gli spazi sono ben organizzati per fare la spesa velocemente (8,20), con una disposizione efficiente che rende la spesa comoda (8,18) e indicazioni chiare su reparti e posizionamento dei prodotti (8,11).

Inoltre, il consumatore ALDI desidera e chiede il meglio del passato e del futuro. Il meglio del passato in termini di continuità e certezza di poter contare sempre su un assortimento completo, di un’esposizione semplice e chiara con una selezione essenziale di prodotti convenienti facili da individuare, nonché di un punto vendita ordinato, pulito e luminoso che offra possibilità di parcheggio e dalla spiccata attenzione alla sostenibilità. Il meglio del futuro ha inevitabilmente a che fare con l’impiego della tecnologia in store per rendere la spesa sempre più comoda e agevole, con ricadute positive anche sull’ambiente e sulla comunità in generale.

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La spesa è più oculata e orientata al risparmio, ma la ricerca di convenienza non è uguale per tutti.

L’analisi dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy

Quante sfumature ha la ricerca della convenienza con cui i consumatori italiani stanno approcciando la spesa domestica? E che impatti sta provocando nei diversi segmenti di mercato? Sono le domande da cui è partito il dossier di approfondimento sulla convenienza contenuto nella nuova edizione dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy, in cui è dettagliato e raccontato l’andamento di quasi 133 mila prodotti tra food & beverage, petcare, cura casa e cura persona. Un ampio paniere di prodotti che nel 2022 hanno sviluppato oltre 43 miliardi di euro di sell-out, ossia l’ e supermercati nel mercato totale del largo consumo in Italia.

L’Osservatorio Immagino ha suddiviso l’assortimento grocery rilevato in tre fasce di prezzo, monitorandone l’andamento. Risultato: a subire il minore impatto sulla riduzione dei consumi sono i prodotti a fascia alta (quelli con prezzi fino a +31% sul prezzo medio), che rappresentano il 30,3% delle vendite a valore del largo consumo e che in un anno hanno visto calare le vendite in volume di -5,1% contro il -5,8% della media. È stata, invece, la fascia più bassa – ossia quella con prezzi inferiori almeno del 15% rispetto alla media e che contribuisce

«Con questo approfondimento completiamo l’analisi iniziata nella prima parte del 2022 quando il tema della crisi dei consumi si stava profilando all’orizzonte» afferma Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy. «Grazie all’ampiezza del paniere rilevato e al dettaglio sui singoli claim, l’Osservatorio Immagino riesce a fornire un’analisi molto completa e strutturata, capace di raccontare il fenomeno convenienza in tutte le sue sfaccettature e le sue ripercussioni sul mondo del largo consumo in Italia».

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Male la fascia bassa, meglio quella alta

per il 26,2% al giro d’affari del grocery – a subire la maggior riduzione dei volumi (-6,1%). Quanto alla fascia media (86130% di indice di prezzo, quota a valore del 43,5% sul mondo grocery) ha perso il -6,0% dei volumi e aumentato di +5,5% il giro d’affari.

Soffrono i maxi formati

Gli italiani hanno cercato di far fronte all’aumento dei prezzi facendo spese più frequenti, ma riducendo le cifre pagate in cassa. Una riduzione ottenuta grazie alla razionalizzazione dei consumi e alla riduzione degli sprechi, che si è tradotta nella diminuzione del numero dei pezzi acquistati per ogni scontrino in supermercati e ipermercati. Quest’approccio ha coinvolto anche i formati convenienza perché, pur avendo un migliore prezzo euro/kg-litro, hanno comunque una battuta di cassa più elevata, e si è visto soprattutto nel cura casa, nel cura persona e nel fresco, dove queste confezioni maxi hanno un peso maggiore sulle vendite. I cali maggiori dei volumi hanno riguardato le fasce di

prezzo bassa (-15,4%) e media (-10,8%), mostrando che la parte più debole della popolazione non ha altra scelta che comprare di meno.

Il paniere salutista regge meglio di quello italiano

Tra i fenomeni di consumo monitorati dall’Osservatorio Immagino sono quelli legati al salutismo che si sono mostrati più resistenti alla contrazione dei consumi, ma solo per alcuni claim indicati in etichetta. Limitandosi ai mondi free from, rich-in e intolleranze, hanno aumentato le vendite sia a valore che a volume principalmente tre indicazioni: “pochi zuccheri” (+17,6% a valore, +4,1% a volume), “proteine” (+15,0% a valore, +0,1% a volume) e “senza lattosio” (+12,1% a valore, +2,1% a volume). Nel caso degli zuccheri i consumatori hanno assorbito integralmente gli aumenti: infatti tutte le fasce di prezzo hanno registrato crescite a valore e a volume. Per i prodotti con apporto in proteine e/o assenza di lattosio si è registrata anche una migrazione dalla fascia alta a quella medio-bassa.

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Diversi i comportamenti dei consumatori nei confronti del paniere dei prodotti che richiamano l’italianità in etichetta. Tutti i nove tra claim, bollini e indicazioni geografiche europee rilevati dall’Osservatorio Immagino hanno subìto una riduzione dei volumi venduti a fronte dell’aumento dei prezzi. Il claim che ha retto meglio è “filiera”, con un calo contenuto dei volumi (-0,7%) nonostante un significativo aumento di prezzo (+12,1%). L’escalation dei prodotti di filiera si contrappone alla contrazione del mondo del biologico, che arretra sia a valore che a volume (rispettivamente -2,3% e -9,4%).

La convenienza in etichetta non decolla

Il 5,0% delle quasi 133 mila referenze di largo consumo rilevate dall’Osservatorio Immagino segnalano in etichetta almeno un’indicazione che ne sottolinea i vantaggi in termini di risparmio o, comunque, di rapporto qualità/prezzo. Si tratta di 6.696 prodotti che nel 2022 hanno generato il 6,7% del giro d’affari

complessivo realizzato dal grocery in supermercati e ipermercati. Rispetto all’anno precedente, entrambi gli indicatori di penetrazione sono rimasti relativamente stabili, mentre il giro d’affari è salito di +2,3% e i volumi sono diminuiti di -11,4%.

Mappando la distribuzione per fascia di prezzo dei prodotti che sottolineano in etichetta la loro convenienza emerge una forte concentrazione in particolare nella parte bassa del mercato, dove incide per il 37,2% sul giro d’affari, ben nove punti percentuali più che sul totale grocery. Anche nella fascia media l’incidenza (44,3%) è superiore alla media del grocery, ma di poco (0,8 punti percentuali). Sempre rispetto alla media del grocery, tra i reparti questi prodotti risultano sovrallocati nel cura persona (16,1% del giro d’affari), nel cura casa (13,9%) e nel fresco (7,2%), mentre tra i comparti sono più diffusi nei prodotti per la prima infanzia (61,4%), nelle conserve animali (31,5%), nei detergenti per bucato (24,7%) e in quelli per stoviglie (23,7%) e nei prodotti per rasatura/depilazione (22,9%).

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Prezzi più alti e carrelli più vuoti, ma non per tutti i prodotti.

L’analisi dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy

Un carrello della spesa più leggero come peso ma più “pesante” in termini di euro: l’effetto congiunto dell’inflazione e dell’aumento del costo della vita ha costretto gli italiani a riconfigurare la shopping strategy nella distribuzione moderna. Ma in modo differenziato in funzione delle tipologie di prodotti e della capacità di spesa, come emerge chiaramente dalla nuova edizione, appena pubblicata, dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy, il report semestrale che ha analizzato l’andamento delle vendite di quasi 133 mila prodotti di largo consumo, tra food & beverage, petcare, cura casa e cura persona, che nel 2022 hanno sviluppato oltre 43 miliardi di euro di sell-out, ovvero l’ 82,1% delle vendite realizzate da supermercati e ipermercati italiani.

Quello dell’Osservatorio Immagino è un database unico, per ampiezza e rappresentatività, e in continua espansione, che raccoglie le informazioni presenti sulle etichette e sulle confezioni dei prodotti digitalizzate dal servizio Immagino di GS1 Italy Servizi (oltre 100 variabili tra ingredienti, tabelle nutrizionali, loghi e certificazioni, claim e indicazioni di consumo). Innovativo anche l’approccio metodologico che suddivide tutti questi prodotti in 12 panieri di consumo sulla base dei claim, delle certificazioni, dei loghi e delle icone presenti sulle loro etichette, misurandone i trend di vendita grazie ai dati elaborati da

NielsenIQ su venduto e consumo nella GDO.

Così, questa tredicesima edizione dell’Osservatorio Immagino coglie e analizza nella sua interezza e complessità i fenomeni che hanno caratterizzato il 2022. «La storica e radicata difesa della qualità del cibo messa in atto dagli italiani ha faticato

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a reggere l’urto dei fenomeni così impattanti che hanno caratterizzato gli ultimi 12 mesi» spiega Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy. «Sono aumentati i prezzi e si è cominciato a vedere in modo netto come siano diminuiti i volumi, anche se in maniera diversa fra fasce di prezzo, con quella più bassa che ha mostrato

la maggior sofferenza». L’Osservatorio Immagino ha approfondito il tema della convenienza in un ampio e dettagliato dossier e ha anche verificato l’impatto di questo comportamento all’interno dei suoi 12 panieri di consumo. Scoprendo, così, che non tutti i prodotti hanno subìto dei tagli nelle quantità acquistate. «Tra i principali

panieri analizzati dall’Osservatorio Immagino i claim relativi al basso tenore di zuccheri, alla ricchezza in proteine e all’assenza di lattosio hanno aumentato le vendite anche in volume e non solo a valore. Evidentemente le caratteristiche di questi prodotti sono talmente importanti per i consumatori da non modificarne i comportamenti

di acquisto». L’Osservatorio Immagino ha individuato e misurato altri claim e certificazioni che sono andati controcorrente nel 2022, riuscendo a crescere a volume, e li ha raccontati nelle sue 96 pagine, che offrono un quadro unico per completezza e dettaglio del largo consumo in Italia.

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I CONTENUTI DELLA TREDICESIMA EDIZIONE DELL’OSSERVATORIO IMMAGINO

Questa edizione dell’Osservatorio Immagino ha monitorato l’evoluzione della composizione e delle vendite, in valore e volume, di 12 panieri, tra food e non food, che rappresentano altrettanti fenomeni e tendenze di consumo.

Nel food:

• Italianità: 25.409 prodotti, 8 tra claim, icone e indicazioni geografiche europee, per 10,4 miliardi di euro di sell-out. Trend annuo: +6,1% a valore, -5,0% a volume.

• Free from: 13.951 prodotti, 16 claim riferiti alla minore presenza o all’assoluta assenza di un nutriente, 7,5 miliardi di euro di sell-out. Trend annuo: +6,0% a valore, -5,2% a volume.

• Rich-in: 10.091 prodotti, 12 claim riferiti alla presenza in assoluto o in forma maggiore di un composto nutrizionale, 4,4 miliardi di euro di sell-out. Trend annuo: +7,8% a valore, -3,6% a volume.

• Intolleranze: 10.736 prodotti, 6 tra claim e certificazioni, 4,6 miliardi di euro di sell-out. Trend annuo: +6,0% a valore, -3,3% a volume.

• Lifestyle: 12.892 prodotti, 6 tra claim e certificazioni, 3,8 miliardi di euro di sellout. Trend annuo: +3,3% a valore, -7,9% a volume.

• Loghi e certificazioni: bollini, indicazioni e claim che forniscono garanzie precise, come la bandiera del paese d’origine (19.146 prodotti), il logo EU Organic (8.293) o le certificazioni in materia di Corporate Social Responsibility, come Fairtrade, Friend of the sea, FSC e Sustainable cleaning (quasi 12 mila).

• Ingredienti benefici: 13.145 prodotti, 36 ingredienti benefici suddivisi in sette famiglie, 4,1 miliardi di euro di sell-out. Trend annuo: +7,8% a valore, -4,7% a volume.

• Metodo di lavorazione: 3.756 prodotti, 9 tecniche produttive, 1,2 miliardi di euro di sell-out. Trend annuo: +7,5% a valore, -5,2% a volume.

• Texture dei prodotti: 7.213 prodotti, 11 claim o caratteristiche relativi alla loro consistenza, 3,4 miliardi di euro di sell-out. Trend annuo: +6,1% a valore, -7,7% a volume.

• Petcare: 4.715 prodotti, 32 tra claim e certificazioni, 1,0 miliardo di euro di sellout. Trend annuo: +10,9% a valore, -3,5% a volume.

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Nel non food:

• Cura casa green: 1.842 prodotti, 7 claim relativi alla loro sostenibilità ambientale, 552 milioni di euro di sell-out. Trend annuo: +19,3% a valore, -2,2% a volume.

• Cura persona: i numeri del mondo health&beauty dai 6.798 prodotti che richiamano in etichetta tre benefici funzionali (più di 1 miliardo di euro di sell-out, +5,7% a valore e -4,2% a volume rispetto al 2021) alle 22.344 referenze che presentano on pack i 34 claim più significativi del free from, del rich-in e della naturalità nel mondo dei prodotti per la cura personale.

A completare la fotografia dei consumi, l’Osservatorio Immagino propone i due consueti approfondimenti sulla sostenibilità comunicata in etichetta:

• Barometro Sostenibilità: 36.067 prodotti, 35 tra claim e certificazioni relative a quattro aree (management sostenibile delle risorse, agricoltura e allevamento sostenibili, responsabilità sociale, rispetto degli animali), 15,5 miliardi di euro di sell-out. Trend annuo: +8,6% a valore, -4,3% a volume.

• Packaging green: la mappatura delle informazioni sulla riciclabilità dei packaging presenti sulle etichette dei 132.829 prodotti monitorati.

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#nonfood

I dati NIQ: 1Q cala la quota mercato dei Discount. Tornano a crescere i supermercati

Dopo diversi anni i Discount iniziano a retrocedere di quote mercato all’interno della grande distribuzione itaiana. E’ questo il dato più interessante, certificato dalle elaborazioni dei dati di NielsenIQ con l’analisi realizzata da GDONews.

L’articolo dettaglia i valori di incremento del fatturato a rete corrente, sia del mese di Aprile che nel primo quadrimestre dell’anno

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I primi quattro mesi del 2023 nella

Grande Distribuzione sono stati dominati da una crescita importante delle vendite a valore che, come abbiamo già visto anche in altri articoli, viaggia di pari passo con una diminuzione dei volumi di vendita Un andamento confermato anche dai dati elaborati da Nielsen IQ , utili per comprendere le dinamiche evolutive delle quote di mercato dei differenti formati di vendita.

Possiamo vedere nel grafico sotto come il mese di aprile abbia avuto un andamento simile ai precedenti, seppur con alcune piccole differenze che vale la pena sottolineare visto che nel totale Italia Omnichannel – che comprende tutti i formati con le relative quote di competenza –la crescita è stata del 11,9% , dato leggermente superiore ai precedenti, con un’evoluzione importante rispetto allo stesso periodo del 2022.

Medesima percentuale anche per il

perimetro dei tradizionali Iper, Super e Libero servizio che offre così uno spunto ulteriore dato che storicamente negli ultimi anni al valore Omnichannel ne corrispondeva uno inferiore di questi formati visto che le vendite erano trainate dal Discount in virtù della sua incidenza abbastanza rilevante. Attualmente però la situazione è differente perché ad aprile i Discount hanno registrato una crescita (10,9%) inferiore alla media del totale Omnichannel ma anche a quella del canale Supermercati (11,6%). Ciò significa che l’avanzata del Discount in termini di quote di mercato ha subito una battuta di arresto oggettiva, al contrario di quanto avvenuto nei mesi precedenti nei quali la contrazione dei consumi non era stata tale da bloccare comunque un’evoluzione almeno uguale a quella degli altri formati, come ad esempio i Supermercati che hanno incrementato lo 0,75% in più rispetto agli stessi Discount.

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Valore analogo (10,8%) per i Liberi servizi che in totale valgono di meno come fatturato ma il cui indice di crescita è pari e molto vicino a quello degli Ipermercati (10,5%); una vicinanza che tre anni fa sarebbe stata inimmaginabile. Si nota anche una crescita enorme dei mini Iper o Superstore che superano il 15% e ancora meglio fanno i Drugstore attestandosi quasi al 20% mentre l’Ecommerce recupera qualcosa allontanandosi dallo zero.

Il dato progressivo a fine aprile

Il progressivo dei primi quattro mesi dell’anno si chiude per il totale Italia Omnichannel con un incremento del 9,9% con i canali tradizionali che arrivano al 10% . All’interno di questi incrementi poi troviamo l’ottimo andamento dei mini Iper (11,4%) e quello molto buono di Ipermercati e

Supermercati (9,8%) che ottengono un punto percentuale in più dei Discount (8,8%). Questi vengono addirittura superati dai Liberi Servizi certificandone il periodo di profonda crisi dopo il fatturato dell’online, a conferma del fatto che nel primo quadrimestre i discount hanno perso quote rispetto ai diretti concorrenti.

Le aree Nielsen

Andiamo infine ad osservare i territori partendo dal 9,9% di aprile. Tutte le aree sono cresciute moltissimo con esiti leggermente inferiori del Nord-Ovest (10,1%) e Centro-Italia (11,4%). Crescite consistenti a valore si registrano invece nel Nord-Ovest (13,3%) e nel Sud (13,7%) mentre nella fotografia dell’intero quadrimestre quella che è cresciuta meno è stata sempre l’Area 1 (7,7%) mentre le altre hanno avuto valori fra il 10% e il 12%.

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Dati vendite Nielsen IQ: maggio segna il riscatto dei Discount. Crisi drugstore?

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Nielsen IQ ha appena diffuso i risultati delle vendite del mese di maggio che attestano una crescita del +8,9% ancora determinata dalla spinta delle tensioni inflattive, ma se queste influenze erano abbastanza prevedibili visto quanto accaduto negli ultimi mesi, è più interessante verificare come si sia arrivati a questo risultato medio (totale Italia Omnichannel), ovvero quali sono le dinamiche dei singoli formati distributivi. Iniziamo dai tradizionali supermercati ed ipermercati: la somma dei tre formati tradizionali Super+Iper+Libero servizio, ad esempio, hanno traguardato un

incremento del fatturato sul maggio 2022 del +9,1%, un dato senza dubbio interessante seppur di poco superiore alla media totale omnichannel. Il rilievo più significativo però è quello che riguarda i discount che nel primo quadrimestre dell’anno, fra gennaio e aprile, avevamo visto in leggera sofferenza rispetto ai diretti competitors supermercati. Quel differenziale tra supermercati e discount aveva portato senza dubbio a un incremento della quota dei supermercati a discapito di quella del canale convenienza. Restava da capire se quella défaillance improvvisa, dopo

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tanti anni positivi, fosse costante e tale da determinare un cambio strutturale, oppure rappresentasse solo una crisi passeggera.

Ebbene, non possiamo ancora parlare con certezza di una rinascita, ma il mese di maggio ci restituisce un canale discount che cresce del 9,1%, un dato sorprendente nonostante sia leggermente inferiore a quello dei Supermercati (9,4%) e dei Superstore (9,6%) ma superiore a quello di Ipermercati e Liberi servizi. Sono invece reduci da un mese complicato gli Specialisti Drug che prima di maggio volavano viaggiando in doppia cifra intorno al 20% di crescita – peraltro con un’inflazione sui prodotti cura casa e cura persona un po’ più bassa rispetto al resto dell’alimentare – mentre oggi registrano una battuta d’arresto importante visto che la loro crescita è del 6,6% che è quindi pari a zero tenendo conto della scarsa inflazione.

Quanto all’E-commerce il canale si rinvigorisce un pochino (+6,2%) restituendoci un dato progressivo, dal

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primo gennaio al 31 maggio, nel quale il totale Italia è comunque vicino ai valori che avevamo visto ad aprile con 9,7%, e con discount in rapida ripresa a 8,9% contro il 9,7% dei supermercati che continuano a perfomare meglio –e quel 0,8% di differenza lo dimostra – mentre gli Specialisti Drug hanno una media del 14,3% a conferma di come il dato di maggio sia veramente sorprendente.

Gli andamenti nelle aree Nielsen

Periodo che per quanto riguarda i territori ha confermato la sofferenza ancor più accentuata del Nord-Ovest visto che il progressivo è 7,4% mentre il solo mese di maggio ha registrato 6,1% quindi un incremento nettamente inferiore a tutte le altre aree. Il SudItalia continua invece ad essere l’area che a valore cresce maggiormente – un dato tutto da interpretare in termini di volumi – mentre Nord-Est e Centro-Italia sono più o meno attorno alla media nazionale sia per quanto riguarda il mese di maggio sia per il

progressivo che è esattamente uguale all’Omnichannel.

Periodo che per quanto riguarda i territori ha confermato la sofferenza ancor più accentuata del Nord-Ovest visto che il progressivo è 7,4% mentre il solo mese di maggio ha registrato 6,1% quindi un incremento nettamente inferiore a tutte le altre aree. Il SudItalia continua invece ad essere l’area che a valore cresce maggiormente – un dato tutto da interpretare in termini di volumi – mentre Nord-Est e Centro-Italia sono più o meno attorno alla media nazionale sia per quanto riguarda il mese di maggio sia per il progressivo che è esattamente uguale all’Omnichannel.

Dunque i discount sono in recupero e i Drugstore sono reduci da un mese ampiamente negativo, cosa questa da rimarcare nuovamente visto che non soffrono delle ondate inflattive che investono invece i discount. Per quanto riguarda i territori il Sud-Italia continua ad essere la zona in cui l’incremento di fatturato si fa più rilevante come nel Nord-Est mentre il Nord-Ovest è

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I risultati a parità di rete

Analizzando gli altri dati raccolti da Nielsen Iq possiamo trovare ulteriori spunti interessanti guardando i risultati a parità di rete. Nel confronto vediamo che le performance dei supermercati e dei discount nel mese di maggio sono praticamente uguali. C’è una differenza di 0,9% nel progressivo (8,6% Supermercati e 7,7% Discount) mentre gli Specialisti Drug, che vivono

solitamente di tantissime aperture, registrano un interessante 9,1% nel progressivo e 2,9 nel mese di maggio, dati che rispecchiano un pochino meno le evoluzioni del fatturato totale rete corrente. Infine, sempre nella voce parità di aperture, se andiamo a vedere i territori notiamo sostanzialmente quanto già osservato in precedenza con un grande incremento del SudItalia, un affaticamento del Nord-Ovest e una prestazione del Centro-Italia leggermente superiore mentre resta buona quella del Nord-Est.

52 LE VENDITE: ANALISI GDOnews | Luglio & Agosto 2023

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Il vento dell’inflazione soffia sui

freschi spingendo la crescita a valore di panificati e formaggi.

Quota discount in calo

Il 2023 della Grande Distribuzione è stato fin qui contrassegnato dalla crescita rilevante del suo fatturato che si attesta intorno al 10%. Un dato molto importante che all’interno degli assortimenti non è stata però determinato da un’evoluzione omogenea di tutti i reparti, bensì della spinta del Largo Consumo Confezionato che ha compensato un affaticamento a valore del freschissimo, inteso come prodotti a peso imposto e peso variabile. Il 2023 della Grande Distribuzione è stato fin qui contrassegnato dalla crescita rilevante del suo fatturato che si attesta intorno al 10%. Un dato molto importante che all’interno degli assortimenti non è stata però determinato da un’evoluzione omogenea di tutti i reparti, bensì della spinta del Largo Consumo Confezionato che ha compensato un affaticamento a valore del freschissimo, inteso come prodotti a peso imposto e peso variabile. A dominare l’evoluzione del mercato in questo momento infatti non sono le maggiori vendite ma proprio l’inflazione che soffia come un vento in poppa ad una nave che altrimenti sarebbe ferma. Una spinta – non un’autoalimentazione qualitativa – che è stata più consistente nel mese di aprile perché che si è rivelato buono in un quadrimestre nel quale il Largo Consumo Confezionato è cresciuto del 11,3% e che, proprio nel quarto mese dell’anno, ha avuto un’evoluzione del 13,5% proprio grazie alla spinta inflattiva.

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Entriamo allora nel merito del mondo dei Freschi e freschissimi analizzando il loro comportamento nei singoli canali di vendita a fronte di un dato di crescita Italia Omnichannel di 8,4%, inferiore a quello prodotto dal Lcc che è stato 11,3% nel primo quadrimestre del 2023. Un

8,4% che è la media evolutiva di tutti i formati, all’interno dei quali – sempre nel mondo dei freschi – hanno perso molto ad esempio i discount con un fatturato cresciuto “appena” del 6,8%, il dato più basso escludendo i valori del tutto risibili dell’ecommerce.

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I Supermercati (da 400 a 2.500 metri quadrati) hanno realizzato un’evoluzione del 8,7% che equivale a due punti di crescita rispetto ai discount. Per questo motivo è utile prendere in considerazione le rispettive quote di mercato che sono rilevanti perché oggi i discount nei freschi valgono il 22,2%, un’ottima fetta che inizia però a perdere qualcosa rispetto ai supermercati.

Giova inoltre ricordare come esattamente un anno fa la quota fosse del 22,5% (dato Nielsen) mentre oggi si è fatta rosicchiare qualcosa. Il dato importante resta dunque quello dei supermercati che possiedono la quota più rilevante

Frutta & verdura che peraltro hanno la maggiore incidenza nell’economia del fatturato totale di Freschi e freschissimi pesando con il 27,8% in un’area che annualmente ha a che fare con inflazione e deflazione a seconda del clima e vive di una crescita a valore di “appena” 2,8%.

Percentuale che determina l’8,4% di media, mentre la crescita dei formaggi

in assoluto ma se andiamo a vedere gli altri formati notiamo come Ipermercati e mini Iper (da 2.500 a 4.500 e poi oltre 4.500 metri quadrati) hanno entrambi crescita a doppia cifra. Ciò significa che si, il dato nazionale nel primo quadrimestre è 8,4% seppur spinto dalle ondate inflattive, però al suo interno si registra una contrazione evidente dei discount che si traduce in una perdita di quota non trascurabile di 0,3% in un anno, e una crescita dei supermercati in quattro mesi che in termini di valore è del 2% in più rispetto ai discount, a cui si aggiunge una grande prestazione dei grandi formati Super ed Iper. Anche per quanto riguarda le variazioni a valore delle aree merceologiche il vento inflattivo si è fatto sentire con gli incrementi maggiori che hanno riguardato formaggi e pane & pasticceria con punte oltre il 17% rispetto alla media di 8,4%. Gastronomia, macelleria e salumeria sono indicativamente nella media mentre a soffrire maggiormente sono frutta & verdura e pescheria.

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del 17,7% è molto importante andando ad incidere sulla terza area di fatturato della Grande Distribuzione visto che i formaggi pesano per il 18,7% dietro frutta & verdura e pescheria.

Non si stratta di una vera e propria compensazione ma queste sono le dinamiche.

Nelle categorie le crescite maggiori si hanno nell’ambito dei panificati con pasta filata a peso imposto (20,7%), pani panificati a peso imposto (19,5%) e la pasta filata a peso variabile (20,5%), vanno bene anche i formaggi freschi

(19,8%) e quelli stagionati molli (16,3%). Le crescite minori nel primo quadrimestre coinvolgono invece aree come pesca, vitello, bovino, frutta fresca, gli affettati

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e peso imposto (in netta sofferenza con 3,2%) e le verdure con l’1%. Per quanto riguarda poi le regioni la crescita a livello nazionale di 8,4% si traduce con alcune zone che incrementano a doppia cifra come Campania (15%), Molise (12%), Abruzzo (10%) e Sicilia (12%) che confermano come il Sud viva di un’elevata inflazione. A Nord-Est vanno in doppia cifra anche Friuli Venezia Giulia (10,6%), Trentino Alto Adige (11,2%) e Vento (10,1%). Resta leggermente sopra la media l’Emilia Romagna mentre il Nord-Ovest soffre con l’eccezione della Liguria (9,4%) dato che Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta non arrivano al 6%. Oltre alla Lombardia soffre anche un’altra regione importante come fatturato come la Toscana mentre anche la Puglia è in sofferenza. In definitiva dunque i freschi crescono grazie all’inflazione che colpisce più o meno forte a seconda delle aree merceologiche e quelle che più ne risentono, a valore ma anche in termini di crescita inflattiva, sono pane & panificati e formaggi mentre verdura, carne e pesce non hanno questo vento a favore.

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al 14,1% ma le famiglie italiane continuano a ridurre i prodotti nel carrello della spesa

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NielsenIQ (NIQ) analizza l’andamento dei consumi e delle abitudini di acquisto delle famiglie italiane per il mese di maggio 2023 ne “Lo stato del Largo Consumo in Italia”, l’indagine mensile che fotografa lo scenario della Grande Distribuzione Organizzata nel nostro Paese. Nel mese di maggio 2023 il fatturato della Grande Distribuzione Organizzata in Italia a totale Omnichannel è pari a 7.2 miliardi di € , un valore in crescita del +8,9% rispetto alla performance dello scorso anno.

L’indagine condotta da NIQ evidenzia che l’indice di inflazione teorica nel Largo Consumo Confezionato (LCC), ovvero il settore di mercato che comprende tutti i beni di consumo primario e i prodotti confezionati dall’industria, a maggio è scesa al 14,1% , in calo rispetto al valore registrato il mese di aprile (14,4%). La variazione reale dei prezzi invece è pari al 12,4% , con una riduzione dell’ 1,7% del mix del carrello della spesa. Questo dato evidenzia come le variazioni di scelta dei consumatori sui prodotti

60 LE VENDITE: ANALISI GDOnews | Luglio & Agosto 2023 NielsenIQ
inflazione
:
cala

e sulle quantità acquistate incidano sull’importo finale della spesa. Per quanto riguarda i canali distributivi, tutti registrano un trend positivo rispetto allo stesso periodo del 2022. Nello specifico, a maggio la crescita è guidata da Supermercati e Superstore (+9,4%), seguiti dai Discount (+9,1%), Iper>4.500mq

(+8,4%), Liberi Servizi (+7,8%) e Specialisti Drug (+6,6%).

Stando ai dati di NielsenIQ (NIQ), inoltre, continua la riduzione dell’ incidenza promozionale a totale Italia nel mese di maggio 2023 (22,9%), un dato in calo di 0,2 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Infine, a maggio la scelta di prodotti

a marchio del distributore (MDD) registra un valore pari al 22,4% del LCC nel perimetro Iper, Super e Liberi Servizi mentre sale al 31,9% a Totale Italia Omnichannel – inclusi i Discount.

Cosa mettono gli italiani nel carrello della spesa

Continua anche a maggio 2023

l’ascesa dei prodotti dedicati agli

Animali Domestici (+16,6%) e il Cibo Confezionato (+8,3%), che da molti mesi a questa parte si collocano in testa alla classifica delle aree merceologiche con l’incremento a valore più significativo. Per quanto

riguarda invece l’andamento a volume, l’unica categoria che registra un trend positivo è il Food Confezionato (+4,2%), mentre tutte le altre mostrano una tendenza negativa, in particolar modo i prodotti per la Cura della persona (-8,2%), il Freddo (-9,5%) e le Bevande (-9,8%).

In merito alla relazione tra valore e volume in ambito Grocery, a totale

Italia Omnichannel nel mese di maggio 2023 (vs 2022) l’andamento a valore è positivo (+9,3%), mentre è negativo a volume (-3,1%).

Il Fresco (Peso Fisso + Peso Variabile) risulta in crescita in tutti i format

62 LE VENDITE: ANALISI GDOnews | Luglio & Agosto 2023

distributivi: nello specifico il trend migliore si osserva negli Iper>4500 (+11,1%), mentre i Liberi Servizi registrano l’incremento minore tra tutti i canali (+6,7%).

A livello di categoria, Formaggi (+17,9%) e Pane & Pasticceria & Pasta (+17,1%) sono quelle più dinamiche,

mentre Salumeria (+4,5%) e Frutta e Verdura (+4%) registrano i trend di crescita più bassi.

Alla guida della TOP10 del mese di maggio 2023 per quanto riguarda i prodotti Grocery invece troviamo Zucchero (+59,9%), Passate (+40,9%) e Surgelati Vegetali – Patate (+39,5%).

63 LE VENDITE: ANALISI GDOnews | Luglio & Agosto 2023

Selex chiude il bilancio 2022 con una

crescita del 7,7% e raggiunge i 18,2 miliardi di euro

SELEX non si ferma e chiude il bilancio 2022 con tutti gli indicatori chiave in crescita, a partire dal fatturato al consumo complessivo che, con un +7,7% rispetto al 2021, raggiunge i 18,2 miliardi di euro.

È quanto emerge dall’Assemblea dei Soci, conclusasi nel fine settimana a Lisbona, alla quale hanno preso parte le 18 Imprese che compongono il Gruppo. Un evento di presentazione dei dati economici e dei traguardi raggiunti nel corso del 2022, ma anche l’occasione per condividere gli assetti strategici del futuro e fare il punto sul 2023.

Con una presenza capillare grazie ai suoi 3.266 punti vendita (attivi al 31.05.2023) distribuiti in tutte le regioni d’Italia e una quota di mercato che si attesta al 14.8% , il Gruppo Selex si conferma come secondo attore protagonista nel panorama della Distribuzione Moderna (fonte Circana: gennaio 2022 – canali I+S+St+D).

Con una presenza capillare grazie ai suoi 3.266 punti vendita (attivi al 31.05.2023) distribuiti in tutte le regioni d’Italia e una quota di mercato che si attesta al 14.8%, il Gruppo Selex si conferma

64 RISULTATI 2022 GDOnews | Luglio & Agosto 2023

HA FATTO IL PEST

come secondo attore protagonista nel panorama della Distribuzione Moderna (fonte Circana: gennaio 2022 – canali I+S+St+D).

Alla base dei risultati, un modello di business che si conferma efficace anche in periodi di grandi cambiamenti grazie al costante adattamento delle formule commerciali delle insegne del Gruppo ai territori in cui operano. Anche nei primi 5 mesi del 2023, il fatturato del Gruppo Selex sta facendo registrare una crescita significativa: +13,7% (fonte Nielsen: progressivo 2023 – I+S).

rassicurare i nostri clienti impegnandoci attivamente a contenere i rincari e contrastare la spinta inflattiva attenuandone l’impatto sul potere d’acquisto delle famiglie. Come Gruppo

Alessandro Revello, Presidente di SELEX Gruppo Commerciale:

66 RISULTATI 2022 GDOnews | Luglio & Agosto 2023
“Un bilancio decisamente positivo in un anno estremamente complesso. Un risultato non scontato, frutto della capacità di fare sistema e del lavoro sinergico di tutte le imprese del Gruppo. L’obiettivo prioritario, condiviso da tutti i Soci, è stato
siamo particolarmente attenti a questi temi e in prima linea nel sensibilizzare l’intera filiera e le istituzioni al riguardo”.

Nel corso del 2022 le Marche del Distributore hanno consolidato ulteriormente il proprio ruolo, offrendo prodotti di qualità a un prezzo inferiore rispetto a quelli di marca. Le MDD nel Gruppo Selex hanno registrato un incremento a doppia cifra (+18,5%*), con picchi nelle linee specialistiche e di Primo Prezzo. L’ampia e profonda gamma dei prodotti a marchio del Gruppo – che ha raggiunto oggi nell’insieme di tutti i marchi oltre 7.500 referenze – contribuisce ad aumentare la competitività e il valore dell’offerta al consumatore.

Particolare importanza è inoltre attribuita alle alleanze strategiche del Gruppo Selex con la centrale acquisti ESD Italia e la centrale internazionale EMD, collaborazioni destinate a rafforzarsi ulteriormente nel 2023. Altri dati emersi nel corso dell’Assemblea riguardano l’andamento nel 2022 del canale Cash & Carry del Gruppo, che continua a beneficiare dell’aumento dei consumi Fuori Casa registrando una crescita del 22,1%*, e del comparto E-commerce che ha registrato nel 2022 un incremento complessivo del 17,9%*.

in

del Gruppo continuano ad investire per contenere l’inflazione, ammodernare la rete di vendita ed innovare assortimenti e servizi. Un impegno importante che conferma la determinazione degli imprenditori Selex a migliorarsi e migliorare l’esperienza d’acquisto per i Clienti e l’accessibilità di prodotti e servizi per tutti”.

Maniele Tasca, Direttore Generale di SELEX

Gruppo Commerciale:

67 RISULTATI 2022 GDOnews | Luglio & Agosto 2023
“In uno scenario di consumi
calo, le Imprese
*fonte Nielsen

PAC 2000A Conad presenta il bilancio

2022: il fatturato del gruppo cresce del +8,52% e sfiora i 5 miliardi di euro

Si è tenuta questa mattina l’Assemblea di Bilancio di PAC 2000A Conad, nella quale sono stati presentati ai 1.083 soci della Cooperativa i risultati dell’esercizio 2022, chiuso con un giro d’affari complessivo di 4.829 milioni di euro, in crescita dell’8,52% rispetto al 2021, un patrimonio netto di 918 milioni di euro e un utile netto di 37 milioni di euro. In un anno di grande complessità e incertezza, segnato dalla scia della crisi economica dovuta al perdurare della pandemia da Covid-19, ma anche dallo scoppio del conflitto in Ucraina, che ha agito come detonatore della crisi energetica, del rialzo di prezzi e dell’inflazione, PAC 2000A ha registrato un miglioramento generale delle

performance economiche. La rete di vendita, composta da un totale di 1.496 punti vendita e i 93 concept store, ha raggiunto un fatturato di oltre 6.5 miliardi di euro, dai 6 miliardi dell’anno precedente, con una quota di mercato, nei territori in cui opera, del 20,29%, confermando la leadership dell’insegna in Umbria (32,65%), Lazio (29,85%) e Calabria (25,91%) e la seconda posizione in Sicilia (15,33%) e Campania (15%).

Al valore economico generato si somma quello sociale del Gruppo, che si manifesta attraverso l’occupazione di 27.007 addetti, in crescita del 5,8% rispetto al 2021, la collaborazione con 944 imprese fornitrici locali di beni e servizi, che genera un giro di affari di oltre 1,4

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miliardi di euro nei territori in cui opera, il finanziamento, per oltre 1 milione di euro, di iniziative di carattere solidale e culturale che si vanno ad aggiungere al supporto alla nascita di Fondazione Conad ETS, ente no profit che raggruppa le iniziative per il terzo settore del Consorzio e delle Cooperative territoriali, che nel 2022 ha lanciato progetti per un valore complessivo di 1.5 milioni di euro insieme ad Unisona, all’Associazione Viva Vittoria OdV e a Croce Rossa Italiana. Un contributo tangibile in termini di sostegno all’economia locale e all’occupazione, che contribuisce a creare rapporti solidi con le comunità e alla crescita del benessere collettivo. “Nonostante il contesto macroeconomico ancora delicato, anche nel 2022 abbiamo raggiunto e superato i nostri obiettivi. Uno straordinario risultato, frutto del lavoro che Cooperativa e Soci svolgono quotidianamente insieme, fatto di condivisione di esperienze, di scelte strategiche e di obiettivi. È proprio il nostro essere uniti e guidati dagli stessi valori e principi che ci rende più forti di fronte alle avversità” – dichiara Claudio Alibrandi, Presidente di PAC 2000A –

“Con l’obiettivo di continuare a crescere e consolidare la nostra attività, ci impegniamo ad affrontare ogni giorno le sfide con grande determinazione e ad essere “Persone oltre le cose” in ogni scelta che prendiamo e gesto che facciamo. Siamo persone che lavorano insieme per il bene delle persone. Perché essere impresa per la comunità significa svolgere azioni che vadano oltre i confini dei nostri supermercati, valorizzando le piccole imprese del territorio, tutelando l’ambiente e sostenendo la comunità”. I risultati, ottenuti nell’anno del 50° anniversario dalla fondazione, testimoniano la capacità del Gruppo di fronteggiare e superare con grande

determinazione anche le sfide più difficili. Il supporto della Cooperativa ai 1.083 Soci, che hanno continuato a riporre sempre grande fiducia nel Sistema di cui sono parte integrante, è stato particolarmente importante. Oltre, infatti, ai 210 mln di premialità, nel 2022, si sono aggiunti 25 mln di ristoro per le difficoltà affrontate a seguito del rincaro dell’energia e la decisione di destinare alla base sociale la quasi totalità dei profitti della Cooperativa, circa 90 milioni di euro, portando il valore complessivo restituito ai Soci a 325 mln di euro. Allo stesso modo, con l’obiettivo di fornire un contributo concreto anche ai propri clienti, al centro delle scelte strategiche e operative, PAC 2000A ha portato avanti diverse iniziative volte a sostenere il loro potere d’acquisto. Attraverso una selezione di prodotti a marchio Conad (MDD) e le operazioni Bassi e Fissi e Convenienti Sempre, con prodotti a prezzi ribassati, il Gruppo ha dato la possibilità a milioni di nuclei familiari di poter fare una spesa completa, di qualità e a prezzi convenienti. Il progetto commerciale ha visto crescere notevolmente i volumi al +6%, con un aumento del +2,5% dei Prodotti a Marchio in generale (Bassi&Fissi inclusi), sottolineando che le famiglie hanno orientato le proprie scelte verso la maggiore convenienza senza rinunciare alla qualità.

“Il 2022 per PAC 2000A ha rappresentato oltre che l’anniversario dei nostri primi 50 anni di attività, anche un nuovo traguardo nella crescita e nel fatturato, avvicinando di molto la soglia dei 5 miliardi di euro che rappresentano il nostro prossimo obiettivo. Formazione, innovazione e sperimentazione sono le direttrici che hanno ispirato il nostro lavoro e che continueranno a indirizzare il nostro futuro. Abbiamo definito e

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avviato nel 2022 un piano di sviluppo con investimenti per oltre 457 milioni di euro con l’obiettivo di accrescere l’efficienza gestionale e dei servizi, la redditività, di rafforzare l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione, sostenere la continua formazione dei Soci e dei collaboratori” – afferma Danilo Toppetti, Amministratore Delegato di PAC 2000A – “Tutto questo con un unico obiettivo: quello di continuare a crescere, rispondendo in maniera efficace e proattiva alle esigenze del mercato, reagendo ai cambiamenti e cogliendo le opportunità che si presenteranno”.

PAC 2000A si impegna quotidianamente, insieme ai propri Soci, per generare valore nei territori in cui è presente. Una responsabilità che la cooperativa si è assunta concretamente come testimoniato da Sosteniamo il Futuro, il progetto nazionale che racchiude i principi alla base dell’impegno di Conad per la sostenibilità. In quest’ottica, anche nel corso del 2022 è continuato l’impegno della Cooperativa per sostenere numerose iniziative di solidarietà in ambito sociale, per l’ammodernamento e l’efficientamento energetico dei punti vendita e per il rinnovamento della propria rete logistica, rafforzando l’utilizzo di mezzi a basso impatto ambientale.

“In questi anni, nei quali si sono susseguite emergenze e crisi, abbiamo compreso bene le sfide da affrontare e siamo riusciti a trovare soluzioni innovative per soddisfare le esigenze dei nostri clienti, mantenendo al contempo una solida base finanziaria e rimanendo competitivi in un mercato in continua evoluzione. Guardando al domani, continuiamo a porci sempre nuovi obiettivi. Abbiamo compreso l’importanza, come azienda leader della grande distribuzione organizzata nelle

regioni del Centro e Sud Italia, di dover dare il nostro contributo concreto allo sviluppo del Paese, generando valore e impatto positivo sui territori, dai grandi centri urbani ai piccoli comuni, rispondendo ai bisogni dei consumatori attraverso una diversificazione dell’offerta seguendo l’evoluzione del trend dei consumi. Questo è il motivo per cui continuiamo a progettare nuovi approcci, come la revisione strategica degli assortimenti, per intercettare al meglio le esigenze del mercato, e l’avvio di un Ecosistema Omnicanale attraverso un’offerta distintiva di servizi per rafforzare la relazione con la nostra clientela. Inoltre siamo fortemente impegnati nella transizione energetica sia con la riqualificazione dei nostri punti vendita, attraverso accordi con operatori qualificati del settore, per supportare i Soci in tutte le fasi del processo, e con player di primaria importanza del mondo finanziario, per facilitarne l’accesso al credito, che dei centri logistici con ammodernamenti, innovazioni tecnologiche e processi di automazione. Queste azioni genereranno un importante ritorno sia in termini di risparmio sui costi energetici sia in termini ambientali, con un indotto e molte ricadute positive sul territorio”

70 RISULTATI 2022 GDOnews | Luglio & Agosto 2023

– conclude Francesco Cicognola, Direttore Generale di PAC 2000A.

Rete vendita

PAC 2000A è la prima delle 5 Cooperative del Sistema Conad per dimensioni e fatturato e conta 1.083 Soci, 1.496 punti di vendita e 93 concept store (Parafarmacie, Distributori di Carburanti, Petstore, negozi di Ottica) che, in 500 Comuni italiani, garantiscono una risposta multicanale ed una presenza capillare nei territori in cui opera la Cooperativa: Umbria, Lazio, Campania, Calabria e Sicilia. Dall’inizio della pandemia da Covid-19, PAC 2000A ha intensificato gli investimenti nella digitalizzazione aziendale, azione che è parte di una più ampia strategia omnicanale, che mira ad integrare la comunicazione fisica e digitale per rispondere al meglio alle esigenze della clientela. In questo contesto, nel 2022 è stato lanciato Hey Conad, una nuova piattaforma di prodotti e servizi digitali che oltre all’e-commerce abbraccia anche nuovi segmenti dedicati alla salute e alla famiglia.

Schede Regionali

Umbria

Con una quota di mercato del 32,65% PAC 2000A conferma il primo posto nella Regione. Cres ce anche il fatturato, che raggiunge i 601,17 milioni di euro, in aumento dell’8,51% rispetto al 2021. Risultati raggiunti grazie a una rete composta da 196 punti vendita, fra cui 2 Spazio Conad, 19 Conad Superstore, 58 Conad, 60 Conad City, 22 Margherita, 20 Todis e 15 Concept.

Lazio

Con una rete formata da 501 punti

vendita, fra i quali 5 Spazio Conad, 35 Conad Superstore, 171 Conad, 86 Conad City, 30 Margherita, 141 Todis e 33 concept, il Gruppo registra nella regione un fatturato di 2,19 miliardi di euro, vale a dire l’8% in più rispetto al 2021. La quota di mercato tocca il 29,85% e assicura a Conad, anche nel 2022, la leadership sulla regione.

Campania

In Campania la cooperativa è salda al secondo posto con una quota di mercato del 15%. Il Gruppo chiude l’anno con un fatturato di 875,64 milioni di euro (+5,21% nel confronto annuo) e una rete composta da 331 punti vendita: 3 Spazio Conad, 28 Conad Superstore, 130 Conad, 100 Conad City, 32 Margherita, 2 store Sapori&Dintorni, 20 Todis e 16 concept.

Calabria

Con una quota di mercato del 25,91%, in Calabria PAC 2000A cresce e mantiene la leadership di mercato a livello di regione. Il fatturato tocca i 492,34 milioni di euro, segnando un +12,31% sull’anno precedente. La rete è composta da 181 punti vendita: 4 Conad Superstore, 111 Conad, 55 Conad City, 1 Todis e 10 concept.

Sicilia

Dopo l’integrazione con Conad Sicilia, completata nel 2020, PAC 2000A ha conservato il secondo posto in regione con una quota di mercato del 15,33%.

Saliti a 351 i punti di vendita, fra i quali si contano 3 Spazio Conad, 35 Conad Superstore, 107 Conad, 96 Conad City, 53 Margherita, 1 Sapori&Dintorni, 37 Todis e 19 Concept, ai quali vanno aggiunti i 7 Conad presenti a Malta. Queste strutture hanno sviluppato un fatturato delle società del Gruppo pari a 737,96 milioni di euro, in aumento del 12,34% rispetto al 2021.

71 RISULTATI 2022 GDOnews | Luglio & Agosto 2023

Obiettivo Conad Nord Ovest 2023: 5 miliardi di giro d’affari orientati dal primo rapporto di sostenibilità

Si è tenuta oggi l’Assemblea di Bilancio di Conad Nord Ovest che ha presentato ai suoi Soci e agli Stakeholder risultati positivi. La Cooperativa, infatti, ha archiviato il 2022 con un giro di affari complessivo di 4,75 miliardi di euro, un utile netto di 39 milioni di euro, un patrimonio netto consolidato di 684 milioni di euro e un incremento delle vendite del +9% rispetto al 2021. Nonostante le sfide rappresentate dalla crisi energetica e dall’aumento dell’inflazione, che hanno influenzato negativamente i consumi, Conad Nord Ovest ha messo in campo professionalità e resilienza, confermandosi leader sul suo territorio. 376 Soci Imprenditori, 589 punti vendita e 18.000 collaboratori, che operano responsabilmente e con determinazione per generare valore per le comunità in Piemonte e Valle d’Aosta, Liguria, Emilia (province di Modena, Bologna e Ferrara), Toscana, Lazio (province di Roma e Viterbo), Lombardia (provincia di Mantova) e Sardegna. La forza della collaborazione, la concretezza imprenditoriale, la solidarietà e la partecipazione rappresentano il cuore pulsante del modello cooperativo Conad che ha consentito al gruppo di consolidare il legame con le comunità e il territorio.

“I risultati raggiunti, sono il frutto di una forte connessione con il territorio e le comunità, che si è rafforzata anche in un periodo caratterizzato da grande incertezza e imprevedibilità. –dichiara l’Amministratore Delegato

di Conad Nord Ovest, Adamo Ascari

- Da sempre il modello di Conad Nord Ovest pone al centro le persone grazie ai Soci imprenditori che, con passione e competenza, ogni giorno, insieme a tutti i collaboratori, promuovono i valori del gruppo all’interno della comunità, interpretandone le esigenze, i bisogni e le necessità sociali. I grandi traguardi

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dimostrano il valore delle strategie adottate e delle iniziative poste in essere, con l’obiettivo di contenere l’aumento dei costi delle materie prime e dei prezzi e di soddisfare tutte le richieste dei nostri clienti. Per affrontare le future sfide – ribadisce Ascari –riteniamo essenziale continuare ad integrare una visione strategica a lungo termine con un attivismo locale che promuova il benessere delle persone e dell’ambiente in cui viviamo. Stiamo anche focalizzando importanti progetti innovativi nell’ottimizzazione logistica e il potenziamento delle strategie di customer verso il cliente e lavorando su direttrici preziose per la crescita delle nostre persone e la valorizzazione dei

talenti.”

Durante l’Assemblea, Conad Nord Ovest ha presentato alla propria base sociale anche il primo Rapporto di Sostenibilità, che evidenzia l’impegno già consolidato da tempo nei confronti dell’ambiente, delle persone e del territorio. Un impegno che già oggi vede la Cooperativa coinvolta su molteplici fronti: dall’ottimizzazione dei flussi logistici, all’ammodernamento della flotta, dal piano triennale di ristrutturazioni green dei punti vendita, al costante ampliamento degli impianti fotovoltaici, dall’utilizzo di apparecchiature e strumentazioni di ultima generazione a basso impatto ambientale fino alla virtuosa gestione

73 RISULTATI 2022 GDOnews | Luglio & Agosto 2023

Si è tenuta oggi l’Assemblea di Bilancio di Conad Nord Ovest che ha presentato ai suoi Soci e agli Stakeholder risultati positivi. La Cooperativa, infatti, ha archiviato il 2022 con un giro di affari complessivo di 4,75 miliardi di euro, un utile netto di 39 milioni di euro, un patrimonio netto consolidato di 684 milioni di euro e un incremento delle vendite del +9% rispetto al 2021. Nonostante le sfide rappresentate dalla crisi energetica e dall’aumento dell’inflazione, che hanno influenzato negativamente i consumi, Conad Nord Ovest ha messo in campo professionalità e resilienza, confermandosi leader sul suo territorio. 376 Soci Imprenditori, 589 punti vendita e 18.000 collaboratori, che operano responsabilmente e con determinazione per generare valore per le comunità in Piemonte e Valle d’Aosta, Liguria, Emilia (province di Modena, Bologna e Ferrara), Toscana, Lazio (province di Roma e Viterbo), Lombardia (provincia di Mantova) e Sardegna. La forza della collaborazione, la concretezza imprenditoriale, la solidarietà e la partecipazione rappresentano il cuore pulsante del modello cooperativo Conad che ha consentito al gruppo di consolidare il legame con le comunità e il territorio.

“I risultati raggiunti, sono il frutto di una forte connessione con il territorio e le comunità, che si è rafforzata anche in un periodo caratterizzato da grande incertezza e imprevedibilità. –dichiara l’Amministratore Delegato di Conad Nord Ovest, Adamo Ascari

- Da sempre il modello di Conad Nord Ovest pone al centro le persone grazie ai Soci imprenditori che, con passione e competenza, ogni giorno, insieme a tutti i collaboratori, promuovono i valori del gruppo all’interno della comunità, interpretandone le esigenze, i bisogni e le necessità sociali. I grandi traguardi dimostrano il valore delle strategie

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adottate e delle iniziative poste in essere, con l’obiettivo di contenere l’aumento dei costi delle materie prime e dei prezzi e di soddisfare tutte le richieste dei nostri clienti. Per affrontare le future sfide – ribadisce Ascari –riteniamo essenziale continuare ad integrare una visione strategica a lungo termine con un attivismo locale che promuova il benessere delle persone e dell’ambiente in cui viviamo. Stiamo anche focalizzando importanti progetti innovativi nell’ottimizzazione logistica e il potenziamento delle strategie di customer verso il cliente e lavorando su direttrici preziose per la crescita delle nostre persone e la valorizzazione dei talenti.”

Durante l’Assemblea, Conad Nord Ovest ha presentato alla propria base sociale anche il primo Rapporto di Sostenibilità, che evidenzia l’impegno già consolidato da tempo nei confronti dell’ambiente, delle persone e del territorio. Un impegno che già oggi vede la Cooperativa coinvolta su molteplici fronti: dall’ottimizzazione dei flussi logistici, all’ammodernamento

della flotta, dal piano triennale di ristrutturazioni green dei punti vendita, al costante ampliamento degli impianti fotovoltaici, dall’utilizzo di apparecchiature e strumentazioni di ultima generazione a basso impatto ambientale fino alla virtuosa gestione dei materiali di consumo e all’impegno profuso in ambito sociale e solidaristico. “È con grande orgoglio che presentiamo il nostro primo Bilancio di Sostenibilità, l’evoluzione coerente della nostra distintività e la testimonianza dell’impegno della nostra Cooperativa, che ogni giorno assume la sostenibilità come cardine strategico delle scelte, per contribuire a rendere la società più prospera e sostenibile. – dichiara

Il Presidente di Conad Nord Ovest, Roberto Toni – Un rapporto con la comunità di mutua reciprocità che vogliamo alimentare e onorare con il nostro impegno per essere ancor più impresa attenta e sensibile alle necessità delle Persone, ponendo la sostenibilità al centro della strategia e delle nostre scelte”.

La Cooperativa ed i Soci hanno adottato

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una solida politica a supporto del potere di acquisto delle famiglie, attraverso la convenienza e qualità del prodotto a marchio e una mirata selezione di opportunità di risparmio coerenti con la volontà di essere presenti e vicini alle persone e ai territori, con investimenti per oltre 60 milioni di euro in iniziative di fidelizzazione mirate. Un impegno confermato anche dal potenziamento dell’operazione “Bassi e Fissi”, un paniere di oltre 500 prodotti di qualità e convenienti a marchio Conad come sostegno concreto e duraturo. In questo scenario, la marca Conad ha confermato il suo ruolo strategico per la crescita del Sistema con una quota pari al 32,2 % del fatturato complessivo assicurando convenienza, massima cura per la qualità dei prodotti, controlli lungo tutta la filiera e attenzione alla sostenibilità ambientale. Nella rete di vendita di Conad Nord Ovest, i prodotti MDD hanno generato un fatturato complessivo di 1,3 miliardi di euro, contribuendo in modo significativo al totale nazionale di 5,4 miliardi di euro. Confermato l’impegno coeso, costante e quotidiano di Cooperativa e Soci al sostegno delle imprese e delle economie dei territori che si traduce in valore per la collettività. Un impegno sempre teso alla sostenibilità economica, sociale e ambientale che si concretizza nella creazione di posti di lavoro e nella crescita delle aziende e delle comunità. Nel 2022 Conad Nord Ovest ha coinvolto nelle sue attività 1218 fornitori locali per un volume di affari di circa 354 milioni di euro.

Ribadita la centralità del sostegno al territorio e valorizzazione delle eccellenze locali con il marchio “I NOSTRI ORI” e con le 150 aziende locali consorziate nei sette Consorzi Ori regionali legati al mondo dell’ortofrutta con un fatturato 2022 di 62 milioni di € a cui si aggiunge il Consorzio Ori del Mar Tirreno dedicato al pescato

locale. Ribadita la centralità dei reparti freschi e freschissimi con un’offerta che premia localismo, certificazione, qualità e convenienza.

Per il triennio 2023-2025 Conad Nord Ovest ha definito un piano di sviluppo con investimenti per 621 milioni di euro con l’obiettivo di continuare ad accrescere l’efficienza e la sostenibilità del gruppo, di investire in progetti di digitalizzazione, innovazione e valorizzazione delle filiere locali, nonché in formazione e crescita del capitale umano. Risorse che si aggiungono agli oltre 143 milioni di euro investiti nel 2022 e che hanno consentito 11 nuove aperture e 32 ristrutturazioni realizzate con soluzioni tecnologicamente evolute per l’efficientamento energetico, la riduzione dei consumi e la generazione di energia pulita attraverso, ad esempio, gli impianti fotovoltaici. Nel 2022 l’impegno profuso in contributi e sponsorizzazioni a favore di iniziative di responsabilità sociale, dalla solidarietà alle iniziative per le nuove generazioni, dal contrasto alla violenza di g nere allo sport inclusivo, fino al sostegno ad Istituti ed Enti per la valorizzazione della cultura e del territorio, ha raggiunto l’importo di oltre 10 milioni di euro, incrementato grazie anche al sostegno attivo alla Fondazione Conad Ets, alle sue iniziative e al supporto di tante manifestazioni ed eventi sui territori dopo lo stop imposto dalla pandemia.

Highlights 2022 – Conad nord ovest

LE PERSONE: La centralità delle persone è un tassello fondamentale nell’impegno di Conad Nord Ovest. Complessivamente nel gruppo – rete di vendita, cooperativa, società del gruppo e ambito logistico – operano 18.000 collaboratori: nella rete il 67% sono donne e il 17% hanno meno di 30 anni. l’impegno per la crescita delle persone

77 RISULTATI 2022 GDOnews | Luglio & Agosto 2023

trova la sua massima espressione nella Scuola di Formazione di Conad Nord Ovest “Crescere Insieme”, che mette a disposizione dei Soci, dei collaboratori di Cooperativa e della Rete opportunità di sviluppo e formazioni in ogni fase di carriera professionale. Cresciuti gli investimenti in formazione per un totale di oltre 350 mila € e 65.000 ore di formazione erogate, “Crescere Insieme”, fortemente voluta dai Soci e dalla Cooperativa dal 20 1 anno di costituzione, ha formato ad oggi oltre 12.000 persone, erogando 394 moduli formativi, per 41.336 ore totali. I percorsi di crescita proposti sono orientati al miglioramento continuo per quanto riguarda le abilità professionali, i livelli di conoscenza dei prodotti e dei processi, l’utilizzo delle strumentazioni digitali e tradizionali, allo sviluppo dell’efficienza e dell’efficacia di tutti i processi di Punto di Vendita e di cooperativa.

Valore per la comunità

Anche nel corso 2022, Conad Nord Ovest ha ribadito il proprio impegno in iniziative di responsabilità sociale: oltre 10 milioni di euro (+31% del 2021) sono stati destinati per sostenere progetti solidali a favore delle comunità. Da ricordare l’iniziativa di collezionamento Sostenibile “Con tutto il cuore, colleziona gesti d’amore”, che ha permesso di donare oltre 951.000 euro a sei importanti ospedali pediatrici dei territori, le iniziative a favore della scuola, come il progetto Unisona in collaborazione con la Fondazione Conad ETS, il concorso Scrit ori di Classe, il Campionato di Giornalismo e Scuola 2030 per l’alternanza scuola lavoro. Numerose le collaborazioni con il mondo dello sport giovanile ed inclusivo e delle associazioni e degli enti no-profit nei territori in cui opera al fine di fornire sostegno alle persone che vivono in

condizioni di vulnerabilità: numerose associazioni di volontariato, Banco Alimentare, Croce Rossa, Caritas diocesane, parrocchie locali e ad altre. Nel 2022 è proseguito l’impegno per sostenere iniziative contro lo spreco alimentare grazie a cui è stato possibile recuperare e donare 1,64 milioni di kg di generi alimentari per un valore di 4,6 milioni di euro corrispondenti. Nel corso dell’anno la cooperativa ha sostenuto anche progetti volti a contrastare la violenza sulle donne, tra cui la raccolta fondi in collaborazione con D.i.Re che ha consentito la devoluzione di oltre 135.000€ euro a favore di 30 centri antiviolenza, la collaborazione attivata con Viva Vittoria ed il progetto Panchine Rosse.

Sostenere le imprese del territorio

Il sostegno alle imprese e ai territori in cui opera è un impegno costante e quotidiano di Conad Nord Ovest, dei Soci imprenditori e di tutti i collaboratori. Una responsabilità che si traduce ogni giorno in valore per la collettività sempre mirata alla sostenibilità e si concretizza nella creazione di posti di lavoro, nella crescita delle aziende fornitrici e nel sostegno alle produzioni dei territori e delle comunità. Nel 2022 la rete delle partnership locali di Conad Nord Ovest conta 1.218 fornitori locali di prodotti alimentari dei territori in cui opera, per un volume d’affari di 354 milioni di euro. L’impegno di Conad Nord Ovest per la valorizzazione delle eccellenze del territorio e la tutela delle filiere si esprime attraverso i Consorzi Ori, organizzazioni di produttori ortofrutticoli regionali promossi da Conad Nord Ovest. Attualmente sono sette i Consorzi Ori legati ai prodotti ortofrutticoli dei territori (Ori di Toscana, Ori del Lazio, Ori di Sardegna, Ori del Piemonte, Ori della Valle d’Aosta, Ori della Liguria, Ori dell’Emilia), che nel

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2022 hanno raggiunto un volume di affari di 62 milioni di euro, registrando un aumento del 14,5% rispetto al 2021. Inoltre, c’è il Consorzio Ori del Mar Tirreno, che comprende 13 imbarcazioni che promuovono la pesca sostenibile, con un totale di 714 mila kg di pesce allevato e pescato dal 2016 ad oggi, di cui 72.000 kg solo nel 2022. Un altro segno dell’impegno di Conad Nord Ovest è il progetto “I nostri Ori”, un brand lanciato a luglio 2021, che garantisce la provenienza e la qualità dei migliori prodotti tipici locali, commercializzati in tutta la rete di vendita.

Sostenibilità, impegno per l’ambiente ed efficienza

La ricerca di modelli di gestione più sostenibili e soluzioni più efficienti si realizza in azioni concrete che riguardano i punti vendita, i prodotti a marchio, la logistica e i Centri di Distribuzione. Dall’approvvigionamento di energia pulita da fonti rinnovabili agli efficientamenti della logistica, dal monitoraggio dei consumi dei punti vendita alla digitalizzazione fino alla sostenibilità della catena di fornitura, anche nel 2022 la Cooperativa ha

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portato avanti numerosi progetti per ridurre l’impatto delle proprie attività sull’ambiente e dare il proprio contributo contro il cambiamento climatico. Nell’ambito della logistica e dei trasporti, sono state attuate numerose azioni per ottimizzare le tratte, ridurre i carichi e utilizzare mezzi a più basso impatto ambientale, che hanno consentito di ridurre del 6% le emissioni associate alla logistica di Conad Nord Ovest. Nel corso del 202 l’indicatore di efficacia nel trasporto stradale è migliorato, passando da un valore di 1,41 kg CO2eq/km nel 2021 a 1,31 kg CO2eq/km nel 2022. Nel 2022, inoltre, relativamente ai flussi distributivi si è registrata una significativa diminuzione delle emissioni di PMx rispetto al 2021 (-66%). Grazie all’utilizzo del pallet pooling sono state evitate emissioni 3,3 mila tonnellate di emissioni CO2 nel 2022 , per un equivalente di 4.287 alberi a cui si aggiunge il beneficio legato all’utilizzo delle cassette riutilizzabili CPR che ha permesso un saving 21.995 tonnellate di emissioni di CO2eq. Performanti i grandi impianti fotovolta ci sui Ce.di di Montopoli, Quiliano, Civitavecchia Tarquinia e Monastir che registrano circa 5,7 GWh di energia autoprodotta, con un risparmio di 4mila tonnellate di Co2 anno. Dopo il processo di relamping del Ce.di di Montopoli e della sede di Pistoia, la Cooperativa ha portato a termine con successo anche il relamping presso il Ce.Di. di Civitavecchia (-3.500 tonnellate di CO2). Grazie all’accordo con Enel X nel 2022 si attestano a 29.407 le ricariche effettuate (+ 78% rispetto al 2021), presso i parcheggi dei punti di vendita. La Cooperativa ha investito circa 143 milioni di euro, destinati a 11 nuove

aperture e all’ammodernamento di 32 punti vendita all’insegna dell’innovazione e della sostenibilità. Sul fronte della logistica, il Ce.Di. di Montopoli (PT) ha visto l’installazione del nuovo impianto del freddo ad ammoniaca (- 5.180 tonnellate di CO2/anno) e del primo impianto di automazione del reparto ortofrutta (picking automatico) in Italia, che

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garantirà una notevole riduzione di movimentazioni, ottimizzazione di procedure, riduzione degli sprechi e dei viaggi a favore della sostenibilità ambientale.

Rete vendita

Conad Nord Ovest, una delle 5 cooperative del sistema Conad, conta 376 soci e 589 punti di vendita dove sono presenti tutti gli attuali format distributivi, per un totale di 487.210 mq di superficie.

Complessivamente sono 198 i concept store a servizio del cliente (58 Parafarmacie, 26 Distributori di Carburanti, 48 Petstore, 9 negozi di Ottica e 57 Bar/Bistro), che garantiscono una risposta multicanale ed una presenza capillare nei territori in cui opera la Cooperativa: Piemonte e Valle d’Aosta, Liguria, Emilia- Romagna (province di Modena, Bologna e Ferrara), Toscana, Lazio (province di Roma, Viterbo), Lombardia (provincia di Mantova) e Sardegna. Nel 2022 la cooperativa si è rafforzata, confermandosi leader di mercato in Sardegna con una quota del 19,3% ed in Valle d’Aosta con il 22%, attestandosi al secondo posto in Emilia e nel Lazio.

Nel 2022 Conad Nord Ovest è stata la prima Cooperativa Conad ad inaugurare il nuovo format di prossimità urbana ad insegna TuDay Conad: negozio orientato alla ‘’soluzione pronta’’, attento alle esigenze dei clienti per una spesa quotidiana veloce, moderna, efficiente. Nel corso dell’anno è stata lanciata nella rete vendita della Cooperativa Hey Conad, la nuova piattaforma di prodotti e servizi digitali che oltre all’ecommerce offre anche nuovi segmenti dedicati alla salute e alla famiglia.

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Il Gruppo Multicedi

celebra i suoi 30 anni con un bilancio d’esercizio positivo e il consolidamento della leadership nei territori in cui opera

Il Gruppo Multicedi chiude il 2022 con un bilancio di esercizio in crescita, celebra così i 30 anni con il consolidamento della propria leadership nei territori in cui opera. Il fatturato 2022 si attesta a 890 milioni di euro (1,4 mld alle casse), con una previsione di crescita per il 2023 stimata nel 10% dei ricavi puntando quindi al miliardo di fatturato in cessioni. Il patrimonio netto di 104 milioni di euro e un risultato economico di 13,2 milioni di euro confermano tutta la solidità economica di Multicedi, realtà da tempo affermata del panorama GDO in Area 4 e sempre più proiettata con ambizione verso futuri progetti di sviluppo. Nel 2022 si è registrato un incremento dei volumi di produzione di circa il 16,65%, il valore della produzione

del Gruppo, relativamente al risultato di quanto riclassificato secondo il metodo del valore aggiunto, è di 925 milioni di euro circa (793 mln nell’esercizio 2021) con un incremento in valore assoluto pari a 132 milioni di euro circa. L’Ebitda del consolidato è pari a 27,3 milioni di euro circa ed il risultato ante imposte del consolidato è pari ad euro 18,9 milioni circa, entrambe in linea con quanto rendicontato nell’esercizio 2021. Il risultato di esercizio del Gruppo Multicedi 2022 si attesa a 13,4 milioni di euro. Nonostante una sensibile crescita del fatturato Multicedi non ha incrementato i propri utili preferendo sostenere la redditività dei propri affiliati già colpiti nel corso del 2022 da un forte rincaro dei costi energetici.

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Con la contemporanea crescita dell’inflazione da parte dell’industria alimentare e dei comparti dei trasporti e dei materiali di confezionamento Multicedi ha agito tramite un assorbimento parziale dei fattori inflattivi sui listini di cessione e il sostanziale mantenimento dei margini di immesso a chi opera sotto le proprie insegne. Tale scelta di politica commerciale ovviamente è andata a detrimento della potenziale crescita dell’ultima linea ma, per Multicedi, il mantenimento e il sostegno della propria clientela è considerato il primo fattore del suo successo. Multicedi, nei suoi 30 anni d’attività ha costruito e consolidato la propria organizzazione partendo dalla Campania, dove oggi detiene una quota di mercato del 13,5% (GNLC Nielsen 02/2023) e sviluppandosi poi successivamente nelle regioni limitrofe. Oramai Multicedi è una realtà interregionale presente in 7 regioni nel centro sud. Nel 2022 sono stati attivati 55 nuovi punti vendita di cui 22 aperti in Campania, ben 16 nel Lazio, 13 in Puglia, 4 in altre regioni del sud Italia. Ad oggi

l’insegna ammiraglia Decò conta oltre 360 punti vendita, ai quali si affiancano 21 Dodecà (insegna EDLP) e 21 Sebòn. Completano la compagine anche le insegne Flor do Cafè, Quarì e l’insegna pet Ayoka. Nel 2023 le nuove aperture sono già 18, tra queste si annovera anche il quinto AdHoc Cash&Carry, il primo aperto in formula franchising, inaugurato il 5 giugno ad Altamura (Ba). “Sono orgoglioso del lavoro e dell’impegno che tutte le persone di Multicedi mettono ogni giorno in campo. – dichiara Claudio Messina, Amministratore Delegato di Multicedi – Queste rappresentano il motore dell’azienda ed è grazie a loro che Multicedi, di anno in anno, conquista traguardi importanti. Quest’anno Multicedi festeggia i suoi 30 anni e poterlo fare con la consapevolezza e l’orgoglio di essere diventata nel tempo una delle realtà distributive più importanti del sud Italia, ci rende fieri e ci spinge ogni giorno a fare di più.” Multicedi è in continua evoluzione e l’azienda genera valore per gli imprenditori che decidono di aderire alle nostre reti. Tale convenienza nell’operare con le nostre squadre consiste nell’offerta di servizi integrati che offrono ad oggi, a soci e partner, molteplici servizi oltre che l’ampia convenienza delle proprie politiche commerciali e la giusta redditività. È una garanzia di successo e di piena soddisfazione della clientela per chi opera sotto le nostre insegne. Offriamo così un pacchetto competitivo e affinato nel tempo, che non riguarda semplicemente la centralizzazione degli acquisti e i marchi propri Gastronauta e Decò ma abbraccia, in modo strutturato e consulenziale, il supporto continuo dell’ufficio tecnico, della logistica, dell’IT, l’assistenza in vendita, la formazione, le risorse umane, il controllo di gestione oltreché il marketing e la comunicazione.

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Gruppo Supercentro ha presentato il suo bilancio 2022: vendite a 249 milioni, l’Ebitda migliora di oltre un punto percentuale

Il tradizionale Bank&Insurance Day, svoltosi questa mattina presso la sala riunioni del Cedi di San Giorgio J. (TA) alla presenza di partner finanziari, quali banche e assicurazioni, dal management del Gruppo Supercentro e del Dott. M. Peschiulli, consulente strategico aziendale, e stata l’occasione per presentare i risultati del Bilancio 2022. Presente in Puglia, Basilicata e Calabria, Gruppo Supercentro può contare oggi su una rete di circa 140 punti vendita a marchio Sisa, di cui 38 diretti, oltre a 4 cash&carry con insegna Stop&Shop, occupando oltre 500 dipendenti su una superfice di vendita complessiva di quasi 60 mila mq.

I dati del bilancio certificano la crescita delle vendite e delle performance economiche, rafforzano il percorso di crescita e sviluppo del Gruppo e consolidano la competitività dell’azienda, consentendole di posizionarsi, nel mercato di riferimento, tra le prime società quanto ad indicatori di crescita.

Le vendite del Gruppo, sia nel canale ingrosso che in quello retail, hanno registrato una crescita notevole rispetto all’anno precedente (+ 16 MILIONI di euro), superando le aspettative e confermando l’efficacia delle strategie aziendali.

Si registra, inoltre, un significativo incremento dell’EBITDA che migliora di oltre un punto percentuale rispetto al 2021, grazie a una gestione finanziaria

oculata e a una solida strategia di controllo dei costi, consentendo alla Supercentro di investire in nuove opportunità di crescita e di migliorare la posizione finanziaria complessiva, nonostante condizioni esogene non favorevoli.

“Tutte le performance economiche di Supercentro nel 2022 sono state positive” – ha dichiarato il DG A. Bonucci. “Questo risultato – continua il DG –e? stato ottenuto grazie all’impegno dei nostri dipendenti e all’adozione di nuovi processi di gestione e budgeting ad opera del management di Gruppo, che hanno permesso di raggiungere una maggiore efficienza operativa e maggiori ricavi dalle vendite, contribuendo nel complesso alla nostra performance positiva. La strada tracciata dal piano industriale si conferma la nostra “bussola”, continuiamo a percorrerla con tenacia e impegno.”

“L’azienda dimostra essere sempre più solida e performante, come hanno dimostrato i risultati esposti nel B&I DAY, in grado di rapportarsi nel mercato come soggetto affidabile e attrattivo” –ha dichiarato il Presidente P.M. Macripò. “Guardiamo al futuro contando sulle nostre capacita? di mantenere saldi i contatti con la realtà dei territori e affrontare le sfide che ci attendono, conservando intatti la nostra fiducia e l’entusiasmo per poter raggiungere nuovi traguardi.”

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Nel 2022 Conad Adriatico cresce:

fatturato di 2.001 milioni di euro e un importante piano di sviluppo

Si è tenuta nei giorni scorsi l’Assemblea di Bilancio di Conad Adriatico che ha presentato ai suoi Soci i risultati positivi del 2022. La Cooperativa, infatti, archivia il 2022 con un fatturato di 2.001 milioni di euro, registrando un incremento del 8,19% rispetto al 2021, e un patrimonio netto consolidato di 278,4 milioni di euro. Negli ultimi 10 anni, Conad Adriatico ha mantenuto un trend di sviluppo costante, con una c rescita del fatturato del 120%. Nonostante le sfide rappresentate dalla crisi energetica e dall’aumento dell’inflazione che hanno influenzato negativamente i consumi, anche nel 2022 Conad Adriatico ha ottenuto risultati incoraggianti raggiungendo u na quota di mercato del 18,13% nel territorio di sua competenza: Marche (Ascoli Piceno, Fermo, Macerata, Ancona città e alcuni comuni della provincia stessa), Abruzzo, Molise, Puglia e Basilicata. Conad Adriatico si conferma primo gruppo distributivo in Abruzzo con una quota di mercato del 32,6% e prima azienda Top della

grande distribuzione nella Regione Marche e la seconda per valore assoluto in Regione nella classifica stilata dalla Fondazione Aristide Merloni e dall’Università Politecnica delle Marche.

Nel corso del 2022, l’azienda si è dedicata con impegno al sostegno della sua base sociale e del potere d’acquisto dei consumatori, offrendo opportunità di risparmio attraverso una solida politica di supporto per i prodotti a marchio e iniziative di fidelizzazione, generando complessivamente oltre 84 milioni di euro di risparmio per i clienti. In particolare, è stata potenziata l’iniziativa “Bassi e Fissi”, che consiste in un’ampia selezione di prodotti a marchio Conad che soddisfano le esigenze quotidiane dei consumatori. Questo ha comportato l’ampliamento del paniere a oltre 500 articoli e una riduzione dei loro prezzi di vendita , rendendoli competitivi anche rispetto ai canali discount.

L’iniziativa, completamente finanziata da Conad Adriatico senza influenzare

l’analisi del conto economico di Conad

Adriatico a confronto con gli altri Cedi

Conad è stato pubblicato in uno studio recente da GDONews a questo link

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i profitti dei punti vendita, ha portato a un risparmio di oltre 37 milioni di euro per i clienti a dimostrazione dell’impegno dell’azienda nel garantire prodotti di qualità ad un prezzo accessibile a tutti. L’operazione ha portato ad un significativo aumento della quota di vendita dei prodotti a marchio nei territori di Conad Adriatico che si attesta ad oltre il 30% , superando la media del mercato di riferimento del 14%. Durante il 2022, la Cooperativa ha dedicato inoltre sforzi significativi per sostenere la propria base sociale, attraverso il riconoscimento di un contributo economico straordinario ai suoi soci imprenditori alle prese con l’aumento dei costi energetici e dei prodotti, che hanno messo a dura prova la sostenibilità delle imprese. “L’anno appena trascorso è stato caratterizzato da un impegno costante per proteggere il potere d’acquisto dei nostri clienti e sostenere lo sviluppo delle nostre imprese. Nonostante la difficile congiuntura economica, con

un’inflazione che ha raggiunto livelli superiori al 14%, ci siamo adoperati per contenere i rincari, mantenendo sempre al centro i nostri valori e promuovendo una gestione aziendale etica e sostenibile. – ha dichiarato l’Amministratore Delegato di Conad Adriatico Antonio Di Ferdinando – I risultati ottenuti nel 2022 confermano il nostro impegno nel promuovere uno sviluppo sostenibile, focalizzato sul benessere delle persone e dei territori in cui operiamo, mantenendo la nostra posizione di riferimento nella distribuzione moderna. Grazie all’eccezionale impegno, competenza, qualità e responsabilità dei nostri collaboratori, siamo stati in grado di fare la differenza sul mercato. Il successo del nostro modello cooperativo ci dimostra ancora una volta che l’unione e la collaborazione sono le chiavi per un’azienda vincente, sostenibile e che crea valore per il territorio. Guardando al futuro, ci impegniamo a continuare a crescere e consolidarci come punto di riferimento nella

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distribuzione moderna, innovando nei modelli di business e promuovendo un ambizioso piano di sviluppo. Affrontiamo con determinazione le sfide del settore, mantenendo un forte impegno per la sostenibilità ambientale, sociale ed economica.”

Il Piano di Sviluppo Quadriennale

2022-2025

Per il quadriennio 2022 – 2025 Conad Adriatico ha definito infatti un ambizioso piano di sviluppo con investimenti per 352 milioni di euro con interventi mirati alla crescita e alla competitività. Gli investimenti riguarderanno le nuove aperture e l’efficientamento

dei punti di vendita, la qualificazione dell’offerta commerciale e l’ottimizzazione del network logistico, a partire dall’apertura del nuovo hub logistico di Grottaglie (TA), prevista per i primi mesi del 2024. ll nuovo polo logistico sarà dedicato principalmente alla gestione del freddo e si distinguerà per la forte attenzione agli obiettivi di sostenibilità ambientale a partire dagli innovativi sistemi di efficientamento energetico e all’ottimizzazione della catena di distribuzione, che garantiranno importanti benefici in termini di riduzione degli sprechi e delle emissioni climalteranti. L’importo complessivo impegnato nel 2022 nell’ambito del piano investimenti

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è stato di circa 84 milioni di euro, di cui 59 milioni destinati all’apertura di nuovi punti vendita.

La rete di vendita

Nel 2022 la rete di vendita di Conad Adriatico è composta da 453 punti vendita, per una superficie totale di 379.286 mq, gestita da 268 soci imprenditori: Marche (75), Abruzzo (103), Molise (13), Puglia (71), Basilicata (5), Albania e Kosovo (1). La Cooperativa offre i propri prodotti attraverso diversi canali distributivi, con formati che includono: 24 Spazio Conad, 8 Conad Superstore, 186 Conad, 123 Conad City, 29 Margherita Conad, 62 Todis e 16 L’Alimentare. La rete di vendita è completata da 4 distributori di carburante e da 1 Pet Store Conad, a cui si aggiungono 27 Parafarmacie, 12 Ottico Conad e 5 Self 24 Conad.

Le Persone di Conad Adriatico

Anche dal punto di vista occupazionale, Conad Adriatico ha registrato risultati positivi nel 2022, con un aumento del numero dei collaboratori che ammonta a 8.279 (tra sede centrale e rete di vendita), con un incremento di 224 unità rispetto al 2021.

Sostenere le imprese del Territorio

Conad Adriatico coltiva da sempre un solido legame con i territori, dedicando massima attenzione alla valorizzazione delle aziende e della filiera agroalimentare regionale e locale. Nel 2022 la rete di fornitori locali di Conad Adriatico conta 551 produttori locali, con i quali la cooperativa ha sviluppato un fatturato di 490,4 milioni di euro, registrando un aumento di 56,1 milioni di euro rispetto al 2021.

Sostenibilità

Sul fronte della sostenibilità ambientale, Conad Adriatico ha adottato da tempo un percorso virtuoso orientato alla promozione di modelli di gestione attenti all’ambiente e all’adozione di processi innovativi in tema di economia circolare, finalizzati a contrastare il cambiamento climatico e ridurre l’impatto delle proprie attività sull’ambiente. Nel settore della logistica, l’implementazione di questi programmi ha portato nel 2022 a una netta diminuzione delle emissioni di CO2 (-11%) e di PMx (-54%) rispetto al 2021, nonostante l’aumento dei volumi trasportati. Ciò conferma un trend di

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progressivo ammodernamento del parco mezzi e un maggior ricorso a mezzi Euro 6.

L’impegno per la Comunità

Anche nel corso 2022 forte è stato l’impegno di Conad Adriatico in iniziative di responsabilità sociale: 2,8 milioni di euro sono stati destinati per sostenere progetti solidali a favore delle comunità. La Cooperativa ha sostenuto importanti iniziative a favore della scuola, come il progetto Unisona in collaborazione con la Fondazione Conad ETS , dello sport giovanile e delle associazioni e degli enti noprofit nei territori in cui opera, come ad esempio l’apertura degli Empori della Solidarietà in collaborazione

con Caritas Italiana, al fine di fornire sostegno alimentare alle persone che vivono in condizioni di vulnerabilità. Nel 2022 sono 335 i punti vendita della rete di Conad Adriatico impegnati in iniziative “antispreco”, il cui lavoro di attenta gestione convogliano beni alimentari verso numerose associazioni: il Banco Alimentare, Caritas, Empori della Solidarietà, oltre a numerose parrocchie, Protezione Civile, Croce Rossa. Questa rete di preziosa collaborazione ha portato, nel 2022, al recupero di oltre 1 milione di kg di generi alimentari, pari ad un valore di oltre 800.000 euro.

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San Pellegrino chiude il 2022 con

un fatturato di 973 milioni di euro registrando una crescita del 10,8%

Continua la crescita di Sanpellegrino, azienda di riferimento nel settore delle acque minerali e delle bibite non alcoliche. Con quasi 3,6 miliardi di bottiglie prodotte e un fatturato di circa 973 milioni di euro, il Gruppo ha chiuso il bilancio 2022 con un incremento del giro d’affari del 10,8% rispetto al 2021. La forte ripresa del canale OOH (Out-ofHome), in aumento del 25,8% rispetto all’anno precedente, è uno dei fattori che ha trascinato la crescita. Un dato che va attribuito al rimbalzo delle vendite dopo la pandemia, soprattutto nei primi mesi del 2021. Ha contribuito a questi risultati anche l’exploit delle vendite sui mercati internazionali che rappresentano il 65% del fatturato del Gruppo, con un valore di 629 milioni di euro in crescita del 16,6%.

I brand Internazionali hanno giocato un ruolo fondamentale, in particolare, Acqua Panna ha visto un aumento record delle vendite del 49% a livello globale, seguita da S.Pellegrino (+17%) e dalle bibite Sanpellegrino (+4,7%). Un contributo significativo è stato dato anche dall’innovazione rappresentata da Levissima Natura.

I mercati che hanno maggiormente contribuito alla crescita sono gli Stati Uniti, con un aumento del fatturato del 10,4%, grazie soprattutto all’ottima performance di Acqua Panna, a cui si aggiungono il Canada (+14,1%), la Francia (+12,8%) e il Regno Unito (+10,0%) dove

a trainare le vendite è stata invece la performance di S.Pellegrino. Anche in altri Paesi europei si sono registrati risultati positivi, con aumenti significativi in Spagna (+42,2%), Germania (+15,5%), Belgio (+13,9%) e Svizzera (+10,7%). La Cina ha continuato a rappresentare un mercato in crescita anche nel 2022, con un aumento del fatturato del 18,9%, che l’ha portata a diventare il nono Paese estero più importante in termini di vendite.

Anche il mercato italiano ha contribuito positivamente ai risultati 2022, con un incremento dell’11,5% del fatturato, arrivando a toccare i 336 milioni di euro. Fra i brand che si sono distinti per performance ci sono Acqua Panna (+31,9%), seguita da S.Pellegrino (+30%), dalle Bibite Sanpellegrino (+18%) e dagli Aperitivi (+12,5%).

“Nonostante le tensioni sulle filiere produttive e logistiche legate al delicato contesto internazionale, i risultati ottenuti nel 2022 confermano la solidità del Gruppo Sanpellegrino. L’incremento del giro di affari del 16,6% sui mercati internazionali e dell’11,5% sul mercato domestico, testimoniano ancora una volta come la qualità dei nostri prodotti sia riconosciuta e apprezzata a livello italiano e internazionale. – ha dichiarato Michel Beneventi, Amministratore Delegato del Gruppo Sanpellegrino

– Proseguirà quindi anche nel 2023 il nostro impegno per portare sulle

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tavole di tutto il mondo i brand, simbolo dell’eccellenza del made in Italy e dello stile di vita italiano”.

Grazie a un modello di crescita improntato alla sostenibilità e alla creazione di valore condiviso, i risultati positivi ottenuti da Sanpellegrino si riverberano sui territori e le comunità in cui l’azienda è presente, generando significative ricadute socioeconomiche lungo l’intera catena produzione-consumo. Secondo lo studio “Sanpellegrino crea valore per l’Italia” realizzato da Althesys Strategic Consultant, nel 2022 Sanpellegrino ha creato 2,5 miliardi di euro di valore condiviso, pari allo 0,13% del PIL , e oltre 44mila posti di lavoro, che corrispondono allo 0,17% degli occupati totali in Italia nel 2022.

Prosegue anche l’impegno di Sanpellegrino per la gestione responsabile e sostenibile delle risorse idriche, grazie a progetti orientati alla riduzione, al riutilizzo e al riciclo dell’acqua impiegata in tutte le sue attività produttive, che hanno permesso al Gruppo di risparmiare 295 milioni di litri negli ultimi 5 anni. Nel 2022 l’azienda ha conseguito anche nuovo e importante traguardo: lo stabilimento di Acqua Panna a Scarperia (FI) ha ottenuto la certificazione AWS (Alliance for Water Stewardship), che attesta il rispetto del bilancio idrico, la condivisione di conoscenze e la collaborazione con il territorio per preservare e migliorare la qualità dell’acqua disponibile. Questo riconoscimento si aggiunge a quello già conseguito dal sito produttivo di Ruspino, dove si imbottiglia la celebre acqua S.Pellegrino, ed è un importante passo avanti nel progetto del Gruppo, che mira ad ottenere entro il 2025 la certificazione di tutti gli stabilimenti in Italia.

91 RISULTATI 2022 GDOnews | Luglio & Agosto 2023

chiude il 2022 con +25% di ricavi e consolida ulteriormente la propria presenza nei mercati esteri

Un bilancio di esercizio che sancisce il pieno ritorno ai valori pre crisi pandemica e che permette non solo un completo recupero delle performance aziendali nelle vendite, ma anche un ulteriore rafforzamento nei mercati export rispetto agli anni di rallentamento causati dagli effetti sul mercato provocati dal Covid-19.

Il 2022 si è chiuso più che positivamente per la Procaffè Spa – società del solido e strutturato gruppo austriaco WEDL & Hofmann GmbH – che controlla produzione e distribuzione di caffè di cinque marchi storici quali Bristot, Breda, Vescovi, Testarossa e Deorsola.

I ricavi 2022 si sono assestati a quota 37,1 mln di euro contro i 29,6 mln euro registrati nel 2021, totalizzando così oltre +25% su base annua. Una costante ripresa delle vendite che ha riportato a livelli pre-pandemici anche il valore della marginalità operativa, permettendo all’azienda veneta di chiudere il bilancio 2022 con un Ebitda di 2,6 mln di euro (erano stati 2,1 mln euro nel 2021) e a far ritrovare a Procaffè la piena stabilità degli indici patrimoniali e finanziari, oltre a garantirle un’utile per 395 mila euro. Nel 2022 l’export incide per il 57% dei ricavi con un perimetro pressoché costante, dove particolare sviluppo lo hanno fatto rilevare il mercato greco – ove peraltro vi è stata nel corso del 2023 l’inaugurazione di un nuovo insediamento commerciale diretto

ad Atene – il mercato tedesco il cui rafforzamento passa anche attraverso la nuova sede commerciale inaugurata nel 2022 ed il mercato rumeno, dove è stato allargato il posizionamento del prodotto nel mercato della GDO, oltre a quello già presidiato dell’Horeca.

È proseguito nel 2022 il processo di espansione nel mercato statunitense, dove l’operatività della sede commerciale USA ha permesso una crescita di circa il 45% del fatturato caratteristico rispetto a quanto registrato nel 2021, consentendo alla subsidiary il conseguimento di un risultato positivo.

Allo sviluppo dei mercati si è unita la crescita del numero dei collaboratori, che oggi sono arrivati a quota 150 a livello di gruppo Procaffè, con 25 nuovi inserimenti nel periodo 202223.Gli investimenti di Procaffè hanno riguardato anche il mercato italiano, all’interno del quale l’azienda si è concentrata nel rafforzamento della propria presenza nei mercati del Nord-Ovest e del Trentino Alto Adige, dotandosi in quest’ultimo caso di una nuova unità locale logistica e di un hub per le manutenzioni a Bressanone.

Non è mancata la pianificazione degli investimenti anche per l’area bellunese con l’imminente acquisizione di un fabbricato limitrofo allo stabilimento produttivo a supporto dei piani di sviluppo aziendali.

92 RISULTATI 2022 GDOnews | Luglio & Agosto 2023 Procaffè

“Abbiamo chiuso un anno di grande lavoro e di ottimi risultati – è il commento del CFO di Procaffè, Boris Battistella – con un rafforzamento ulteriore sul mercato estero, non tralasciando però gli investimenti per il consolidamento e per lo sviluppo di quello italiano. I primi cinque mesi del 2023 vedono le vendite salire del 20% rispetto allo stesso periodo dello scorso esercizio, crescendo ulteriormente nel posizionamento commerciale nel mercato della Gdo nell’area

Nielsen 2, rispetto ai competitor diretti. La strategia di rebranding adottata nell’ultimo biennio sta sicuramente portando i suoi frutti e avremmo potuto sicuramente crescere ancora nei risultati economici se non fosse per l’incidenza dei costi di energia e materia prima, che, come azienda, abbiamo preferito in parte assorbire per evitarne la completa ricaduta sul consumatore finale”.

93 RISULTATI 2022 GDOnews | Luglio & Agosto 2023

Surgital ha chiuso il bilancio 2022 con un incremento del

39% rispetto all’esercizio precedente

Chiude e deposita il bilancio 2022 Surgital, la prima azienda italiana produttrice di pasta fresca surgelata, piatti pronti surgelati e sughi in pepite surgelati per la ristorazione, catering e canale bar.

Il 2022 si è chiuso con un valore della produzione di Gruppo di 109.500.000 € (54% Italia e 46% estero), che segna un incremento del 39% rispetto all’esercizio precedente; margine operativo lordo (EBIDTA) 17.800.000 €, utile netto di esercizio 8.000.000 €. Del Gruppo Surgital fanno parte Surgital SpA , la capogruppo, Surgital France sarl, Surgital America Inc. e Ca’ Pelletti Retail srl. Horeca e food service rappresentano il 70%, mentre il restante 30% si riferisce alla gestione direzionale nei canali GDO, door to door e PL industriale.

Prospettive 2023

Anche le prospettive 2023 sono positive: il budget è stato definito, la crescita prevede di superare il 10% in termini di ricavi, nonostante il mercato europeo e americano sia ancora denso di incognite, a livello di inflazione. Dal punto di vista dei costi, l’incertezza è ancora elevata l’inflazione si mantiene alta e molte materie prime utilizzate dall’azienda non accennano a diminuire.

Nel budget di previsione, Surgital tiene conto anche dei costi di trasporto, in

lieve calo, soprattutto quelli oltre mare. Anche per le controllate Surgital France sarl, Surgital America Inc. e Ca’ Pelletti Retail, sono stati definiti i piani di sviluppo 2023 e dovrebbero anch’esse mantenere il buon andamento del 2022.

Così Massimiliano Bacchini, membro

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del CDA e Direttore Commerciale di Surgital: “I risultati sono stati superiori rispetto al budget di previsione, la crescita è avvenuta in modo equilibrato sia in Italia che nei mercati di esportazione, dando conferma della prospettiva positiva a medio-lungo termine, cioè a 3-5 anni. A fronte di questo trend, continuiamo nelle politiche di sviluppo sia a livello produttivo, dove stiamo ancora investendo nelle strutture che nell’efficienza energetica; allo stesso tempo stiamo incrementando il presidio sui principali mercati di riferimento di Surgital, foodservice principalmente – qui sviluppiamo il 75% del nostro turnover – dove

continueremo ad implementare la distribuzione del prodotto. Per questo non manchiamo di partecipare alle principali fiere internazionali, come Tuttofood di Milano o Anuga di Colonia, ad ottobre, oltre ad altre già pianificate in Europa.

Tra gli impegni più importanti di quest’anno, c’è quello di completare il nostro primo Bilancio di Sostenibilità, a cui teniamo molto, che presenteremo nel 2024. Non sarà una trasformazione inaspettata quella che presenteremo, perché Surgital è attenta all’inclusività delle persone, ai temi sociali e al rispetto dell’ambiente sin dalla sua fondazione. In tal senso, continueremo a perseguire la nostra mission, che è

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quella di restituire il più possibile risorse e lavoro al nostro territorio”.

Obiettivo 2025: 140 milioni.

Grazie al trend di crescita, indicato anche dalla pubblicazione del Bilancio 2022, Surgital conferma la stima del risultato a fine piano (31 dicembre 2025) di circa 140 milioni di euro, +40% rispetto al budget destinato al precedente piano industriale del periodo 2020-2022.

Proseguono così diverse operazioni per il miglioramento strutturale e gestionale.

Oggi la superficie produttiva è di 35.000 mq, su un’area totale di 200.000 mq. Nel triennio precedente sono state

installate 5 nuove linee produttive – in aggiunta alle 28 già presenti in azienda – che permettono lo sviluppo di tutte le categorie merceologiche trattate, ovvero pasta ripiena fresca surgelata, pasta lunga e corta fresca surgelata, piatti pronti e sughi surgelati.

Gli investimenti in impianti e strutture produttive sono pianificati in circa 20 milioni nel triennio 2325 e sono destinati a proseguire il potenziamento della capacità produttiva dello stabilimento di Lavezzola attraverso l’inserimento di 2 nuove linee di produzione per le categorie dei piatti pronti e dei sughi pronti, oltre ad altre migliorie nei processi di confezionamento sulle linee

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già esistenti. Ulteriori aree di investimento riguardano la componente energetica del sito produttivo; è già infatti in fase operativa l’ammodernamento della centrale di trigenerazione esistente, su cui sono previsti diversi interventi in termini di miglioramento dell’efficienza per la riduzione dei consumi globali; oltre a questo, nella primavera 23 sarà installato un nuovo impianto fotovoltaico in un’area adiacente lo stabilimento, che consentirà il raggiungimento di una potenza massima di produzione di energia elettrica di 2,5 MW/ora.

L’obiettivo prefissato è quello di poter rendere il plant di Lavezzola autosufficiente in termini energetici, con una capacità totale di oltre 8/MW ora di autoproduzione.

Queste strategie di intervento confermano quanto innovazione e sostenibilità siano da anni asset fondamentali e distintivi di Surgital: dall’attenzione al processo di conservazione, che non prevede alcun additivo ma la sola applicazione della tecnologia del freddo, all’autonomia energetica appunto, grazie ai sistemi fotovoltaici e alle centrali di cogenerazione, attraverso i quali ogni mese è garantito un risparmio di CO2 pari a 370 tonnellate.

Nel piano non mancano infine programmi di riorganizzazione interna, nell’area commerciale e marketing, anche grazie all’implementazione di un nuovo progetto CRM, operativo nel corso del 23, oltre all’incremento di personale, in Italia, in Francia e in Nord America. A questo si aggiungono iniziative di trasformazione digitale e automazione sempre più evolute, per garantire l’alta qualità dei prodotti, caratteristica distintiva riconosciuta dal mercato internazionale.

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Alessandro D’Este nuovo Presidente di GS1 Italy

Alessandro d’Este è il nuovo Presidente di GS1 Italy, l’associazione che riunisce 40 mila imprese di beni di consumo che condividono sistemi, soluzioni, servizi e osservatori per migliorare gli scambi di informazioni tra le imprese della supply chain, aumentare l’efficienza dei processi aziendali, adottare scelte sostenibili e arricchire i rapporti con i consumatori.

Per il triennio 2023-2025, al fianco di Alessandro d’Este lavoreranno tre nuovi Vice Presidenti di GS1 Italy: Francesco Del Porto, president region Italy del Gruppo Barilla, per l’Industria, Maura Latini, amministratrice delegata di Coop Italia, e Maniele Tasca, direttore

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generale di Selex Gruppo Commerciale, per la Distribuzione.

«Sono molto lieto di assumere questo ruolo in GS1 Italy» ha dichiarato

Alessandro d’Este. «Ringrazio sia la parte industriale che quella distributiva per la fiducia che mi hanno accordato e mi impegno sin da ora ad essere il Presidente di tutti, con l’obiettivo di portare avanti un programma di lavori il più fattivo possibile. Ringrazio, inoltre, il past president Francesco Pugliese per l’ottimo lavoro svolto».

Alessandro d’Este si è laureato a Firenze

in Economia e ha concluso corsi postuniversitari in General management presso la Emory University, l’INSEAD e la Cranfield University.

Ha percorso esperienze in alcune Industry: Retail, FMCG e Prodotti durevoli, nelle funzioni Marketing, Sales e Supply Chain, in Europa, USA e Asia. Ha raggiunto Ferrero, dal gennaio 2016, come presidente e amministratore delegato della Società Commerciale Italiana.

Da giugno 2020 a giugno 2023 è stato presidente di IBC.

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“mi impegno sin da ora ad essere il Presidente di tutti, con l’obiettivo di portare avanti un programma di lavori il più fattivo possibile.”

Andrea Valente confermato alla presidenza di Italmopa dopo l’assemblea generale

In occasione dell’odierna Assemblea Generale annuale, Andrea Valente, titolare di Molini Valente di Felizzano (AL) è stato confermato, per il biennio 2023/2024, alla Presidenza di Italmopa –Associazione Industriali Mugnai d’Italia (Confindustria), l’Associazione che rappresenta, in via esclusiva, l’Industria molitoria nazionale a frumento tenero e a frumento duro.

“Innanzitutto, ringrazio i Colleghi per la fiducia accordatami. Possiamo senz’altro affermare che l’ultimo anno è stato denso di difficoltà per le Aziende associate, anche per via dell’esplosione dei costi di produzione. E’ tuttavia opportuno sottolineare che i molini hanno nuovamente risposto in modo eccellente, garantendo continuità di fornitura al mercato, come già verificatosi durante il periodo Covid” afferma Valente “Il prossimo anno si preannuncia altrettanto complesso e la nostra Associazione si appresta ad affrontare nuove importanti sfide alle quali cercherà di far fronte, come di consueto, con impegno e dedizione per rappresentare al meglio le imprese associate e, più in generale, gli interessi e le istanze dell’intero comparto sia presso le sedi istituzionali, sia nei rapporti con gli stakeholders”.

Andrea Valente continuerà ad essere coadiuvato nelle sue funzioni dagli attuali vicepresidenti: Alexander Rieper (Rieper A.) ed Emanuela Munari (Munari F.lli).

Andamento economico del comparto molitorio nazionale nel 2022

Nel corso dell’Assemblea Generale annuale, Italmopa ha diffuso i dati del comparto molitorio nazionale relativi al 2022 caratterizzato da un andamento

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positivo dei volumi produttivi in ambedue i comparti della macinazione del frumento tenero e del frumento duro. Entrambi i comparti hanno, inoltre, registrato un incremento dei fatturati per via del forte aumento dei costi delle materie prime agricole ed energetiche che ha inciso, inevitabilmente, sulle quotazioni degli sfarinati.

I volumi degli sfarinati prodotti dall’Industria molitoria nazionale si sarebbero attestati, nel 2022, su 8,128 milioni di tonnellate, con un incremento del 4,1% circa rispetto ai volumi calcolati nel 2021 pari a 7,810 milioni di tonnellate, mentre il volume complessivo dei prodotti dell’Industria molitoria italiana – comprensivi anche dei sottoprodotti della macinazione – avrebbe raggiunto 11,583 milioni di tonnellate (11,130 milioni di tonnellate nel 2021).

Sulla base degli indicatori relativi alla produzione e ai prezzi delle diverse tipologie di sfarinati e sottoprodotti della macinazione, il fatturato dell’Industria molitoria avrebbe complessivamente raggiunto 6,102 miliardi di euro con un incremento del 42,4% rispetto al fatturato 2021 calcolato in 4,288 miliardi di euro.

Per quanto concerne il comparto della macinazione del frumento tenero, si sarebbe verificato un incremento complessivo dei volumi produttivi di farine stimato del 3,4% rispetto al 2021 (da 3,930 a 4,062 milioni di tonnellate).

L’andamento positivo avrebbe riguardato anche il principale canale di commercializzazione, quello della panificazione, che aveva sempre fatto registrare, nel passato non solo recente, una costante e preoccupante dinamica flessiva: la produzione di farine destinate al canale della panificazione e dei prodotti sostitutivi avrebbe così registrato una incoraggiante crescita

complessiva del 3,9%, trainata dalla robusta richiesta proveniente dalla grande distribuzione, mentre è apparsa più debole, ma comunque positiva, anche la domanda proveniente dal canale dei panifici artigianali. Sostanzialmente stabile, ma comunque con segno positivo, la produzione di farine destinate al comparto dolciario (+0,4%) nonostante la contrazione della domanda per la produzione di dolci da ricorrenza. Proseguono i trend particolarmente positivi, e ormai consolidatosi negli anni, della domanda proveniente, da un lato dal canale pizza (+7,2%), trainato dal comparto surgelato (+13,2%), e, dall’altro, dall’export (+19,8% ) per via di un sempre più diffuso apprezzamento, all’estero, della qualità e della versatilità delle farine italiane. In riduzione, infine, il volume di farine venduto sugli scaffali: la contrazione dell’8,6% delle vendite costituisce un ulteriore ridimensionamento dei fenomeni di accaparramento che si erano verificati, da parte dei consumatori, nella prima fase dell’emergenza Covid. Il fatturato 2022 del comparto molitorio a frumento tenero, tenuto conto dell’aumento medio, rispetto al 2021, del prezzo delle farine (+44,6%) e delle crusche (+38,1%) – risultante in primis dall’incremento della materia prima frumento tenero (+40,9% rispetto al 2021) e anche dei costi energetici e logistici – dovrebbe situarsi su 2,997 miliardi di euro con un aumento del 43,2% rispetto al fatturato 2021, calcolato in 2,093 miliardi di euro.

Per quanto riguarda il comparto della macinazione del frumento duro, nel 2022 si sarebbe constatato un incremento complessivo, rispetto al 2021, del 4,8% circa della produzione di semole, ascrivibile all’andamento complessivamente positivo della

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domanda proveniente dall’Industria pastaria, essa stessa trascinata dai buoni risultati registrati sul fronte delle esportazioni. Da notare che la domanda di semole, sostenuta nel corso del primo semestre del 2022, ha successivamente fatto registrare un andamento certamente meno vigoroso nel corso dei mesi successivi. L’incremento del fatturato è risultato percentualmente significativo, quale inevitabile e diretta conseguenza dell’adeguamento, seppur parziale, delle quotazioni dei prodotti della macinazione alle tensioni, senza precedenti, sui prezzi delle materie prime, agricole ed energetiche, che possono rappresentare, è opportuno ricordarlo,

sino al 90% dei costi totali di produzione. La variazione media, rispetto al 2021, delle quotazioni delle semole (+41,0% circa) e dei sottoprodotti della macinazione (+43% circa) avrebbe così determinato un fatturato complessivo del comparto di circa 3,105 miliardi di euro, con un aumento del 41,5 % rispetto al fatturato 2021 calcolato in 2,195 miliardi di euro. per la Sezione Molini a frumento tenero, Enzo Martinelli (Candeal Commercio) e Umberto Sacco (Moderne Semolerie Italiane) per la Sezione Molini a frumento duro. Alexander Rieper ed Enzo Martinelli ricoprono altresì rispettivamente la carica di Presidente della Sezione Molini a frumento tenero e Presidente della Sezione Molini a frumento duro.

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Paolo Cetorelli è il nuovo presidente di ESD Italia

Lo scorso 15 giugno si è tenuta l’Assemblea del Soci di ESD ITALIA per l’approvazione del bilancio 2022 ed il rinnovo delle cariche sociali. I Soci di ESD Italia, fondata nel 2001, hanno già confermato alla fine del 2022 l’impegno a collaborare rinnovando i Mandati fino al 2026. L’Assemblea è stata l’occasione per commentare i risultati di questi primi mesi del 2023, durante i quali la compagine ESD sta registrando una crescita del +14,1%, con un differenziale di oltre 3 punti percentuali rispetto alla concorrenza, ed una quota di mercato del 23,4%, che ne conferma la leadership tra le centrali (Fonte Circana – canali I+S+St+Disc+Drug+C&C). Nel corso dell’Assemblea è stato nominato il nuovo Consiglio di Amministrazione.

Paolo Cetorelli di CediGros (Selex)

è il nuovo Presidente di ESD Italia.

Vengono nominati Consiglieri: Dario

Brendolan (Selex), Paul Klotz (Aspiag), Paolo Orrigoni (Agorà Network),

Francesco Pomarico (Selex), Maniele Tasca (Selex); nei ruoli di vice-presidenti Marcello Cestaro (Selex) e Sergio Reale (Acqua & Sapone). Maniele Tasca è stato confermato Consigliere Delegato. “Sono onorato dell’incarico ricevuto e convinto dell’importante ruolo che ESD ITALIA riveste per le Imprese Mandanti” – ha commentato il Presidente Cetorelli – “Stiamo registrando buoni risultati ma rimane la forte preoccupazione per il contesto inflattivo che non sembra attenuarsi ed ha già determinato erosione del potere d’acquisto e calo dei consumi ”. Con una rete di punti di vendita di oltre 5.880 unità, ESD Italia è cresciuta in questi 22 anni grazie ad un’alleanza di lungo periodo tra aziende imprenditoriali di qualità e affidabilità commerciale, economica e finanziaria. ESD Italia è socio-fondatore di EMD

– European Marketing Distribution AG – la prima Centrale d’Acquisto per dimensione a livello europeo.

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Maura Latini eletta presidente di Coop Italia. Domenico Brisigotti

nominato Direttore Generale

Cambiano gli assetti di governance delle due principali strutture nazionali del sistema Coop e vengono ratificate nuove nomine. Sono queste le principali novità dell’Assemblea di Coop Italia svoltasi a Bologna oggi 21 giugno e della successiva Assemblea di AnccCoop (l’Associazione Nazionale delle Cooperative di Consumatori) che si svolgerà a Roma i prossimi 13 e 14 luglio. Alla base delle decisioni prese e degli orientamenti per il prossimo futuro c’è la volontà di distinguere le funzioni del Consorzio Nazionale (Coop Italia) e dell’Associazione Nazionale (ANCCCoop); Coop Italia rafforza i suoi compiti di struttura manageriale al servizio delle Cooperative sulle attività di negoziazione, sullo sviluppo del Prodotto Coop e sul Piano di Comunicazione; ANCC-Coop, oltre alle classiche funzioni di rappresentanza e di gestione dei contratti di lavoro, sarà luogo del confronto strategico per progetti comuni delle Cooperative e di stimolo e indirizzo ai diversi consorzi nazionali di Coop. Questa scelta comporta anche una distinzione tra il ruolo che i rappresentanti della proprietà svolgeranno in ANCCCoop e quella che i dirigenti apicali svolgeranno in Coop Italia. Proprio con questo scopo si rinnova il Cda di Coop Italia con l’ingresso di nuovi consiglieri (direttori generali, amministratori delegati e figure analoghe delle principali cooperative) e in questa ottica cambiano le nomine votate dal

Consiglio di Amministrazione appena eletto.

Maura Latini, già Amministratrice Delegata, assume il ruolo di Presidente affiancata da Maurizio Prandi Direttore Generale di Coop Reno in qualità di VicePresidente, mentre Domenico Brisigotti è nominato Direttore Generale. L’Assemblea di Coop Italia ha voluto

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ringraziare Marco Pedroni Presidente ANCC-Coop per l’importante lavoro svolto in Coop Italia negli ultimi 10 anni. L’Assemblea ha confermato la strategia per i prossimi anni che vede al centro un prodotto a marchio Coop come sintesi di qualità e convenienza che si affianca alle marche importanti, con l’obiettivo di sostenere i soci e i consumatori per la difesa del potere di acquisto. Questa strategia ha già iniziato a dare buoni risultati nel 2022 e in questa prima parte del 2023 con il forte aumento della quota a valore e a quantità del Prodotto Coop; nei primi 5 mesi del 2023 31,4% a valore (+4,6) e 36,1% a volume (+4,0), generando così il contenimento del costo del carrello della spesa. Le vendite GDO di Coop nel 2022 sono

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state di oltre 14,0 miliardi di euro (+6,4% sull’anno precedente), i volumi totali (incluse le altre attività) raggiungono i 16,1 miliardi di euro (+12,4%). Nei primi mesi del 2023 le vendite GDO Coop crescono del +12,8%.

“Sono grata per la fiducia in me riposta ma al tempo stesso sono consapevole che stiamo affrontando un periodo estremamente complesso che vede Coop in un mercato altamente competitivo e sfidante – ha voluto dire Maura Latini – I nuovi assetti deliberati dalle cooperative di consumatori e assegnati alle strutture nazionali ci renderanno più efficienti e efficaci nella realizzazione dei progetti che ci daremo a partire dallo sviluppo tuttora in corso ma ancora da completare

del Prodotto Coop e in generale per difendere il potere d’acquisto delle famiglie italiane”.

“Sono felice dell’incarico di Presidente di Coop Italia a Maura Latini e di Direttore Generale a Domenico Brisigotti, colleghi di grande valore con cui ho lavorato benissimo in tutti questi anni. -sottolinea Marco Pedroni – Sono scelte che significano anche continuità degli importanti progetti avviati. Continua il mio impegno in Coop in una Associazione Nazionale rafforzata per compiti e per presenza dei Presidenti delle Cooperative nell’organo di Presidenza”.

Nell’ Assemblea dell’ANCC-Coop prevista a luglio Marco Pedroni è candidato alla Presidenza.

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Pietro Ragozzino confermato alla presidenza di Gruppo Multicedi, diventa anche amministratore delegato

Nel segno della continuità aziendale, il Gruppo Multicedi rinnova la fiducia al Presidente Pietro Ragozzino, a cui viene affidata anche la carica di Amministratore Delegato, e al Vicepresidente Luigi

Irollo. Claudio Messina, Amministratore Delegato di Multicedi dal 1993 al 2000 e dal 2020 al 2023, dopo aver traghettato il gruppo nel consolidamento della leadership nei territori in cui opera, lascia la carica continuando a far parte del Consiglio di Amministrazione.

Il consiglio di amministrazione di Multicedi è composto da: Catania

Antonello, Irollo Luigi, Lombardi

Augusto, Messina Barbaro, Messina

Claudio, Moccia Ciro, Montanino

Pasquale, Papallo Giancarlo, Ragozzino

Pietro, Rea Antonio, Siciliano Antonio.

Per Multinvest: confermati il Presidente

Catania Antonello e i consiglieri

D’Appollonio Antonino e Trincone

Gennaro. Il Consiglio di Amministrazione tutto, unito al Direttore Generale Maurizio Schiraldi, proseguirà nel portare il Gruppo Multicedi al raggiungimento di nuovi e importanti traguardi. Multicedi, nei suoi 30 anni d’attività ha costruito e consolidato la propria organizzazione partendo dalla Campania, dove oggi detiene una quota di mercato del 13,5% (GNLC Nielsen 02/2023), e sviluppandosi poi successivamente nelle regioni limitrofe.

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Emanuele De Longhi nominato Head of Marketing Communication & Media di Samsung Electronics Italia

Samsung Electronics Italia annuncia la nomina di Emanuele De Longhi a Head of Marketing Communication & Media di Samsung Electronics Italia In questo nuovo ruolo, Emanuele De Longhi guiderà la divisione Marketing Communication & Media riportando direttamente al Presidente Seho Kim. Il manager avrà la responsabilità di delineare, gestire e implementare i piani marketing e le strategie di comunicazione dell’azienda per l’area Marcom, l’area Crm digital marketing e l’area media, in linea con i piani strategici dell’azienda. Obiettivo evolvere ulteriormente l’approccio di marca per dialogare con un pubblico più giovane, Millenials e Generazione Z, individuando nuovi spazi e touchpoint e confermandosi come leader innovativo e dinamico.

Emanuele De Longhi, milanese classe 1977 laureato in Economia, continua il suo percorso professionale in Samsung Electronics Italia iniziato nel 2007, dove, all’interno della divisione Home Appliance, ha ricoperto ruoli di crescente responsabilità, sia in ambito commerciale, che in ambito marketing, tra cui l’incarico di Head of Home Appliance Marketing a partire dal 2017. Precedentemente ha lavorato in Gfk Marketing Services Italia nel ruolo di Account Executive.

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Nicoletta Maffini nuova presidente di AssoBio, le congratulazioni di FederBio

Cresce la leadership femminile ai vertici delle organizzazioni del biologico. Nicoletta Maffini, Direttore Generale di Conapi, è stata eletta nuova Presidente di AssoBio, l’associazione nazionale delle imprese di produzione, trasformazione e distribuzione dei prodotti biologici e naturali.

Con una nota FederBio si congratula con la nuova Presidente nella convinzione che sia fondamentale per il settore continuare nel percorso di collaborazione. Le iniziative congiunte finalizzate alla valorizzazione del biologico Made in Italy contribuiranno a sostenere la transizione agroecologica dell’agroalimentare nazionale, in linea con il Piano d’azione e gli obiettivi del Green Deal e delle Strategie Ue Farm to Fork e Biodiversità.

Già Vice presidente di AssoBio, Maffini è stata per 7 anni Direttore commerciale e marketing del Consorzio Nazionale Apicoltori prima di assumerne la direzione generale.

L’augurio di FederBio si estende, inoltre, al

Vice Presidente Jacopo Orlando e a tutto il Consiglio Direttivo eletto nell’Assemblea di ieri. “Sono davvero soddisfatta di questa nomina che rafforza la presenza femminile in ruoli direzionali chiave del settore; anche da questo punto di vista il biologico conferma la grande capacità d’innovazione – ha dichiarato Maria Grazia Mammuccini, Presidente FederBio – Nicoletta è una figura di spicco del comparto, con una consolidata conoscenza dell’agroalimentare bio. Grazie alle sue competenze e all’impegno per il biologico, sono certa che continueremo la preziosa sinergia per sostenere il settore, a partire dall’aumento della produzione e al rilancio dei consumi di alimenti biologici. Un sentito ringraziamento a Roberto Zanoni, presidente uscente di AssoBio, per la grande collaborazione portata avanti in tutti questi anni e per l’impegno che abbiamo condiviso per l’approvazione della legge sul bio, un risultato fondamentale per far crescere tutto il comparto biologico”.

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A fine 2023 si concluderà la colaborazione fra Gruppo VéGé e Carrefour Italia

Gruppo VéGé e Carrefour Italia, alla fine del 2023, non rinnoveranno l’attuale accordo di collaborazione nell’ambito di Aicube 4.0, la centrale d’acquisto nata nel 2018.

Saranno mantenuti sino a fine anno sia gli impegni in essere, già stipulati con i partner dell’industria di marca, che eventuali accordi ancora in corso di definizione.

Resterà invariata, inoltre, la collaborazione con l’industria di marca in merito a trends e dati sul consumo, in modo da indirizzarne ancora sinergicamente la crescita.

Per il futuro, in ogni caso, Gruppo VéGé e Carrefour Italia si riservano di valutare eventuali nuove modalità di collaborazione in un’ottica di maggior efficacia.

“Siamo felici di aver compiuto questo percorso insieme a Gruppo VéGé in

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questi cinque anni” afferma Christophe Rabatel, Amministratore delegato di Carrefour Italia “è stata una grande occasione per sviluppare rapporti solidi con grandi partner e per collaborare con successo ad uno dei progetti più ambiziosi della Distribuzione Moderna. Questa esperienza è una dimostrazione del pieno radicamento di Carrefour in Italia e confermiamo il nostro impegno in questo senso: continueremo a lavorare per creare valore insieme per tutti i nostri partner, anche grazie alle importanti sinergie su cui un Gruppo internazionale come il nostro può contare”.

“La partnership stretta con Carrefour nella creazione di Aicube

4.0 è stata un’esperienza di cui andare fieri” commenta Giovanni Arena, Presidente di Gruppo VéGé “Insieme abbiamo dato il via ad una collaborazione che si è dimostrata solida e proficua mettendo a frutto il meglio delle esperienze acquisite in questi anni nel costruire una realtà in grado di portare vera innovazione nella Distribuzione Moderna. Gruppo VéGé proseguirà il suo percorso evolutivo secondo i dettami inseriti nel Piano VéGé 2030, puntando sul rafforzamento delle proprie imprese, crescita per acquisizioni, forte digitalizzazione, consolidamento delle attività nell’ambito della sostenibilità e marcata innovazione di format”.

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Carrefour e VèGè, un divorzio che era nell’aria.

Cosa c’è dietro?

Sono mesi che la notizia aleggia sul mercato della GDO, voci interne alle compagini lo avevano detto a chi scrive in forma confidenziale e puntualmente, come da tradizione, le separazioni a fine anno si comunicano l’estate prima. Così è stato anche per la fine del matrimonio tra VèGè e Carrefour. Senza entrare nel merito del chi è stato a tagliare, cosa inutile, è sufficiente affermare che quando le basi di collaborazione non sono troppo solide i progetti sono destinati a naufragare. ESD dura da oltre venti anni, le altre supercentrali no.

La prima domanda da porsi è: è necessario ancora lavorare in una supercentrale che produce un ulteriore costo per i già deboli bilanci delle aziende? La risposta è semplice: dipende dal ritorno dell’investimento. Normalmente il costo di appartenenza alla supercentrale è intorno allo 0,5% del “fatturato concentrato”, cioè quello prodotto dai contratti realizzati dalla medesima supercentrale. Normalmente il “concentrato” è una fetta piuttosto importante del totale fatturato delle singole imprese retail, pertanto è un costo che deve essere valutato con serietà. Dicevamo che ESD sopravvive da oltre venti anni: la ragione è semplice, evidentemente il costo per appartenere ad essa porta benefici tangibili alla compagine. Negli articoli in cui abbiamo pubblicato gli studi su ESD, relativi alle quote di mercato delle Centrali e degli associati territoriali, oltre agli andamenti delle aziende in termini di evoluzione dei margini e dei fatturati e sulle centrali ad essa legate, abbiamo messo in evidenza come tutte le imprese siano cresciute

con decisione grazie ad una solida collaborazione. Uniformità di vedute, principi condivisi e poco fastidio sui territori. Coop Italia ed Esselunga già da tempo non appartengono più a nessuna organizzazione, negoziano da sole i

Per sapere tutti i

numeri di ESD:

La metamorfosi di Selex e la crescita di Agorà Selex, Agorà e Aspiag incrementano la quota di ESD sulla concorrenza

Le imprese del gruppo Selex del Centro Sud ai raggi X

Le imprese di Agorà le più performanti nel canale supermercati, dopo Esselunga

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contratti senza sentire il peso dell’assenza di eventuali partners. Esselunga era proprio in ESD molti anni fa, e ne uscì per volontà del suo fondatore che mal digeriva la condivisione dei contratti, i suoi “segreti industriali”. Coop Italia, dopo l’esperienza con Sigma e Despar, decise che non era più il caso di condividere negoziazioni con i fornitori assieme ad altre entità.

Intanto il mestiere del retailer sta cambiando nelle sue logiche, la competitività è sempre più esacerbata, siamo in una situazione di mercato quasi saturo, con una concorrenza oramai diretta tra discount e supermercati, e gli stessi supermercati sono fortemente in concorrenza tra loro. Le armi distintive sono diverse ma i prezzi sono una parte

importante. Avere dei prezzi di acquisto esattamente uguali non è un vantaggio. Non solo, la MDD è sempre più protagonista sul mercato e questa non è mai oggetto di condivisione, ed in questo senso il costo della supercentrale finisce per affievolirsi sempre di più.

Dentro Aicube 4.0 oltre il 65% del fatturato è prodotto da VèGè (vedi articolo), il rimanente da Carrefour. Onestamente, nonostante le differenze dei pesi, che nel tempo sono cambiate ed oggi sono evidenti, però va però detto che le due organizzazioni si compensavano molto bene nella suddivisione dei territori e dei formati di vendita; noi stessi, nell’analizzare le quote di mercato sui territori e per cluster di vendita, consigliammo di

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rimanere insieme (sapevamo del divorzio imminente) perchè oggettivamente i numeri dicono che dove è debole una entità, l’altra è forte. Però, le logiche su cui si basano questi accordi sono diverse. Due cose mi danno curiosità all’interno del comunicato stampa che comunica la decisione: la prima è quella dove Christophe Rabatel, Amministratore delegato di Carrefour Italia, afferma che il “Gruppo VéGé e Carrefour Italia si riservano di valutare eventuali nuove modalità di collaborazione in un’ottica di maggior efficacia.” Non è una frase a caso. La seconda, per bocca del Presidente di VèGè Giovanni Arena, è questa: ” Gruppo VéGé proseguirà il suo percorso evolutivo secondo i dettami inseriti nel Piano VéGé 2030, puntando sul rafforzamento delle proprie imprese, crescita per acquisizioni, etc etc” Mi ricordo che all’evento dei cento anni del gruppo Arena, Giovanni affermò davanti alla platea: vogliamo “sbarcare in Lombardia“.

Per sapere tutti i numeri di VèGè:

Arena e Multicedi i giganti del sud di Vègè

Cash&Carry e supermercati, i gruppi di Vègè che stanno evolvendo

Bennet, Tosano, Multicedi e Arena ed i nuovi equilibri in VèGè

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Finisce l’era Pugliese: quale Conad sarà?

Conad prima di Pugliese era una bella cooperativa con i vizi della cooperazione. Era un’impresa fatta di piccoli (e capaci) imprenditori del mass market retail, aggregati a livello regionale o interregionale, ed uniti nel vertice di Conad nazionale a Bologna, esattamente come la conosciamo adesso.

Nelle cooperative, però, domina il gioco dell’arte del compromesso: tutti valgono allo stesso modo, bisogna collaborare e migliorare la cooperativa senza, però, disturbare eccessivamente nessun socio.

Prima dell’arrivo di Pugliese alcune delle cooperative, che in quel momento erano molte di più, avevano già aperto Ipermercati considerandoli – come molti in quel periodo – il futuro della GDO, avevano già creato la linea Sapori&Dintorni, si erano alleati con la francese Leclerc importandone il marchio e (ahimè) anche le merci. Si era poi alleata con Coop, fondando la supercentrale Italia Distribuzione: pur valendo la metà della quota di Coop in quel periodo, i fornitori che si presentarono alla rivelazione dei contratti dovettero ammettere che le condizioni di Conad erano spesso migliori rispetto a quelle di Coop. Insomma, pur valendo circa l’8-8,5% del mercato, Conad prima di Pugliese era già un’entità importante nel panorama distributivo nazionale. Il suo arrivo portò sicuramente un grande cambio, lo dicono i numeri, non certo chi

scrive, e questo si sostanziò nella fine del “cooperativismo”, inteso come il decidere sempre sulla base di un compromesso che non scontenti eccessivamente nessuno. E va evidenziato che il suo arrivo coincise con il momento forse in assoluto più complicato nella storia della cooperativa, quello del crack del

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Cedi Puglia.

Pugliese decideva, piacesse o no, decideva

La centralità della sede è forse la più importante rivoluzione che ha portato il manager tarantino, dalla gestione (Cedi) della MDD sino alle decisioni di category create in sede e poi applicate nei territori, una bestemmia nel mondo della DO, impossibile da realizzare; ma a Conad è riuscita.

Si potrebbe dire che l’era Pugliese è da dividere in due: quella sino al 2011 e quella dopo. Nella prima, la cooperativa crebbe con costanza ma non senza contrasti

per le politiche volute da Pugliese. In quegli anni si raccontava (forse era pura leggenda, o forse no) che esistevano due squadre a Bologna, i Cedi pro e quelli contro il grande capo. Il 2011 fu l’anno di svolta: il manager, stanco delle frizioni (narravano voci all’interno), decise di dare le dimissioni. Fu in quel momento che si giocarono le carte per il futuro: Pugliese rientrò, senza mai uscire, passando da direttore generale ad amministratore delegato, ma, al di là dei titoli, tornò con pieni poteri.

E’ questa l’era del Pugliese che conosciamo, i cambi iniziano ad essere drastici. Omogeneizzazione dei cedi, opera già iniziata, concentrazione dei

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fatturati e delle strategie in pochi centri decisionali e, da ultimo, l’acquisizione di Auchan.

Attorno a quest’ultima vicenda esistono ancora oggi ombre, ma non è questa la sede per entrare nel merito dell’argomento. Invece ciò che sorprese fu che la rete dei francesi fu smembrata ed in buona parte venduta ai concorrenti. E sorprese perchè a “raccattare i ruschi e bruschi” dell’ex retailer francese c’era la fila alla porta di Conad (in verità demandò a PwC l’operazione). In pratica Conad rimase solo con quei negozi (super ma anche iper) che apparivano le posizioni migliori (salvo i supermercati in Sicilia che passarono ad Arena) , e questi furono trasformati con l’insegna Conad. Qualche anno prima Pugliese rilevò gli ipermercati di Finiper della dorsale adriatica, apparentemente anche quelli improduttivi, ed invece il risultato fu decisamente positivo. Fu questo test che, probabilmente, convinse Pugliese a fare l’operazione con Auchan.

Questo è stato, però, l’ultimo atto della sua era, da qui il sistema ha iniziato a

scricchiolare ed è arrivato il momento di lasciare.

Chi arriverà al suo posto? Chi scrive dubita fortemente che le cooperative vogliano ripetere l’esperienza dell’uomo forte al comando. E’ più probabile che si torni a scegliere un uomo di compromesso, un manager che sappia gestire le cooperative ed allo stesso tempo dare seguito ad una conduzione che, oggettivamente, appare oggi in un mare molto più calmo rispetto a quello che accolse Pugliese. Nell’era dei social Francesco Pugliese è stato un’icona della GDO, amato dalla stampa (non tutta) per il suo fare diretto e spesso irriverente, osannato da uno stuolo numericamente rilevante di “leccaculo”, sia appartenenti al mondo della stampa sia al vasto universo dei frequentatori dei social, soprattutto su LinkedIn.

Mancherà forse più a loro, orfani di un uomo i cui difetti erano adorati e del quale subivano il fascino del senso del comando. Ma si sa, noi italiani, in fondo in fondo, siamo così.

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LIMITED EDITION 2023

Pietro Lista

Morandiane

L’iconografia proposta dall’artista Pietro Lista per la Collezione D’Amico Vasi d’Autore, riprende il racconto, a lui caro, de “le nature morte” di Giorgio Morandi e in suo onore le chiama “Morandiane”. Sono rappresentazioni della vita domestica: bottiglie, calici, brocche, pissidi, candelabri, caffettiere e quant’altro vive con noi e accanto a noi nel quotidiano.

Sono figure/personaggi che si rappresentano sulla scena del mondo nella loro veste di goffi teatranti, sbilenchi e traballanti e, come tali, pur se improbabili, esprimono la metafora dell’esistenza umana.

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Polli: i pesti non sono mai stati così di tendenza

L’azienda leader nel settore pesti e sughi pronti continua a raccontare e tramandare la propria attenzione per la materia prima e per il pubblico attraverso molteplici iniziative di comunicazione

Polli, azienda leader nella produzione di pesti e sughi pronti, nonché conserve, sottoli e sottaceti, torna in comunicazione per raccontare 150 anni di tradizione e savoir faire e svelare le prime novità del 2023. A partire dalla prima settimana di giugno, infatti, il marchio rilancia la campagna “Nuovi Pesti Polli, Provali Tutti!” con una pianificazione pubblicitaria sui principali

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mezzi di comunicazione (televisione, digitale e stampa).

Lo spot, attualmente on air, compie un viaggio nel tempo partendo dall’anno di fondazione dell’azienda – il 1872 –passando per gli Anni ’70 ed arrivando infine ai giorni nostri e ripercorre attraverso la tavola di una famiglia la storia dei prodotti di punta del marchio – i Sottolio per il 1872, le iconiche olive Polli per gli anni ‘70 e per l’epoca contemporanea la recente e già iconica gamma di Pesti, preparati con basilico fresco italiano da filiera certificata e lavorato a freddo entro le 24 ore dalla raccolta e con ingredienti di primissima qualità.

Oltre ad un grande classico come il Pesto alla Genovese, disponibile con e senza aglio ed ulteriormente arricchito di olive taggiasche, la linea contempla anche il Pesto alla Calabrese, a base di cremosa ricotta e peperoni, ed il Pesto ai pomodori secchi e formaggio, dal gusto deciso. Uno spot dal mood insieme ironico e caldo, simpatico ma elegante, per ricordare ancora una volta al consumatore come Polli sia un alleato della quotidianità, per uno stile di vita sano e una alimentazione più ricca di verdure, grazie ad un’offerta ampia, gustosa, sana e versatile.

E non finisce qui: dal 3 luglio al 30 novembre, Polli indirà un nuovo concorso con ricchi premi. In palio, infatti, centocinquanta buoni da 50 euro, validi presso oltre ventisettemila partner strategici trasversali aderenti all’iniziativa – tra i quali Ikea, Rinascente, Sephora, Zalando, su una spesa di 5 euro di prodotti Polli. Inoltre, con una spesa minima di 25 euro effettuata nel medesimo arco temporale, sarà possibile partecipare all’estrazione finale di un premio dal valore di 1000 euro e ricevere inoltre una fornitura annua di prodotti Polli.

“Anche quest’anno l’Azienda ha deciso di investire sul brand e sui consumatori, che da oltre 150 anni riconoscono in Polli un marchio di riferimento del comparto alimentare italiano. Il percorso che abbiamo intrapreso negli ultimi anni è stato di grande innovazione, facendo leva sulla differenziazione di prodotto: siamo entrati in nuovi mercati come quello dei Pesti, dei dressing, dei piatti pronti, e lo abbiamo fatto prestando sempre grande attenzione all’evoluzione dei gusti e delle esigenze degli italiani, con particolare focus su soluzioni pratiche e veloci, ma senza mai trascurare gusto, qualità e sostenibilità. Da qui, sono nati anche i Nuovi Pesti Plant Based: condimenti 100% vegetali e salutari – vincitori del premio Eletto Prodotto dell’Anno 2023 –che abbracciano uno stile di consumo alimentare più consapevole, a favore delle proteine vegetali e di un elevato contenuto di fibre, per regalare gusto e benessere in tavola. – esordisce Maria Giordano, Chief Marketing Officer del Gruppo F.lli Polli.

“Ed è lungo questa traiettoria che continueremo ad innovare, come è il caso dei nuovissimi Crispy Veg, sfiziosi snack di verdura in due ricette –croccanti fagiolini interi & chips di carote e croccanti ciuffetti di broccoletti & chips

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di barbabietola: snack gustosissimi e super croccanti ma allo stesso tempo anche genuini ed estremamente salutari, capaci da metter d’accordo davvero tutti”.

Sapori e non solo: Polli ha a cuore la sostenibilità sociale e ambientale e intraprende scelte volte alla riduzione dell’impatto ambientale, al principio del zero waste, alla costruzione di una community – online così come offline –che possa condividere interessi ed uno stile alimentare sempre più “green” e vegetale. È in questa ottica che ripartirà dall’11 giugno la seconda edizione dell’Orto in Città a Milano, presso la Cascina Cuccagna.

Orto in Città è un vero e proprio luogo di incontro e scoperta, nato come progetto di cultura e aggregazione per diffondere idee innovative legate alla sostenibilità che facciano rivivere nel cuore dei partecipanti la profonda relazione tra città e natura, in una location che rappresenta da sempre un perfetto ponte tra città e campagna. Aperto al pubblico dall’11 giugno all’8 ottobre previa registrazione su ortoincitta.polli. it, l’Orto punta a raccontare la storia ed a trasmettere i valori di Polli attraverso spazi di lettura, workshop, meeting degustazioni per le famiglie e laboratori

didattici dedicati ai bambini del campus estivo organizzato da Cascina Cuccagna; un’occasione per coltivare ed esaltare la convivialità alla base dello storytelling e dell’esperienza di Polli, incoraggiando la condivisione tra adulti e piccini in un’oasi di serenità e natura in cui riparare dal caos della metropoli.

Recentemente, Polli ha anche sostenuto l’apertura ed il patrocinio dell’Area giochi Polli 1872 a Monsummano Terme, città dove l’azienda ha sviluppato la sua produzione 100 anni fa. Il progetto dell’Area giochi Polli 1872, inaugurata lo scorso 31 maggio, è nato con l’obiettivo di utilizzare gli spazi verdi che la natura ci offre e dedicarli al gioco e al divertimento per i più piccoli, abituandoli al contatto con la natura stessa fin dalla tenera età. Per Polli, infatti, l’amore e la cura per il verde sono insegnamenti fondamentali per condurre uno stile di vita che sia sano e sostenibile, nonché i principi di cui l’azienda si fa portavoce in tutte le attività realizzate sul territorio. Un progetto volto a celebrare il forte legame con il territorio e rimarcare come il marchio affianchi l’utente finale giorno dopo giorno, e non solo a tavola.

“Quando si hanno dei prodotti così buoni è anche bello poterli comunicare e farli conoscere al consumatore”

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– continua Giordano. “Lo facciamo attraverso i nostri social network, dove abbiamo una community sempre molto interattiva, che ci aiuta a crescere con apprezzamenti e suggerimenti mai scontati, e con la più classica comunicazione ATL (TV, Stampa) con cui siamo di nuovo on air da inizio giugno a fine luglio, e sicuramente darà ai nostri Pesti una grande visibilità. Ci piace però mantenere sempre vivo un contatto anche offline con chi ci segue e ci supporta: penso a tal proposito alle iniziative olistiche come L’Orto in Città di Polli che anche quest’anno sarà ospitato dalla recettiva città di Milano nella bellissima cornice di Cascina Cuccagna e ci permetterà ancora una volta di condividere con i nostri consumatori workshop sulla nutrizione e sulla sostenibilità. O ancora alle che azioni più tattiche – ma che fanno sempre piacere al pubblico –come il nuovo concorso Polli Gusta & Vinci. Senza dimenticarci delle iniziative più nobili, come il continuo supporto alla Caritas e al Banco Alimentare Locale: un impegno costante a quelli

che sono i temi di maggiore impatto a livello di sostenibilità ambientale e nutrizionale. Ultimo ma non ultimo anche una vicinanza a quelle che sono le necessità delle nostre comunità locali: come la bellissima inaugurazione dell’Area Giochi Polli, la prima area giochi dedicata ai bambini 0-6 anni del comune di Monsummano Terme, dove ha sede il nostro headquarter e la realtà produttiva più importante del Gruppo”.

123 NOVITÀ DALL’INDUSTRIA GDOnews | Luglio & Agosto 2023

Internazionalizzazione, IVA al 4% ed eradicazione della Psa.

Le richieste della filiera dei salumi in evidenza all’assemblea ASSICA

Si è tenuta lo scorso 15 giugno, alla presenza di importanti referenti ed esperti nazionali del comparto agroalimentare, economico e sanitario, la partecipata ed intensa tavola rotonda “Le prospettive della filiera dei salumi, fra cambiamenti economici e sfide dello sviluppo sostenibile” organizzata da ASSICA (Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi) nell’ambito della Assemblea Annuale dell’Associazione e fra le attività del progetto “Trust Your Taste, CHOOSE EUROPEAN QUALITY” www.trustyourtaste.eu.

Sono state tre ore di intenso confronto con tecnici e politici, per trovare soluzioni e percorsi condivisi che permettano al settore di reagire alla difficile situazione attuale, testimoniata dai dati 2022 (-2,2%

sui volumi della produzione e – 2,1% nel consumo apparente pro-capite in Italia) e di concentrarsi sulle priorità, su tutte come restituire marginalità alle aziende e contrastare la Peste Suina Africana.

Nel suo primo, potente e pragmatico, discorso da presidente dell’Associazione, Pietro D’Angeli, ha individuato le principali sfide del settore e indicato possibili interventi concreti a disposizione del Governo per dare un segnale immediato alle aziende.

“Chiediamo con forza di ridurre l’IVA sui nostri prodotti dal 10 al 4% – ha affermato- una misura che darebbe ossigeno sia ai produttori, i cui margini sono oggi compressi come mai accaduto prima, che ai consumatori,

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il cui potere di acquisto è sempre più ridotto. È un provvedimento che si potrebbe adottare da subito, equiparando il nostro settore ad altri dell’agroalimentare in cui l’IVA al 4% è già applicata”. Come seconda indicazione, ha suggerito l’internazionalizzazione quale possibile via per dare respiro alle aziende nel breve periodo. “Il made in Italy alimentare è un vanto e un pilastro dell’economia nazionale, e il settore dei salumi è determinante. L’impegno delle nostre aziende per crescere e internazionalizzarsi non conosce battute d’arresto. Sul fronte dell’offerta, abbiamo continuato ad ampliare le gamme e innovare prodotti per rispondere all’affermazione di trend di consumo sempre più attenti all’autenticità, a un regime alimentare equilibrato e vario e alla sostenibilità, nel rispetto della nostra grande tradizione alimentare. Dobbiamo favorire l’internazionalizzazione, in particolare delle PMI, aiutandole a crescere per cogliere il grande potenziale ancora inespresso del nostro export e rispondere alla voglia di mangiare italiano diffusa in tutto il mondo”. Un appello prontamente rilanciato dal Min. Adolfo Urso Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT), intervenuto al convegno, che ha ricordato la nuova fase di politica di sviluppo industriale che il Paese sta affrontando e le buone prospettive di crescita per l’Italia. “Il tavolo agroindustriale che abbiamo costituito con il MASAF in maniera sinergica e dove siedono, oltre ad ASSICA, le associazioni che esprimono l’intero settore, rappresenta il contesto istituzionale ideale per elaborare un piano di filiera che, insieme agli altri piani di settore, dia una nuova prospettiva industriale al Paese. Sempre in accordo con il Ministro Lollobrigida stiamo inoltre portando avanti un decreto interministeriale che riguarda anche direttamente il settore

carne e i prodotti di salumeria, perché al classico slogan dei prodotti made in Italy “belli, buoni e ben fatti” si aggiunga ora anche “sempre più sostenibili”, sul piano etico e sul piano ambientale – ha ricordato.

In risposta alle richieste di intervento sulla Peste Suina Africana è invece intervenuto l’On. Mirco Carloni Presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati che ha annunciato che si terrà in settimana la votazione in commissione di una mozione sulla PSA per la revisione delle regole e degli strumenti attuali, che sono purtroppo si sono rivelati insufficienti. A questo proposito, il Presidente uscente di ASSICA, Ruggero Lenti, ha ricordato come sia “essenziale che la battaglia alla diffusione della PSA si combatta oltre che sul fronte dell’eradicazione e delle barriere sanitarie anche dal punto di vista negoziale, per riaprire il dialogo con paesi che al momento hanno chiuso in maniera ingiustificata le importazioni ai nostri prodotti”. Una priorità ben chiara alle Istituzioni: Ugo Della Marta, Direttore Generale della Direzione per l’igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione (DGISAN) del Ministero della Salute, presente alla tavola rotonda, ha annunciato che sono già stati avviati rapporti con il Giappone ed è prossima la ripresa anche di quelli con la Cina, affinché si allineino alla politica già applicata ad esempio negli USA, dando il via libera alle importazioni dei prodotti cotti e stagionati e aderire al principio di regionalizzazione. Sul tema PSA sono intervenuti al convegno anche Vincenzo Caputo commissario straordinario per la PSA , che ha manifestato la totale disponibilità a collaborare con ASSICA e ha annunciato che ci si è dati un orizzonte di massimo 36 mesi per eradicare il problema e Pierdavide Lecchini, Direttore Generale della Direzione della Sanità animale e dei farmaci veterinari (DGSA)

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del Ministero della Salute. Il convegno è stato anche l’occasione di presentare in anteprima due importanti ricerche commissionate da ASSICA. La prima, a cura di ISMEA – Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare, è focalizzata sulla distribuzione del valore lungo la filiera. “La tensione sul mercato suinicolo resta ancora piuttosto alta. Nonostante il progressivo, benché parziale, rientro dei prezzi delle materie prime energetiche e dei prezzi di alcuni dei principali componenti dell’alimentazione, la ridotta disponibilità di carne suina a livello europeo continua a tenere i listini su livelli elevati ha spiegato Fabio del Bravo, Responsabile Direzione servizi per lo sviluppo rurale di ISMEA. “Gli aumenti dei prezzi delle materie prime lungo la filiera si traducono in una marginalità esigua delle diverse fasi, come emerge anche dai primissimi e parziali risultati di uno studio sulla catena del valore dei salumi italiani. Il progetto pilota è partito dal prosciutto cotto, che rappresenta quasi un quarto della spesa complessiva al dettaglio per i salumi e con volumi di vendita in aumento nel 2022 nonostante il rialzo dei prezzi. L’analisi ha evidenziato come lo stretto collegamento tra i risultati di una fase con quelli della successiva determina la necessità di una sempre

più forte interazione tra gli attori nella definizione delle strategie di sviluppo della filiera a salvaguardia del livello qualitativo della salumeria italiana che è l’elemento di distintività a livello mondiale”.

La seconda ricerca è invece dedicata alla sostenibilità, tema attualissimo, evocato anche dal Min. Urso, da tempo un asset centrale per l’Associazione, in stretta sinergia con IVSI (Istituto Valorizzazione Salumi Italiani): proprio in occasione dell’Assemblea annuale dello scorso anno, ASSICA aveva infatti presentato il suo “ Programma di Sostenibilità” selezionato poi a novembre 2022 dalla Commissione Europea e incluso nella lista degli European Code of Conduct on responsible food business and marketing practices. Rientra in questo contesto anche il nuovo questionario, che ha coinvolto 37 aziende associate, elaborato e presentato dal prof. Marco Frey e dal suo team di Ergo, spin off della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Presidente della Fondazione Global Compact Italia, organismo delle Nazioni Unite nell’ambito del Programma Global Compact, il prof. Frey è intervenuto per presentare i risultati: Fra i punti di forza da segnalare vi è la sempre più diffusa presenza di figure aziendali specificatamente dedicate alla sostenibilità– ha commentato -. Inoltre,

il 90% delle aziende rispondenti ha sviluppato un sistema di tracciabilità della filiera che consente di garantire controllo e trasparenza lungo tutta la catena del valore (circa 60% dei rispondenti) o lungo alcuni step (circa 30% dei rispondenti). Fra gli ambiti di miglioramento – ha invece sottolineato Frey – il più evidente è la mancanza di un approccio strategico per l’implementazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile di natura sociale e andrebbe meglio sviluppata anche la capacità di comunicare il proprio impegno sulla sostenibilità ambientale e l’economia circolare. Infine, è emersa l’importanza del ruolo dell’Associazione nell’aiutare le imprese a migliorare il proprio profilo di sostenibilità”. “Abbiamo fatto molto, ma non abbastanza – ha commentato Francesco Pizzagalli, presidente IVSI, a conferma che l’impegno delle 2 associazioni su queste tematiche continuerà più serrato che mai, guidato da 3 pilastri: visione, condivisione e collaborazione. In tema sostenibilità è intervenuta anche Silvia Grandi, Direzione Generale Economia Circolare (EC) che si è congratulata con ASSICA e IVSI per il supporto allo schema “made green in Italy” e per la costante e concreta attenzione che dedicano nell’accompagnamento alle imprese in un percorso di sostenibilità “vero”. Il dibattito, seguito da oltre 120 persone e giornalisti in sala, è stato moderato da Andrea Pancani, Vicedirettore del TG di LA7, e ha coinvolto fra gli ospiti anche, Matteo Zoppas, Presidente ICE, che ha ricordato come il settore carne, con i suoi 3,5 miliardi di export sia strategico per il food italiano e Maurizio Stirpe, Vice-Presidente per il Lavoro e le Relazioni Industriali di Confindustria che ha aggiunto alla riflessione sulla scarsa redditività anche il tema della competitività, terreno su cui il nostro Paese ha perso il 26% in 20 anni rispetto ai competitor.

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Bilanci sani e investimenti:

I “BIG” trainano il mercato italiano delle conserve vegetali

Il mercato delle conserve in Italia vale quasi 9 miliardi di euro ed è tenuto in vita da 450 aziende, per la maggior parte di piccole dimensioni. Queste sono le dinamiche di questo comparto che nell’anno successivo al Covid – il 2021, ultimo per cui sono disponibili i bilanci depositati – ha fatturato il 13,6% in più del precedente

chiudendo a 8 miliardi e 780 milioni. Attraverso l’analisi dei dati di bilancio del 2021 di 450 aziende del comparto, si può comprendere che solo 14 superano i 100 milioni di euro di fatturato: sono queste ad aver maggiormente incrementato il fatturato dal 2020 al 2021 ed è questo il cluster che è cresciuto di più come numero, poiché nell’ultimo anno le

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imprese sono passate da 10 a 14 (+ 41,5%). Grandi crescite anche per le 145 imprese italiane che si collocano nella fascia di chi genera tra 10 e 50 milioni di euro l’anno di ricavi: questo gruppo fattura 3,2 miliardi su un totale di 8,78. Le imprese che fanno fatturati medi compresi fra 50 e 100 milioni contribuiscono al risultato complessivo con 1,3 miliardi di ricavi. Per valutare l’andamento delle imprese sono stati presi in considerazione il Profit Margin e l’Ebitda Margin.

“L’andamento dell’Ebitda mostra un mercato sano: l’incremento ponderato nel 2021 è stato del 3,6% rispetto all’anno precedente, mentre quello delle grandi aziende è stato più che

proporzionale sebbene inferiore rispetto all’incremento dell’anno precedente. E’ un mercato sano che investe moltissimo, come si vede dall’andamento del Profit Margin il cui valore ponderato è al di sotto dell’1%, salvo che per le grandi aziende”. “Analizzando il valore dell’Ebit margin si vede che è molto vicino a quello del Profit: dal valore dell’Ebitda lo separano voci di spesa come gli ammortamenti, tipici delle imprese che investono molto. L’esame del profilo economico – finanziario ci porta senz’altro a dire che quello delle conserve vegetali è un mercato davvero interessante ed ha una caratterizzazione rilevante nel mass market retail.

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Conserve vegetali nella bolla dei prezzi. La MDD insidia i grandi brand

Nell’ultimo anno gli italiani hanno comprato meno conserve vegetali: a certificare ciò che gli operatori del settore hanno empiricamente percepito nel corso degli ultimi 12 mesi è Filomena Regano, analista di Circana (ex IRI) che ha presentato gli ultimi dati relativi all’andamento commerciale della categoria merceologica in occasione del Cibus Lab dedicato, organizzato da Gdo News in collaborazione con Cibus Fiere di Parma. Nel periodo compreso fra aprile 2022 e aprile 2023, il settore dei vegetali conservati nella Gdo (discount inclusi) ha sviluppato un giro d’affari di un miliardo e 174 milioni di euro, pari a 289 milioni di chilogrammi venduti. “Il mercato complessivamente ha sviluppato una crescita in termini di fatturato di poco inferiore al 10%, pari a circa 100 milioni di euro - ha detto Regano – Ma in termini di volumi c’è stata una contrazione, anche se non eccessiva, pari a circa il 2,6% anno su anno”.

Il comparto dei vegetali conservati include più categorie: i vegetali in scatola rappresentano la parte più importante in termini di volumi – pari a circa il 71%ma il loro peso si riduce molto in termini di valore poiché il prezzo medio al chilo è inferiore; il restante 30% circa dei volumi è rappresentato da altre categorie come olive, sottoli e sottaceti che, viceversa, hanno un’incidenza maggiore in termini di valore. Circana ha approfondito l’analisi guardando gli andamenti delle vendite nei diversi canali distributivi: “La crescita dei ricavi è stata guidata

dai supermercati di medie dimensioni, inferiori ai 2500 metri quadri, e dai discount che complessivamente rappresentano il 63% del giro d’affari complessivo– ha detto Regano -. Anche questa categoria merceologica conferma la grande crescita del canale discount negli ultimi anni: se allarghiamo l’orizzonte temporale al medio periodo, vediamo che nel 2020 la quota valore dei discount era il 23% mentre oggi è il 25,5%. Però è importante osservare come nell’ultimo anno c’è stato un rallentamento della progressione di quota volume del canale discount che è passata dal 33,9% al 33%. Una perdita andata a vantaggio della Gdo. Infatti, se guardiamo la crescita in valore vediamo

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Eccesso di offerta e prezzi in calo per gli oli vegetali, olio d’oliva ancora alle prese con la

siccità: Lo scenario di Aretè Agrifood

Sul mercato europeo c’è un eccesso di olio di semi di girasole, con prezzi addirittura allineati al periodo pre-Covid: un autentico paradosso, se pensiamo al “panico” che si era scatenato subito all’indomani dell’invasione russa in Ucraina, con conseguenti prezzi schizzati alle stelle.

L’evoluzione degli ultimi 18 mesi è stata infatti del tutto “inedita”, come ha spiegato Annachiara Saguatti, analista senior di Areté Agrifood, società specializzata in ricerca e analisi per i settori dell’agricoltura e del food, in occasione del Cibus Lab organizzato da Gdo News in collaborazione con Cibus-Fiere di Parma per approfondire gli scenari futuri della categoria merceologica delle conserve vegetali. “Il contesto macroeconomico e geopolitico, con la guerra tra Russia e Ucraina, ha avuto un peso determinante sul mercato dell’olio di girasole – dice Saguatti -. L’ Ucraina era uno dei principali esportatori di olio di semi di girasole sul mercato globale e una buona parte di queste esportazioni erano dirette verso il mercato europeo. Lo scoppio della guerra ha bloccato i flussi di esportazione: il 98% dell’olio di girasole esportato dall’Ucraina usciva dai porti sul Mar Nero, quindi l’impatto

è stato evidente. Si è anche bloccata l’industria olearia a causa dei blackout e della carenza di manodopera. L’Ucraina si è ritrovata con un enorme stock di semi di girasole nei mesi immediatamente successivi allo scoppio della guerra. Parallelamente sul mercato europeo si è generato il panico rispetto alla possibilità di carenza di offerta di olio di girasole. Questo è stato l’elemento che ha portato all’impennata delle quotazioni nell’immediato, all’indomani dallo scoppio del conflitto. Nei mesi successivi, i flussi commerciali si sono invece evoluti in maniera totalmente inedita: l’Ucraina ha cominciato a esportare massicci volumi di semi di girasole, principalmente via terra, l’Unione europea e i paesi dell’Est Europa, che già di per sé sono produttori e trasformatori di seme di girasole. Oggi le importazioni dell’Unione europea sono del 27% superiori rispetto a prima della guerra. Nessuno si aspettava questa dinamica, ma di fatto il risultato è stato un’enorme offerta di semi di girasole sul mercato europeo a prezzi molto competitivi, addirittura allineati ai livelli della prima metà del 2020, perché c’è un surplus di offerta”. Un ribasso ulteriore dei prezzi è stato favorito dall’offerta di colza - la cui raccolta in Canada dovrebbe essere particolarmente abbondante – e dal

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L’olio di semi

fatto che in estate la produttività delle palme da oli nel Sud Est asiatico tende a crescere: “Il prezzo dell’olio di palma fa da pavimento all’intero comparto – ha spiegato l’analista -. Perciò non dobbiamo attenderci rialzi dei prezzi. Inoltre, la debolezza del prezzo è sostenuta dal fatto che a livello globale la domanda dei principali importatori resta lenta, a causa dei fattori macro”. Cosa potrebbe accadere nel 2024 ruota attorno a diversi fattori, climatici ed economici: se El Nino non si abbatterà sulla produzione di olio di palma i movimenti rialzisti saranno sterilizzati, mentre una tendenza all’aumento potrebbe derivare da un eventuale intensificarsi della crescita economica globale.

L’olio d’oliva

Scenario del tutto diverso per l’olio d’oliva che l’anno scorso ha fortemente risentito della gravissima siccità spagnola: “La Spagna, nelle regioni di produzione come l’Andalusia, sta sperimentando un livello di siccità ancora particolarmente

grave, tanto che ci sono dubbi sulla sopravvivenza di alcuni frutteti. Non possiamo aspettarci grandi raccolte” , ha detto Saguatti sottolineando che su Paesi le cui produzioni sono attese in calo nell’arco del prossimo decennio come Tunisia, Marocco e Turchia c’è il peso dei dazi alle importazioni nel mercato europeo: “Ciò fa sì che l’import risulti conveniente solo in determinate congiunture di mercato. Quello dell’olio d’oliva è quindi un mercato che potrebbe essere chiamato a trasformarsi se le conseguenze della siccità in Europa continueranno ad essere così pesanti sulle campagne di raccolta”, ha concluso l’analista senior di Areté.

135 SPECIALE CONSERVE GDOnews | Luglio & Agosto 2023

Gallarati (Fratelli Polli): Nel 2022 vendite in calo 5%, segnali preoccupanti nel 2023. Reggono i prodotti

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Un doppio colpo (olio e vetro) assestato dall’inflazione ha provocato un calo importante nelle vendite di conserve vegetali sott’olio, con l’industria di marca che soffre maggiormente della MDD e i discount in sofferenza. È il quadro tracciato da Giorgio Gallarati, direttore commerciale Italia di Fratelli Polli in occasione del Cibus Lab (organizzato da Gdo News in collaborazione con Fiera di Parma) dedicato alle conserve vegetali.

Se è vero che tutta l’industria alimentare ha patito tanto per l’inflazione a partire dal secondo semestre del 2020 e poi, sempre di più, nel 2022 con l’esplosione del conflitto in Ucraina, è altrettanto vero che la categoria merceologica delle conserve vegetali ha patito più di altre.

Spiega Gallarati: “L’inflazione ha portato aumenti trasversali su tutta la filiera e le conserve vegetali oggi sperimentano una flessione che noi registriamo di circa il 5% sia in volume che in valore. Hanno pesato in particolare i rincari del vetro e dell’olio di semi, ovviamente impattando su questo segmento più che su altre categorie merceologiche”. La flessione non accenna a diminuire e il 2023 è iniziato con dati “veramente molto preoccupanti: l’unico dato positivo che vediamo è un calo del prezzo delle materie prime, la diminuzione del prezzo dell’olio di semi che in parte sta un po’ ammorbidendo questa crisi ma di certo non copre tutti gli altri aumenti, a partire dal prezzo del vetro”, aggiunge Gallarati.

All’interno dei mercati delle conserve, ha sottolineato il direttore commerciale di Polli, si possono notare trend differenti che danno il segno concreto dell’impatto dell’inflazione sui comportamenti dei consumatori. “All’interno del dei mercati delle conserve, ci sono dei trend differenti – spiega Gallarati -. Uno è quello dei sottoli che è fortemente negativo in volume, mentre vediamo che i sottaceti stanno mantenendo un leggero trend positivo, così come le olive che hanno un leggero trend positivo: olive e sottaceti sono le due categorie al cui interno non è presente l’olio di semi che, insieme al vetro, ha portato più in alto l’impatto dell’inflazione”. Passando all’andamento dei brand, Gallarati dice che “l’industria di marca registra un andamento leggermente più negativo rispetto al private label,

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soprattutto nel 2022. All’inizio del 2023, invece, almeno per quanto ci riguarda, abbiamo dei dati di selling abbastanza positivi, anche in ragione di una diminuzione dell’attività promozionale. A questo trend di fondo c’è però un’eccezione che riguarda prodotti di categoria elevata come il pesto: qui leader di mercato è Barilla, insieme al coleader Star, e vediamo un dinamismo e una vivacità anche in termini di volumi. Questo significa che dove l’industria di marca riesce a investire in innovazione e comunicazione, con prodotti ad alto valore aggiunto, riesce ad arrivare al consumatore che apprezza”. C’è poi la riflessione sui differenti canali di vendita che, partendo dall’esame degli acquisti di conserve vegetali, conferma dati già emersi in altre analisi: i discount stanno perdendo volumi a favore della Gdo tradizionale.

Gallarati spiega quella che, secondo lui, è la ragione di questo andamento: “I discount stanno soffrendo molto a livello di volumi, perché il livello di inflazione che hanno registrato in percentuale è più alto, dal momento che partivano da prezzi più bassi.

Questo ha ridotto un po’ il gap di prezzo rispetto ai supermercati dove probabilmente i consumatori hanno scelto di tornare, trovandoci più scelta”. Il tema dell’energia e del suo enorme costo impone oggi di riflettere sulla sostenibilità, come strada obbligata non solo per salvare il pianeta ma anche il conto economico.

“Quest’anno Polli pubblicherà il suo primo bilancio di sostenibilità – ha detto Gallarati – Per raggiungere questo traguardo abbiamo lavorato per migliorare le nostre performance, partendo molti anni fa: ad esempio tutto lo stabilimento di Monsummano Terme ha il tetto ricoperto di pannelli solari, una scelta che soddisfa il 30% del fabbisogno dello stabilimento stesso con fonti rinnovabili. Stiamo lavorando per capire come trovare imballi diversi: oggi utilizziamo moltissimo vetro, materiale di per sé totalmente riciclabile, ma molto pesante e di grande impatto sui trasporti con conseguente aggravio di emissioni. Stiamo studiando quali possano essere le alternative”.

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L’ortofrutta e il clima impazzito: prezzi alle stelle e consumi in caduta libera. Lo scenario tracciato da Giampaolo Ferri

Il clima impazzito è il fattore che pesa di più sull’aumento dei prezzi di frutta e verdura, oltre ad altre variabili – dall’energia, ai trasporti, agli imballi – che sono aumentate in modo trasversale per qualsiasi categoria di prodotto, insieme alla carenza di manodopera ormai cronica dal Covid in avanti.

Il risultato, nel 2023, è una contrazione dei consumi di ortaggi e frutta fresca che la riduzione dei margini da parte dei distributori non è riuscita a fermare. A tracciare il quadro è Giacomo Ferri, esperto retail ortofrutta. “Oltre all’impennata di tutti i costi che abbiamo visto nel 2022, sull’ortofrutta

da sempre incidono anche gli eventi climatici sfavorevoli che, se fino a qualche anno fa erano un’eccezione, adesso stanno diventando la norma.” dice Ferri. “Questi impattano soprattutto sulle verdure che, al contrario della frutta, non hanno la possibilità di essere conservate nei frigoriferi per essere poi trasformate.

Ecco che gli eventi atmosferici, sommati ai costi in salita in ciascun anello della filiera, si ribaltano in modo praticamente diretto su prezzi pagati dai consumatori: la verdura a foglia, soprattutto, con una shelf life brevissima, ha un prezzo fortemente influenzato dalle dinamiche di offerta.

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Quando la produzione è eccessiva rispetto alla domanda il prezzo pagato è talmente basso che i produttori faticano a coprire anche le spese”. Certo, l’impatto del clima potrebbe essere mitigato con appropriati investimenti, ad esempio in serre e impianti di irrigazione: “Questi interventi richiedono investimenti importanti che con l’aumento esponenziale dei costi cui stiamo assistendo diventano veramente difficili da sostenere per i produttori- aggiunge Ferri -. Per questo insieme di motivi e per cercare di dare risposte ai consumatori i margini sia dei produttori che delle insegne si sono molto compressi”. E la compressione dei margini non è comunque bastata per proteggere i consumi: “Nel 2022 tutti gli ortaggi hanno sofferto perché i prezzi alla vendita sono rimasti comunque alti. Nel 2023 i volumi restano negativi rispetto ad un anno e mezzo fa”. La categoria è in sofferenza, anche se “ci sono ortaggi che mostrano criticità maggiori rispetto ad altri, sia in termini di coltivazione che di costo – prosegue Ferri -. Il caso di scuola è quello delle zucchine, l’ortaggio più venduto in Italia che patisce anche la concorrenza spagnola. Viceversa, i finocchi vengono prodotti solo in Italia ed è quindi in grado di sviluppare fatturati importanti per i produttori e per le insegne italiane. Un’altra categoria importante, che mediamente rappresenta il 10% del fatturato del reparto ortofrutta, è il pomodoro: grazie anche allo sviluppo della MDD, il pomodoro negli ultimi anni ha conosciuto uno sviluppo incredibile, a partire dall’introduzione di varietà di qualità maggiore e più gustose, oltre che più capaci di adattarsi ai cambiamenti climatici”.

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Prezzi del vetro alle stelle: La speranza in due nuovi forni che aumenteranno l’offerta sul mercato. Ma non basterà per far

scendere i prezzi delle conserve

Il mercato del vetro è letteralmente impazzito. Il prezzo del vetro nuovo è schizzato alle stelle, a causa del costo del gas. E quello del rottame di vetro –che consentirebbe di ridurre i consumi di gas del 10% - ha raggiunto vette fino ad oggi sconosciute, fino a 200 euro a tonnellata. Un mix di dinamiche che sta mettendo a dura prova l’industria delle conserve, anche perché i consumatori gradiscono poco alternative in termini di materiali, percependo storicamente il vetro come più sicuro per la conservazione degli alimenti. Il punto della situazione è stato affidato a Carmelo Frisenna, responsabile acquisti di Gustibus, che è intervenuto durante il Cibus Lab dedicato alle conserve vegetali, organizzato a cura di Gdo News in collaborazione con Cibus Fiere di Parma.

“Nel 2022 il consumo di vetro in Italia è cresciuto, così come è cresciuta la produzione – dice Frisenna -. Sulle vetrerie che sono fortemente energivore e assorbono circa il 2% del consumo totale nazionale ha avuto un impatto enorme l’aumento del prezzo del gas. Pertanto, anche in un’ottica di sostenibilità, avrebbe avuto logica espandere il mercato del vetro riciclato, nel quale l’Italia riesce a fare numeri importanti. Però il prezzo del rottame di vetro è schizzato da 25 euro a tonnellata a 180/200. Il rottame di vetro andrebbe incontro agli impegni di sostenibilità

presi con l’Europa perché consente di ridurre le emissioni di Co2 di circa il 10% e consentirebbe risparmi importanti in bolletta: ma con il prezzo del rottame alle stelle, legittimamente ci si chiede se davvero convenga impiegare il rottame anziché la materia prima pura. Va sottolineato, come detto sopra, che non c’è stato un calo della domanda di vetro e questo ha spinto a svuotare i depositi, mandando ancora più in alto il prezzo”.

Questo insieme di cose ha determinato una crescita inarrestabile del prezzo del vetro che è aumentato fino al 100%, con variazioni legate alla tipologia di vetro e di contenitore (alcuni contenitori nella seconda metà del 2022 erano anche difficili da trovare, con criticità molto importanti per i produttori di conserve).

“Il 2023 si è aperto sotto queste insegne e nei primi mesi dell’anno tutte le vetrerie hanno fatto ulteriori incrementi di listino: ci si è interrogati sulla presenza di fenomeni speculativi, ma l’industria conserviera ha dovuto subite questi nuovi aumenti perché non c’è stato margine di trattativa con le vetrerie. Adesso l’auspicio è che a partire da luglio si possa vedere qualche segnale di calo dei prezzi, conseguente non alla riduzione del prezzo dell’energia ma al fatto che in Europa verranno messi in funzione due nuovi forni con un incremento della capacità produttiva che potrebbero far diminuire il prezzo

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attraverso l’aumento dello stock di prodotto disponibile sul mercato” aggiunge Frisenna. Ma, sempre secondo Frisenna, se anche il prezzo del vetro dovesse calare, questo non basterà per fermare la corsa dei prezzi delle conserve vegetali, perché gli altri elementi che le compongono sono invece destinati a salire di prezzo. È vero che stiamo assistendo a un calo di prezzo degli oli vegetali, ma questo sicuramente non riguarda l’olio extravergine d’oliva il cui prezzo sta invece salendo in modo vertiginoso. Poi ci sono i vegetali con il pomodoro, ad esempio, che si stima quest’anno costerà il 35-40% in più dell’anno scorso. Per tutti questi motivi, oggi è davvero complicato parlare di una possibile riduzione dei prezzi”, conclude Frisenna.

Cattive notizie dalla Spagna, sarà un’altra stagione “magra” a causa delle siccità: Le strategie di “Madama Oliva”

Agli aumenti iniziati per tutti nel 2021, per le olive com’è noto va aggiunto anche il peso drammatico della siccità in Spagna. La pessima notizia è che quest’anno non andrà meglio dell’anno scorso nelle regioni maggiormente vocate alla produzione come l’Andalusia. “Il clima non sta aiutando e probabilmente anche la prossima sarà una stagione di scarica” , dice Enrico Salvatori, direttore commerciale Italia di Madama Oliva che si è trovata a fare i conti con costi in rapida ascesa e consumatori con le tasche sempre meno piene”.

Quali le strategie introdotte?

“Ottimizzare tutti i costi e, tranne che in una primissima fase all’inizio del 2022 dove abbiamo dovuto aumentare i prezzi

per gestire i costi degli aumenti degli imballaggi patiti nel 2021, non chiedere più aumenti al retail. Adesso – prosegue il direttore – speriamo che le cose si livellino un po’.” “Altre strategie sono poco praticabili perché i consumatori hanno sempre meno soldi: aumentare i prezzi comprimerebbe ancora di più i volumi di vendita. Ovviamente dobbiamo rinunciare a qualcosa”. In un contesto così duro c’è ancora spazio per ragionare di sostenibilità?

“Sì. Già dal 2008 abbiamo un impianto fotovoltaico che oggi arriva a produrre 2,1 milioni di kilowatt l’anno. Stiamo passando tutte le confezioni di oliva da tavola a contenitori di plastica riciclabile al 100% e realizzati con almeno il 30% di plastica riciclata”.

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Innovazione, qualità, attenzione ai costi e un tocco d’artista: la ricetta di D’Amico per sopravvivere all’inflazione

Qualità dei prodotti, fonti energetiche alternative e un tocco d’artista. È la ricetta con cui D’Amico ha affrontato la complessità del mercato scaturita dalla sommatoria di post – Covid e guerra in Europa. A raccontare le strategie è Benedetto Viscido, national account manager dell’azienda. Viscido sottolinea che per tutto il 2022 D’Amico non ha registrato grossi andamenti negativi, né in termini di volumi né di valori, ma ha iniziato a leggere qualche flessione dall’inizio del 2023.

“In questo anno e mezzo, dall’inizio della crisi – spiega – abbiamo cercato di mantenere ferma la nostra qualità e contemporaneamente di innovare la nostra linea. E i risultati sono stati positivi. All’inizio dell’anno il quadro negativo si è accentuato e cerchiamo di mantenere le posizioni attraverso gli investimenti in promozioni e beneficiando dell’aiuto che arriva dal calo del prezzo dell’olio”. Una leva importante è certo quella del contenimento dei costi energetici e su questo fronte D’Amico si era già attivata in modo deciso: il fotovoltaico era presente come fonte fin dal 2010 ed è stato potenziato fino a coprire il 75% del fabbisogno, mentre il GPL è stato preferito al metano così da ridurre l’impatto dei costi dell’energia sul prezzo finale del prodotto. L’innovazione di alcuni processi produttivi per renderli più snelli ha dato ancora una mano sul fronte dei costi. Più complesso è trovare alternative ai

contenitori in latta e in vetro, quest’ultimo protagonista di un’impennata del costo che probabilmente non ha pari in altri materiali. “Abbiamo fatto ricerche per cercare di superare il vetro o la latta, ma al momento non ci siamo riusciti – spiega Viscido -. Quindi abbiamo pensato di imboccare un’altra strada: trasformare alcuni dei nostri contenitori in oggetti destinati a rimanere piuttosto che ad essere buttati e abbiano lanciato la linea Vasi d’autore dove il tappo è in realtà il quadro di un artista”. “Questo insieme di azioni possono consentirci di rimanere sul mercato senza aumentare i prezzi. In questo momento stiamo anche riducendo i nostri margini rispetto a quanto avevamo preventivato, pagando un po’ lo scotto per andare incontro alle esigenze della GDO. Continuiamo anche ad investire in comunicazione, soprattutto nelle grandi città per avere maggiore impulso”, ha aggiunto il manager.

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L’Isola D’Oro promuove Italianità, Innovazione, Sostenibilità.

L’azienda italiana è ben identificata dall’iconico: “L’arte italiana del conservare a mano il pesce azzurro”. L’isola D’Oro è un’azienda italiana di conserve ittiche con sede a Parma, capitale dell’omonima Food Valley. Le radici dell’azienda si sviluppano solide fin da subito sul mercato nazionale ed internazionale; oggi più che mai, grazie ai 70 anni di esperienza della proprietà in produzione come nel marketing, nella direzione d’impresa come nei rapporti commerciali e di comunicazione, la solidità è utile per attraversare una contingenza fatta di speculazioni sulle materie prime dirette e indirette, difficoltà di reperimento e aumenti. I prodotti L’Isola D’Oro sono equamente distribuiti nei canali retail e horeca

dove presiedono lo scaffale. Nel 1956 inizia la storia di questa importante impresa che rappresenta la tradizione conserviera italiana. Nel 1958 il primo grande goal: l’idea di Ferruccio Zarotti, partner fondatore L’Isola D’Oro, di conservare i filetti di alici in vetro così promuovendo immediatamente agli occhi dei clienti l’aspetto valoriale legato al ciclo di lavorazione delle acciughe, completamente manuale. La successiva sua creazione dell’apposita tecnica o “arte di trasformazione a mano” rivoluzionerà l’intero mercato nazionale ed internazionale creando nuovi spazi d’acquisto per le alici a scaffale e un importante distretto alimentare a Parma e in Italia. Il primato dell’innovazione nelle conserve ittiche è

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il cuore di questa grande impresa che all’interno del made in Italy si avvale anche di una lavorazione 100% italiana e del controllo della filiera produttiva e commerciale. Il core business dè L’Isola D’Oro sono naturalmente le alici ma il ventaglio di prodotti offerti a catalogo tra cui una commodity come il tonno, simboli salutistici come lo sgombro e sardine nonchè icone consolidate come salmone e sughi pronti di pesci, crostacei e molluschi, tutti sono un must dell’azienda. Un’azienda che ha negli ultimi anni ha investito parecchio in social responsability e attenzione al prodotto. L’ultima novità è il Garum Romae, un dressing all over per condire in modo differente, salutistico e originale sia i cibi crudi come carne, pesce e verdure sia le ricette cucinate. Dona ad ogni cibo una gradevolezza unica. Inoltre il contenitore scelto da L’Isola D’Oro utilizza il Garum Romae fino all’ultima goccia, è leggero, infrangibile e riciclabile. Nel segreto della ricetta dove insieme alle acciughe si mescolano le stesse erbe aromatiche e spezie utilizzate dagli antichi romani, fa capolino anche l’agresto, il succo di

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uve acerbe digestivo e profumato che si narra fosse l’elemento magico trafugato ai druidi della Gallia e Britannia. Incredibile l’epopea di questo alimento che per più di 1000 anni (dal 753 a.C. al 476 d.C.) è stato una commodity legata ad ogni pietanza e uso alimentare a Roma, nelle sue colonie e per tutti i popoli dei paesi conquistati o legati all’influenza culturale dell’antica Roma. Dopo il declino dell’Impero Romano d’Occidente e con l’inizio delle invasioni barbariche il Garum iniziò a sparire anche dalla cucina dei popoli italici e subì le conseguenze della damnatio memoriae della storia. Ma il suo valore intrinseco, il suo essere valorizzatore universale in modo naturale, la sua appartenenza alla cultura mediterranea del cibo lo hanno fatto riemergere dal letargo. Tra le sue caratteristiche troviamo anche un lato funzionale, da superfood! Il grande medico e studioso greco Ippocrate

soleva sostenere: “fa che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo”. Ed i romani lo sperimentarono sul campo! Com’era loro costume, infatti, connotati da un pragmatismo che non ammetteva errori nella filiera (qualunque essa fosse), si accorsero che il Garum era un rimedio efficace per un ampio spettro di problemi di salute dell’epoca. E lo iconizzarono in questa direzione favorendone la comunicazione positiva tra i soldati e il popolo. Ma non solo! L’aspetto più interessante fu quello legato al simbolo. Infatti, molto prima degli americani che imposero il fast food dagli anni “50” in poi in tutta Europa e nel mondo intero, i Romani utilizzarono il Garum per fare sistema anche con il cibo; per legare a Roma i cittadini, quelli d’origine e quelli acquisiti. Per dirla alla Harry Potter: una passaporta che unisce e che crea nell’inconscio collettivo vicinanza e appartenenza.

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Niedditas - Novità e qualità pronte all’uso

Nieddittas cerca sempre di stare al passo con le richieste del mercato realizzando prodotti innovativi che, da una parte, incuriosiscano il cliente e, dall’altra, confermino gli alti standard di gusto e qualità garantiti del marchio Nieddittas. Per questo da qualche tempo, oltre alle cozze in retina, si possono trovare delle interessanti e pratiche referenze:

• Nieddittas pronte

• Nieddittas gelo

All’interno della linea Nieddittas pronte si trovano due differenti tipologie di prodotto: le cozze sgusciate e precotte e le cozze precotte con guscio.

Le prime (cozze sgusciate e precotte), dopo attenta selezione e leggera precottura a vapore, vengono sgusciate a mano, confezionate in busta insieme al loro liquido intervalvare e sottoposte a pastorizzazione.

Le seconde (cozze precotte con guscio), dopo attenta selezione, vengono confezionate in busta ancora crude e sottoposte a precottura. Entrambi i prodotti hanno una maggiore shelf-life rispetto alle referenze tradizionali, 13 giorni per le cozze sgusciate e precotte e 10 giorni per le cozze precotte con guscio, garantendo sempre al cliente la massima freschezza e genuinità. Entrambe le referenze sono la soluzione ideale per chi ha necessità di

un ingrediente base già pronto per la preparazione delle ricette, rendendo tutto più veloce senza mai rinunciare all’alta qualità.

Hanno un sapore pieno e gradevolmente salmastro e possono essere utilizzate come ingrediente principale non solo per primi piatti ma anche per antipasti e insalate, in abbinamento con verdure e altri molluschi.

Quelle con guscio si prestano perfettamente per una zuppetta veloce dell’ultimo momento.

Per una preparazione ottimale dei piatti si consiglia di riscaldarle velocemente a bassa temperatura, per non alterarne il gusto e soprattutto la consistenza. Il liquido presente all’interno della busta, essendo il liquido naturale dell’animale vivo, può essere direttamente utilizzato per la preparazione di risotti, pasta e zuppe, in

modo da rendere più gustose le ricette. Una volta aperta la confezione, il prodotto deve essere conservato in frigorifero e consumato entro 24 ore.

È un prodotto fresco per cui può essere congelato direttamente nella sua busta. In questo caso deve essere scongelato e utilizzato con le stesse modalità del prodotto refrigerato, entro le 24 ore, in modo che mantenga tutte le caratteristiche organolettiche presenti in origine.

Le Nieddittas Gelo invece sono cozze precotte e surgelate.

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Prima di essere surgelate, vengono selezionate, lavate e precotte al naturale. Con le Nieddittas gelo si raggiunge una shelf-life di almeno 1 anno e in questo modo si offre praticità e comodità non solo al settore della ristorazione ma anche ai consumatori finali.

Le Nieddittas gelo possono essere cucinate direttamente appena tolte dal freezer. Basta versare le cozze ancora surgelate in una pentola, coprirle con un coperchio e farle cuocere a fuoco moderato per 6/8 minuti. Per un risultato ottimale si consiglia di scongelare il prodotto in frigorifero e utilizzarlo con le stesse modalità dell’equivalente prodotto refrigerato. Anche qui si raccomanda di conservare il loro liquido e utilizzarlo per rendere ancora più gustose tutte le pietanze.

Tutte le referenze vengono confezionate all’interno di una pratica busta preformata e sigillata, da 650 g e 200 g per le Nieddittas pronte sgusciate e da 1 kg per quelle con guscio sia Pronte che Gelo: si tratta di un tipo di confezione in grado di assicurare ottima conservabilità, oltre che praticità commerciale e distributiva.

Anche il pack esterno, si presenta per tutte le tipologie con un astuccio brandizzato, elegante e facilmente identificabile: solo il formato da 200 g è provvisto invece di cavaliere.

Realizzato in kraft, fibra vergine, materiale naturale di elevata qualità, eco compatibile e compostabile, il pack conferma la costante attenzione dell’azienda verso le tematiche ambientali. Anche l’elaborazione della grafica, realizzata con lo stesso stile ma con informazioni ad hoc per ogni referenza, è frutto di un lavoro attento svolto come sempre in team, in cui domina l’attenzione per il cliente e per le sue necessità.

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Cozze Nieddittas.

Dalla nostra filiera di eccellenza in Sardegna.

Nieddittas: qualità certificata.

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Tradizione e innovazione per “Drago Conserve”: un connubio perfetto

La lavorazione dei prodotti ittici “Drago Conserve” è il risultato di un’arte tutta siciliana. È questa una maestria fatta di valorizzazione delle materie prime, cura per i dettagli, attenzione alle esigenze dei clienti e rispetto della tradizione sempre rivolta all’innovazione.

“I tratti distintivi della nostra azienda - spiega Alessandro Drago, Communication Manager aziendalesono sicuramente la grande attenzione alla qualità del prodotto e delle materie prime, valore morale imprescindibile per la nostra cultura aziendale dato dalla tradizione artigianale del bisnonno Sebastiano, che iniziò il suo percorso nel mondo della conservazione dei prodotti ittici nel lontano 1929. Questa nostra origine ci porta a un aggancio molto forte con i valori della tradizione ittica siciliana”.

Un altro tratto distintivo di questa quasi centenaria azienda è sicuramente la curiosità e la creatività che li ha portati a sviluppare nel corso degli anni un’ampia gamma di prodotti in diversi formati: filetti di tonno, filetti di sgombro, filetti di pesce spada, filetti di ricciola, sughi, creme e paté per un totale di oltre 130 referenze.

Tradizione e ricerca si sono fusi e continuano a farlo, dunque, per dar vita ad un prodotto che si è consolidato nel corso dei decenni, riuscendo, grazie al suo orientamento al cliente e alla sua versatilità artigiana, ad andare incontro alle esigenze di tutta la clientela e ad interpretare i bisogni

delle più importanti catene della GDO, dell’Horeca e di molti chef stellati, riuscendo addirittura a personalizzare alcuni prodotti a seconda le tendenze. Le conserve Drago sono il sapiente risultato di una radicata esperienza artigianale, tesa all’innovazione tecnologica. Rappresentano l’evoluzione di un’azienda che sceglie di rimanere fortemente radicata nel suo territorio e continuare a produrre tutto in Sicilia, seguendo direttamente la filiera produttiva. L’azienda, inoltre, sceglie ogni giorno di sviluppare legami commerciali e di collaborazione con le imprese del territorio, ritenendo importante, oltre che creare prodotti che esprimano la cultura del Made in

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Italy nel mondo, anche il coinvolgimento di aziende e professionalità siciliane.

“Drago Conserve” ha quindi forti radici nella tradizione ma è sempre più rivolta all’innovazione esaltando il connubio tra manualità artigianale della lavorazione del pesce, e specializzazione, ricerca e innovazione negli altri reparti.

“Riteniamo che il settore alimentaresottolinea Pierpaolo Drago, Direttore Commerciale aziendale - sia in un momento di grande cambiamento sia in un’ottica di eco-sostenibilità sia in un’ottica di una necessità di una alimentazione più sana e bilanciata possibile e stiamo mettendo in campo tutte le nostre competenze in ricerca e sviluppo per creare una struttura all’avanguardia nel quale tutti i reparti sono dotati dei più moderni macchinari del settore”.

“About us”

La “Ditta Sebastiano Drago” da quattro generazioni rappresenta un’eccellenza nella produzione artigianale di conserve ittiche come Filetti di tonno, sgombro, salmone, pesce spada, sughi e patè all’olio di oliva, all’olio di semi e al naturale e sin dalla sua nascita opera a Siracusa.

Alla base c’è la solidità e la tradizione della famiglia Drago, nata con il bisnonno Sebastiano nel 1929 e mantenuta viva sino a oggi dal nipote Giuseppe e dai suoi figli Alessandro e Pierpaolo che, pur rimanendo a passo con i tempi, non hanno mai abbandonato la tradizione e l’artigianalità nella lavorazione.

Il pesce viene acquistato direttamente nelle aree di pesca più idonee che garantiscono sempre standard qualitativi altissimi e che seguono una filiera rigidamente controllata nel rispetto delle più severe norme igienico sanitarie internazionali.

Tutte le materie prime, dal taglio

alla cottura, dalla sfilettatura all’invasettamento fino al confezionamento sono trattati manualmente, proprio come si faceva una volta. Oggi, grazie a questa modalità, con il suo prodotto l’azienda racconta un territorio ed una tradizione che è ormai quasi scomparsa e che si trova solo in pochissime occasioni nella vita quotidiana.

“Drago Conserve” si avvale di 31 persone, oltre tutti i suoi esperti esterni e avendo un’altissima vocazione artigianale ha come valore fondante il capitale umano. Lavorare per “Drago Conserve” significa far parte di una azienda che cresce a livello nazionale e internazionale ma che è saldamente ancorata al territorio. Negli anni Drago è diventato fornitore di fiducia dei segmenti più selezionati della GDO e dell’alta ristorazione e ha maturato una profonda esperienza nel settore della lavorazione conto terzi, diventando così partner privilegiato del settore delle privet label per alcuni importanti insegne della GDO a cui regala vere emozioni di alta gastronomia.

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Il 2023 secondo Smeralda: la nicchia di mercato che scommette sull’alta qualità

Il marchio Smeralda, da oltre 35 anni, porta avanti una politica aziendale basata sull’eccellenza e sulla ricerca. L’azienda produttrice di ittici pregiati, nasce a Cagliari grazie a tre fratelli di una famiglia numerosissima: famiglia dedita alle tradizioni agroalimentari, amante e rispettosa del mare e profondamente attenda all’evoluzioni dei consumi e all’innovazione. Nell’ambito del macro-comparto conserviero e semi-conserviero ittico, la bottarga di muggine, la polpa di riccio di mare e il nero di seppia rappresentano una piccola nicchia di mercato per certi versi in contro tendenza, dove la reazione al contesto dell’inflazione e alla successiva riduzione del potere di acquisto del mercato non ha comportato nel 2022 la ricerca del prezzo più basso. Rispetto al 2021, per l’anno appena trascorso Smeralda ha registrato, soprattutto sulla linea della bottarga di muggine, un aumento tendenziale delle vendite degli articoli di pezzatura superiore, i quali corrispondono ad un rapporto prezzo-kg più elevato. È come se, nell’ambito specialità, il consumatore avesse scelto di puntare su una qualità ancora più elevata. La tendenza ha assicurato all’azienda un +13,6% sul venduto 2022 vs 2021 e un +15% vs 2019 pre-pandemia, con un conseguente incremento delle quote di mercato sulle tre principali linee di

prodotti (bottarga, riccio di mare, nero di seppia).

Bene anche l’export che ormai rappresenta il 15% del fatturato totale con una presenza capillare in circa una ventina di paesi nel mondo.

Per il 2023 la strategia aziendale si baserà su tre capisaldi principali

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per fronteggiare le dinamiche inflazionistiche trasversali: sostenibilità, prodotto, brand.

“Per quanto riguarda la parte produttiva di sicuro non possiamo ignorare i rincari energetici: gli stabilimenti hanno registrato un aumento dei costi del 70-100%.

L’azienda si è mossa subito nella direzione dell’indipendenza energetica, con un impianto fotovoltaico completamente esteso, che mira a raggiungere il 100% di autonomia entro il 2024, un grande orgoglio per una realtà come la nostra.

Gli aumenti delle materie prime e

del confezionamento sono già stati rovinosi di per sé e fino a quando possibile abbiamo cercato di assorbirli per non riversarli integralmente sul consumatore.

Un’adeguata efficienza energetica e un controllo saldo sui costi di produzione interni è ad oggi il nostro principale investimento al fine di garantire non solo qualità, ma sicurezza e rispetto al consumatore, rimanendo così saldamente fedeli al nostro codice etico” specifica Isabella Piras, Ufficio Marketing di Smeralda.

“Sul fronte strategico lavoriamo per obiettivi, quello di quest’anno è di dare risalto al prodotto e alla sua

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cura certosina tramite metodi di lavorazione innovativi – abbiamo ad esempio in programma di valorizzare ulteriormente la polpa di riccio di mare lanciando un nuovo prodotto entro l’anno - atti a preservare sempre meglio le caratteristiche organolettiche delle nostre materie prime selezionate senza alcuna aggiunta di conservanti. Parallelamente rafforzeremo il brand Smeralda, dando voce alla sua storia, ai suoi segreti e ai suoi valori, adeguandovi un’immagine identitaria e preziosa, anche a scaffale, per il beneficio che porta ai nostri consumatori e al territorio, oltre che per il prodotto in sé. Per specialità così ricercate ma ancora così poco conosciute come le nostre, la parte comunicativa e, soprattutto, percettiva diventa un elemento chiave in ottica di approccio al mercato, anche estero: la vera chiave sarà raccontare la loro estrema versatilità di utilizzo e la capacità di nobilitare le pietanze, nonostante quest’aura di esclusività che le circonda da sempre”.

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SPECIALE CONSERVE GDOnews | Luglio & Agosto 2023

Export, una leva strategica per i panificati made in Italy. Investimenti e innovazioni per

crescere sui mercati

internazionali

I mercati internazionali offrono un’opportunità strategica per le imprese italiane attive nel settore dei panificati salati, categoria merceologica con un forte appeal per i consumatori stranieri che non hanno il pane come protagonista della dieta quotidiana ma

fanno molto uso di snack. Con il mercato domestico in affanno a causa dell’inflazione crescente, i player del mercato nazionali individuano nell’export una leva indispensabile il cui peso attualmente varia tra il 15 e il 30% dei ricavi totali e che ha maggiori

158 SPECIALE PRODOTTI DA FORNO GDOnews | Luglio & Agosto 2023

o minori possibilità di espansione a seconda della tipologia di prodotto. In uno studio condotto da Fondazione Edison su elaborazione dei dati Istat si è chiarito che l’esportazione dei prodotti da forno e farinacei nel 2021 ha prodotto un fatturato di 5,1%, pari al 16% del totale export dei prodotti alimentari. Per comprendere il valore delle cifre, è sufficiente paragonare questo con il dato di un altro settore importantissimo, quello lattiero-caseario che nello stesso periodo ha prodotto un fatturato di export pari a 4,1 miliardi, ovvero il 13% del totale.

Il posizionamento sui mercati internazionali viene presidiato dalle nostre aziende non solo in ottica di

partnership commerciali, ma anche attraverso acquisizioni mirate come nel caso di Morato Group: “Negli ultimi tre anni il gruppo Morato si è sviluppato anche attraverso delle acquisizioni che ci consentono di produrre direttamente nel mercato di sbocco – dice Alioscia Marzachi, group sales director del gruppo -. Questo ci dà un vantaggio competitivo enorme sia in termini di logistica sia in termini di prossimità, e ci garantisce un fatturato che nel 2022 ha rappresentato quasi il 50% del totale ricavi del gruppo e lo stesso farà nel 2023. Ad esempio, in Spagna abbiamo 5 strutture produttive. Questo si accompagna ad una vocazione internazionale storicamente forte: con i

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marchi Roberto e Morato esportiamo in circa 90 paesi”.

Rilevante e in crescita anche la quota di export di Tentazioni Pugliesi: “Siamo passati dal 10% del 2021 al 12% del 2022 – dice il direttore vendite, Vito Lotito -. La crescita è costante e con notevoli margini per ulteriori miglioramenti in termini di espansione su nuovi mercati.” A spingere ulteriormente le esportazioni sono stati anche i cambiamenti d’abitudine innescati dalla pandemia e che sono rimasti anche con il ritorno alla vita normale: “Il comparto del bakery salato era già in crescita prima della pandemia che poi ha impresso una ulteriore accelerazione: il consumatore finale, anche quello che non era abituato ad acquistare la nostra categoria di prodotti, con il lockdown ha cominciato ad acquistarli ritenendoli ‘strategici da dispensa’, essendo confezionati a lunga scadenza”, spiega Francesco Galizia di Vallefiorita.

“Finita la pandemia, i consumatori continuano ad acquistare questa categoria di prodotti: per questo motivo le esportazioni dalla pandemia in poi hanno visto una vera e propria esplosione. Noi cresciamo all’estero di circa il 15-20% anno su anno”.

Ritiene strategico l’export anche Fiorentini Alimentari, la cui quota attualmente è circa il 15%: “Abbiamo molto da fare – ha detto Simona Fiorentini – e stiamo lavorando per adattare le ricette alle richieste dei diversi Paesi sui quali intendiamo crescere”.

Sulla stessa linea anche il Gruppo Francone per il quale attualmente l’export rappresenta oltre il 10% dei ricavi totali ed è in crescita: “E’ sicuramente un comparto strategico per l’azienda, è in crescita così come gli investimenti dedicati – ha sottolineato Chiara Negro -. Per essere competitivi sui mercati

internazionali, infatti, è necessario avere almeno due caratteristiche: una certificazione internazionale sul rispetto rigoroso di specifiche procedure e un’accurata selezione della filiera delle materie prime”.

I mercati stranieri sono quindi un’opportunità di crescita sulla quale investire, benché gli spazi per incrementare la quota di fatturato generata attraverso le esportazioni differiscano necessariamente da un’azienda all’altra in ragione delle caratteristiche dei prodotti di ciascuna. Ad esempio, GrissinBon ritiene di avere margini di manovra “limitati” proprio per via della tipologia di prodotto che offre: grissini e fette biscottate. Le fette biscottate sono un’abitudine tutta italiana che al momento non trova spazio tra i consumatori stranieri, mentre per i grissini incide moltissimo il basso prezzo di riferimento: “Noi lavoriamo su un prodotto dal valore molto basso –ha spiegato il CFO dell’azienda Rossella Lombardo -. Per noi è difficile sviluppare molto questa quota a causa dell’alta incidenza delle spese di trasporto.

Da 5 anni la quota di fatturato generata attraverso l’export è inferiore al 20% ed è relativa ai mercati più vicini come Francia, Germania e Austria, dove riusciamo ad ottimizzare costo dei trasporti”. Il fattore logistico, i cui costi sono cresciuti in modo enorme dopo l’invasione russa dell’Ucraina, sono un fattore cruciale anche per Pinsami, giovane azienda che già oggi genera attraverso le esportazioni ben il 60% dei ricavi totali: “Il prodotto che sta riscuotendo maggior successo è la pinsa a temperatura ambiente che richiede i minimi costi di trasporto e di mantenimento, pur garantendo una lunga shelf life” ha spiegato Rossella Palladini, head of marketing di Pinsami.

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Frumento tenero e prezzi: prospettive nel medio periodo, tra timori e speranze

Il 2023 dovrebbe garantire un buon raccolto di frumento tenero, con i prezzi in caduta rispetto allo scorso anno ma sostenuti da quello del mais (che funge da benchmark a livello globale), in uno scenario di rallentamento globale dell’economia che rende molto cauta la domanda.

L’analisi dell’andamento della materia prima principale per i panificati salati, ovvero il frumento tenero, è stata affidata ad Annachiara Saguatti, analista senior di Areté Agrifood, società specializzata in analisi di mercato dedicate alle commodities alimentari.

“La campagna di commercializzazione 2022 – 2023 si è chiusa con una complessiva leggera riduzione degli stock globali di frumento tenero. A dispetto del trend di discesa di marcata discesa dei prezzi degli ultimi mesi, è stata in realtà una campagna abbastanza complicata, tranne che in Russia dove c’è stato un record di produzione – dice Saguatti -. Adesso gli occhi sono puntati sui prossimi raccolti, ai quali siamo vicini nell’emisfero Nord: il panorama è molto variegato ma, tra paesi con rese record e altri in difficoltà, il risultato medio atteso è un ottimo livello di offerta”.

Riguardo le differenze tra i diversi Paesi dell’emisfero settentrionale, quest’anno ad esempio si distingue la Russia che già nel 2022 aveva avuto un raccolto record superiore ai 90 milioni di tonnellate e quest’anno

dovrebbe registrare un calo dell’8% per riportarsi attorno agli 85 milioni di tonnellate che si aggiungeranno agli stock accumulati, rendendo l’offerta di frumento russo sul mercato molto significativa.

Passando sul fronte opposto, in Ucraina, ovviamente si attende una minore produzione dovuta alla diminuzione delle aree destinate alla semina: fino a prima della guerra l’Ucraina era un esportatore molto forte a livello globale ma quest’anno le rese – secondo le stime del Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti – caleranno di un ulteriore 17% riportando il paese sui livelli di 10 anni fa.

Negli anni precedenti la guerra, le grandi quantità di frumento immesse dall’Ucraina sul mercato europeo avevano contribuito in modo determinante a spingere i prezzi verso il basso. Fatica invece la produzione di frumento negli Stati Uniti, piazza

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in-salute.it | @insalute_food

importante non tanto per le quantità prodotte, quanto per ospitare la sede del CME, il principale mercato finanziario che quota il frumento tenero.

In Europa non dovrebbero esserci difficoltà sul fronte delle quantità per la raccolta 2023, ma ci si attende semmai qualche elemento critico sul fronte della qualità a causa delle condizioni metereologiche avverse dei mesi scorsi.

“Nel momento delle semine lo scorso autunno ci sono state generalizzate condizioni di carenza idrica che però non hanno avuto un impatto significativo sulle condizioni del frumento che appariva appunto in ottime condizioni. La situazione europea è molto eterogenea ma a livello complessivo la situazione appare favorevole per le rese – dice Saguatti -. In Italia, nel mese di maggio, le precipitazioni violente e abbondanti hanno creato delle preoccupazioni rispetto alla qualità del frumento che verrà raccolto, soprattutto riguardo la possibilità che il contenuto proteico sia scarso con conseguenti ripercussioni

negative sul prezzo. La maturazione è un po’ indietro, per cui probabilmente ci si troverà a dover posticipare leggermente i raccolti”.

A proposito del prezzo del frumento, Saguatti fa notare che “i mercati dei cereali hanno come grande driver il prezzo del mais che è il più importante per volumi prodotti a livello globale. In questo momento i prezzi del mais e del frumento tenero sono molto, molto vicini. È il mais che sta sostenendo i prezzi del frumento che, invece, viste le attese per un’abbondanza di offerta alla vigilia delle nuove raccolte, dovrebbero essere in calo”.

A spingere verso il basso il valore del frumento tenero, secondo l’analista, potrebbero essere piuttosto le tensioni generate sui mercati internazionali dal basso livello di domanda globale, determinato da previsioni di crescita stentorea in Europa e in Asia.

“Le politiche monetarie restrittive attuate per contenere l’inflazione possono comprimere la crescita e per questo motivo la domanda da parte delle industrie al momento è davvero molto cauta”, conclude Saguatti.

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Gluten Free, corsa senza freni: venddite in crescita nonostante i prezzi grazie a innovazioni e sostegno statale

Un mercato da oltre 400 milioni di euro che non conosce crisi nemmeno in tempi di inflazione alle stelle: nel 2022 nella GDO italiana sono stata acquistate e quasi 15 mila tonnellate di sostitutivi del pane “gluten free” con una crescita sia in volumi (+ 3,6% sul 2021) sia in valori (+ 6%).

Una spinta arriva certo anche dal contributo del Servizio sanitario nazionale che ogni anno stanzia mediamente 200 milioni di euro per sostenere gli acquisti da parte dei cittadini malati di celiachia, rendendoli così un target ideale per le imprese attive nella produzione di sostituti del pane che possono contare sul “paracadute” statale per attutire gli effetti dell’inflazione.

Tanto è vero che, mentre altre categorie (ad esempio il bio) stanno sperimentando una battuta d’arresto in termini di vendite, lo stesso non di può dire per il Gluten Free che possiede anche ulteriori margini di crescita se sostenuto con adeguate strategie, tra le quali la fine della “ghettizzazione”, come ha sottolineato Simona Fiorentini, export e marketing manager di Fiorentini

Alimentari: “Sugli scaffali della GDO ci sono margini di miglioramento per i prodotti gluten free, primo dei quali il non ghettizzarli su scaffali ad hoc, poco frequentati, che ne limitano la vendita”. I prodotti gluten free potrebbero tranquillamente stare sugli scaffali dedicati a prodotti simili non riservati a chi si trova a dover combattere la celiachia, anche perché si tratta di prodotti che nel corso degli ultimi anni

hanno sperimentato un’evoluzione importante sostenuta dall’alto tasso di innovazione voluto dalle aziende produttrici.

“Oggi il consumatore celiaco o intollerante può contare su assortimenti più ampi con caratteristiche organolettiche e profili nutrizionali migliorativi rispetto al passato. Se inizialmente l’unico focus era la sicurezza del prodotto (rispetto a contaminazioni), la crescita del mercato ha portato ad un inevitabile innalzamento dell’asticella in termini di gusto e qualità, tanto da annullare la distanza rispetto all’offerta mainstream. I consumatori che acquistano prodotti senza glutine oggi sono sempre più attenti nelle proprie scelte di consumo e alla ricerca di maggiore attenzione nei confronti della propria salute, come confermano le performance dei prodotti gluten free integrali e ricchi di fibre”, dice Silvia Raffaello, marketing director Gruppo Morato”.

Con una revisione delle scelte da parte della GDO, i prodotti Gluten Free potrebbero quindi ulteriormente accelerare la crescita già impetuosa che stanno vivendo.

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Il biologico ferma la corsa, vittima eccellente dell’inflazione.

Ma c’è chi va controtendenza

Protagonista di una stagione impetuosa di crescita, il biologico oggi vive una battuta d’arresto dovuta al forte impatto dell’inflazione sul prezzo di vendita. E’ quasi unanime l’interpretazione dei rappresentanti di alcune delle principali imprese del settore dei “sostituti del pane”. Il consumatore, alle prese con rincari di ogni sorta e buste paga che non aumentano, presta grande attenzione ai prezzi e cerca alternative più convenienti rispetto ai prodotti biologici, rivedendo il proprio carrello della spesa. Nel 2021 le vendite di prodotti bio hanno toccato il massimo storico, sull’onda della spinta enorme ricevuta dalla pandemia che aveva messo al centro delle abitudini di consumo l’attenzione alla salute e il rispetto dell’ambiente. Adesso le scelte “consapevoli” vacillano sotto la scure dell’inflazione, ma c’è chi si muove in controtendenza: è il caso di Tentazioni Pugliesi che con i suoi prodotti bio proprio nel 2023 cresce in volumi del 12%, soprattutto sul mercato estero, dopo aver sperimentato un consolidamento nel 2022. Secondo il direttore vendite dell’azienda, Vito Lotito, il bio non arretrerà, ma sarà “affiancato oltre che dal Gluten-Free, da taralli salutistici ad alto contenuto proteico, arricchiti con vitamine e a seguire prodotti a basso contenuto glicemico.”

L’andamento positivo del segmento bio di Tentazioni Pugliesi è però da considerarsi un’eccezione, perché il panorama generale è caratterizzato al contrario da

una contrazione significativa.

“Nel 2023, ma già verso il finire del 2022, il comparto del biologico ha cominciato a registrare dei decrementi – ha detto Francesco Galizia di Vallefiorita -. Questo è dovuto principalmente all’inflazione. Il consumatore finale si vede costretto stringere i cordoni della borsa e toglie dal carrello i prodotti dal prezzo più elevato. E’ una dinamica che non riguarda solo l’Italia: la registriamo anche i Francia e Germania che sono i due paesi di riferimento per le vendite di prodotti biologici”.

Il bio, che già costava caro, ha subito ulteriori incrementi a causa della crisi delle materie prime, come ha spiegato Simona Fiorentini di Fiorentini Alimentari: “Il bio ha avuto un forte rallentamento nel 2022 e lo stiamo vedendo anche nel 2023. Molto ha pesato il fatto che le materie prime lo scorso anno hanno subito un incremento dei prezzi compreso fra il 15 e il 30% e questo ha inciso sull’aumento al pubblico di un prezzo che già prima era più alto rispetto a quello dei prodotti non bio. Con il carrello della spesa che si fa sempre più costoso, i consumatori si rivolgono a prodotti diversi e meno cari”. Questo però non significa che i consumatori non siano attenti alla salute. Nota sempre Fiorentini che “i consumatori richiedono caratteristiche diverse ma sempre salutistiche, come prodotti ricchi di fibre o proteine. Sono attenti alla salute ma il bio non è più un must have”.

169 SPECIALE PRODOTTI DA FORNO GDOnews | Luglio & Agosto 2023

Le proteine sono il nuovo “Bio”: Trend in fortissima crescita, le aziende innovano e investono

Intercettare il gusto dei consumatori, stare al passo con le abitudini che cambiano, rispondere alla chiamata per la sostenibilità e la transizione ecologica: tutti obiettivi cruciali per reggere un mercato molto competitivo che passano attraverso l’innovazione sulla quale le aziende italiane produttrici di prodotti da forno salati sono impegnate e investono quote importanti dei propri bilanci. Dal punto di vista dell’innovazione di prodotto oggi è sicuramente il trend “meno carboidrati, più proteine” a guidare le scelte d’acquisto, più del biologico che è stato protagonista almeno fino alla pandemia ma oggi è in ritirata. Il mantra che fa da cornice è sempre lo stesso: attenzione alla salute e cura del proprio corpo attraverso l’alimentazione. Questa consapevolezza guida le scelte di acquisto dei consumatori e, di conseguenza, orienta l’azione dei produttori.

“Oggi le richieste non sono più incentrate sul biologico, ma si richiedono caratteristiche come l’alto apporto proteico o la ricchezza di fibre – dice Simona Fiorentini, di Fiorentini Alimentari -.

La ricchezza di proteine in particolare è richiesta per tutte le nostre categorie merceologiche: è il trend del momento, genera un grande interesse da parte della distribuzione e sta avendo un successo di vendite inaspettato. Non so se questa tendenza durerà, ritengo che i prodotti di più facile

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consumo rimarranno e poi ci sarà una scrematura”. Dell’innovazione declinata in termini di sostenibilità ha fatto una leva strategica il Gruppo Francone che ha investito “nel riutilizzo del calore, nei processi produttivi con tecnologie che rendono i macchinari sempre più efficienti, nell’ottimizzazione dei turni di lavoro e nelle energie rinnovabili –come ha spiegato Chiara Negro -. L’innovazione passa ovviamente anche dal prodotto e serve per intercettare l’evoluzione dei consumi che si è avuta principalmente dopo il Covid”. I consumatori sono talmente attenti a ciò che mangiano che Vallefiorita ha addirittura aperto al suo interno un laboratorio di ricerca microbiologica, unica tra le Pmi del settore: “E’ un laboratorio molto attivo che vanta numerose collaborazioni e partnership con istituti di ricerca sia italiani che internazionali – spiega Francesco Galizia -. Ad esempio, siamo stati partner dell’Università degli Studi di Bari, di Helsinki e San Pietroburgo, assieme ad altre aziende private sia russe che finlandesi, per sviluppare

un progetto che ha l’obiettivo di riutilizzare tutti gli scarti di lavorazione del pane per produrre uno sciroppo reimpiegato nella produzione del pane stesso. Inoltre, per rispondere ad una richiesta specifica delle catene di vendita sia italiane che straniere, renderemo tutti i nostri packaging completamente riciclabili dal gennaio 2025”.

Non tramonta l’attenzione dei consumatori per la salute che continua a premiare chi investe in ingredienti e processi naturali, mentre cresce l’attenzione delle aziende per scelte culturali rivolte al rispetto della vita e del benessere degli animali. Un esempio è Forno Italia che ha scelto di puntare sui consumatori vegani, il cui numero è costantemente in crescita:

“Con il brand Lizzi, Forno Italia ha creato il mercato dei cornetti vegani in Italia e ancora ne guida la crescita – dice il responsabile del marketing Andrea Ghirlanda -. E siamo sempre molto attenti al bisogno di salute dei consumatori”.

Riduzione degli zuccheri, impiego del lievito madre, doppia lievitazione per

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garantire artigianalità e digeribilità, impiego di farine speciali “non per contenere i costi ma, in accordo con le linee guida della corretta alimentazione, per offrire prodotti a base di carboidrati complessi, a più lenta assimilazione e quindi più salutari”. Che sia la cura per la propria salute ad orientare le scelte di acquisto è ben chiaro anche al Gruppo Morato – che per la fine di quest’anno si è dato l’obiettivo ambizioso di ridurre la plastica usata di 50 tonnellate – e lavora al progetto clean label: “Abbiamo migliorato le nostre ricette andando ad eliminare gli zuccheri, aggiungendo il lievito madre prediligendo l’utilizzo di ingredienti 100 % naturali” dice Silvia Raffaello, marketing director del Gruppo.

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“L’healthy food si fa sempre più strada tra le abitudini dei consumatori: un’alimentazione sana, varia e attenta alla salute diventa quindi una consapevolezza che guida i comportamenti di acquisto”.

MDD a valanga, la difesa dei brand passa da innovazione e comunicazione

L’avanzata della MDD sta mettendo in crisi le grandi marche sugli scaffali della GDO? Cosa accade nel comparto dei sostituti del pane? I prodotti a marchio del distributore, spesso usati dalle catene di vendita tradizionali per difendersi dalla scalata dei discount, stanno sperimentando una crescita continua a danno dei grandi brand: secondo gli ultimi dati di Circana da maggio 2022 ad oggi la MDD ha incrementato il fatturato mensilmente con valori di crescita tra il 14% ed il 20%, contro incrementi a valore delle marche industriali che vanno dal 5% al 10%.

Un andamento trasversale rispetto alle diverse categorie merceologiche rispetto al quale le aziende di produzione devono trovare strategie adeguate: la risposta sta probabilmente in un equilibrato mix di difesa del brand e produzione per terzi, dosando in modo oculato l’innovazione di prodotto. Lo spiega bene Alioscia Marzachi, group sales director del Gruppo Morato: “Stiamo assistendo, come in molti altri comparti food, ad una forte crescita della MDD. Questo trend ha registrato una forte impennata nel 2022 ed una sostanziale conferma nel 2023. L’accelerazione a nostro avviso ha nell’inflazione del 2022 una delle principali cause. La spirale aumento materie prime- listini e conseguentemente prezzi di vendita al pubblico, che in certi casi ha toccato anche i 20 punti percentuali, ha generato uno spostamento del consumatore sulla MDD con fenomeni

importanti di infedeltà ai brand. Noi come Gruppo Morato lavoriamo già da tempo come partner delle principali insegne distributive e la private label rappresenta circa il 45% del nostro fatturato complessivo. Per cercare di preservare i nostri brand il nostro approccio è non iniziare progetti di marca privata sui prodotti di lancio, lasciando passare un lasso di tempo che è tendenzialmente di un anno, un anno e mezzo: in questo modo manteniamo una distintività sui prodotti nuovi e lasciamo il tempo di farli maturare sul mercato prima di inserirli nel circuito della MDD”.

L’impetuosa crescita delle private label va letta anche alla luce delle specificità italiane, con il nostro Paese che “è più indietro rispetto ai mercati europei e internazionali dove i numeri della MDD sono di gran lunga più elevati – nota Francesco Galizia di Vallefiorita – Il ruolo delle marche industriali rimane fondamentale, ma le aziende di produzione possono sicuramente avere un ruolo di forte spinta nell’innovare anche la MDD”. Le aziende sono quindi impegnate a trovare un equilibrio adeguato tra l’importanza di un segmento in continua crescita perché di prodotti MDD se ne vendono sempre di più e la difesa di brand per la cui crescita hanno investito costantemente e tanto nel corso degli anni.

Sintetizza perfettamente Rossella Lombardo di GrissinBon:

“Il nostro marchio è un po’ la nostra identità, è il risultato della fatica di

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tanti anni. Offriamo e continueremo ad offrire ai nostri clienti i prodotti a marchio di terzi, ma per noi è un servizio: l’importanza del nostro marchio resta fondamentale, abbiamo costruito tutto su questo”. Sulla stessa linea le riflessioni di Silvia Fiorentini di Fiorentini Alimentari: “Partire con un prodotto nuovo in private label non mi sembra una strategia vincente nel lungo termine –dice -. La private label è un’alternativa importante sui prodotti mainstream anche perché genera volumi consolidati, ma l’industria di marca deve necessariamente innovare per continuare a esistere sullo scaffale”. Le imprese non possono dunque prescindere dalla produzione per i marchi dei distributori, pena la perdita di quote di volumi importanti, ma è cruciale che non mollino la presa sull’innovazione perché è questa la

leva per difendere e potenziale i brand. Per difendersi dalla MDD, le marche industriali possono e devono puntare a fare continua innovazione per poter proporre sul mercato prodotti nuovi e al passo con le esigenze attuali dei consumatori. Inoltre il marketing e la comunicazione devono lavorare per rafforzare l’awareness e la considerazione del proprio brand, nonché la distinzione a scaffale con packaging identitari e appealing”, dice Rossella Palladini, head of marketing di Pinsami. Ottenuto il ritorno desiderato per l’investimento fatto in termini di innovazione e comunicazione di un prodotto nuovo, dopo e solo dopo lo si potrà destinare anche alla produzione per le private label. Questa è la strategia ritenuta valida dalle aziende per difendere i brand dall’avanzata della MDD. Funzionerà?

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crescere sui mercati

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Il 2023 secondo Smeralda: la nicchia di mercato che scommette sull’alta qualità

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Tradizione e innovazione per “Drago Conserve”: un connubio perfetto

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Niedditas - Novità e qualità pronte all’uso

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L’Isola D’Oro promuove Italianità, Innovazione, Sostenibilità.

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Innovazione, qualità, attenzione ai costi e un tocco d’artista: la ricetta di D’Amico per sopravvivere all’inflazione

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Cattive notizie dalla Spagna, sarà un’altra stagione “magra” a causa delle siccità: Le strategie di “Madama Oliva”

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Prezzi del vetro alle stelle: La speranza in due nuovi forni mercato. Ma non basterà per far scendere i prezzi delle conserve

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L’ortofrutta e il clima impazzito: prezzi alle stelle e consumi in caduta libera. Lo scenario tracciato da Giampaolo Ferri

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Polli): Nel

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Lo scenario di Aretè Agrifood

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Conserve vegetali nella bolla dei prezzi. La MDD insidia i grandi brand

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Polli: i pesti non sono mai stati così di tendenza

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Finisce l’era Pugliese: quale Conad sarà?

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Carrefour e VèGè, un divorzio che era nell’aria.

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A fine 2023 si concluderà la colaborazione fra Gruppo VéGé e Carrefour Italia

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Nicoletta Maffini nuova presidente di AssoBio, le congratulazioni di FederBio

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Emanuele De Longhi nominato Head of Marketing Communication & Media di Samsung Electronics Italia

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Pietro Ragozzino confermato alla presidenza di Gruppo Multicedi, diventa anche amministratore delegato

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Maura Latini eletta presidente di Coop Italia. Domenico Brisigotti

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Paolo Cetorelli è il nuovo presidente di ESD Italia

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Andrea Valente confermato alla presidenza di Italmopa dopo l’assemblea generale

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Alessandro D’Este nuovo Presidente di GS1 Italy

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Surgital ha chiuso il bilancio 2022 con un incremento del 39% rispetto all’esercizio precedente

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Procaffè

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San Pellegrino chiude il 2022 con un fatturato di 973 milioni di euro registrando una crescita del 10,8%

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Nel 2022 Conad Adriatico cresce: fatturato di 2.001 milioni di euro e un importante piano di sviluppo

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Gruppo Supercentro ha presentato il suo bilancio 2022: vendite a 249 milioni, l’Ebitda migliora di oltre un punto percentuale

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un

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Obiettivo Conad Nord Ovest 2023: 5 miliardi di giro d’affari orientati dal primo rapporto di sostenibilità

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PAC 2000A Conad presenta

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PEST

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Selex

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NielsenIQ: inflazione cala al 14,1% ma le famiglie italiane continuano a ridurre i prodotti nel carrello della spesa

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discount in calo

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Dati vendite Nielsen IQ: maggio segna il riscatto dei Discount. Crisi drugstore?

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I dati NIQ: 1Q cala la quota mercato dei Discount. Tornano a crescere i supermercati

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non per tutti i prodotti.

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Un italiano su tre sceglie il discount: lo dice un’indagine commissionata ad AstraRicerche da ALDI

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Soddisfazione dei clienti nella GDO: un

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Pac 2000a e Conad Nord Ovest

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I conti economici dei cinque grandi Cedi

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Conad: smaltita

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Consorzio Nord-Ovest nella gabbia degli iper. Coop Alleanza distribuisce

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L’analisi: insegna Coop molto forte in centro Italia, nel nord ovest meno. Sbilanciata su ipermercati

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La Coop sa aspettare, virtù che le permetterà di crescere. Ma oggi si soffre ancora..

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Conad e Selex: le ragioni del loro successo. Diversi stereotipi di supermercato a confronto

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Supermercati. Si ma quali?

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punti di debolezza

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Industria-GDO e la paura della verità contenuta nei bilanci 2022

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Speciale

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