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Gallarati (Fratelli Polli): Nel 2022 vendite in calo 5%, segnali preoccupanti nel 2023. Reggono i prodotti

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Un doppio colpo (olio e vetro) assestato dall’inflazione ha provocato un calo importante nelle vendite di conserve vegetali sott’olio, con l’industria di marca che soffre maggiormente della MDD e i discount in sofferenza. È il quadro tracciato da Giorgio Gallarati, direttore commerciale Italia di Fratelli Polli in occasione del Cibus Lab (organizzato da Gdo News in collaborazione con Fiera di Parma) dedicato alle conserve vegetali.

Se è vero che tutta l’industria alimentare ha patito tanto per l’inflazione a partire dal secondo semestre del 2020 e poi, sempre di più, nel 2022 con l’esplosione del conflitto in Ucraina, è altrettanto vero che la categoria merceologica delle conserve vegetali ha patito più di altre.

Spiega Gallarati: “L’inflazione ha portato aumenti trasversali su tutta la filiera e le conserve vegetali oggi sperimentano una flessione che noi registriamo di circa il 5% sia in volume che in valore. Hanno pesato in particolare i rincari del vetro e dell’olio di semi, ovviamente impattando su questo segmento più che su altre categorie merceologiche”. La flessione non accenna a diminuire e il 2023 è iniziato con dati “veramente molto preoccupanti: l’unico dato positivo che vediamo è un calo del prezzo delle materie prime, la diminuzione del prezzo dell’olio di semi che in parte sta un po’ ammorbidendo questa crisi ma di certo non copre tutti gli altri aumenti, a partire dal prezzo del vetro”, aggiunge Gallarati.

All’interno dei mercati delle conserve, ha sottolineato il direttore commerciale di Polli, si possono notare trend differenti che danno il segno concreto dell’impatto dell’inflazione sui comportamenti dei consumatori. “All’interno del dei mercati delle conserve, ci sono dei trend differenti – spiega Gallarati -. Uno è quello dei sottoli che è fortemente negativo in volume, mentre vediamo che i sottaceti stanno mantenendo un leggero trend positivo, così come le olive che hanno un leggero trend positivo: olive e sottaceti sono le due categorie al cui interno non è presente l’olio di semi che, insieme al vetro, ha portato più in alto l’impatto dell’inflazione”. Passando all’andamento dei brand, Gallarati dice che “l’industria di marca registra un andamento leggermente più negativo rispetto al private label, soprattutto nel 2022. All’inizio del 2023, invece, almeno per quanto ci riguarda, abbiamo dei dati di selling abbastanza positivi, anche in ragione di una diminuzione dell’attività promozionale. A questo trend di fondo c’è però un’eccezione che riguarda prodotti di categoria elevata come il pesto: qui leader di mercato è Barilla, insieme al coleader Star, e vediamo un dinamismo e una vivacità anche in termini di volumi. Questo significa che dove l’industria di marca riesce a investire in innovazione e comunicazione, con prodotti ad alto valore aggiunto, riesce ad arrivare al consumatore che apprezza”. C’è poi la riflessione sui differenti canali di vendita che, partendo dall’esame degli acquisti di conserve vegetali, conferma dati già emersi in altre analisi: i discount stanno perdendo volumi a favore della Gdo tradizionale.

Gallarati spiega quella che, secondo lui, è la ragione di questo andamento: “I discount stanno soffrendo molto a livello di volumi, perché il livello di inflazione che hanno registrato in percentuale è più alto, dal momento che partivano da prezzi più bassi.

Questo ha ridotto un po’ il gap di prezzo rispetto ai supermercati dove probabilmente i consumatori hanno scelto di tornare, trovandoci più scelta”. Il tema dell’energia e del suo enorme costo impone oggi di riflettere sulla sostenibilità, come strada obbligata non solo per salvare il pianeta ma anche il conto economico.

“Quest’anno Polli pubblicherà il suo primo bilancio di sostenibilità – ha detto Gallarati – Per raggiungere questo traguardo abbiamo lavorato per migliorare le nostre performance, partendo molti anni fa: ad esempio tutto lo stabilimento di Monsummano Terme ha il tetto ricoperto di pannelli solari, una scelta che soddisfa il 30% del fabbisogno dello stabilimento stesso con fonti rinnovabili. Stiamo lavorando per capire come trovare imballi diversi: oggi utilizziamo moltissimo vetro, materiale di per sé totalmente riciclabile, ma molto pesante e di grande impatto sui trasporti con conseguente aggravio di emissioni. Stiamo studiando quali possano essere le alternative”.

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