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L’Isola D’Oro promuove Italianità, Innovazione, Sostenibilità.

L’azienda italiana è ben identificata dall’iconico: “L’arte italiana del conservare a mano il pesce azzurro”. L’isola D’Oro è un’azienda italiana di conserve ittiche con sede a Parma, capitale dell’omonima Food Valley. Le radici dell’azienda si sviluppano solide fin da subito sul mercato nazionale ed internazionale; oggi più che mai, grazie ai 70 anni di esperienza della proprietà in produzione come nel marketing, nella direzione d’impresa come nei rapporti commerciali e di comunicazione, la solidità è utile per attraversare una contingenza fatta di speculazioni sulle materie prime dirette e indirette, difficoltà di reperimento e aumenti.

I prodotti L’Isola D’Oro sono equamente distribuiti nei canali retail e horeca dove presiedono lo scaffale. Nel 1956 inizia la storia di questa importante impresa che rappresenta la tradizione conserviera italiana. Nel 1958 il primo grande goal: l’idea di Ferruccio Zarotti, partner fondatore L’Isola D’Oro, di conservare i filetti di alici in vetro così promuovendo immediatamente agli occhi dei clienti l’aspetto valoriale legato al ciclo di lavorazione delle acciughe, completamente manuale. La successiva sua creazione dell’apposita tecnica o “arte di trasformazione a mano” rivoluzionerà l’intero mercato nazionale ed internazionale creando nuovi spazi d’acquisto per le alici a scaffale e un importante distretto alimentare a Parma e in Italia. Il primato dell’innovazione nelle conserve ittiche è il cuore di questa grande impresa che all’interno del made in Italy si avvale anche di una lavorazione 100% italiana e del controllo della filiera produttiva e commerciale. Il core business dè L’Isola D’Oro sono naturalmente le alici ma il ventaglio di prodotti offerti a catalogo tra cui una commodity come il tonno, simboli salutistici come lo sgombro e sardine nonchè icone consolidate come salmone e sughi pronti di pesci, crostacei e molluschi, tutti sono un must dell’azienda. Un’azienda che ha negli ultimi anni ha investito parecchio in social responsability e attenzione al prodotto. L’ultima novità è il Garum Romae, un dressing all over per condire in modo differente, salutistico e originale sia i cibi crudi come carne, pesce e verdure sia le ricette cucinate. Dona ad ogni cibo una gradevolezza unica. Inoltre il contenitore scelto da L’Isola D’Oro utilizza il Garum Romae fino all’ultima goccia, è leggero, infrangibile e riciclabile. Nel segreto della ricetta dove insieme alle acciughe si mescolano le stesse erbe aromatiche e spezie utilizzate dagli antichi romani, fa capolino anche l’agresto, il succo di uve acerbe digestivo e profumato che si narra fosse l’elemento magico trafugato ai druidi della Gallia e Britannia. Incredibile l’epopea di questo alimento che per più di 1000 anni (dal 753 a.C. al 476 d.C.) è stato una commodity legata ad ogni pietanza e uso alimentare a Roma, nelle sue colonie e per tutti i popoli dei paesi conquistati o legati all’influenza culturale dell’antica Roma. Dopo il declino dell’Impero Romano d’Occidente e con l’inizio delle invasioni barbariche il Garum iniziò a sparire anche dalla cucina dei popoli italici e subì le conseguenze della damnatio memoriae della storia. Ma il suo valore intrinseco, il suo essere valorizzatore universale in modo naturale, la sua appartenenza alla cultura mediterranea del cibo lo hanno fatto riemergere dal letargo. Tra le sue caratteristiche troviamo anche un lato funzionale, da superfood! Il grande medico e studioso greco Ippocrate soleva sostenere: “fa che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo”. Ed i romani lo sperimentarono sul campo! Com’era loro costume, infatti, connotati da un pragmatismo che non ammetteva errori nella filiera (qualunque essa fosse), si accorsero che il Garum era un rimedio efficace per un ampio spettro di problemi di salute dell’epoca. E lo iconizzarono in questa direzione favorendone la comunicazione positiva tra i soldati e il popolo. Ma non solo! L’aspetto più interessante fu quello legato al simbolo. Infatti, molto prima degli americani che imposero il fast food dagli anni “50” in poi in tutta Europa e nel mondo intero, i Romani utilizzarono il Garum per fare sistema anche con il cibo; per legare a Roma i cittadini, quelli d’origine e quelli acquisiti. Per dirla alla Harry Potter: una passaporta che unisce e che crea nell’inconscio collettivo vicinanza e appartenenza.

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