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Industria-GDO e la paura della verità contenuta nei bilanci 2022

Di Andrea Meneghini

È periodo di pubblicazione dei bilanci di esercizio dell’anno passato e mai come ora c’è stato interesse nel vedere rivelati i risultati economici delle aziende del 2022, periodo in cui si è vissuta l’esplosione dell’inflazione e della conseguente battaglia negoziale per gli aggiornamenti dei listini.

Questo rinnovato interesse, che in realtà dovrebbe essere acceso ogni anno e non solo adesso, questa volta è tale perché è proprio la battaglia negoziale in atto a coinvolgere in modo prepotente i numeri dei risultati economici delle parti in causa.

Facciamo un passo indietro: l’inflazione si riaffacciò sull’Europa e quindi sul mercato della GDO nella seconda parte del 2021 dopo moltissimi anni di assenza. La sua comparsa trovò spiazzati tutti gli attori del mercato che, d’improvviso, dal settembre 2021 in avanti, si ritrovano a discutere di prezzi nonostante gli accordi già presi nel primo semestre in fase di rinnovo contrattuale, una pratica oramai dimenticata da tempo.

In un primo momento, la GDO fece muro totale, rifiutando ogni tipo di incremento e provocando l’immediata reazione dell’industria che da subito iniziò a concedere meno canvass promozionali.

Da lì a pochi mesi iniziava, però, la guerra russo-ucraina che portava alle stelle i prezzi dell’energia, evidenziando in modo netto la volatilità del tessuto economico internazionale fortemente legato a decisioni politiche discutibili che, l’Europa e l’Italia, avevano preso sui temi dell’energia e che si rivelavano pericolose per tutti i settori del commercio, non solo il mass market e la produzione alimentare (fortemente energivora).

In questo particolare frangente GDO ed industria si trovarono curiosamente vicine, entrambe vittime di una situazione imprevista ed imprevedibile, che si doveva gestire assieme. Eravamo nella scorsa primavera-estate: fu questo il periodo di maggiore incremento dei listini di vendita e dell’esplosione dell’inflazione alimentare, in leggero ritardo sulla Germania ed in profondo anticipo sulla Francia che, con il suo “nucleare”, riduceva gli effetti della crisi. Nell’autunno del 2022 la GDO però si rende conto, come sempre in ritardo, che questo regime di “concordia” ha portato ad un calo dei volumi di vendita che potrebbe rivelarsi fatale, e da qui inizia un rigido “dietrofront” sulle politiche accomodanti sui listini in sede negoziale.

Il problema, però, è che l’inflazione denominata “core”, quella cioè che sta sotto le voci volatili (come energia ed alimentare) continua a crescere, provocando stress sull’industria di trasformazione che si vede incrementi quotidiani delle varie voci di costo e che, a sua volta, non si vede (più) corrispondere alcun ristoro da parte della grande distribuzione.

Nel frattempo, iniziano ad essere pubblicati i bilanci delle società quotate in Borsa, si fa riferimento alle grandi multinazionali della produzione alimentare e no, da Nestlè ad Unilever passando per molte altre. E qui la prima sorpresa: i bilanci del 2022 delle grandi multinazionali sono tutti floridi anzi, decisamente migliori rispetto agli anni passati.

Non è una sorpresa se ci si pensa bene: queste sono abituate a essere presenti in molti paesi nel mondo e l’inflazione, se era assente in Europa e negli USA, è stata galoppante in molti paesi meno stabili e dove queste operano.

Ciò ha permesso loro di gestire con profitto questa nostra (Europa) crisi inflattiva sebbene fosse assente da molto tempo, perché le pratiche per affrontarla sono sempre le stesse in tutto il mondo.

La semestrale di Esselunga del 2022, al contrario, aveva messo a nudo la fragilità di un’azienda che avrebbe voluto aggredire il mercato in un momento di difficoltà, ed invece non ha trovato in questa strategia le risposte che si aspettava, provocando una crisi dei margini che, peraltro, GDONews ha ben documentato in un recente articolo. In un simile contesto la grande distribuzione ha compreso immediatamente che doveva abituarsi a gestire situazioni come queste, essa che evidentemente non lo sapeva per ovvi motivi generazionali. E la prima reazione è stata quella di erigere un muro sulle richieste di incremento dei listini, almeno sino ai giorni nostri.

Qualche giorno fa la società San Carlo Spa ha diffuso a mezzo stampa un Comunicato in cui spiegava gli ottimi risultati del 2022, con crescite rilevanti non solo dei ricavi, ma anche dell’Ebitda. La notizia non è passata inosservata, il tam tam dell’articolo ha iniziato a fare il giro dei whatsapp di tutti i buyer della GDO e molti si sono detti ansiosi di accoglierli al loro tavolo per i prossimi rinnovi.

Chissà, forse la felicità dell’ufficio di comunicazione e marketing dell’azienda non ha messo a fuoco adeguatamente il contesto storico in cui si sta vivendo, ma involontariamente ha scatenato un fuoco acceso dalla grande distribuzione assillata quotidianamente da richieste da parte dell’industria per incrementare i listini paventando possibili sofferenze aziendali che, a cascata, si potrebbero tradurre in difficoltà nelle forniture. Ebbene, per queste ragioni ma non solo, come si scriveva al principio, l’interesse sulla pubblicazione dei bilanci di esercizio del 2022 è altissimo, sia per quelli dell’industria che per quelli della GDO. E, forse, non è un caso, se allo stato attuale, a Luglio del 2023, quelli pubblicati dalle camere di commercio sono pochissimi, circa un 20% del totale per la GDO ed un 10% per l’industria di produzione alimentare.

Sarà un autunno caldo e GDONews vorrà rendersi ancor più protagonista grazie alla sua web app Benchmarck on Line, presente nel suo portale, e che analizza e mette a confronto i bilanci di esercizio degli ultimi 5 anni di tutti, sia i Gruppi GDO, che gli affiliati GDO che tutta l’industria di produzione, suddivisa per categoria merceologica. La app permette di mettere a confronto i bilanci di una sola azienda negli ultimi cinque anni e, quindi, di mettere in evidenza i risultati del 2022.

Vedremo con quale animo grande distribuzione ed industria vorranno avvicinarsi alla tregua del Natale, ma non sembra esistano i presupposti per volersi bene, nemmeno a comando nelle feste di fine anno.

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