GENTE IN MOVIMENTO | IL MAGAZINE DELL’IMPRENDITORE, DEL PROFESSIONISTA E DELLA FAMIGLIA | N. 2 MarzoAprile 2023ISCRIZIONE TRIBUNALE DI AOSTA N. 3/14 DEL 29/09/2014 IL
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Questo numero è stato chiuso in redazione il 28/12/2022.
IL MAGAZINE DELL’IMPRENDITORE, DEL PROFESSIONISTA E DELLA FAMIGLIA 1 NUMERO 2 | MARZO - APRILE 2023 GENTE IN MOVIMENTO
IL MAGAZINE DELL’IMPRENDITORE DEL PROFESSIONISTA E DELLA FAMIGLIA
SOMMARIO
N. 2 | MARZO - APRILE 2023
EDITORIALE PAG. 02 ATTUALITÀ PAG. 04 IMPRESA PAG 06 PROFESSIONI PAG. 10 INNOVAZIONE PAG. 16 EUROPA PAG. 20 POLITICA PAG. 24 ECONOMIA E LAVORO PAG 28 PREVIDENZA PAG. 32 COSTUME E SOCIETÀ PAG. 36 CONSUMATORE PAG. 40 SICUREZZA PAG. 42 MOTORI PAG. 44 DESIGN PAG. 46 VIAGGI PAG. 48 SPORT PAG. 50 FOOD & WINE PAG. 52 BENESSERE E BELLEZZA PAG. 54 MODA PAG. 58 FOTOGRAFIA PAG. 60 EVENTI E SPETTACOLI PAG. 61 CINEMA E LIBRI PAG. 68 COMICS & GAMES PAG. 70 MUSICA PAG. 71
Direttore responsabile Secondo Sandiano
EDITORIALE
Bentrovati cari lettori, abbiamo superato l’inverno e le giornate si stanno allungando regalandoci un clima più caldo, è iniziata la primavera!
Prima di Pasqua si è tenuta la 55°edizione del Vinitaly a Verona, troverete la rassegna stampa per aggiornarvi sull’esito. La nostra redazione era presente come media partner a LETEXPO la fiera del trasporto ed abbiamo avuto occasione di incontrare molti di voi e di confrontarci per offrire sempre più argomenti di interesse nella nostra rivista.
In questo numero i consulenti del lavoro affrontano il tema del microcredito, della bilateralità ed artigianato ed altro ancora. L’esperto in investimenti finanziari Fulvio Marchese spiega l’importanza della figura del “Pianificatore Personale o istruttore Finanziario”. Per la rubrica viaggi vi porteremo in gita al Lago Coniglio per conoscere e camminare sulle terre ballerine a Montalto Dora in Piemonte. Nuovo angolo per gli amanti della buona cucina, lo chef stellato Paolo Barrale (1 stella Michelin), spiega passo per passo come preparare i famosi agnolotti bufala, bufala, bufala, da provare... Non manca il consiglio del nutrizionista per metterci in forma ed in salute.
Scoprirete cos’è il capriccio e perchè lo mettiamo in atto, tante e interessanti le nostre rubriche che anche per questo numero ci auspichiamo possano essere di vostro gradimento.
Buona primavera!
GENTE IN MOVIMENTO
Iscrizione al 3/14 del Registro
Stampa del Tribunale di Aosta in data 29/09/2014
EDITORE E PROPRIETARIO: DGConsulting s.c.
Iscrizione al ROC n. 24934
STAMPA
Tipografia Tipolitoeuropa di Cuneo
DIRETTORE RESPONSABILE
Secondo Sandiano
IN REDAZIONE
Fabrizio Civallero, Adriana Pozzo, Gabriella Tomasi.
AMMINISTRAZIONE
Stefania Ricca
CONTRIBUTORI
Si veda pagina 72
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EDITORIALE IL MAGAZINE DELL’IMPRENDITORE, DEL PROFESSIONISTA E DELLA FAMIGLIA 2 NUMERO 2 | MARZO - APRILE 2023 GENTE IN MOVIMENTO
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Gianni Minà: addio al gigante del giornalismo
Sea Star : festival internazionale
Gianni Minà definito il gigante del giornalismo, ci ha lasciati il 27 marzo all’età di 84 anni.
Numerosi i messaggi di stima da gran parte del mondo dello spettacolo e politico, amato soprattutto dalla gente comune per il suo modo semplice di trattare argomenti di alto livello culturale, attento e appassionato narratore della società contemporanea, ricordato per essere stato capace di arrivare al cuore toccando il lato umano nelle interviste fatte a grandi personaggi. L’intervista infinita con Fidel Castro rappresenta una pietra miliare del modo di fare del grande giornalista. Per la sua passione per il mondo dello sport, ricordiamo la grande amicizia con Muhammad Ali e, non ultima, tra le numerose interviste quella a Diego Armando Maradona.
Pasqua 2023: numeri da record
Il festival della stella marina, Sea Star è un festival musicale internazionale che si svolge presso la splendida località balneare Stella Maris a Umago, in Croazia. Con una capacità di 15.000 persone a giornata è il primo grande evento della stagione estiva. Organizzato dalla troupe del famoso festival EXIT, con diversi palchi sulla meravigliosa laguna tra i quali il Tesla Main Stage e la Nautilus Arena che ospitano spettacoli della scena musicale delle regioni e del mondo e che con le diverse varietà di generi musicali creano l’atmosfera ideale per il perfetto festival da spiaggia. Mettete in agenda le date dal 19 al 20 maggio 2023 e partecipate alla quinta edizione del Sea Star Festival, tra i migliori festival europei, sulla splendida costa croata.
International Street Food: un grande successo!
Pasqua 2023 grazie anche al bel tempo primaverile, nonostante qualche pioggerella, ha registrato numeri da record per il turismo in Italia, vacanzieri stranieri provenienti da tutto il mondo hanno preferito la nostra penisola come meta per festeggiare la Santa Pasqua di resurrezione, registrando il tutto esaurito. Dagli alberghi ai campeggi, ristoranti, spiagge, rifugi e ogni struttura ricettiva dalla montagna al mare e nei centri delle meravigliose città d’arte hanno potuto ospitare i turisti in grande numero e con soddisfazione del sold out. Un bel segnale di ripresa per l’economia del settore, che negli anni precedenti ha vacillato, confermando che il nostro bel paese è sempre fra i primi posti nelle scelte delle vacanze, sia goderecce che artistico culturali.
Si è svolta a Cuneo, a piazza della Costituzione, la XIX tappa dell’importante manifestazione dell’International Street Food che da venerdì 14 aprile a domenica 16 aprile ha visto migliaia di visitatori confermando il successo delle scorse edizioni. Dalle cucine tradizionali, alle internazionali e anche la cucina gluten free, gli espositori hanno portato sapori e profumi da territori vicini e lontani per il piacere dei palati golosi. L’organizzatore dell’international street food è Alfredo Orofino presidente dell’A.I.R.S.- Confartigianato imprese, l’Associazione Italiana Ristoratori di Strada e può anche per questa edizione ritenersi soddisfatto, dato il numero di presenze ed i consensi ricevuti. Attendiamo con l’acquolina in bocca la prossima edizione!
ATTUALITÀ IL MAGAZINE DELL’IMPRENDITORE, DEL PROFESSIONISTA E DELLA FAMIGLIA 4 NUMERO 2 | MARZO - APRILE 2023 GENTE IN MOVIMENTO
Street art a sostegno della ricerca contro il cancro
Autostrada Asti-Cuneo: apertura dal 3 aprile 2023
La più grande opera di street art in carta, per sostenere la ricerca contro il cancro, si estende su 120 metri di muro per oltre 360 metri quadrati.
“L’idea dell’installazione fotografica è della 42enne Giulia Ruggeri, operata per un tumore al seno. Il visual artist Yuri Catania ha ritratto 22 corpi seminudi, che hanno vissuto un’esperienza oncologica. Patrocinato dal Comune di Milano, il progetto sarà visibile da aprile, in Via Ventimiglia sui muri del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane concessi a titolo gratuito, fino a luglio 2023. Sarà possibile acquistare l’opera in porzioni montate su cornici e certificate dall’artista come pezzi unici. Metà del ricavato sarà devoluto dall’artista alla Fondazione Ieo-Monzino e all’associazione Imperfect di Giulia Ruggeri
Animali selvatici: problematica da risolvere
Aperto al traffico nel pomeriggio del 03 aprile 2023 il lotto II 6b dell’autostrada Asti-Cuneo, 4,8 chilometri che connettono la tangenziale di Alba allo svincolo di Alba Ovest collegando in modo diretto l’ospedale di Verduno. La circolazione verrà gestita per circa due mesi con un regime provvisorio che prevede il transito a doppio senso di marcia su unica carreggiata per 2 chilometri in direzione Cuneo. La tratta è gratuita fino al termine dei lavori. L’assessore regionale alle Infrastrutture e Trasporti ha sostenuto che l’apertura del secondo lotto dell’Asti-Cuneo dimostra la volontà dell’Amministrazione regionale di proseguire un progetto cominciato ormai trent’anni fa e che i cittadini meritano di vedere concluso.
ChatGPT: al via una task force europea
Animali selvatici oramai troppo vicini all’ambiente umano. Sono numerosi gli episodi, anche mortali, che si stanno verificando e purtroppo le troppe polemiche non servono alla risoluzione dei problemi. L’inserimento di alcune specie in territori molto vicini ai luoghi abitati dall’uomo, se non controllati, portano inevitabilmente a conseguenze infelici ed in questo ultimo mese si stanno ponendo alla decisione dei vari enti preposti le scelte sul da farsi. Abbattimento dell’animale “pericoloso” o trasferimento in altra sede, oppure? L’opinione pubblica è fortemente divisa tra pro-animale e pro-umano e gli insulti sui social fra gli uni e gli altri non fanno altro che accendere gli animi, ma purtroppo la questione è ancora aperta, a discapito di tutti.
A seguito del provvedimento di limitazione provvisoria del trattamento, adottato dal Garante per la protezione dei dati personali lo scorso 30 marzo nei confronti di ChatGPT, gestita dalla società statunitense OpenAI, i Garanti della privacy europei, riuniti nel Comitato europeo per la protezione dei dati (EDPB), hanno deciso di lanciare una task force su ChatGPT. L’obiettivo è di promuovere la cooperazione e lo scambio di informazioni su eventuali iniziative per l’applicazione del Regolamento europeo condotte dalle Autorità di protezione dati. Dopo una serie di interlocuzioni con i rappresentati di OpenAI, il Garante italiano ha indicato alcune prescrizioni su trasparenza, diritti degli interessati e base giuridica del trattamento effettuato da ChatGPT, da adempiere entro il 30/04/23.
ATTUALITÀ IL MAGAZINE DELL’IMPRENDITORE, DEL PROFESSIONISTA E DELLA FAMIGLIA 5 NUMERO 2 | MARZO - APRILE 2023 GENTE IN MOVIMENTO
Sostenibilità digitale e crescita aziendale
Conciliare l’innovazione tecnologica e la tutela dell’ambiente per progettare società ed economie migliori: è questa la vera sfida storica, improrogabile, che ci troviamo ad affrontare in questo momento di emergenza, che rappresenta un’opportunità unica. Molte aziende, soprattutto all’estero, hanno già avviato un processo di adozione di criteri di sostenibilità aziendale. Aziende sempre più green e digitali che scommettono sulla sostenibilità e sulla tecnologia. Il mondo del business italiano, già colpito da Pandemia e inflazione, secondo un’indagine Istat quest’anno punterà ancora di più sul digitale e sempre di più sulla sostenibilità ambientale: quasi la metà degli investimenti aziendali (il 41,4%) sarà infatti destinato all’am -
biente. Segno evidente di come le imprese abbiano definitivamente capito l’importanza di investire sulla trasformazione digitale e sostenibile. Un’opportunità e una necessità per restare competitive sul mercato e cavalcare la domanda commerciale. Rivoluzione digitale e riduzione dell’impatto ambientale sono due temi strettamente legati.
La digitalizzazione passa necessariamente per uno sviluppo sostenibile, in grado di assicurare una crescita economica green.
Basti pensare al Next Generation EU (Piano per la Ripresa Europea): lo strumento creato dal Consiglio Europeo per sostenere una ripartenza green e digitale delle imprese.
Numerose aziende hanno avviato strategie green innovando la loro operatività, e sempre più clienti
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IMPRESA
a cura di Davide Spitale Avere a cuore il pianeta e voler arginare il rischio di cambiamenti sempre più distruttivi
scelgono imprese in base all’impatto che queste hanno sull’ambiente. È proprio il cambiamento digitale ad accelerare uno sviluppo ecosostenibile, grazie alle nuove tecnologie, al risparmio di carta ed energia, all’impiego di risorse naturali e rinnovabili, e a una nuova coscienza ecologica da parte delle aziende.
Perché le aziende dovrebbero prendere in considerazione la sostenibilità digitale?
Naturalmente la ragione fondante dovrebbe essere quella di avere a cuore il pianeta e di voler arginare il rischio di cambiamenti sempre più distruttivi, per esempio quelli climatici, che diventano un rischio sempre più concreto. Un’altra ragione, collaterale ma rilevante, è quella di costruire un rapporto di fiducia con i clienti e potenziali tali. I temi legati alla sostenibilità sono un driver di scelta sempre più rilevante nelle abitudini dei consumatori, che sempre più spesso prediligono affidarsi ad aziende e servizi con cui condividono un punto di vista. Infine, non sono da sottovalutare i vantaggi strettamente legati all’a -
spetto innovativo ed economico. Avviare o migliorare un processo di digitalizzazione aziendale basato sulla sostenibilità tipicamente significa adottare soluzioni tecnologiche all’avanguardia, più funzionali ed efficienti rispetto a quelle meno recenti.
Conclusioni
La sostenibilità digitale, insomma, non è solo una questione di tutela dell’ambiente e delle risorse naturali, ma anche un ottimo strumento per limitare gli sprechi, ridurre le inefficienze ed eliminare i colli di bottiglia.
Con l’adozione delle tecnologie digitali nell’ambito della produzione, migliorano le performance e i processi aziendali, la salvaguardia dell’ambiente, l’integrazione tra aziende e clienti, oltre a un notevole risparmio di costi e risorse. Tutto questo permette alle aziende di sviluppare maggiori risorse e guadagnare in termini di efficienza e può essere realizzato affidandosi ad un team di esperti che possono guidare l’azienda nell’implementazione e ottimizzazione della digitalizzazione e sostenibilità, fondamentali per la crescita e innovazione dell’azienda.
IL MAGAZINE DELL’IMPRENDITORE, DEL PROFESSIONISTA E DELLA FAMIGLIA 7 NUMERO 2 | MARZO - APRILE 2023 GENTE IN MOVIMENTO
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Cerimonia OMRI presso il Quirinale
Il 31 marzo 2023 si è tenuta la cerimonia OMRI presso il Quirinale in occasione della quale sono stati insigniti di titoli al Merito della Repubblica italiana 30 esempi di impegno civile.
Uomini e donne che si sono contraddistinti in iniziative a favore del prossimo e rappresentando così, per usare le parole del Presidente Mattarella , i valori Repubblicani.
Tra di loro, oltre a me – che sono Presidente della Fondazione Pudens Onlus, attiva nel sostegno alle persone bisognose attraverso la fornitura di pasti e beni primari - anche la volontaria torinese Fatima Zahra el Maliani
impegnata nel doposcuola Unicef. Nel suo discorso il Presidente Mattarella ha sottolineato che gli esempi di solidarietà in Italia sono tantissimi, espresse in tantissime forme, e che tutti questi esempi rappresentano il vero spirito del nostro paese perché si manifestano in un impegno ricco di umanità che va oltre il dovere insito nel proprio lavoro.
Altrettanto importante è stato il passaggio sul significato di “libertà” che in una naturale evoluzione della umana civiltà si è trasformata dal concetto in cui “la libertà di ciascuno trova il limite nella libertà degli altri“ in “ la propria libertà si realizza insieme a
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a cura di Antonella Graziano
Uomini e donne che rappresentano, usando le parole del Presidente Mattarella , i valori Repubblicani.
quella degli altri“, sottolineando che la libertà non è piena se tutti coloro che fanno parte della nostra comunità non ne godono in egual misura.
Direi che questi due passaggi costituiscono l’anima della nostra Fondazione: quando decidi di occuparti del prossimo , di dedicare tempo ed energie per gli altri lo fai in modo molto naturale , per un senso di giustizia, e perché sia un moto perpetuo foriero di effetti positivi di cui beneficiamo tutti. Il nostro motto è “pensare in Grande agire in Piccolo”: questo semplice, ma imponente piccolo pensiero, ben descrive la nostra ambizione.
Avere ben chiaro l’obiettivo di chi è il Prossimo, nella sua dimensione di bisognoso, ed arrivare a sostenerlo anche con piccole azioni e semplici attività, le quali tutte assieme e con l’aiuto di tutti, possano porta -
re risultati importanti. Dalla nostra nascita ad oggi abbiamo realizzato due progetti artistici , TooMulTO nel 2021 e Clinico D’arte nel 2022 . Di quest’ultimo ricorderete la locandina e l’articolo di Dario Ujetto in GM 2-2022 , attraverso cui siamo riusciti come Fondazione a raccogliere fondi e fornire 14000 pasti nel 2021 e sostenere 50 persone per tre mesi nel 2022, attraverso la mensa domenicale della chiesa SS Nome di Maria (via Guido Reni - Torino).
Piccoli numeri, certo, rispetto al numero crescente di poveri nella nostra provincia, ma nel corso del tempo abbiamo coinvolto nuovi donatori e nuovi volontari che ci aiuteranno a fare di più e sempre meglio. Ma la cosa che ci sta a cuore più di ogni altra è quella di creare consapevolezza tra le persone. Molti giovani
street artist o professionisti affermati nelle varie attività, avevano ben chiaro che dalla Pandemia si sarebbe usciti più poveri. Ma non avevano compreso bene che la povertà non sarebbe aumentata per la sola mancanza di lavoro, ma sfuggiva che le persone si stavano impoverendo anche lavorando. La punta massima di questa percezione si è raggiunta con l’inflazione galoppante dovuta per lo più dallo scoppiare della guerra in Ucraina. Comunque sia la percezione della povertà doveva essere il primo passo per raggiungere il massimo numero possibile di persone che la comprendessero, e con un TooMulTO del cuore iniziassero ad aiutare il loro prossimo. Tornando alla cerimonia tenutasi al Quirinale è stato un momento di enorme emozione che ci starà sempre a sprone di nuove iniziative.
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s.r.l.
Porta Rossa 3B - 12100-Cuneo email: info@mariosenzaglutine.com telefono: 0171 613464
Crediamo nella famiglia, nel gioco di squadra, nel valore di fare le cose con il calore di una volta e nello stupire chi assaggia i nostri prodotti per la prima volta.
Da Mario
Via
Padova: sportello del Microcredito, frutto d’intesa tra l’Inrl e l’ENMC
Un nuovo importante capitolo del protocollo d’intesa tra l’Istituto Nazionale Revisori Legali(INRL) e l’Ente Nazionale per il Microcredito (ENMC): si tratta dello Sportello per il Microcredito aperto a Padova, di cui si è fatto promotore il delegato provinciale dell’Inrl, Roberto Adami. Lo scopo di questo innovativo canale informativo è quello di favorire la diffusione di uno strumento di finanziamento ancora poco conosciuto ed utilizzato dagli imprenditori: la Sportello informativo per il Microcredito si trova a Padova, in Piazzetta Modin n.11. Il nuovo servizio è stato realizzato in convenzione con l’Ente Nazionale per il Microcredito e fa parte del network italiano di 180 Sportelli informativi dell’ENM attualmente operanti in Italia, che hanno supportato ad oggi la nascita di 6 mila imprese, e verrà gestito dall’istituto
Nazionale Revisori Legali. Il sistema del Microcredito italiano è alimentato da risorse messe a disposizione dal Ministero dello Sviluppo Economico presso il Fondo Centrale di Garanzia per le PMI a favore dei soggetti che non hanno le garanzie necessarie per ottenere un prestito bancario. Per il Presidente dell’Inrl, Ciro Monetta: “L’apertura dello sportello territoriale segna un altro traguardo importante per l’istituto. Le sinergìe del Microcredito, daranno la possibilità di utilizzare anche lo strumento del Microcredito in una città strategica come Padova, al fine di sviluppare l’auto impresa. Favorire chi non ha garanzie reali e offrire servizi di accompagnamento e tutoraggio che consentono di creare nuove imprese che producano utili, oggi è indispensabile. Lo sportello darà la possibilità di realizzare importanti attività di informazione per i cittadini
con un sicuro implemento dello strumento e delle sue derivazioni, per una maggiore integrazione dei neoimprenditori nel circuito economico locale. Mi complimento con il delegato Roberto Adami promotore dell’iniziativa.” Il delegato per Padova dell’I.N.R.L. Roberto Adami, ha sottolineato: “L’Istituto Nazionale Revisori Legali, nella convinzione dell’importanza strategica di questo servizio, si è fortemente impegnato per l’apertura dello sportello del Microcredito, che potrà favorire la diffusione di questa opportunità per tutti i neo imprenditori e neo professionisti che sono alla ricerca di fondi per sostenere le proprie attività”.
Il microcredito, ottenibile presso gli istituti bancari del territorio, quali - ad esempio - BCC di Roma e BPER Banca, è destinato ai soggetti che incontrano difficoltà nell’aggiudicarsi finanziamenti bancari finalizzati all’avvio o
IL MAGAZINE DELL’IMPRENDITORE, DEL PROFESSIONISTA E DELLA FAMIGLIA 10 NUMERO 2 | MARZO - APRILE 2023 GENTE IN MOVIMENTO PROFESSIONI
a cura di Andrea Lovelock
Il nuovo servizio, in convenzione con l’Ente Nazionale per il Microcredito, mira a diffondere informazioni per l’ottenimento di piccoli prestiti
all’esercizio di attività imprenditoriali. I prestiti posso raggiungere i 40mila euro per ciascun beneficiario, ma possono diventare 50.000 euro se le ultime 6 rate pregresse sono state pagate e se lo sviluppo del progetto finanziato risulta in linea con il raggiungimento dei risultati intermedi stabiliti dal contratto e verificati dall’operatore di microcredito. La durata massima del finanziamento è di 84 mesi, incluso un eventuale periodo di preammortamento. La garanzia pubblica del Fondo di garanzia per la richiesta di accesso al microcredito è totalmente gratuita fino all’atto di erogazione del finanziamento; successivamente, laddove previsto dalla convenzione con l’istituto bancario, l’importo relativo all’1% della somma erogata verrà trattenuto dalla banca, all’atto dell’erogazione, Tasso: orientativamente fissato al 6 % Taeg.
Le modalità della concessione
La concessione di microcredito è finalizzata all’acquisto di beni o di servizi strumentali all’attività svolta, alla retribuzione di nuovi dipendenti o soci lavoratori; al pagamento di corsi di formazione volti ad elevare la qualità professionale e le capacità tecniche e
gestionali del lavoratore autonomo, dell’imprenditore e dei relativi dipendenti: al pagamento di corsi di formazione anche di natura universitaria o post-universitaria volti ad agevolare l’inserimento nel mercato del lavoro delle persone fisiche beneficiarie del finanziamento. Nel corso della presentazione dello sportello il Responsabile e coordinatore dell’Area Credito e Banche e dell’Area Tutor dell’Ente Nazionale per il Microcredito, Marco Paoluzi ha chiarito che possono accedere al microcredito i professionisti iscritti agli ordini professionali o aderenti ad associazioni professionali iscritte nell’elenco temuto dal Ministero dello Sviluppo Economico ai sensi della Legge n. 4/2013, titolari di partita Iva da meno di cinque anni e con massimo 5 dipendenti; le imprese individuali titolari di partita Iva da meno di cinque anni e con massimo 5 dipendenti; e ancora le società di persone, società tra professionisti, s.r.l. semplificate, società cooperative titolari di partita Iva da meno di cinque anni e con massimo 10 dipendenti.
Condizioni di Accesso
Le imprese devono aver avuto, nei tre esercizi antecedenti la richiesta
di finanziamento o dall’inizio dell’attività, se di durata inferiore, un attivo patrimoniale di massimo 300.000 euro, ricavi lordi fino a 200.000 euro e livello di indebitamento non superiore a 100.000 euro; i professionisti e le imprese devono operare nei settori ammissibili in base alle disposizioni operative del Fondo. I privati non sono finanziabili poiché non ammissibili alla garanzia del Fondo.
Iter. Il soggetto interessato effettua la richiesta di microcredito direttamente in una delle filiali delle banche convenzionate con l’ENM; l’operatore dello sportello effettua i controlli relativi alle caratteristiche del soggetto richiedente ed alle finalità del finanziamento. In caso di esito positivo, l’operatore provvede ad inoltrare all’Ente Nazionale per il Microcredito la richiesta di tutoraggio; il tutor del Microcredito contatta il cliente per definire un primo incontro; il Tutor del Microcredito comunica alla Banca il risultato dell’istruttoria di Microcredito; l’operatore di sportello comunica l’erogazione o la mancata concessione del finanziamento; il tutor continuerà ad assistere il cliente nel corso del periodo di ammortamento.
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PROFESSIONI
L’ANCL tutela i propri associati contro l’egemonia delle case di software
L’ANCL ha promosso uno sportello legale interamente destinato a raccogliere le segnalazioni degli iscritti
a cura di Dario Montanaro
Il Consulente del Lavoro che decide di disdire o di cessare un contratto per l’utilizzo di servizi applicativi erogati dalle software house, deve considerare che potrebbe subire un grave pregiudizio nell’interruzione dei servizi relativi al software. Sempre più spesso, infatti, nei casi di disdetta o cessione di contratti con le software house, i Consulenti del Lavoro si trovano di fronte ad una serie di ostacoli per il passaggio di dati (c.d. portabilità) da una software house ad un’altra. Questo comporta dei danni al professionista, ai clienti, ai dipendenti interessati del trattamento dei dati personali e alla concorrenza delle imprese operanti nel settore.
Si ricorda che le case di software non possono cancellare alcun dato e al termine del contratto devono restituire immediatamente tutti i dati con -
tenuti nel programma in un formato strutturato, di uso comune e leggibile dal dispositivo automatico in modo da permettere di importare i dati in altro programma. Non consentire al professionista di adempiere ai propri obblighi contrattuali nei confronti dei propri clienti comporta un ingente danno economico e un effettivo arresto temporaneo delle attività e degli adempimenti che il Consulente è chiamato a svolgere.
Questo si ripercuote negativamente anche sulle proprie aziende clienti, che potrebbero subire una battuta d’arresto per tutte quelle attività che ordinariamente il Consulente del Lavoro, alla quale l’azienda ha conferito mandato, svolge attraverso questi software. Volendo fare un esempio, ci basti pensare al caso in cui la software house a seguito della cessazione di un contratto non trasferisca i dati necessari
per l’elaborazione dei cedolini paga al nuovo servizio di software incaricato; questo determinerebbe un notevole ritardo nell’emissione delle buste paga dall’azienda ai propri dipendenti. È utile ricordare, inoltre, che grazie ai Consulenti del Lavoro gli Enti previdenziali ricevono flussi informativi corretti e versamenti esatti.
Le software house forniscono al professionista strumenti utili all’espletamento di alcuni dei propri servizi, ma lo strumento mai potrà sostituire la professionalità e le competenze di un Consulente del Lavoro.
Per tali ragioni l’ANCL, dopo numerose richiesta pervenute, ha promosso uno sportello legale interamente destinato a raccogliere le segnalazioni degli iscritti sui comportamenti delle aziende dell’Information Technology al fine di verificare il rispetto dei diritti del professionista.
IL MAGAZINE DELL’IMPRENDITORE, DEL PROFESSIONISTA E DELLA FAMIGLIA 12 NUMERO 2 | MARZO - APRILE 2023 GENTE IN MOVIMENTO PROFESSIONI
Bilateralità e artigianato
La contribuzione alla bilateralità e al fondo di assistenza sanitaria integrativa prevista dai contratti collettivi nazionali di lavoro dell’artigianato che erogano prestazioni a favore dei lavoratori dipendenti è obbligatoria. In assenza del versamento, il datore è tenuto a erogare un elemento aggiuntivo della retribuzione. È questa la posizione del Tribunale di Milano espressa nella sentenza del 13 febbraio 2023, n. 437.
La pronuncia del Tribunale di Milano si fonda sul presupposto che la contribuzione alla bilateralità e al fondo di assistenza sanitaria integrativa prevista dai contratti collettivi nazionali di lavoro dell’artigianato, che erogano prestazioni a favore dei lavoratori dipendenti, sia obbligatoria laddove si provi che l’impresa artigiana aderisca al sistema contrattuale dell’artigianato. Tuttavia, l’impresa non aderente al sistema contrattuale non può dirsi priva comunque di alcuni obblighi.
È doveroso premettere che il sistema di adesione e contribuzione alla bilateralità artigiana rappresenta una rarità nel sistema delle relazioni industriali italiane, poiché il versamento della contribuzione è unica per tutte le voci della bilateralità artigiana: in altri termini, il datore versa una cifra fissa all’EBNA ed è poi l’Ente a disporre la destinazione delle quote ai diversi fondi (inclusi quelli istituti ai sensi dell’art. 27, d.lgs. 14 settembre 2015, n. 148).
Questo meccanismo è stato ritenuto problematico dal Tribunale di Roma (cfr. sentenza 30 novembre 2021, n. 10087) poiché l’adempimento di un obbligo di legge (il versamento della contribuzione ai fondi di solidarietà ex art. 27, d.lgs. 14 settembre 2015, n. 148) viene subordinato all’adesione ad un ente bilaterale che trova la sua fonte non già nella legge bensì nell’adesione dell’impresa alla contrattazione collettiva (cioè l’EBNA). In questa prospettiva, allora, l’impresa che decide di non aderire al sistema contrattuale dell’artigianato, dovrà comunque versare la contribuzione al fondo FSBA pur senza aderire all’EBNA.
Come, infatti, risultava già in parte chiarito nella circolare del Ministero del Lavoro, n. 43 del 15 dicembre 2010, è possibile rintracciare un diritto del lavoratore, non già a ritrovarsi iscritto all’Ente Bilaterale, ma piuttosto a poter fruire, al pari degli altri lavoratori di settore, delle prestazioni fornite dal sistema della bilateralità, nazionale e regionale.
In questa prospettiva, la Circolare sottolinea che l’omissione del versamento all’ente bilaterale obbliga il datore di lavoro, se espressamente previsto dal contratto collettivo, a corrispondere al lavoratore un elemento distinto della retribuzione, mediante il riconoscimento di una somma e/o di una prestazione equivalente a quella erogata dalla bilateralità; di conseguenza, mentre
a cura di Cecilia Catalano
l’impresa che aderisce alla bilateralità assolve in tal modo ogni suo obbligo nei confronti del lavoratore versando la contribuzione all’ente, le imprese che invece decidono - nell’esercizio della loro libertà sindacale costituzionalmente tutelata ex art. 39 Cost. - di non aderire alla bilateralità, senza dunque versare il relativo contributo, non potranno però esimersi dal versare direttamente al lavoratore un elemento aggiuntivo di retribuzione quantificato forfettariamente dallo stesso contratto collettivo e di fornire una prestazione equivalente a quella erogata dal sistema bilaterale di riferimento ai diversi livelli, nei limiti ovviamente degli importi stabiliti dalla contrattazione collettiva. Questi emolumenti sostitutivi sono da ricondurre, secondo il Ministero del Lavoro, nell’alveo dell’art. 36 Cost., risultando a tutti gli effetti una voce della retribuzione.
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PROFESSIONI
In assenza del versamento, il datore è tenuto a erogare un elemento aggiuntivo della retribuzione.
Competenze e innovazione, il futuro del Lavoro
Dal 29 giugno al 1° luglio torna il Festival del Lavoro, l’evento di Consiglio Nazionale dell’Ordine e Fondazione Studi Consulenti del Lavoro
a cura della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro
L’appuntamento è a Bologna, dal 29 giugno al 1° luglio, per la 14ma edizione del Festival del Lavoro. La tre giorni organizzata dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro e della sua Fondazione Studi va sotto il titolo di “Competenze e innovazione, il futuro del lavoro” chiarendo fin da subito i due poli tematici verso cui tendere nel guardare alla programmazione in prospettiva dei nuovi modelli utili al mondo del lavoro. Dialoghi, dibattiti, eventi formativi animeranno il Palazzo della Cultura e dei Congressi della città felsinea con l’obiettivo di approfondire la realtà del lavoro con un’attenzione specifica alle dimensioni che più ne stanno determinando il cambiamento. A partire dalle competenze: da acquisire, formare, aggiornare, innovare, trasformare. Il 2023 ne celebra l’anno europeo e il Festival sarà l’occasione per approfondire la loro centralità per aziende e lavoratori. Con un occhio all’innovazione, altra dimensione chiave per capire come e dove sarà il futuro del lavoro. Robotica, intelligenza artificiale e digitalizzazione stanno cambiando profondamente modi e stili di lavoro, profili e specializzazioni, ponendo sfide del tutto inedite sotto il profilo organizzativo, culturale,
etico e normativo. Due parole chiave che si riflettono in strumenti indispensabili per agganciare e dare prospettive di durata ad una ripresa, economica e occupazionale, il cui futuro è ancora incerto e condizionato da molteplici fattori, non da ultimo la crisi internazionale e l’esito delle politiche monetarie centrali. Si parlerà quindi di economia, delle prospettive legate all’attuazione del PNRR, dei numeri della crescita e dell’eccezionale sviluppo di alcune filiere produttive che hanno visto nell’ultimo anno aumentare di misura valori e fatturati legati all’export. Ma anche del ruolo centrale che la PA, centrale e periferica, sta avendo nel favorire il raccordo tra investimenti e crescita. Ricambio del personale, digitalizzazione e semplificazione sono le direttrici di un cambiamento atteso ma ancora lontano dall’essere compiutamente realizzato. Il lavoro e le innovazioni che lo riguardano saranno ovviamente al centro dei principali tavoli di discussione. Il nodo innovazione-competenze verrà affrontato con riferimento alle sfide poste dall’accelerazione digitale e tecnologica in termini di formazione, recruitment, aggiornamento, riqualificazione. Una sfida decisiva, su cui il Paese sconta un ritardo ormai cronico, che interessa l’insieme degli attori impegnati nel disegnare il futuro dell’occupazione. Centrale sarà anche l’attenzione sulle modalità con cui l’innovazione sta ridefinendo la dimensione lavoro. Dallo scouting delle imprese, al reclutamento, alla valutazione dei risultati, l’uso sempre più pervasivo dell’intelligenza artificiale nelle decisioni che attengono alle persone e al loro lavoro pone nuove sfide in termini etici, organizzativi, giuridici e formativi. A tutto questo si accompagna l’emergere, soprattutto tra i giovani, di un nuovo approccio verso il lavoro che trova le aziende impreparate nella gestione. La perdita di senso e di identificazione sociale del lavoro lascia spazio alla riscoperta della dimensione
privata e personale, producendo fenomeni nuovi (dalla great resignation alla crescita degli inattivi). Al tempo stesso, le tecnologie liberano il tempo dei lavoratori rendendo potenzialmente il lavoro più produttivo di prima. Portato del cambiamento culturale in atto è l’innovazione dei modelli organizzativi che passano per la ricerca di maggiore produttività da un lato e un’attenzione crescente delle aziende verso i bisogni dei propri collaboratori dall’altro. La diffusione del welfare aziendale, quale strumento di una nuova stagione contrattuale, costituisce una delle dimensioni di nuova relazionalità tra impresa e lavoro che trova nel territorio, e più specificatamente nella contrattazione decentrata, nuovo impulso e vigore. Non potranno che animare i confronti anche le grandi tematiche dell’occupazione nel sistema Italia: i salari e tutto ciò che concorre alla loro definizione (dalla produttività alla contrattazione e al sistema fiscale) e la revisione del sistema dei servizi al lavoro, attorno a cui ruota la riforma delle politiche attive. Infine, verranno affrontati i grandi temi che riguardano oggi l’occupazione nel Paese. In queste settimane che ci separano dall’evento sta prendendo forma il programma, a partire da quello della formazione che da sempre caratterizza il Festival del Lavoro. Le prime indiscrezioni riguardano le cosiddette Aule del Diritto, da sempre uno degli appuntamenti più attesi per chi è interessato alle tematiche giuslavoristiche e attento alle evoluzioni di prassi e dottrina. Esperti del diritto del lavoro, accademici e ispettori accompagneranno i discenti nei dettagli della negoziazione assistita e della crisi d’impresa, soffermandosi anche sull’impatto dell’intelligenza artificiale sul mondo del lavoro anche in termini di competenze. Per partecipare al Festival del Lavoro è necessario iscriversi attraverso la procedura disponibile sul sito della manifestazione, costantemente aggiornata. Tutti i dettagli su www.festivaldellavoro.it.
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PROFESSIONI
C’è da fare l’Italia del futuro: ecco il Tour dell’Innovazione
Torino, Roma,
Catania, Bari e Milano protagoniste di 5
incontri finalizzati a promuovere il Manifesto dedicato ai manager
dell’innovazione
Il Manifesto dell’Innovazione c’è. Resta da fare l’Italia dell’innovazione, facendo rete tra aziende, atenei e istituzioni. È questo lo scopo del Tour dell’Innovazione lanciato da Innovation Manager Hub, la prima community dei manager dell’innovazione di oltre 150 grandi aziende internazionali come Poste Italiane, Tim, Windtre, Comau, Roche, Miroglio, Marzotto Lab, Webuild, Google, Snam, Unipol, Acea, Intesa Sanpaolo, NttData e tante altre e che vede come partner Do Different, Clever Connect, Laya, Pedevilla, Hyperlean, Brain Computing, Zucchetti, Risorse, Up2You, Effetto Larsen, Skilla, Stimulus, Milano per la Scala, NTTData, Xmetareal e Kotuko.
28 marzo, il tour toccherà la facoltà di Ingegneria della Sapienza Roma (2 maggio) e le città di Catania (22 giugno), Bari (20 luglio) e Milano (3 ottobre). Obiettivo strategico sarà quello di illustrare il Manifesto dell’Innovazione elaborato lo scorso novembre durante l’IMH Summit che ha visto la partecipazione di 80 manager dell’Innovazione e di nove atenei.
PROMUOVERE ECOSISTEMA CHE SUPPORTI MANAGER DELL’INNOVAZIONE
«Il nostro scopo – spiega Manuele Vailati, fondatore di Innovation Manager Hub – è quello di creare un ecosistema ibrido e in continua evoluzione che diventi il principale punto di riferimento per i manager dell’Innovazione. Vogliamo essere a cura di Filippo
Poletti
Dopo l’avvio a Torino alla Casa delle tecnologie emergenti lo scorso
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il connettore di diversi ecosistemi: aziende, atenei e istituzioni, connettendo, liberando e sviluppando il potenziale umano. Incontro dopo incontro intendiamo supportare nella sua crescita il ruolo del manager dell’innovazione, la cui funzione sarà sempre più centrale nei paradigmi presenti ed emergenti delle organizzazioni».
I SEI PILASTRI DEL MANIFESTO DELL’INNOVAZIONE
Il Tour dell’Innovazione intende condividere, e creare un linguaggio comune, inteso come visione e stimolo per gli altri stakeholder coinvolti. Altro punto fermo è identificare e sostenere un’etica come guida dell’innovazione nella sua complessità. Terzo pilastro è confermare che lo sviluppo sostenibile è uno dei significati principali dell’innovazione in grado di offrire soluzioni per le generazioni attuali, preservando risorse e opportunità anche per quelle future e bilanciando equamente i benefici tra tutti gli attori coinvolti. Quarto scopo è identificare gli elementi fondanti di un approccio innovativo, a prescindere dalle interpretazioni dettate dalle specificità dei settori di provenienza. Quinto comandamento è guidare lo sviluppo delle compe -
tenze di innovazione future, decodificando un approccio univoco alla modalità con cui si parla di innovazione in termini di scopo del ruolo e di modelli di innovazione. Settimo e ottavo fine sono, rispettivamente, identificare gli elementi trasversali dei metodi all’innovazione per elaborare un approccio condiviso, e valutare l’impatto culturale, industriale e sociale dell’introduzione dell’innovazione.
SOSTENIBILITÀ, DIGITAL TRAN -
SFORMATION E PEOPLE MANAGEMENT
Sostenibilità come leva per l’innovazione, digital transformation, calcolo del ritorno delle intelligenze umane grazie all’uso di quelle umane e promozione della figura dell’HR manager come human values developer sono alcune delle grandi sfide che saranno sviluppate nel corso degli incontri in programma in Italia.
«L’innovazione – si legge nel Manifesto dell’Innovazione – richiede sempre un grande sforzo, che necessita di pianificazione, investimenti e coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti. Diversamente, la risposta ad una necessità ha il carattere di urgenza e non permette di consentire una profon -
da acquisizione del processo di innovazione, che è prima di tutto culturale. Quindi, l’innovazione va intesa come processo nuovo che porta valore a più tipologie di stakeholder: people, planet, profit e anche partnership. Alla già nota strategia delle 3P si può aggiungere una quarta “P”, il cui perno è la centralità della leadership del manager dell’innovazione, e cioè quella partnership che serve per accelerare il processo di acquisizione di nuove competenze, necessarie per il progetto innovativo».
INNOVAZIONE COME OPPORTUNITÀ E NON COME MINACCIA
«Importante – spiega il Manifesto dell’Innovazione – è che il manager dell’innovazione sappia presentare l’iniziativa come un’opportunità, e non una minaccia competitiva, al partner con cui si intende collaborare. A questo proposito si parla, quindi, della ricerca attiva dell’endorsement, da raggiungere attraverso un approccio proattivo della leadership del manager dell’innovazione, che si declina nella generazione di consenso costruita attraverso la sensibilizzazione, la cultura e la comunicazione della fase iniziale del processo di cambiamento».
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INNOVAZIONE
L’urbanistica e il ritorno ai luoghi della tradizione
C’è stato un allontanamento dai centri urbani minori, ma è importante investire su questi, riconoscendone le potenzialità in un’ipotesi di ripopolamento e rigenerazione di un patrimonio di grande valore culturale.
Una delle sfide a cui l’urbanistica è chiamata a rispondere nella contemporaneità è l’applicazione di una pianificazione collegata all’azione sociale, mettendo al centro la persona e l’etica pubblica, al fine di favorire un equilibrio insediativo tra i piccoli, medi e grandi centri. Questo obiettivo è sicuramente da porre in relazione alla ricchezza paesaggistica e al policentrismo che caratterizza l’intera penisola, elementi di grande valore, importanti da sfruttare per una pianificazione in grado di valorizzare le realtà urbane mettendole in relazione grazie a delle reti che colleghino la città con la campagna, i centri storici con le periferie, e le varie risorse locali del territorio.
Per perseguire tale operazione non è possibile agire solamente a livello locale, ma è necessario un riasset-
to istituzionale ove i diversi livelli di governo procedano secondo un sistema di strategie integrate e interconnesse, a cui non deve mancare una certa componente di flessibilità, così da favorire una pianificazione coerente.
Una forma di pianificazione di questo genere favorirebbe sicuramente il futuro dei piccoli comuni, delle realtà che al giorno d’oggi purtroppo sono in forte pericolo, per via della crescente attrattività dei poli urbani di maggiori dimensioni, e di conseguenza un loro lento e sistematico abbandono. La società contemporanea è ormai globalmente urbana e lo spopolamento delle regioni periferiche è una tematica sì particolarmente intensa ma anche fortemente diffusa, ed anche i modi e le forme con cui tale fenomeno ha assunto una rilevanza giuridica sono mutati tanto nel corso
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a cura di Clara Civallero
del tempo. Ad oggi il tema dello spopolamento ha un significativo legame con la disciplina urbanistica tanto che l’attenzione per l’ondata dei flussi migratori dalla campagna verso le città, in un certo senso può essere considerata insito all’urbanistica moderna come una forma di studio autonoma anche nella sua dimensione applicativa.
Il motivo per cui questa relazione tra ambiti di ricerca si sia tanto rafforzata negli anni si giustifica in quanto, è vero che alla disciplina urbanistica non spetta il compito di pianificare le attività economiche, ma è bensì parte dei suoi obiettivi evitare che le trasformazioni di natura sociale ed economica compromettano il corretto uso del territorio e il suo valore. Questo definisce anche in maniera piuttosto esplicita perché lo spopolamento dei piccoli centri non possa essere più considerata una mera questione socio-economica.
Il fenomeno dello spopolamento, per quanto riguarda le valutazioni più recenti, trova la propria causa sia nei limiti orografici e nell’inefficienza dell’allocazione di determinate risorse, ma i due fattori che ne costituiscono il fondamento empirico riguardano la scarsa fruibilità di alcuni servizi e il gap infrastrutturale che è stato riscontrato in determinate aree territoriali. Tra i servizi che maggiormente orientano le scelte localizzative degli individui ci sono quelli legati all’istruzione, alla salute, ma anche tutto l’apparato di funzioni legate all’intrattenimento
e al supporto alle attività economiche che orientano la concentrazione dei posti di lavoro secondo le teorie delle economie di agglomerazione e dei benefici legati alla prossimità. Il riconoscimento di queste tendenze demografiche ha favorito l’individuazione di specifiche aree più fragili che hanno assunto nella letteratura la definizione di “aree interne”, che uniformemente assumono una progressiva erosione territoriale e sociale secondo caratteristiche comuni a prescindere dalla condivisa tradizione rurale. Nello specifico, le aree interne si descrivono come significativamente distanti dai principali centri di offerta di servizi essenziali in termini di istruzione, salute e mobilità, che però dispongono di importanti risorse ambientali e culturali, e costituiscono un territorio profondamente diversificato come risultato dei vari sistemi naturali e dei peculiari e secolari processi di antropizzazione.
Per favorire il futuro dei piccoli centri è quindi necessario lo scambio tra politici, urbanisti, architetti, paesaggisti, ambientalisti, ma anche i proprietari, gli investitori e i cittadini che gravitano sul territorio locale. Queste figure dovrebbero collaborare per preservare il patrimonio sul quale esercitano le loro attività salvaguardandolo, ma allo stesso tempo incentivando processi di modernizzazione socio-culturale, rafforzando la coesione sociale e l’attrattività locale in modo tale da alimentarne la
competitività con i centri maggiori. Le azioni che effettivamente favorirebbero il recupero di queste aree appaiono particolarmente variegate e riguardano il recupero e la valorizzazione del patrimonio edilizio in disuso, la valorizzazione e protezione del patrimonio naturale eventualmente includendo misure conservative e vincoli più specifici. Oltre a ciò però bisogna considerare altre forme di intervento. La semplice rigenerazione degli spazi sottoutilizzati o abbandonati infatti non è sufficiente, per quanto benefica e talvolta necessaria. È importante investire nel capitale sociale già insediato e quello potenziale integrando i servizi e promuovendo iniziative che incentivino anche la categoria dei lavoratori a localizzarsi in questi territori più periferici. La pandemia da Covid 19 dal punto di vista professionale per esempio ha esaltato la pratica dello smart working. Oltre a ciò è importante intervenire sul sistema infrastrutturale in modo tale da rendere certe aree estremamente marginali e periferiche più accessibili riducendo quindi la distanza percepita dagli utenti. Tirando le fila del discorso quindi si può dire che per quanto le tendenze dell’ultimo secolo abbiano portato la popolazione ad allontanarsi dai centri urbani minori, oggi la pianificazione sta promuovendo un’inversione del trend riconoscendo le potenzialità delle aree non urbane in un’ipotesi di ripopolamento e rigenerazione di un patrimonio di grande valore culturale.
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Aggressività Cina: Europa consolidi l’alleanza con USA
Di fronte all’aggressività
L’autonomia strategica europea non può prescindere dal consolidamento di una forte alleanza Usa-Ue. Di fronte all’atteggiamento aggressivo della Cina, è necessario scommettere su una collaborazione strutturale tra le democrazie, con meccanismi condivisi di approvvigionamento nelle tecnologie avanzate, in batterie, materie prime e terre rare, queste ultime indispensabili alla filiera dei veicoli elettrici, il cui controllo è tra le principali sfide geopolitiche lanciate da Pechino su scala mondiale.
A riguardo, la Commissione europea deve chiarire la propria strategia di “de-risking” affrontando con urgenza anche il nodo della presenza crescente e massiccia di investitori cinesi nella realizzazione di gigafactory negli Stati membri dell’Ue, introducendo limiti selettivi agli incentivi statali destinati a produttori non europei di batterie. E’ fondamentale investire risorse comunitarie nel nostro sistema manifatturiero e nell’innovazione europea, potenziando le filiere locali e promuovendo insieme accordi che evitino una guerra fratricida a colpi di dazi con gli Stati Uniti
a seguito dell’Inflation reduction act. Rinsaldare le alleanze nel mondo libero è una priorità. Il protagonismo dell’Europa sarà tanto più forte e gravido di ricadute positive, quanto più verrà giocato nel solco di una politica estera e di difesa chiaramente ancorata ai valori democratici della tradizione occidentale, cristiana e liberale, rispettosa del diritto internazionale. Occorre prendere atto una volta per tutte, senza ambiguità o infingimenti, delle forze in campo, che vedono un pericoloso e crescente dinamismo da parte delle autocrazie. Il multipolarismo affacciato dal presidente francese Emmanuel Macron nella recente intervista rilasciata nel contesto della sua visita a Pechino è figlio di un grave errore prospettico, un passo falso che l’Ue non può e non deve seguire. Prendere infatti le distanze dagli Stati Uniti nello scenario ipotetico di un eventuale attacco cinese a Taiwan, è un esercizio di equilibrismo inutile e dannoso: non risolve le tensioni nel Mar Cinese meridionale e non rafforza la deterrenza che, per funzionare ed essere credibile, di tutto ha bisogno eccetto che di dichiarazioni esplicite di disimpegno. Anzi. Vista l’importanza dell’isola di Taiwan, baluardo asiatico delle libertà democratiche e potenza tecnologica decisiva sul piano economico per l’innovazione globale (basti pensare che Taipei produce il 92% dei semiconduttori più avanzati, sotto i dieci nanometri), l’Europa deve aumentare gli sforzi per mettere a fuoco una linea di condotta chiara, consapevole e argomentata in modo compiuto. Se messo a confronto con l’agenda politica della Casa Bianca e del Congresso americano, è difficile ignorare la preoccupante debolezza del dibattito politico europeo sull’argomento. Ben vengano dunque occasioni come il dibattito sulle relazioni Ue-Cina sollecitato dal Partito Popo -
lare Europeo e tenutosi durante la seduta plenaria di metà aprile a Strasburgo, un pungolo che ha costretto le istituzioni europee a confrontarsi apertamente con la realtà. La guerra della Russia all’Ucraina ha cambiato una volta per tutte il modo di concepire la relazione strategica con Pechino. Gli europei non si illudano che dichiarando un’eventuale neutralità rispetto al possibile conflitto su Taiwan, questo possa scoraggiare Xi Jinping: come non hanno convinto Putin dal resistere alle tentazioni neo imperialistiche sull’Ucraina, così equilibrismi, incertezze e opacità nel posizionamento geopolitico dell’Europa non fermeranno l’espansionismo aggressivo della Cina. Non possiamo fare finta di nulla: semplicemente, non ci sono le condizioni perché l’autonomia strategica ed economica dell’Ue possa essere garantita prescindendo dal rafforzamento di un’alleanza strutturale con gli Stati Uniti.
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EUROPA
della
l’alleanza
Cina, è necessario che l’Europa consolidi
con gli Stati Uniti e tuteli le filiere industriali.
a cura dell’on. Massimiliano Salini
IL MAGAZINE DELL’IMPRENDITORE, DEL PROFESSIONISTA E DELLA FAMIGLIA 21 NUMERO 2 | MARZO - APRILE 2023 GENTE IN MOVIMENTO Segui Assotrasporti per scoprirne di più: info@assotrasporti.eu www.assotrasporti.org + 39 3 4 8 88 272 3 1 Partecipa con noi al rinnovamento del settore: costruisci insieme a noi una nuova sede territoriale Assotrasporti! Da 30 anni insieme in difesa dell’autotrasporto italiano Tieniti informato con TN Trasportonotizie : tutto il mondo dell’autotrasporto a portata di mano e di click! www.trasportonotizie.com il giornale e il quotidiano online degli autotrasportatori e di chi viaggia più ore di obbligo di multe per pericolose, www.trasportonotizie.com TRASPORTONOTIZIE Anno XVII Numero 1/2015 pagina Transpotec, accoglieremo! pagina 19 Cabotaggio, pagina pagina 9 Alto Adige pagina 36 pagina www.trasportonotizie.com TRASPORTONOTIZIE Anno XVII Numero 2/2015 ritorno al futuro. Noi ci saremo ...e tu? trasportatori Autotrasporto provinciali alle Transpotec: www.trasportonotizie.com TRASPORTONOTIZIE Anno XVII Numero 3/2015 Transpotec 2015, l’autotrasporto ritrova l’ottimismo Riduci i costi con i nostri beni e servizi: ti aiutiamo ad aumentare la competitività della tua azienda! USCIAMO DAGLI SCHEMI UNIAMO LE FORZE BLOCCHIAMO IL DECLINO FACCIAMOCI SENTIRE CORSI DI FORMAZIONE NUOVO E INNOVATIVO CCNL ASSOTRASPORTI-UGL
Ossessione green, un’Europa dei popoli S
Frans Timmermans
a cura dell’ On.Pietro Fiocchi
ono di questi giorni le dichiarazioni di Frans Timmermans che tuonano contro il nostro Paese e gli altri Stati Europei che non gradiscono i “diktat” imposti dalla Commissione Europea e dalle forze politiche che la sostengono. Nessuno mette in discussione la necessità di ridurre l’inquinamento e gli effetti delle variazioni climatiche causate dalle emissioni di CO2 nell’atmosfera. Ciò che preoccupa, invece, sono le modalità e i tempi che ragionevolmente non possono essere rispettati ma preoccupano soprattutto i costi e le conseguenze in materia occupazionale che graveranno in maniera diversa sugli Stati Membri. Due gli argomenti che hanno attirato
l’attenzione dei media: lo stop ai motori endotermici entro il 2035 e le tematiche collegate al miglioramento delle classi energetiche dei milioni di abitazioni dei cittadini europei.
Certe scelte, sig. Timmermans, non vanno imposte e calate dall’alto ma debbono essere frutto di una convinzione ed un conseguente sostegno economico ai vari Stati Membri da parte dell’Unione Europea e non frutto di una vera e propria ideologia green. Dati alla mano, solo in Italia, riguardo alla scelta del motore elettrico rispetto a quello endotermico è stimata la perdita di oltre 140 000 posti di lavoro, mentre per quanto riguarda l’efficientamento energetico delle abitazioni, visto come è andata l’esperienza relativa
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Il Vice Presidente della Commissione Europea
pare abitare su un altro pianeta.
al bonus 110% sarebbero necessari miliardi di euro e decine di anni per raggiungere gli obiettivi prefissi. Di fatto l’Unione Europea ci vuole imporre una vera e propria “patrimoniale” sulla casa per i costi che graveranno sui cittadini. Il paradosso è che il paradigma costi/ benefici di natura ambientale sono e saranno vanificati fintanto che nazioni come Cina ed India continueranno ad inquinare ed emettere CO2 nell’atmosfera compromettendo gli sforzi prodotti dall’intera Europa.
Ritornando al bando del motore endotermico, di fatto l’Europa si mette nelle mani del colosso cinese che produce motori elettrici ed energia con centrali elettriche a carbone.
Anche in occasione della discussione riguardo i veicoli pesanti (“CO2 emissions heavy vehicles”) la Commissione ha reiterato il suo atteggiamento non recependo i miei emendamenti in qualità di relatore “ombra”. Per tutte queste ragioni io ed il mio gruppo di appartenenza FdI-ECR abbiamo votato contro alle ultime con -
sultazioni e a nulla è servita una mia proposta volta ad impattare gradualmente la transizione da motore endotermico a elettrico in quanto essa non è stata presa in considerazione. Il motore elettrico non è infatti la sola soluzione possibile tenendo conto anche degli elevati costi delle auto elettriche. Esistono infatti soluzioni alternative utilizzando motori alimentati con biocarburanti, bi-fuel, e a idrogeno con studi riguardo a quest’ultimo propellente che garantisce emissioni zero. Di fronte a queste scelte di natura prettamente ideologica ed anti-economica con costi che gravano sui cittadini vista la veemenza con cui queste scelte vengono imposte c’è da augurarsi che nel 2024, quando i cittadini europei saranno chiamati alle urne per le elezioni europee, si volti pagina creando una nuova maggioranza e una Commissione diversa da quella attuale. L’Europa necessita di adeguarsi alle realtà emerse dalla pandemia, dalla guerra e dal clima. Un’Europa dei popoli e non delle eurofollie.
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DDL ANZIANI: un segno di civiltà, un’occasione da non perdere.
Nello scorso mese di marzo sono intervenuta alla Camera nel merito dell’approvazione di un importante disegno di legge, un provvedimento necessario, atteso dal Paese da circa vent’anni: il DDL Anziani, che si occupa di non autosufficienza e di cura e assistenza delle persone anziane. Questa legge - vale la pena ricordarlo - nasce da una proposta approvata dal Governo Draghi, grazie al lavoro di confronto e di collaborazione tra Ministeri e attori sociali.
Dare centralità a questo atto legislativo è un segno di civiltà e di maturità per un Paese come il nostro: la Legge nasce, infatti, da una storia importante, grazie al protagonismo di chi ha sempre contribuito a difendere la cultura del welfare pubblico, che trae origine e nutrimento dalla nostra Costituzione. “Una civiltà” - uso le parole di Papa Francesco - “si giudica da come gli anziani vengano trattati e da quale posto riserviamo loro nella nostra società”: per questo, per la profondità di questo significato, il provvedimento è così importante. La legge si pone, infatti, l’obiettivo di assicurare un sistema unico e universale,
per provare a superare i divari territoriali, affrontando, per la prima volta in maniera organica, il tema del diritto alla salute, al benessere, alla cura e all’assistenza delle persone anziane in un Paese in cui i numeri parlano chiaro: ci si rivolge a una platea di 13 milioni di cittadini oltre 65 anni, il 22 per cento della popolazione, 7 milioni con più di 75 anni, 6,4 milioni di persone non totalmente autonome, 3,8 che hanno una grave non autosufficienza, a fronte di poco più di 300.000 persone ricoverate nelle nostre RSA. Certamente è un dato positivo l’allungamento della vita, ma questa situazione descrive anche un quadro poco rassicurante, dove una parte maggioritaria di popolazione anziana vive in profonda solitudine, affidata spesso esclusivamente alla cura dei familiari.
Se, da un lato, dunque, si richiede un maggiore investimento nel Servizio sanitario nazionale e sulla necessaria integrazione tra Servizio sanitario, sociale e socioassistenziale, è anche vero che è necessario investire in servizi di prossimità e nella medicina territoriale. Occorre promuovere un invecchiamento attivo, con una visione non solo assistenziale degli anziani, sostenendo non solo chi vive in una condizione di non autosufficienza, ma anche chi si prende cura di loro. Serve, dunque, una nuova visione, una presa in carico multidimensionale della persona, che veda il riconoscimento del diritto delle persone anziane alla continuità di vita e di cura presso il proprio domicilio, perseguendo il principio della semplificazione e dell’integrazione delle procedure di valutazione della persona tramite punti di accesso unici, diffusi sul territorio. Purtroppo - e lo scrivo con rammarico - mancano le risorse. Nel testo di legge
presentato dal Governo, infatti, è scritto in più passaggi “con le risorse esistenti” e “a spesa invariata”. Non si può certamente pensare di fare in questo modo una riforma tanto importante: non è sufficiente, servono più risorse per il Servizio sanitario nazionale, ma anche più risorse per attuare le misure previste da questa legge delega. Per una buona attuazione dei principi della delega, dunque, occorre mantenere alta la vigilanza, perché si trovino le risorse necessarie, venga dato valore al lavoro di cura e sia garantita la qualità dell’assistenza superando i divari territoriali e definendo, anche in questo caso, l’uniformità e l’universalità dei diritti.
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POLITICA
a cura dell’On. Ilenia Malavasi
È importante sostenere, non solo chi vive in una condizione di non autosufficienza, ma anche chi si prende cura di loro
Riforma fiscale, una svolta epocale
Sarà una svolta epocale e impatterà in maniera rilevante – e positiva – sulla vita di cittadini e imprese. Il Consiglio dei ministri ha infatti approvato il disegno di legge delega al governo per la riforma fiscale e, come ha ricordato il Presidente Giorgia Meloni, questa è una riforma - strutturale e organicaattesa da 50 anni. Un nuovo Fisco per una nuova idea di Italia, per uno Stato che sarà più vicino alle esigenze dei contribuenti, ma per un sistema più attrattivo per le aziende e per gli investimenti. La riforma sarà quindi una spinta per l’economia: meno tasse per famiglie e imprese, basta mettere le mani nelle tasche dei cittadini.
L’obiettivo principale della riforma è infatti la riduzione del carico fiscale e realizzare un rapporto tra cittadino e Fisco che non sia di sudditanza, ma molto più trasparente e semplificato.
É altrettanto importante riportare a un quadro chiaro di tre aliquote Irpef con delle definizioni di deduzioni e detrazioni chiare. L’Ires inoltre riduce la tassazione sulle imprese purché vi siano nuovi investimenti, tra cui nuove assunzioni e con la condizione che gli utili non siano utilizzati per attività estranee all’impresa. Così si crea il lavoro. Siamo all’inizio dell’iter parlamentare della riforma, lavoreremo per consegnare agli italiani una riforma complessiva capace di dare efficienza alla struttura delle imposte, di ridurre il ca-
rico fiscale e contrastare l’evasione fiscale, semplificando allo stesso tempo gli adempimenti e creando un rapporto di fiducia fra Stato e contribuente. Entro ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore della legge, il Governo è delegato e emanare uno o più decreti legislativi di organica e complessiva revisione del sistema fiscale. Inoltre, sarà effettuato il riassetto delle disposizioni di diritto tributario in modo da raccogliere le norme in Testi unici per tipologia di imposta e da redigere uno specifico Codice.
Inizia un percorso che, quando la riforma sarà attuata, porterà gli italiani ad avere più soldi in tasca con il conseguente ulteriore rilancio dell’economia. Ma questo passaggio consegna alla Nazione un messaggio positivo e concreto: il Governo Meloni sa attuare con coerenza e determinazione il programma elettorale con cui ha vinto le elezioni, anche sulle riforme più complesse. Questo lavoro è portato avanti ispirandosi a principi sacrosanti: una maggiore semplificazione, una migliore equità e una riduzione delle imposte per rendere più giusta e attrattiva la nostra Italia. Grande è poi l’attenzione che il governo e Fratelli d’Italia hanno nei confronti delle famiglie, soprattutto dei ceti meno abbienti. Molte imposte indirette verranno inoltre sostituite con un unico tributo per rendere più semplice la vita dei cittadini.
Ci sarà anche una revisione dell’Iva,
La diminuzione del debito pubblico di 15 miliardi e il calo dello
spread di 37 punti
dimostrano che siamo
sulla strada giusta.
a
cura dell’On. Alice Buonguerrieri
con criteri specifici per renderla più aderente alla normativa dell’Unione europea, e delle norme di esenzione. Si rivedrà poi lo Statuto del Contribuente, con un consolidamento dei principi del legittimo affidamento del contribuente e della certezza del diritto, prevedendo il rafforzamento da parte dell’ente impositore dell’obbligo di motivazione, specificando le prove su cui si fonda la pretesa, e del diritto di accesso agli atti del procedimento tributario, funzionale al corretto dispiegarsi del diritto al contraddittorio. Grazie alla caparbietà del governo Meloni, l’Italia torna finalmente protagonista, anche in Europa, dopo anni di anonimato. La diminuzione del debito pubblico di 15 miliardi e il calo dello spread di 37 punti dimostrano che siamo sulla strada giusta.
IL MAGAZINE DELL’IMPRENDITORE, DEL PROFESSIONISTA E DELLA FAMIGLIA 25 NUMERO 2 | MARZO - APRILE 2023 GENTE IN MOVIMENTO POLITICA
Transizione Ecologica per il futuro dei nostri figli
Una revisione o smantellamento dell’attuale modo di produrre e consumare, anche di viaggiare, di alimentarsi, di relazionarsi con l’altro è necessaria
Patty L’Abbate
Chi poteva mai pensare che la Rivoluzione Industriale, accolta con così grande entusiasmo, sarebbe stata accusata di aver dato inizio alla crisi ambientale? I nostri antenati non potevano immaginare che la macchina a vapore, oltre ad aumentare la produttività avrebbe incrementato i gas a effetto serra e quindi avrebbe riscaldato anche la nostra atmosfera causando danni al clima. In molti a quell’epoca seguivano la visione settoriale, lineare, meccanicistica e riduzionista dell’economia e le risorse naturali erano considerate come qualcosa di oggettivo, immutabile, dunque delle risorse illimitate da sfruttare all’infinito.
Il pensiero antropocentrico ha innalzato l’homo sapiens al ruolo di padrone, e così i padroni di Gaia hanno utilizzato le risorse naturali come se attingessero da una dispensa infinita, dimenticando i cicli della natura e le leggi termodinamiche che governano il pianeta. Barry Commoner nel suo libro The closing circle
ricorda al genere umano che non ci sono pasti gratis in natura nulla è gratuito. Era il 1971 e qualche anno dopo nel 1977 l’economista Milton Friedman con il principio base dell’economia costo-opportunità affermò che nulla è gratuito e se un individuo ottiene gratis qualcosa sicuramente sarà la società a rinunciare all’opportunità di destinare le medesime risorse a usi alternativi, oppure sarà la società a subire il danno dell’inquinamento, o ancora, non rimarrà nulla per i nostri figli. Dunque, in ecologia come in economia non è possibile ottenere qualcosa o guadagnarla se non si mette in conto che tutto ha un costo. Il prezzo deve essere pagato, forse è possibile rimandare nel tempo, ma tutto ciò che è preso dal sistema ambiente, anche in modalità gratuita, ha un costo, e tutto ciò che è immesso nella natura come rifiuto o emissione in atmosfera, prima o poi cambierà la resilienza del sistema, e non sarà possibile ritornare allo stato iniziale. Questo ci fa capire come l’economia
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associata all’ecologica può cavalcare la complessità del nostro mondo e risolvere i problemi economici, ambientali e sociali. Tutto è collegato ci dice anche Papa Francesco, tutto è interconnesso, il sistema ambiente avvolge il sistema economico e la sua comunità. La transizione ecologica non è uno slogan quindi ma l’unica strategia per poter avere un futuro. Molte funzioni della natura come ad esempio la corrente oceanica, la purificazione dell’acqua, l’impollinazione, la regolazione del clima non hanno mai avuto un valore economico, per questo rischiano di essere danneggiate in modo irreparabile. La scienza dell’economia dovrebbe organizzare i beni della casa comune assegnando il giusto valore a tutte le risorse naturali e i servizi ecosistemici, che sono alla base dell’economia e dello stile di vita della comunità. Le politiche economiche devono necessariamente intervenire sulla mano invisibile del mercato come una forza esterna, giusta, equa e sostenibile, concentrarsi sulla tutela del capitale naturale e adottare serie misure di adattamento e mitigazione al cambiamento climatico. La transizione ecologica, quella vera, è improcrastinabile. Una revisione o smantellamento dell’attuale modo di produrre e consumare, anche di viaggiare, di alimentarsi, di relazionarsi con l’altro è necessaria. Siamo un’unica comunità che combatte problemi globali per questo la strategia Green New Deal è un patto verde che ha l’o -
biettivo di raggiungere la neutralità climatica nel 2050, adottando azioni condivise fra tutti gli stakeholder di ogni paese.
La transizione ecologica è un’opportunità, esiste un gran potenziale nei mercati globali, ci sono tecnologie a basse emissioni, prodotti e servizi sostenibili. Per dirigere il mercato verso la sostenibilità si deve agire su variabili chiave, come stabilire un prezzo diretto/indiretto all’impronta del carbonio (carbon footprint) di ogni prodotto o servizio, incoraggiare l’uso di alternative più economiche e sostenibili, porre fine ai sussidi ambientalmente dannosi. Sono necessarie nuove norme, leggi e regolamenti per supportare l’innovazione, la decarbonizzazione e la mobilità sostenibile, la transizione da un modello economico lineare a un modello circolare, la costruzione di una serie di vantaggi sociali e ambientali, descritti molto chiaramente negli indicatori di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. Tuttavia, la trasformazione avviene a un ritmo troppo lento, i progressi non sono uniformi, la transizione ecologica crea preoccupazione circa l’impatto che i regolamenti UE potrebbero avere sulla competitività dell’industria e sul prezzo dei beni di consumo, ma dobbiamo renderci conto che non agire porterà a conseguenza ben peggiori anche dal punto di vista economico. Il viraggio ad un nuovo modello economico ecologico
non è semplice, ma continuare con le vecchie abitudini porterà le aziende Italiane fuori mercato, ossia non saranno al passo con i tempi, perderanno competitività, in Europa e nel mondo. Non agire sta portando alla siccità, alle alluvioni, all’aumento del coto delle materie prime.
L ‘Italia deve affrontare una grande sfida, per questo si deve essere presenti e forti in Europa, avere la capacità e la competenza di gestire in maniera oculata i fondi del Net generation EU che abbiamo ottenuto nel Governo Conte2, ricordiamo 192 miliardi di euro ottenuti grazie al lavoro costante del Presidente Giuseppe Conte. Purtroppo si apprende in questi giorni, quanto stiamo indietro con la spesa e con gli obbiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. La relazione della Corte dei Conti parla chiaro, ci sono pesanti ritardi da parte dell’Italia, tra il 2020 e il 2022 sono stati spesi un po’ più di 20 miliardi, meno della metà delle risorse che erano state programmate. Di questo passo non potremo farcela nel 2026, data dichiarata dall’Europa per la chiusura dei progetti. La fase di transizione ecologica è stata dunque avviata con azioni e riforme, ma ci auguriamo che la rivoluzione sostenibile sia presa in seria considerazione dalla maggioranza al Governo, che mostra invece continui tentennamenti e ritardi. Non abbiamo più tempo, i nostri figli hanno diritto ad un futuro, la loro casa brucia.
IL MAGAZINE DELL’IMPRENDITORE, DEL PROFESSIONISTA E DELLA FAMIGLIA 27 NUMERO 2 | MARZO - APRILE 2023 GENTE IN MOVIMENTO
POLITICA
Empatia e ascolto: elementi chiave della leadership
Se il codice civile all’art. 2082 definisce che “ E’ imprenditore colui che esercita professionalmente un’attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi”, ciò significa indirettamente che l’organizzazione delle risorse umane è fondamentale in ogni realtà economica. Il risultato finale, che sia la produzione di un bene o la realizzazione di un servizio, passa dalla coordinazione di più lavoratori, siano questi dipendenti, autonomi o collaboratori interni ed esterni all’azienda. Tuttavia, l’imprenditore potrebbe non essere il leader dell’azienda o comunque non l’unico! Soprattutto nelle aziende strutturate,
la leadership è una struttura complessa con più livelli e reparti, e ogni settore deve avere almeno un proprio referente. Discipline quali la sociologia e la psicologia hanno iniziato a studiare l’argomento e con il passare del tempo molti autori hanno scritto le proprie teorie in merito alle strategie che ritenevano maggiormente efficienti. Uno dei primi psicologi studiosi dell’argomento è l’americano Rancis Likert che a metà anni’60 ha individuato quattro possibili tipologie di leadership, oltre ad essere il creatore della scala a cinque punti nei questionari e sondaggi utilizzati dagli psicologi per individuare le personalità e con cui si possono determinare il livello delle a cura di
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Maria Luisa Giovannone
Il leader deve
riuscire ad utilizzare il potenziale di ognuno in modo da trarne maggior beneficio
attitudini delle persone. Le tipologie sono le seguenti: 1) la leadership “autoritaria minacciosa”, in cui il leader prende tutte le decisioni autonomamente e comunica al gruppo scopi, modalità d’attuazione e tempi; il tutto senza rendere partecipe altri soggetti interni all’azienda, nemmeno da un punto di vista di semplice consulto; 2) la leadership “autoritaria benevolente”, in cui il leader incoraggia con ricompense il gruppo, coinvolgendolo nel processo decisionale, mantenendo per sé la fase conclusiva sui tempi e modi di operare; 3) la leadership “consultativa”, in cui il leader aumenta la partecipazione del gruppo grazie nel processo decisionale tanto da creare una comunicazione bidirezionale; 4) la leadership “partecipativa”, in cui il leader si avvale di una rete di comunicazione e deleghe basata sulla collaborazione, e le decisioni sono prese in un sistema di democrazia. Seppur il termine “leader” non è altro che il sinonimo del termine italiano “capo” con il tempo il significato attribuito è assai diverso, seppur le caratteristiche siano tante e potrebbero in parte coesistere, creando delle sfumature che determinano poi i vari modelli di leadership. Il CAPO è spesso identificato in colui che impone la propria decisione (per cui applica la prima tipologia di leadership sopra brevemente descritta), mentre il LEADER è colui che democraticamente coinvolge con le altre tipologie.
Oggi, dopo molti anni di studio, si potrebbe generalizzare che non esiste un modello unico e vincente: il leader
deve saper attuare i vari tipi di leadership in base al contesto aziendale, in base al mercato in cui i prodotti/servizi devono essere venduti, in base alle peculiarità dei collaboratori, avendo la sensibilità di cambiare qualora se ne ravveda l’esigenza. Le attitudini dei lavoratori devono quindi essere viste e riconosciute dal leader che a sua volta deve averne di proprie come il carisma, l’ascolto e l’empatia. Quindi, il leader deve avere, oltre ad una grande preparazione tecnica del prodotto o servizio da offrire al mercato, anche grandi doti di comunicazione verso tutta la sua squadra. La leadership non la si ottiene auto-appropriandosela, ma sono “gli altri “ che devono riconoscerla come tale. Il concetto di squadra ci riporta nell’ambito sportivo in cui la leadership ha un ruolo fondamentale nel gioco, con l’identificazione dei ruoli e il rapporto tra gli atleti. Gli esempi degli allenatori in discipline come il calcio, il basket o la pallavolo hanno aiutato in modo importante a definire le caratteristiche necessarie che un leader deve avere per portare la propria squadra a terminare il campionato nel miglior modo possibile. L’empatia, e quindi l’ascolto delle esigenze dei singoli, è divenuta una componente di grande importanza.
Nei numeri precedenti abbiamo più volte parlato di come le “soft skills” stanno sempre più diventando rilevanti rispetto ad una preparazione tecnica, che talvolta può essere insegnata ed acquisita successivamente. Proprio l’ascolto delle esigenze dei componen-
ti della squadra rende il leader più o meno empatico ossia capace di porsi nella situazione di un’altra persona o, più esattamente, di comprendere immediatamente i processi psichici dell’altro. Il riuscire a coniugare le esigenze aziendali, mantenendo salde le regole, con i valori di parità tra i dipendenti/collaboratori è la difficoltà che il leader deve riuscire a gestire. Non a caso la gestione dei dipendenti è chiamata “risorse umane”! Ogni individuo è una potenziale risorsa ed il leader deve riuscire, con la sua organizzazione ed il suo controllo, a utilizzare i potenziale di ognuno in modo da trarne maggior beneficio sia per l’azienda sia per il lavoratore stesso. Da anni ormai è acclamato che la soddisfazione sul proprio posto di lavoro ha una ricaduta importante in termini di produttività. La componente empatica può far sì che il lavoratore non abbia un semplice appagamento economico dal lavoro, ma che si crei un legale solido con l’azienda. Inoltre, l’impresa potrà continuare a progettare il futuro sapendo di poter contare sul lavoratore, anche nei momenti di difficoltà! Ovviamente, la leadership deve essere allenata, seppur alcuni soggetti abbiano una predisposizione tale da risultare “leader naturali”. Il leader dovrà preoccuparsi di attivare tutte quelle strategie utili al rafforzamento del team. Il team di professionisti che lavora con FORMIAMOCI allena ed aiuta le aziende a focalizzare i punti di debolezza in modo da rafforzare lì dove è maggiormente necessario. www.progettoformiamoci.com
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Liguria, ecco il nuovo patto per il lavoro nel turismo
Quest’anno bonus assunzionali per contratti minimi di sette
mesi che saliranno
ad otto nel 2024
a cura di Augusto Sartori
Èstata sottoscritta a Genova nei giorni scorsi la sesta edizione del Patto per il lavoro nel settore del Turismo. Si rinnova pertanto l’accordo tra Regione Liguria, sindacati e categorie datoriali (CGIL - Regionale Liguria, Filcams CGIL, CISL - Unione Sindacale Regionale della Liguria, Fisascat CISL, UIL - Liguria, UILTuCS, Confindustria Liguria, Confcommercio Liguria, Confesercenti Comitato Regionale Ligure, Confartigianato Liguria) per l’attuazione degli interventi a sostegno delle imprese del settore per il 2023. La misura, finanziata attraverso il Fondo Sociale Europeo, mira, attraverso l’erogazione di bonus assunzionali, ad incentivare le aziende turistiche affinché garantiscano l’apertura dell’attività per periodi più lunghi, con un aumento sia in termini numerici che di durata dell’occupazione degli addetti. Quest’anno i bonus potranno essere richiesti dalle imprese per assunzioni a decorrere dal 1 marzo 2023 con contratti di durata non inferiore a sette mesi e per un importo complessivo
di 6 milioni di euro. L’apertura dello sportello per la richiesta dell’incentivo è prevista il 28 giugno con chiusura al 31 dicembre. Si tratta del primo accordo del genere sottoscritto in Italia, uno strumento importante per aiutarci a trovare le professionalità adatte a migliorare la qualità della nostra offerta turistica anno dopo anno. L’obiettivo del Patto, che quest’anno prevede bonus per assunzioni con contratti di almeno sette mesi che diventeranno otto dal 2024, è quello di aiutare le imprese del settore a tenere sotto controllo il costo del lavoro, a dare stabilità alla stagione turistica e a garantire a tutti coloro che dedicano la vita a lavorare nel settore un’occupazione sempre più lunga e stabile. A partire dal 2018 il Patto per il lavoro nel settore turismo è divenuto un caposaldo della programmazione regionale in materia di politiche del lavoro. Negli anni 2020 e 2021 esso ha svolto un ruolo fondamentale di sostegno alle imprese per arginare gli effetti della pandemia e per questo si ritenne op -
portuno accorciare significativamente la durata dei contratti incentivabili. Dal 2022 si è deciso di tornare allo spirito originale del Patto che nacque come intervento volto a favorire il complesso processo di destagionalizzazione ottendendo un ottimo risultato: 953 domande presentate dalle imprese per circa 10 milioni di euro che hanno portato alla sottoscrizione di 3.605 contratti di assunzione di cui 304 a tempo indeterminato.
LE CATEGORIE BENEFICIARIE. Nel dettaglio, quest’anno sono tre le categorie beneficiarie, identificate con i codici Ateco.
1)Della prima fanno parte imprese di alloggi, villaggi turistici, ostelli della gioventù, rifugi di montagna, colonie marine e montane, affittacamere per brevi soggiorni, case ed appartamenti per vacanze, Bed and breakfast, residence, attività di alloggio connesse alle aziende agricole, aree di campeggio e aree attrezzate per camper e roulotte, gestione vagoni letto, alloggi per studenti e lavoratori con servizi accessori di tipo alberghiero, catering
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per eventi e banqueting, attività delle agenzie di viaggio, attività di tour operator, organizzazione di convegni e fiere, organizzazioni di feste e cerimonie. Per questo tipo di imprese sono previsti bonus purché stipulino contratti di lavoro a tempo indeterminato e, se part time, che prevedano un impegno orario di almeno 24 ore settimanali oppure contratti di lavoro a tempo determinato, anche a scopo di somministrazione, di durata pari o superiore a sette mesi e, se part time, che prevedano un impegno orario di almeno 24 ore settimanali. Sono quattro gli scaglioni di valore del bonus: 1.500 euro per ciascun contratto a tempo determinato o somministrazione di durata pari o superiore a 7 mesi e inferiore agli 8 mesi; 3 mila euro per ciascun contratto a tempo determinato o somministrazione di durata pari o superiore a 8 mesi inferiore ai 9 mesi; 4 mila euro per ciascun contratto a tempo determinato o somministrazione di durata pari o superiore a 9 mesi; 6 mila euro per ciascun contratto a tempo indeterminato.
2) Della seconda categoria fanno parte le imprese di gestione di sta
e fluviali) che potranno richiedere i bonus purché stipulino contratti di lavoro a tempo indeterminato, e, se part time, che prevedano un impegno orario di almeno 24 ore settimanali oppure contratti di lavoro a tempo determinato, anche a scopo di somministrazione, di durata pari o superiore a sette mesi e, se part time, che prevedano un impegno orario di almeno 24 ore settimanali. Anche in questo caso sono quattro gli scaglioni di valore del bonus: 2 mila euro per ciascun contratto a tempo determinato o somministrazione di durata pari o superiore a 7 mesi e inferiore agli 8 mesi; 3 mila euro per ciascun contratto a tempo determinato o somministrazione di durata pari o superiore a 8 mesi inferiore ai 9 mesi; 4 mila euro per ciascun contratto a tempo determinato o somministrazione di durata pari o superiore a 9 mesi; 6 mila euro per ciascun contratto a tempo indeterminato.
mila euro per ogni contratto di lavoro a tempo indeterminato.
ULTERIORI INCREMENTI DEI BONUS. L’importo dei bonus potrà essere ulteriormente incrementato: del 10% se l’impresa risulta iscritta al Registro dei Datori di Lavoro socialmente responsabili o risulta autorizzata ad avvalersi di marchi di origine e qualità disciplinati e approvati dalla Regione Liguria e dal sistema camerale; del 10% se il singolo lavoratore assunto sia componente di un nucleo famigliare percettore di reddito di cittadinanza; del 10% se il singolo lavoratore assunto ha un Patto di servizio o Patto per il Lavoro attivo nell’ambito del Programma GOL al momento dell’assunzione; del 35% se il singolo lavoratore è una persona disabile; del 30% nel caso in cui l’impresa abbia stipulato, a far data dal 01/01/2023, accordi aziendali, ovvero territoriali o ancora, qualora nelle imprese non siano presenti le rappresentanze sindacali unitarie o aziendali, con le organizzazioni sindacali aderenti alle associazioni nazionali comparativamente più rappresentative, finalizzati a concordare una migliore organizzazione e https://www.eumoveitalia.it
3) Della terza categoria, infine, fanno parte le imprese di ristorazione connesse alle aziende agricole, ristorazione con somministrazione, gelaterie e pasticcerie, bar e altri esercizi simili senza cucina. Per questo tipo di impre
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Chi è il vero esperto nel campo degli investimenti?
Il dipendente della banca, il Consulente Finanziario di una rete o autonomo, il Gestore professionista di fondi o gestioni... Noi Stessi, o forse sarebbe meglio un Esperto di Finanza Comportamentale o chi altri? Esiste la figura di Formatore ovvero “Istruttore Finanziario”?
Il Pianificatore Finanziario Personale o Istruttore Finanziario (traduzione del Financial Planner o Financial Coach anglosassone) è una professione fraintesa e sconosciuta in Italia. A cosa serve esattamente?
Se abbiamo risparmiato, abbiamo in qualche modo “investito”. Ricerchiamo “come investire al meglio per il futuro”, per tutta la vita. Frasi come “La pianificazione finanziaria consiste nel conoscere le tue circostanze in merito al denaro per darti indicazioni...” leit motiv della normale consulenza finanziaria non sono comprese dai risparmiatori. I risparmiatori che diventano o desiderano diventare investitori capiscono una cosa sola: IL RENDIMENTO DEL PROPRIO RISPARMIO.
2 consigli pratici fruibili sin da subito: - Confrontare i risultati, sia di breve che di lungo periodo, delle scelte fatte sinora, con altre strategie finanziarie e chiare metodologie quantitative sistematiche e replicabili;
- Fare questi confronti con un esperto professionista/coach/istruttore solo dalla “tua” parte, senza conflitti di interesse, che non miri a fare raccolta di denaro per istituto alcuno. Il coaching (affiancamento e guida in inglese) è una metodologia di sviluppo personale nella quale una persona (detta coach) supporta un cliente o allievo (detto coachee) nel raggiungimento di uno specifico obiettivo personale, professionale o sportivo. Un coach fornisce il suo supporto verso l’acquisizione di un più alto grado di consapevolezza, responsabilità, scelta, fiducia e autonomia. Il coach finanziario non esiste in Italia? Un Professionista con lunga esperienza, pagato a progetto o a parcella (di visita od oraria) potrebbe diventarlo! Niente esisteva prima di essere inventato. “Se fai le cose che hai sempre fatto arriverai dove sei già arrivato!”. Occorre chiaramente la volontà di migliorare da parte di chi ha aspirazione di diventare vero investitore, come in tutte le cose serie della vita: ho rilevato che gli errori di impostazione strategica di chi investe derivano da vari pregiudizi comportamentali. Occorrono analisi di evidenze logico/statistiche con chi sia in grado di coniugare competenze tecniche, psicologiche e soprattutto di comportamento finanziario controintuitivo. Le decisioni strategiche di pianificazione finanziaria e soprattutto la DISCIPLINA COMPORTAMENTALE FINANZIARIA hanno enorme impatto sui risultati. Sostengo da tempo che sia il RENDIMENTO sostanzialmente di breve (mese, trimestre, anno) la vera commodity che l’investitore vorrebbe “comprare” dai consulenti finanziari (in banca, in rete, autonomi)... essendo, in effetti, l’unico vero risultato che cerca e che non sa però confrontare in modo oggettivo per asimmetria informativa! Il ruolo di un coach finanziario “buy-side” senza alcun conflitto di interesse è per converso
proprio far capire che la performance di breve non è significativa, argomentando con prove ed evidenze l’EBI (Evidence Based Investing – Investire in base alle evidenze empiriche).
In articoli precedenti “Non investire non è un’opzione” e “In quanto tempo pretendiamo la ricompensa per l’investimento”... ho esplorato l’area del nostro comportamento verso il denaro (che insieme alla salute sono tra gli ambiti fondamentali della nostra vita). Un medico specialista è più preparato del paziente e lo si ricerca quando dovessimo avere un’esigenza. Per risparmio e investimenti c’è il problema che chiunque ha un’opinione sul denaro e non c’è la cultura del “rivolgerci all’esperto”. Il sistema bancario ha di fatto monopolizzato l’ambiente: l’esperto di investimenti, di consulenza finanziaria, lo si ricerca infatti in banca e nei brand finanziari che fanno offerta di prodotti. Quindi anche la consulenza alla finanza personale è ricercata in quei luoghi. Il paradosso del “medico in farmacia”. Di fronte alla necessità di uno specialista (un cardiologo ad esempio…) ci si attiva per cercarne uno bravo. Quando una persona si rivolge ad un consulente specifico lo fa perché ritiene che sia più esperto, più preparato per affrontare quella criticità. Nel caso della consulenza finanziaria, insegna lo Psicologo Prof. Paolo Legrenzi, c’è un problema in più: le persone non solo non sanno, ma spesso sono dominate da intuizioni che vanno in senso opposto a quello che sarebbe benefico per i loro risparmi. Ma poi: chi è veramente bravo in questo campo? Impostare un’analisi critica della nostra organizzazione finanziaria pregressa è semplice ma raramente viene fatta, chissà perchè: il nostro PROFILO DI RISCHIO firmato con qualsiasi intermediario ai fini Mifid è la carta di identità del rischio/rendimento che abbiamo definito/cercato negli ultimi anni. In base a
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PREVIDENZA
a cura di Fulvio Marchese
Il Coach Finanziario, un istruttore esperto che eroga formazione e fornisce il suo supporto all’investitore.
questo noi abbiamo “speso” in passato il nostro budget di rischio finanziario sui mercati (azioni, obbligazioni, fondi comuni, certificati, etc...) in regime fai-da-te o insieme al nostro fiduciario. Ci sono sistemi per verificare la qualità oggettiva del lavoro fatto (cioè se il rendimento ottenuto sia stato coerente con il rischio “speso”) che ha portato a tradurre la nostra tolleranza al rischio di mercato in prodotti ed organizzato il nostro portafoglio. Basta cercare chi è in grado di fare questi confronti, quindi.
C’è poi da analizzare un enorme pregiudizio che attanaglia praticamente tutto il sistema finanziario (lato domanda e quindi anche lato offerta) ed è che per “investire bene, in modo performante, occorra in qualche modo prevedere l’andamento futuro dei mercati”. L’idea che il futuro sia imprevedibile è inficiata ogni giorno dalla facilità con cui viene spiegato il passato. Per il nostro COMPORTAMENTO FINANZIARIO ed il risultato dei nostri investimenti questo pregiudizio è forse il più importante. Il bravo “venditore” è soprattutto capace di far credere che di saper indovinare cosa salirà di prezzo e soprattutto quando. I risultati in termine di rischio/ rendimento sono purtroppo statisticamente pessimi.
Come in tutte le discipline per diventare competenti occorre leggere, studiare e accumulare tanta esperienza. In finanza, oltre che economia e tecnica finanziaria, occorre leggere e studiare psicologia dei comportamenti. Cito alcuni libri per approfondire. Nassim Taleb nel famoso libro “Il cigno nero”, osserva come la nostra tendenza a costruire e credere a narrazioni coerenti del passato ci rende difficile accettare i limiti della nostra capacità di prevedere.
Daniel Khaneman, premio Nobel, In “Pensieri lenti e veloci” osserva come tutto ha normalmente senso con il senno di poi, un fatto che i guru della finanza sfruttano ogni sera quando offrono convincenti resoconti degli eventi della giornata e su cosa significherebbero per il futuro. E noi non riusciamo a reprimere la potente intuizione che ciò che ha senso oggi, a posteriori, ieri fosse prevedibile. L’illusione di essere in grado di capire il passato incoraggia la sicumera con cui riteniamo di poter prevedere il
futuro e l’illusione della predizione resta immutata e sfruttata da persone il cui lavoro è appunto la preveggenza.
Anthony Robbins in “Soldi – Domina il Gioco” riassume nel titolo del capitolo 2.1 magistralmente il funzionamento dell’offerta di prodotti finanziari americana... Mito n.1- La bugia da 13.000 miliardi di dollari: “Investi con noi, batteremo il mercato!”
“Investire è semplice, ma non è facile”. Ripeto la frase di Warren Buffet. Incredibile come occorra farci convincere che sia la verità.
In ultimo vorrei brevemente argomentare quella che in finanza accademica è chiamata L’IPOTESI DELL’ESPERTO per cui la mente del « consumatore di investimenti » ritiene che l’uomo esperto (banchiere, bancario, consulente, gestore etc...) sia in grado di creare le performances (tecnicamente creare “alpha”). Sembrerebbe intuitivo che gli esperti possano superare le performances dei modelli ma purtroppo innumerevoli statistiche asseverano essere solo una storia ingannevolmente avvincente. Ad esempio, alla maggior parte dei risparmiatori sembra di buon senso che un gestore di hedge fund con un MBA ad Harvard e 20 anni di esperienza lavorativa presso Goldman Sachs possa battere un semplice modello di Asset Allocation Strategica (AAS) “robusta, resiliente e performannte” costruita con indici di mercato. Non è così. Un modello di portafoglio, oggettivo e non personalizzato, costruito su base globale con una AAS (diversificata e correttamente ribilanciata) ha statistiche di lungo periodo di recovery periods (recupero agli apici precedenti dopo le turbolenze) e ritorni di rendimento reali (al netto dell’inflazione del periodo) difficilmente superabili dai migliori gestori professionisti e assolutamente valutabili e assumibili anche come riferimento futuro una volta comprese le semplici logiche di base dei mercati economici. Lo si può studiare ed imparare ad usarlo insieme al proprio coach. Chi distribuisce prodotti finanziari afferma che investire sia molto complesso e non semplice! Occorre riflettere sul perché. Non c’è abitudine a chiedersi quali siano le domande giuste per ricercare risposte corrette, soprattutto in finanza. Le
convinzioni nascono dalle nostre credenze e ognuno è convinto che le proprie credenze siano coerenti ed intoccabili. Se così non fosse si prenderebbero provvedimenti per cambiare strategie poco efficienti. Basterebbe una verifica che nessuno fa!
Per concludere “chi è il vero esperto nel campo degli investimenti?”: la consulenza finanziaria che conosciamo viene proposta da banche, intermediari, distributori, consulenti di rete e autonomi come ALTAMENTE PERSONALIZZATA affermando che esiste un portafoglio di investimento per ogni individuo perchè ognuno ha esigenze finanziarie diverse da chiunque altro (definito Goal Based Investing). Per far questo è impostata una narrativa basata su VALORE E RELAZIONE dove il valore ammicca all’alto rendimento dato da gestori che “saprebbero prevedere” in qualche modo i mercati e la relazione fa l’occhiolino alla personalizzazione del portafoglio che sarà in grado di raggiungere gli obiettivi di vita magari proteggendo quando i mercati scendono e persino performando alla grande quando salissero.
I mercati finanziari invece SONO UGUALI PER TUTTI, non prevedibili e non si piegano al volere dei singoli. Semplice e banale concludere che comunicazione e narrativa deve essere altra perché L’INVESTITORE DEVE CAMBIARE APPROCCIO E COMPORTAMENTO imparando ad utilizzare modelli di asset allocation oggettivi e non personalizzati collaudati nelle loro statistiche!
Ecco a cosa potrebbe servire un Coach Finanziario, una figura completamente nuova diversa dal solito consulente, sganciata dal sistema distributivo e bancario, un istruttore esperto che eroghi formazione e fornisca il suo supporto all’investitore verso l’acquisizione di un più alto grado di consapevolezza, responsabilità, scelta, fiducia e autonomia finanziaria.
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Il capriccio: cos’è e perchè lo mettiamo in atto
Analizziamo un altro comportamento che rende complicata e “difettosa” la comunicazione tra esseri umani: il capriccio.
a cura di Elisa Amelia
Cosa costruisce il capriccio?
Il “NO”
Ma procediamo con ordine e facciamoci chiarezza.
Ci vuole un po’ di umiltà nel comprendere che sì, siamo molto cresciuti, ma abbiamo spesso ancora gli stessi atteggiamenti che avevamo da bambini nel nostro quotidiano. Magari per questioni di età o per “dignità” non rimaniamo in camera attendendo che qualcuno venga a cercarci, ma è molto probabile che perpetriamo atteggiamenti simili su altri, fuori e dentro le mura di casa.
Pensiamo ad esempio, in un rapporto di amicizia, ad una persona che esprime il suo dissenso sentendosi ferita perché rifiutata e non amata, mai ri -
cambiata nella sua affettività dall’altra; stanca di dare e non ricevere mai. Dall’altra parte, una persona che, sotto ricatto dai propri bisogni, ricambia l’amicizia, ma resta sempre in una incolmabile richiesta.
Cosa comprendiamo?
Entrambe le persone mettono in campo una comunicazione: la prima di non essere riconosciuta nel suo dare affetto, la seconda di non essere amata abbastanza. Fondamentalmente la mancanza denunciata da entrambe è la stessa ed ecco “il capriccio”: entrambe vogliono essere amate e volute nei modi che rispettivamente desiderano, ma senza comunicarlo alla controparte, pretendendo che le modalità
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vengano comprese a prescindere. Lo stesso meccanismo scatta tra genitori e figli. Anche in questo caso il fraintendimento affettivo nasce dalla pretesa che l’altro mi mostri amore nel modo in cui io voglio e, se ciò non avviene, il mio bisogno diventa così grande da sfociare in un “NO”: questo capriccio diventa motivo di scontri, sofferenze, malattie e incomprensioni nella comunicazione.
È importante fare una riflessione: Se non si comprende efficacemente il proprio bisogno affettivo al punto da perdere il valore di sé stessi, si perde il potere che si ha su di sé.
Dando colpa all’altro, l’altro diviene più potente di me, perché a lui attribuisco il potere della mia esistenza. In parole semplici, non ci è utile né ci aiuta mettere in atto un capriccio nella speranza che l’altro ci dia ciò che vogliamo come noi lo vogliamo, delegandogli la responsabilità della nostra sofferenza o delusione se ciò non avvie -
ne (come quasi sempre succede). Molto più semplice e meno costoso è chiederci che cosa cerchiamo dall’altro, comunicandolo in termini chiari. Scopriremo che, adottando questo sistema, otterremo molto di più con un risparmio di energia considerevole. L’accoglienza, la comprensione e la chiarezza che si porta all’altro è ciò che possiamo imparare ad usare anche verso noi stessi. Insomma, non solo è più semplice e meno dispendioso, ma ci permette di comunicare con noi stessi e conoscerci realmente. Chiariamo un altro concetto di non poco conto: non è detto che mettendo in campo la giusta comunicazione di cui argomentato sinora, l’altro obbligatoriamente ci darà riscontro. Dobbiamo ricordarci sempre che tutti noi siamo rapiti dai nostri bisogni e “capricci”; ma, sicuramente, farlo permette a noi di comprendere e di farci comprendere, a prescindere da ciò che è o meno il ritorno. E qui si apre un’altra grande diga stra -
bordante che si chiama ASPETTATIVA. Dovremmo imparare a comunicare con gli altri aldilà di ogni aspettativa, questo perché?
Semplice, facciamo un esempio: io vado da mio padre denunciando la mia mancanza di carezze. Se la mia comunicazione fosse fine a sé stessa non avrei né timore di dirlo, né del riscontro. Invece io celo una grande aspettativa: che mio padre si dispiaccia e/o mi dia le carezze a me mancate. Se questo non avviene per i motivi più svariati (di cui avremo modo di parlare) la mia aspettativa viene disattesa e io cado in un’emozione ancor più terribile che si chiama DELUSIONE. Questa emozione negativa bloccante dà l’avvio a tutta una serie di comportamenti molto dannosi per me. Ecco perché, seppur non semplice, dovremmo cercare di comunicare agli altri ciò che vogliamo per sentirci liberi di manifestarci aldilà dell’altrui riscontro.
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COSTUME E SOCIETÀ
Artemisia, la marchesa che scalò il Corno Bianco
DE MARI nobile famiglia
di origini genovesi
nel 1528 aggregata
all’albergo Usodimare
“Erano le ore 1 e 3/4 del mattino del giorno 8 settembre 1871 quando la comitiva era già allerta per proseguire, al chiaror della luna, la salita al Corno Bianco. Alla comitiva della marchesa si aggiunsero alcune persone del paese, venute esse pure a Pissole coll’intenzione di fare l’istessa ascensione. Cosicché, quando alle 6 e 40 del mattino raggiunsero la vetta, gli ascensori erano al bel numero di 14. Le condizioni atmosferiche sgraziatamente erano quelle dominanti già da molte settimane, le nebbie non tardarono ad occupare la miglior parte del panorama. Onde fu che, sebbene a malincuore, alle 8 e 20 minuti si decretò la partenza. Si discese al Lago Nero, varcando il transito che s’apre fra le rupi, ed è esso che io
proporrei di battezzare con il nome di Passo Artemisia, a memoria della coraggiosa signora marchesa De Mari, che prima fra le donne italiane seppe varcarlo intrepida”
Con queste parole l’abate Antonio Carestia descrisse quella ascensione. Attento conoscitore della montagna, egli visse gran parte della sua vita e morì in Valsesia, ove realizzò la maggior parte delle sue indagini botaniche. Questa passione la ereditò dal padre chirurgo che studiò botanica all’Università di Grenoble. Antonio Carestia entrò in seminario a Novara, dove seguì gli studi ecclesiastici, prima di ritornare a Riva Valdobbia come cappellano. Si occupò di piante studiando e raccogliendo specie sia vecchie sia scoprendone di nuove, arrivando a compilare un erba
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a cura dell’Associazione GPN2010 foto di Walter Donegà
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rio composto di circa 25.000 specie. Artemisia De Mari aveva da poco compiuto 31 anni, non era “di quelle signore o vanitose o meschinelle che per servire alla moda del giorno si adattano, se necessario, anche a fare una salita ai ghiacciai del Rosa e del Cervino, no; essa ha invece cercato in quei monti la quiete dello spirito e la calma alle angosce che le straziavano il cuore per la morte immatura di una sua fanciulla. Affranta dal dolore e dalla tristezza cercava nella limpida serenità del cielo, nelle maestose foreste di larici e di abeti, quel sorriso dolce che la natura sa dispensare a chi ne esplora le infinite bellezze”
Provate a immaginare quando il buio piano piano cede alla luce dell’alba e le ombre si ritirano dalle vette per poi scivolare via lungo le pareti rocciose e il camminare in montagna ci conduce, passo dopo passo, alla conoscenza di noi. Gli alberi contengono l’antica sapienza del mondo, hanno fatto compagnia all’uomo fin dall’alba dei tempi attraverso un rapporto mistico e simbolico. Quando il silenzio è interrotto solo dal soffiare del vento che arriva da lontano e gli alberi vibrano al suo passaggio, riusciamo a fare ordine tra i pensieri in modo che questi fluiscano fino a raggiungere la parte più recondita del nostro essere. E poi, raggiungendo la vetta non restiamo che noi, con lo sguardo che si perde nell’infinito e il cielo ad un solo passo. Ogni escursione lascia una traccia indelebile nella nostra anima, ci insegna a dare il giusto valore al tempo, a ridimensionare i problemi, a fare nostri gli insegnamenti di chi ha vissuto prima di noi, perché le montagne sono luoghi immutati nel tempo, ove ci si sente parte di un tempo già vissuto e che tanti altri vivranno.
LA VITA: la marchesa Artemisia apparteneva alla nobile famiglia De Mari, per la precisione al ramo presente a Savona dalla seconda metà del Seicento. Nacque il 23 luglio 1840, figlia unica di Bianca Sauli prima moglie di Domenico De Mari, che sposò nel 1839; la quale morì a soli 36 anni, il 21 aprile 1856, lasciando tutte le sue proprietà alla figlia Artemisia. La marchesina appena dodicenne si trasferì a Firenze, ove compì i suoi studi presso il monastero della Santissima Concezione, in via della Scala, dal 1852 al 1857. La sua vita fu segnata da lutti e dispiaceri famigliari. Nel 1862 sposò il Marchese Marcello De Mari, Senatore del Regno nella XVII legislatura. La giovane marchesa Artemisia non solo fu abile escursionista, ma amava anche la botanica e l’entomologia. Partecipava spesso alle comitive venatorie costituite da Giacomo Doria, botanico e politico italiano, Abdul Kerim e Agostino Gnecco, il quale aveva il compito di raccogliere le prede. Il nome della marchesa De Mari è rimasto eternato nel Museo Civico di storia naturale Giacomo Doria di Genova, ove è conservato un coleottero da lei scoperto e per questo denominato “Trechus Artemisiae”. Fu madre di sei figli e fu costretta a soffrire l’immenso dolore del vederne morire quattro. Nicoletta e Bianca morirono in tenera età, l’una prima di aver compiuto cinque anni e l’altra quando iniziava a fare i primi passi. A soli 16 anni morì Domenico, mentre frequentava il Collegio di Moncalieri e dieci anni dopo la sorella gemella Maria morì di parto a soli 26 anni. Il primogenito Ademaro verrà da lei diseredato e questo le recò un forte grave dispiacere; disapprovava il matrimonio del figlio con Virginia Cazzaniga
perché lo considerava contrario alla sua dignità e al decoro della famiglia. Il figlio Gerolamo destinato ad essere unico erede, dilapidò l’intero patrimonio negli anni della belle époque e quanto il padre morì tutte le proprietà vennero cedute ai suoi creditori. Nell’agosto del 1899, ormai prossima alla fine, Artemisia De Mari rifiuterà anche l’ultimo saluto del figlio Ademaro. Ella morirà il 10 agosto, nelle stanze del bellissimo palazzo De Mari, eretto agli inizi del ‘700 nel borgo superiore, in via del Mercato Vecchio n°5 a Savona. Nell’autunno del 1914 si concluderà il legame della nobile e ricca famiglia De Mari con la città di Savona. Dal matrimonio di Gerolamo, il figlio più piccolo della marchesa Artemisia, con Giuseppina Fumagalli, nel 1915 nascerà Giuliana, ultima marchesa del ramo savonese dei De Mari.
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Corno Bianco, Olterhoure in walser, è una montagna alta 3.317 m. situata in Piemonte, nelle Alpi Pennine. Si trova nella val di Fiemme tra le valli d’Otro e di Vogna.
Europe Business Guide - EU Business Register, nuovo procedimento antitrust
La
Aseguito di un rapporto della ns Associazione e dopo il primo provvedimento del 2017, l’ANTITRUST ha annunciato l’ennesima sanzione nei confronti della società per varie violazioni . Da anni SEO MARKETING SL si ostina a inviare inique richieste di pagamento a piccole/medie imprese italiane , il tutto per un servizio inesistente, mai richiesto e mai concordato. L’ iscrizione al fantomatico Registro delle Imprese Europeo, alias EU BUSINESS REGISTER avviene attraverso contatti la cui veste grafica induce gli ignari utenti (quasi sempre microimprese, tutelate dal nostro codice del consumo) ad iscriversi al servizio, credendolo una delle istituzioni ufficiali dell’UE. Spesso sono presenti numerosi solleciti di pagamento, che possono essere caratterizzati come decisamente aggressivi
data l’insistenza e le scadenze sempre più strette. In questi solleciti viene minacciata un’azione legale, direttamente o tramite una cosiddetta agenzia di recupero crediti chiamata WALBERG & HIRSH GLOBAL COLLECTIONS LTD.
Dopo aver preso atto che il comportamento già recensito nel 2017 si è ripetuto ed è stato finalizzato a fuorviare i destinatari, l’Antitrust ritiene che il comportamento di SEO MARKETING sia ancora più insidioso per le microimprese dei destinatari. Data la crisi economica innescata dalla pandemia, ciò potrebbe indurre ad effettuare pagamenti impropri per evitare il rischio di azioni legali anticipate e così l’ANTITRUST ha ritenuto inevitabili e meritate nuove sanzioni per complessivi 600.000,00 euro. L’essere inseriti in un Elenco delle imprese europee attraverso una semplice domanda è ap -
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a cura di Leonardo Peruffo A.E.C.I.
nostra Associazione Consumatori può aiutare le vittime di questa truffa attraverso un gruppo di esperti professionisti
petibile per le imprese almeno così si potrebbe pensare! Purtroppo no. EUROPEAN BUSINESS GUIDE, infatti, non è altro che un nuovo nome derivato da EU BUSINESS REGISTER delle Imprese dell’Unione Europea, come oramai ha già fatto in passato clonandone il sito web. Il sistema però è noto alle nostre Associazioni e all’ Antitrust, che sono intervenute in passato facendo sanzionare l’EURO BUSINESS REGISTER . Per quanto riguarda il presunto contratto stipulato con la semplice compilazione del modulo d’ inserimento nel registro virtuale delle imprese: tale servizio è presentato in modo di apparire fornito gratuitamente con una semplice iscrizione al “registro delle imprese
UE”. Solamente dopo la registrazione, l’impresa scopre che il servizio costa 995,00 euro per tre anni, per un totale di 2.985,00 euro.
Secondo nostre ulteriori segnalazioni degli ultimi mesi (la società è stata da tempo denunciata da AECI all’agenzia diel garante), infatti, l’ANTITRUST ha disposto l’oscuramento e la sospensione delle attività al REGISTRO DELLE IMPRESE Ue, che ora agisce sotto il EUROPE BUSINESS GUIDE. Se il nome è cambiato, il metodo usato è lo stesso: compilare un modulo che nasconde gli abbonamenti a servizi non specificati da dover poi pagare tassativamente!
Alla luce di questa notizia, la nostra Associazione dei Consumatori ha emesso
un nuovo reclamo all’ANTITRUST, comprensivo di screenshot, chiedendo la chiusura del sito www.europebusinessguide.net come in passato.
Cosa fare quando ricevi una richiesta di pagamento ? Innanzitutto, non devi pagare e nemmeno sottostare alle minacce che verranno perpetrate. La nostra Associazione Consumatori può aiutare le vittime di questa truffa attraverso un gruppo di esperti professionisti che risolve i problemi in modo altamente professionale.
A.E.C.I. si occupa di migliaia di pratiche annualmente quindi le Aziende possono affidare lo studio dei vari problemi ai nostri specialisti presenti in tutte le Sedi.
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Nessuno dica non sapevo, non credevo
Iprimi sono nati nel 2007. Parlo degli Osservatori ideati dall’ASAPS. Cominciammo con l’Osservatorio sulla Pirateria stradale, perché eravamo colpiti dalle numerose omissioni di soccorso dopo un incidente spesso anche mortale. In contemporanea nacquero gli Osservatori sui Contromano, con particolare attenzione a quelli micidiali nelle autostrade, poi anche Sbirri Pikkiati per le aggressioni fisiche (refertate) agli operatori di polizia durante i controlli su strada. Il termine venne mutuato da una scritta su un muro di un palazzo popolare dopo i fatti di Genova del 2001, scritta visibile anche per chi transitava in treno. Poi a seguire gli Osservatori sul Lancio dei sassi dai cavalcavia, per noi dell’ASAPS che aravamo stati i primi e soli fautori della numerazione dei cavalcavia, era quasi un impegno morale, e ancora quello più drammatico degli incidenti che hanno come vittime mortali i bambini, poi quello sui mor-
ti in servizio delle forze dell’ordine a causa di incidenti stradali, e via via tanti altri: gli incidenti nei cantieri stradali, quelli delle notti del sabato sera, quelli con animali, i plurimortali, e altri ancora. Recentemente si sono aggiunti gli incidenti mortali ai pedoni, ai ciclisti, ai motociclisti e dal giugno del 2022 l’osservatorio sugli IFS, gli incidenti mortali che avvengono nelle 72 ore del fine settimana. Questi Osservatori hanno fatto emergere numeri sorprendenti e molto preoccupanti come le 30/40 vittime di ogni fine settimana estivo, con punte anche di 15 motociclisti che hanno perso la vita in un week end. La puntuale registrazione dei decessi degli utenti deboli della strada ci ha fatto registrare 155 ciclisti e 307 pedoni morti nel 2022. Attenzione noi intercettiamo solo i decessi avvenuti nella immediatezza del sinistro, ovviamente ci sfuggono i decessi che avvengono successivamente in ospedale a distanza di giorni o di settimane. Lo stesso Istat registra solo i decessi di incidenti che avvengono entro i 30 giorni dal sinistro. Per farsi un’idea chiara un dato per tutti. Nel mese di gennaio 2023 hanno già perso la vita sulle strade 51 pedoni. Che sono diventati 75 al 15 febbraio. Cifre veramente angoscianti. Ora come ASAPS abbiamo voluto aggiungere un ulteriore tassello alla raccolta dei dati in tempo reale. Abbiamo realizzato una mappa con la geolocalizzazione degli incidenti collocando ogni investimento mortale di pedone sulla cartina d’Italia, ecco il link: https:// www.google.com/maps/d/viewer?mid=1Ghmw 3YaslMmr7ojEth4bdJ3yEwwF5qk&ll=45.8769296000 0003%2C8.555215099999982&z=10 per rendere ben chiaro il numero in crescente evoluzione e il dove dei vari sinistri mortali. Dopo questa prima geolocalizzazione degli investimenti
fatali dei pedoni, realizzeremo anche quella dei ciclisti, con le stesse modalità. Abbiamo già realizzato anche la localizzazione dei 16 incidenti mortali con investimento di animali nel 2022. E continueremo in questo anno. Perché tutto questo? Per dare subito cognizione dei rischi della strada e della loro preoccupante evoluzione in crescita del 2022, con l’auspicio di tornare a vedere qualche segno meno, magari a doppia cifra nel 2023. Ma per ottenere questo serve una forte attenzione con misure adeguate, delle istituzioni preposte. Quali? Ma le sapete già, su il Centauro e sul portale dell’ASAPS ne parliamo continuamente. Auspicabile ad esempio anche la proposta di educazione stradale nelle scuole con crediti formativi che servirebbero anche agli adulti. Ora che abbiamo finalmente rivisto una ripresa della sensibilità anche politica sui drammi della strada, non vorremmo vedere il ritorno ad una derubricazione del problema, stritolato da altri sempre esistenti. Questo è il nostro contributo come ASAPS perché nessuno dica, a cominciare dalle Istituzioni, non sapevo, non avevo visto, non credevo. Ora saprete e dovrete crederci. Ma soprattutto dovrete davvero fare.
IL MAGAZINE DELL’IMPRENDITORE, DEL PROFESSIONISTA E DELLA FAMIGLIA 42 NUMERO 2 | MARZO - APRILE 2023 GENTE IN MOVIMENTO SICUREZZA
a cura di Giordano Biserni
ASAPS dopo aver dato vita 15 anni fa ai suoi osservatori sugli incidenti, ora fa un altro passo con la geolocalizzazione dei sinistri stradali dei pedoni e dei ciclisti
Iniziata la stagione MotoGP 2023 con le prime novità
Piero Taramasso, responsabile
dell’azienda francese
nella classe regina, spiega le novità.
La MotoGP 2023 ha aperto ufficialmente la stagione a Portimao. L’argomento di discussione più dibattuto è stato il nuovo format, che ha visto l’introduzione della Sprint Race del sabato, gara che si disputa sul 50% della distanza di quella della domenica. Una delle maggiori novità riguarda gli pneumatici Michelin, con la modifica dell’allocazione delle posteriori nei weekend di gara, oltre all’introduzione di un sistema di verifica dei valori minimi della pressione. Piero Taramasso, responsabile dell’azienda francese nella classe regina, spiega queste modifiche.
Si è ridotto il catalogo delle specifiche proposte, rispetto all’anno precedente infatti c’è una specifica posteriore in meno. Questo fa parte di un discorso di sostenibilità, continuando a produrre solo le specifiche che funzionano meglio, che sono più polivalenti e adatte a diversi range di temperatura. Negli scorsi anni sono state portate tre soluzioni al posteriore - la soft, la media e la dura. A partire da quest’anno invece saranno solo due. In alcune gare i piloti avranno a disposizione soft e media ed in altre invece la media e la dura. Questa seconda verrà utilizzata in Malesia, in Thailandia o in Argentina, dove le temperature
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a cura di Piero Taramasso
sono molto calde e pertanto sono molto esigenti dal punto di vista degli pneumatici. In ogni caso, si tratta sostanzialmente di una questione di etichetta, perché le specifiche sono le stesse che sono state utilizzate lo scorso anno. Ne restano comunque due che possono coprire entrambe la distanza di gara, sia per quanto riguarda quella della domenica che la Sprint. Da questo punto di vista, infatti, non c’è stato un adattamento al nuovo format.
Saranno sempre 12 le gomme che potranno essere utilizzate nel weekend di gara, sette della mescola più morbida e cinque di quella meno morbida. Lo scorso anno la situazione era leggermente differente perché si portavano 13 gomme posteriori per ogni pilota e ne potevano utilizzare 12. In questo modo però restavano sempre una o due gomme che erano state preriscaldate nella termocoperta ma che non venivano utilizzate, e che erano poi riassegnate nei Gran Premi successivi: con questa nuova allocazione non verranno più utilizzate gomme preriscaldate nelle gare successive. Si tratta di piccoli accorgimenti, che tendono a un’ottimizzazione verso
un campionato più logico e più sostenibile. Nel MotoGP 2023 le pressioni degli pneumatici saranno monitorate da un sistema unico criptato. Tutte le moto saranno equipaggiate di un solo tipo di sensori, che trasmetteranno in tempo reale i dati alla Direzione Gara al fine di verificare che tutti i team rispettino i valori minimi stabiliti prima di ogni weekend di gara. Questo valore cambierà leggermente, perché da 1,9 bar dello scorso anno verrà portato a 1,88 bar. Tenendo in conto che i sensori hanno una tolleranza di 0,03 bar, si può arrivare ad un valore minimo di pressione di 1,85 bar al posteriore. Se questo valore risulterà più basso, sarà di competenza della Direzione Gara di decidere il tipo di provvedimento da adottare, ma questo solo dopo il terzo Gran Premio. Infatti si è deciso che le prime tre gare saranno fungeranno da prova generale del sistema, per capire se tutto funziona al meglio o se sarà necessario adottare delle modifiche, per entrare poi a regime dal quarto Gran Premio. Si è iniziato a Portimao dove i test sono stati positivi. I tempi sono stati buoni, con ben 12 piloti scesi al di sotto del record della pista. Per quanto
riguarda le posteriori, sono state impiegate le stesse soluzioni dei test ed erano la soft e la media nell’allocazione del 2022. La soft è una gomma veloce, ma ha anche una buona costanza, mentre la media è una mescola ormai ben conosciuta, che viene utilizzata su diversi circuiti e che a Portimao si è comportata bene sia in termini di grip che di stabilità. Tutte e due sono state una buona opzione sia per la gara della domenica che per la Sprint Race. All’anteriore invece restano sempre tre soluzioni come in passato. Si sono portate le tre specifiche del 2022, ma è stata introdotta anche una nuova mescola, che si è posizionata tra la media e la dura del 2022. Si tratta di una soluzione già provata a Sepang e a Misano lo scorso anno, che ha dato dei buoni risultati anche a Portimao, offrendo sostanzialmente il grip della media ed il supporto della dura. Dunque, sono state testate quattro tipi di gomme che hanno funzionato tutte bene, però alla fine la scelta è ricaduta sulle tre soluzioni del 2022 e la ragione è semplice: con queste si possono coprire tutti i range di temperatura possibili nelle varie gare, da 5 a 45 gradi rilevati sulle piste.
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GENTE IN MOVIMENTO | IL MAGAZINE DELL’IMPRENDITORE, DEL PROFESSIONISTA E DELLA FAMIGLIA | N. 2 MarzoAprile 2023ISCRIZIONE TRIBUNALE DI AOSTA N. 3/14 DEL 29/09/2014 IL MAGAZINE DELL’IMPRENDITORE, DEL PROFESSIONISTA E DELLA FAMIGLIA PROFESSIONI FAMIGLIA IMPRESA Digita il link: https://www.genteinmovimento.com/ apps/member/login Oppure inquadra il QR: Per continuare a leggere tutte le notizie registrati e scarica il tuo PDF