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Chi è il vero esperto nel campo degli investimenti?
Il dipendente della banca, il Consulente Finanziario di una rete o autonomo, il Gestore professionista di fondi o gestioni... Noi Stessi, o forse sarebbe meglio un Esperto di Finanza Comportamentale o chi altri? Esiste la figura di Formatore ovvero “Istruttore Finanziario”?
Il Pianificatore Finanziario Personale o Istruttore Finanziario (traduzione del Financial Planner o Financial Coach anglosassone) è una professione fraintesa e sconosciuta in Italia. A cosa serve esattamente?
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Se abbiamo risparmiato, abbiamo in qualche modo “investito”. Ricerchiamo “come investire al meglio per il futuro”, per tutta la vita. Frasi come “La pianificazione finanziaria consiste nel conoscere le tue circostanze in merito al denaro per darti indicazioni...” leit motiv della normale consulenza finanziaria non sono comprese dai risparmiatori. I risparmiatori che diventano o desiderano diventare investitori capiscono una cosa sola: IL RENDIMENTO DEL PROPRIO RISPARMIO.
2 consigli pratici fruibili sin da subito: - Confrontare i risultati, sia di breve che di lungo periodo, delle scelte fatte sinora, con altre strategie finanziarie e chiare metodologie quantitative sistematiche e replicabili;
- Fare questi confronti con un esperto professionista/coach/istruttore solo dalla “tua” parte, senza conflitti di interesse, che non miri a fare raccolta di denaro per istituto alcuno. Il coaching (affiancamento e guida in inglese) è una metodologia di sviluppo personale nella quale una persona (detta coach) supporta un cliente o allievo (detto coachee) nel raggiungimento di uno specifico obiettivo personale, professionale o sportivo. Un coach fornisce il suo supporto verso l’acquisizione di un più alto grado di consapevolezza, responsabilità, scelta, fiducia e autonomia. Il coach finanziario non esiste in Italia? Un Professionista con lunga esperienza, pagato a progetto o a parcella (di visita od oraria) potrebbe diventarlo! Niente esisteva prima di essere inventato. “Se fai le cose che hai sempre fatto arriverai dove sei già arrivato!”. Occorre chiaramente la volontà di migliorare da parte di chi ha aspirazione di diventare vero investitore, come in tutte le cose serie della vita: ho rilevato che gli errori di impostazione strategica di chi investe derivano da vari pregiudizi comportamentali. Occorrono analisi di evidenze logico/statistiche con chi sia in grado di coniugare competenze tecniche, psicologiche e soprattutto di comportamento finanziario controintuitivo. Le decisioni strategiche di pianificazione finanziaria e soprattutto la DISCIPLINA COMPORTAMENTALE FINANZIARIA hanno enorme impatto sui risultati. Sostengo da tempo che sia il RENDIMENTO sostanzialmente di breve (mese, trimestre, anno) la vera commodity che l’investitore vorrebbe “comprare” dai consulenti finanziari (in banca, in rete, autonomi)... essendo, in effetti, l’unico vero risultato che cerca e che non sa però confrontare in modo oggettivo per asimmetria informativa! Il ruolo di un coach finanziario “buy-side” senza alcun conflitto di interesse è per converso proprio far capire che la performance di breve non è significativa, argomentando con prove ed evidenze l’EBI (Evidence Based Investing – Investire in base alle evidenze empiriche).
In articoli precedenti “Non investire non è un’opzione” e “In quanto tempo pretendiamo la ricompensa per l’investimento”... ho esplorato l’area del nostro comportamento verso il denaro (che insieme alla salute sono tra gli ambiti fondamentali della nostra vita). Un medico specialista è più preparato del paziente e lo si ricerca quando dovessimo avere un’esigenza. Per risparmio e investimenti c’è il problema che chiunque ha un’opinione sul denaro e non c’è la cultura del “rivolgerci all’esperto”. Il sistema bancario ha di fatto monopolizzato l’ambiente: l’esperto di investimenti, di consulenza finanziaria, lo si ricerca infatti in banca e nei brand finanziari che fanno offerta di prodotti. Quindi anche la consulenza alla finanza personale è ricercata in quei luoghi. Il paradosso del “medico in farmacia”. Di fronte alla necessità di uno specialista (un cardiologo ad esempio…) ci si attiva per cercarne uno bravo. Quando una persona si rivolge ad un consulente specifico lo fa perché ritiene che sia più esperto, più preparato per affrontare quella criticità. Nel caso della consulenza finanziaria, insegna lo Psicologo Prof. Paolo Legrenzi, c’è un problema in più: le persone non solo non sanno, ma spesso sono dominate da intuizioni che vanno in senso opposto a quello che sarebbe benefico per i loro risparmi. Ma poi: chi è veramente bravo in questo campo? Impostare un’analisi critica della nostra organizzazione finanziaria pregressa è semplice ma raramente viene fatta, chissà perchè: il nostro PROFILO DI RISCHIO firmato con qualsiasi intermediario ai fini Mifid è la carta di identità del rischio/rendimento che abbiamo definito/cercato negli ultimi anni. In base a questo noi abbiamo “speso” in passato il nostro budget di rischio finanziario sui mercati (azioni, obbligazioni, fondi comuni, certificati, etc...) in regime fai-da-te o insieme al nostro fiduciario. Ci sono sistemi per verificare la qualità oggettiva del lavoro fatto (cioè se il rendimento ottenuto sia stato coerente con il rischio “speso”) che ha portato a tradurre la nostra tolleranza al rischio di mercato in prodotti ed organizzato il nostro portafoglio. Basta cercare chi è in grado di fare questi confronti, quindi.
C’è poi da analizzare un enorme pregiudizio che attanaglia praticamente tutto il sistema finanziario (lato domanda e quindi anche lato offerta) ed è che per “investire bene, in modo performante, occorra in qualche modo prevedere l’andamento futuro dei mercati”. L’idea che il futuro sia imprevedibile è inficiata ogni giorno dalla facilità con cui viene spiegato il passato. Per il nostro COMPORTAMENTO FINANZIARIO ed il risultato dei nostri investimenti questo pregiudizio è forse il più importante. Il bravo “venditore” è soprattutto capace di far credere che di saper indovinare cosa salirà di prezzo e soprattutto quando. I risultati in termine di rischio/ rendimento sono purtroppo statisticamente pessimi.
Come in tutte le discipline per diventare competenti occorre leggere, studiare e accumulare tanta esperienza. In finanza, oltre che economia e tecnica finanziaria, occorre leggere e studiare psicologia dei comportamenti. Cito alcuni libri per approfondire. Nassim Taleb nel famoso libro “Il cigno nero”, osserva come la nostra tendenza a costruire e credere a narrazioni coerenti del passato ci rende difficile accettare i limiti della nostra capacità di prevedere.
Daniel Khaneman, premio Nobel, In “Pensieri lenti e veloci” osserva come tutto ha normalmente senso con il senno di poi, un fatto che i guru della finanza sfruttano ogni sera quando offrono convincenti resoconti degli eventi della giornata e su cosa significherebbero per il futuro. E noi non riusciamo a reprimere la potente intuizione che ciò che ha senso oggi, a posteriori, ieri fosse prevedibile. L’illusione di essere in grado di capire il passato incoraggia la sicumera con cui riteniamo di poter prevedere il futuro e l’illusione della predizione resta immutata e sfruttata da persone il cui lavoro è appunto la preveggenza.
Anthony Robbins in “Soldi – Domina il Gioco” riassume nel titolo del capitolo 2.1 magistralmente il funzionamento dell’offerta di prodotti finanziari americana... Mito n.1- La bugia da 13.000 miliardi di dollari: “Investi con noi, batteremo il mercato!”
“Investire è semplice, ma non è facile”. Ripeto la frase di Warren Buffet. Incredibile come occorra farci convincere che sia la verità.
In ultimo vorrei brevemente argomentare quella che in finanza accademica è chiamata L’IPOTESI DELL’ESPERTO per cui la mente del « consumatore di investimenti » ritiene che l’uomo esperto (banchiere, bancario, consulente, gestore etc...) sia in grado di creare le performances (tecnicamente creare “alpha”). Sembrerebbe intuitivo che gli esperti possano superare le performances dei modelli ma purtroppo innumerevoli statistiche asseverano essere solo una storia ingannevolmente avvincente. Ad esempio, alla maggior parte dei risparmiatori sembra di buon senso che un gestore di hedge fund con un MBA ad Harvard e 20 anni di esperienza lavorativa presso Goldman Sachs possa battere un semplice modello di Asset Allocation Strategica (AAS) “robusta, resiliente e performannte” costruita con indici di mercato. Non è così. Un modello di portafoglio, oggettivo e non personalizzato, costruito su base globale con una AAS (diversificata e correttamente ribilanciata) ha statistiche di lungo periodo di recovery periods (recupero agli apici precedenti dopo le turbolenze) e ritorni di rendimento reali (al netto dell’inflazione del periodo) difficilmente superabili dai migliori gestori professionisti e assolutamente valutabili e assumibili anche come riferimento futuro una volta comprese le semplici logiche di base dei mercati economici. Lo si può studiare ed imparare ad usarlo insieme al proprio coach. Chi distribuisce prodotti finanziari afferma che investire sia molto complesso e non semplice! Occorre riflettere sul perché. Non c’è abitudine a chiedersi quali siano le domande giuste per ricercare risposte corrette, soprattutto in finanza. Le convinzioni nascono dalle nostre credenze e ognuno è convinto che le proprie credenze siano coerenti ed intoccabili. Se così non fosse si prenderebbero provvedimenti per cambiare strategie poco efficienti. Basterebbe una verifica che nessuno fa!
Per concludere “chi è il vero esperto nel campo degli investimenti?”: la consulenza finanziaria che conosciamo viene proposta da banche, intermediari, distributori, consulenti di rete e autonomi come ALTAMENTE PERSONALIZZATA affermando che esiste un portafoglio di investimento per ogni individuo perchè ognuno ha esigenze finanziarie diverse da chiunque altro (definito Goal Based Investing). Per far questo è impostata una narrativa basata su VALORE E RELAZIONE dove il valore ammicca all’alto rendimento dato da gestori che “saprebbero prevedere” in qualche modo i mercati e la relazione fa l’occhiolino alla personalizzazione del portafoglio che sarà in grado di raggiungere gli obiettivi di vita magari proteggendo quando i mercati scendono e persino performando alla grande quando salissero.
I mercati finanziari invece SONO UGUALI PER TUTTI, non prevedibili e non si piegano al volere dei singoli. Semplice e banale concludere che comunicazione e narrativa deve essere altra perché L’INVESTITORE DEVE CAMBIARE APPROCCIO E COMPORTAMENTO imparando ad utilizzare modelli di asset allocation oggettivi e non personalizzati collaudati nelle loro statistiche!
Ecco a cosa potrebbe servire un Coach Finanziario, una figura completamente nuova diversa dal solito consulente, sganciata dal sistema distributivo e bancario, un istruttore esperto che eroghi formazione e fornisca il suo supporto all’investitore verso l’acquisizione di un più alto grado di consapevolezza, responsabilità, scelta, fiducia e autonomia finanziaria.
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