
3 minute read
Empatia e ascolto: elementi chiave della leadership
Se il codice civile all’art. 2082 definisce che “ E’ imprenditore colui che esercita professionalmente un’attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi”, ciò significa indirettamente che l’organizzazione delle risorse umane è fondamentale in ogni realtà economica. Il risultato finale, che sia la produzione di un bene o la realizzazione di un servizio, passa dalla coordinazione di più lavoratori, siano questi dipendenti, autonomi o collaboratori interni ed esterni all’azienda. Tuttavia, l’imprenditore potrebbe non essere il leader dell’azienda o comunque non l’unico! Soprattutto nelle aziende strutturate, la leadership è una struttura complessa con più livelli e reparti, e ogni settore deve avere almeno un proprio referente. Discipline quali la sociologia e la psicologia hanno iniziato a studiare l’argomento e con il passare del tempo molti autori hanno scritto le proprie teorie in merito alle strategie che ritenevano maggiormente efficienti. Uno dei primi psicologi studiosi dell’argomento è l’americano Rancis Likert che a metà anni’60 ha individuato quattro possibili tipologie di leadership, oltre ad essere il creatore della scala a cinque punti nei questionari e sondaggi utilizzati dagli psicologi per individuare le personalità e con cui si possono determinare il livello delle a cura di attitudini delle persone. Le tipologie sono le seguenti: 1) la leadership “autoritaria minacciosa”, in cui il leader prende tutte le decisioni autonomamente e comunica al gruppo scopi, modalità d’attuazione e tempi; il tutto senza rendere partecipe altri soggetti interni all’azienda, nemmeno da un punto di vista di semplice consulto; 2) la leadership “autoritaria benevolente”, in cui il leader incoraggia con ricompense il gruppo, coinvolgendolo nel processo decisionale, mantenendo per sé la fase conclusiva sui tempi e modi di operare; 3) la leadership “consultativa”, in cui il leader aumenta la partecipazione del gruppo grazie nel processo decisionale tanto da creare una comunicazione bidirezionale; 4) la leadership “partecipativa”, in cui il leader si avvale di una rete di comunicazione e deleghe basata sulla collaborazione, e le decisioni sono prese in un sistema di democrazia. Seppur il termine “leader” non è altro che il sinonimo del termine italiano “capo” con il tempo il significato attribuito è assai diverso, seppur le caratteristiche siano tante e potrebbero in parte coesistere, creando delle sfumature che determinano poi i vari modelli di leadership. Il CAPO è spesso identificato in colui che impone la propria decisione (per cui applica la prima tipologia di leadership sopra brevemente descritta), mentre il LEADER è colui che democraticamente coinvolge con le altre tipologie.

Advertisement
Oggi, dopo molti anni di studio, si potrebbe generalizzare che non esiste un modello unico e vincente: il leader deve saper attuare i vari tipi di leadership in base al contesto aziendale, in base al mercato in cui i prodotti/servizi devono essere venduti, in base alle peculiarità dei collaboratori, avendo la sensibilità di cambiare qualora se ne ravveda l’esigenza. Le attitudini dei lavoratori devono quindi essere viste e riconosciute dal leader che a sua volta deve averne di proprie come il carisma, l’ascolto e l’empatia. Quindi, il leader deve avere, oltre ad una grande preparazione tecnica del prodotto o servizio da offrire al mercato, anche grandi doti di comunicazione verso tutta la sua squadra. La leadership non la si ottiene auto-appropriandosela, ma sono “gli altri “ che devono riconoscerla come tale. Il concetto di squadra ci riporta nell’ambito sportivo in cui la leadership ha un ruolo fondamentale nel gioco, con l’identificazione dei ruoli e il rapporto tra gli atleti. Gli esempi degli allenatori in discipline come il calcio, il basket o la pallavolo hanno aiutato in modo importante a definire le caratteristiche necessarie che un leader deve avere per portare la propria squadra a terminare il campionato nel miglior modo possibile. L’empatia, e quindi l’ascolto delle esigenze dei singoli, è divenuta una componente di grande importanza.
Nei numeri precedenti abbiamo più volte parlato di come le “soft skills” stanno sempre più diventando rilevanti rispetto ad una preparazione tecnica, che talvolta può essere insegnata ed acquisita successivamente. Proprio l’ascolto delle esigenze dei componen- ti della squadra rende il leader più o meno empatico ossia capace di porsi nella situazione di un’altra persona o, più esattamente, di comprendere immediatamente i processi psichici dell’altro. Il riuscire a coniugare le esigenze aziendali, mantenendo salde le regole, con i valori di parità tra i dipendenti/collaboratori è la difficoltà che il leader deve riuscire a gestire. Non a caso la gestione dei dipendenti è chiamata “risorse umane”! Ogni individuo è una potenziale risorsa ed il leader deve riuscire, con la sua organizzazione ed il suo controllo, a utilizzare i potenziale di ognuno in modo da trarne maggior beneficio sia per l’azienda sia per il lavoratore stesso. Da anni ormai è acclamato che la soddisfazione sul proprio posto di lavoro ha una ricaduta importante in termini di produttività. La componente empatica può far sì che il lavoratore non abbia un semplice appagamento economico dal lavoro, ma che si crei un legale solido con l’azienda. Inoltre, l’impresa potrà continuare a progettare il futuro sapendo di poter contare sul lavoratore, anche nei momenti di difficoltà! Ovviamente, la leadership deve essere allenata, seppur alcuni soggetti abbiano una predisposizione tale da risultare “leader naturali”. Il leader dovrà preoccuparsi di attivare tutte quelle strategie utili al rafforzamento del team. Il team di professionisti che lavora con FORMIAMOCI allena ed aiuta le aziende a focalizzare i punti di debolezza in modo da rafforzare lì dove è maggiormente necessario. www.progettoformiamoci.com