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Transizione Ecologica per il futuro dei nostri figli
Una revisione o smantellamento dell’attuale modo di produrre e consumare, anche di viaggiare, di alimentarsi, di relazionarsi con l’altro è necessaria
Patty L’Abbate
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Chi poteva mai pensare che la Rivoluzione Industriale, accolta con così grande entusiasmo, sarebbe stata accusata di aver dato inizio alla crisi ambientale? I nostri antenati non potevano immaginare che la macchina a vapore, oltre ad aumentare la produttività avrebbe incrementato i gas a effetto serra e quindi avrebbe riscaldato anche la nostra atmosfera causando danni al clima. In molti a quell’epoca seguivano la visione settoriale, lineare, meccanicistica e riduzionista dell’economia e le risorse naturali erano considerate come qualcosa di oggettivo, immutabile, dunque delle risorse illimitate da sfruttare all’infinito.
Il pensiero antropocentrico ha innalzato l’homo sapiens al ruolo di padrone, e così i padroni di Gaia hanno utilizzato le risorse naturali come se attingessero da una dispensa infinita, dimenticando i cicli della natura e le leggi termodinamiche che governano il pianeta. Barry Commoner nel suo libro The closing circle ricorda al genere umano che non ci sono pasti gratis in natura nulla è gratuito. Era il 1971 e qualche anno dopo nel 1977 l’economista Milton Friedman con il principio base dell’economia costo-opportunità affermò che nulla è gratuito e se un individuo ottiene gratis qualcosa sicuramente sarà la società a rinunciare all’opportunità di destinare le medesime risorse a usi alternativi, oppure sarà la società a subire il danno dell’inquinamento, o ancora, non rimarrà nulla per i nostri figli. Dunque, in ecologia come in economia non è possibile ottenere qualcosa o guadagnarla se non si mette in conto che tutto ha un costo. Il prezzo deve essere pagato, forse è possibile rimandare nel tempo, ma tutto ciò che è preso dal sistema ambiente, anche in modalità gratuita, ha un costo, e tutto ciò che è immesso nella natura come rifiuto o emissione in atmosfera, prima o poi cambierà la resilienza del sistema, e non sarà possibile ritornare allo stato iniziale. Questo ci fa capire come l’economia associata all’ecologica può cavalcare la complessità del nostro mondo e risolvere i problemi economici, ambientali e sociali. Tutto è collegato ci dice anche Papa Francesco, tutto è interconnesso, il sistema ambiente avvolge il sistema economico e la sua comunità. La transizione ecologica non è uno slogan quindi ma l’unica strategia per poter avere un futuro. Molte funzioni della natura come ad esempio la corrente oceanica, la purificazione dell’acqua, l’impollinazione, la regolazione del clima non hanno mai avuto un valore economico, per questo rischiano di essere danneggiate in modo irreparabile. La scienza dell’economia dovrebbe organizzare i beni della casa comune assegnando il giusto valore a tutte le risorse naturali e i servizi ecosistemici, che sono alla base dell’economia e dello stile di vita della comunità. Le politiche economiche devono necessariamente intervenire sulla mano invisibile del mercato come una forza esterna, giusta, equa e sostenibile, concentrarsi sulla tutela del capitale naturale e adottare serie misure di adattamento e mitigazione al cambiamento climatico. La transizione ecologica, quella vera, è improcrastinabile. Una revisione o smantellamento dell’attuale modo di produrre e consumare, anche di viaggiare, di alimentarsi, di relazionarsi con l’altro è necessaria. Siamo un’unica comunità che combatte problemi globali per questo la strategia Green New Deal è un patto verde che ha l’o - biettivo di raggiungere la neutralità climatica nel 2050, adottando azioni condivise fra tutti gli stakeholder di ogni paese.

La transizione ecologica è un’opportunità, esiste un gran potenziale nei mercati globali, ci sono tecnologie a basse emissioni, prodotti e servizi sostenibili. Per dirigere il mercato verso la sostenibilità si deve agire su variabili chiave, come stabilire un prezzo diretto/indiretto all’impronta del carbonio (carbon footprint) di ogni prodotto o servizio, incoraggiare l’uso di alternative più economiche e sostenibili, porre fine ai sussidi ambientalmente dannosi. Sono necessarie nuove norme, leggi e regolamenti per supportare l’innovazione, la decarbonizzazione e la mobilità sostenibile, la transizione da un modello economico lineare a un modello circolare, la costruzione di una serie di vantaggi sociali e ambientali, descritti molto chiaramente negli indicatori di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. Tuttavia, la trasformazione avviene a un ritmo troppo lento, i progressi non sono uniformi, la transizione ecologica crea preoccupazione circa l’impatto che i regolamenti UE potrebbero avere sulla competitività dell’industria e sul prezzo dei beni di consumo, ma dobbiamo renderci conto che non agire porterà a conseguenza ben peggiori anche dal punto di vista economico. Il viraggio ad un nuovo modello economico ecologico non è semplice, ma continuare con le vecchie abitudini porterà le aziende Italiane fuori mercato, ossia non saranno al passo con i tempi, perderanno competitività, in Europa e nel mondo. Non agire sta portando alla siccità, alle alluvioni, all’aumento del coto delle materie prime.
L ‘Italia deve affrontare una grande sfida, per questo si deve essere presenti e forti in Europa, avere la capacità e la competenza di gestire in maniera oculata i fondi del Net generation EU che abbiamo ottenuto nel Governo Conte2, ricordiamo 192 miliardi di euro ottenuti grazie al lavoro costante del Presidente Giuseppe Conte. Purtroppo si apprende in questi giorni, quanto stiamo indietro con la spesa e con gli obbiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. La relazione della Corte dei Conti parla chiaro, ci sono pesanti ritardi da parte dell’Italia, tra il 2020 e il 2022 sono stati spesi un po’ più di 20 miliardi, meno della metà delle risorse che erano state programmate. Di questo passo non potremo farcela nel 2026, data dichiarata dall’Europa per la chiusura dei progetti. La fase di transizione ecologica è stata dunque avviata con azioni e riforme, ma ci auguriamo che la rivoluzione sostenibile sia presa in seria considerazione dalla maggioranza al Governo, che mostra invece continui tentennamenti e ritardi. Non abbiamo più tempo, i nostri figli hanno diritto ad un futuro, la loro casa brucia.