VIII - Aprile 2022

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M A N IF E S T O

C O N T R O L’ID E N T IT À B E L IS A R IO C A W L

L’identità è un’idea che ha accompagnato l’uomo fin dalla sua genesi. Essa è il cardine di molti dei nostri ideali, persino dell’ideale di “stato-nazione” su cui si basa tutta la cultura occidentale a partire dall’Ottocento. Eppure, nonostante l’evidente importanza di questo concetto, la sua definizione è sempre restata decisamente nebulosa: c’è chi la attribuiva ai legami di sangue, discriminando biologicamente i vari membri di una collettività; chi alla tradizione e alla cultura, gli ipotetici collanti alla base di una nazione. Tuttavia è possibile notare come tutte tali definizioni dimentichino un aspetto fondamentale, un aspetto che deve essere preso in considerazione: l’individuo. Cosa è l’identità, se non il tentativo dell’ego di reclamare la propria indipendenza? Essa non è altro che la proiezione E t C e t e r a M a jo r a n a

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dell’egoismo sulle interazioni sociali, un appiglio che l’individuo istintivamente genera per sé stesso atto ad evitare l’orrore dell’omogeneità. Tutte le definizioni precedenti non sono altro che il camuffamento della dimensione personale dell’identità per poterla accettare in buona coscienza: solo negando come essa non sia altro che una pulsione egoistica, attribuendole dunque una valenza collettiva, è possibile accettarla totalmente. L’identità non è un concetto nobile, un fattore comune che lega gli uomini, bensì una discriminante tra di essi che genera odio. Odio che germina non solo tra un gruppo identitario e il successivo, ma tra l’Io e l’altro, determinando una frattura insanabile. L’idea di identità è antitetica a quella di società. La spinta ad entrare in una collettività organizzata deve derivare dal A p r ile 2 0 2 2 - N ° 8


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