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Intervista a Simone Gargiulo, sindaco di Desio

INTERVISTA A SIMONE GARGIULO,

SINDACO DI DESIO

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LUCA SARACHO, 4F; REBECCA MARASCO 5bb; (GIOELE CAPRILE, 3cc)

UNA QUESTIONE DI PRINCIPIO

Ebbene eccoci qua Majorani, il vostro amatissimo EtCetera arriva nelle vostre classi persino il 1° di Aprile [scroscio interminabile di applausi in sottofondo]! Sicuramente avrete sentito la nostra mancanza di prima mattina, il venerdì, fuori da scuola; avrete pur visto come nella vostra classe sia giunta una sola copia del vostro giornalino preferito. Vorrei potervi dire che si tratta di una simpaticissima burla, di un immancabile Pesce d’Aprile, eppure è la spietata verità. Si dà infatti il caso che la scuola stia per raggiungere il limite massimo di fotocopie accordato con la fantomatica ditta che concede al nostro liceo il ciclostile. È dunque con profondo rammarico che vi devo informare che, al fine di rispettare il suddetto contratto (della cui esistenza noi eravamo completamente ignari fino a quando non si è rivelato troppo tardi), da questo momento fino alla fine dell’anno potremo stampare solamente una sola copia dei nostri numeri per classe. Ma non lasciatevi andare alla disperazione! Avrete modo di gustarvi ognuno dei nostri articoli attraverso il link che potete trovare nella bio della nostra pagina Instagram! Oppure scaricando il PDF che i rappresentanti gireranno sui vari gruppi classe, o che il leggendario Elio (la ringraziamo davvero prof) manderà a tutti voi,

studenti e non, sull’indirizzo e-mail d’Istituto. Come avrete avuto modo di appurare, questo non è uno dei miei classici editoriali. Dov’è l’immancabile citazione di Shakespeare all’inizio dell’articolo; dov’è la frase ad effetto tratta spudoratamente, senza alcun riguardo da Attack on Titan; dov’è l’analisi, la particolare e personale lettura che ormai son solito offrire a voi, miei venticinque lettori, di una diversa opera fondamentale per la letteratura mondiale d’ogni tempo, italiana, inglese e non solo? Si tratta, e questa volta davvero, del celeberrimo scherzo che si suole escogitare per il primo giorno del quarto mese dell’anno? Ebbene, anche in questo caso, purtroppo, la risposta è negativa: non è un Pesce d’Aprile questo, bensì una questione di principio. Mi spiego meglio. Tutto iniziò nel lontano Ottobre 2021. Era una giornata fredda, buia; il già di per sé flebile sole autunnale era schermato da una spessa coltre di nubi non tanto tetre da premonire l’imminente arrivo di future intemperie, quanto più, banalmente, fastidiose, insulse, abiette. Si erano da poco conclusi i ballottaggi per le comunali che proprio l’anno scorso si erano tenute a Desio ed io, col cuore leggermente oppresso dall’ansia per la verifica di Fisica che avrei dovuto affrontare il giorno dopo, mi stavo avviando ad intervistare il nuovo sindaco della nostra beneamata città, Simone Gargiulo. Il Primo Cittadino si rivelò sin da subito una persona solare e disponibilissima, tantoché fui da subito entusiasta per l’intervista che era venuta fuori dal nostro lungo colloquio. Fu proprio in quel momento, proprio dopo aver fatto il primo passo fuori dal Comune cittadino, che compii il più grande errore in cui potessi mai cadere: affidare la trascrizione dell’intervista a Gioele Caprile. Da quel momento in poi, infatti, ebbe inizio una serie di brutture inenarrabili, al limite dello spregevole e del grottesco. Per il numero di Novembre, ovvero l’occasione in cui l’intervista doveva essere pubblicata, l’articolo mi arrivò non solo in estremo ritardo rispetto alla scadenza fissata, ma anche in uno stato che definire deplorevole sarebbe ricorrere ad un eclatante eufemismo (per di più Gioele aveva scritto il tutto su un messaggio WhatsApp). Non potendo accettare l’elaborato in quelle condizioni, gli intimai di trascriverlo ex

novo in modo dignitoso, di mostrare la minima serietà verso l’incarico che si era assunto la responsabilità di portare a termine. L’intervista non mi arrivò mai. Non mi arrivò per il numero di Dicembre. Non mi arrivò per lo speciale di Natale. Non mi arrivò per il numero di Gennaio, per quello di Febbraio né tantomeno per quello di Marzo. Siamo ormai ad Aprile e, al giorno d’oggi, quella revisione che ogni volta mi era stata sempre promessa con fermezza dal rappresentante non ha mai visto la luce. A tutto c’è un limite, e il nostro caro rappresentante d’Istituto l’ha oltrepassato da tempo immemore. Fosse anche stato che il tempo che non dedicò alla trascrizione dell’intervista gli fosse servito a rendere il Majorana un luogo veramente migliore; eppure non ho riscontrato alcun passo avanti minimamente apprezzabile dall’inizio di quest’anno scolastico. Noi in quanto redazione di EtCetera, noi tutti in quanto studenti del nostro liceo siamo stati semplicemente presi in giro per tutto questo tempo. Per non contare poi l’improponibile figura che abbiamo fatto davanti al sindaco che così gentilmente ci aveva concesso parte della sua giornata per rispondere ai nostri quesiti. Gioele non si è rivelato meramente inaffidabile, Gioele si è rivelato l’epitome dell’inaffidabilità. A tutto c’è un limite, e adesso rimedierò alla vergogna che Gioele Caprile ha portato a tutti noi. Di seguito potete finalmente trovare l’originaria trascrizione dell’intervista (quella che mi era stata inviata su WhatsApp), ristrutturata dalle fondamenta e messa in piedi dal paziente lavoro della nostra eccezionale Rebecca Marasco. Buona lettura a tutti!

L’INTERVISTA I: “Buongiorno Signor Gargiulo. Complimenti per la sua elezione a sindaco di Desio. La ringraziamo per averci concesso questa seconda intervista!”

G: “Buongiorno, grazie a voi!”

I: “Qual è il messaggio che vorrebbe trasmettere a tutti i desiani e tutte le desiane che sono andati e andate a votarla e a coloro che sono andati a votare per la Moro? Cosa ne pensa del problema della grande astensione a livello sia locale che nazionale?”

G: “Innanzitutto – ovviamente - porto rispetto per chi è andato a votare per la mia avversaria, ovvero la signora Moro, poiché, essendo in una democrazia, ha votato in base ai propri sentimenti e alle proprie linee di pensiero. Il problema è stato l’alto numero di astenuti, che non è stato solamente un dato desiano, bensì comune a livello nazionale. Bisogna analizzare il perché di questo astensionismo. A Desio al primo turno sono andate a votare il 49% delle persone, che era il dato del ballottaggio di 5 anni fa, mentre al secondo turno sono andate il 45%. Il dato positivo è che stavolta c’è stata una minor riduzione nella percentuale di gente che è andata a votare al secondo turno rispetto a 5 anni fa: 5 anni fa si passò dal 57% del primo turno al 49% del secondo, quest’anno invece siamo passati dal 49% del primo al 45% del secondo. Purtroppo però resta un astensionismo alto e preoccupante. Forse una delle cause è riconducibile all’appiattimento della politica locale rispetto a quella nazionale, cioè i temi toccati sono molto spesso gli stessi, così le persone, soprattutto in virtù della situazione che stiamo vivendo, magari si son “disinteressate” un po’ di più. Magari un’altra delle cause possono essere i vari governi misti, che non creano quell’attaccamento ad un singolo partito che era presente tempo fa. Infatti prima c’era un forte radicamento territoriale poiché si doveva eleggere il sindaco della propria città, mentre adesso sta un po’ venendo meno, sia a livello nazionale che a livello locale, quindi magari l’astensionismo presente a livello nazionale ora si riflette anche a livello locale.”

I: “Si potrebbe citare una frase, per buttarla sull’ironico, di Crozza, ovvero: - A queste elezioni in Italia ha vinto il sindaco che non c’è -”

G: “Diciamo che questa è un po’ un’analisi volta a sminuire. Tanti dicono “eh, hai vinto col 53% del 45% delle persone che è andata a votare”. Questo è vero, però si tratta della democrazia: chi non è andato a votare ha consapevolmente scelto che gli altri avrebbero deciso anche per lui. La democrazia porta con sé anche il diritto di non andare a votare, oltre che il dovere di non lamentarsi se gli altri decidono di eleggere una figura di un partito di cui non condividiamo le idee, perché poi diventa un controsenso criticare le scelte di chi invece è

andato a votare.”

I: “A proposito dell’astensionismo, in seguito al ballottaggio e alla fine del ciclo elettorale, alcuni commentatori politici avevano segnalato il fatto che comunque qualche decennio fa l’astensionismo era diventato simbolo di una maturazione dell’elettorato. Per lei, questo dato dell’astensionismo è conseguenza di che cosa? Di un sistema che ormai ha raggiunto la sua maturità oppure di evidenti problemi come la disaffezione verso la classe politica?

G: “Penso sia disaffezione. Penso sia disaffezione poiché in Italia un tempo c’erano forti divisioni ideologiche tra i vari partiti, le quali però creavano legami tra gli elettori ed i partiti stessi, poiché la gente davvero s’identificava in una parte o nell’altra. Il bipolarismo italiano non ha mai funzionato, infatti si è sempre parlato di centrodestra e centrosinistra, cosa che ci fa capire che siamo sempre andati più verso il centro che verso poli estremi opposti. La destra vera e la sinistra vera infatti non esistono quasi più ed hanno sempre meno gradimento. La gente si attesta sempre di più su posizioni più soft, cosa che quindi fa venire meno quella “grinta” che c’era anni fa.”

I: “E questo attestarsi su posizioni più soft lei lo considera come un diluirsi oppure come un effetto di quello che vediamo sempre più spesso in politica, ovverosia della demonizzazione dell’avversario politico?”

G: “Gli estremismi non vanno mai bene e non sono mai accettabili. Purtroppo è vero che la politica ultimamente si basa molto sull’odio e sul disprezzo verso le altre fazioni politiche e magari manca di veri argomenti politici, avvalendosi così più di temi personali e di critiche soggettive che di temi politici e di critiche oggettive. Questa non è solamente una critica mia verso gli avversari, bensì è anche - e soprattutto - un’autocritica, poiché c’è questa tendenza a vivere la politica in questo modo molto più soggettivo che fa perdere attenzioni e che ad un esterno potrebbe sembrare più una litigata che un dibattito, e ciò crea allontanamento e disaffezione da parte della gente verso la politica.”

I: “Anche nel contesto di Desio, potremmo dire che ciò si è tradotto nella sua querela nei confronti di

Jennifer Moro.”

G: “Precisiamo una cosa: io non ho fatto una querela, che è un atto dove viene indicata una determinata persona per un determinato reato. Io ho esposto all’autorità giudiziaria dei determinati scritti che sono stati pubblicati chiedendo ed evidenziando che secondo me in quegli scritti si ravvisavano degli estremi di reato, però non ho fatto nomi. Quindi io personalmente non ho querelato nessuno, ho semplicemente chiesto all’autorità di controllare quegli scritti, dove, secondo me, erano presenti gli estremi per una diffamazione, poi starà all’autorità giudiziaria decretare se ci sono gli estremi e soprattutto verso chi. Questo per chiarire, poiché sono state dette cose molto sbagliate.”

I: “Ritornando alla questione delle comunali nelle grandi città, abbiamo visto che nelle grandi città c’è stato un prevalere del centrosinistra. Alla luce dei risultati elettorali, ritiene che ci siano le premesse per una polarizzazione della politica come negli Stati Uniti? Quindi grandi città di centrosinistra ed aree rurali più conservatrici e di centrodestra?”

G: “Questo è un dato generale da sempre: Milano è da sempre “radical-chic” nelle zone più centrali e più conservatrice nelle parti più periferiche. Tant’è vero che dove prevale l’astensionismo di solito il centrosinistra prevale. Una delle nostre preoccupazioni è proprio questa: alle scorse elezioni il centrosinistra vinse, seppur di poco, al ballottaggio, poiché aumentò l’astensionismo. L’astensionismo ha sempre aiutato maggiormente la sinistra, poiché l’elettorato di sinistra è sempre andato a votare, a differenza di quello di destra. Devo dire la verità però, qui a Desio non ho mai avuto questa preoccupazione, ho sempre creduto nel nostro programma e i cittadini hanno creduto anch’essi in noi. Infatti, quando tu porti un programma, serio non ti tocca la serietà degli avversari, poiché il popolo sa che tu rappresenti un’alternativa buona e seria. Magari nelle grandi città sono stati scelti i candidati sbagliati, chi lo sa?”

I: “A tal proposito volevo chiederle cosa, secondo lei, ha sbagliato il centrodestra nelle grandi città.”

G: “Ad essere sincero ho seguito soltanto le elezioni di Milano. Qui Sala era un candidato serio e forte, quin-

di la scelta di Bernardo come suo avversario è stata, a mio avviso, errata, infatti non c’è stata neanche partita. La rinuncia di Albertini è sicuramente stata un brutto colpo per il centrodestra, però molto probabilmente avrebbe vinto lo stesso il centrosinistra, anche se magari con uno scarto meno importante. La scelta del candidato infatti è molto importante. Escludendo me - poiché abbiamo vinto non per merito mio, bensì per merito del gruppo - la scelta del candidato è quasi vitale. Cinque anni fa il centrodestra a Desio fu imputato di aver scelto un candidato non desiano e ciò pesò molto su di lui. Infatti egli, a mio avviso, è un politico molto più bravo di me, però è stato penalizzato dal fatto che non fosse di Desio.”

I: “Passando dalla politica nazionale alla politica desiana, si immagini un giovane del nostro liceo che decide di entrare in politica e passa dall’informarsi dai giornali e da mamma e papà al provare un vero interesse per l’amministrazione: lei che dritta gli darebbe?”

G: “Innanzitutto gli darei sicuramente la mia email, così possiamo fissare un incontro e parlare (ride). Scherzi a parte, magari si interessassero, uno dei dati più preoccupanti che è uscito dalle elezioni è che i giovani in pratica non hanno votato: gran parte dell’astensionismo infatti proviene dai giovani. Magari il ripristino del consiglio comunale dei ragazzi potrebbe essere un’idea per riavvicinare i ragazzi alla politica cittadina. Chiaro che la politica è sicuramente diversa da come la vedi nel giornale della sera. Anche se entri in un partito la cosa cambia molto, cominci a capire come funziona una macchina amministrativa e capisci il peso che grava sui politici, cogli le responsabilità che i governanti hanno e comprendi che le città non si governano da sole. Quindi magari potremmo far capire ai ragazzi come funziona la politica, la quale non è solo il parlamentare che viene intervistato fuori dal Parlamento, che riceve un posto gratis allo stadio per vedere le partite di calcio e prende un sacco di soldi. Un parlamentare infatti, se fa il suo lavoro seriamente, deve portare avanti la nazione ed ha in carico le sorti della stessa. Nel suo piccolo, anche un consigliere comunale fa una cosa simile, infatti lui ha in carico le sorti del comune. Quello che ti posso dire è che, quando hai

la fascia tricolore da sindaco addosso, provi una sensazione indescrivibile e ti senti addosso tutta la città, poiché rappresenti la città nel suo insieme e non solo il tuo partito. La politica non è solo amministrazione ma è anche preoccupazione verso le cose di tutti i giorni, come l’illuminazione, la sicurezza e queste cose qua. Noi parliamo di questioni concrete, non di questioni ideologiche, come, a mio modesto avviso, è avvenuto a Desio con la questione della viabilità.”

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