IV - Novembre 2022

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ETCETERA Il giornalino degli studenti Novembre 2022 - N°3 Il ritorno di Lula Voce alle donne Delle bizzarre avventure

INDICE

L’EDITORIALE

4 Null’altro che una lieve increspatura di Luca Saracho, 5F POSTA DEL CUORE

9 Novembre triste e stanco di Anonimi

POLITICA

12 Scotland shall be free di Alessandro Balossi, 5A 15 Liz e la lattuga di Arianna Piantanida, 3D; Beatrice Cattaneo, 3D 18 Brazile: una samba simbolica di Veronica Guarisco, 3D 21 La donna nel mondo di Jacopo Piemonti, 4C

CULTURA

27 Il tempo e la vita: una riflessione esistenzialista di Niccolò Pirola, 5E 30 Ninja di Filippo Conte, 3cc

33 Alcmena: un inganno divino e umano di Melpomene, 1aa

35 Il mistero dei cerchi delle fate di Giorgio Ganzari, 3E; Giulia Marotta, 3E; Altea Plaku, 3E 39 JoJo: un ritratto orientale dell’Italia di Tommaso Grisotto, 2aa; Davide Serra, 2B 43 Da cosa è fatto l’universo? di Cecilia Barbavara, 3A 46 Ora legale o solare? di Gabriele Radaelli, 4C

2 EtCetera Majorana Novembre 2022 - N° 3

SPORT

49 Una bella “gvattata“ di Marco Fantasia, 3E; Luigi Sala, 3cc; Andrea Pirota, 3cc

OGGI, NELLA STORIA

52 Il 19 novembre di Tucidide, 5B

ANIMALE DEL MESE

53 Becco a scarpa di Angelica Pellegrino, 2A NARRATIVA

55 People you know di Melissa Colombo, 4I

POESIA

60 Cos’è... la libertà? di Alessia Bonofiglio, 4D 62 Hayku di Filippo Conte, 3cc

3 EtCetera Majorana Novembre 2022 - N° 3 INDICE

NULL’ALTRO CHE UNA LIEVE INCRESPATURA

LUCA SARACHO, 5F

Mai come in queste settimane il clima politico a livello mondiale si è rivelato così caotico, teso e ricco di colpi di scena. Nell’ultimo mese solamente un numero sorprendente di paesi, chi car atterizzato da una cronica debolezza del sistema istituzionale, chi contraddis tinto invece da una secolare stabilità e periodicità del processo democratico, hanno aperto le proprie urne: in molte nazioni, dal Brasile ad Israele, dall’Italia agli stessi Stati Uniti, i cittadini hanno fatto valere la propria voce rinnovando le loro rispettive camere parlamentari; negli stati federali gli elettori hanno designato i propri governatori e proprio in Brasile, in concomitanza con ques ta immane tornata elettorale, si sono

svolti i ballottaggi che hanno segnato il ritorno di Luiz Inàcio Lula da Silva, leader della sinistra brasiliana, alla car ica più alta della nazione. Si potrebbe parlare di un trionfo della democrazia, di una gelida primavera dei popoli, che tanto più è significativa quanto più si continua a combattere sul suolo ucraino una battaglia per la libertà, per i dirit ti, per la dignità di un popolo di non essere assoggettato arbitrariamente da alcuna altra potenza, a prescindere dai deliri imperialistici che quest’ultima possa nutrire. E mentre il conflitto sul fronte orientale si fa sempre più dram matico, adombrando costantemente la possibilità di un’escalation militare a livello internazionale (vedasi l’inciden

4 EtCetera Majorana Novembre 2022 - N° 3 L’EDITORIALE

L’EDITORIALE

te missilistico avvenuto pochi giorni fa in Polonia), la popolazione mondiale ha infine raggiunto la soglia (da alcuni os servata con preoccupazione) degli 8 mil iardi di individui. Saprà la democrazia far fronte ad una così rapida crescita de mografica e vincere la sua scommessa di diritti e libertà in tutto il mondo? Solo il tempo sarà in grado di rispondere a tale quesito. Tuttavia, ciò che siamo in grado di fare, ora come ora, è indagare sullo stato di salute della democrazia nella superpotenza che intraprese un interminabile ciclo di guerre proprio col pretesto di “esportarla in tutto il mondo”: stiamo parlando ovviamente degli Stati Uniti d’America. Lo scorso 8 Novembre, infatti, si sono tenute le celebri Midterm Elections, ovvero le “Elezioni di metà mandato” che si tengono categoricamente nel martedì successivo al primo lunedì del mese di Novembre, a metà del man dato presidenziale. Esse sono l’occasi one di rinnovamento della Camera dei Rappresentanti americana, che, con i suoi 435 membri, si scioglie automati camente ogni due anni; dell’elezione di un terzo dei senatori al Congresso;

e dell’elezione dei governatori e dei membri delle assemblee legislative bi ennali nei vari stati federali. I Midterms rappresentano un importante punto di forza per la democrazia americana: at traverso il proprio voto, prima della scadenza del mandato presidenziale, i singoli cittadini hanno concretamente il potere di esprimere la loro opinione riguardo all’operato del Presidente in carica, potendo premiare o fortemente penalizzare la politica da lui condotta ed influenzare in maniera consistente la direzione politica del secondo biennio del suo mandato. Senza l’appoggio di anche una sola delle camere del Con gresso, l’iter legislativo per l’agenda presidenziale diviene assai più arduo, costringendo il Commander in Chief ad una posizione di compromesso ed inevitabile trattativa col partito a lui avversario; si osservi a tal merito l’elezi one del 2018 sotto l’ultima presidenza Trump, quella del 2014 durante il sec ondo mandato Obama, o ancora quella del 1982 ai tempi dell’amministrazione Reagan. Ebbene come si è concluso l’ultimo appuntamento democratico statunitense

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L’EDITORIALE

prima delle presidenziali del 2024? Il risultato macroscopico obiettivo è uno: la Camera dei Rappresentanti è desti nata a passare in mano Repubblicana, mentre il Senato, seppur pendendo dal voto spartiacque della Vicepresidente Harris, dovrebbe mantenersi sotto il controllo dei Democratici. Per i risultati finali per la corsa al Senato si dovrà ancora attendere il ballottaggio in Georgia, che vedrà tra un mese contrapporsi il democratico uscente Raphael Warnock e il repubblicano Herschel Walk er. La posta in gioco? Un senato sospeso nell’incertezza con una maggioranza di 50 membri o una maggioranza senatoria più solida, di 51 membri. Da questo punto di vista Biden dovrebbe risultare come il grande sconfitto della serata di martedì scorso, un presidente ormai menomato nella propria strategia am ministrativa. Eppure se si leggono i ti toli di tutte le testate giornalistiche e le reazioni degli analisti politici, quella di martedì è stata una nottata tutt’altro che negativa per l’attuale Presidente. Come in tutti i campi della vita, volen ti o nolenti, nessun dato ha importanza nel suo valore assoluto: tutto può essere

letto, e con importanza anche maggio re, in valore relativo. L’ondata rossa, la schiacciante vittoria repubblicana pronosticata da molti, non è avvenuta: gli oceani non si sono aperti impetuosamente erigendo un colossale muro d’acqua e la flotta democratica non è stata travolta da uno sconvolgimento dei mari di proporzioni poseidoniche, bensì da null’altro che una lieve increspatura della superficie. Terminate le intemperie del voto, Biden si è trovato sul misterioso ed irrazionale pelago della politica come il pio uomo di mare che, avendo superato il momento più buio della tempesta, tirando imprecazioni con la medesima cadenza dei suoi respiri, ringrazia il cielo, e la Provvidenza, e i venti di non avergli ribaltato il vascello. La sua è una sconfitta, sì, ma una sconfitta di misura: non è l’uomo che ha perso il controllo del Congresso, ma l’uomo che ha evitato la catastrofe. Il proiettile che doveva porre fine alla sua agenda politica, più che colpirlo nel mezzo della sua fronte, ha sfiorato gli ormai canuti capelli che l’anziano, per usare un eufemismo, Presidente degli Stati Uniti d’America si ritrova. Una

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L’EDITORIALE

così contenuta sconfitta pare parados salmente accreditare e rafforzare la sua futura candidatura elettorale nel 2024, dimostrando ulteriormente che la possibilità di interpretare la realtà secon do letture così caleidoscopicamente diverse tra loro porta a situazioni così anormalmente controintuitive. Eppure il grande sconfitto della gior nata possiede un nome e un cognome: Donald Trump. Aveva predetto una “notte fantastica”, e l’unico risultato che è riuscito ad ottenere è stata una risicatissima maggioranza alla Camera (si parla di appena 220 onorevoli su una soglia di minimo 218); un risultato ancora più deludente considerato l’indice di gradimento posseduto dal presidente Biden al momento attuale. Trump ha visto i suoi più agguerriti candidati perdere in massa uno dopo l’altro, da Meh met Oz per il seggio senatoriale della Pennsylvania a Kari Lake per il gover natorato dell’Arizona. E all’indomani di una così grande disfatta, anche sul fronte interno al partito Repubblicano (l’enfant prodige Ron DeSantis, aven do registrato una vittoria di quasi 20 punti percentuali nella sua rielezione

a governatore della Florida, ormai mi naccia la nomination dell’ex Presidente), l’unica scusa, l’unica spiegazione che riesce a fornire di un tale evento è la stessa, fallimentare, del 2020: brog li elettorali su larga scala, una vittoria rubata fraudolentemente dagli avversa ri. Non ho mai sposato la narrativa che la gran parte della stampa liberal offri va dell’operato del 45° Presidente degli Stati Uniti, denunciando a suo tempo sulle pagine di questo stesso giornalino il processo di assurda demonizzazione portato avanti contro di lui. Tuttavia non ho mai altresì taciuto la mia con danna davanti ad un così grave ed infondato messaggio di sfiducia nelle nostre istituzioni democratiche, di mancanza di onestà intellettuale e di dignità di fronte alla sconfitta. Chi sei tu, uomo o divinità, per poter pretendere di aver vinto sempre e comunque di fronte alla cruda realtà della sconfitta? Chi sei tu, folle e scellerato, per poter mettere in dubbio, senza la minima parvenza di una prova, il funzionamento stesso del nostro vivere civile? Con l’annuncio di martedì scorso presso la sua ormai nota villa di Mar-a-Lago,

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L’EDITORIALE

Trump ha lanciato la sua ricandidatura a Presidente degli Stati Uniti d’America nel 2024, mentre Biden aveva già espresso la sua volontà di riconfermare il suo mandato. La campagna elettorale è ormai iniziata, ed entrambe i partiti iniziano a riscaldare i propri motori ver so la conquista della Casa Bianca. Quali sviluppi futuri, quali colpi di scena il

destino avrà in serbo per noi? Vi sarà un rematch epocale Trump-Biden, oppure l’astro nascente DeSantis prenderà le redini del partito Repubblicano? Come sempre vi terremo aggiornati su tutto, sempre e comunque. Qui da Washington è tutto, linea allo studio.

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NOVEMBRE TRISTE E STANCO

ANONIMI

INTRODUZIONE

Cari Majorani, eccoci ritrovati nella Posta del Cuore, un format, anzi, il format, che tratta delle vostre ques tioni sentimentali, cercando di porvi rimedio con ben due punti di vista, uno maschile e uno femminile. In questo modo, il vostro “problema” è come se venisse confidato sia ad un amico che ad un’amica. Vi ricordia mo che potete porre domande sul sito di tellonym del giornalino: https:// tellonym.me/etceteramajorana. Spe riamo, come sempre, di esservi stati d’aiuto e di avervi proposto situazioni coinvolgenti.

Come posso riconquistare un ex?

(M) Come per ogni domanda pos ta da una persona che non conosco, è necessaria un’analisi del contesto. Sorgono nella mia mente una serie di scenari, realistici o meno, per cui la

relazione possa essere finita. Si trat ta, infatti, di un dettaglio fondamen tale, indispensabile per la comprensione della situazione e per avanzare una possibile soluzione. Quindi, la prima questione da inquadrare è il motivo, l’evento o la circostanza per cui questa relazione si è diretta, ter ribilmente o meno, verso la conclusi one. Escludo spontaneamente il trad imento, dell’ormai non più partner, dato che (presumo) non saresti così determinat* a riconquistarl*. Credo che, in generale, qualsiasi scenario che termina con un allontanamento in cattivi rapporti non possa sping erti a rivolere con te quest’individuo; diamo invece per scontato che vi si ate lasciati in buoni rapporti e che tu, conservando ancora un sentimento nei suoi confronti, ti sia convint* di quanto questa persona sia importante per te. Ottimo, vuoi riconquistarlo

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POSTA DEL CUORE

POSTA DEL CUORE

ed è qui che arriva il nodo difficile da sciogliere: sono puramente convinto che se una relazione termina, alme no che si tratti di un allontanamento forzato (come per esempio la partenza di uno dei due per un periodo par ticolarmente esteso), ci sia una mo tivazione solida. In questo caso non è detto che l’altra persona voglia avere ancora a che fare con te, detto un po’ crudelmente. Ma, di nuovo, diamo per scontato che vi siate lasciati in buoni rapporti e che il desiderio di un ritorno provenga un pochino, minimamente, anche dall’altra perso na: allora non ti rimane che tentare di ristabilire lentamente un rapporto. Dico “lentamente” perché non puoi certo pretendere che da un momen to all’altro ritorni tutto come prima. Cerca di avvicinarti a questa persona, facendo capire comunque fin da subito quali sono i tuoi intenti. Personal mente, ritengo sia importante essere chiari per evitare di finire drammaticamente illusi e col cuore spezzato. Non mi resta che dirti di farti corag gio, di essere chiar* e buona fortuna!

Sono innamorata, ma non capisco se per lui è solo qualcosa di fisico. (F) Credo che la cosa migliore in una

situazione del genere sia semplice mente chiedere all’altra persona cosa prova e quali intenzioni abbia nei tuoi confronti. Soltanto esponendo le tue sensazioni e i tuoi dubbi riuscirai a giungere ad una conclusione. Questa comunicazione però deve avere inizio anche da parte tua: come ci hai scritto, sei innamorata, glielo hai detto? Lui sa che per te questo rapporto signifi ca così tanto? Solamente avendo una discussione a riguardo potrete capire entrambi verso quale direzione volete portare il vostro rapporto. Innanzitutto, cerca di capire i motivi per i quali ti sono sorti questi dubbi: per qualco sa che ti ha riferito apertamente? Per una richiesta che ti è sembrata inap propriata? O perchè ti propone di ve dervi solo a casa senza fare nient’altro? Nel caso ci siano effettivamente delle motivazioni potresti usarle come esempi nel momento in cui lo metterai al corrente del tuo pensiero, chieden do chiarimenti sul suo comportamento e i suoi sentimenti.

Come si supera l’imbarazzo della prima volta?

Riteniamo che per questioni di ques to tipo sia interessante presentare sia il parere di un ragazzo che di una rag

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POSTA DEL CUORE

azza, quindi abbiamo deciso di dare un’unica risposta in cui vi esponiamo il parere di entrambi. Innanzitutto, l’imbarazzo e l’insi curezza in questa situazione sono emozioni assolutamente normali e comprensibili: ci si espone, fisica mente e sentimentalmente, in una “modalità” nuova e per la prima volta. Proprio per questo motivo, potrebbe aiutarti condividere un momento così intimo con una persona che ti faccia sentire a tuo agio, una persona che ti valorizzi e ti faccia sentire apprezzat*, nonostante le tue insicurezze. Non ci sarà imbarazzo se considererete la pri ma volta (che sia di entrambi o solo di un* di voi) un momento di profonda intimità e non una performance mec canica, eseguita secondo un ideale di perfezione inesistente. Inoltre, se si tratta di una relazione che si dimostrerà essere duratura, la paura di essere giudicati, l’imbarazzo e il timore del difetto, andranno lentamente svanendo.

Personalmente, ritengo che la società odierna sia caratterizzata da canoni estetici irrealistici e da grandi aspet tative, indotte soprattutto dal mondo pornografico, caratterizzato, ad esempio, da rapporti sessuali di infini

ta durata. Sono queste le principali cause che spingono uomini e donne a sentirsi insicuri e a provare imbaraz zo. Forse, il problema deriva appunto dal fatto che gli adolescenti abbiano le prime esperienze legate alla sessu alità rapportandosi con questo mon do distorto, che non presenta il vero e si limita ad imitare prettamente l’as petto che riguarda la fisicità. Bisogna svincolarsi da questi pregiudizi ed imparare a vivere la sessualità come un qualcosa di umano, imperfetto e piacevole.

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POLITICA SCOTLAND SHALL BE FREE

ALESSANDRO BALOSSI, 5A

Non è una novità che l’imperialismo e la colonizzazione siano sempre stati al centro della storia del Regno Uni to ma spesso, guardando nei distanti territori oltremare, ci dimentichiamo che l’Inghilterra prima di tutto si im pose con la forza nella propria isola, per l’appunto la Gran Bretagna. Oggi parlerò della Scozia, la cui sottomissi one alla Corona è stata messa più che mai in discussione nell’ultimo decen nio.

Prima però, bisogna fare un tuffo nella storia di questi due Paesi, risalen do all’inizio di tutto: per farla breve, nell’anno 1296 l’Inghilterra decise di invadere l’allora indipendente Reg no di Scozia, dando inizio alla Prima Guerra d’Indipendenza Scozzese (per sa dai britannici), seguita dalla sec onda nel 1332. Nonostante la vitto ria nel secondo scontro, le due guerre portarono de facto al mantenimento dell’autonomia della Scozia, che ver-

rà poi annessa al Regno Unito con la promulgazione dell‘Atto di Unione (in seguito ad un ultimatum, in quan to la Scozia era sotto minaccia militare) ben quattrocento anni dopo, nel 1707. Certo l’annessione stessa non si è svolta nei modi più cordiali possibili… Ad oggi, la Scozia (come il Galles) possiede una limitata autonomia: è dotata di un proprio parlamento (ap erto solo nel 1999), seppur sempre subordinato a Westminster, con il solo potere di regolare l’imposizione fiscale (possiede dunque un proprio Gover no e un proprio Premier, perlopiù in funzione di rappresentanza); il codice legale è separato da quello britanni co, composto dalla duplice faccia della “Enacted Laws” (leggi promulgate) e della “Common Law” (tradizione le gale, basata sulle precedenti sentenze giuridiche). Gli scozzesi hanno inoltre svariate

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differenze con i compaesani di Lon dra: oltre all’inglese, il 30% della popolazione parla lo Scots, una sorta di dialetto il quale è effettivamente considerato una lingua a sé stante; addirittura l’1,1% della popolazione (principalmente nel nord della regi one) parla il gaelico: esso è simile allo scozzese, lingua appartenente al ceppo celtico, quindi completamente diversa dall’inglese e ben più simile a ciò che i Galli utilizzavano mentre il trionfan te Giulio Cesare scriveva il “De Bello Gallico”.Inoltre, vi è una divergenza religiosa: esiste anche la Chiesa di Sco zia, ben separata ed indipendente dal la Chiesa d’Inghilterra, fondata invece dal caro Re Enrico VIII nel 1534 (tut

to solo per divorziare in santa pace). Ebbene, gli scozzesi si sentono inglesi? O per meglio dire, britannici? Sì e no. Il 18 Settembre 2014 tutti gli abitanti della Scozia di età maggiore ai sedici sono stati chiamati al voto: la proposta era un referendum, che citava “Should Scotland be an independent country?” (La Scozia dovrebbe essere un Paese indipendente?). Il 55,3 % dei votan ti rispose “No”, lasciando certo però un bel 44,7% di votanti “Sì” a bocca asciutta. Non è difficile comprendere come l’opinione pubblica sulla vicenda sia quasi spaccata in due, a metà. Finita qui, direte voi? Il referendum ha perso e dunque la Scozia rimane sotto il dominio di Re Carlo III?

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POLITICA

POLITICA

Non proprio.

Il “Sì” negli ultimi anni è cresciuto stabilmente, complice la pessima ges tione della pandemia COVID da parte del governo Boris Johnson ma anche la Brexit (non voluta dal 62% degli scozzesi): durante il 2020 i sondaggi davano la vittoria dell’indipendenza al 51-52%, con uno scarto di almeno 9-10 punti di percentuale sopra il no (la restante % erano gli indecisi). Ad oggi si aggira ancora sul 47%, man cando di fatto la maggioranza assoluta. Il tema è stato riportato in auge da parte del Primo Ministro Sturgeon, che ha pensato bene di definire Ottobre 2023 come la data del nuovo ref erendum. Per ora nulla è ancora possi bile, dato che lo stesso PM B. Johnson dichiarò che non ci sarebbe stato un altro referendum per almeno 40 anni! C’è da dire che la stessa Sturgeon nel 2014 aveva definito la prima votazi one come “un’occasione che capita una sola volta per generazione” … La situazione sarà in continuo muta mento, difficile fare una previsione quando il distacco tra gli due schieramenti è così ridotto, tanto dipenderà anche dal nuovo PM Sunak e da come affronterà la questione. Da parte mia però, credendo fermamente nel dirit

to di autodeterminazione dei popoli (enunciato nel 1918 dal Presidente degli USA Wilson), spero che il volere degli scozzesi sarà ascoltato ed applicato, che sia quello della via per l’in dipendenza o quello del mantenimen to dello status quo.

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LIZ E LA LATTUGA

“Riuscirà Liz Truss a durare più di questa lattuga?”. È stata questa la sfida lanciata sui social dal Daily Star, alla notizia delle possibili dimissioni anticipate del Primo Ministro inglese. Il tabloid aveva infatti scommesso sul la caduta del premier, con una diret ta Twitter, durante la quale un ceppo di lattuga con una parrucca era stato messo a confronto con la donna, chie dendo ai seguaci chi sarebbe durato di più.

In seguito, con la conferma della deci sione della Truss, il 20 Ottobre 2022, il tabloid inglese ha avanzato una nuova provocazione: “Ultim’ora: la lattu ga ha superato Liz Truss. Lunga vita alla lattuga”. In circa ventunomila stavano seguen do la diretta, in cui il filmato mostra ora la lattuga sorridente e la foto di Liz Truss, ormai caduta, al suo fianco. Ma chi è Mary Elizabeth Truss, detta Liz Truss?

Liz Truss (nata 26 luglio 1975) è una personalità politica britannica, leader del Partito Conservatore e Unionista. La donna è Membro del Parlamento per il South West Norfolk dal 2010, membro del governo dal 2014, perio do nel quale si è affermata come seg retario di Stato per l’ambiente, l’ali mentazione e gli affari rurali. Sotto il governo di Boris Johnson è stata nom inata segretario di Stato per il com mercio internazionale (2019) e per gli affari esteri del Commonwealth e del lo sviluppo (2021).

Il 10 luglio 2022, Truss ha annunciato la sua volontà di candidarsi alle elezioni come leader del Partito Con servatore. Ha affermato che avrebbe “combattuto le elezioni da conserva trice e governato da conservatrice”, in traprendendo una politica che avrebbe “aiutato le persone ad affrontare il cos to della vita”. La vittoria della Truss è stata annunciata il 5 settembre 2022

15 EtCetera Majorana Novembre 2022 - N° 3 POLITICA

POLITICA

e, il giorno dopo, la Regina Elisabetta II l’ha nominata Primo Ministro. Liz Truss è stata la terza donna a ricoprire questa carica, nella storia del Regno Unito. Tuttavia, dopo soli 45 giorni dalla sua nomina, la premier ha deciso di dare le sue dimissioni, stabilendo il nuovo record in negativo per la durata del titolo.

La Truss è stata spinta ad abbandonare il ruolo a causa del fallimento del suo piano di tagli alle tassazioni sui citta dini più abbienti, che ha visto anche la caduta di uno dei suoi più stretti sostenitori, Kwasi Kwarteng, il 14 ot tobre.

È comunque momentaneamente incerto il destino del Partito Conservatore, che si è visto privato della sua leader. Questa formazione politica data le sue origini al 1834, come erede del Par tito Tory. La sua ideologia consiste in forti tratti libertari, tipici del conservatorismo nazionale di Churchill. È forte il legame tra questo partito e la monarchia britannica ed esso sostiene l’unità britannica e la sua costituzione non codificata (assenza di documenti scritti): attualmente è il partito che detiene la maggioranza assoluta dei seggi della Camera dei comuni, dopo le elezioni anticipate del 2019.

Una domanda sorge spontanea: chi sarà a prendere il posto di Liz come PM?

In seguito alle dimissioni della Truss, il Partito Conservatore si è impegnato immediatamente a trovare un sostitu to: Graham Brady, noto presidente del Comitato dei membri privati conservatori, era certo che entro il 28 ottobre sarebbe avvenuto l’insediamento di un nuovo leader, e così è successo. Dal momento che il partito conta 357 membri del parlamento, i possibili candidati possono essere solo tre e, nel caso in cui uno di questi ottenesse più di 100 voti, vincerebbe immediata mente.

Tra i candidati citiamo Penny Mor daunt, leader della Camera dei Comuni e segretaria della Difesa, che, nonostante fosse una candidata im probabile, salì rapidamente alla ribalta nel concorso estivo; dunque Ben Wallace, l’attuale segretario della Dif esa e l’ex Primo Ministro Boris Johnson, che gode ancora del sostegno dei membri del partito conservatore. In fine si è visto Rishi Sunak, il quale ha prevalso: egli è oggi la prima persona di origine asiatica e la prima persona di religione induista a ricoprire le car-

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POLITICA

iche di leader del partito conservatore e di primo ministro.

Il nuovo PM è figlio di emigrati di origine africana, ha studiato filosofia ed economia al Lincoln College e ot tenuto un MBA (Master in Business Administration) alla celebre Stanford University: assieme alla moglie ered itiera, è tra i cittadini più ricchi del Regno Unito il patrimonio dei due coniugi, secondo il Times, ammon terebbe a circa 730 milioni di sterline. “Abbiamo di fronte una profonda sfida economica, ora c’è bisogno di stabil ità e unità”, queste sono tra le prime affermazioni fatte da Rishi Sunak alla Camera dei Comuni, subito dopo essere stato nominato leader dei Tory e prossimo Primo Ministro del Regno Unito.

Pronunciando il suo primo discorso davanti ai membri del suo partito, ha promesso che garantirà «la rappresentanza a tutte le ali del partito» e che si concentrerà «sulle riforme e non sulle personalità che formeranno il governo». A quanto pare la sua priorità sarà la stabilità economica, per poi soffer marsi sulle promesse elettorali: fatto tangibile è che la sterlina ha recupera to l’1,10% dopo la sua nomina. Tra i candidati, Penny Mordaunt è sta-

ta la prima a garantirgli “pieno sosteg no” ma non si può dire lo stesso dei suoi avversari politici: “Nessun mandato, scrutinio, autorità, legittimità o credibilità. Neanche un piano. La sua eredità al Ministero del Tesoro: tasse più alte che mai, i prestiti maggiori, l’inflazione più alta, salari ben più bas si rispetto all’inflazione e un buco gigante nelle finanze pubbliche”; queste sono state le parole del Laburista Chris Bryant, pubblicate in un tweet poco dopo l’annuncio dell’elezione di Rishi. Il primo ministro della Scozia e leader del Partito Nazionale Scozzese Nico la Sturgeon “gli augura ogni bene e, nonostante le nostre differenze politiche, farà di tutto per dar vita a un rapporto lavorativo costruttivo in virtù degli interessi che entrambi servono”.

Le congratulazioni al neo PM arriva no anche dalla stessa Liz Truss la quale gli ha garantito completo supporto: ma riuscirà Rishi nel corso del suo mandato a risollevare le sorti del Regno Unito?

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POLITICA

BRAZILE UNA SAMBA SIMBOLICA

VERONICA GUARISCO, 3D

3,51 réales (circa 70 centesimi): a tanto ammonta la multa, quasi simbol ica, per i brasiliani che non si recano alle urne a votare. L’obbligo legale di esprimere la propria preferenza alle elezioni nazionali e le misure adottate per facilitare il raggiungimento dei seggi (come la gratuità dei trasporti pubblici), in alcune aree periferiche difficoltoso nonché costoso, hanno mobilitato più di 156 milioni di elet tori e portato ad un astensionismo quasi nullo nella più vasta e popolosa nazione del Sudamerica. Con il 50,83% dei voti, Luiz Inácio Lula da Silva è stato riconosciuto dal Tribunale Superiore Elettorale come vincitore e futuro presidente del Bra sile con un record di oltre 60 milioni di preferenze, e assumerà la guida del Paese a partire dal 1° gennaio 2023 in

qualità di leader brasiliano più votato della storia, esattamente 20 anni dopo l’inizio del suo primo mandato. Par allelamente Jair Bolsonaro, principale oppositore sconfitto di misura con uno scarto inferiore ai due punti percen tuale, ha lasciato trascorrere ben 45 ore di silenzio prima di pronunciare, il 1° novembre 2022, il tanto atteso discorso con il quale avrebbe dovuto iniziare la transizione dei poteri, e nel quale invece non ha mai riconosciuto ufficialmente né citato la vittoria di Lula. Al contrario, ha dichiarato che continuerà a svolgere il suo ruolo di presidente secondo i principi costituz ionali e ha giustificato le manifestazi oni di protesta se “pacifiche” e purché non ricalchino “gli schemi di sinistra”, in un discorso pieno di ambiguità. Questa mancanza di chiarezza ha te-

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nuto con il fiato sospeso il mondo intero, allarmato dalle proteste definite “golpiste” dalla stessa stampa brasili ana, ma pochi minuti dopo la tensione è stata allentata dal capo di gabinet to Ciro Nogueira, che ha dichiarato l’inizio delle procedure burocratiche a partire dal giorno successivo su autor izzazione di Bolsonaro.

In un video postato sui social la sera del 2 novembre, il presidente ha invi tato gli autotrasportatori a liberare le strade dai blocchi con cui per giorni hanno impedito la circolazione dei ve icoli sulle principali arterie delle cit tà, causando gravi disagi nel rifornimento di generi alimentari, medicine e benzina, in quanto stavano ledendo “il diritto costituzionale di andare e venire”, ma ha definito le altre protes te “benvenute, perché sono parte della vita democratica”. Infatti, militanti di estrema destra ed elettori insoddisfatti sono scesi nelle strade e nelle piazze per denunciare presunti brogli riguar do al voto elettronico, non confermati da alcuna prova, ma sostenuti da di chiarazioni di Bolsonaro che circolava no online da mesi, fino a sfociare, il 6 novembre, nella richiesta da parte dei manifestanti riuniti davanti al quart ier generale dell’esercito a Brasilia di

un “intervento federale delle forze armate per salvare il Brasile dal comu nismo”. L’ex capitano dell’esercito, soprannominato il Donald Trump dei Tropici, sta facendo molto discutere per l’equiv ocità con cui sta sostenendo il passaggio dei poteri, ma anche in passato ha fatto molto discutere soprattutto per quanto riguarda la promozione di una politica poliziesca -“se un poliziotto uccide 20 delinquenti non lo metto sotto inchiesta, gli do una medaglia”, ha dichiarato -, contro le donne - ha richiesto per loro uno stipendio più basso- e volta a diminuire i diritti della comunità LGBTQ+ -“preferisco avere un figlio morto che gay”-. Inol tre, durante il suo governo ha adottato una serie di misure per incentivare le concessioni minerarie e l’attività di estrazione nei territori indigeni, ha ridotto la vigilanza ambientale in tut to il paese tagliando i fondi e durante il suo mandato la deforestazione e gli incendi sono cresciuti così tanto che, secondo molti scienziati, la foresta sta raggiungendo il punto di non ritorno, quello cioè in cui comincia a emet tere più carbonio di quanto ne possa assorbire, entrando così in un proces so di desertificazione. Anti-abortista,

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contrario all’identità di genere e alla legalizzazione delle droghe, difensore della famiglia “tradizionale” e del pos sesso di armi da fuoco, ha condotto la campagna elettorale al motto di “Dio, patria e famiglia”. Questo però non è bastato, e a breve il suo posto verrà preso dal primo operaio senza un diploma universitario a raggiungere la massima carica dello Stato, Lula. Già presidente del Brasile dal 2003 al 2011, durante il suo governo ha strap pato alla fame milioni di persone con il programma di sovvenzioni “Bolsa Familia”, diventando uno dei leader latinoamericani più popolari all’estero: la reintroduzione di questo sussi dio è uno degli obiettivi del suo gov erno, che dovrà fronteggiare una grave crisi economica e sociale. Tuttavia, la sua politica non è stata immune agli scandali della corruzione, per la quale è stato condannato in due diversi pro cessi e ha trascorso un anno e mezzo in prigione tra il 2018 e il 2019, senza potersi candidare alle elezioni di quat tro anni fa. Nel 2021 la Corte Suprema ha annullato le sentenze, restituendo a Lula i diritti politici, e da allora il leader di sinistra ha cercato di riabilitare il suo nome e di riconquistare la fiducia del popolo. Vista la condizione

in cui versa il paese e la netta spaccatura del consenso, il suo percorso sarà sicuramente lungo e complesso: a noi non resta che confidare nella bontà del suo proposito, ossia di essere “il presi dente di tutti i brasiliani”, e augurar gli un buon lavoro.

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LA DONNA NEL MONDO

JACOPO PIEMONTI, 4C

Ciao a tutti majorani. Come saprete tutti venerdì prossimo sarà il 25 novembre, la giornata inter nazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Ho deciso quindi di scrivere questo articolo facendo una sorta di intervista ad alcune ragazze provenienti da di verse parti del nostro pianeta, con lo scopo di tracciare un quadro generale sulla condizione della donna nel mon do, tenendo conto delle differenze cul turali e sociali tra i vari paesi. Sarebbe inutile ammorbarvi con altre parole, lascio piuttosto la parola alle intervistate.

1. Credi che nel tuo paese ci sia la parità dei sessi?

No, penso invece che sia abbastanza evidente quanto le donne, nonostante la situazione stia migliorando lentam-

ente, siano svantaggiate su molti fronti.

In ambito lavorativo, ad esempio, i po sti di lavoro ai quali le donne possono aspirare sono spesso di importanza mi nore, mentre a parità di titoli di studio ricevono proposte di lavoro meno allettanti e soprattutto più incerte, a causa di una possibile futura maternità. (Emma, 17 anni, Italia)

Essendo una ragazza che vive in Roma nia, posso dire che il genere femminile è svantaggiato, sia in ambito sociale che lavorativo, con stipendi più bassi e minor considerazione sociale. Le donne devono combattere maggiormente per ottenere la parità tra i generi: anche se la maggior parte delle persone sono a favore di un cambiamento, credo che desiderarlo senza impegnarsi nel con creto non sia abbastanza per far sparire la disuguaglianza. Ritengo dunque che in quanto nazione si debba lavorare

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molto di più su questo aspetto. (Savina, 18 anni, Romania)

No, la donna e l’uomo non sono sullo stesso piano, hanno infatti diverse op portunità lavorative e gli stipendi sono nettamente differenti. Tradizionalmente la donna è ancora considerata come colei che deve oc cuparsi della casa e dei figli, mentre l’uomo deve lavorare e sostenere eco nomicamente la famiglia. Tuttavia ul timamente il mondo del lavoro si è ap erto anche al genere femminile, anche se più per motivi di crisi economica che di uguaglianza sociale. (Carolina, 30 anni, Argentina)

Decisamente no, le donne vengo no giornalmente discriminate: ricor do ancora che, appena arrivata, Twitter Giappone era intasato dalla news “l’università di medicina a Tokyo ha manipolato i risultati degli esami in modo da far rimanere la percentuale di studentesse minore al 30%”, insieme al hashtag “私たちは女性差別に怒って いい” (letteralmente, “possiamo arrab biarci per la discriminazione contro le donne”). (Martina, 26, Nata in Italia, vive in Giappone da 4 anni)

2.

Ritieni che il tuo paese stia facendo abbastanza per raggiungere una vera parità?

Sì e no: mentre da un lato si nota la maggior attenzione che viene data alla parità dei sessi negli ultimi anni, ed è innegabile il fatto che ci siano sta ti dei notevoli progressi ultimamente, da un altro lato sono convinta che il vero cambiamento da attuare sia cul turale. Finché non si modifica la per cezione che la società ha nei confronti delle donne i provvedimenti presi non saranno mai completamente efficaci. (Emma, 17 anni, Italia)

Credo proprio che il Canada si rap porti bene con la gender equality: si curamente il governo sta facendo un ottimo lavoro per appianare tutte le disuguaglianze, anche se nel mondo dello sport sono ancora abbastanza presenti.

In confronto ad altri paesi, però, sia mo sicuramente più avanzati: ci sono molti luoghi dove per una donna si presentano molti e gravi problemi, soprattutto per quanto riguarda l’ab bigliamento. (Aki, 17 anni, Canada)

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Credo che la situazione non sia male come in altri paesi latinoamericani, ma abbiamo ancora molta strada da fare. A riguardo non credo che lo sta to stia prendendo la questione seriamente quanto dovrebbe: nonostante ci siano dei rappresentanti al governo, questi sono più di facciata che altro. (Yosefa, 17 anni, Cile)

3.Credi che in altri paesi la condizione della donna sia migliore?

Non so bene cosa dire riguardo a ques to, poiché parlando a livello politico ogni paese ha i suoi punti di forza e i suoi punti di debolezza. Per quanto riguarda il modo in cui vengono trat tate le donne, sono convinta che ci sia no nazioni in cui la situazione è sicuramente migliore rispetto alla Romania. (Savina, 18 anni, Romania)

Storicamente, in Argentina ci sono stati, e ci sono tutt’ora, molti movi menti femministi. Questo ci ha portati ad essere il paese con la migliore condizione della donna in sud Amer ica, visto che, ad esempio, qui la maternità è assicurata, e il rientro dopo di questa è garantito.

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Penso che, però, si possa fare ancora molto a riguardo, e sicuramente alcuni paesi nel mondo sono decisamente più avanzati rispetto a noi. (Carolina, 30 anni, Argentina)

Ovviamente se compariamo il Cile all’Europa le differenze ci sono; essen do io in Italia da un paio di mesi posso dire che qui la donna gode di migliori condizioni, anche se le differenze non sono così abissali. (Yosefa, 17 anni, Cile)

Sicuramente, in Europa la donna è meno discriminata. In questo periodo storico il governo giapponese sta affrontando problema tiche economiche e molto altro, quindi la parità dei sessi è passata in secon do piano. (Martina, 26 anni, Nata in Italia, vive in Giappone da 4 anni)

4.Hai mai avuto l’impressione che le tue opinioni fossero screditate per il tuo essere donna?

Personalmente mi è capitato poche volte, ma credo che questa percezi one sia influenzata molto dal contesto familiare in cui si cresce. Non si può

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però mettere in dubbio che ciò accada abbastanza frequentemente, soprattutto quando ci si trova di fronte ad una persona molto più grande. (Emma, 17 anni, Italia)

Sì, anche adesso, mi capita spesso in ogni progetto scolastico o, addirittu ra, in situazioni e discussioni impor tanti. Ciò dipende molto da persona a persona - non tutti sono uguali - ma, in contesti collettivi come la scuola o il lavoro, mi sento meno importante: qui un uomini è visto meglio che una donna.

Per esempio, sto lavorando per diventare una product designer nel campo dell’automazione e delle macchine, ma mi sto accorgendo sempre più spesso di come le opinioni delle donne non siano così rilevanti dal punto di vista di alcuni impiegati uomini. (Savina, 18 anni, Romania)

5.Ultimamente si parla del fenomeno del cat calling, sai cosa sia? Come viene percepito nel tuo paese? (É la normalità, un qualcosa di malvisto…)

Capita, a volte, che le nostre opinioni non vengano considerate, anche se ciò dipende molto dall’ambiente e dagli argomenti trattati. Per esempio nelle riunioni di famiglia la parola dell’uomo è sicuramente più influente rispetto alla nostra. (Carolina, 30 anni, Argentina)

Sì sono a conoscenza di questo fenomeno, in Italia come in altri paesi se ne sta parlando sempre di più, ma non sono convinta che tutti lo percepiscano allo stesso modo. Che siano com menti o fischi fatti da persone più o meno giovani non sono mai apprezzati: capita che accada di giorno come di sera, alcuni rallentano alla guida e pensano di poter fare commenti di ogni tipo senza un minimo di ritegno e di rispetto per l’altra persona. Se si parla con una ragazza è quasi cer to che si otterrà la medesima rispos ta: è raccapricciante e molto fastidioso trovarsi in situazioni del genere. Molti a parer mio prendono questo con leggerezza, senza tentare di immedesimarsi cercando di capire come ci si possa davvero sentire. (Emma, 17 anni, Italia)

Sì, è così comune qui che mi ci sto abituando. Anche quando ero piccola, tra i cinque e gli otto anni, ricevevo fischi e commenti da alcuni uomini

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che mi seguivano, sono stata persino molestata sessualmente da loro. Come possono testimoniare tutte le donne rumene gli uomini sono terribili nella maggior parte dei casi: la prima volta che sono stata in una discoteca sono stata toccata innumerevoli volte e ho ricevuto proposte indecenti o inappropriate da uomini di ogni età, alcuni dei quali avevano persino mogli e figli… Questo fenomeno non è praticamente più una sorpresa, e anzi è diventato qualcosa di normale, all’ordine del giorno. (Savina, 18 anni, Romania)

Sì, so cosa sia il cat calling. Ora che la gente ha iniziato a considerarlo in modo serio, ed è visto negativamente, sono ancora presenti persone a cui non importa e che non ne vedono problema: continuano a praticarlo o semplice mente ne ignorano l’argomento. (Yosefa, 17 anni, Cile)

Sì, so cosa sia. Qui in Giappone suc cede molto spesso, soprattutto in posti come Shibuya e Roppongi (quartieri della capitale).

Io in particolare sono molto soggetta al fenomeno dato che, essendo straniera, credono che non sia in grado

di capire le loro parole. I giapponesi, inoltre, hanno la brutta abitudine di non parlarne, quindi per loro ques to comportamento è praticamente la normalità.

(Martina, 26 anni, Nata in Italia, vive in Giappone da 4 anni)

Come avete visto, dall’intervista emergono situazioni molto differenti. Ci sono paesi dove le donne vivono quasi al pari degli uomini, mentre in altri sono succubi di una società ancora troppo patriarcale; in alcuni stati il governo fa molto per raggiungere la parità di genere, mentre in altri è impiegato in problemi ritenuti più importanti. Ci viene raccontato come ci siano luoghi in cui le molestie ver bali sono all’ordine del giorno, e altri dove invece sono totalmente inaccet tabili.

Insomma, il quadro mondiale è tutt’al tro che semplice. Si può tuttavia identificare un aspetto comune a tutti: l’idea che si possa, e si debba, fare di più per eliminare le disuguaglianze che ancora affliggono il nostro mondo. Concludo qui il mio articolo, che spe ro vi sia servito come spunto di riflessione, sottolineando come, fino a che

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non si raggiungerà l’uguaglianza di genere, sarà giusto e doveroso celebrale questa giornata.

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IL TEMPO E LA VITA

UNA RIFLESSIONE ESISTENZIALISTA

NICCOLÒ PIROLA, 5E

Il tema della vita e del tempo è uno di quei temi che non lascia da parte nessun essere umano. Tutti sono chia mati, chi prima e chi dopo, dall’invis ibile ma terribile mano della morte. È un tema che riesce ad accomunare chi crede in qualsiasi dio o qualsiasi vita post mortem ma anche chi non crede in nulla. La vita è breve come diceva Seneca e, in quanto incapaci di indi viduare una motivazione per cui esistiamo e ci troviamo su questo pianeta, noi tutti ci fissiamo un obiettivo. Gli ambiziosi, acciecati dal denaro, cercheranno di fare più soldi possibili e passeranno l’interezza della loro vita a rincorrere banconote senza mai fermarsi per capire effettivamente a che serve la vita. Come racconta Davide Mazzocco, scrittore del libro Cronofa gia, il sistema economico in cui viv

iamo ci costringe a perdere tantissi mo tempo. Ce lo ruba e molti di noi, per potere semplicemente vivere, sono costretti ad impiegare gran parte del proprio tempo al lavoro, sopprimendo qualsiasi tipo di hobby o forma di pi acere che non sia volta alla produzione o alla consumazione. Il sistema è un Cronofago, un mangiatore di tempo insaziabile e costante, che ha ingoiato anche il tempo che noi dedichiamo a fermarci e riflettere. Stiamo veramente vivendo una vita valida? Come è possi bile il divertimento o il mero apprezzamento del tempo passato se di tem po non ne abbiamo più? Certamente è necessaria un’opera attenta di osservazione della propria vita dove nessun dettaglio deve sfuggirci di mano. L’unica cosa che può salvarci dalla nos

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tra vita apparentemente monotona e schiava dello stesso sistema che viviamo, è la riflessione e la filosofia. Da sempre gli esseri umani hanno cercato di capire quale fosse la motivazione per cui noi, in prima persona, ci ritroviamo su questo pianeta. A cosa serviamo? Agli esistenzialisti, in particolare ad Albert Camus, piaceva accorciare la domanda in una semplice frase: “La vita è degna di essere vissuta o dobbiamo tutti ucciderci?”.

Vista superficialmente, infatti, la vita dei più appare completamente arida di felicità. Incapaci, molti, di trovare appunto un motivo per continuare, ca dono nel baratro di dipendenze oppure, tragicamente, nel suicidio. Questi ges ti tipici di chi è incapace di individu are la propria Quidditas ci permettono di capire meglio l’essere umano; anche perché, sì, i gesti estremi possono deri vare pure da condizioni economiche precarie, ma spesso anche persone che godono di ricchezza e notorietà cadono nella trappola esistenzialista dove la realtá appare priva di senso lasciando, dunque, via libera all’oblio interiore. Questa cosa serve a dimostrare che nella vita, per essere felici, non serve con tinuare a fare cose nuove cercando di aggiungere incessantemente nuove es

perienze al nostro bagaglio della vita. Si tratta di una vera e propria corsa estenuante alla ricerca di colmare buchi nel nostro essere con esperienze e ma terialismo, in quanto l’idea di rivivere un solo giorno uguale agli altri ci ter rorizza. Nella vita, per essere felici, è necessario imparare a convivere con la monotonia: è necessario cogliere i det tagli di ciò che al nostro occhio distrat to appare come uguale a tutto il resto. L’infelicità che porta al suicidio accade perché il problema di molti è pro prio dare un senso alla propria vita. Esattamente come nel Mito di Sisifo, analizzato e riscritto da Camus stesso nell’omonimo saggio, il mitologico protagonista è costretto alla pena as surda di trasportare un enorme masso per il crinale della montagna. Quando è quasi prossimo alla cima, il mas so cade giù e, Sisifo, è costretto a ri fare tutto dall’inizio. Si tratta di una chiarissima metafora con la condizione umana dove l’umanità è impersonata dal mitologico Sisifo, e l’enorme masso che è costretto a reggere sono tutti i problemi che affliggono l’umanità. Camus ci raccomanda, però, di immaginare Sisifo felice mentre trasporta il masso, per niente rimpiangente di ciò che ha fatto per meritarsi la punizione

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divina. Sarà mai che Sisfo è uno di quei pochi eletti che hanno capito il vero senso della vita? Uno dei pochi che è in grado di apprezzare i dettagli nella sua ripetitività? La libertà da ciò che ci opprime sta nella conoscenza di ciò che ci circonda. Quando abbiamo l’impressione che, finite le vacanze estive, la nostra felic ità venga richiusa come in un carcere, dobbiamo renderci conto che non deve essere per forza così. La vita in una so cietá alienante i cui ritmi velocemente scanditi ci investono come un treno che, imperterrito, viaggia sui binari del tempo, può essere destabilizzante per molti ed è indubbio che lo stesso sistema scolastico risulti anacronistico e inadatto alle nostre necessitá. È nostro compito cercare di rendere il mon do in cui viviamo un posto migliore ma, purtroppo, si ha, troppo spesso, l’impressione di essere un David in confronto al Golia rappresentato dal la societá che mastica la nostra psiche portando ogni anno molte povere per sone ad abbandonare il dono della vita. Camus si pone una domanda davanti alla totale assurdità della vita: “Dovrei uccidermi? O dovrei prendermi una tazza di caffè?”. Questa domanda che apparentemente

sembra coperta da un velo di umorismo nero, è realmente una vera e pro pria porta per una riflessione ampia e profonda. L’autore si pone davanti ad un bivio individuato dalla constatazi one dell’assurditá della vita. Deve uc cidersi in quanto la vita non ha un senso, o dovrebbe prendersi un caffè? Questa azione, molto semplice e, per la quasi totalitá degli italiani, quotidiana, rappresenta di base il concet to di continuare a lottare. Molliamo o continuiamo a vivere la nostra vita monotona? Ho personalmente l’im pressione che il motivo per cui Camus e tutti noi continuiamo, giorno dopo giorno, a combattere la noia, la ripet itivitá e l’assurdo sia perchè siamo in grado di cogliere il lato positivo della nostra vita. Di cogliere il particolare dettaglio che, comparato con il mondo crudele che ci circonda è ovviamente un granello di sabbia, ma che, nella nostra coscienza, è in grado di cambi are la nostra giornata. Sappiamo tutti per certo, in queste domande dove il tertium non datur, che imparando a cogliere le bellezze della vita che superficialmente ci ap pare monotona, sceglieremo la tazza di caffè.

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CULTURA NINJA

FILIPPO CONTE, 3cc Dal momento che nello scorso nu mero sono stati presentati i samurai, desidero parlarvi dei ninja o shinobi, altra figura leggendaria della cultura giapponese. Tutto ciò che si conosce sul mondo dei ninja è stato raccontato tempo dopo la loro comparsa, cosa che ha particolarmente favorito il loro mito, rendendoli un gruppo temuto e rispettato. Storicamente nascono nel “periodo de gli shogun”, il primo periodo del Giappone feudale che va dal 1180 al 1600, in cui erano frequenti gli scontri tra ricchi nobili per il territorio. Vi erano dunque sul campo i samurai, apparte nenti alle famiglie in guerra, e i ninja che a differenza di quest’ultimi, non avendo un codice d’onore da rispettare (il “bushido”), venivano ingaggiati per compiere le azioni più infime come spionaggi, agguati e assassinii. Ma da dove venivano i ninja?

Principalmente furono due i clan che li favorirono, ovvero i clan Iga e Koga, che trovandosi nelle province più isolate del paese permettevano loro di addestrare i guerrieri nella più totale segretezza. Dopo di esse nacquero altre scuole diffuse in tutto il Giappone, ma poche di queste approfondirono l’arte del ninja, il “ninjutsu”, letteralmente “l’arte della sopportazione”: essa pre

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vedeva tra i numerosi compiti il trav estimento e lo spionaggio, oltre a tutti i tipi di combattimento sia con armi che senza. I ninja, infatti, non facevano affidamento solo sulla persuasione ma anche sul loro equipaggiamento: erano dotati di moltissime armi nascoste, potenti veleni ed esplosivi. Tra le armi più famose vi sono la “katana”, classica spada giapponese, gli “shuriken”, popolarmente conosciute come stelle ninja, i “kunai”, pugnali ninja, e il “kusari-gama”, ovvero una catena che aveva da un lato una falce e dall’altro un peso metallico ed era l’arma più usata dai ninja. Ognuno di loro era ben addestrato ad usarli, ma non solo: erano infatti anche abili nel travestimento, in quanto la maggior parte delle loro missioni doveva essere svolta durante il giorno e dovevano destare pochi sospetti; solo durante la notte indossavano il famoso abbigliamento scuro, il “keikogi”, con cui noi siamo soliti immaginarceli. Sapevano svolge re anche molti tra i mestieri più comu ni per mimetizzarsi maggiormente tra la gente comune. A questo punto la domanda sorge spontanea: come si diventava ninja? Come spiegato, vi erano tante scuole

ninja, le quali imponevano un lungo e duro addestramento per cui non tutti erano portati. Nonostante ciò sappiamo che i ninja provenivano dagli strati più bassi della società, essendo quasi tutti contadini o pescatori. Altri che intraprendevano questo percorso erano i samurai disonorati, ossia samurai che dopo aver fallito una missione o aver disertato non avevano altra scelta se non darsi al suicidio volontario (“hara kiri”), ai lavori più umili o, appunto, al ninjustu per rimanere nell’ombra. Nel XVI secolo i ninja diventarono così numerosi che si diedero una chiara struttura gerarchica: i “jonin” erano i guerrieri più forti, che offrivano sup porto ed insegnamento ai “chunin”, di rango e forza inferiore; altra temu tissima categoria era quella delle don ne-ninja, le “kunoichi”, che,avendo il peculiare compito di sedurre per poi uccidere i nemici, erano considerate assai pericolose. Alcuni shinobi diventarono famosi a tal punto da essere ar ruolati dall’imperatore stesso per com piere missioni di vitale importanza. Io, praticando personalmente quest’ar te da molto tempo, posso dirvi com’è il ninjustu moderno, che non è trop po distante da come lo era allora. L’ad destramento in sé presenta 20 livelli

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CULTURA

divisi in 10 “kyu” e 10 “dan”, i quali richiedono forza fisica, velocità, resis tenza e una grande determinazione. Ogni alunno fa riferimento al “sensei”, il maestro, e ai “senpai”, gli allievi con più esperienza, per riuscire a studiare e comprendere al meglio le tecniche e le conoscenze storiche e teoriche richieste all’esame di fine livello; inoltre dà una mano ai “kohai”, compagni con meno esperienza della propria, nel loro per corso. Alla fine di ogni lezione si fanno 5 minuti di meditazione per conclud ere con il cosiddetto “cerchio di fuo co”, dove due sfidanti volontari o scelti

dal sensei si contrappongono in un combattimento senz’armi. Parlando di combattimenti, non esistono competizioni nazionali o internazionali, poiché tutte le tecniche ninja, sia con arma che a mano nuda, in realtà portano alla morte. E pertanto quest’arte viene praticata solo per autodifesa e diletto.

Finisco questo articolo citandovi un proverbio, tra i preferiti del mio mae stro, che incarna nel profondo la cultura ninja: “basta lanciare una pietra per colpire un ninja, ma non si saprà mai chi la pietra avrà colpito”.

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Katana Kusari-gama Kunai Shuriken

ALCMENA

UN INGANNO DIVINO E UMANO

MELPOMENE, 1aa

Alcmena si ritrovò a essere madre dell’uomo più forte di tutto il mondo. Ma perché? Possibile che due mortali riuscissero a far nascere un uomo ca pace di uccidere un leone di Nemea, mai ucciso fino all’arrivo di Ercole? La risposta è no. Infatti, questa donna fu ingannata dal re degli dei, il quale ebbe un rapporto con lei lungo ben 3 notti. Zeus, dopo aver visto come Alcmena fosse fedele al marito e alla famiglia, ne fu talmente colpito che volle, anco ra una volta, tentare l’ira di sua moglie Era. Sapendo che la donna non avrebbe accettato di stare con lui, mutò la sua forma, assumendo le sembianze del marito Anfitrione, che in quel momento era in guerra. Così facendo la donna vide entrare in camera un uomo identico a suo marito, ma come poteva essere lui, dato che il marito era

in guerra? Allora lei lo sottopose a delle domande, chiedendogli alcuni avvenimenti dei suoi combattimenti. In quel momento Zeus le rispose tutto quello che il marito avrebbe po tuto dirle, facendo credere alla donna

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che fosse stato lui a fare quelle azioni e convincendola così di essere proprio suo marito. La donna allora si lasciò andare alle provocazioni del presunto marito, concedendosi a lui. Da quel la notte, troppo lunga per essere vera, nacque Ercole, un semidio invincibile. La donna non scoprì subito di essersi concessa a un altro uomo; tuttavia una volta scoperta la verità, se ne disperò. Si sentiva violata, usata, ingannata, ma non poteva dirlo a nessuno, infatti, la dea del matrimonio e della gravidanza, Era, meditava vendetta contro lei e suo figlio, quindi non poteva fargli alcuna preghiera; il marito, d’altra parte, era troppo geloso e avrebbe ucciso lei e il suo bambino. Quindi cosa poteva fare? Niente. Doveva solo accettare il fatto che un dio si era approfittato di lei e la conseguente futura ira del marito, per ché in fin dei conti era colpa sua, no? No, non era colpa sua. Eppure venne incolpata. E quando il marito scoprì il suo tradimento, la mandò al rogo. Zeus, tuttavia, la salvò, facendo pio vere sul fuoco che la stava per bruciar la. Il marito dopo questo avvenimento, perdonò la moglie. Fu lui a perdonare la moglie, che era stata violata, non lei a perdonarlo per aver tentato di uc ciderla. Anche ora, nel 21esimo secolo

molte donne vengono ingannate, incantate da sorrisi che diventano urla, ingannate de una carezza che diventa una sberla e, quasi sempre, gli viene accreditata la colpa. Perché? Perché dovrebbe essere colpa delle donne? In fondo, erano solo innamorate. Non diamo la colpa a loro, non lo merita no. Nessuno se lo merita. Purtroppo tutti veniamo ingannati, anche senza un vero motivo. Non preoccupatevi di sbagliare, se avete paura di parlare con un parente, come Alcmena, parlate con qualcuno che sapete non vi farà mai del male.

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IL MISTERO DEI CERCHI DELLE FATE

I cerchi delle fate, noti come “fairy circles”, possono essere sia zone circolari prive di vegetazione (principalmente individuabili nei territori del deserto della Namibia, in Africa meridionale) sia aree circoscritte da funghi (tipiche delle zone europee). È il secondo lo scenario cui si trovarono di fronte gli antichi abitanti dell’attuale Europa e che ne stimolò la fantasia, portandoli a ricollegare la peculiare disposizione fungina ad un mondo mistico e incan tato.

Nel folklore britannico, scandinavo e celtico le formazioni circolari di fung hi costituiscono il luogo di ritrovo per fate oppure elfi che, attraverso gli st essi, hanno la possibilità di accedere a una realtà magica in cui lo spazio e il tempo sono assenti. La concezione dei “cerchi delle fate” come varchi ma

gici garanti l’accesso a mondi fatati fu enormemente diffusa dalla stesura della commedia “Sogno di una Notte di Mezza Estate” di William Shakespeare: la narrazione racconta di una fatina dall’atteggiamento vanitoso che si dà arie con il folletto Puck per aver realizzato dei cerchi delle fate per la regina Titania.

La fantasia delle popolazioni germaniche, invece, attribuì ai luoghi caratteri maledetti e stregati: i cerchi sono pun to d’incontro per terribili streghe che, in particolari giorni dell’anno (come la notte di Valpurga, l’antica celebrazi one pagana dell’arrivo della stagione primaverile), si riuniscono per danzare e svolgere nefasti rituali.

Gli antichi abitanti dell’attuale Tirolo Austriaco assumevano che la nasci ta di simili aree fosse causa diretta del

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contatto delle code fiammeggianti dei draghi con il terreno, che finiva per perdere la vegetazione in superfici pre cise. Affascinante notare come il drago, una costante nell’immaginario di culture così differenti e distanti tra loro, si ripresenti anche in una delle due leggende avanzate principalmente dal popolo Himba. Ancora una volta l’in spiegabilità dei fenomeni naturali, di fronte alla presenza così misteriosa di aree circolari prive di vegetazione e al contempo circondate da regolari anel li di erba alta, non può far altro che alimentare delle credenze popolari. Ci troviamo nel deserto della Namibia

meridionale, nel continente africano: gli Himba (o Ovahimba) sono dei pastori nomadi della Namibia che si tramandano da generazioni una storia dalle radici ancestrali e dall’intrinse co elemento magico. Racconti che si alternano in ciclici passaparola tra le sabbie del deserto, leggende sussur rate di fronte all’incontrollabilità del vento, all’imprevedibilità della natura: così l’ostilità del paesaggio as sume una nuova validità e si riflette in un terreno che prende vita, acquista un’origine, diviene “fatato”. Secondo questo popolo, e poi nel folklore afri cano, i cerchi (distribuiti in maniera irregolare e dalla variabile durata “vi tale”, fino ad un massimo di 75 anni)

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testimoniano sia il passaggio sulla Terra del loro dio Mukuru, loro an tenato ancestrale, portatore di piog gia e responsabile della guarigione dei malati; sia (interpretazione ripresa dai Sudanesi) la presenza di un drago che vive nel sottosuolo e che, avvicinandosi alla superficie, produce con i suoi sbuffi incandescenti, velenosi per la vegetazione, dei cerchi così unici e perfetti. Una leggenda dinamica, che si dif fonde emanata dalla matrice africana pregna del suo fascino: basti pensare che il parco della NamibRand Nature Deserve ha reso possibile al pubblico turista l’adozione di un cerchio del le fate a propria scelta, con annessa la possibilità di ammirarne la crescita grazie a Google Earth! Tuttavia, se mai dovesse capitarvi di osservarne uno da vicino, attenzione a non finirci in mezzo: proprio poiché gli Himba ne ricollegano la formazione al passag gio degli dei, le conseguenze potreb bero essere catastrofiche per voi e per la loro intera comunità! Il mistero dei cerchi delle fate inevi tabilmente ha calamitato l’attenzione di studiosi ed esperti, che hanno fornito varie teorie, spesso in contrasto tra di loro. Ma questo non può impedire

a chi lo desidera di essere rapito dalla bellezza autentica, primordiale delle tradizioni popolari nel loro ingenuo tentativo di spiritualizzare una natura non compresa.

Ma esiste una spiegazione scientifica definitiva del fenomeno? Nel corso del tempo le interpretazioni possibili sono state parecchi e varie, tuttavia non abbastanza esaustive; ciononostante, negli ultimi anni, due ipotesi si sono fatte particolarmente strada diventan do le più accreditate.

La prima si basa sulla costante presen za di termitai sviluppatisi al di sotto dei cerchi stessi: le termiti avrebbero dunque sgranocchiato le radici dell’er ba del genere Stipagrostis riducendone la quantità in espansione nel corso della stagione delle piogge, ed allo stesso tempo giovando, nella stagione secca, ai vegetali che crescono sui bordi mediante l’umidità trattenuta dal terreno presente al centro e reso sterile. A sostegno di questa ipotesi vi sono i numeri: nell’80% dei casi, i cerchi delle fate situati in Namibia presen tavano gruppi di termiti che vivevano sotto agli stessi. Tuttavia la medesima ipotesi si contraddice spostando lo sguardo in Aus tralia, dove il fenomeno si manifesta,

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nonostante i cerchi abbiano dimen sioni minori, ma viene a mancare proprio la presenza di termiti presso le zone interessate.

A destare sospetti vi sarebbe stata an che l’incredibile regolarità dei fairy circles, che se avessero come unica causa l’azione delle termiti, sarebbero sicuramente meno conformi.

Si ricorre dunque alla seconda ipotesi che sostiene che la manifestazione del fenomeno sia dovuta alla lotta per l’acqua attuata dalle erbe autoctone: la localizzazione in zone particolarmente aride, avrebbe reso necessaria una ri organizzazione delle specie vegetali finalizzata al raggiungimento delle risorse idriche.

Un’ipotesi che divideva quanto la precedente, sino ad uno studio più re cente pubblicato su Nature da Korina Tarnita e dal suo gruppo di ricercatori, che vede la soluzione di uno dei mag giori misteri della natura nell’unione delle due teorie.

Secondo gli studiosi dunque le termiti si nutrono effettivamente della vege tazione superficiale e là dove le colonie vivono vicine, le regioni di erba intat ta simboleggiano la divisione delle va rie fazioni.

Mentre la questione australiana e la

forma circolare troverebbero risposta nella riorganizzazione della vegetazione.

A questo proposito sono stati costru iti modelli in laboratorio con ottimi risultati, ora però la conferma dovrà essere cercata nella realtà. Nel frattempo questo incredibile fenomeno continua ad affascinare chi unque lo osservi nella sua enigmatica origine, citando Korina Tarnita: «Ter miti? Piante? Può darsi, ma qui tutti continuiamo a chiamarli i “cerchi delle fate”».

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JOJO

UN RITRATTO ORIENTALE DELL’ITALIA

L’Italia è spesso rappresentata all’estero attraverso film, libri o, in questo caso, manga. Essa è conosciuta per la sua cucina e i suoi luoghi assai variegati, così come altri aspetti che affascinano molti stranieri. Un grande ammiratore dell’Italia e della sua cultura è il mangaka Hirohiko Araki, la cui opera più famosa è “Le bizzarre avventure di JoJo” (JoJo no kimyō na bōken), un manga uscito inizialmente nel 1987 sulla rivista shōnen (una categoria di manga per un giovane pubblico soli tamente maschile) Weekly Shōnen Jump. Nel 2012 è iniziato l’adatta mento televisivo dell’opera, ovvero l’anime. La serie è divisa in otto parti e la trama volge attorno ai membri della famiglia Joestar e alle loro imprese nei

secoli, tutti soprannominati “JoJo” poiché nei nomi e cognomi di ognuno è presente due volte la sillaba “Jo”. L’opera è molto apprezzata per il suo stile unico e rivoluzionario, così come i riferimenti alla moda nello stile e nelle pose assunte dai personaggi, alla musica nei nomi degli stessi, e alla cultura in generale. Altri riferi menti molto importanti riguardano vari posti intorno al mondo al di fuori dal Giappone e le loro culture, infatti sono rappresentati luoghi come l’In dia, l’Egitto, l’America e l’Italia. Tra questi viene data maggiore impor tanza all’Italia, luogo di eventi chiave nella maggior parte della serie e paese d’origine di molti personaggi impor tanti, nonché il posto meglio rappre

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CULTURA

sentato da Araki, che si è recato di persona nei luoghi visitati per garan tire la maggior accuratezza possibile. Nella quinta parte i protagonisti visitano diverse città italiane quali Nap oli, Venezia, Roma e altre per sconfig gere un boss mafioso. Già dall’inizio della quinta parte possiamo notare le rappresentazioni assai dettagliate di Araki, che disegna l’Aeroporto Internazionale di Napoli nei minimi det tagli, tanto che si può confrontare con la realtà e notare un’accuratezza incredibile. Con lo stesso dettaglio sono rappresentati Piazza Giovanni Bovio, Castel dell’Ovo, Piazza Garibaldi e così via. Spostandosi da Napoli, città che ha colpito così tanto l’autore da trascrivere nel manga la celeberrima frase “Vedi Napoli e poi muori”, in ordine di eventi arriviamo a Venezia, dove, a San Giorgio Maggiore, avvi ene un evento molto importante per la storia. Sempre a Venezia troviamo il Ponte della Libertà e il ristorante “Da Raffaele”, un piccolo particolare che mostra la cura per i dettagli di Araki. Anche nella seconda parte è presente Venezia, ma solo come ambientazi one, in quanto i luoghi specifici in essa sono tutti inventati dall’autore. Infine a Roma si conclude la vicenda, dove

ovviamente è rappresentato il Colosseo, così come l’Altare della Patria e il Ponte Sant’Angelo. Roma e l’Italia stessa però non sono solo famose per i loro posti: infatti la cucina è un altro punto forte del nos tro paese e Araki lo sa bene, perché nella quarta parte, anche se ambienta ta in Giappone, i protagonisti vanno in un ristorante italiano dove lo chef Tonio Trussardi li delizia prima con una caprese e poi con degli spaghetti alla puttanesca. In questo arco narrativo l’autore elogia la cucina italiana fa cendo sì che lo chef, con delle tecniche particolari, conferisca ai piatti propri età curative eccellenti: per esempio, uno dei personaggi inizia a grattarsi la spalla così forte da rimuovere tut ta la pelle morta su di essa solo per ché ha mangiato la caprese di Tonio (veramente bizzarro per alcuni ma es tremamente normale per “Le bizzarre avventure di JoJo”). Ma la cosa che per i fan di JoJo è la più rappresentativa della cucina italiana è sicuramente la “Cheese song”, cantata dall’italiano Gyro Zeppeli nella settima parte, una canzone che è l’essenza stessa della nostra cucina, i cui versi sono: Pizza mozzarella

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Pizza mozzarella

Rella rella rella rella rella rella rella rella Gorgonzola Gorgonzola

Zola zola zola zola zola zola

Questi riferimenti alla cucina vengono ripresi anche nella quinta parte nei nomi dei personaggi. Molti in fatti hanno nomi di alimenti in italiano, questo vuol dire che nella versi one italiana un personaggio si chiama Prosciutto, ma anche nella versione inglese, giapponese e così via trover emo il nome italiano e non, come si può pensare, Ham o il corrispettivo in altre lingue. Altri esempi sono Pesci, Formaggio, Sale, insieme a dei tra dizionali nomi italiani come Bruno o Guido o nomi tratti da parole italiane come Leone, Doppio o Diavolo. Nell’immaginario stereotipato dell’Italia, oltre alla cucina, c’è sfor tunatamente anche l’idea che l’Italia e in particolare Napoli sia piena di mafia. L’organizzazione mafiosa della quinta parte, nonché la più potente in Italia nell’universo di JoJo nonos tante i pochi membri (meno di mille), si chiama “Passione” ed è descritta

nei minimi dettagli. Araki dà molta importanza alla gerarchia dell’orga nizzazione che è come segue: a capo si trova ovviamente il Boss, aiutato dal Consigliere; a difesa dell’identità del Boss, che tiene nascosta agli altri membri, e dell’integrità della “Fami glia” (il modo in cui i membri chia mano “Passione”) c’è l’Unità Speciale che si occupa di eliminare i traditori; seguono poi nove Capiregime, ognuno dei quali controlla un territorio designato; un livello sotto i Capiregime ci sono le diverse Squadre e Sezioni, come la Sezione Gestione Giochi d’azzardo e la Squadra Esecuzioni, ognuna con un ruolo specifico; infine a conclu dere la gerarchia ci sono i Quartieri, gruppi di Soldati sotto il controllo dei Capiregime con una piccola area di in fluenza. Il modus operandi di Passione è agire in maniera nascosta senza at tirare alcuna attenzione, ma il modo con cui vengono trattati i traditori e i nemici è molto violento, senza sc rupoli: vengono infatti tutti uccisi. Uno dei membri di Passione, Guido Mista, viene presentato prima di tutto come una persona assai superstiziosa: ha infatti paura del numero 4 e lo ri tiene un simbolo di sfortuna. Quella del numero 4 è una superstizione tipi-

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CULTURA

CULTURA

camente giapponese ma è comunque parte dello stereotipo italiano essere scaramantico. Non è un caso che i membri di Pas sione la chiamino Famiglia, ma d’al tronde è così anche nella realtà per le organizzazioni mafiose, dato che la fa miglia è un elemento importante del la cultura italiana, e ancora una volta Araki lo sa bene. Ciò è rappresentato anche dal personaggio di Caesar Zep peli, un italiano che ha molto a cuore i suoi famigliari. La sua filosofia è di combattere per onorare il nome deg li Zeppeli e il suo obiettivo di vita è di avere una famiglia felice. Nel corso della storia dice che i legami che una

famiglia italiana ha sono più forti di quelli tra le persone e continuamente riprende il tema della famiglia nei suoi discorsi. Questi sono dunque i riferimen ti all’Italia che ci sono in JoJo, che rispecchiano l’amore di Hirohiko Ara ki per essa, ma indirettamente la visi one che uno straniero ha di noi e del nostro paese, che anche se stereotipata è interessante e può farci ridere, come la canzone di Gyro.

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DA COSA È FATTO L’UNIVERSO?

Giovedì 27 ottobre il professore Lucio Rossi ci ha portati nel viaggio di scoperta del Bosone di Higgs, la par ticella elementare responsabile della cosiddetta materia ordinaria, ovvero quella che noi vediamo e percepia mo. Tuttavia ogni stella, ogni pianeta, ogni galassia e qualsiasi cosa che noi possiamo vedere compone solo il 5% della materia totale dell’universo. La rimanente percentuale è praticamente un mistero: circa un altro 25% è fatto da materia oscura e il resto da energia oscura.

Ma cos’è esattamente la materia oscu ra? È difficile rispondere a questa domanda, soprattutto perché non sappia mo praticamente nulla. Sappiamo che la materia oscura non interagisce con il campo elettromagnetico e di con seguenza non riflette luce: è essenzial

mente invisibile. Inoltre, per lo stesso motivo, non può essere toccata poiché l’azione del “toccare qualcosa” avviene grazie alla repulsione elettromagnetica. Di conseguenza, la domanda che sorge spontanea è: se è invisibile ed in tangibile, come sappiamo che esiste? Noi ci siamo accorti degli effetti che essa produce, perché, avendo massa, provoca effetti gravitazionali! Cioè, per spiegarlo meglio, le prove che ab biamo della sua esistenza riguardano la sua influenza sui corpi celesti attraverso la forza di gravità. Per esempio, osserviamo le galassie a spirale: sapendo che le stelle sono in movimento rispetto al centro della ga lassia e che la maggior parte della mas sa si concentra, appunto, nel centro, è logico pensare che le stelle più esterne abbiano una velocità minore rispet

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CULTURA

to a quelle più centrali. Invece non è così, la velocità rimane praticamente costante. Se è costante significa che i corpi celesti all’esterno sono soggetti ad altre forze oltre a quelle attribuibi li alla materia ordinaria, queste forze gravitazionali devono essere per forza generate da materia che noi non vedi amo.

Un altro esempio riguarda gli ammassi di galassie. Studiando questi ammassi e le velocità a cui ciascuna galassia si muove siamo in grado di calcolare quanta massa è presente in questi agglomerati. Scopriamo dun que che c’è molta più massa rispetto a quanto possiamo osservare.

Un ultimo esempio riguarda il fenom eno delle lenti gravitazionali. Essenzialmente sono ammassi di materia così densi da essere in grado di curvare la traiettoria della luce e quindi, osservando i corpi celesti (per esempio da un telescopio, l’immagine risulta essere distorta, in particolare le galass ie assumono una forma di arco. Bene, attraverso la quantità di distorsione presente in una immagine, è possibile calcolare la quantità di massa che ci deve essere in una lente gravitazionale. Ancora una volta la quantità di materia ordinaria non è in grado di

spiegare le osservazioni sperimentali. Tutti questi esempi ci dicono come la materia ordinaria non può essere l’uni ca responsabile della forza di gravità, risulta quindi necessario aggiungere la materia oscura per rendere coerenti le interazioni gravitazionali fra i corpi celesti. Ma come spesso avviene quando si parla di progresso scientifico, sorgono diverse teorie su una determina ta domanda. Infatti altri fisici hanno proposto teorie diverse rispetto alla materia oscura per spiegare il proble ma delle forze gravitazionali che non corrispondono alla massa visibile, tra di loro c’è Mordehai Milgrom. Egli è un fisico israeliano che nel 1983 ha proposto la teoria MOND che spiega i fenomeni gravitazionali dell’universo senza l’esistenza della materia oscura. Questa teoria prevede che ci sia una accelerazione al di sotto della quale le leggi di Newton vadano modificate nel modo opportuno, infatti MOND sta per MOdified Newton Dynamics. Infatti le leggi di Newton sono state verificate solamente ad accelerazioni alte, ma mai su scale basse come quelle che possiedono i corpi celesti. In particolare viene modificata la seconda legge della dinamica (per intenderci

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F = ma) per arrivare ad una formula complessa la cui conseguenza è che la forza di gravità sia maggiore, rispetto a quanto previsto dalle leggi di Newton, quando l’accelerazione è molto bassa, come su scala galattica. In ques to modo sarebbe la sola materia ordinaria la responsabile delle interazioni gravitazionali.

C’è anche un aspetto molto interessante di questa teoria: ovvero l’Effet to di Campo Esterno. Esso comporta che la dinamica di un corpo autogravitante, ovvero oggetti che stanno in sieme per la forza di gravità, dipende dalla massa dell’intero universo, oltre che a quella dello stesso oggetto.

probabile che ci siano ragioni valide.

In ogni caso ho comunque voluto par lare di una teoria diversa, perché es plorare teorie affascinanti anche se non verosimili credo sia uno dei lati più af fascinanti e interessanti della scienza.

La teoria MOND funziona alla perfezione nello studio delle galassie a spi rale, tuttavia ci sono diversi problemi quando per esempio si applica questa teoria ad altri contesti, per esempio negli ammassi di galassie. Infatti non viene completamente eliminata la ne cessità di aggiungere la materia oscu ra, anche se viene diminuita. Sicuramente io non sono la persona adatta per affermare quale sia la teo ria migliore, ma se la stragrande maggioranza della comunità scientifica concorda sulla materia oscura è molto

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CULTURA

ORA LEGALE O SOLARE?

L’ora solare è la convenzione di spo stare di un’ora indietro gli orologi, mentre quella legale consiste nello spostamento di un’ora avanti. Il cambio avviene due volte l’anno, più precisamente ogni ultima domen ica di marzo (da ora solare a ora legale) e ogni ultima domenica di ottobre (da ora legale a ora solare). (“Si dorme un’ora in più!”)

Questa datazione vale per gli stati appartenenti all’Unione Europea e a poche altre nazioni, come la Svizzera, che per comodità adottò queste date a partire dal 1996 insieme agli al tri membri e agli Stati dell’Europa dell’Est. (Un esempio è la Russia, che la mantenne fino al 2011, quando de cise di sperimentare l’ora legale per manente, e successivamente l’ora solare in maniera continuativa). Il cambio d’ora è in atto, inconscia mente, fin dagli albori della società,

quando i contadini, che si alzavano sempre all’alba, seguivano il ritardo del sorgere del sole. Successivamente, i romani chiamarono “ora prima” quella che seguiva la prima luce, così, di conseguenza vi era un involontario e progressivo spostamento, che con tinuò anche in età medievale. Successivamente, nel 1784, l’inventore del parafulmine, Benjamin Franklin, pubblicò una proposta sul “Journal de Paris”. Le sue considerazioni par tivano dall’osservazione che i france si si alzavano molto tardi la mattina e andavano a dormire molto tardi la sera, sprecando molti soldi per l’illu minazione stradale e casalinga. L’idea che l’americano ebbe per risparmiare fu quella di porre un cannone in ogni strada, per svegliare gli abitanti, idea seguita da molte altre proposte biz zarre, che ovviamente non ebbero un grande successo.

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Franklin, infatti, non propose di spo stare l’ora ma di far diventare più mattiniere le persone. La prima persona a pensare a un cambio d’ora fu, invece, il neozelandese George Vernon Hudson, quando, nel 1895, affermò alla scuo la filosofica di Wellington la sua idea di spostare l’orario avanti di due ore. La proposta di Hudson, inizialmente accantonata, fu, nel 1916, ripresa dal britannico William Willet, quando trovò “terreno fertile” a causa di esi genze economiche provocate dalla pri ma guerra mondiale, situazione in cui ogni penny era indispensabile.

Così, nello stesso anno, la camera dei Comuni approvò il “british summer time”, che implicava lo spostamento delle lancette di un’ora nel periodo es tivo.

Dopo la grande guerra venne mes so da parte il provvedimento, anche se durante la seconda guerra mondi ale venne ripreso e, anzi, applicato da molte altre nazioni, più di prima. L’ora legale, tuttavia, venne adottata in for ma stabile a partire dal 1966. Infine, dopo aver adeguato tutta l’Europa sotto un unico calendario di cam bi nel 1996, la Commissione europea ha svolto una consultazione pubblica, tra il luglio e l’agosto del 2018, anche

riguardo alla possibilità di mantene re solo l’ora legale o solo quella solare. Questa indagine raccolse il numero più alto di risposte mai ottenuto nella storia di tali consultazioni in Europa, come si evince dai dati pubblicati dal la stessa Commissione.

La domanda che ci si pone ultimamente è: “cosa conviene maggior mente?”

TERNA, la società responsabile della gestione dei flussi di energia elettri ca sulla rete ad alta tensione in Italia, ogni anno stima il risparmio consentito dall’ora legale. Secondo i loro dati, nei 7 mesi di ora legale dell’anno 2022, il sistema elettrico italiano ha beneficiato di con sumi inferiori di 420 milioni di kWh (kilowatt/ora), con un conseguente risparmio di 190 milioni di euro. Dal 2004 al 2022, secondo l’analisi della società, il consumo minore totale è stato di 10,9 miliardi di kWh, con un conseguente risparmio di 2 miliardi di euro per i cittadini.

Il risparmio non è solo in questioni economiche, ma anche ambientali: solo quest’anno sono stati risparmiate circa 200 mila di tonnellate di CO2, dovuto principalmente alla produzione di corrente.

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CULTURA

Se, però, da una parte il risparmio in termini energetici, ambientali ed economici è considerevole, dall’altra nu merosi studi hanno esposto le possibi li conseguenze sulla nostra salute. Uno dei principali problemi vertereb be nella alterazione del ritmo circa diano del nostro corpo, una specie di orologio naturale che viene scombus solato dal cambio dell’ora, facendo ci sentire stanchi e assonnati specialmente nel primo giorno del nuovo orario, mentre altri studi hanno ripor tato un nesso tra ora legale e numero, crescente, di infarti e di suicidi. Nel 2018 il sondaggio indotto nella popolazione portò a 4.6 milioni di ris poste totali, dove l’84% era favorev ole all’abolizione del cambio dell’ora, mentre la votazione della commissione europea, che arrivò nel marzo 2019, ebbe un totale di 23 voti favorevoli e 11 contrari.

Ad essere abolita non fu però l’ora le gale in sé, ma il cambio dell’ora: ad ogni stato è stata infatti concessa la libertà di scegliere se utilizzare l’ora legale o solare per tutto l’arco dell’anno, o invece di poter cambiare. Alcu ni Paesi hanno accettato con contrari età questa scelta, in particolare quelli dell’Europa meridionale, dove il cam

bio d’orario impatta positivamente sull’economia.

L’Italia è tra quegli stati che vorreb bero mantenere il cambio, soprattutto in vista del rincaro bollette che stiamo affrontando in questo periodo.

Se, dunque, da un lato l’adozione dell’ora legale ha prodotto numerosi benefici in termini di risparmio eco nomico ed è oramai radicata negli usi e costumi delle popolazione europee, le quali la ritengono a tutt’oggi una ciclica e storica convenzione, dall’altro gli studi dei comitati scientifici hanno rilevato come lo spostamento orario possa, a lungo termine, avere effet ti nefasti sulla salute fisica e psichica dell’uomo. Adesso, alla luce della linde di condotta tracciata dalla UE, saranno i singoli stati a dover decidere tra ora solare e ora legale, secondo una scelta che in realtà ha di fatto già abolito la pratica dello spostamento delle lancette. Di certo c’è questo, che finalmente non dovremo più ricordarci di portare avanti (o indietro) tutti gli orologi di casa e che più nessuno ci annoierà ricordandoci che “stanotte si dorme un’ora in più”.

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UNA BELLA “GVATTATA“

MARCO

Vi è mai capitato di sentirvi perseguitati dalla sfortuna, come se qualcuno vi avesse lanciato una maledizione? In un ambiente scaramantico come quello sportivo, il tema delle maledizioni è spesso ricorrente. Noi di Zona Νίκη vi raccontiamo in questo articolo tre storie incredibili legate al mondo del baseball, del calcio e della Formula 1.

BILLY G.O.A.T.

Cosa può collegare una capra e una maledizione? Il 6 Ottobre del 1945 il Wrigley Field, lo stadio di base ball dei Chicago Cubs, fu teatro di una delle più famose maledizioni nella storia dello sport. I padroni di casa dovevano affrontare i Detroit Tigers in gara 4 delle World Series, le finali del campionato americano di MLB. William Sianis, proprietario della tav erna “Billy Goat” e tifoso accanito dei Cubs, decise di andare a vedere la par

tita insieme ad un’accompagnatrice insolita: la sua capra da compagnia. Inizialmente riuscirono ad entrare allo stadio, ma poco dopo vennero allontanati a causa del cattivo odore em anato dall’animale. Sianis decise così di lanciare la sua maledizione, che negli anni diventò famosa come “The Curse of the Billy Goat”, minacciando la squadra di Chicago di non vincere mai più un titolo. I Cubs, nonostante fossero avanti 2-1 nella serie e fiducio si di avere la vittoria in pugno, furono invece clamorosamente battuti nella settima e decisiva partita dai Tigers che si laurearono campioni. Negli anni a seguire ci furono diversi tentativi di spezzare la maledizione. Fu addirittura lo stesso William Sianis, prima della sua morte nel 1970, a provarci in prima persona. Un tentati vo lo fece anche Sam, suo nipote, che portò una capra per due volte allo sta

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SPORT

dio e curiosamente proprio in entram be le occasioni i Cubs vinsero la pro pria divisione (1984 e 1989) ma non riuscirono comunque a conquistare le World Series. Nel 2008, un sacerdote spruzzò acqua santa all’interno della panchina dei Cubs e in tutto lo stadio, senza però ottenere alcun risultato. Dopo 108 anni, di cui 71 “maledetti”, il 22 ottobre 2016, giorno del 46esi mo anniversario dalla morte di Sianis, i Cubs riuscirono a sconfiggere i Cleve land Indians in gara 7. Finalmente la maledizione di Billy Goat ebbe fine.

KIRICOCHO!

Questa è la storia, o meglio, la maledizione di Kiricocho, grande tifoso dell’Estudiantes de La Plata, club che milita nel campionato argentino di calcio. Intorno agli anni ’80 del secolo scorso Kiricocho divenne noto in Ar gentina per la sua grandissima fama di iettatore: ogni qual volta che assisteva ad un allenamento della squadra del cuore, un giocatore si infortunava, oppure quando andava a vedere la parti ta, la sua squadra puntualmente veni va battuta. Kiricocho portava così tanta sfortuna che un giorno l’allenatore dell’Estudi antes, Bilardo, decise di mandarlo a se-

guire gli allenamenti di tutte le avver sarie che la squadra di La Plata doveva incontrare nei match successivi, così da influenzarle negativamente. Si nar ra che l’anno in cui nacque questa leggenda l’Estudiantes vinse il campionato argentino. Non c’è conferma che Kiricocho sia realmente esistito oppure se faccia parte di una storia metropolitana calcistica che corre an cora oggi da un’area di rigore all’altra di un campo. Il termine è certamente ancora attuale visto che venne ripreso nella magica estate dell’Europeo 2021 da Giorgio Chiellini che nella finale di Wembley, al momento del rigore de cisivo di Saka, gli urlò proprio “Kiricocho”. Sappiamo tutti come andò a finire: Saka sbagliò il rigore, facendosi ipnotizzare da Donnarumma e… ”♫ alziamo la coppa a Wembley ♫”

ASCARI E QUEL MALEDETTO

26 Montlhéry, 26 Luglio 1925. Si sta cor rendo il Gran Premio di Francia, che vede il pilota italiano Antonio Ascari in testa. Al ventitreesimo giro, però, Ascari prende male una curva a sinis tra e la sua Lancia sbatte contro una staccionata e si ribalta, causando la sua morte. Quel giorno, il figlio Alberto prende una decisione: seguirà le orme

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di suo padre. Alberto diventa così un pilota affermato e scrive pagine im portati della storia della Formula 1. Una delle sue caratteristiche princi pali è stata la scaramanzia: indossava sempre maglietta e casco azzurri e nella vita quotidiana questo suo compor tamento lo portò ad evitare il numero 13 e a credere a tutti i detti popolari riguardanti il malocchio. Ma la sua abitudine più particolare fu probabil mente legata al fatto che non guidò mai il giorno 26 di ogni mese, me more della data in cui suo padre morì. Il 22 maggio 1955, durante il Gran Premio di Monaco, Alberto Ascari tallona sulla sua Lancia la Mercedes di Stirling Mosse. Nel tentativo di rag giungerlo, esce a gran velocità da una galleria, affronta la famosa chicane del circuito, poi però tira dritto alla curva successiva e finisce in mare. Si teme il peggio, ma il pilota italiano riemerge incolume dalle acque del porto di Montecarlo. Quel giorno guidava la monoposto numero 26. Quattro giorni dopo, il 26 maggio, Alberto Ascari è a casa, quando riceve una chiamata: c’è una nuova Ferrari da testare a Monza. Alberto decide di in frangere la sua tradizionale usanza di non guidare mai il giorno 26 e si pre-

senta all’Autodromo. Non riuscirà a terminare neanche un giro. I meccani ci sentono infatti un boato fortissimo provenire dalla curva del Platano (una curva a sinistra oggi denominata “As cari”) e trovano la Ferrari ribaltata con il corpo dello sfortunato pilota schiac ciato al di sotto. Sia Antonio che Alberto muoiono prematuramente a 30 anni, entrambi il giorno 26, tutti e due prendendo una curva a sinistra.

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IL 19 NOVEMBRE

TUCIDIDE, 5B Giornata internazionale dell’uomo Giornata internazionale del gabinetto

1493

Cristoforo Colombo apporta a Porto Rico, posto fico 1969 L’Apollo 12 atterra sulla Luna

1976 Nasce Leonel Reyes, calciatore boliviano

1977 Disastro aereo di Madera, Boeing 727 si schianta: 130 morti

1984 Disastro di San Juanico, esplode deposito di idrocarburi: 500 morti

1985 Reagan e Gorbačëv si incontrano per la prima volta a Ginevra

2005 Massacro di Haditha in Iraq perpetrato dai Marine statunitensi

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OGGI, NELLA STORIA

ANIMALE DEL MESE

BECCO A SCARPA

L’animale che rappresenterà il mese di novembre è il becco a scarpa. Dalla nomenclatura intuiamo essere di un uccello, anche se, badate bene, non stiamo parlando del solito pap pagallo in grado di riprodurre tutto il nuovo album di Taylor Swift rappando: il becco a scarpa è un es sere decisamente più particolare.

La principale caratteristica che lo dif ferenzia dagli altri uccelli è appunto il becco, che presenta l’insolita forma di quella scarpa di dubbia provenien za che solitamente troviamo nell’an golo più tetro di uno spogliatoio, il quale gli permette di cacciare prede come pesci e vertebrati di piccola e media grandezza.

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ANIMALE DEL MESE

Il buffo aspetto non è però l’unica pe culiarità del becco a scarpa; infatti, questo animale dell’Africa tropicale centrale è noto per il suo carattere discutibile che può essere semplice mente descritto ammirando il suo sguardo glaciale, quasi come quello di un professore all’ennesima rispos ta errata durante un’interrogazione. Un’espressione dunque in grado di rimanere ferma per svariate ore, in attesa del più piccolo movimento, un’espressione che possa innescare il moto delle sue fauci verso la preda. Piccola annotazione: le sue possenti gambe sono capaci di rimanere im merse in acqua costantemente. Un’altra qualità particolare di questo uccello è la longevità: un esemplare può arrivare ai 35 anni indisturbato. Quindi, se volete arrivale ad una età a tre cifre vi basterà seguire i tre punti principali del programma di fitness di questo Gollum zoomorfo: mangia re pesce crudo, stare fermi nell’acqua per molte ore consecutive e sviluppare uno sguardo terrificante, tale da spav entare qualsiasi bambola di ceramica che vostra nonna possiede.

LO SAPEVI CHE: Secondo la stima della IUCN, oggi esistono solamente 3500-5300 esemplari di questa spe cie.

LO SAPEVI CHE: Il becco a scarpa sbatte le ali 150 volte in un minuto. Si tratta del più lento battito d’ali tra tutti gli uccelli.

LO SAPEVI CHE: L’apertura alare di questo essere raggiunge i 2,6 metri.

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PEOPLE YOU KNOW

«Ho bisogno del tuo aiuto. Devi in terrogare un sospettato.» Alzai lo sguardo dal mio computer, incontrando lo sguardo autoritario del mio capo. «Sono nel bel mezzo di un caso, sto revisionando i conti bancari della vittima come puoi vedere.» Gli feci notare, indicandogli lo schermo con un cenno della testa. «Sì, sì lo so Mary. Ma credo che questa persona c’entri con il tuo caso e con quello di Mike Jackson. Avrei chiesto a lui, ma oggi è il suo giorno libero. Non mi va di disturbarlo mentre sta curando suo figlio.» Drizzai le orecchie. Un sospettato per due casi? «Oh beh cap isco. Hai tutta la mia attenzione. È già qui al dipartimento?» Chiesi alzandomi, sistemandomi il mio tailleur blu navy e seguendo l’uomo verso le stanze destinate agli interrogatori. «Sì, nell’aula 1817.» Rallentai il pas so per un secondo, riprendendo il rit

mo subito dopo. «Ma è l’unica senza telecamere o una stanza abbinata da cui altri specialisti possono guardare e registrare l’intero interrogatorio.» Come mai avevano messo un poten ziale serial killer in una stanza del genere. «Lo so ma al momento le altre stanze sono occupate o non disponibi li. È solo un interrogatorio generale. Non ci aspettiamo che vuoti il sac co e ci riveli tutta la verità. Devi solo capire, dal modo in cui ti risponde, se corrisponde al modus operandi del tuo S.I. o a quello di Jackson.» Mi passò un fascicolo. «Questo è il suo caso. Prenditi dei minuti per leggere il contenuto e presta particolare at tenzione al modus operandi che Mike ha definito per il suo S.I. prima di entrare nella stanza.» Sfogliai le pag ine. «Che cosa faccio con il sospettato quando ho finito?» «Tu vieni da me appena hai termi

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NARRATIVA

NARRATIVA

nato. Lui non potrà scappare, è ammanettato al tavolo di ferro fissato al pavimento. Ora con lui ci sono due guardie che, appena entrerai, aspetteranno fuori. Quando uscirai, torne ranno a sorvegliarlo.» Ci fermammo davanti alla porta. Il capo mi rivolse un sorriso, augurandomi buona for tuna e lasciandomi sola. Appoggiata al muro, iniziai a leggere i fogli che mi aveva dato. “Modus operandi del Soggetto Igno to: uccide ragazzi omosessuali, un’età compresa tra i 14 e i 19 anni. Le vit time sono state tutte avvistate vicino a un furgone verde menta, prima di sparire senza lasciare traccia. Sui cor pi, rinvenuti in diversi boschi, sono presenti segni attribuibili allo stran golamento, quali cianosi del viso ed ecchimosi congiuntivali. Si presuppone che siano stati legati con delle corde.”

In allegato, guardai le foto delle vittime. Viso pallido, molto sangue negli occhi spalancati, dovuto dall’emorra gia sottocutanea e polsi lividi. Quanto erano giovani... Stroncati nel peri odo più libero della loro vita. Avevo portato con me anche il fascicolo contenente le informazioni del mio caso e lo aprì, alla pagina dedicata al S.I.

“Modus operandi del Soggetto Ignoto: uccide giovani donne, età compre sa tra i 29 e 34 anni. I corpi delle vit time sono stati trovati cinque giorni dopo la loro scomparsa sui marciapie di delle strade più frequentate della città. Sul viso, braccia e gambe hanno residui di scotch da pacchi. Causa di morte, lesioni da taglio provocati da strumenti atipici.” Le foto erano strazianti. L’immagine dei corpi sfregiati di quelle ragazze non aveva lasciato la mia mente per settimane da quando mi avevano as segnato quel caso. Insieme al medico legale avevamo decretato che l’assassi no aveva usato uno strumento atipico per uccidere le sue vittime. Non un bisturi, un coltello o una lametta. Era qualcosa di più grezzo come un pez zo di vetro o ceramica. Avevano tagli superficiali sui polsi e un lungo taglio profondo sulla gola. Potevano essere morte a causa di un’emorragia mas¬siva e conseguente shock emorragico ovvero per annegamento interno. Le vittime hanno smesso di respirare a causa del sangue che si riversava nelle vie respiratorie. Due modus operandi differenti tra loro: vittime con caratteristiche di verse, strumenti diversi, cause di

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morti diverse. Entrai nell’aula. Le due guardie mi videro e uscirono, as pettando sulla porta. La chiusi, ap poggiai i due fascicoli su un carrello di ferro mobile che spostai in fondo alla stanza e mi sedetti di fronte al sospettato. Quando mi guardò negli occhi, il cuore mi salì in gola. «Jack?» Il giovane uomo mi sorrise. «Ciao Mary. È da tanto che non ci vediamo. Come stai?» «Ne parleremo un altro giorno, fuori da questa stanza.» Scosse la testa. «Non credo che avremo questo piace re.» Feci un respiro, concentrandomi sul vero motivo per cui ero lì. «Per ché sei qui? Sai di essere sospettato per l’omicidio di diverse persone?» Annuì lentamente. «Lo so. Perché io ho ucciso quelle persone.» Ammise infine, dopo essersi preso il suo tempo per rispondere. Il capo non si aspetta va che avrebbe svuotato il sacco, ma a quanto pare lo aveva appena fatto. «Quali persone? Giovani donne o rag azzi?» Mi alzai e presi le foto dai fas cicoli, spargendole sul tavolo. «Sei il sospettato di due casi diversi. Non so perché non hai neanche provato a dif enderti, ma ora dimmi chi di queste persone hai ucciso brutalmente.» Si rilassò sulla sedia. «Perché tanta fret

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ta. Volevi parlare con me, allora parliamo. Come stai?» La sua voce calma mi destabilizzava. Aveva confessato gli omicidi ma non voleva individuare le sue vittime. Che stesse blef fando? Sospirai. «Bene. Io e il mio compagno tra poco ci sposeremo e abbiamo già trovato la casa, non mol to lontano da dove lavoriamo. E tu?» Decisi di stare al suo gioco, imitan dolo. Mi rilassai sulla sedia, appog giando la schiena sullo schienale. Ma mantenendo le foto tutte ben visibili. «Si va avanti. Mark mi ha lasciato qualche mese fa ma oramai non provo più rancore. Acqua sotto i ponti.» La notizia mi scosse non poco. «Mi dispiace, stavi con Mark dalle superiori. Come mai vi siete lasciati dopo oltre venti anni?» Chiesi, ricordan do i tempi della nostra adolescenza e pensando sui casi. Che avesse ucci so i ragazzi? Omosessuali come lui. «Aveva trovato una donna... Qualcuno che gli facesse battere il cuore più di me. Ma lo capisco. Insomma, voi donne siete stupende. Basta vedere te. Sei sbocciata come un fiore dopo la maturità. Non sei più quella rag azzina dai capelli crespi e le occhiaie sotto gli occhi. Chiunque guardan doti s’innamorerebbe, il tuo fidanzato

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è veramente fortunato.» «Beh grazie, anche tu sei cambiato molto. Ti sei alzato e la mascella è molto più definita.» Che avesse ucciso le donne? Arrabbiato per il tradimento di Mark a causa di una donna. «Già. Chi lo avrebbe mai detto. Due vecchi compagni di banco che si ritrovano compagni dello stesso tavolo in una stanza vuota.» Mi fissò negli occhi, come se volesse dirmi tutto ciò che non mi stava raccontando. «Perché sei qui, cos’hai fatto...» Chiesi sussur rando, sporgendomi verso di lui. «Lo sai benissimo.» Rispose imitandomi, dando uno sguardo alle foto sul tav olo prima di riportare i suoi occhi su di me. «I fiori rosa sono ancora i tuoi fiori preferiti.» Cambiò discorso, am miccando al fermaglio pieno di fiori sulla mia testa. «E il verde menta ancora il tuo colore preferito.» Indicai la sua camicia. «Tra tutti i tipi di verde che potevi scegliere, proprio quello menta.» Ridacchiai. Durò poco. Mi fermai quando un lampo mi attra versò la mente. «Hai capito.» Sussurrò. Aveva ucciso tutte quelle persone con due modus operandi diversi. «Per ché.» Non era una domanda. «Per ché hai ucciso quei ragazzi?» Il suo

sguardo si posò sulle foto di ognu no di loro. «Dicevano di essere gay. Di essere come me. Ma non andava bene. Essere come me è sbagliato. Anche Mark diceva di esserlo, poi ha incontrato una donna e se n’è andato. Mi ha lasciato. Per sempre. Erano giovani, potevano ancora rimediare alla loro decisione.» Scossi la testa. «Essere omosessuali non è una scelta. È qualcosa che ti senti dentro. Loro se lo sentivano e sono stati in grado di accettarsi. Non hanno fatto nulla di sbagliato. Non dovevano rimediare a nulla.» Guardai le foto del mio caso. «E quelle donne?» «Loro avevano fatto guarire Mark. Potevano aiutare quei ragazzi. Io volevo aiutarli, tutti loro.» Storsi il naso quando disse quel verbo. Guari re. Mark non è guarito da un bel nulla e nemmeno quei ragazzi dovevano guarire. «Cos’hai fatto.» Con le mani provò a prendere una delle foto, ma le manette lo fermarono. «Li facevo vivere insieme. La convivenza avreb be solo portato buoni frutti.» Scossi la testa. «Non è andata così vero?» Abbassò il capo. «Ovviamente erano terrorizzati. E quelle donne... Non andavano mai bene. Li accettavano. Accettavano la loro e la mia malattia.

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Qualcuno che accetta la tua malattia non può aiutarti a guarire.» «Così le hai uccise. Perché proprio la gola? E perché con un pezzo di vetro e non un coltello?» Piano piano, mi stava dicendo tutto. «Non era vetro. Ho rotto il piatto di ceramica deco rato che mi aveva regalato Mark. Ho usato uno dei cocci. Loro non potevano guarirli. Ho voluto fare qualcosa di grande, qualcosa che le avrebbe ferite nel profondo. Quei tagli sono difficili da far guarire, ora che sono morte anche impossibili.» Annuì pi ano. «E lo strangolamento? Perché?» «La mia malattia mi ha sempre sof focato. Per tutta la vita. Quella è una malattia che ti toglie il respiro. E quei ragazzi sono morti nello stesso modo.» Mi alzai di scatto. Raccolsi le foto, presi i fascicoli e mi incamminai verso la porta afferrando la maniglia. Mi fermai. Girandomi, vidi che fissa va la sedia da cui mi ero appena alzata. «Mi dispiace per te Jack.» Girò la testa, per guardarmi. «Spero che in un’altra vita torneremo a essere com pagni di banco.» Annuì. Aprì la por ta e le guardie entrarono mentre io mi dirigevo a passo spedito verso l’ufficio del mio capo. Ha sempre vissuto il suo orientam-

ento sessuale come una malattia. Era consapevole di ciò che era, ma non voleva accettarlo. Dopo il tradimento di Mark, ha voluto aiutare altri raga zzi pensando di fargli un favore. Tutti giovani, in grado di “guarire” dalla loro condizione, come la definiva lui. Per fare questo, si è servito di giovani donne. Donne della nostra età, quelle che hanno aiutato a guarire Mark. Ha ucciso i ragazzi strangolandoli. Le donne tagliando loro la gola con un pezzo di ceramica. I ragazzi erano sta ti avvistati vicino a un furgone verde. Guardai bene lo scotch da pacchi sui corpi delle donne. Come avevo ben ricordato, era dello stesso verde. Spalancai la porta dell’ufficio, senza bussare. «Ha confessato tutto.»

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COS’È... LA LIBERTÀ ?

Una corsa, l’aria fresca nei polmoni

Il vento che attraversa e increspa i capelli. Liberi di respirare, respirare la libertà. Fuori si sente profumo di fiori Un vestito a pois, giallo. Liberi di essere, essere liberi. Liberi dalle critiche, senza pregiudizi

La spensieratezza di due ragazzi, legati l’uno all’altro Da un abbraccio; Liberi di amare incondizionatamente chiunque. Niente limiti, la possibilità di pensare, l’infinito nessuno ostacolo che impedisce di Cantare, Ballare, Saltare, con la Leggerezza di una farfalla che vola, leggera Nell’aria. Libera. E poi/allora Libero di parlare. (Il desiderio di urlare, gridare). Ma non puoi. Perché sei rinchiuso in una bolla, di vetro, La tua voce è intrappolata. Intorno a te il buio, le catene imprigionano i sentimenti E le emozioni.

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POESIA

Un vortice dal quale non si può uscire.

[ il risveglio dopo un incubo.]

Ma poi

La luce, le catene che si rompono, il disegno di un destino già scritto viene strappato. Prendi dunque la matita Su un foglio di carta bianco, scrivi la tua vita.

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POESIA HAYKU

FILIPPO CONTE, 3cc Rumore di spade, Le lame incrociate Dei samurai Alta la nebbia Il sentiero celato Chiaro l’obiettivo La luna sale il pescatore torna dal vuoto mare

tra gli uomini il guerriero, tra i fiori il bel ciliegio la rana canta l’airone si cela il fiume scorre

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(Edoardo Turconi, 3A)

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CORNICI CONCENTRICHE

Inserite nelle righe orizzontali le parole definite nel gruppo A. Nelle sei cornici concentriche (la prima è la più grande e la sesta è la più piccola) si dovranno leggere, in senso orario o antiorario, le parole del gruppo B.

DEFINIZIONI A

1- È allevato in batteria - Il guardiano dei parchi americani 2- Fanghiglia melmosa - Sorregge lo sparti to 3- Il verbo del temerario - Vino rosso sardo 4- Grosso mammifero sia di mare che di fiume - Il Marquez motociclista 5- Attinente al vescovo - Colpevoli 6- Così è la Corona Unita criminale - C’è quella di vendetta - Genere di pittura non professionista

7 - Quella Palatina fu fondata da Carlo Magno - Copertura di tavole di legno affian cate

8 - Succedono al defunto - Leggera nave militare medievale - Tribunale Amministra tivo Regionale

9 - Unità di misura della pressioneCostringevano la popolazione dentro le mura - Un successo dei Beatles

10 - Storica casa editrice torinese - Un capo lavoro di Shakespeare - Sfocia nel Mar Nero 11- Vaste conoscenze - La città con più canadesi

12 - Scomparsa nel nulla - Sopportare passivamente

13 - Una diffusa pianta ornamentale- La città più popolosa dell’isola di Sumatra

DEFINIZIONI B

Cornice 1: Un gas nobile usato per illu minare - Utile, vantaggioso - Governare per diritto dinasticoIl bottino del fuorilegge - Un modo di cucinare le patate - Indicano sempre il nord - La galassia più vicina alla Via Lattea Cornice 2: Il film di James Cameron con gli alieni blu - Un mollusco particolar mente pregiato - “Prendere in prestito” un veicolo - Fa concorrenza a Frecciarossa - Gruppo sociale dei nomadi - Tessuto simile alla seta Cornice 3: La madre della madre - Quelle di Capodimonte sono raffinate - Trovato non per casoPattuglie di guardia - Il copricapo del Papa Cornice 4: Nella corrida combatte contro il toro - Icona da portafoglio - Ristorante aziendale - Vi si pernotta in vacanza Cornice 5: L’ultimo libro della BibbiaCarburante meno raffinato della benzina Cornice 6: Lo è la corda del violino - Una serata elegante

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