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Il club investigativo e il Caso della Dama Rossa
ILARIA SORRENTINO, 1cc
Capitolo 7
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Giocando con un assassino
2 giugno 2018, ore 17:00
-Dobbiamo andare Jim!-Jane, questa mi sembra una pessima idea. Se rapisci una persona, poi non mandi una lettera con scritto il posto dove l’hai nascosta, non trovi?! Se andiamo lì faremo esattamente ciò che vuole-Ma ha rapito Tom e Beth, noi dobbiamo andare! Nonostante cercasse disperatamente un’altra soluzione, Jim si convinceva sempre più che fare ciò che la lettera diceva era la loro unica opzione. -Va bene. Ci rivediamo ai margini del bosco tra un’ora. Porta delle torce. Presto farà buio e avremmo bisogno di una luce per attraversare il bosco. -
Annabeth stava uscendo. Erano appena le sette di mattina. Stava andando a prendere dei pasticcini per la colazione, quando accadde l’impensabile. Stava girando la chiave nella serratura per chiudere la porta di casa. Sentì solo un dolore lancinante alla testa, poi il buio. Cosa le era accaduto? Sentiva il rumore di ruote sull’asfalto, voci lontane e il cinguettio dei passerotti. Poi più nulla. La macchina si fermò. Dove? Cosa sarebbe successo poi? Beth
non osava immaginarlo. Si risvegliò in uno scantinato. Le pareti erano ricoperte dalle macchie dell’umidità. Il locale era illuminato solo da una piccola lampadina, che ogni tanto tremolava, facendo assumere al luogo un aspetto più inquietante di quanto non lo fosse già. La testa le faceva ancora male e le orecchie le fischiavano terribilmente. I polsi e le caviglie erano legati a una sedia con una spessa corda che le segnava la pelle. Lo schienale della sua sedia era appoggiato a un altro. C’era qualcun’altro con lei, che lei non poteva vedere. -Stai bene Beth?Riconobbe subito la voce: era Tom. Beth annuì: - Ti ricordi come ci sei finito qui?-No, ricordo solo di essere uscito di casa e poi essermi svegliato qui-Non importa. Ora dobbiamo capire come uscirne -Se solo avessimo qualcosa per tagliare queste corde... Beth fu colta da un’improvvisa illuminazione: -Le chiavi! Ho le chiavi nella tasca della felpa, se solo riuscissi...- Beth piegò il polso, e nonostante il dolore, riuscì a sfilare dalla tasca le chiavi. -Eccole! Ora te le passo, tu prova a vedere se riesci a sfilacciare le corde, ok? - Cercò di passargliele, ma fece un movimento troppo brusco e le chiavi caddero sul pavimento. Una lacrima scese sulla guancia di Beth. La loro unica speranza di liberarsi...avrebbe dovuto fare più attenzione. -Beth... non è colpa tua. Ascoltami, ti prometto che usciremo da qui-
Come concordato, un’ora dopo Jane e Jim si ritrovarono ai margini del bosco. Erano appena le sei di sera, e già il cielo si tingeva dei colori del tramonto e il sole si preparava a lasciar posto alla luna e alle stelle. La lettera che avevano ricevuto diceva chiaramente che i loro due amici si trovavano in uno scantinato di un piccolo rudere nel bosco. Se volevano ritrovarli, dovevano seguire attentamente tutte le istruzioni. C’era anche scritto che avrebbero trovato un indizio nella cavità di un albero. -Come faremo a trovare questo indizio? Siamo in un bosco: ci sono centinaia di alberi!- Jane stava per concordare con il suo amico, ma poi vide un nastro rosso sventolare attaccato a un ramo. Corse
in quella direzione e quando arrivò vicina all’albero, si accorse di una piccola cavità nel tronco: all’interno spiccava una busta color rosso vivo. L’aprì velocemente e ci trovò una mappa con una serie di X rosse segnate. Intanto Jim l’aveva raggiunta e ora osservava con lei la cartina: - Quindi stiamo giocando a una caccia al tesoro con un assassino?!- Sì Jim, e questo assassino ha i nostri amici. Quindi vedi di leggere bene questa mappa. Perché non voglio pensare cosa potrebbe accadere a Beth e Tom se non arriviamo in tempo. Gli passò la mappa e cominciarono a incamminarsi verso la nuova meta.
Una figura alta e magra entrò dalla porta e si diresse verso i due ragazzi. Annabeth non poté vederla in faccia, poiché indossava una maschera, ma la riconobbe: era una donna bionda, con gli occhi azzurro ghiaccio, gli stessi occhi che l’avevano guardata alla casa abbandonata quel giorno. Era la stessa donna. Con tutto il coraggio che le era rimasto, chiese la cosa più inutile possibile: -Chi sei? La donna la squadrò dalla testa ai piedi, e cominciò a ridere. I suoi occhi brillavano di una strana luce, che fece venire i brividi a Beth. -Cara ragazzina, temo che per rispondere a questa domanda ci vorrà molto tempo. Ma non temere, risponderò, a tempo debito. Mancano ancora due ospiti. - La donna si chinò e prese le chiavi. Poi uscì dalla porta. -Tom i due ospiti di cui stava parlando...-Jane e Jim...-
Stavano camminando ormai da ore. Gli ultimi raggi avevano lasciato il posto alle tenebre e le prime stelle iniziavano a comparire. Il cammino dei due ragazzi era illuminato solo dalla fioca luce delle loro torce. In lontananza videro un altro nastro rosso mosso dal vento e cominciarono a correre in quella direzione. Jane era molto più veloce e non ci mise molto a superare Jim. Poi qualcosa brillò alla luce. Erano dei fili. L’albero era una trappola. Jim cercò di avvertire la sua amica, ma era già troppo tardi. Jane penzolava a testa in giù, legata a una caviglia con una corda saldamente intrecciata su un ramo. -Jane stai bene? -Secondo te? Prova te a stare appeso a testa in giù...-Ora ti tirò giù. -
Jim prese dalla tasca il coltellino di suo padre e cominciò a sfilacciare la corda. -Jim così cadremo entrambi giù lungo la collina, devi tagliare nell’altra direzione-Tranquilla, fidati di meLa corda si spezzò e, come previsto, si ritrovarono a rotolare lungo il pendio della collina. Alla fine la loro corsa si arrestò e si ritrovarono uno accanto all’altra con gli sguardi rivolti al cielo punteggiato di stelle. -Io ti avevo detto che sarebbe andata a finire così-La prossima volta ricordami di ascoltartiJim le diede una mano a rialzarsi e si incamminarono su per il pendio. Quando arrivarono di nuovo sul sentiero era ormai passata un’ora. Fortunatamente prima della caduta, Jane era riuscita a recuperare la seconda busta e ora si dirigevano verso quella che sembrava, almeno secondo la mappa, essere la loro meta finale.
I primi raggi dell’alba cominciarono a squarciare il velo delle tenebre della notte. Jim e Jane camminavano facendosi largo tra i rami degli arbusti. -Jim posso farti una domanda? -Certo-Provi qualcosa per Beth? -E tu... Tu come fai a saperlo? -Sai non sono cieca. Te lo si legge negli occhi-Perché questa domanda? -Perché... niente lascia stareTra i due ragazzi calò il silenzio. Il sole ormai era sorto. Erano le sei del mattino. Probabilmente i loro genitori erano preoccupati, ma a loro interessava solo salvare i loro amici. -Jane perché mi hai fatto quella domanda poco fa? -Non l’hai ancora capito vero? Ti ho detto di lasciar stare -Jane aspetta...- Jim le afferrò un polso e si ritrovarono faccia a faccia. -Ti ho fatto quella domanda...perché mi piaci Jim. Ma ora abbiamo perso già tanto tempo e Tom e Beth non ne hanno molto. Muoviamoci. -
Erano ormai le sette passate quando in lontananza comparve un piccolo rudere abbandonato. Corsero lungo la stradina e si ritrovarono davanti alla porticina di legno. Piante rampicanti ricoprivano le pareti esterne che cadevano a pezzi. La porta era socchiusa. Jane mise la mano sulla maniglia
arrugginita e l’aprì. Si ritrovò faccia a faccia con due occhi glaciali, con una luce di cattiveria che la fece rabbrividire. E lì, davanti a quello sguardo di ghiaccio, si chiese se non fosse stato meglio ascoltare Jim e chiedere aiuto. Ma ora erano lì, e dovevano affrontarne le conseguenze.