Small Giants 04

Page 1

small

COMPRATE E MOLTIPLICATEVI

Hub industriali, aggregatori di piccole imprese e sbarchi all’estero:

l’Italia ha compreso l’importanza di espandere i confini aziendali per accelerare i processi interni e acquisire competività sul mercato

ESCLUSIVO CAROLYN SMITH E IL SUO IMPERO DELLA DANZA
Supplemento al volume 65, marzo 2023, di Forbes Italia. Registrazione presso il Tribunale di Milano al n. 260 del 7 settembre 2017. Copia non vendibile separatamente IL
MAGAZINE DELLE PMI E DELLE STARTUP
GRAZIANO VERDI CEO DI ITALCER GROUP

Il miglior acceleratore e incubatore di startup innovative digitali in Italia.

Per Digital Magics, l’incubatore certificato di startup innovative, “Magic is something you create” non è solo un claim: è la promessa dell’esperienza per chi ci lavorerà insieme. Da 20 anni acceleriamo la crescita dell'ecosistema innovazione italiano nel mondo.

Scopri la nostra visione

Un lavoro collettivo per raccontare il successo

Un nuovo magazine si aggiunge al portafoglio di Bfc Media. Protagonista quel mondo delle Pmi che rappresenta il 90% del Pil

Quando nasce un giornale, in una casa editrice, è sempre un giorno speciale. Per i lettori, per primi, ma anche per gli investitori pubblicitari, i protagonisti che riempiono le pagine con le loro storie, i grafici, i giornalisti, i commerciali e il marketing che si sbattono per conquistare i clienti, gli amministrativi che vedono aumentare la mole di lavoro ma la passione per l’editoria gli fa dire: “Vabbè, che sarà mai? Andremo a casa un po’ più tardi”. Ecco, oggi per BFC Media è davvero un giorno speciale. Perché Forbes Small Giants non è solo un nuovo cavallo di razza che si aggiunge alla già nutrita scuderia della nostra casa editrice, ma è il prodotto di uno sforzo collettivo come difficilmente si vede in un’azienda. È il prodotto di un lavoro portato avanti da un gruppo coeso di colleghi ma anche di amici che ama il proprio lavoro quasi come la propria famiglia, che non si tira mai indietro, che è sempre pronto a fare un passo in più, che non si demoralizza, ma anzi si entusiasma. Forbes Small Giants , per chi ancora non lo conoscesse, dopo quattro numeri usciti trimestralmente nel 2022, è il magazine delle Pmi e delle startup. Abbiamo scelto di chiamarlo Small Giants , Piccoli Giganti, perché non sono dei giganti le nostre piccole e medie imprese che ogni giorno si confrontano con il mercato globale, che sfornano a ritmo continuo idee, progetti, prodotti? Un anno fa, seguendo una felice intuizione di Marco Bartolini, uno dei nostri manager più preparati, decidemmo di dedicare un’edizione particolare di Forbes Italia proprio a questo segmento dell’economia italiana, che rappresenta oltre il 90% del Pil nazionale. Però per parlare di Pmi bisogna incontrarle sul territorio, ed ecco spuntare quasi dal nulla sei eventi in altrettante città italiane registrando uno straordinario successo che ci ha convinto a trasformare il magazine trimestrale in un mensile e a far aumentare gli eventi a nove. Praticamente un anno in tour per l’Italia a raccontare le gesta dei Piccoli Giganti, facendoli incontrare con grandi aziende nazionali che forniscono loro i

servizi più innovativi. Abbiamo cominciato da Bergamo il 23 febbraio scorso e il 16 marzo saremo a Salerno per poi proseguire il Giro d’Italia delle Pmi da Treviso ad Ancona, da Cagliari a Bari, da Perugia a Palermo.

Small Giants è nato come costola di Forbes e lo resterà: i due magazine infatti continueranno a uscire in edicola assieme perché sono indissolubilmente legati con il cordone ombelicale del successo. Non il nostro ovviamente (anche se ce lo

Trimestrale

auguriamo), ma quello delle piccole e grandi aziende che raccontiamo e racconteremo ogni mese con Forbes e con Forbes Small Giants, accompagnandole con video, social, web, tv ed eventi. È il mondo di Forbes, un mondo unico al… mondo.

5 marzo 2023 | SmallGiants Editoriale
fino al 2022, Small Giants diventa mensile e vede il numero dei suoi eventi aumentare da sei a nove all’anno.
Il tour percorrerà l’Italia da Bergamo a Palermo

FOTO

12 Agricoltura in verticale

INSIDER

14 Cambiare la vita con la danza

Mirko Crocoli

LEADERSHIP

22 Le persone prima di tutto

Edoardo Prallini

COVER STORY

27 L’unione fa la forza

Edoardo Prallini

COMPRATE E MOLTIPLICATEVI

35 Pascolo libero per carne green

Maurizio Abbati

38 Uno sbarco al sapor di cioccolato

Matteo Calzaretta

IMPRESA IN NUMERI

40 Comprare per crescere

Lavinia Desi

SERVIZI

43 Guerra al caro energia

Carola Desimio

46 Democratizzare

la sicurezza informatica

Samuele Lazzero

48 Strategia legale fatta in casa

Lavinia Desi

50 Fare rete con il buono pasto

Matteo Calzaretta

52 Un’unica soluzione per tante possibilità

Andrea Salvadori

TRASFORMAZIONE DIGITALE

55 I falchi della sorveglianza

Maurizio Abbati

58 Logistica avanzata a portata di tutti

Elisa Serafini

60 La sanità approda nel metaverso

Carola Desimio

INCHIESTA

62 Le tante facce

dell’industria salernitana

Piera Anna Franini

6 SmallGiants | marzo 2023
Sommario
38 27 12
“Sostenibilità e innovazione, due leve che ci hanno permesso di crescere anno dopo anno”
14
Graziano Verdi, ceo di Italcer Group

Sommario

MODA E DESIGN

69 La qualità non è un optional

Giacomo Spotti

72 L’artista della camicia

Pasquale Sasso

74 Il mago delle sneakers

Giacomo Spotti

INDUSTRY

77 I signori del poliuretano

Matteo Sportelli

80 La salute vien crescendo

Piera Anna Franini

AGRIFOOD

83 Eccellenza fino all’ultimo chicco

Raffaella Galamini

86 Quattro generazioni di olio extra vergine

Fabiola Fiorentino

88 Nouvelle cuisine a quattro zampe

Andrea Salvadori

WOMEN FRIENDLY

91 Le acceleratrici del talento creativo

Carola Desimio

94 La via della seta passa in Calabria

Stefania Di Pietro

RICERCA

96 Il futuro è data driven

Carola Desimio

CULTURA

103 La Scala della ripresa

Piera Anna Franini

106 Il marketing non è l’unica fede

Roberto Pianta

RICERCA

108 South working per rilanciare l’Italia

Roberto Pianta

STARTUP

113 Nel magico mondo dell’innovazione

Roberto Pianta

118 La filiera Bella Dentro

Roberto Pianta

119 I mattoni del futuro

Samuele Lazzero

RUBRICHE

120 Le nuove frontiere del diritto

121 People first? Che non sia retorica

122 Gli strumenti di tutela patrimoniale

UFFICIO

124 La natura come modello

Valentina Lonati

LIBRI

130 Letture d’impresa

8 SmallGiants | marzo 2023
130
69 86 124

Settimana corta, l’Italia vuole provare

La settimana lavorativa di quattro giorni potrebbe arrivare anche in Italia. Perché a quanto pare fa bene: non solo non compromette l’economia delle aziende, ma migliora anche la produttività dei dipendenti. A confermarlo l’esperimento condotto nel Regno Unito che ha coinvolto 61 aziende e 2.900 lavoratori, realizzato tra giugno e dicembre 2022. Un successo, secondo i dati diffusi dai promotori. Il 92% delle imprese (56) ha deciso di continuare con la settimana corta, 18 hanno reso permanente il nuovo regime. “Questo momento è fondamentale per la transizione verso una settimana lavorativa di quattro giorni”, ha dichiarato Joe Ryle, direttore di 4 Day Week Campaign, la no profit che ha promosso l’iniziativa. “In molti settori diversi i risultati dimostrano che la settimana corta a parità di stipendio funziona. È di certo arrivato il momento di cominciare ad adottarla in tutto il paese”. La settimana lavorativa corta, sperimentata anche in Islanda, Spagna, Portogallo, Scozia, Belgio e Giappone, potrebbe presto arrivare in Italia. La Cisl ha accolto con entusiasmo la sperimentazione estera. Secondo Roberto Benaglia, segretario generale dei metalmeccanici della Fim, “dobbiamo aprire anche in Italia un confronto tra parti sociali nella stessa direzione”. Tra i principali vantaggi il sindacato sottolinea la maggiore flessibilità per la conciliazione

MARZO 2023 - NUMERO 4

Supplemento al volume 65, marzo 2023, di FORBES ITALIA registrazione presso il Tribunale di Milano al n°260 del 7 settembre 2017

Copia non vendibile separatamente

Editore

BFC Media spa - Via Melchiorre Gioia, 55 - 20144

Milano

Presidente

Denis Masetti

Amministratore delegato

Marco Forlani

Direttore responsabile

Alessandro Rossi

Executive editor

Edoardo Prallini

Contributor

Maurizio Abbati, Matteo Calzaretta, Massimiliano Carrà, Andrea Celesti, Mirko Crocoli, Lavinia Desi,

vita-lavoro e un aumento della produttività nell’orario lavorativo.

Si tratterebbe di un sistema non in contrasto con la competitività aziendale, ma un modello perfetto per stabilire nuovi equilibri e migliori risultati. Nel dettaglio, la proposta Fim Cisl consiste nel negoziare, soprattutto a livello aziendale, una forma di lavoro fatta di 4 parti di attività piena e 1/5 di riduzione d’orario. Per mettere in campo questo progetto, la Fim Cisl vorrebbe coinvolgere nei prossimi mesi alcuni grandi player del comparto dei metalmeccanici e avviare percorsi sperimentali. L’idea sarebbe di iniziare da pochi stabilimenti per capire la portata dell’intervento e le esigenze dei lavoratori. Man mano, andrebbe elaborata una formula su misura che tenga conto anche dei picchi di produzione delle imprese.

Carola Desimio, Stefania Di Pietro, Fabiola Fiorentino, Piera Anna Franini, Raffaella Galamini, Samuele Lazzero, Valentina Lonati, Matteo Marchetti, Matteo Novarini, Matteo Sportelli, Giacomo Spotti, Andrea Salvadori

Progetto grafico e impaginazione

Psychodesign - Milano

Direttore commerciale

Marco Bartolini - bartolini@bfcmedia.com

Sales director

Michele Gamba - gamba@bfcmedia.com

Project manager

Francesco Meloni - meloni@bfcmedia.com

Direttore marketing

Andrea Agostini - agostini@bfcmedia.com

Direttore Forbes Live Fabio Wilhelm Invidia - invidia@bfcmedia.com

STAMPA: Rotolito S.p.A. - Via Sondrio, 3 - 20096 Pioltello (Milano)

DISTRIBUZIONE ITALIA E ESTERO

Press - Di Distribuzione stampa e multimedia srl via Bianca di Savoia, 12 - 20122 Milano

GESTIONE ABBONAMENTI

Direct Channel Spa - via Mondadori, 1 20090 Segrate (Milano) – Tel. 02 49572012 abbonamenti.bfc@pressdi.it

Il costo di ciascun arretrato è di 8,00 euro Servizio Arretrati a cura di Press-di Distribuzione Stampa e Multimedia S.r.l. – 200090 Segrate (MI).

Per le Edicole richieste tramite sito: https://servizioarretrati.mondadori.it

Per Privati collezionisti richieste tramite email: collez@mondadori.it oppure tel.: 045.888.44.00 nei seguenti orari: lunedì-giovedì 9.00-12.15/13.45-17.00 venerdì 9.00-12.15/13.45-16.00 costo chiamata in base al proprio operatore, oppure fax a numero: 045.888.43.78

10 SmallGiants | marzo 2023 La notizia
PEFC/18-32-94 CertificatoPEFC Questoprodottoè realizzatoconmateria primadaforeste gestiteinmaniera sostenibileedafonti controllate www.pefc.it

Scopri il PIZZIUM più vicino a te!

Vieni a provare le nostre pizze regionali nella tua città.

T’aspettamm!

AGRICOLTURA IN VERTICALE

12 SmallGiants | marzo 2023
foto
La

Il vertical farming è il futuro dell’agroalimentare. Per individuare esempi sostenibili di agricoltura verticale non c’è bisogno di oltrepassare i nostri confini. In Brianza, a Cavenago, Planet Farms ha inaugurato la più grande vertical farm d’Europa. La startup fondata da Luca Travaglini e Daniele Benatoff ha raccolto un investimento di 17,5 milioni di euro da Unicredit. Fondi che Planet Farms investirà nella costruzione della sua seconda azienda agricola. Il nuovo impianto sorgerà a Cirimido, in provincia di Como, e sarà addirittura più esteso rispetto ai 10mila metri quadri di quello di Cavenago.

13 marzo 2023 | SmallGiants
foto
La

Cambiare la vita con la danza

Carolyn Smith, dance coach e personaggio televisivo, ha creato

Sensual Dance Fit, progetto al femminile per aiutare le donne a riacquistare autostima attraverso ballo ed esercizi di fitness

giorno. Ecco com’è nato tutto.

Un programma per sole donne concepito per aiutarle a ritrovare la propria sensualità e femminilità attraverso semplici passi di ballo e movimenti di fitness. Sensual Dance Fit nasce dall’idea di Carolyn Smith, nota dance coach internazionale e presidente di giuria dello show televisivo Ballando con le stelle del sabato sera, in onda su Rai Uno dal 2007.

Il progetto era partito per rispondere alle fatiche del suo percorso oncologico, per ritrovare se stessa, la sua femminilità, la coordinazione e la grazia che spettano ad ogni donna. Oggi Sensual Dance Fit è un’impresa con oltre 150 scuole, 10mila allieve in tutta Italia, un tasso di crescita dal 2019 ad oggi del 44% e nuove aperture previste nel mercato europeo. Dal progetto pilota lanciato nel 2016 assieme ai soci fondatori Tino Michielotto (imprenditore e ballerino, marito di Carolyn) e all’esperto di marketing Pietro Marchetti, il gruppo Sdf si è affermato in pochi anni in Italia e si è guadagnato lo status di “eccellenza" nel settore della danza.

Si parte da uno specchio ed una sedia.

10MILA ALLIEVE IN 150 SCUOLE IN TUTTA

ITALIA: “NE ABBIAMO APERTE TRE ANCHE IN SVIZZERA, PER IL FUTURO CI CONCENTREREMO SOPRATTUTTO SUL

MERCATO BRITANNICO”

Non occorre altro. Le prime coreografie pensate da Carolyn nel suo progetto embrionale sono apparse, subito, fonte inesauribile di nuove idee. Benefici immediati e tangibili, non solo a livello fisico, ma anche a livello emotivo e psicologico. Marilyn Monroe position, Vogue Passion, Flamenco Fire: tante le posizioni ed i passi di ballo, le braccia si muovono in armonia con lo sguardo puntato diritto verso l’immagine riflessa nello specchio.

Le allieve intraprendono, fin dall'inizio, un percorso fuori dagli schemi. Crescita e motivazione si vivono giorno per

Carolyn, dall’infanzia in Scozia alla corte della casa Reale Inglese. Qual è il suo primo approccio alla danza?

Posso dire che la danza sia nata con me. Mia madre, donna meravigliosa che mi ha sempre sostenuta, diceva che ero vivacissima sin da piccola. Lei lavorava per i reali britannici presso Clarence House. Sono cresciuta in una famiglia che amava la musica ed il ballo. Forse è anche per questo che sono stata invogliata verso una formazione di danza e sport. Le prime lezioni di danza iniziarono quando avevo solo 4 anni. Presto arrivarono le prime gare e le prime vittorie, prima in Gran Bretagna e poi in tutto il mondo.

Poi arriva il successo televisivo. L’approdo nel 2007 al format Ballando con le Stelle. Ti ricordi quel momento?

Ricevetti una telefonata dalla produzione. All'inizio pensai ad uno scherzo e chiusi il telefono bruscamente. Dovetti poi scusarmi per la brutta figura. Ancora mi viene da ridere per quella telefonata che mi ha portato ad essere per 17 anni la presidente di giuria del programma. Incredibile.

14 SmallGiants | marzo 2023 Insider
15 marzo
Insider
2023
|
SmallGiants Carolyn Smith, ballerina di origini inglesi e presidente di giuria a Ballando con le Stelle dal 2017

Contestualmente si fa vivo anche l’intruso, come lo ha chiamato lei più volte: la malattia.

L'arrivo della malattia mi ha creato numerosi problemi sia fisici che emotivi. Ma non potevo arrendermi e ho iniziato la mia battaglia. Fin dal primo momento sono stata convinta, e lo sono tutti’ora, che ogni donna ospiti dentro di sé un intruso: una relazione che non funziona bene, un lavoro stressante, difficoltà economiche, problemi di salute. Barriere ed inciampi a cui non è giusto dare troppo spazio: ogni donna ha diritto di liberarsene per ritrovare se stessa. Il mio messaggio di incoraggiamento consiste nel non abbattersi mai, non serve. E mai darsi per vinti. Io ho avuto la fortuna di avere accanto a me mio marito e tante persone care e speciali che mi hanno aiutato nella mia battaglia.

Passiamo alla Carolyn Smith imprenditrice. Sensual Dance Fit: come nasce il progetto?

Questo progetto è nato in origine per rispondere alle fatiche del mio percorso oncologico. Desideravo ritrovare me stessa, la mia femminilità, la coordinazione e la grazia che spettano ad ogni donna e, in particolare, ad una danzatrice. Dopo un lungo periodo di riflessione su quello che potevo fare per me stessa a seguito di un forzato e inaspettato stop, ho deciso di ritornare nel mio studio di ballo e l’idea ha preso forma. Dal 2015, quando ricevetti la prima diagnosi di tumore al seno, ero stata costretta ad un percorso di cure e riposo. Poi, nel dicembre del 2016, l’idea di creare qualcosa. Assieme a mio marito Tino Michelotto, imprenditore e ballerino, e all’esperto di marketing Pietro Marchetti abbiamo compreso il valore dell’idea. Così è nata la società: dopo un periodo dedicato ai test, ci rendiamo conto che il format poteva essere diffuso nelle scuole. Mi invento il nome. Tino e Pietro definiscono il modello di affiliazione. In particolare, Pietro crea il posizionamento e segue il lavoro di proposta alle scuole e di acquisizione delle allieve. Subito comprendiamo che la strada migliore è quella di creare un modello ad affiliazione coinvolgendo tante scuole sul territorio nazionale e rendendole a loro volta portavoce della missione. Nel 2017 si inizia con le prime cinque sedi italiane. Il successo è immediato

PER LE INSEGNANTI CORSI DI FORMAZIONE ANCHE IN MARKETING, GESTIONE FINANZE E LEADERSHIP

L’idea di voler condividere i primi risultati e di coinvolgere un primo gruppo di amiche padovane per provare con me le coreografie si è rivelata sorprendente, con effetti taumaturgici.

Quante scuole avete sul territorio nazionale? Quante allieve?

A quattro anni dalla fondazione, SDF conta oltre 150 scuole su tutto il territorio nazionale con più di 10mila allieve di ogni età. Le realtà di Sensual Dance Fit sono molteplici: dalla grande metropoli alla cittadina di provincia, dal nord al sud Italia, isole comprese. Inoltre siamo già in Svizzera, con tre scuole presenti che sono arrivate organicamente, non grazie ad una “spinta”. Per il futuro abbiamo deciso di focalizzare i nostri sforzi in Gran Bretagna, per via della lingua inglese: potrebbe essere il primo stato estero in cui effettuare dei test per comprendere come replicare questo format tenendo conto della cultura del territorio.

È prevista una specifica formazione per le insegnanti?

Secondo te la danza ha veramente tutto questo potenziale?

Lo sostengo da sempre: la danza si rivela un potentissimo guaritore capace di risolvere molte delle problematiche. Inizialmente avevo pensato di creare qualcosa ad hoc solo per me, tenendo conto delle difficoltà e dei limiti cui ero sottoposta.

Siamo una startup di eccellenza e desideriamo che le nostre insegnanti siano le prime a sperimentare il cambiamento. Per questo offriamo una formazione a 360 gradi che include, oltre alla danza, altre discipline quali marketing, comunicazione, gestione finanze e leadership. Titolari delle scuole e insegnanti entrano nell’impresa come professioniste indipendenti che decidono di sposare la missione

16 SmallGiants | marzo 2023 Insider
Carolyn Smith tra il marito Tino Michielotto (a sinistra) e l’esperto di marketing Pietro Marchetti

con la loro associazione o la propria partita iva. Sono responsabili di portare questo messaggio e la trasformazione di centinaia di donne nella loro zona. Quindi sì, sono imprenditrici, con una grande missione.

Come si articola la formazione?

Il format Sdf offre tutto quello che serve alle insegnanti. Ad esempio, il lavoro di marketing viene svolto dal Team per le insegnanti ogni trimestre. Nel nostro gruppo sono presenti esperti che le preparano, ad esempio, su come gestire i contatti che ricevono dalle nostre campagne online sui social, come creare partnership nella zona d’azione o come incentivare il passaparola. La nostra formazione avviene sia dal vivo, con tre appuntamenti annuali, sia con incontri online. Per ogni scuola, infatti, viene creata un’area riservata con decine e decine di ore di formazione di altissimo livello per portare la scuola al successo.

ed emotivo.

Il potere della sorellanza in Sensual Dance Fit è incredibile. Tra le nostre allieve sono presenti donne anche molto diverse tra loro. Un gruppo che si unisce e si supporta per un intento comune: riprendere ad amarsi. Dalla libera professionista, alla dipendente, alla casalinga. Alcune delle nostre insegnanti, dopo il successo dell'apertura di una prima scuola, si sono subito rivelate ottime imprenditrici e hanno voluto a loro volta contribuire all'apertura di nuove sedi, anche in città diverse dalla loro.

Obiettivi futuri?

Sensual Dance Fit è un progetto molto aperto all’innovazione e in continua evoluzione. Tra le idee più recenti, quella di continuare a far crescere la rivoluzione in Italia, espanderci all’estero, creare un ecosistema di prodotti connessi tra di loro e dedicati al mondo femminile e lanciare un’associazione no profit. Il mio sogno è di raggiungere più donne possibile nel mondo.

attività di impegno sociale?

Con il team Sdf stiamo lavorando ad un prossimo progetto collaterale legato ad un concetto solidale che abbiamo chiamato Dance for Oncology (D4O), una onlus che ha lo scopo di aiutare i pazienti oncologici attraverso il ballo. Tra i soci dell'associazione benefica partecipano anche imprenditori, medici e rappresentanti delle istituzioni.

C’è anche qualcosa riguardante la moda in questo progetto?

In questi ultimi mesi, assieme al mio team, ho proposto un primo prodotto di moda disegnato da me e dedicato a tutte quante le donne. La linea si chiama I am a woman first, traduzione inglese di ‘Sono una donna prima di tutto’. Abbiamo lanciato un capo inclusivo, dedicato a tutte le donne, senza alcuna distinzione. Una rivoluzione, direi, perché la maximaglia è realizzata in un'unica taglia, che può essere indossata da tutte le donne.

17 marzo 2023 | SmallGiants Insider
Tra le allieve ci sono donne anche molto diverse tra loro, dalla libera professionista alla dipendente e alla casalinga

LA SALUTE È UNA COSA SEMPLICE

Questa frase racconta la nostra storia, che nasce da un ideale: rendere semplici e accessibili i servizi dedicati alla prevenzione, portandoli dove le persone vivono e lavoravano seguendo un modello di sanità di prossimità .

TELEMEDICINA

Un modello digitale di servizi e strumenti per la refertazione specialistica.

GIORNATE DELLA SALUTE

Eventi dedicati a prevenzione e screening direttamente negli spazi della tua attività.

WELFARE AZIENDALE

Un servizio personalizzato per l’azienda in cui il benessere dei collaboratori è al primo posto.

TECHNOLOGY HEALTH SYSTEMS GROUP S.R.L.

Strada Ponte del Marchese 24, Vicenza – Italia Tel. 0444 327803 - info@thsgroup.eu thsgroup.eu

DAL FONDO UE PER GLI INVESTIMENTI

Pmi innovative e startup

Un miliardo di euro nel 2023

di crescita. Le risorse saranno erogate sotto forma di finanziamenti a fondo perduto. I bandi saranno gestiti dall’Eic che si occuperà di selezionare le imprese più promettenti che saranno supportate non solo attraverso finanziamenti. Le pmi selezionate – infatti – saranno seguite anche con un tutoraggio continuo e saranno poi inserite in un network di investitori.

L’UNIONE EUROPEA ha stanziato circa un miliardo di euro nel 2023 a favore di pmi e startup. L’obiettivo è quello di sostenere le aziende di piccole e medie dimensioni più innovative e con alto potenziale

LA PRODUZIONE CRESCE E L’OCCUPAZIONE AUMENTA

Gennaio positivo per l’economia manifatturiera italiana. La produzione è tornata a crescere, gli ordini sono diminuiti e il livello di occupazione è aumentato. Questo quanto registra l’indice destagionalizzato S&P Global Pmi del settore manifatturiero che a gennaio ha registrato 50,4%, in salita da 48,5% di dicembre. L’indice di gennaio è stato il migliore registrato da giugno: una crescita lieve che tuttavia pone fine a un semestre di risultati inferiori a

50%. "Ad inizio anno si è registrato un gradito ritorno alla crescita dell'economia terziaria italiana. Più che lo scenario di un mite inverno e gli effetti residui del rialzo post pandemico dell'attività di mercato, i timori di recessione dovrebbero in qualche modo essere mitigati dal modesto aumento della produzione e soprattutto dal forte incremento del volume di nuovi ordini”, commenta Paul Smith, economics director di S&P Market Intelligence.

Nello specifico i bandi saranno due: l’Eic Open e l’Eic Challenges, sui quali sono stati allocati rispettivamente 613 milioni e 525 miloni di euro per un totale che ammonta a circa 1.140 milioni di euro.

19 marzo 2023 | SmallGiants News
Migliorare, competere e creare occupazione sono gli obiettivi dei due bandi

RIVOLUZIONE GREEN Sostenibilità e performance Esg: un osservatorio a Napoli

primo grande osservatorio di sostenibilità per le piccole e medie imprese italiane. Lanciato da Kpmg e Tecno, l’osservatorio si

le imprese nel percorso di sostenibilità ma soprattutto di focalizzare l’attenzione sullo stato di salute delle pmi rispetto al processo di transizione

MILIONI DI EURO PER LA TRANSIZIONE ENERGETICA

University College London, ha l’obiettivo di trasferire alle imprese il valore della sostenibilità e l’importanza di comunicare le performance Esg.

PER UN’ECONOMIA ITALIANA DECARBONIZZATA e competitiva è fondamentale la transizione ecologica. Ed è proprio questa la direzione del nuovo accordo tra Gruppo Bei e Bnl Bnp Paribas, che prevede un plafond da 434 milioni di euro a sostegno della transizione ecologica delle imprese. Si tratta dell’operazione “Minerva 3”, che nello specifico vedrà il Fondo europeo per gli investimenti (FEI) prestare protezione su una tranche da 86.8 milioni di euro, con controgaranzia BEI, che consentirà a BNL di erogare nuovi finanziamenti a tasso agevolato. BNL BNP Paribas dedicherà almeno il 20% del plafond a investimenti delle pmi italiane che mirano a promuovere la produzione di energia verde, ridurre le emissioni di CO2 e migliorare l’efficienza energetica.

20 SmallGiants | marzo 2023 News
progetto di ricerca, presentato nella storica sede del Gruppo Tecno di Palazzo Ischitella e condotto in collaborazione con 434

EXPORT

RISCHIO DI CREDITO STABILE MA PEGGIORA QUELLO POLITICO

Secondo la Mappa dei Rischi 2023 di Sace, la debolezza del ciclo economico, l’incertezza politica, la crisi energetica e climatica segnalano uno stato di fragilità che rallenta l’economia globale e il commercio internazionale. “I rischi del credito, politici e climatici dialogano tra loro e vanno letti in maniera integrata, ma emerge con forza il messaggio che sostenibilità e transizione sono priorità imprescindibili”, ha commentato Alessandra Ricci, amministratore delegato di Sace.

“Peggiorano i rischi politici in un contesto globale fortemente polarizzato da elementi di natura geopolitica, in particolare nella componente di violenza politica; peggiorano i rischi climatici, migliorano gli indicatori di transizione energetica”, sottolinea Alessandro Terzulli, chief economist officer di Sace. Tra i mercati di opportunità: India, Vietnam, Emirati Arabi Uniti, Brasile e Messico. Maggiori criticità operative in Africa Subsahariana e approccio selettivo in Medio Oriente e Nord Africa.

Startup innovative, la spinta delle donne

Con un incremento del 40% in due anni, le start-up innovative femminili fanno sentire il proprio peso sul tessuto economico italiano: lo afferma una ricerca eseguita per l’Osservatorio sull’Imprenditorialità Femminile di UnionCamere, che evidenzia il crescente interesse per le giovani donne italiane verso il mondo dell’imprenditoria. A fine settembre 2022, in particolare, il numero di imprese innovative femminili risultava aumentato di 572 unità (circa 2mila totali) rispetto allo stesso mese del 2019, a dimostrazione di come i processi di digitalizzazione stiano influenzando in maniera ampia il mercato italiano. Oltre il 70% (1455 aziende) si sono impegnate nel campo dei servizi alle imprese. 306 le attività iniziate in ambito manifatturiero e 91, ossia il 4,6% del totale, nel commercio.

21 marzo 2023 | SmallGiants News
Alessandra Ricci, amministratore delegato di Sace

Le persone prima di tutto

Massimo De Iasi guida Socotec Italia ponendo attenzione al welfare, alla condivisione dei risultati e prediligendo una struttura a rete che coinvolga tutta l’organizzazione

Da un garage a un’azienda leader nel suo settore, con 600 dipendenti e più di 70 milioni di euro di fatturato nel 2022 - 100 in previsione per il 2023 con le controllate. Non è una storia proveniente dalla Silicon Valley, bensì dall’Irpinia, un territorio corrispondente approssimativamente alla provincia di Avellino. Un’area geografica in cui i percorsi di innovazione di prodotti, servizi e processi produttivi possono essere lenti. Dove fondare un’impresa, farla sopravvivere e renderla un punto di riferimento nel suo settore è complicato. Massimo De Iasi ce l’ha fatta. Ha fondato Dimms (azienda che si occupava di ispezioni e certificazioni per infrastrutture e ambiente) da giovane ingegnere neolaureato. Nel 2018 la francese Socotec, colosso da più di un miliardo di ricavi, l’ha integrata nel suo gruppo. Oggi De Iasi guida il gigante della sicurezza, protagonista della costruzione del ponte Genova San Giorgio, verso le sfide future in ambito Tic (testing, inspection and certification) e nel settore energetico, affidandosi ad una leadership solida e gentile.

NEL MODO DI VEDERE

LE COSE E DI GESTIRE

LE EMERGENZE: SOLO COSÌ PUOI VINCERE

LA CONCORRENZA IN UN MERCATO COMPETITIVO COME IL NOSTRO”

Nella busta paga a Natale 400 euro in più e una polizza per gli infortuni extra lavoro. Quanto è importante avere una relazione trasparente e inclusiva con i dipendenti?

Ho sempre visto l’azienda non come un insieme di attrezzature e macchinari, ma come una creatura vivente. Ho sempre guardato con estremo rispetto il lavoro dei miei dipendenti, dei manager, del board. Quindi mi sento obbligato a mantenere un profilo alto nei loro confronti.

Ciò che è stato fatto a Natale è un segnale

di coinvolgimento nei progetti futuri e di gratitudine per quelli passati. Abbiamo deciso di dare i 400 euro in busta paga a tutti, anche a chi era entrato nella famiglia Socotec da pochi giorni.

Qual è il suo modello di leadership?

Il mio desidero è sempre stato quello di creare una struttura amalgamata, che si sentisse parte delle scelte che prendo ogni giorno. Faccio sempre sharing di tutto ciò che riguarda l’azienda, a partire dai risultati finanziari. Esponiamo bilanci, progetti e problemi, qualora ce ne fossero. Mettiamo tutte le carte sul tavolo. Ho costruito l’azienda non su un modello piramidale, bensì con una struttura a rete. Nella rete ogni catena è fondamentale, ogni maglia deve essere saldamente intersecata all’altra. La struttura è sinergica soltanto se tutti i componenti sono totalmente coinvolti. Per questo è fondamentale condividere la propria leadership, non imporla.

Da un garage di Avellino a più di 70 milioni di fatturato. Qual è il segreto? Think different. Bisogna necessariamente differenziarsi dal modo comune di gestire, vedere e interpretare le cose. Quando

22 SmallGiants | marzo 2023 Leadership
“THINK DIFFERENT, DIFFERENZIARSI

fondi un’azienda e ti ritrovi in un mercato competitivo come quello del monitoraggio infrastrutturale, se non arrivi prima degli altri alle soluzioni vieni schiacciato dalla concorrenza e ti ritrovi a dover inseguire. È fondamentale pensare fuori dagli schemi e mettere sempre in dubbio se stessi. Ogni volta che prendo una decisione mi soffermo a pensare all’esatto opposto, in modo tale da capire se la mia è stata una scelta saggia o se altre strade potessero nascondere vantaggi.

La scelta più difficile e coraggiosa che ha preso?

Durante il periodo pre covid. La pandemia è iniziata in Italia a febbraio 2020: ricordo che nei primissimi giorni dell’anno stavo sciando e alla fine di ogni pista tiravo fuori dalla tasca il cellulare: prima controllavo l’app Ski Tracks, per controllare i parametri della mia sciata, poi l’aggiorna-

mento dei contagi in Cina, dove si stavano verificando i primissimi contagi. In quei giorni convocai una riunione con tutto il

board via Teams e decidemmo di organizzarci nel caso in cui l’epidemia fosse arrivata anche in Italia, con un piano per isolare il virus. Tutti sappiamo cosa è successo nei mesi successivi. Ebbene, la mia azienda non si è fermata un solo giorno, non abbiamo avuto nessuno contagio e grazie al piano che abbiamo messo in atto siamo rimasti operativi durante tutto il lockdown. In quei mesi lavoravamo anche su tre turni, persino di notte, per non mettere a rischio i dipendenti. Tra l’altro il 2020 è stato un periodo in cui i controlli sulle infrastrutture, soprattutto sulle autostrade, si erano intensificati, vista la drastica riduzione del flusso del traffico. I grandi concessionari, che hanno visto una società così pronta e performante in un periodo di crisi, hanno capito che potevano contare su di noi.

Con quale approccio gestite lo smart working in azienda? Cosa pensa di questa nuova modalità di lavoro?

Lavoriamo sulle grandi opere, quindi l’8590% del personale deve dirigersi direttamente sul posto e non può lavorare da remoto. Negli uffici, che pesano circa il 10%, stiamo dando l’opportunità di lavorare in smart working. Anche se ci sono alcune questioni che secondo me andrebbero gestite meglio, come le riunioni su Teams. Penso sia arrivato il momento di ridurre i

23 marzo 2023 | SmallGiants Leadership
Massimo De Iasi, ceo Socotec Italia, è uno sciatore appassionato: “Molte decisioni aziendali le ho prese sulla neve” Gli strumenti a disposizione di Socotec possono realizzare indagini geotecniche e geofisiche fino a 3mila metri di profondità

meeting che non hanno un oggetto preciso, a cui non segue un follow up, che non siano accompagnate dall’invio di un’agenda e che includano persone che non possono dare un contributo alla riunione. Un utilizzo inappropriato di questi strumenti può rivelarsi controproducente. Se non portano un valore all’azienda, non ha senso farli. Quindi ‘sì’ alle nuove modalità di lavoro, ma a patto che vengano utilizzate in maniera appropriata.

Qual è stato il momento più bello e importante della sua carriera?

Ce ne sono tanti. Io però non sono uno che ama guardarsi alle spalle. Potrei elencare tutti i contratti chiusi con successo negli anni passati, tutti i premi che abbiamo ricevuto e che mi rendono orgoglioso. Ma preferisco guardare solo ed esclusivamente avanti. Se mi volto indietro rischio di rallentare, o addirittura di inciampare. Per intenderci, il 2023 lo ritengo quasi chiuso: per me è un anno che ha già tutti i suoi presupposti, i suoi contratti e le sue vie segnate. Io sto già guardando più in là, al 2024 e al 2025.

Come affronta la giornata lavorativa?

Io lavoro come se ogni giorno fosse il primo e ho sempre una forte tensione quando vado in ufficio la mattina. Non mi sento mai completamente rilassato, sono teso e concentrato sugli obiettivi. Mi piace immaginare l’azienda come se fosse fatta di tanti piccoli, medi e grandi ingranaggi, sui quali io possa intervenire. La sfida è capire quali andare a muovere e ruotare, anche tra i più piccoli, per far sì che vengano innescati quelli più grandi. I am a fixer diceva Sergio Marchionne: ecco, io mi sento molto rappresentato da questa citazione. E confesso che penso 24 ore al giorno a come cambiare e migliorare le cose nella mia azienda, a quali piccoli ingranaggi toccare per fare i grandi cambiamenti.

Parliamo di Socotec: cosa vede nel futuro?

Abbiamo appena vinto il lavoro di monitoraggio ambientale di Argo-Cassiopea con Saipem, al largo del mediterraneo, in Sicilia. Per il resto stiamo trasferendo le nostre competenze al mondo dell’energia,

un settore importante non solo in relazione al conflitto russo-ucraino. Oggi il nostro Paese vuole e deve essere autonomo dal punto di vista energetico a prescindere. A parere mio dobbiamo esserlo contando sul green ma anche, ahimè, sul fossile, che è ancora oggi indispensabile per progettare un’indipendenza energetica. È impensabile credere che da un giorno all’altro il fossile non sia più una fonte energetica alla quale attingere.

Come sta cambiando il mondo Energy? Sta cambiando tanto. Noi stiamo lavorando in particolar modo su alcuni parchi eolici, sia in Italia che all’estero, nel Mare del nord. Quello che rammarica è vedere che la politica è ancora bloccata su questo tipo di processi e che in Italia non abbiamo una visione di lungo raggio. L’ultimo ad aver rappresentato questo tipo di personalità, almeno in ambito politico, è stato Enrico Mattei, simbolo della ripresa produttiva del Paese nel dopoguerra. Oggi vorrei dare una mano al Paese anche in questo senso. Mi definisco un fixer. Qualche idea su come cambiare le cose ce l’avrei.

24 SmallGiants | marzo 2023 Leadership
Un laboratorio mobile geotecnico realizzato in Israele
Trivellato S.p.A. Concessionaria Ufficiale di Vendita Mercedes-Benz www.trivellato.it Trivellato
@wearecostrand www.costrand.it +39 391 3569632 Costruire perdurare. General contractor Superbonus per Condominii

L’UNIONE FA LA FORZA

SETTE M&A IN SEI ANNI: ITALCER GROUP

DIVENTA L’HUB ITALIANO DELLA CERAMICA

PUNTANDO SU SOSTENIBILITÀ E INNOVAZIONE di Edoardo

27 marzo 2023 | SmallGiants
Prallini
GRAZIANO VERDI
Cover Story
CEO DI ITALCER GROUP

Iprimi sei mesi del 2022 sono stati il semestre più dinamico sul fronte M&A negli ultimi cinque anni. Certo, alcuni jumbo deal come quello di AtlantiaBlackstone-Edizione hanno inciso fortemente - basti pensare che quest’ultimo pesa più del 90% del valore totale del settore trasporti, logistica e viaggi. Tuttavia, negli oltre 2.400 miliardi di euro di fusioni e acquisizioni fotografate dall’analisi di McKinsey & Company, incidono anche operazioni più piccole, che raccontano una progressiva aggregazione di industrie volta a tutelare la filiera del made in Italy. Sulla scia di questo semestre record, ad ottobre 2022, Italcer Group annunciava l’acquisizione di Fondovalle, società specializzata nella produzione di grandi lastre, confermando la volontà di creare un hub italiano di design composto da aziende ceramiche alto di gamma.

Si tratta della settima acquisizione di un gruppo che, fondato a metà del 2017 da Alberto Forchielli, fondatore di Mindful Capital, e da Graziano Verdi, già presidente e amministratore delegato di Iris-Granitifiandre, Technogym e della conglomerata belga Koramic Holding, ha chiuso il 2022 con quasi 360 milioni di fatturato e un Ebitda di oltre 80 milioni di euro. “L’operazione con Fondovalle ci ha permesso di completare la gamma di prodotti nel settore delle pavimentazioni e dei rivestimenti di design in ceramica che vanno dal 5x5 centimetri fino appunto alle grandi lastre di 320x160 centimetri”, afferma Graziano Verdi. Un’acquisizione strategica che rafforza Italcer in un settore nel quale l’Italia, a sua volta, è leader nel mondo.

E che conferma quanto la crescita organica e quella per linee esterne facciano parte del dna del gruppo, sin da quando i due fondatori, l’8 maggio del 2017, hanno annunciato la prima acquisizione: “La Fabbrica Ceramiche, con sede a Castel Bolognese, è un’azienda specializzata nella produzione

28 SmallGiants | marzo 2023 Cover Story
Onice Iride, connubio tra fedeltà grafica e creatività per progetti di design unici di La Fabbrica-AVA, acquisita a maggio 2017

Decoro Komi Elegant Lodge interpreta la materia legno attraverso una scansione di linee verticali a contrasto, per nuove soluzioni a rivestimento. È prodotto da Fondovalle, settima acquisizione di Italcer

e vendita di ceramiche di design per pavi menti e rivestimenti, sia per interni che per esterni”. Il 3 agosto invece è la volta di Elios Ceramica, con sede a Fiorano Modenese e una forte tradizione manifatturiera. “Aveva delle tecnologie in azienda che permettevano di personalizzare molto le produzioni”, continua Verdi. “Gli impianti non erano così moderni, noi li abbiamo stravolti: abbiamo mantenuto il sapore dell’artigianalità, ma valorizzando l’aspetto tecnologico”. Il 18

ottobre dello stesso anno Italcer ha acquisito il marchio di bagni di lusso Devon&Devon: “Un brand che esporta in più di 80 Paesi al mondo, con una rete di boutique e rivenditori situati nelle capitali più importanti d’Europa, Stati Uniti, Russia, Medio Oriente, Cina e Australia. Inoltre l’acquisizione è stata strategica perché Devon&Devon è legata a molti designer e architetti di fama mondiale. Volevamo renderlo sempre di più un ponte tra quel mondo e le nostre superfici di de-

29 marzo 2023 | SmallGiants Cover Story
Green per principio
Il gruppo è arrivato primo tra le 100 eccellenze del Sustainability Award e fa parte della World Alliance for Efficient Solutions, l’Ong che promuove l’energia verde e aiuta i governi a raggiungere obiettivi Esg

sign”. Il 15 ottobre del 2018 Italcer acquisisce il 100% di Ceramica Rondine, fondata nel 1961 nell’area tra Reggio Emilia e Modena. Uno dei gruppi industriali più fiorenti del comparto, nonché tra i più attenti al rispetto per l’ambiente.

A guidare il progetto di acquisizioni del gruppo infatti ci sono due idee. Innanzitutto quella di realizzare significative sinergie a livello produttivo e commerciale in un settore che, per quanto fortemente competitivo a livello mondiale, era fino a qualche anno fa ancora caratterizzato da una forte frammentazione. In seconda istanza, quella di contraddistinguersi per l’impegno nelle sfide odierne quali, ad esempio, l’emergenza climatica e le mutate esigenze in generale degli stakeholder. “Il nostro gruppo utilizza oltre il 50% di materie riciclate. Abbiamo un sistema che permette di recuperare, all’interno del ciclo produttivo, lo scarto ceramico crudo e cotto. Non soltanto il nostro, ma anche quello del distretto che ci viene conferito”. Se a questo aggiungiamo la sostenibilità intrinseca al materiale ceramico, è facile comprendere per quale motivo Italcer, nel 2022, si sia aggiudicato il primo posto tra le 100 eccellenze italiane del Sustainability Award. “Siamo in grado oggi di utilizzare il 99,6% dell’intero flusso produttivo e quindi con scarti risibili. Italcer è inoltre la prima fabbrica nel comparto ad avere installato, nell’agosto 2021, una nuova pressa, dotata di soluzioni innovative per il circuito idraulico, al fine di ottimizzare e velocizzare ogni fase produttiva con il minor consumo di energia. E poi non dimentichiamo il cuore pulsante del nostro gruppo: i dipendenti e i nostri collaboratori".

Prima di questo riconoscimento, Italcer ha portato a termine altre tre acquisizioni. Nel 2020 ha acquisito il ramo dell’azienda Cedir, di Castel Bolognese, specializzata nelle superfici di design per esterni in due centimetri di spessore. A marzo 2021 è la

30 SmallGiants | marzo 2023
Cover Story
Norway Silk, sei tinte luminose che esprimono l’eleganza calda del legno in chiave nordica. È prodotta da Elios Ceramica

Ricerca e sviluppo sempre al centro Il gruppo utilizza oltre il 50% di materie riciclate: tra le punte di innovazione Advance, linea di design in grès porcellanato antivirale, antibatterico e antinquinante

volta di Equipe Cerámicas, azienda spagnola leader mondiale specializzata in piccoli formati. Nel settembre 2022 invece la settima acquisizione, Fondovalle: “A quel punto abbiamo quasi completato la gamma di prodotti disponibili sul mercato”, dichiara Graziano Verdi. Nel futuro, tuttavia, c’è ancora tanta strada da fare. “Vogliamo rinforzare in

nostri tre pilastri: le grandi lastre, l’extra small e i due centimetri di spessore per esterni. Riteniamo che l’essere diventati un punto di riferimento nell’ambito delle superfici di design non potrà che amplificare le opportunità di crescita”. E poi l’internazionalizzazione: “Abbiamo già ideato un impianto ipertecnologico ex novo negli Stati

Uniti. Dovremmo riuscire a sbarcare oltreoceano entro i prossimi due o tre anni. Guardiamo con attenzione anche alla quotazione in borsa: credo che possa avvenire entro la fine del corrente esercizio”.

Nel frattempo il gruppo consolida la crescita organica e affronta le sfide del presente. Prima tra tutte, quella del caro energia. La produzione ceramica è un’attività energivora: un gruppo leader nel settore, per altro primo al Sustainability Award, non può fare altro che investire sforzi e capitali nella riduzione dei consumi. “Siamo partiti cercando di lavorare sulla riduzione degli spessori. Meno spessore significa riduzione dell’utilizzo delle materie prime,

31 marzo 2023 | SmallGiants Cover Story
Con Daring, Rondine ha racchiuso nella propria proposta la morbidezza e la brillantezza superficiale del legno naturale. L’azienda, fondata nel 1961 tra Modena e Reggio Emilia, è stata acquisita dal gruppo Italcer nel 2018

del tempo necessario alla produzione e quindi del consumo. Abbiamo anche realizzato tre tetti fotovoltaici grazie ai quali produciamo oltre 2 megawattora. L’obiettivo è quello di arrivare in tempi rapidi a 10 sui 26 megawattora che utilizziamo di elettricità”.

Lo sguardo è sempre rivolto al domani: un leader di un grande gruppo non può compiacersi dei suoi traguardi e tantomeno accontentarsi. Deve sempre cercare il modo di impiegare le nuove tecnologie per arrivare per primo alle soluzioni, anticipando i tempi.

Per questo Italcer ha dedicato investimenti importanti in ricerca e sviluppo - se consideriamo design e sostenibilità, il gruppo finanzia quest’area con oltre 10 milioni di euro all’anno e sta valutando impianti per il biometano, rigassificatori, passando per il biogas e ad altre fonti di energia rinnova-

32 SmallGiants | marzo 2023
Cover Story
Per contrastare il caro energia il gruppo ha costruito tre tetti fotovoltaici che producono oltre 2 MWh: l’obiettivo è arrivare a 10 sui 26 che vengono utilizzati

bili. Un impegno che è valso a Italcer l’ingresso nella World Alliance for Efficient Solutions, l’Ong che promuove a livello mondiale l’energia verde e aiuta i governi a raggiungere i loro obiettivi Esg. Un network che riunisce oltre 4.000 membri tra startup, corporation, investitori e associazioni in più

di 40 Paesi. "Siamo onorati di essere entrati a far parte di un network così autorevole” commenta Verdi. “Nella World Alliance for Efficient Solutions ci confronteremo con realtà industriali e istituzionali con cui condividiamo l'obiettivo di offrire soluzioni concrete per un futuro sostenibile”.

Tuttavia l’impegno in ricerca e sviluppo di Italcer non ha ottenuto risultati soltanto in ambito di riduzione dei consumi e in soluzioni sostenibili. Nel 2019 Italcer ha depositato e ottenuto diversi brevetti con Advance, una linea di pavimenti e rivestimenti di design in grès porcellanato antivirale, antibatterico e antinquinante. Dopo alcuni mesi di test effettuati presso il Tile Council of North America, un’associazione di categoria americana dedicata all’ampliamento del mercato della ceramica di qualità, è stata confermata la capacità di questo materiale di eliminare il 100% dei coronavirus dopo sei ore di esposizione alla luce, nonché il 90% dopo soli 15 minuti e di combattere diverse tipologie di batteri da un minimo del 95% fino ad un massimo del 100% dopo otto ore di esposizione. “È una straordinaria innovazione di prodotto e di processo in un periodo storico come il nostro. Si pensi ad esempio all’utilizzo di pavimentazioni o rivestimenti di Advance all’interno di abitazioni, ospedali, scuole, hotel, bar o ristoranti: sulle superfici la diffusione di batteri come l’Escherichia Coli o lo Stafilococco Aureo, nonché di virus come i coronavirus stessi, potrebbe essere scongiurata”.

Oggi il gruppo è tra i leader in Italia e si colloca tra i primi dieci nel cluster internazionale nel comparto di riferimento. Un settore che in Italia impiega 20mila persone direttamente e più di 40mila attraverso l’indotto, con un giro d’affari che si aggira intorno ai sette miliardi di euro. Aver raggiunto questo obiettivo in appena cinque anni è un elemento degno di nota. Con 1.150 dipendenti, centinaia di progetti realizzati e oltre 10.000 clienti al mondo, Italcer continuerà il suo processo di espansione organica, per linee esterne, attraverso internazionalizzazione e investimenti in innovazione e sostenibilità, con gli stessi principi che l’hanno guidata fino ad oggi.

33 marzo 2023 | SmallGiants Cover Story

The British Chamber of Commerce for Italy

A VIBRANT INTERNATIONAL BUSINESS COMMUNITY

PROMOTING TRADE, TALENT AND INNOVATION SINCE 1904

www.britishchamber.it
MORE INFO

Pascolo libero per carne green

Produzione decentralizzata e allevamenti estensivi: così Pascol

Una startup che vuole rivoluzionare la filiera di produzione di carne bovina in Italia, con l’obiettivo di valorizzare piccole aziende agricole locali, minimizzare l’impatto ambientale e garantire al consumatore la possibilità

di acquistare un prodotto di provenienza certa, da bovini allevati al pascolo. Quello di Pascol è un progetto coraggioso, che guarda alle nuove esigenze del mercato. Lanciato nel luglio 2019 partendo dalla Valtellina, oggi coinvolge oltre 100 aziende agricole in dieci diverse regioni e ha migliaia di clienti in tutta Italia, sia privati

che business. L’idea è di Federico Romeri e Nicolò Lenoci, due giovani che allora erano appena usciti dall’università, come loro stessi ricordano, ma con una visione ben precisa: creare una filiera scalabile per la produzione e la distribuzione di carne bovina, con una value proposition distintiva rispetto ai player esistenti.

35 marzo 2023 | SmallGiants Comprate e moltiplicatevi
PASCOL • LOMBARDIA
ha creato una filiera che favorisce le piccole realtà e l’ambiente
Nicolò Lenoci (a sinistra) e Federico Romeri, cofondatori di Pascol

Comprate e moltiplicatevi

LE IMPRESE PRESENTI

NELLA RETE DI VENDITA

DI PASCOL POSSONO

PROPORSI ANCHE

AI GRANDI PLAYER, PORTANDO NELLA GDO

I LORO PRODOTTI

DI QUALITÀ E CREANDO

BENEFICI PER IL SUOLO

E PER L’ECOSISTEMA

Si comincia da un accordo con un’azienda della Valtellina e, com’è nelle corde di due giovani, il primo canale di distribuzione introdotto è il sito e-commerce, diretto al consumatore finale. Qui inizia la vera avventura, perché in poco tempo l’iniziativa suscita forte attenzione e diversi allevatori, partendo proprio dalla Lombardia, si fanno avanti per stringere una collaborazione. Oggi la selezione ha raggiunto Piemonte, Emilia, Marche, Trentino, Veneto, Val d’Aosta, Friuli e Toscana. I prodotti Pascol sono stati resi disponibili anche per distributori, ristoranti, macellerie e negozi di alimentari, in particolare in punti di vendita di prossimità. Si è formato un team zootecnico e agronomico a supporto delle aziende e viene esteso un disciplinare che regolamenta l’intera filiera dall’allevamento ai macelli, ai trasporti, fino alla distribuzione dei prodotti, per garantire controllo e trasparenza in tutte le fasi, che prevede, per quello che riguarda i bovini, libertà di pascolare, alimentazione controllata a base erba e fieno (minimo 70%) e integrazione cerealicola no ogm, con nessuna possibilità di ricorso ad antibiotici per cure preventive.

Ma come è arrivata l’intuizione che in questo particolare settore poteva esserci un nuovo spazio di mercato, considerate anche le attuali tendenze ispirate da

una alimentazione sempre più sostenibile e attenta all’impatto della filiera di produzione? A spiegarcelo è Federico Romeri, ceo e cofondatore di Pascol. Le filiere alimentari sono la prima causa di perdita della biodiversità ed è necessario adoperarsi per ristrutturarle. In particolare quella di carne bovina, che ha un impatto negativo sul piano ambientale e del benessere animale; per questo vogliamo creare una filiera scalabile, che possa be-

neficiare delle economie di scala, ma che al contempo consenta l’allevamento al pascolo e la valorizzazione delle piccole aziende agricole italiane. Riteniamo che non esista una scelta alimentare più sostenibile di altre in assoluto, ma vada legata alla contingenza del territorio in cui si vive e al rispetto della stagionalità.

L’85% della carne bovina in Europa viene oggi da allevamenti intensivi e il 50% di quella consumata in Italia arriva da altri

36 SmallGiants | marzo 2023

paesi. Spesso si fornisce un prodotto standard, senza valutarne gli impatti. Noi abbiamo voluto fare un’innovazione di processo puntando a una produzione decentralizzata che permette di fare allevamento estensivo, attraverso la selezione di aziende integrate con il territorio, dove il pascolo correttamente gestito può creare benefici per il suolo e l’ecosistema. Inoltre si tratta di aziende che da sole non sarebbero in grado di approcciare la grande distribu-

zione organizzata, mentre in questo modo possiamo proporci anche ai grandi player che operano a livello nazionale, con l’obiettivo di portare sul mercato con volumi industriali un prodotto di qualità, valorizzando le piccole realtà locali.

Il vostro sistema distributivo guarda ai grandi player ma anche ai piccoli consumatori.

Il sistema di vendita prevede da sempre

anche l’uso dell’e-commerce, che apre a chi intende acquistare piccole quantità per il consumo personale, ma la nostra distribuzione non è limitata a un singolo canale. La nostra proposta di valore è intrinseca alla qualità del prodotto e alla tipologia di filiera che abbiamo costruito. Vogliamo permettere a più persone possibile di mangiare carne targata Pascol, rendendole consapevoli che la loro scelta di acquisto valorizza un sistema di economia circolare, a vantaggio della filiera produttiva italiana, delle comunità locali e dell’ambiente.

Quali sono i prossimi passi per Pascol? L’intenzione è quella di proseguire in un processo di aggregazione delle aziende per raggiungere le 200 entro la fine di questo 2023. Puntiamo poi a sviluppare i nostri canali commerciali: ora siamo a 250 punti vendita e vorremmo arrivare a mille entro l’anno. Inoltre abbiamo iniziato a guardare al canale dei prodotti cotti. Stiamo anche facendo una Lca (Life cyclee assessment), ovvero un metodo strutturato e standardizzato a livello internazionale che permette di quantificare i potenziali impatti sull'ambiente e sulla salute umana, per ottimizzare ulteriormente l’impatto ambientale della filiera, educando al contempo al consumo corretto di carne. È in atto infine un aumento di capitale, aperto su Mamacrowd: si tratta della seconda campagna di raccolta in equity crowdfunding per Pascol, la prima chiusa in soli sette giorni nel 2021. L’intenzione è avere al nostro fianco tanti brand ambassador in grado di conferire più forza al marchio, in maniera tale da unire marketing, sviluppo commerciale e raccolta fondi. Oltre a diversi business angel, hanno già creduto nel nostro progetto investitori istituzionali di primo piano quali Azimut e Reti Televisive Italiane. Questo sarà il nostro quarto e ultimo aumento di capitale previsto e ci permetterà di arrivare a break even su base mensile entro la fine del 2023.

37 marzo 2023 | SmallGiants Comprate e moltiplicatevi
www.pascol.it

Uno sbarco al sapor di cioccolato

Accordo con Simest per lo sviluppo internazionale di Domori: il Polo del Gusto punta al Regno Unito

Continua la crescita del Polo del Gusto, sub-holding del Gruppo illy che riunisce marchi d'eccellenza dal mondo food & beverage. Procede anche grazie ad un accordo da tre milioni siglato con Simest e finalizzato al potenziamento del Gruppo. Le risorse che contribuiranno alla realizzazione dell’ambizioso piano di investimenti sono notevoli e l’obiettivo è chiaro: rafforzare i brand del cioccolato in Italia e nel mercato Uk. L’operazione vede Domori, marchio d’eccellenza del cioccolato, al centro e permetterà, grazie al coinvolgimento di Simest (società del gruppo Cassa depositi e prestiti per l’internazionalizzazione delle imprese italiane) di incrementare gli investimenti in capacità produttiva in Italia e Gran Bretagna.

La piemontese Domori ha fatto capolino nel mercato britannico già nel 2019 con l’acquisizione della società londinese Prestat Group, uno dei principali player attivi in Gran Bretagna nel settore del cioccolato premium nonché detentore dello status di fornitore ufficiale della Casa Reale Inglese, il Royal Warrant. Nel 2022 Prestat ha acquisito lo storico marchio inglese Rococo Chocolates - operazione seguita dalla ceo Micaela Illy. Partner del piano di investimenti per l’export di Domori anche il Fondo di venture capital (Fvc), un importante strumento agevolativo gestito in convenzione con il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.

“Il contesto nel quale è intervenuto Simest

è quello di un’acquisizione fatta solo qualche mese prima da parte di Prestat di un brand più giovane che è Rococo”, spiega Riccardo Illy, presidente del Polo del Gusto. “Inoltre consente di ottimizzare gli aspetti commerciali sia in Gran Bretagna, per quanto riguarda il B2B, sia per la vendita online, dove Rococo è particolarmente forte”.

Quali sono i risvolti che l’accordo avrà sul piano di crescita del gruppo nel mercato britannico?

Le aspettative che abbiamo in termini di sviluppo sono importanti, posso darle un dato di chiusura del 2022: Prestat ha chiuso in euro con 9,6 milioni di fatturato. In questo contesto l’operazione Simest ci aiuta a consolidare il patrimonio con l’en-

trata dell’aumento di capitale, rafforzandola da un punto di vista finanziario. L’operazione ci consente di consolidare sul piano produttivo e commerciale la sinergia fra le due società e poi di affrontare il prossimo quinquennio con una prospettiva di crescita importante.

In che modo i valori condivisi da Simest sposano i principi del Polo del Gusto? Simest, del Gruppo Cdp, interviene su imprese italiane che hanno investito all’estero, crede nella loro crescita sviluppata soprattutto nei Paesi stranieri a condizione che due attività rimangano concentrate in Italia: quella di sviluppo e quella di natura commerciale. Tutte le società del Polo del Gusto hanno intenzione di diventare globali

di Matteo Calzaretta
38 SmallGiants | marzo 2023 Comprate e moltiplicatevi
L’ACCORDO PERMETTERÀ DI FINANZIARE LO SVILUPPO COMMERCIALE OLTREMANICA ATTRAVERSO LA CONTROLLATA INGLESE PRESTAT GROUP E DI REALIZZARE NUOVI INVESTIMENTI PER RENDERE PIÙ EFFICIENTE LA PRODUZIONE
Riccardo Illy, presidente del Polo del Gusto

e alcune, come Damman e Domori, sono già presenti in decine di mercati. L’obiettivo è quello di raggiungere tutti quelli che hanno un potenziale interessante: entro una decina d’anni dovremmo essere in più di 100 o 150 mercati per consolidare la nostra ambizione di globalizzazione, mantenendo la testa e soprattutto la parte di ricerca e sviluppo in Italia. I valori sono affini a quelli di Simest, ci siamo trovati molto bene in tutte le fasi del negoziato e ci aspettiamo anche da parte loro uno stimolo e un contributo imprenditoriale per realizzare un piano vero e proprio.

Quanto incide il mercato britannico sul fatturato del Gruppo?

Direi che il mercato britannico incide quasi per il 10%. Quest’anno faremo più di 100 milioni di euro come fatturato aggregato, di conseguenza si attesterà intorno ad un valore di poco inferiore al 10%.

Come cambierà dopo l’accordo il posizionamento di Prestat e Domori nel mercato B2C?

Prevediamo di inaugurare diversi negozi

di Rococo Chocolates, che è il soggetto principale dell’intervento di Simest: si tratterà di sette negozi che verranno aperti nell’arco del piano. Contiamo di sviluppare ulteriormente la parte online di Rococo, ma soprattutto di portare le vendite online di Prestat, che oggi sono in proporzione molto più basse, a livello di Rococo. Ci aspettiamo che Prestat si dimostri un contributo importante per lo sviluppo delle vendite di Domori in Gran Bretagna e contiamo di entrare anche nell’Horeca.

Il piano di investimenti Simest sarà precursore in futuro di nuovi accordi con il Polo del Gusto?

Contiamo di sì, abbiamo dei negoziati in corso per l’altra grande società del Polo del Gusto, la Dammann Frères, che lo scorso anno ha superato i 40 milioni di fatturato. Se arriveremo a conclusione fra qualche mese avremo un secondo grande partner per un’altra società del Polo del Gusto. Puntiamo ad un'operazione mista: sia cessione di quote, sia aumento di capitale. Dammann sta affrontando l’investimento sul nuovo impianto industriale,

come sta facendo Domori, che nel corso del 2023 e del 2024 realizzerà tutta la parte produttiva della nuova fabbrica. L’operazione con questo partner finanziario consentirà alla Dammann di rinforzarsi patrimonialmente per affrontare a cuor leggero la costruzione del nuovo stabilimento.

Polo del Gusto come sinonimo di made in Italy: quali le previsioni del settore per l’anno corrente?

Sono convinto che i fattori di forza delle produzioni italiane, in particolare quelle di altissima qualità come il Polo del Gusto, passate le difficoltà della guerra in Ucraina, riprenderanno con uno slancio addirittura rinnovato. Spesso nei periodi di recessione il consumatore, dovendo rinunciare a fare investimenti più importanti, si accontenta del “piccolo lusso abbordabile”, che può essere rappresentato da un cibo di qualità superiore. Quindi in alcuni casi le recessioni hanno addirittura portato a un’accelerazione della crescita. Speriamo possa essere così anche nel 2023.

www.polodelgusto.com

39 marzo 2023 | SmallGiants Comprate e moltiplicatevi
POLO DEL GUSTO • FRIULI VENEZIA GIULIA Domori, prima a produrre un cioccolato con cacao Criollo (il più pregiato in assoluto), ha fatto capolino nel mercato britannico già nel 2019 acquisendo il gruppo Prestat

COMPRARE PER CRESCERE

Indipendentemente dal settore di appartenenza, le aziende italiane continuano a dimostrare una elevata capacità innovativa che pone loro sempre tra le prime scelte dei clienti internazionali, una grande vitalità che ha consentito di affrontare le crisi, sia quella pandemica che quella energetica, con risultati migliori rispetto alla media delle imprese europee. L’unica grande debolezza, ormai atavica, di questo ecosistema di eccellenze nazionali è ancora la dimensione, l’incapacità di crescere ed aggregarsi creando delle imprese sufficientemente forti da competere senza riserve contro i giganti inter-

nazionali in tutti i settori. Secondo Francesco Ferragina, presidente di Kon Group, principale operatore indipendente di M&A italiano e specializzato nel supporto ad operazioni di concentrazione (buy & build), “il mercato ha sempre maggiore bisogno di investitori qualificati e domestici che possano sfruttare le debolezze del sistema per consentire agli imprenditori che lo desiderano di accelerare la crescita aggregando tante realtà di piccole dimensioni e creando nuovi player di riferimento in ogni segmento dell’industria e dei servizi. La crescita della cultura finanziaria nei nostri imprenditori sta favorendo questi processi di concentrazione che spesso coinvolgono anche

investitori privati italiani organizzati nella forma di club deal che, essendo percepiti come indipendenti, hanno facilità di dialogo e, se opportunamente guidati, aiutano a superate il pregiudizio che talvolta ancora si incontra verso i private equity”.

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un fermento nell’M&A: nel 2022 ben 971 operazioni sul capitale di aziende italiane sono state concluse, con un aumento del 31% sul 2021: gli investitori domestici sono rimasti, anche per il 2022, i protagonisti del mercato M&A, essendo coinvolti nel 61% circa delle operazioni avvenute, mentre la restante parte (39%) ha visto coinvolti investitori esteri.

Un’analisi più approfondita delle operazioni di M&A realizzate nel 2022 evidenzia quali siano ritenuti dagli investitori i settori di punta del nostro paese, quelli che si ritengono più dinamici e con maggiore possibilità di sviluppo.

Tra i più interessanti si segnala quello dell’healthcare, che nonostante la difficoltà nel sostenere la nascita delle Ebp rispetto ad altri paesi europei, è oggetto di grande attenzione da parte dei fondi di private equity e degli operatori del settore grazie alle nostre eccellenze nei centri di ricerca. I primi, sotto le vesti di partner finanziari, interessati a creare grandi player tramite operazioni di aggregazione. I secondi, invece, interessati dalle opportunità di cre-

SmallGiants | marzo 2023 Impresa in numeri
40 Il mercato M&A dal 2016 2016 52 64 56 38 39 81 89 2017 2018 2019 2020 2021 2022 Valore dei Deal in miliardi
Nel 2022 oltre un’acquisizione su tre è stata realizzata da fondi di private equity, che hanno un ruolo sempre più importante nel consolidamento e nello sviluppo delle
aziende italiane

scita per vie esterne, esplorano la possibilità di acquisire target che siano in grado di ampliare il portafoglio prodotti o che possano aprire a nuovi mercati aumentando il bacino di utenti.

Operazioni di concentrazione sono in corso ormai da tempo nel life science & personal care: di particolare interesse tutti i servizi diagnostici e terapici che, grazie al funzionamento del nostro sistema sanitario, sono oggi estremamente frazionati in una pluralità di micro operatori. L'intenzione degli investitori è quella di creare o ingrandire le reti esistenti, anche a livello internazionale, così da usufruire di economie di scala e ampliare la possibilità di raccolta di dati su pazienti.

Molte aggregazioni e concentrazioni stanno iniziando a prendere forma anche nel settore manifatturiero; in particolare quello del tessile-moda, con lo sviluppo di poli produttivi italiani e con l’incremento della presenza di grandi gruppi esteri in Italia.

Ne sono un esempio l’ingresso di Cucinelli nel capitale del Lanificio Cariaggi; di Cristian Dior in Artlab, specializzato in stampe e rifinizioni manuali su pelle; di Chanel in FashionArt, pelletteria artigianale; di Golden Goose nel suo principale fornitore Italian Fashion Team, e le acquisizioni concluse da Gruppo Florence, controllato dai fondi di investimento Vam Investment, Italmobiliare e Fondo Italiano d’Investimento, ma ancora Whitebridge e DBAG che ha di recente acquisito Metalworks. Infine, risulta doveroso citare il settore dei macchinari e prodotti industriali che, anche se meno noto, si conferma nel 2022 fiore all’occhiello dell’Italia, tanto da riguardare ben 235 deal, ovvero il 24% del totale. La performance è trainata dal crescente interesse proveniente da paesi Europei e Stati Uniti, confermando i trend di nearshoring e friendshoring dovuti agli avvenimenti di storia recente, come la pandemia da Covid-19 o la guerra Russo-

I SETTORI DI PUNTA PER GLI M&A IN ITALIA SONO L’HEALTHCARE, IL LIFE SCIENCE E LA MANIFATTURA

Ucraina e i contestuali problemi di approvvigionamento che ne sono derivati. Anche questo settore, grazie alle eccellenze che lo caratterizzano, si conferma particolarmente attraente per il private equity che anche in quest’ambito risulta essere protagonista indiscusso con 86 operazioni concluse.

Nel complesso, nel 2022, i fondi di private equity hanno visto una crescita significativa della loro presenza sul mercato, confermando il loro ruolo fondamentale nel consolidamento e nello sviluppo delle aziende italiane. Oltre un’acquisizione su tre è stata realizzata da questo tipo di fondi (347 per l’esattezza), per un controvalore di 62,4 miliardi di euro, ovvero circa il 70% dell’intero volume generato dal mercato M&A nel corso dell’anno.

Rimane importante sottolineare che la presenza di operatori finanziari come private equity, venture capital o club deal non debba essere considerata come un ulteriore forma di concorrenza agli operatori industriali o di settore, bensì come un’opportunità per la crescita. Di fatti, è sempre più diffusa tra gli imprenditori la volontà di coinvolgere operatori finanziari, i quali, grazie alle loro conoscenze specifiche, vengono considerati dei veri e propri volani per la crescita. Ma altrettanto spesso sono gli stessi imprenditori che hanno ceduto parte del capitale delle proprie aziende che desiderano reinvestire in economia reale e cercano iniziative in cui possano fornire il proprio contributo di esperienza.

41 marzo 2023 | SmallGiants Impresa in numeri
Francesco Ferragina, presidente di Kon Group

More To Explore Va e a

Un break nel cuore del mediterraneo.

Malta, un arcipelago dalle mille sfaccettature e una cultura millenaria.

Paesaggi mozzafiato, 7.000 anni di storia e 3 siti Patrimonio UNESCO, tra i quali la vibrante capitale Valletta.

Scarica le guide e ascolta i podcast di VisitMalta

GUERRA

AL CARO ENERGIA

Intesa tra Generali e Sace per la rateizzazione delle bollette: “Vogliamo supportare le imprese e garantire continuità operativa”

43 marzo 2023 | SmallGiants
Servizi

Il caro energia è la grande sfida che il nostro sistema economico, già provato dagli effetti della pandemia, sta affrontando e affronterà nel prossimo futuro. Una situazione che grava su imprese e famiglie e che ha determinato un incremento del costo di molti beni di consumo e un tasso di inflazione in progressivo aumento. Circostanze che, in un sistema produttivo già messo a dura prova dagli effetti del Covid-19, rischiano di generare ripercussioni importanti sulle imprese e di conseguenza sull’intero scenario economico del nostro Paese. Le prospettive di una ripresa post-pandemica hanno su-

bito un brusco arresto a inizio 2022 con lo scoppiare della guerra Russia-Ucraina e il conseguente shock energetico. In Italia sono almeno 120.000 le imprese che rischierebbero di chiudere i battenti a causa del costo dell’energia, ormai difficile da sostenere. Il segmento più esposto alle conseguenze dell’attuale situazione geopolitica è quello delle aziende di piccole e medie dimensioni. Secondo quanto riportato dal rapporto Cerved Pmi 2022, l’indice di rischio potrebbe salire portando le piccole e medie imprese sane a ridursi dall’attuale 46,7% al 35,7%; quelle esposte a rischio invece potrebbero crescere dal 5,7% al 7,5% e quelle vulnerabili dal 13,9% al 20,8%. Anche i fatturati potreb-

bero subire contrazioni in media dell’1%. Una situazione che potrebbe generare reazioni a catena dai gravi effetti, soprattutto per quei settori ad alta dipendenza dal gas e dall’energia.

Affermare che le Pmi rappresentano la colonna portante dell’economia italiana è quasi scontato considerando che rappresentano il 95% delle 4,4 milioni di imprese attive in Italia. È infatti indubbio il ruolo cardinale che queste rivestono nel sistema paese, dal momento che danno lavoro a circa 7,3 milioni di persone e contribuiscono a portare le eccellenze e le specificità dei nostri territori nel mondo. In un contesto del genere diventa dunque prioritario individuare delle soluzioni che

44 SmallGiants | marzo 2023 Servizi

contribuiscano a sostenerle concretamente. È proprio con l’obiettivo di sorreggere le aziende di piccole e medie dimensioni e contenere i gravi effetti legati all’aumento delle forniture energetiche che Generali ha aderito alla garanzia di Sace per la dilazione delle bollette fino a 24 mesi, che potrà arrivare fino a 36 mesi nell’ambito del decreto Aiuti Quater. Una convenzione che vede in prima linea il colosso assicurativo e la contro garantita dallo stato a sostegno dell’economia reale. Nello specifico l’intesa prevede la possibilità di rateizzare i pagamenti delle bollette energetiche per le pmi che ne avranno i requisiti. Sace garantirà il 90% delle coperture assicurative cauzionali emesse da Generali in favore delle imprese consumatrici di energia elettrica e gas naturale. Alla Convenzione ha aderito anche Cattolica Assicurazioni, società del Gruppo Generali.

“Generali vuole essere partner di vita anche per il sistema produttivo italiano. Supportare il mondo delle imprese, con un’attenzione particolare alle Pmi, è infatti parte integrante del nostro business”, afferma Massimo Monacelli, general manager di Generali Italia. Un’iniziativa che testimonia l’impegno di Generali nel sostenere il tessuto economico nazionale e che si inserisce in un più ampio piano che vede il leone di Trieste in prima linea nel favorire la nascita, lo sviluppo e l’irrobustimento delle Pmi. “Questo accordo con Sace si inserisce nella nostra strategia di essere l’assicuratore di riferimento delle aziende e per rispondere al meglio alle esigenze in continua evoluzione dei nostri clienti e di tutti gli stakeholder”.

D’altra parte, ancora una volta il gruppo assicurativo finanziario controllato al 100% dal Mef si schiera dalla parte delle Pmi. Sace infatti ha messo in campo diverse soluzioni per arginare il forte aumento dei costi energetici, offrendo la possibilità di dilazionare il pagamento delle fatture ma anche coprendo il rischio di mancato pagamento. “Insieme a Generali, noi di Sace confermiamo il nostro impegno al fianco delle imprese italiane”, ha commentato Alessandra Sbardella, responsabile reinsurance di Sace. “Grazie a un’ampia gamma di strumenti e soluzioni siamo oggi più che mai vicini alle imprese,

IN

ITALIA SONO ALMENO

120MILA LE IMPRESE

CHE RISCHIEREBBERO

DI CHIUDERE I BATTENTI

A CAUSA DEI COSTI

ENERGETICI: QUESTA

SOLUZIONE OFFRE LA POSSIBILITÀ ANCHE

DI COPRIRE IL RISCHIO

DI MANCATO PAGAMENTO

soprattutto le Pmi, in linea con gli obiettivi del Piano Industriale Insieme 2025, per fornire un supporto concreto a fronteggiare il caro energia e assicurare continuità alle loro attività economiche”. Già attraverso Garanzia Italia, lo strumento emergenziale

per le imprese colpite da covid-19, complessivamente, da aprile 2020 al 30 giugno 2022 Sace ha garantito 42 miliardi di euro su circa 6.400 richieste ricevute. Ancora, nell’ambito del Green New Deal, attraverso le Garanzie Green, Sace ha concluso quasi 230 operazioni per un totale di circa 6 miliardi di contratti e investimenti garantiti.

Un esempio di collaborazione tra pubblico e privato per un obiettivo comune. Salvare le migliori energie imprenditoriali italiane, offrire un sostegno concreto, aiutarle a superare questo momento caratterizzato da grande complessità e incertezza. Sostenerle nelle grandi sfide del futuro: digitalizzazione, sostenibilità, innovazione, internazionalizzazione. Questo l’obiettivo da raggiungere, la sfida che il nostro Paese deve vincere per affrontare le turbolenze, uscire dalla tempesta a testa alta e riprendere il percorso di crescita.

45 marzo 2023 | SmallGiants Servizi
GENERALI ITALIA
Massimo Monacelli, general manager di Generali Italia

la sicurezza informatica

Anche le Pmi possono difendersi dagli hacker con soluzioni accessibili:

più consapevolezza”, dice il cco di DuskRise

L’Italia è tra i paesi al mondo più colpiti dagli hacker. 120 milioni di dispositivi connessi attivi, 3 milioni di attacchi al giorno e il 97% delle violazioni informatiche che dipendono da errori umani. È proprio da questi numeri che nasce la missione di PuntoCyber, il nuovo brand di DuskRise, una società internazionale che offre servizi di cyber threat intelligence e strumenti di sicurezza informatica alle aziende e agli enti governativi. E Punto Cyber vuole rivolgere la sua attenzione non tanto ai grandi enti bensì, alle piccole e medie imprese.

Agli small giants, che diversamente da quanto accade nelle grandi imprese, spesso non hanno risorse economiche tali da potersi permettere stuoli di cybersecurity specialist o centri di sicurezza informatica in house. Pertanto in queste aziende il tasso di vulnerabilità agli attacchi informaticiche comunque non è eliminabile al 100% - è proporzionalmente più elevato rispetto alle sorelle più grandi. Questo potrebbe procurare molteplici danni alle imprese e ai malcapitati imprenditori finiti nel mirino, spesso vittime di estorsione di ingenti somme di denaro. E poi non si possono ignorare gli obblighi imposti dalla normativa comunitaria la quale, attraverso la Direttiva sulla sicurezza delle reti e dei sistemi informativi dell’Unione Europea (Nis) e il Regolamento europeo, richiede di comunicare all'autorità competente

qualsiasi incidente di sicurezza, di tenere conto degli sviluppi tecnologici considerando i rischi dei propri sistemi, di adottare misure appropriate per rendere sicure le proprie reti e i sistemi informatici e, in ultima istanza, di adottare misure e tecniche

adeguate a prevenire incidenti di sicurezza o minimizzarne l’impatto. Pertanto, fra costo dei professionisti, blocco dei sistemi informatici, sanzioni, danno d’immagine e diminuzione dei ricavi, secondo il report Cost of a data breach di IBM, in Italia il costo medio per ogni violazione dei dati è stato, nell’anno passato, pari a 3,4 milioni di euro.

“PuntoCyber vuole diventare un punto di riferimento in un panorama aziendale sempre più minacciato da agenti esterni”, afferma Fernando Di Luca, chief commercial officer e general manager di DuskRise. “Si propone di fornire gli strumenti alle Pmi italiane per prevenire questo genere di attacchi che, in alcuni casi, possono comportare conseguenze gravissime e senza via d’uscita. La nostra missione è di portare avanti con questo progetto un’opera di democratizzazione della sicurezza informatica, rendendo più semplice ed eco-

di Samuele Lazzero
46 SmallGiants | marzo 2023 Servizi Democratizzare
PUNTO CYBER VUOLE CREARE IL PRIMO NETWORK AL MONDO DI CYBERSECURITY, ATTRAVERSO UNA RETE DI CENTRI ATTIVI SUL TERRITORIO CHE EROGHINO SERVIZI DI MONITORAGGIO E DIFESA DEI CLIENTI
“Serve
Gli strumenti offerti da Punto Cyber sono accompagnati dalla supervisione di un gruppo di analisi

nomico l'accesso a strumenti sofisticati di monitoraggio e difesa”.

Mettere a disposizione delle Pmi strumenti e competenze professionali all’avanguardia non può che essere un’aspirazione pregevole. Tuttavia l’obiettivo non è facile da raggiungere: alcuni imprenditori sono ancora disinteressati verso un tema che sembra toccarli solo tangenzialmente:

“Sicuramente, in primo luogo, è necessario che gli imprenditori non ancora particolarmente sensibili al tema inizino ad esserlo, che diventino realmente consapevoli dei rischi che corrono”, prosegue Di Luca. “Al fine di sensibilizzare il più possibile sul tema e di rendere capillare il nostro intervento, ci siamo posti come obiettivo primario quello di creare il primo network al mondo di cybersecurity ambassadors certificati da DuskRise, attraverso lo sviluppo di una rete di centri sul territorio che eroghino servizi di monito-

raggio e difesa. In pratica vogliamo coinvolgere un gran numero di partner, che già si occupano di informatica e che sposano la nostra missione. Questi partner, aderendo all’iniziativa, possono utilizzare il nostro marchio: gli forniamo gratuitamente tutti gli strumenti necessari per offrire servizi di monitoraggio cyber ai propri clienti, compresi supporto tecnico, formazione, documentazione e altri servizi correlati, sempre garantendo economicità ed efficienza. Ad oggi, siamo già pienamente operativi con alcuni centri affiliati e stiamo incrementando notevolmente il numero”.

Buoni intenti ma anche soluzioni concrete: “Offriamo due tipi di servizi”, precisa Di Luca. “Il primo, Cyber Check-up in 24h, è una sorta di istantanea che ti informa se hai subito, stai subendo o rischi di subire attacchi informatici. La nostra piattaforma fornisce un documento con

informazioni dettagliate nelle seguenti aree: e-mail e password rubate, analisi delle vulnerabilità, investigazione dei rischi, investigazione dei social. Il secondo, invece, Sorveglianza Cyber, è un servizio di monitoraggio di domini web e credenziali. Si tratta di uno strumento efficace che aiuta a respingere le minacce di attacchi hacker. Il tutto sotto la supervisione di un gruppo di analisi e del motore di intelligenza artificiale all'avanguardia della piattaforma DuskRise”.

Ciò che viene proposto da PuntoCyber rappresenta un’ottima opportunità per tutti i soggetti coinvolti: da un lato i centri cyber certificati aderenti al network ottengono un profitto dai servizi che offrono, dall’altro le piccole e medie imprese possono, con un impegno di spesa relativamente modesto, monitorare ed eventualmente cercare di porre prontamente rimedio agli attacchi informatici subiti.

47 marzo 2023 | SmallGiants Servizi
DUSKRISE
Fernando Di Luca, chief commercial officer e general manager di DuskRise

Strategia legale fatta in casa

In2Law, società del gruppo Deloitte, vuole rendere la figura del legal manager accessibile anche alle piccole medie imprese

Una gestione efficace degli affari legali in azienda è una linea strategica di primaria importanza, soprattutto se pensiamo alle aziende di piccole e medie dimensioni che hanno potenziale e voglia di crescere. Avere chiari gli obiettivi da raggiungere, capire su cosa vale la pena investire e quali sono i rischi da prevenire sono solo alcuni degli elementi su cui bisogna lavorare per rendere un’azienda più competitiva. Ed è in questo senso che lavora il legal manager, figura per molto tempo sottovalutata ma fondamentale per orientarsi nella complessità globale e nella dimensione nazionale e internazionale, oltre che per gestire al meglio la sfera globale e normativa. Ne abbiamo parlato con Sibilla Ricciardi, ceo di In2law, società del gruppo Deloitte che supporta realtà di diverse dimensioni e settori nell’ottimizzazione dell’ecosistema legale.

Come nasce In2Law?

In2Law nasce con l’idea che nel complesso mondo delle aziende la competitività passi anche attraverso le strategie legali, che devono essere necessariamente interne.

Il consulente legale tradizionale ha la capacità di affrontare le tematiche giuridiche in modo approfondito e verticale ma non può avere la visione integrale dell’azienda.

Il legal manager, che noi chiamiamo In2Lawyer, è un soggetto che vivendo all’interno dell’azienda ha la capacità di intuire quali

IL GIURISTA D’IMPRESA

È UNA SORTA DI MEDICO

DI FAMIGLIA IN AZIENDA: CONOSCE TUTTI I PUNTI DEBOLI DEL PAZIENTE E SA

INDIVIDUARE GLI ACCORGIMENTI PER FAR FUNZIONARE LA MACCHINA AL MEGLIO

sono le necessità affinché il business diventi sempre più competitivo.

Cos'è il legal manager e in che modo si differenzia dalla tradizionale professione dell'avvocato?

L’In2Lawyer è un legal manager che ha avuto un’esperienza lunga nell’impresa e che ha deciso di non restare in un contesto aziendale, bensì di lavorare su progetti e per più clienti. Una figura che porta con sé un background aziendale ma allo stesso tempo ha le competenze legali per gestire situazioni anche complesse. La differenza è quella tra il cardiochirurgo e il medico di famiglia. L’avvocato è il cardiochirurgo, ha la capacità di vedere il problema giuridico, di sezionarlo e trovare le migliori soluzioni da un punto di vista del diritto. Il giurista d’impresa è il medico di famiglia, conosce tutti i punti deboli del paziente ed è in grado di individuare gli accorgi-

menti per far funzionare la macchina al meglio. Il legal manager ha una grande conoscenza del business e dell’industry e riesce a fare da ponte tra le tecnicalità dell’avvocato e le necessità dell’azienda.

Qual è il vostro obiettivo?

La figura del legal manager in Italia spesso non è presente in azienda per questione di costi, dato che strutturare un ufficio legale interno è molto costoso. La nostra ambizione è quella di poter dare alle pmi la possibilità di avere degli In2Lawyer che possano svolgere questo ruolo in maniera non così strutturata e per il tempo necessario.

Qual è il vostro settore di riferimento? Noi crediamo molto nel tessuto delle pmi e nasciamo proprio con lo spirito di voler dare alle aziende di piccole e medie dimensioni un pezzetto in più per crescere, oltre all’opportunità di costruire una strategia legale dall’interno. Le nostre pmi sono quelle in crescita, che vogliono fare un salto. Il settore private è il nostro settore di riferimento.

Com’è strutturata la vostra attività?

Quando arriviamo in un’azienda dove non c’è un ufficio legale facciamo un primo giro di lavoro con il ceo e il cfo per capire quali sono le tematiche e le priorità, quali sono gli studi legali di riferimento, come ottimizzare la tipologia di supporto che c’è e magari internalizzare alcune cose. Una volta che si ha un quadro chiaro, si decide insieme all’imprenditore qual è la

48 SmallGiants | marzo 2023 Servizi

tipologia di supporto migliore, cercando di fare un match tra l’In2Lawyer e l’azienda e individuando persone che vengono dalla stessa industry. Poi ricerchiamo delle affinità culturali. Pensiamo fortemente che lavorare con persone affini sia produttivo e sicuramente più piacevole. Non basta solo la competenza ma ci vuole anche una vicinanza di approccio.

Andando più nello specifico, quali sono le azioni concrete su cui vi concentrate?

Capire quali sono le priorità legali all’interno dell’azienda. Su cosa vale la pena investire e cosa si può mettere in secondo piano, dunque prioritizzare. Poi razionalizzare. Un legal manager sa capire dove il lavoro viene duplicato, dove si possono implementare processi di semplificazione interna

per velocizzare il lavoro. Ancora, mettere in sicurezza. A volte l’imprenditore non ha la capacità di vedere alcuni rischi. Poi sicuramente acquisire competitività. Se i processi legali sono efficienti, diminuiscono i contenziosi e i rischi economici.

In che modo le nuove tecnologie impattano sulla vostra attività?

Le nuove tecnologie sono fondamentali. Sono quelle che ci permettono di lavorare sui grandi numeri e fare una forte razionalizzazione, velocizzando tutti i processi. La cosa per me più affascinante è che attraverso i dati possiamo essere molto più efficaci in qualsiasi implementazione. La tecnologia ci porta da un lato a velocizzare e razionalizzare, ma ci porta ad avere anche nell’ambito legal un approccio numerico e data driven che può migliorare

moltissimo l’efficienza dell’azienda e guidare le scelte di business.

Com’è cambiata nel tempo la figura del legal manager?

Una volta si parlava del giurista d’impresa un po’ come del passacarte, che si limitava a fare da filtro tra lo studio legale esterno e l’azienda. In realtà la figura ha avuto una fortissima evoluzione. Ora si tende a internalizzare sempre di più le richieste. Nelle realtà grandi si sono creati proprio dei team di specializzazione, ci sono aziende che fanno addirittura l’M&A in casa. Nelle pmi questo ancora non c’è, noi speriamo di portare un po’ di consapevolezza sul fatto che la funzione legale è accanto al business per renderlo più competitivo e portare valore, sull’esempio degli uffici legali interni delle grandi multinazionali.

49 marzo 2023 | SmallGiants Servizi
DELOITTE
Sibilla Ricciardi, ceo di In2law

Fare rete con il buono pasto

La cultura del lavoro sta cambiando: Edenred aiuta le imprese con proposte come il ticket restaurant e le piattaforme di welfare

Secondo una recente stima dell’Istat ad oggi in Italia le aziende che ricorrono a misure di welfare a vario livello sono circa il 70%. Leader nel settore è Edenred, azienda che nel 1962 introdusse i buoni pasto sul mercato francese e, grazie al suo speciale ecosistema catalizzatore di business, nel 1976 arrivò anche in Italia. Nel 2023 sono quasi un milione le aziende che in 45 Paesi nel mondo hanno scelto di affidarsi a questa società, con oltre 50 milioni di beneficiari e due milioni di partner affiliati. In Italia l’ecosistema coinvolge oltre 2,5 milioni di beneficiari, 100mila aziende clienti e 150mila partner convenzionati. Edenred mostra senza dubbio numeri incoraggianti per il welfare, che negli ultimi anni ha dimostrato di non essere più appannaggio solo delle grandi realtà, ma anche delle pmi, in un momento difficile caratterizzato da incertezza, carovita e inflazione.

“Parliamo di welfare aziendale in tutte le sue forme, dal buono pasto alle grandi piattaforme del settore”, fanno sapere da Edenred Italia. Senza dubbio uno strumento in costante evoluzione che cambia in base ai bisogni delle persone: è questo il suo più grande valore. Molte volte si pensa che il welfare possa abbracciare solo grandi aziende, ma non è più così. Anzi, si tratta di uno strumento facile e veloce per le piccole e piccolissime imprese, che oggi costituiscono il tessuto imprenditoriale italiano.

I fringe benefit, che consistono in buoni acquisto utilizzabili per spesa, carburante, shopping e elettrodomestici disponibili in

forma cartacea o elettronica, da questo punto di vista, nell’ultimo periodo hanno dimostrato tutta la loro efficacia grazie alla loro flessibilità, alla velocità di attivazione e all’ampia spendibilità. La cultura del lavoro e la percezione del valore sociale del welfare stanno cambiando nel mondo delle Pmi. Come emerge dai dati, sono aziende in cui i dipendenti spesso hanno avuto difficoltà a mantenere un equilibrio tra vita privata e lavorativa: proprio in questo contesto si inserisce il welfare aziendale a 360 gradi, abbracciando i nuovi bisogni delle persone.

La normativa ha favorito il settore negli ultimi anni, mediante l’introduzione di una serie di cambiamenti per spingere il

di Matteo Calzaretta
50 SmallGiants | marzo 2023 Servizi
SI PENSA
I FRINGE BENEFIT RIGUARDINO SOLO LE GRANDI AZIENDE, MA NON È COSÌ: SONO ACCESSIBILI ANCHE A QUELLE PIÙ PICCOLE
SPESSO
CHE

welfare all’interno delle industrie. Il governo ha riconosciuto il suo forte valore nel supportare le famiglie. Lo testimoniano infatti i provvedimenti attuati nell’ultimo anno: a partire dal Decreto Ucraina del 2022, che prevedeva che il datore di lavoro potesse erogare a favore di ciascun lavoratore dipendente fino a un valore di 200 euro per i buoni benzina, che si aggiungono on top a un valore di 258,23 euro per l'insieme degli altri fringe benefit, prorogato anche all’anno corrente con il Decreto Trasparenza dello scorso 15 gennaio 2023. Emanato nel corso del 2022 anche il Decreto Aiuti Quater: il governo Meloni ha infatti innalzato a 3mila euro la soglia esentasse dei fringe benefit per il 2022, dopo un primo aumento a 600 euro con il Decreto Aiuti Bis. Un ventaglio di condizioni favorevoli che stanno promuovendo una diffusione capillare del welfare sul territorio italiano con l’auspicio che si arrivi

a una stabilizzazione del ruolo dei fringe in un’ottica di welfare a 360 gradi. Cresce sempre di più la consapevolezza dell’importanza del benessere delle persone. E di pari passo cresce anche l'attenzione verso le tematiche di sostenibilità, con la conseguente implementazione di piani di welfare in grado di promuovere comportamenti virtuosi dal punto di vista sociale. Edenred Italia si impegna a ridurre le emissioni di co2 dei propri buoni pasto e compensa le emissioni rimanenti: i ticket restaurant emessi nel 2022 sono infatti carbon neutral. Le emissioni generate dalla produzione, dalla distribuzione e dall’utilizzo dei buoni pasto del 2022, sono state compensate attraverso il supporto alla realizzazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili in Paesi emergenti.

Il Gruppo ha inoltre aderito all’iniziativa Sbti (Science based target initiative), impegnandosi a raggiungere il net zero entro

il 2050. Importanti passi sono già stati fatti: le emissioni di gas serra degli uffici Edenred nel 2022 sono state del 46% inferiori rispetto al 2017, anno di riferimento. In aggiunta, tutte le soluzioni Edenred Italia possono essere inserite all'interno dei bilanci di sostenibilità delle aziende. Nel corso degli ultimi 40 anni il buono pasto è diventato parte integrante del patrimonio sociale della pausa pranzo e ha acquisito una forte valenza socio-economica, in grado di far evolvere gli stili alimentari e sostenere l'economia locale. Il buono pasto ha portato benefici a tutti gli attori del sistema: alle aziende che ottimizzano i costi e aumentano la produttività, alle famiglie che ottengono un sostegno al loro potere di acquisto e al territorio, in cui incentiva i consumi. L'uso dei ticket restaurant è, dunque, un mezzo fondamentale per la ripartenza dell'economia, uno strumento flessibile che si adatta alle nuove abitudini e modalità di lavoro.

51 marzo 2023 | SmallGiants Servizi
EDENRED
Il benessere dei lavoratori è al centro della politica di Edenred

Un’unica soluzione per tante possibilità

Piattaforma per gestire tutti i progetti Web3.0 da un solo ambiente, Bcode avvia la commercializzazione su larga scala

Bcode, attiva nel settore della blockchain nata nel 2021 come spinoff del Politecnico di Milano, diventa grande e avvia la commercializzazione su larga scala dei suoi servizi business to business. Dopo un primo biennio dedicato allo sviluppo della tecnologia proprietaria e al suo continuo e costante assestamento grazie ai test condotti con alcuni clienti, la realtà high tech che permette alle aziende di gestire tutta l’operatività legata ai progetti Web3 da un unico ambiente e senza utilizzare criptovalute è pronta ora ad avviare la fase di sell out del suo prodotto di punta.

“Già oggi lavoriamo con un portafoglio di aziende di settori molto trasversali, dal food all’abbigliamento, dall’hotellerie al ticketing e ai brand delle aste online. Ora è arrivato il momento di avviare la fase di commercializzazione, forti di un bilancio già a break even e con la prospettiva nel 2023 di quintuplicare il giro d’affari. D’altronde la domanda di soluzioni Web3 è molto sostenuta ma l’offerta sul mercato ancora scarseggia, tanto che sino a oggi sono state le stesse aziende a cercarci. Secondo alcune stime, a livello internazionale il valore del Web3 passerà dai 12 miliardi di dollari del 2022 ad addirittura quota 1.600 miliardi del 2030, con una crescita esponenziale che neanche il primo internet è stato in grado di raggiungere in così poco tempo. Il passaggio al Web3 sarà molto rapido, nel giro del prossimo quin-

quennio tante aziende lo adotteranno anche in Italia, sarà inevitabile”, spiega Andrea Ciliberti, ceo di Bcode nonché socio della startup insieme a un pool di docenti e ricercatori del Politecnico e dell’Osservatorio Blockchain dello stesso ateneo e a un team di imprenditori e manager di lungo corso (il cio Walter Alessandro, l’head of business development Luca Alessandro e Stefano Sana). Le prospettive di sviluppo del business per Bcode sono dunque particolarmente positive: “Anche perché

di Andrea Salvadori
52 SmallGiants | marzo 2023 Servizi
IL SOFTWARE
È PRONTO ALL’USO E ACCESSIBILE SIA ALLE AZIENDE SIA AI PROFESSIONISTI. INOLTRE NON RICHIEDE LA SCRITTURA DI UNA SOLA RIGA DI CODICE
BSM
Andrea Ciliberti, ceo, e Luca Alessandro, head of business development di Bcode

il nostro modello commerciale, fondato sulla sottoscrizione di un abbonamento per l’utilizzo annuale del software, è ricorrente, ripetitivo e offre dunque un’ulteriore garanzia dell’incremento verticale del fatturato. Anche per questa ragione ci stiamo muovendo per raccogliere nuovi capitali, in modo da poter sostenere e accelerare la crescita in modo ancora più rapido”. Bcode, aggiunge l’head of business development Luca Alessandro, “sta scalando velocemente il mercato anche grazie a nuovi accordi stretti con aziende leader su tutto il territorio nazionale. Di recente è stata ad esempio siglata una partnership strategica con OmniaDoc, la società guidata dall’amministratore delegato Andrea Conson attiva nel settore della gestione dei documenti e dei dati”.

La startup opera con un team di sviluppo interno nella prototipazione rapida, in grado di mettere a terra velocemente le richieste che arrivano dal mercato, potendo contare su un forte know how sia tecnologico sia manageriale, rappresentato sia nella gestione dell’azienda sia della compagine sociale. “Siamo in grado di rendere semplice quello che appare ai più molto

complesso e difficile da gestire”, prosegue Andrea Ciliberti. “Il nostro software Bsm, Blockchain system management, è infatti una piattaforma accessibile e pronta all’uso che aiuta le aziende e i professionisti a creare e gestire i progetti blockchain da un unico ambiente in modo semplice ed efficace, senza dover scrivere una riga di codice. Penso alla notarizzazione dei dati e alla creazione di token non fungibili (Nft) utili per use case molto trasversali tra loro: dalla certificazione del possesso di un diritto su un bene fisico o virtuale, alla gestione di eventi tramite ticketing in formato Nft, o di membership e loyalty program sempre tramite Nft”. La piattaforma no code di Bcode “fornisce così una risposta a un’esigenza sempre più diffusa in quel mondo di non tecnici che necessitano di utilizzare la tecnologia blockchain attraverso soluzioni pronte all’uso, senza doversi interfacciare necessariamente con società intermediarie”.

Tre le ultime attività realizzate da Bcode, il pass Nft Poap per Casa Sanremo è stato creato, anche in collaborazione con AtlanticMoon, con lo scopo di certificare la partecipazione alla casa ufficiale dell’ultima

edizione del festival della canzone italiana. Una sorta di biglietto digitale che da un lato ha sostituito il ticket fisico, con un grado di sicurezza maggiore garantita all’acquirente rispetto al tagliando cartaceo, e dall’altro è stato in grado di combinare l’aspetto collezionistico a quello utilitaristico. Grazie a Bcode, i brand possono inoltre gestire le proprie community tramite Nft con logiche di engagement e gaming, disponendo in questo modo di una nuova ed efficace leva di marketing.

Il progetto Bcode per sua natura non sarà confinato al Bel Paese. “Siamo nati per essere internazionali, con un prodotto scalabile e pronto ad essere utilizzato ovunque e in tempi rapidi. Già quest’anno contiamo di aprire una sede negli Stati Uniti, un mercato fondamentale perché ci garantirà subito quella dimensione globale che un business come il nostro necessita per spiccare il volo. Tra l’altro, stiamo lavorando per definire accordi di integrazione con altri importanti software, operazioni che ci permetteranno di accelerare ancora di più la dimensione internazionale di Bcode”. www.bcode.cloud

53 marzo 2023 | SmallGiants Servizi
BCODE • LOMBARDIA

Produciamo una ampia gamma di accessori e fissaggi per impianti fotovoltaici. La produzione interna e la gestione automatica del magazzino ci consentono un

Da oltre trent’anni progettiamo e produciamo accessori per la climatizzazione e il mercato fotovoltaico, per il ricambio dell’aria e la ventilazione, in coerenza con i nostri principi basati sull’idea che l’attività economica possa sempre più passare da un concetto di valore di azienda ad azienda di valore. Abbracciamo il concetto di sostenibilità multidimensionale dove lo sviluppo economico viene accompagnato da una sostenibilità sociale ed ambientale con l’obiettivo comune di coinvolgere tutti gli stakeholder garantendo alti standard di servizio al cliente.

PRODUTTORI DI ACCESSORI MADE IN ITALY PER IL CONDIZIONAMENTO, IL RICAMBIO DELL’ARIA E LA VENTILAZIONE

DESIGN AND TECHNOLOGY FOR INNOVATION
S.p.A. Società Benefit
dell’Industria, 2/4 Z.I. San Giacomo di Veglia 31029 Vittorio Veneto (Treviso) - Tel +39 0438.500044 - Fax +39 0438.501516 www.tecnosystemi.com 800 904474 GUARDA IL VIDEO ISTITUZIONALE DESIGN & TECHNOLOGY INNOVATION
Tecnosystemi
Via
MADE IN ITALY Società Benefit

Trasformazione digitale

I FALCHI DELLA SORVEGLIANZA

Amped sviluppa tecnologie per migliorare l’autenticazione di video e foto per i principali laboratori forensi al mondo

55 marzo 2023 | SmallGiants

Trasformazione digitale

Utilizzare le tecnologie più innovative per incrementare l’efficienza e la precisione dei sistemi di sicurezza da mettere a disposizione delle forze dell’ordine. È questo il focus di Amped Software, una software house italiana fondata nel 2008 con quartier generale a Trieste e una sede a New York. L’azienda sviluppa tecnologie a supporto delle analisi di video e immagini ad uso investigativo e forense, operando in 100 paesi dove affianca più di 1.200 organizzazioni tra forze dell’ordine e agenzie governative, contando su un team di 34 persone con diversa expertise, fra cui ex personale militare, ex funzionari delle forze dell'ordine ed esperti nell'analisi di immagini e video.

Fondatore e attuale ceo di Amped, a cui si deve l’intuizione del valore di un simile software, è Martino Jerian, laureato in ingegneria elettronica all'Università di Trieste con una tesi sull'elaborazione di immagini in ambito forense, per affiancare i Ris di Parma nella loro operatività. È iniziato da qui un percorso fatto di progettazione e implementazione di quattro diverse tipologie di software oggi all’avanguardia. L'analisi del video, spiega Jerian, richiede conoscenza profonda del metodo scientifico da applicare per decifrare un atto criminoso. La tecnologia introdotta da Amped è un supporto che va ad amplificare e rendere più nitidi i fotogrammi. Un approccio scientifico su cui si fonda il messaggio di Jerian, impegnato in iniziative di sensibilizzazione sia verso le istituzioni dell’Unione Europea che verso gli Stati membri sui rischi e le opportunità generate dalla videosorveglianza.

Quali sono le principali sfide legate all’analisi di immagini e filmati?

La videosorveglianza svolge un ruolo cardine: lo dimostrano gli articoli scientifici e

OPERA IN 100 PAESI E AFFIANCA PIÙ DI

1.200

di cronaca. Se prestiamo attenzione al telegiornale, ogni servizio che riguardi atti criminosi termina con ‘le forze dell’ordine stanno analizzando i video estratti dalle telecamere di videosorveglianza della zona’. Si tratta della fonte di prova più pervasiva e utile non solo a identificare i colpevoli, ma anche a tracciare le dinamiche di un evento. Secondo uno studio della polizia

ferroviaria inglese su 250mila casi la videosorveglianza era disponibile in quasi metà di essi e utile in due terzi dei casi in cui era presente. Nessun altro tipo di fonte di prova è altrettanto disponibile e utile alle indagini. Bisogna anche tenere conto che non sono solo le immagini e i filmati della videosorveglianza ad essere utilizzati in ambito forense o investigativo, ma anche altre prove fotografiche quali quelle acquisite dai cellulari o scaricate da social media, nonché le telecamere indossate dalle forze dell’ordine, le foto della scena del crimine, i droni e ogni strumento capace di riprendere un fatto. Purtroppo le fonti di prova non sono sempre trattate in maniera rigorosa come avviene per il Dna o per le impronte digitali. Svolgere un’analisi tecnica richiede anche nella videosorveglianza una formazione e un approccio scientifico basato su specifiche metodologie. Spesso partiamo dal presupposto errato che un’immagine sappiamo vederla. E i rischi sono tangibili:

56 SmallGiants | marzo 2023
L’AZIENDA
ORGANIZZAZIONI
E AGENZIE GOVERNATIVE, CONTANDO
DIVERSA
TRA FORZE DELL’ORDINE
SU UN TEAM DI 34 PERSONE CON
EXPERTISE
Martino Jerian, fondatore e ceo di Amped

la pervasività e l’efficacia delle fonti di prova video-fotografiche fanno sì che queste possano, se usate male, lasciare a piede libero un criminale o accusare un innocente sulla base di un’analisi non scientifica di un filmato. Non solo: in molti casi interi elementi probatori potrebbero essere annullati in sede di dibattito in Tribunale. La formazione quindi è un elemento cardine da tenere presente. Al proposito abbiamo preparato un manuale raggruppando i principi chiave che regolano la corretta analisi di video e immagini che presenteremo il 24 maggio al Parlamento Europeo.

L’intelligenza artificiale si sta facendo spazio anche nel campo in cui operate.

Qual è la vostra posizione?

Si tratta di una tecnologia non ancora sufficientemente affidabile, che non può

diventare l’unica soluzione da adottare durante un’indagine: allenare un algoritmo a riprodurre determinati risultati può essere fuorviante e depistare gli investigatori. Detto questo, può essere impiegata in specifiche situazioni, ma con la dovuta cautela e dopo una formazione estensiva che renda l’analista - che ha sempre e comunque la responsabilità della decisione finale - conscio dei limiti e dei preconcetti che essa può portare.

A chi si rivolge il vostro software? Noi siamo noti soprattutto per Amped Five (che sta per Forensic image and video enhancement), utilizzato dai laboratori specializzati delle forze dell’ordine in tutto il mondo. Col tempo abbiamo elaborato una tecnologia pensata per personale non esperto: da qui è nato Amped Replay, che per-

mette alle unità operative e territoriali delle forze dell’ordine di visualizzare, analizzare e presentare in modo facile e veloce fonti di prova multimediali. Grazie ad Amped Replay anche agenti non specializzati in ambito video-fotografico possono convertire e riprodurre filmati dai formati proprietari di videosorveglianza, applicare miglioramenti di base e aggiungere annotazioni alle immagini nelle indagini, senza coinvolgere i laboratori centrali per attività di routine. Uno strumento che abbiamo donato anche alla Questura di Trieste, grazie a un progetto avvallato dalla Regione Friuli-Venezia Giulia e dalla prefettura. In alcuni paesi si è già diffuso su larga scala: spero che altri seguano questo esempio al fine di migliorare l’operato delle forze dell’ordine e garantire maggiore sicurezza. www.ampedsoftware.com

57 marzo 2023 | SmallGiants Trasformazione digitale
AMPED • FRIULI VENEZIA GIULIA

Logistica avanzata a portata di tutti

Jugo, app che semplifica la spedizione di pacchi, supera la fase di sperimentazione: oggi è molto utilizzata nel micro retail

Jugo, l’app mobile nata in Italia con l’obiettivo di semplificare la spedizione di pacchi, cresce e punta a trasformarsi in un ecosistema per la logistica semplificata, accessibile a tutti. Jugo è basata su una tecnologia che permette, attraverso lo scatto di una foto, di identificare il packaging necessario alla spedizione di un oggetto e poter selezionare il partner di spedizione più adatto, potendo contare su un network di operatori nazionali ed internazionali che forniscono scontistiche ad hoc per gli utenti.

Dopo una prima fase di sperimentazione e di validazione del prodotto sul mercato, Jugo ha raggiunto le metriche di marketing auspicate: oltre 5.000 download e 3.500 utenti ricorrenti che inviano, in media, tra i 4 e i 5 pacchi al giorno. Jugo è stata scelta da moltissimi soggetti attivi nel campo del micro retail: piccoli negozi ed e-commerce troppo piccoli per rientrare nella logistica (e nel pricing) rivolto alle medie e grandi aziende, ma con necessità quotidiane di spedizione.

Il settore delle spedizioni è in forte crescita in tutto il mondo e in Italia, dove, secondo i dati dell’Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano, rielaborati da Liuc Business School, il fatturato del settore è cresciuto, dal 2019 al 2020, di oltre il 70%. Le spedizioni sono cresciute anche grazie al potenziamento e alla crescita di e-commerce, un settore che nel 2014 valeva 14 miliardi di euro e nel

2022 ha raggiunto i 48 miliardi di euro, con un incremento del 20% rispetto al 2021, secondo i dati dell’Osservatorio ECommerce del Politecnico di Milano e di Netcomm.

Oggi Jugo, che ha lo status di società benefit, si appresta a lanciare una nuova campagna di acquisizione utenti e sta sviluppando un innovativo sistema di logistica “partecipata”: gli utenti dell’applicazione possono diventare essi stessi dei piccoli centri di smistamento, per conto terzi, ricevendo, in cambio, degli sconti sulle consegne. Uno scenario che integra i trend del commercio digitale e dello scambio di beni, con quello della gig economy e dell’autoimprenditorialità. Marco Angelucci, cto e chief of digital marketing di Jugo, racconta il futuro dell’app.

Come sono nate le nuove features dell’applicazione Jugo?

Le implementazioni più innovative sono nate soprattutto grazie al feedback dei clienti. Una delle primissime richieste che

abbiamo ricevuto è stata quella di diventare un punto di smistamento e di spedizione. Abbiamo valutato la proposta ed effettivamente si trattava di un’opportunità reciproca. Questo progetto abilita gli utenti a diventare punti attivi di una spedizione, permettendo loro di poter effettuare spedizioni per conto di altri: amici, conoscenti, parenti. Questa permette di promuovere la brand awareness dell’applicazione e ampliare la rete di Jugo.

Da quali profili è composta la platea di utenti che desiderano effettuare microspedizioni per conto di altri?

Prevalentemente si tratta di piccoli retail, negozi che hanno spazio da dedicare e che uniscono la loro attività principale con questa attività secondaria. Per loro è un’opportunità perché possono beneficiare di sconti speciali su ogni spedizione effettuata. Inoltre hanno la possibilità di sviluppare servizi per la loro rete.

Quali trend vedete nel settore delle spedizioni?

Il trend di crescita non è cambiato, la campagna marketing che abbiamo fatto alla fine del 2022 ha dato delle conferme rispetto a quello che ci aspettavamo: esiste un mondo molto ampio, fatto di microspedizioni, composto da persone che hanno bisogno di fare piccole spedizioni, soprattutto si tratta di liberi professionisti, piccoli retail o e-commerce. Il mondo a cui ci rivogliamo oggi non trova spazi contrattuali con i grossi spedizioneri. Al piccolo e-

58 SmallGiants | marzo 2023 Trasformazione digitale LA STARTUP VUOLE LANCIARE UNA NUOVA CAMPAGNA DI ACQUISIZIONE UTENTI E STA SVILUPPANDO UN INNOVATIVO SISTEMA DI LOGISTICA DEFINITA ‘PARTECIPATA’

Trasformazione digitale

commerce risultano inaccessibili le tariffe rivolte alla grandi aziende. Con Jugo i piccoli retail possono quindi accedere a tariffe in linea e in concorrenza con quelle che possono ottenere le aziende mediograndi.

Jugo ha in programma di sviluppare implementazioni web per l’e-commerce. Di cosa si tratta?

Siamo stati contattati da diversi e-commerce e sviluppatori di app che non lavorano direttamente nel settore delle spedizioni, ma nella vendita e nello scambio. Questi soggetti ci hanno chiesto di poter fornire ai propri utenti un servizio di spedizione con le caratteristiche offerte da Jugo. Il servizio prevede la possibilità, per chi acquista e vende, di scegliere il corriere di riferimento per quella specifica vendita o scambio. Questa attività rientra all’interno della nostra filosofia, che è quella di aprire il più possibile Jugo e i suoi servizi a terzi.

Come sarà implementato il percorso di abilitazione delle integrazioni con ecommerce e soggetti terzi?

Prima di tutto ci stiamo occupando di sviluppare collezioni di Api da esporre su altre applicazioni e che saranno utilizzate per realizzare estensioni per le più comuni piattaforme di e-commerce. Il servizio di Jugo diventerà così disponibile in fase di checkout per il cliente dello store: sarà quindi l’utente finale a scegliere il servizio di spedizione che preferisce. Questo servizio è molto innovativo, perché oggi nessun player lo offre nella stessa modalità. Esistono già diversi plugin che permettono di collegare il proprio store tramite Api ai servizi dei corrieri, ma nessuno di questi offre il collegamento diretto insieme a un sistema di tariffe. Ad oggi questi servizi possono essere collegati solo a contratti tra il merchant e i singoli corrieri.

Quale sarà il futuro di Jugo?

Tutte le novità che stiamo sviluppando ci permetteranno di estendere ancora di più la rete dei nostri utenti e trasformarla in una vera e propria community. E sarà proprio questa comunità il motore di ogni futura evoluzione. www.jugo-spedizioni.it

59 marzo 2023 | SmallGiants
JUGO • EMILIA ROMAGNA Quattro o cinque al giorno: questa la frequenza con cui gli oltre 3.500 utenti Jugo inviano i pacchi

La sanità approda nel metaverso

La maggior parte delle imprese usa già Xr, blockchain e M-worlds. Risultati? Costi ridotti e accessibilità alle cure

Pur essendo il metaverso un concetto relativamente giovane e su cui alberga ancora molto scetticismo, ormai il suo enorme potenziale è quasi universalmente riconosciuto. In una fase embrionale è stato associato soprattutto all’intrattenimento. Ma se lo pensiamo come unicamente legato al mondo del gaming e dello svago ci sbagliamo di grosso. Formazione professionale, medicina, turismo, shopping sono solo alcuni dei settori in cui il metaverso sta investendo, definendo una serie di nuove opportunità in particolare nel mondo dell’assistenza sanitaria, settore che sta subendo una trasformazione radicale. La tecnologia del metaverso ha infatti permesso a un numero sempre maggiore di aziende che operano nel campo dell’imaging medico e chirurgico, della salute mentale e della formazione medica di fare investimenti con ottimi ritorni.

Questo ha determinato profonde trasformazioni nel campo dell’assistenza sanitaria. Stando a quanto si legge nell’ultimo studio di Boston Consulting Group The Healt Care Metaverse Is More Than a Virtual Reality, il 77% dei fornitori e il 94% dei clienti globali afferma di aspettarsi di entrare nel metaverso sempre di più nei prossimi anni. Le imprese – secondo il report basato su un sondaggio tra aziende, fornitori e clienti di biopharma e medtech – stanno già conducendo sperimentazioni con queste tecnologie e ne rico-

LE NUOVE TECNOLOGIE

PERMETTONO DI ALLARGARE IN MANIERA SIGNIFICATIVA LE MODALITÀ DI DIAGNOSI, LA DEFINIZIONE E L’EROGAZIONE DELLE TERAPIE. INOLTRE STANNO PORTANDO UN MIGLIORAMENTO NELLA FORMAZIONE MEDICA

noscono il potenziale. Diversi i prodotti già disponibili sul mercato, come la preparazione chirurgica e l’esecuzione di operazioni alla spina dorsale. Ci sono poi le tecnologie che consentono di visualizzare completamente l’anatomia del paziente, tecnica mirata a una maggiore precisione e alla diminuzione del margine d’errore. Ma anche riabilitazione, terapie, trattamenti di ansie, fobie e stress.

L’impatto di una tecnologia del genere rivoluzionerà radicalmente il mondo dell’healthcare. Immaginiamo di avere la fedele rappresentazione digitale del corpo di un paziente e di avere la possibilità di sperimentare cure e individuare patologie ancora prima che si manifestino in maniera

di Carola Desimio
60 SmallGiants | marzo 2023
Trasformazione digitale

evidente. I passi avanti in ambito medico potrebbero davvero essere giganteschi e aumenterebbero anche le opportunità di investimento.

Dalla ricerca emerge – infatti – che tre quarti dei fornitori dei servizi sanitari e più di un terzo dei clienti intervistati utilizzano XR, blockchain e M-worlds. Il 90% dei dirigenti intervistati sostiene che l’importanza del metaverso è destinata ad aumentare nei prossimi anni e a permeare sempre più aspetti della nostra vita. Tuttavia, nonostante il grande entusiasmo, solo il 17% dei fornitori e il 6% dei clienti ha iniziato a sviluppare programmi pilota. Anche se la maggior parte delle aziende nel campo dell’assistenza sanitaria non ha ancora una strategia dedicata all’ingresso nel metaverso, nel futuro saranno sempre di più le strutture che si serviranno di questa tecnologia per fornire un servizio di assistenza virtuale. “Il Metaverso permette di allargare in maniera significativa le modalità di

diagnosi, definizione ed erogazione delle terapie, rendendo più egualitario l’accesso alle cure”, afferma Lorenzo Positano, managing director e partner Bcg.

Lo sviluppo del metaverso in area medica si svilupperà in diverse fasi. La prima fase è quella che stiamo vivendo ora. Una fase di sperimentazione in cui non è ancora del tutto chiaro fin dove potrà spingersi. Il secondo step è quello che vivremo nei prossimi cinque anni, dove assisteremo alla progressiva adozione di casi d’uso esistenti e all’emergere di nuovi casi alimentati dal processo tecnologico in corso. La terza fase sarà quella di stabilizzazione, in cui il metaverso opererà in diverse aree dell’assistenza sanitaria.

“Inserirsi nelle fasi iniziali di questo processo può portare diversi benefici, come la possibilità di muoversi e imparare insieme allo sviluppo tecnologico e di creare maggiori opportunità di partnership”, prosegue Lorenzo Positano. “Per questo motivo tutti gli attori della catena

della salute e i fornitori tecnologici dovranno continuare a sviluppare e testare in maniera congiunta queste tecnologie, continuando quel processo di cooperazione che ha avuto inizio durante la pandemia del Covid-19”.

Sono diversi i fattori chiave da sviluppare per prepararsi ad approdare nel metaverso armati di strumenti tecnologici adeguati. Sicuramente la diffusione dei visori per la realtà virtuale è uno dei primi elementi chiave. Poi bisognerà studiare a fondo il modello di interazione delle aziende con gli utenti negli spazi virtuali, progettare strumenti di comunicazione che siano efficaci, comprensibili e accessibili a tutti. Un viaggio promettente e pieno di potenzialità quello dell’healthcare nel metaverso, che sta già mostrando i primi effetti positivi: maggiore accessibilità alle cure, un netto miglioramento della formazione medica, una riduzione dei costi in più aree e risultati migliori nel trattamento di alcune patologie e interventi chirurgici.

61 marzo 2023 | SmallGiants Trasformazione digitale

LE TANTE FACCE DELL’INDUSTRIA SALERNITANA

TURISMO E AGRO-ALIMENTARE

DALLA COSTIERA ALL’ENTROTERRA

E UN RUOLO DI PRIMO PIANO

NELLA TRANSIZIONE ENERGETICA

62 SmallGiants | marzo 2023
Inchiesta
63 marzo 2023 | SmallGiants

Inchiesta

Dici Salerno, e il naufragar è dolce in quel mare di bellezze. Pensi a Positano, Amalfi, Ravello, Paestum, borghi da cartolina, templi, castelli, ville gentilizie dove hanno dimorato pezzi di storia del cinema (Humphrey Bogart, Greta Garbo), della letteratura (Virginia Woolf), della danza (Rudolf Nureyev) e della musica (Enrico Caruso). Duecento chilometri d’affaccio sul mare e alle spalle le province campane di Napoli e Avellino, quindi le terre dove Cristo non osò metter piede, per parafrasare Carlo Levi.

Un territorio variegato per conformazione orografica, struttura economica e vocazioni declinate in una pluralità di microcosmi socio-economici e un sistema imprenditoriale di 121.067 imprese, per quantità alle spalle di Napoli (che ne conta 313mila), e davanti a Caserta, Avellino e Benevento, e un export da 2,9 miliardi di euro.

Il turismo e l’urbanistica

contemporanea

Si parte da un’imprenditoria turistica a più stelle. La mente va alla Costiera Amalfitana, ai gioielli antichi, alle colonne doriche del tempio di Nettuno possenti dall’alto dei 2.500 anni di una storia tracciata da greci, lucani e romani fra colpi di spada e invocazioni agli dei, tra terra e cielo, crudeltà e bellezza. Fra i 100 hotel più lussuosi del mondo - così da unire il travel al leisure - ben tre si collocano nel Salernitano: in ordine sono il Santa Caterina di Amalfi (37esimo posto), il San Pietro (42) e Le Sirenuse di Positano (95).

Nell’ultimo ventennio si è inoltre fatta largo l’urbanistica contemporanea, cui hanno apposto il sigillo archistar come Zaha Hadid, autrice della funambolicapare non del tutto funzionale - “ostrica” sul Molo Manfredi, vale a dire la stazione marittima. E ancora, la Cittadella di David Chipperfield e il Crescent di Riccardo Bofill, espressioni del sogno di fare di Salerno la Bilbao del Tirreno.

Il distretto agro-alimentare

Brilla il distretto agro-alimentare in tutte

64 SmallGiants | marzo 2023
La lavorazione agro-alimentare trova nella Piana del Sele la sua massima espressione: qui, in 20mila ettari di terreno, sono sorte circa 3mila aziende in dieci anni.

le cinque gamme. Dalla prima, che contempla i freschi senza alcun trattamento di conservazione, alla quinta, che racchiude quelli pronti per essere riscaldati. A dire il vero il segmento predominante contempla i prodotti della seconda gamma, ovvero quelli tradotti in conserve e in scatola, e soprattutto della quarta, di pronto consumo - per intenderci, le insalate pronte. E poi ci sono i prodotti di quarta gamma che si concentrano nella Piana del Sele, il secondo polo della quarta gamma d’Italia, un’area produttiva di 20mila ettari, tra le più fertili dello Stivale. “Tra i sette comuni di Eboli, Battipaglia, Pontecagnano Faiano, Bellizzi, Montecor-

vino Pugliano, Capaccio e Serre, in dieci anni sono sorte circa 3 mila aziende, che danno occupazione a 9mila persone e realizzano un fatturato annuo pari a 2,5 miliardi (in crescita costante del 15% annuo), per il 30% all’estero”, afferma Antonio Salvatore, vicepresidente di Unaproa (Unione nazionale tra le organizzazioni dei produttori). Qui è nata, nel 1986, come cooperativa di agricoltori, Finagricola, leader nel mercato nazionale nella produzione di pomodori datterini. Dall’azienda madre sono scaturiti altri due marchi: Così Com’è, la prima linea di conserve “fresche a lunga conservazione”, e Grangusto, specializzato in questo tipo di alimenti. Altro piccolo gigante di successo della Piana del Sele è D’Amico, 55 anni d’attività ora alla terza generazione, una delle punte nella produzione di conserve alimentari con i marchi D’Amico, Logrò e Montello. Nell’agro-nocerino sarnese domina La Doria, lanciata nel 1954 da Diodato Ferraioli, il primo produttore europeo di legumi conservati, di pelati e polpa di pomodoro nel segmento retail, di sughi pronti a marchio private label e tra i principali produttori di succhi di frutta in Italia.

Attorno all’agroalimentare, per gem-

Il sistema imprenditoriale

Numero aziende: 121.067

Export: 2,9 miliardi di euro

65 marzo 2023 | SmallGiants
Inchiesta
DALL’AGRIFOOD SI SONO SVILUPPATE IMPORTANTI IMPRESE CHE SI OCCUPANO DI PACKAGING, CON STORIE SECOLARI E FATTURATI MILIONARI

Inchiesta

Tra i leader

mazione si è sviluppata l’industria del packaging. Alcune imprese contano una storia secolare, come l’Antonio Sada & Figlio spa, giunta ai suoi 111 anni di vita, 123 milioni di fatturato, con 5 aziende controllate, 7 stabilimenti produttivi e oltre 550 dipendenti. Ha più di 125 anni di storia e quattro generazioni alle spalle la Di Mauro Flexible Packaging, attiva nella realizzazione di imballaggio flessibile per cibo e non solo (anche cura della persona, igiene per la casa e cosmesi). Bioplast nasce nel 1989 da un’intuizione di Gerardo Gambardella. Nel 2000, l’azienda è entrata nel settore alimentare ed è diventata un punto di riferimento per la produzione di imballaggi flessibili nel settore alimentare.

L’INDUSTRIA DEL METALLO CONTA IL 17% DEGLI ADDETTI, A SEGUIRE IL TESSILE E LA LAVORAZIONE DI MINERALI

La filiera agro-alimentare è il settore di punta. Seguono l’industria del metallo e dei prodotti in metallo (17% degli addetti), quella tessile e dell’abbigliamento (10.6%) e dei prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (9.1%).

La tipicità del tessuto imprenditoriale della provincia salernitana sta nel peso percentuale degli addetti al commercio, pari al 25% del totale, dunque ben sopra la media nazionale. In compenso il comparto manifatturiero, che in Italia è il primo settore in termini di addetti, in provincia di Salerno è al secondo posto.

In prima linea nella transizione energetica

Sempre più Salerno assume un ruolo di primo piano nella transizione energetica:

“Il motore ancora una volta è stata l’Università, che si è fatta calamita di talenti del settore” spiega Pasquale Sessa, vicepresidente dei Giovani imprenditori di Confindustria e direttore tecnico della Ci-

66 SmallGiants | marzo 2023
nazionali nel settore siderurgico c’è la Euroflex. Fondata nel 1967, è posizionata in maniera strategica vicino ai maggiori raccordi autostradali e al porto di Salerno.

UNIVERSITÀ DI SALERNO: RECORD DI SPIN OFF

Da tempo nel Salernitano è in atto un’inversione di tendenza. Prima a orientare il processo di industrializzazione erano decisioni e incentivi dall’alto che però finivano per snaturare il tessuto imprenditoriale. Ad esempio, una volta morta un’azienda si risolveva l’emergenza occupazionale aprendone una che nulla aveva a che fare col territorio. Ora l’iniziativa muove sempre più dal territorio e vede prendere corpo nuovi settori di mercato, anche su stimolo dell’Università di Salerno, che si colloca al primo posto nel Mezzogiorno per numero di spin off universitarie nelle Scienze della Vita, nella rosa delle prime dieci italiane su questo indicatore (nel 2021 le spin off in questo settore erano pari a 12).

calese Impianti srl. In queste terre campane, per esempio è atterrata Terna, colosso nelle reti di trasmissione dell’energia elettrica deciso a investire l’80% del totale degli investimenti in questa regione. Compie due anni la Magaldi Green Energy, start-up impegnata nello sviluppo e la commercializzazione di tecnologie innovative per la generazione e lo stoccaggio di energia rinnovabile. È nata da una costola del Gruppo Magaldi, situata a Buccino dal 1929 e tra i leader nella progettazione e produzione di sistemi per la movimentazione di materiali sfusi.

Fra i piccoli e più innovativi giganti brilla CTI FoodTech, azienda di riferimento nella produzione di macchinari per l’industria di trasformazione alimentare - in particolare denocciolatrici di pesche e albicocche - e nella progettazione di linee complete per la lavorazione della frutta. È il secondo produttore di denocciolatrici per numero di unità installate nel mondo e chili di frutta processata. Dalla sua fondazione nel 1986, l’azienda ha investito costantemente in ricerca e sviluppo, depositando più di 100 brevetti internazionali: per questo ha vinto la 12esima edizione del premio Best Practices per l’Innovazione messo in campo da Confindustria Salerno.

67 marzo 2023 | SmallGiants
Inchiesta
Il manifatturiero, in termini di addetti, a Salerno è al secondo posto. In testa quello degli addetti al commercio

LA QUALITÀ NON È UN OPTIONAL

Giunto alla quarta generazione, Borgo Cashmere esporta in tutto il mondo combinando know how artigianale e innovazioni tecniche

69 marzo 2023 | SmallGiants Moda e design

Moda e design

Sulle colline fiorentine nasce e cresce una storia tipicamente italiana, che racconta di passioni tramandate, visione futura, sensazioni, qualità ed eccellenza assoluta nell’artigianato. “Il cliente deve dire ‘wow’ quando vede un nostro capo, sentirsi coccolato quando lo indossa e percepirlo come qualcosa di perfetto al millimetro in ogni singolo dettaglio”, dice Elia Fredducci. Questa è una storia del made in Italy, unico al mondo proprio grazie alle Small Giants che popolano il nostro territorio. Questa è la storia de Il Borgo Cashmere, difficile da condensare in un solo racconto poiché è su gioielli di questo tipo, i cosiddetti family business, che si fonda la spina dorsale produttiva d’Italia.

Il Borgo Cashmere nasce nel 1949 a Borgo San Lorenzo, nel Mugello, a una manciata di chilometri da Firenze. Fin dalle sue origini si capisce che non è - e non sarà - un racconto come un altro. “Noi siamo la quarta generazione, l’azienda fu fondata dalla mia bisnonna nel secondo dopoguerra e già quella scelta, di per sé, fu all’avanguardia perché a quel tempo non esistevano donne imprenditrici”, spiega Elia, director of sales. Il sogno dei Fredducci, che si alimenta di passioni, a metà anni ’90 passa nelle mani di papà Franco, il quale si dedica a produzioni di altissima qualità entrando nel mercato del lusso e collaborando con i più rinomati brand internazionali nell’haute couture. Fino a diventare una fucina di idee e sperimentazioni, in cui si combina il knowhow artigianale con le ultime innovazioni creative e tecniche. Il Borgo Cashmere oggi lavora in tutto il mondo: “Stati Uniti e Giappone sono i nostri mercati principali”. E lo fa grazie alla sapiente visione di Franco Fredducci, affiancato dalla moglie Serena Landi e dai figli Matteo, Elia e David.

Riavvolgiamo però il nastro perché il racconto è di quelli pieni di passione, qualità, competenze e vision. Basti pensare che nella grande epoca della delocalizzazione Il Borgo Cashmere si è imposto di rimanere ancorato alla radici del suo paese di origine, dove si pensa, si crea e

si spedisce in ogni angolo del mondo: da New York a Tokyo, da Seoul a Londra passando per Los Angeles, oltre alle località italiane a Firenze e Milano.

“La verità è che i nostri artigiani sono il nostro tesoro, puoi avere anche l’idea più bella del mondo, ma nella produzione di capi d’abbigliamento di lusso, se non hai le persone che sono in grado materialmente di realizzare il prodotto non fai strada”, prosegue Elia Fredducci. “Perciò puntiamo sul territorio, sulla nostra gente, abbiamo perfino aperto una scuola per formare tutta una serie di figure che oggi si fatica a trovare. Faccio un esempio: la stireria di qualità non la trovi più da nessuna parte. I nostri prodotti devono essere perfetti, non possiamo permetterci nessun errore. Il nostro abbigliamento deve essere

L’AZIENDA

stirato al millimetro, e queste figure non le trovi quasi più, per questo le formiamo al nostro interno con una scuola dedicata con oltre 900 ore di corsi. Siamo sempre alla ricerca di personale specializzato”.

Raffinatissima eccellenza, è uscita rafforzata dopo il 2020 e il 2021, periodo in

70 SmallGiants | marzo 2023
Da sinistra Franco Fredducci e la moglie Serena Landi con i figli Matteo ed Elia
LAVORA SOPRATTUTTO PER CONTO DEI GRANDI BRAND E SPEDISCE LE SUE CREAZIONI PRINCIPALMENTE IN STATI UNITI E GIAPPONE

cui la pandemia ha fatto registrare notevoli problemi per tutto il settore. “Essenzialmente abbiamo chiuso un 2022 eccezionale sotto più aspetti, non si vedeva un’annata così da diverso tempo. Il 60-70% del nostro lavoro è per conto dei grandi brand internazionali ed è stato difficile, perché la pandemia ha raso al suolo tutta una serie di micro aziende, magari formate da una decina di persone, che erano fondamentali per noi. La fatica è nata dal fatto che a un certo punto non si riusciva più a evadere tutti gli ordini, c’era troppo lavoro, e anche noi che contiamo un centinaio di dipendenti avevamo la necessità di essere supportati da piccolissime aziende in grado di produrre altissima qualità e dare quindi flessibilità a tutto il reparto produttivo. Ci siamo dovuti adeguare,

non potendo più contare su di loro, ed è stato entusiasmante organizzarsi per raggiungere il massimo della capacità produttiva. Siamo arrivati ad avere le macchine in funzione per 16 ore, distribuendo i turni dei nostri incredibili artigiani su due gruppi al lavoro per otto ore ciascuno. E poi abbiamo visto il ritorno dei grandi clienti americani nelle nostre boutique, il mondo del lusso ha spinto davvero forte nel 2022 e la richiesta rimarrà alta nei prossimi anni perché, quando alla base c’è la qualità, le richieste arrivano. Il difficile sarà trovare personale qualificato per realizzare il nostro prodotto. Il brand è forte in America e soprattutto in Giappone, dove appunto c’è una cultura maniacale dei dettagli”.

Il Borgo Cashmere però ha anche due segreti che gli hanno permesso di restare sulla cresta dell’onda senza mai svincolarsi dalle proprie radici: ricerca e sviluppo. “Altissimo artigianato, cura del minimo dettaglio e capacità di utilizzare prodotti come nessun altro. Sono i nostri tre punti

cardine. Nella nostra azienda ogni anno produciamo circa 1.500 prototipi perché solo in questo modo, con una continua innovazione e capacità di combinare i materiali migliori, puoi competere. Il nostro prodotto deve dare emozioni e il prototipo non rimane tale, viene realmente messo sul mercato: non rimane un qualcosa da vetrina, ma può essere realmente indossato tutti i giorni, per l’ufficio o semplicemente per una partita di golf. Ad esempio, noi siamo tra i pochissimi al mondo a saper trasformare e fondere materiali molto eterogenei tra loro come pelle e cashmere. È un pregio che non si trova facilmente sul mercato e comunque non al prezzo a cui lo presentiamo noi. Devi avere una specificità nel saperlo realizzare, ed è il motivo per cui siamo sempre attenti alla formazione dei nostri dipendenti: la vera sfida da vincere è questa, cioè avere personale con passione e voglia di imparare il mestiere e – da parte nostra – la volontà di trasmetterlo”.

71 marzo 2023 | SmallGiants Moda e design
www.ilborgo.it
BORGO CASHMERE • TOSCANA Un modello della collezione Fall-Winter. I punti cardine sono l’altissimo artigianato, la cura del dettaglio e la capacità di utilizzare i prodotti al meglio

Moda e design

L’artista della camicia

Dalla Puglia al mondo, Angelo Inglese ha portato l’eleganza

e la sartoria made in Italy nelle case di reali e capi di stato

Oggi si parla spesso di scappare dal caos delle metropoli per far crescere la propria azienda, per ripopolare i piccoli borghi del centro e del sud del nostro Paese e per recuperare una qualità della vita che (forse) le grandi città hanno perso. Se questa può sembrare una scelta coraggiosa, come potremmo definire quella di chi invece ha deciso di rimanere proprio in questi borghi, a volte dimenticati dal mondo, per far nascere e crescere la propria impresa? Mi piace ricordare il caso del maestro pizzaiolo Franco Pepe, che ha portato alla ribalta mondiale la sua piccola Caiazzo in provincia di Caserta. Oppure dello chef contadino Peppe Zullo, che lo stesso ha fatto per la sua Orsara di Puglia, in provincia di Foggia. Sempre in Puglia, a Ginosa, e affacciandoci su un altro ramo del grande albero del Made in Italy (quello della moda e della sartoria), troviamo la storia dello stilista e sarto Angelo Inglese, che con il suo brand G. Inglese ha fatto dell'antica tradizione popolare e di famiglia la sua fonte di ispirazione. Nel ricamo c'è la cultura non scritta del nostro Paese, tramandata perché contiene il lavoro di tanti, la coscienza di sé e della propria dignità. Il suo è un lavoro meticoloso, artigianale, fatto con amore e passione, riconosciuto e apprezzato da capi di Stato, reali e personalità di tutto il mondo.

Una favola affascinante, una di quelle storie che lo accomuna a tantissimi italiani

di successo. All’età di vent’anni, infatti, in seguito alla scomparsa del padre, la vita lo ha messo davanti a un bivio: andare via da Ginosa o rilevare l’attività di famiglia. Sappiamo come è andata a finire. Diversi sono stati i motivi che hanno spinto Angelo Inglese a fare questa scelta: prima di tutto la voglia di non far morire quella che non era una semplice sartoria, bensì la storia della sua famiglia che, inaugurata dalla nonna nel 1955, con sudore e sacrificio era arrivata fino a quel punto. Il sarto, inconsapevolmente, stava cominciando a scrivere il racconto di una grande sfida, caratterizzata da una parte dalla rarità e peculiarità di un territorio ammaliante, dall’altra da un piccolo paesino di provincia che non è certo lo scenario internazionale della moda.

Come spesso accade, dai sacrifici e dalle

difficoltà nasce il successo. Quella di G. Inglese è la storia di un brand che genera valore economico, estetico e sociale proponendo collezioni che sempre più fanno amare questa marginalità geografica. La stessa che, con il tempo, è diventata per il brand una leva per costruire il suo business. Molti anni fa, di notte, Angelo Inglese era solito inviare video e foto che dimostravano il loro insolito modo di lavorare e ricamare a mano; agli esordi di internet, infatti, la linea era molto lenta e si lavorava più facilmente nelle ore notturne. Una di quelle mail incontrò l’interesse di alcuni giapponesi che, molto entusiasti, gli chiesero subito un incontro a Firenze in occasione di Pitti Uomo. A quell’epoca Angelo Inglese

di Pasquale Sasso
72 SmallGiants | marzo 2023
BRAND G. INGLESE PRENDE ISPIRAZIONE DAL TERRITORIO DI ORIGINE E RESTITUISCE VALORE ALLA COMUNITÀ
IN AZIENDA SOLO SARTE LOCALI E INSTAURANDO SINERGIE VIRTUOSE CON GLI IMPRENDITORI DEL LUOGO
IL
IMPIEGANDO
L’artigianalità è un asset imprescindibile per il brand

era molto preparato sul prodotto e un po' meno sulla modellistica che caratterizza la moda asiatica – sono anatomicamente diversi dagli occidentali. Tuttavia i prodotti colpirono il loro gusto: gli imprenditori giapponesi li ordinarono ugualmente, attendendo un campione specifico realizzato ad hoc per loro. Da quel momento le camicie G. Inglese iniziarono a essere presenti nei più importanti department store nipponici, con la naturale conseguenza di essere indossate dalle persone più titolate e rappresentative del Giappone. Da sempre, Angelo Inglese ha dimostrato di avere le idee chiare: un buon inizio per qualunque storia di successo.

Spesso la buona riuscita di un brand cammina di pari passo con quella del suo territorio. Forse è più corretto dire che, molto spesso, è proprio il territorio la chiave di successo di un’impresa. Per questo motivo è necessario che, in un’ottica di responsabilità sociale, quest’ultima restituisca alla comunità una parte di valore

che la comunità stessa ha contribuito a creare. Proprio come è successo a G. Inglese. L’azienda impiega solo sarte del territorio, creando economia sociale e rappresentando un punto di riferimento importante per la comunità di Ginosa. Uno dei progetti che vedono coinvolte queste artigiane è rappresentato dalla collaborazione con il maestro pastaio Raimondo Mendolia e con l’imprenditore Federico Menetto, dalla quale nasce il brand della pasta Uno.61 (premiata da Forbes Italia tra le 100 Eccellenze italiane 2020).

Ma la vocazione sociale del brand non finisce qui. Numerose sono state anche le iniziative a favore di quelle fasce di popolazione più deboli, come quelle realizzate insieme all’associazione Made in Carcere di Luciana Delle Donne e quella con la Comunità di San Patrignano. Oggi l’azienda sta lavorando all’ambizioso progetto di inaugurare una sartoria inclusiva, che possa insegnare l’arte della camiceria a gente con un percorso di vita difficile,

come ad esempio le persone con disabilità oppure gli ex detenuti.

Sin da giovane Angelo Inglese sognava che il suo marchio si affermasse a livello internazionale e che Ginosa diventasse un punto di riferimento per storia, arte e lavoro. Era il sogno di un’impresa capace di contribuire anche a migliorare le condizioni di un territorio, regalando bellezza e opportunità per tutti. G. Inglese ha sempre coniugato il proprio brand a questo piccolo paradiso immerso nella terra delle Gravine, dove l’armonia tra paesaggio e natura si sposano con la creatività del brand ed esportano stile in tutto il mondo. I clienti di Angelo Inglese, infatti, acquistano quasi sempre un loro capo per soddisfare un desiderio di esclusività e vivere un’esperienza diversa, un momento emozionale. Non a caso questo modo di fare ha affascinato e affascina ancora numerosi top manager, appartenenti a case reali e vari capi di stato.

www.store.g-inglese.com

73 marzo 2023 | SmallGiants Moda e design
Angelo Inglese, stilista e sarto alla guida del brand G. Inglese G.
INGLESE • PUGLIA

Il mago delle sneakers

Ha trasformato un’opportunità in un business milionario:

Kola Tytler, founder di Dropout, annuncia novità in ambito Nft

Dai campetti playground di basket tra Roma e Latina al volontariato, passando da una laurea in medicina al King’s College di Londra per arrivare infine a una startup davvero unica nel suo genere, specializzata nella rivendita di sneakers (e streetwear) in edizione limitata. E pensare che il ragazzo non ha nemmeno compiuto 30 anni, nonostante dalla sua storia sembri che di vite ne abbia vissute almeno due o tre. Lui è Kola Tytler, ceo e fondatore di Dropout, un luxury retailer divenuto il punto di riferimento italiano di un fiorente mercato secondario che una particolare tipologia di scarpe, con un negozio fisico a Milano (in Corso Venezia) e uno online in costante crescita. Dropout propone sneakers in edizione limitata, fornitegli in conto vendita. Sono stati i primi a puntare su questo business in Italia. Sostanzialmente si tratta di una vetrina: chi riesce ad acquistare le scarpe, le porta in negozio per rivenderle e viene pagato quando le sneakers vengono acquistate dal cliente finale. Semplice? A dirlo sì, a metterlo in piedi un po’ meno.

Il giro d’affari mondiale è di circa 23 miliardi di euro, con una prospettiva di crescita del 150% entro il 2025 (fonte GlobalDataRetail) in un mercato alimentato da una fornitura mantenuta (volutamente) bassa di determinati modelli di sneakers. Ma il vero segreto dell’esplosione verticale di Dropout è nel suo algoritmo. Scritto da

Kola insieme ai cofounder Stefano Zeppieri, Andrea Canziani e Federico Pasquetti, si chiama HypeAnalizer, è brevettato Siae

ed è in grado di compiere un’analisi tecnica del mercato secondario, tracciando e confrontando migliaia di modelli al fine di individuare quelli con il maggior potenziale per una futura rivendita. La sneaker diventa quindi un investimento e HypeAnalizer stabilisce la percentuale di guadagno sul conto vendita: questo è il core business di Dropout. Tuttavia non si tratta propriamente di un reseller. È piuttosto una boutique, perché comprare al negozio “è prima di tutto un’esperienza”, afferma il ragazzo.

Un esempio limite? Nel 2017 fu rilasciato un modello limitato di Jordan 1 Chicago Off-White con un prezzo di uscita da 160 euro: in tre mesi il prezzo sul mercato secondario arrivò a sfiorare 1700 euro e

di Giacomo
74 SmallGiants | marzo 2023 Moda
e design
ALGORITMO CHE COMPIE
DEL MERCATO
DI MODELLI E INDIVIDUA QUELLI CON IL MAGGIOR POTENZIALE Nel 2022 Dropout ha segnato il suo
1,4
IL SEGRETO DEL LUXURY RETAILER SI CHIAMA HYPEANALIZER,
L’ANALISI
SECONDARIO: TRACCIA MIGLIAIA
record con
milioni di vendite, di cui un milione nel negozio fisico

oggi chi decide di venderle può incassare fino a 6mila euro, cioè 35 volte il valore di uscita. È il mercato, sono le sue regole e il valore aggiunto di Kola è di avere ben compreso come sfruttare questa opportunità con un’idea innovativa: concentrarsi sulla vendita di edizioni limitate di autentiche sneakers e streetwear.

Dropout apre nel 2018 senza finanziamenti esterni, poi avvia una campagna di crowdfunding nell’ottobre 2021 attirando due venture capitalist italiani e oltre 150 investitori retail provenienti da diverse parti del mondo. La campagna doveva raggiungere 500mila euro, ma l’obiettivo venne superato in una sola settimana,

raccogliendo complessivamente 750mila euro e concludendo il primo round di investimento con una valutazione post money superiore ai due milioni di euro. Escludendo una flessione nel 2020, dovuta alla chiusura dei negozi durata cinque mesi e causata dalla pandemia, il fatturato è andato sempre in crescendo, superando la soglia delle sei cifre. “Nel 2022 siamo andati davvero bene”, racconta Kola. “Abbiamo staccato il nostro nuovo record con 1,4 milioni di vendite, di cui un milione nel negozio fisico. E ci aspettiamo di migliorare ancora nel 2023. Il prodotto di punta è stato senza dubbio la Jordan Dunk Panda, insieme a varie colorazioni

della Jordan 1, ma siamo anche soddisfatti delle forti vendite registrate sulla nostra campionatura del brand Dropout”.

E qui arriva la prima novità, prevista per il 20 marzo. “Apriremo una nuova location retail in Duomo, a Milano, all’interno della Rinascente, con cui abbiamo chiuso un accordo per diversi anni. L’apertura è prevista proprio per la metà di questo mese. Per la nostra azienda è un grande step di crescita, una vera novità nel nostro mercato. Oltre a questa apertura, abbiamo in cantiere diversi progetti, molti dei quali si indirizzeranno sul miglioramento del negozio online. La decisione di concentrare qui molte delle nostre energie nasce dal fatto che abbiamo avuto due milioni di visitatori unici. Vogliamo assolutamente alzare la percentuale di conversione, oltre ovviamente al lavoro che dovremo fare sul brand Dropout. L’ultimo grande punto chiave del nostro 2023 sarà, infine, quello di affiancare alle sneakers e allo streewear, già presente, diversi brand emergenti nel campo dell’abbigliamento. Ne abbiamo individuati alcuni britannici, francesi e americani che vogliamo offrire nei nuovi spazi alla Rinascente, in modo tale da aumentare la diversificazione delle nostre proposte”.

Kola poi chiude con uno sguardo al mercato di riferimento e un regalo. “Oggi risulta in forte espansione, mentre prima era più che altro di nicchia. Diciamo che il mercato secondario delle sneakers si è spostato verso un concetto e un consumo più ‘mainstream’. Possiamo dire che la gente adesso vede un determinato prodotto indossato da un influencer, se ne convince, gli piace e quindi lo vuole. In questo meccanismo è cambiata la propensione al comprare, nel senso che il cliente è disposto a spendere una cifra anche se il prodotto ha un valore inferiore, e lo fa perché spesso lo vede di tendenza. L’altra novità del 2023 sarà dedicata ai clienti: i possessori dei nostri Nft (Not fungible token, ovvero un prodotto digitale unico e non replicabile) avranno accesso a vita e gratuitamente ai prodotti di abbigliamento Dropout. E poi saranno invitati, sempre gratuitamente, a una serie di eventi che abbiamo intenzione di lanciare nei prossimi mesi, tra cui un viaggio all’estero”.

www.dropoutmilano.com

75 marzo 2023 | SmallGiants
Moda e design
DROPOUT • LOMBARDIA
Kola Tytler, ceo e fondatore di Dropout

I SIGNORI DEL POLIURETANO

Specializzata nella produzione di macchinari per il taglio dei polimeri uretanici, Fema Industry

è cresciuta del 60% negli ultimi due anni

77 marzo 2023 | SmallGiants
Industry

di Matteo Sportelli

Dalla provincia barese alla conquista dei mercati internazionali. Fema Industry è un’azienda elettromeccanica specializzata nella produzione di macchinari per il taglio di poliuretano e fibre tessili di Gravina in Puglia, in provincia di Bari. “Tutto iniziò una trentina di anni fa”, racconta Pietro Marchetti, general manager dell’azienda, “quando una piccola compagnia elettromeccanica nacque per fornire assistenza e manutenzione su macchinari usati per il taglio di poliuretano e fibre tessili. Non ci volle molto prima che venisse prodotta la prima macchina da taglio a marchio Fema. Da lì siamo cresciuti, anno dopo anno, insieme alla nostra squadra di ingegneri meccanici e del software, sviluppatori e tecnici”.

Fema Industry attualmente ha circa 60 dipendenti, un network di collaboratori tecnici e commerciali in tutto il mondo ed è operativa in diversi settori. “Negli ul-

timi due anni siamo cresciuti del 60%”, ha spiegato Marchetti. Il segreto? La sapienza con cui i tecnici dell’azienda producono equipaggiamenti per il taglio della maggior parte dei poliuretani. Il poliuretano espanso elastico è un materiale spugnoso derivato dalla polimerizzazione del diisocianato di toluene, derivato a sua volta del petrolio, e altri additivi di varia natura utili a conferire caratteristiche particolari al prodotto finito. Grazie alle sue peculia-

rità, ha sostituito i materiali naturali impiegati in passato (lana, paglia e piuma) ed è oggi ampiamente utilizzato per innumerevoli scopi: come fonoassorbente per l’isolamento acustico, per imbottiture di materassi, sedute di divani, poltrone, imballaggi, per la realizzazione di spugne, per l’impermeabilizzazione di muri nell’edilizia.

I macchinari per il taglio del poliuretano sono svariati e con caratteristiche molto diverse tra loro. Fema Industry produce sistemi orizzontali, sistemi verticali, macchinari per la profilatura e il peeling, per il taglio a misura. Ogni macchina ha una specifica funzione per accontentare ogni esigenza dei clienti.

“La Fema Industry prosegue il suo percorso di crescita tramite l'innovazione applicata ai processi produttivi secondo i paradigmi dell'industria 4.0.”, continua Marchetti”. “Inoltre offre servizi di consulenza in automazione e interconnessione nella gestione dei processi integrati in

78 SmallGiants | marzo 2023 Industry A MAGGIO L’AZIENDA TORNERÀ ALL’INTERZUM, FIERA MONDIALE PER I FORNITORI DELL’INDUSTRIA DEL MOBILE CHE SI SVOLGE ANNUALMENTE A COLONIA, IN GERMANIA
La nuova linea di taglio completamente automatizzata targata Fema Industry

ottica 5.0.” Il sapersi adattare infatti ai cambiamenti del mercato e alle richieste dei clienti è la chiave del successo di Fema Industry, che però guarda già al futuro. “Gli obiettivi a medio termine di business”, ha aggiunto Marchetti, “restano incentrati sulla definizione di un nuovo modello di produzione strategico, degli strumenti informatici per supportare il modello di riferimento e di tutti gli elementi e funzionalità per sostenere un’espansione di produzione tale da raddoppiare il fatturato nel prossimo triennio”. Per questo Fema ha individuato tre aree strategiche, illustrate dal general manager. “Uno sviluppo industriale e di processo, l’espansione nel mercato Sud e Nord Americano, che porterà a una crescita del 15% e l’innovazione della linea di prodotti”, afferma Marchetti.

Inoltre, in un'epoca in cui molte aziende sono costrette a tagliare i costi, Fema Industry si è distinta per la sua attenzione alla qualità e all'innovazione. Marchetti evidenzia come “Fema Industry, anche per merito del suo network worldwide di collaboratori tecnici e commerciali, è un'azienda che ha saputo comprendere e interpretare le esigenze del mercato, progettando e personalizzando su misura linee di produzione totalmente automatizzate e digitalizzate, destinate al taglio e alla produzione di semilavorati di poliuretano”.

Proprio a dimostrazione della volontà di proseguire nel percorso di crescita, dal 9 al 12 maggio 2023 Fema Industry rin-

noverà la sua presenza all’Interzum, fiera leader del settore a livello mondiale per i fornitori dell’industria del mobile e dell’arredamento d’interni, che si svolge con cadenza biennale a Colonia, in Germania, e rappresenta da sempre il centro comunicativo per la nascita di nuove tendenze e un’opportunità di conoscenza degli sviluppi del mercato.

Fema Industry ha scelto proprio questa occasione per presentare le sue ultime novità: una linea di taglio completamente automatizzata, dall’inserimento degli ordini alla realizzazione del prodotto semilavorato, composta da una sfettatrice orizzontale che automatizza le procedure di

picking e dal sagomatore verticale per il taglio automatico delle sagome con altissima precisione e velocità, indicata per il settore del mobile imbottito.

“Responsabilità, integrità, collaborazione, qualità e passione sono i valori che guidano Fema Industry sia a livello nazionale che internazionale”, ha concluso Marchetti. “La passione per il lavoro e l'innovazione costante sono gli ingredienti che hanno portato al consolidamento del brand come uno dei punti di riferimento nel settore della trasformazione e manipolazione del poliuretano espanso, della fibra di poliestere e dei tessuti”.

www.femaindustry.com

79 marzo 2023 | SmallGiants Industry
FEMA INDUSTRY • PUGLIA
Esperienza di virtual reality nel corso della fiera Interzum 2019, a Colonia Taglio di un materasso realizzato con sagomatore orizzontale a lama continua

La salute vien crescendo

Dal 2005 Eukon incrementa il fatturato supportando ospedali e sanità privata con moderne tecnologie da tutto il mondo

Eukon è un'azienda (di Caserta) di forniture ospedaliere e tecnologie biomedicali, distributrice esclusiva di dispositivi salvavita come stent coronarici, valvole cardiache e strumenti per la diagnostica avanzata. È stata pioniera nella fornitura di sistemi automatizzati e computerizzati di analisi di immagini radiologiche, oncologiche e cardiovascolari (tra queste tac, angiografia e risonanza magnetica). Fin qui nulla di speciale. C’è un tratto distintivo però: cresce a doppie cifre. Quale la molla del successo? Ricostruiamo la storia.

È stato Gennaro Broya de Lucia, oggi consulente commerciale, a lanciarla nel 2005. per un decennio - ci confessa - ha navigato in mari tempestosi, misurandosi “con le grandi difficoltà ad emergere in un mercato complicato anzitutto dalle normative stringenti”. E in tema di normative, la mente va oggi al payback sanitario, il sistema di tassazione che prevede che le aziende biomedicali versino oltre 5 miliardi di euro per partecipare allo sforamento dei tetti di spesa sanitaria regionale per gli anni 2015-2022. Una mina che sta allarmando questo settore.

Quanto a Eukon, nel 2017 esce dal tunnel grazie alla luce di un fatturato che finalmente si fa consistente e di un portfolio di clienti che si amplia con la serie di appalti vinti nelle gare indette dalle strutture del Servizio sanitario del nostro Paese. Nel 2018 entra nella società la biotecno-

NEL 2017 L’AZIENDA HA SIGLATO UN ACCORDO COMMERCIALE CON SMT, UNA MULTINAZIONALE INDIANA TRA I LEADER GLOBALI NEL SETTORE DEGLI STENT E DELLE VALVOLE CARDIACHE

loga Claudia Mugnoz, che ne diventa l’amministratore delegato patrocinando una squadra, di 13 dipendenti e 50 agenti sul territorio, per il 60% al femminile. Di Eukon si accorge anche il Financial Times, che la colloca al 65esimo posto fra le aziende europee che più crescono in termini di fatturato, mentre figura all’undicesimo posto (fra 450 imprese) grazie a un + 160% di fatturato tra i campioni di crescita selezionati dal Sole24 Ore e Statista. Vero, sono liste in cui le aziende si autocandidano, ma per poterlo fare devono essere rispettati determinati parametri. Spieghiamo il crescendo con i numeri. In cinque anni il fatturato è passato da 300mila euro agli attuali 4 milioni, con apice nel 2020 quando si toccarono i 6 milioni, in risposta alle drammatiche esigenze scaturite dalla pandemia.

Eukon è presente oggi in oltre 300 strutture fra pubbliche e private, collabora con 150 ospedali per la cardiologia interventistica e altri 150 per la terapia in-

tensiva e per tecnologie di imaging avanzate. Agisce come un talent scout tecnologico sempre alla ricerca delle novità terapeutiche internazionali da introdurre nel sistema salute nazionale. Il suo punto di forza? Essere una struttura piccola e snella. Per cui, “a differenza delle grandi aziende che si muovono solo a fronte di una domanda importante che supporti i costi di gestione del processo, noi possiamo intervenire anche nelle nicchie, sicuramente meno rilevanti numericamente ma non qualitativamente. Il valore che tuteliamo, del resto, è la salute dei cittadini”, spiega Broya de Lucia. È un’azienda che vive di gare regionali: “Siamo primi in tantissime regioni italiane”, continua Mugnoz. “Primi in Piemonte, in Lombardia, in Veneto, in Emilia-Romagna e nel Lazio. E a dimostrazione che nemo propheta in patria, secondi in Campania”, ironizza. L’azienda ha conquistato il 10% del mercato degli stent coronarici, al punto che in Emilia-Romagna quasi metà degli infarti sono trattati con i prodotti forniti da Eukon, e quasi centomila italiani “sono stati curati grazie anche al lavoro della Eukon”, prosegue Mugnoz.

Ora l’obiettivo, osserva Broya de Lucia, “è quello di entrare in altri segmenti di mercato. Primo tra tutti quello degli interventi più avanzati di sostituzione senza chirurgia delle valvole cardiache. In India abbiamo identificato un distretto tecnologico avanzatissimo che non ha nulla da invidiare alle più rinomate industrie americane. L’India del futuro, infatti, si distingue per la predisposizione alla spe-

di Piera Anna Franini
80 SmallGiants | marzo 2023 Industry

rimentazione insieme ad una economicità che altri Paesi non sono in grado di assicurare. Penso alla Cina, per esempio, che in questo campo non sempre eccelle in termini di innovazione”. In particolare, c’è un accordo commerciale pluriennale con la multinazionale indiana Smt (Sahajanand Medical Technologies), tra i nuovi leader globali nel settore degli

stent coronarici e delle valvole cardiache. “I prodotti che scegliamo di importare e supportare sono la punta di diamante dell’innovazione tecnologica. Il che offre al nostro gruppo una posizione di vantaggio”.

India e non solo. Anche Stati Uniti, Olanda, Germania e Giappone sono tra i Paesi dove attinge Eukon. E l’Italia? Nel

nostro Paese l’azienda “intercetta le innovazioni spesso ancor prima che arrivino sul mercato. E investe anche in start up innovative, grazie alle preziose indicazioni dei medici specialisti con cui abbiamo costruito rapporti ormai consolidati di collaborazione”, conclude Broya de Lucia.

81 marzo 2023 | SmallGiants Industry
www.eukon.it EUKON • CAMPANIA
Gennaro Broya de Lucia, consulente commerciale, e Claudia Mugnoz, amministratore delegato

Affogato dai costi?

Dove sono gli utili che avresti dovuto avere sul conto?

L'imprenditore deve conoscere i numeri della propria azienda, non possiamo più andare a sensazione, dobbiamo avere una pianificazione e monitoraggio costante dell'attività!

Riprendi in mano la tua azienda eliminando i costi inutili, salvando i "Costi Investimento" e incrementando la tua liquidità aziendale!

INQUADRA IL CODICE QR E APPROFONDISCI COME PUOI OTTIMIZZARE I COSTI PASSIVI E SALVARE LA TUA IMPRESA

Sono Francesco Cardone, dottore commercialista e con il mio Team di Imprefocus ci occupiamo della crescita della tua azienda!

Inquadra il Codice QR e Richiedi Subito una Business Coach con uno dei nostri Esperti in Crescita Aziendale per verificare insieme:

Come ottimizzare i costi inutili in azienda

Quali costi sono da eliminare e quali da salvare Come eseguire una corretta pianificazione fiscale

Stai fatturando ma sei

ECCELLENZA FINO ALL’ULTIMO CHICCO

Riso Buono, prodotto dall’azienda agricola

La Mondina, esporta in tutto il mondo e conta su una tradizione secolare

83 marzo 2023 | SmallGiants Agrifood

Agrifood

Dieci anni fa Cristina Brizzolari aveva una società immobiliare di compravendita a Roma e a Londra, si divideva tra le sponde del Tevere e del Tamigi e soprattutto era un’amante della pastasciutta. Quando poteva concedersi un break scappava al mare, non essendo un’amante della campagna. Facile immaginare lo stato d’animo quando il suocero Luigi Guidobono Cavalchini le chiese di occuparsi della ristrutturazione dell’antico casale di famiglia a Casalbeltrame, vicino Novara, tra distese di risaie a perdita d’occhio. Ebbene, l’impossibile avvenne. Giunta alla meta, l’imprenditrice si innamorò di questi luoghi. Un amore a prima vista: la bellezza dell’ambiente naturale unita al carico di storia e all’energia che pure sprigionava dal casale distrutto, convinsero Cristina Brizzolari a rivedere la sua posizione sulla campagna e sui primi piatti. Al punto che oggi si può dire a tutti gli effetti una piemontese d’adozione. L’imprenditrice ha immaginato la rinascita di questi terreni, dopo un secolo di abbandono, e la riscossa di Castelbeltrame, un paesino di poco più di mille abitanti. Un’area agricola che in realtà ha i numeri, potendo contare sul titolo di Città Slow per l’attenzione nel preservare il territorio, dal punto di vista ecologico e sostenibile.

L’imprenditrice ha deciso di puntare sul riso: una tradizione secolare che risaliva addirittura al Settecento e aveva visto nel corso dei secoli avvicendarsi diversi proprietari e significativi interventi nei metodi d’irrigazione e nelle forme di coltivazione. A secoli di duro lavoro e di tradizione agricola, si è aggiunta la sfida di puntare sul re dei risi, il Carnaroli. Così è cominciata l’avventura di Riso Buono, il più amato dagli chef stellati di tutto il mondo nel suo inconfondibile contenitore in vetro. Brizzolari si è calata perfettamente nel ruolo, al punto

CRISTINA BRIZZOLARI,

GUIDA DELL’IMPRESA DI CASALBELTRAME, APRE SPESSO LE PORTE DELLA TENUTA PER VISITE GUIDATE, CERCANDO DI FAR APPREZZARE

IL MONDO DELLE RISAIE AL GRANDE PUBBLICO

che ormai sembra di casa in queste terre del Novarese. Con passione e competenza gestisce l’azienda agricola La Mondina di proprietà della famiglia Luigi Guidobono Cavalchini. Oggi si stenta quasi a credere che sia la stessa persona quando la si vede

aggirarsi in stivali di gomma in mezzo alle risaie o alla guida del trattore che ha imparato a guidare per necessità. Ma d’altra parte anche il passaggio dalla carbonara al risotto sulla carta non appariva proprio scontato. “La scommessa è stata coltivare il riso carnaroli classico dove non era stato mai fatto. È una pianta molto difficile e io sono stata la prima a farlo in zona. Poi in tanti hanno seguito il mio esempio. Oggi produciamo e vendiamo in tutto il mondo: da Dubai agli Stati Uniti”, puntualizza Cristina Brizzolari. “I nostri clienti sono gli chef stellati, tanti ristoranti e pochissime gastronomie”. Ben 200 gli ettari coltivati a rotazione: 100 a riso e i restanti 100 a mais, a erba da destinare agli animali oppure a risi con tecnologia Clearfield per pulire i campi. “Non credo alle aziende che non hanno la rotazione, ottengono prodotti similari ma non il vero seme di

84 SmallGiants | marzo 2023
Cristina Brizzolari, imprenditrice che nel 2011 decise di prendere in mano l’attività agricola e di fondare il marchio Riso Buono

carnaroli classico, che non va mischiato con altre varietà similari. La rotazione è utile non solo per aumentare la fertilità del terreno, ma contro le infestanti e per consentire alle piante di riprendersi e difendersi dai patogeni” spiega l’imprenditrice. Non è l’unica accortezza adottata per ottenere un prodotto di qualità eccellente. Il Riso Buono Carnaroli Gran Riserva per esempio viene fatto invecchiare un anno da grezzo. Pratica già nota in antichità con il procedimento ‘dell’Agin’ che dà la possibilità al riso di acquisire tutte le caratteristiche di massima qualità e di aumentare il volume originale ottenendo una minore dispersione di amido e minerali nella cottura. Il segreto per non far attaccare i chicchi e non far scuocere il risotto. Poi c’è la lavorazione in pietra. Un altro passaggio molto delicato è la sbiancatura del riso: “Se è troppo bianco significa che è stato privato delle sue qualità organolettiche”, precisa l’imprenditrice.

L’azienda La Mondina produce anche l’Artemide Gran Riserva: un riso nato dall’incrocio tra il Venere e il Basmati bianco italiano. Integrale, dal profumo intenso, la forma allungata e il colore nero è amato e apprezzato da chi è attento alla salute per

l’apporto di calcio, zinco, magnesio, ferro e antiossidanti. La tenuta produce anche farine di riso artigianali e gluten free sfruttando le rotture del Carnaroli e dell’Artemide. Un valido esempio di sostenibilità ed economia circolare.

Sono circa 10mila i quintali di riso prodotti dall’azienda di Casalbeltrame e che immancabilmente sono venduti ogni anno, all’ultimo chicco. Ecco perché il telefono di Cristina Brizzolari squilla sempre. “Ho pochissimi agenti, 700 clienti a cui rispondo

personalmente. Ma è così che si fidelizzano e si crea un rapporto. Certo, ci sono periodi dell’anno che è un inferno, tipo a Natale o anche a giugno e luglio. I mesi di gennaio e febbraio sono più tranquilli”. Per l’imprenditrice di Riso Buono la conoscenza del prodotto, della storia e del lavoro che ci sono dietro è un passaggio culturale fondamentale. “Ammetto che prima di avvicinarmi a questo mondo il riso non era il mio piatto preferito. Bisogna però anche dire che al supermercato la qualità non è di solito eccelsa. Questo spiega perché abitualmente ne associ il consumo al mal di pancia”, sottolinea. Nell’ottica di far apprezzare al grande pubblico il mondo delle risaie l’imprenditrice apre spesso le porte della tenuta per visite guidate. Dedica tempo e fiato per dialogare con i giovani che gravitano attorno al mondo slow food e spesso sale in cattedra negli istituti di alta formazione e nelle università del cibo per trasmettere il suo bagaglio di esperienza e di conoscenze. Non c’è infine fiera o manifestazione internazionale legata al food in cui il suo Riso Buono non sia protagonista. A dimostrazione che non si vive di sola pasta. www.risobuono.it

85 marzo 2023 | SmallGiants Agrifood
RISO BUONO • PIEMONTE
Sono due le varietà principali: il Carnaroli Gran Riserva, fatto invecchiare un anno da grezzo, e l’Artemide, una varietà di riso nero che nasce da un incrocio naturale fra il Venere e l’Indica L’antico casale di famiglia a Casalbeltrame, in provincia di Novara

Quattro generazioni di olio extravergine

Gestione sostenibile e cura maniacale: così Dragotto Farm

diffonde la cultura di un fiore all’occhiello del made in Italy

Nell’antica Valle del Belice, in un territorio ricco di storia e bellezza naturale che si sviluppa lungo le mura di Castelvetrano, in Sicilia, sorge Dragotto Farm. Un’azienda agricola che offre uno straordinario olio extravergine di oliva che coniuga ricerca e rispetto per l’ambiente. Un processo di produzione accurato, quello della famiglia Dragotto, che gli è valso il conseguimento delle importanti certificazioni Igp Sicilia e Dop Valle del Belice.

Sin dai tempi antichi l’uomo si è fatto portavoce di un sogno pieno di insidie e difficoltà, spesso oggetto di pellicole cinematografiche e leggende folcloristiche: il ritrovamento di un tesoro perduto. Trasformando la propria vita in una lotta contro il tempo pur di ricondurlo a sé. Senza sapere, però, che basterebbe rimanere bambini per tenerlo tra le proprie mani o riconoscerlo da adulti nei piccoli momenti di felicità terrena, come nel caso della scoperta di un sapore autentico d’infanzia o di un profumo inaspettato. Oggi, infatti, i tesori non sono più costituiti da monete e gioielli, ma da note aromatiche e consistenze articolate che rendono le materie prime della nostra Terra uno splendido viaggio. Questo è il sogno dell’oro verde siciliano, il sogno della famiglia Dragotto e del suo olio extravergine di oliva.

Dragotto Farm nasce ufficialmente nel 2017 nei pressi di Castelvetrano, in piena valle del Belìce, in un appezzamento di

L’AZIENDA SI TROVA A CASTELVETRANO, TERRITORIO CHE HA VISTO NASCERE LA NOCELLARA DEL BELICE, VARIETÀ SICILIANA MOLTO RESISTENTE AD AVVERSITÀ

CLIMATICHE E MALATTIE

terreno di circa 15 ettari. Un territorio, quello circostante all’azienda, conosciuto e apprezzato in Italia e in Europa per una

nascere la Nocellara del Belice, una cultivar siciliana dimostratasi più resistente ad avversità climatiche e malattie rispetto ad altre varietà. Ogni fase della lavorazione dell’olio Dragotto, dalla raccolta a mano alla molitura a freddo, è seguita con precisione e si attiene ai disciplinari Dop Valle del Belice, Igp Sicilia e dell’agricoltura biologica. Da qui, i due prodotti di punta della famiglia Dragotto: l’olio extravergine di oliva Viridior Igp Sicilia, un blend di Nocellara del Belice e Biancollilla, e il Viridior Dop Valle del Belice in purezza. Entrambi frutto della selezione di specifici alberi, di una specifica e distinta particella.

Il segreto di tutte le attività dell’azienda sta nell’unione e nella passione dei fratelli Dragotto. Marco, a capo della società e con una laurea in economia, sovrintende

86 SmallGiants | marzo 2023 Agrifood
La famiglia Dragotto

la commercializzazione del prodotto e della presentazione ai buyer. Luca, laureato in legge, si occupa insieme a Marco del coordinamento dei processi aziendali (la terra, il frantoio, e la bottiglia). Andrea, manager del food, gestisce la parte legata al mondo della ristorazione insieme a Miriam, la più giovane della famiglia, che oltre ad essere l’agronomo aziendale è anche il tecnologo alimentare - figura che guida i processi di selezione delle materie prime per il ristorante Rimessa. Decisivo, inoltre, anche l’apporto di Luca Tedesco che, sin dalle origini del progetto, si è occupato insieme a Chiara Bonanno della parte creativa e di marketing (packaging, sito web e social media).

Un giro di olio extravergine di oliva per preparare un soffritto, condire una fresca insalata o versato a crudo su una zuppa. Sono più o meno questi i gesti che quotidianamente mettono l’olio al centro dei nostri gesti culinari. A dimostrazione del fatto che l’olio è da sempre considerato un elemento base per la preparazione di ragù, salse, creme e vellutate. Eppure le note acide, piccanti, delicate e aromatiche di questo prodotto così complesso dal

punto di vista organolettico sono in grado di divenire protagoniste di un piatto. Ed è sulla base di questa premessa che nasce il ristorante Rimessa Dragotto in via Rosolino Pilo, a Palermo.

Il nuovo progetto della famiglia Dragotto punta a essere non solo un ristorante, ma anche e soprattutto un laboratorio gastronomico attraverso cui diffondere la cultura dell'olio, con la realizzazione di workshop interattivi, degustazioni e specifici menù ideati con l’obiettivo di dar voce a una materia prima così amata come l'olio. Però, questa volta non più come ingrediente base per le ricette della tradizione italiana, ma come elemento distintivo del piatto: "La nostra sfida è quella di valorizzare il nostro olio extra vergine di Nocellara a 360 gradi”, racconta Andrea Dragotto. “Siamo consapevoli di quanto sia complicato far percepire la qualità di un prodotto fatto bene, che rispetta tutti i crismi di una produzione e di una molitura sicura e tecnologicamente avanzata. Pensiamo che uno spazio come Rimessa Dragotto, dove la buona cucina di campagna e l'olio di oliva si incontrano, possa aiutarci a diffondere maggiore consapevolezza su un

prodotto che troppo spesso, in molti, danno per scontato”.

La volontà della famiglia è quella di esprimere attraverso piatti gustosi e precisi la natura agricola del nuovo ristorante. Protagonisti sono ingredienti semplici e diretti. Il valore della materia prima viene esaltato da ricette di campagna lavorate in modo innovativo con tecniche di cottura contemporanee, per rinnovare i piatti nella forma lasciando intatta la sostanza.

Il menu degustazione, ideato dallo chef Giovanni Federico, vuole puntare al racconto della cucina degli olivicoltori. Troviamo, infatti, piatti che rievocano i colori e i momenti di campagna: il pane cunzato di Castelvetrano che diventa una sfoglia croccante e leggera con pomodoro Piccadilly cotto a bassa temperatura, polvere di olio Viridior e alici del Cantabrico; la coscia di coniglio ripiena di olive Nocellara e capperi in agrodolce su una golosa salsa alla cacciatora; e poi il celebre e delicato Biancomangiare alla mandorla, che chiude in dolcezza, nell’immaginario, una passeggiata dall’uliveto all'orto, dai piccoli animali da cortile fino alla frutta secca.

www.dragottofarm.com

87 marzo 2023 | SmallGiants Agrifood
DRAGOTTO FARM • SICILIA
La raccolta viene effettuata a mano e la molitura esclusivamente a freddo, tecnica che garantisce la migliore qualità possibile

Nouvelle cuisine a quattro zampe

Materie prime di alta qualità, packaging raffinato e cibo a domicilio: la rivoluzione di Genuina Pet Food

Un’attività imprenditoriale nata dalla passione dei suoi fondatori per il mondo cinofilo. Un business in salute che promette di continuare a crescere nei prossimi anni grazie all’ampliamento dell’offerta di prodotto, agli investimenti messi a budget per l’e-commerce e al prosieguo del piano di sviluppo sui mercati esteri. Genuina Pet Food è l’azienda specializzata nella produzione di alimenti per cani nata nel 2019 su iniziativa di Marcello e Filippo Negri, una realtà che si è presentata sul mercato per rispondere alle esigenze di quel pubblico che vuole nutrire i propri cani con prodotti sani e naturali. “È quel target che preferisce un’alternativa alla cucina casalinga e a cui Genuina Pet Food propone ricette realizzate con materie prime di qualità ma già cotte, pronte all’uso e conservabili fuori dal frigo”, spiega Marcello Negri. “Il formato monoporzione è poi pensato per soddisfare il fabbisogno giornaliero dei propri cani eliminando gli sprechi e garantendo la continua freschezza del prodotto oltre alla praticità d’uso”.

Ma non è tutto, perché l’azienda ha puntato anche “sull’estetica delle confezioni, con un design elegante e un packaging minimal e raffinato, di modo che i nostri prodotti non siano nascosti, relegati in una dispensa, ma mostrati in cucina o in altre stanze della propria casa. I cani d’altronde sono ormai sempre di più parte integrante delle famiglie che li adottano e

dei loro spazi domestici”. Questa strategia ha permesso a Genuina Pet Food di dialogare anche con importanti marchi della moda, del design, dell’hotellerie e della ristorazione. “Abbiamo partecipato all’ultima edizione di Pitti Uomo nello spazio dedicato al mondo pet, mentre presso diversi hotel e alcuni ristoranti, come la catena Crazy Pizza di Flavio Briatore, si trovano i nostri prodotti come benvenuto e come proposta di menù per i cani ospiti nei loro locali”. La distribuzione dei prodotti di Genuina Pet Food avviene attraverso due canali: i negozi specializzati del settore Pet, ad oggi circa 200 tra Italia ed estero, e la piattaforma di commercio elettronico, una voce che rappresenta il 30% del giro d’affari ed è in costante crescita, “anche perché qui i clienti possono personalizzare i nostri cofanetti con il nome del proprio cucciolo”.

Nel giro di tre anni Genuina Pet Food ha raggiunto un fatturato di 600.000 euro. “Ora il nostro obiettivo è quello di tagliare il traguardo dei due milioni di euro entro il prossimo trennio, nel 2026. L’internazionalizzazione è un asset importante del piano di sviluppo, i volumi di vendita in

mercati come Gran Bretagna, Francia, Spagna, Austria e Svizzera sono in aumento e nuovi investimenti su questo fronte sono già stati programmati”. Lato prodotto, “intendiamo completare l’offerta con l’assortimento dedicato al mondo del gatto, un progetto che ci vede al lavoro da più di un anno e che contiamo di portare sul mercato entro la fine del 2023”. Dal punto di vista finanziario, Genuina Pet Food ha già attirato l’interesse di diversi fondi. “Siamo aperti alle opportunità di crescita e di investimento e dunque ci guardiamo intorno, sia nel mondo della finanza sia in quello industriale. Detto questo, dal punto di vista economico i risultati sino ad oggi hanno dato ragione alla nostra scommessa imprenditoriale e ci permettono di pianificare la crescita futura”.

88 SmallGiants | marzo 2023 Agrifood
www.genuinapetfood.it
IL BRAND HA GIÀ ATTIRATO L’INTERESSE DI ALCUNI FONDI E GUARDA AI MERCATI ESTERI PER AUMENTARE I VOLUMI DI VENDITA GENUINA PET
FOOD • LOMBARDIA
Marcello Negri, fondatore di Genuina Pet Food
baconclothing.com

LE ACCELERATRICI DEL TALENTO CREATIVO

Taldeg è il progetto di Silvia Rigo e Francesca Fumana che connette arte, imprenditoria e formazione

91 marzo 2023 | SmallGiants
friendly
Women

Women friendly

Tenaci, resilienti e innovative. Le aziende a guida femminile hanno maturato una crescita importante negli ultimi anni. I dati sono incoraggianti. Le imprese guidate da donne –stando a quanto emerge dal quarto rapporto sull’imprenditoria femminile realizzato da Unioncamere – rappresentano il 22% delle imprese attive in Italia e negli ultimi cinque anni sono cresciute a ritmo più intenso rispetto a quelle guidate da uomini, registrando +2,9% contro +0,3%. Cresce anche il numero di startup innovative guidate da donne. A fine settembre 2022 sono state registrate 527 startup femminili in più rispetto a settembre 2019. Una crescita del 40% in due anni che testimonia un cambio di rotta culturale determinato da un numero sempre crescente di donne che fanno impresa. Taldeg è una startup tutta al femminile che in pochi anni ha raggiunto risultati importanti. Le fondatrici sono due giovani imprenditrici bolognesi, avvocate, ma soprattutto donne ambiziose. Stiamo parlando di Silvia Rigo e Francesca Fumana, ideatrici di un progetto che nasce per connettere e supportare i talenti e l’arte. “Crediamo che il talento non debba andare sprecato e che le strade, anche se in salita, siano sempre da percorrere”, affermano Silvia Rigo e Francesca Fumana, rispettivamente ceo e coo di Taldeg, la startup che connette creativi di talento e aziende che vogliono investire nell’arte. Un ecosistema in cui arte e business si incontrano e creano valore condiviso e che si pone l’obiettivo di permettere agli artisti di talento di vivere della propria arte e creare opportunità di business.

Taldeg è nata nel 2017 per risolvere un problema: nel mercato dell’arte, solo pochissimi artisti riuscivano a trasformare il proprio talento in una professione. Solo il 15% degli artisti visivi riusciva ad accedervi e a ottenere una remunerazione sufficiente a sostenere la propria attività. In molti si trovavano costretti ad abbandonare il proprio sogno e farlo diventare un hobby. Il nostro, per definizione, è il paese dell’arte, della musica, del teatro. Il mercato dell’arte in Italia ha un impatto forte sull’economia reale e tocca diversi settori, non solo gal-

lerie, teatri, antiquari e case d’asta, ma anche tutti gli operatori che in maniera indiretta contribuiscono ad alimentare l’universo artistico che fa da cornice al nostro Paese. L’industria dell’arte – secondo la ricerca di Nomisma Arte: il valore dell’industry – genera un volume di affari pari a 1,46 miliardi di euro, con un impatto complessivo sull’economia del Paese di 3,78 miliardi e occupa 36mila persone nell’intera filiera. Nonostante il mercato dell’arte in Italia sia vigoroso, solo una minima percentuale di artisti riesce a sostentarsi con la propria arte e a creare un’attività imprenditoriale su di essa.

“Fare impresa e, a maggior ragione, farlo in un contesto incerto, con modello di business nuovo e cercando di risolvere un problema che, di fatto, condiziona le scelte di vita di un’intera categoria (quella degli artisti visivi ma anche delle aziende e del loro modo di comunicare e agire nel futuro), suona più come una missione che una professione”, afferma Silvia Rigo, ceo e cofondatrice di Taldeg. “E lo è. Con questa consapevolezza abbiamo lavorato fin dal primo giorno. Da quando un’idea iniziale, anche un po’ sgangherata e che spaventava gli investitori, ha preso forma e si è piano piano concretizzata in un qualcosa in grado di generare un impatto”.

Silvia Rigo e Francesca Fumana sono partite dall’esigenza di rendere il settore dell’arte più democratico, spogliandolo dall’inaccessibilità che spesso lo contraddistingue e permettere agli artisti di talento di accedervi. Il primo passo di Taldeg è stato trasformare gli spazi commerciali in luoghi espositivi, mettendo in comunicazione il lavoro degli artisti emergenti con

92 SmallGiants | marzo 2023
“VOGLIAMO CREARE UN ECOSISTEMA ARTE E AZIENDA CHE DIALOGHI E GENERI VALORE PER TUTTI I SOGGETTI COINVOLTI, PARTENDO DALLA FORMAZIONE FINO AI PROGETTI CONCRETI”

il mercato turistico. Nasce così il primo format Taldeg. Un modello di business che da subito dimostra di avere potenziale e viene accolto positivamente. Taldeg viene poi selezionata per il programma di accelerazione Hubble, di Nana Bianca e Fondazione Cr. Un punto di svolta nella crescita dell’azienda, che vede un incremento in termini numerici e di espansione territoriale: 350 artisti in piattaforma, 70 attività commerciali coinvolte tra Bologna e Firenze, una crescita mensile del +6% e uno spin off estivo a Gallipoli.

Dopo la pandemia prende forma l’attuale modello di business di Taldeg con l’implementazione della piattaforma e-learning per la formazione imprenditoriale degli artisti, a cui vengono trasmesse le competenze e le skills che appartengono al mondo imprenditoriale e che permettono loro di professionalizzare la propria attività. Una volta formati, gli artisti vengono messi in contatto con brand, aziende, pubbliche amministrazioni che realizzano dei progetti creativi. Una connessione tra arte, aziende creative driven e formazione imprenditoriale che crea un effetto moltiplicatore e genera valore per i brand e per gli artisti che si aprono a nuovi mercati e opportunità. In breve tempo Taldeg riesce a intercettare realtà aziendali dal respiro internazionale

e provenienti dal mondo dell’intrattenimento, del real estate, della moda e dell’innovazione. La startup ha poi concentrato la sua energia sulla raccolta di capitali per consolidare il modello di business e ha raccolto 300mila euro attraverso lo strumento della finanza agevolata.

“Abbiamo saputo rischiare e abbiamo anche fatto un sacco di errori, correggendoli e imparando a fare meglio”, prosegue Silvia Rigo. “Tutto il team e chi si è affidato a noi è stato in grado di fare un qualcosa di non scontato. Perché al netto del potenziale di un’idea, non sempre la stessa incontra l'opportunità. Noi in questo siamo stati dei privilegiati e in funzione di questo privilegio, di cui sentiamo la responsabilità, continuiamo a lavorare per creare un ecosistema arte e azienda che dialoghi e generi valore per tutti i soggetti coinvolti, partendo dalla formazione fino ai progetti concreti. Olivetti diceva sempre che l’obiettivo fosse quello di un’azienda in grado di generare valore, che non fosse solo economico. Noi condividiamo questo approccio, con un occhio sempre attento al fatturato ma la visione di un mercato nel quale l’arte sia in grado di essere considerata una professione e generare valore a 360 gradi, per tutti”.

www.taldeg.com

93 marrzo 2023 | SmallGiants Women friendly
TALDEG • EMILIA ROMAGNA
Silvia Rigo, cofondatrice e ceo di Taldeg

La via della seta passa in Calabria

Miriam Pugliese è un’imprenditrice tornata alle origini per mettersi in proprio: così ha attirato l’interesse dei grandi brand del lusso

Non è solo filo da cucire, ma la ricostruzione dell’antica filiera della seta calabrese: una sfida, in parte già vinta, da Nido di Seta, l’impresa artigianale guidata da Miriam Pugliese, 32enne originaria di San Floro, in provincia di Catanzaro. Miriam è da poco diventata mamma e oggi porta avanti la sua attività con il marito, Domenico Vivino, e una cara amica, Giovanna Bagnato. Prima di iniziare quest’avventura ha vissuto per molti anni a Varese, dove ha completato gli studi in lingue straniere e lavorato come hostess per una nota compagnia aerea. In seguito ad un licenziamento per riduzione di organico, si è trasferita da sola a Berlino, accettando la sicurezza di un impiego stabile e produttivo. Paradossalmente, è stata proprio la Germania ad accendere una lampadina sulla sua testa: vivendo nella capitale più all’avanguardia d’Europa, Miriam si è resa conto dell’intraprendenza di un popolo che non teme di investire sulla valorizzazione di zone turistiche e naturali.

"A Berlino ho iniziato a vedere la mia terra d’origine con occhi diversi. Così sono tornata in Calabria, dove ho deciso di creare qualcosa di nuovo. Mio padre diceva sempre che qui non c’è niente, ma dal mio punto di vista è proprio in questi posti che c’è tutto da fare”. A San Floro, un piccolo borgo di 500 abitanti, immerso nelle tradizioni secolari e lontano dalla frenesia del mondo moderno, la fondatrice

L’AGRICOLTURA

DI NIDO DI SETA

È MULTIFUNZIONALE, DEL TUTTO BIOLOGICA E CERTIFICATA.

ALLO STESSO

TEMPO PREVEDE

UNA COLTIVAZIONE

DI MORE DI GELSO, FONTE DI NUTRIMENTO PRIMARIA PER I BACHI

di Nido di seta ha preso in gestione cinque ettari di terra comunale, sulla quale sorgeva un gelseto abbandonato e un vecchio museo della seta. “Insieme a Domenico e Giovanna, abbiamo deciso di non andare più via da qui, perché tutti e tre volevamo lasciare qualcosa di utile alle future generazioni”, continua. San Floro è stata la capitale della seta dal Trecento al Settecento, ma oggi le attività artigianali sono scomparse quasi del tutto: in alcuni casi rimaste nel dimenticatoio, in altri prese alla leggera dai pochi giovani rimasti.

In Calabria la bachicultura è stata sempre un’arte sostenibile a conduzione familiare, un’eco proveniente dal passato ma che attraversa la nuova via della seta anche in tempi moderni. “Il baco mangia in continuazione e al suo 28esimo giorno di vita effettua la salita al bosco, ovvero

fiuta il cibo, fermandosi su una struttura da noi progettata dove inizia a tessere la seta”. Dal processo naturale della formazione del bozzolo, Miriam ha ottenuto un filo compatto e sottile come un capello, che ha inaspettatamente attirato l’attenzione dell'industria del lusso. In primis della divisione Equilibrium della maison Gucci, interessata al cambiamento del pianeta. “Stiamo sviluppando una filiera di allevamento della seta che consentirà a Gucci di produrre le sue prime sciarpe con fili provenienti da pratiche agricole biologiche. Gucci sarà anche in grado di seguire l'espansione degli agricoltori coinvolti, promuovendo la produzione rigenerativa della seta e riportando in vita la filiera abbandonata nella regione”, conferma Miriam. Tanti i risvolti positivi sull’ambiente, poiché la piantumazione degli

94 SmallGiants | marzo 2023 Women friendly
La bachicoltura è una tradizione secolare a San Floro

alberi di gelso, fonte primaria di nutrimento per i bachi, ha già migliorato le condizioni del suolo, aumentando anche la capacità di immagazzinare carbonio dall'atmosfera. “Quando abbiamo iniziato quest’attività, la gente del posto era incredula e noi non eravamo neppure esperti di bachicultura”, prosegue Miriam. “Domenico da piccolo aveva allevato bachi con il padre ad uso familiare e fino a poco tempo fa le persone producevano seta soltanto per se stessi, per esempio per l’abito del matrimonio. Oggi Nido di Seta è una storia d’amore nei confronti di questa terra”. Per acquisire i trucchi della tradizione serica Miriam ha inizialmente coinvolto gli anziani del luogo, ma si trattava soltanto di nozioni casalinghe: troppo poco per pianificare un’impresa. Così, per arricchire il bagaglio di conoscenze, i tre imprenditori hanno fatto le valigie in direzione Asia e America. “Siamo stati principalmente in Thailandia e India, dove abbiamo fatto corsi mirati sulla lavorazione e infine in Messico dove abbiamo invece imparato i metodi non

convenzionali della produzione serica. La conoscenza ti dà la possibilità di sviluppare prodotti diversi e oggi siamo gemellati con il Museo della seta di Lione e con il consorzio Swiss Silk di Hinterkappelen”, afferma orgogliosa.

Non tutti sanno però che per fare andare avanti una filiera del baco da seta è fondamentale curare da zero anche un gelseto. Si tratta quindi di un’agricoltura multifunzionale, biologica e certificata, poiché prevede contemporaneamente l’allevamento di bachi e una completa coltivazione di more di gelso. “Noi seguiamo tutto il ciclo di produzione, poi tessiamo il filo, trasformandolo in manufatto e aprendo le porte anche al turismo rurale”, dichiara la fondatrice di Nido di seta, che organizza anche laboratori didattici per giovani studenti che desiderano intraprendere un’esperienza serica, imparando da vicino ad allevare i bachi e ad estrarre il filo come da tradizione. Le idee di questa giovane imprenditrice sono state come un fiume in piena a San Floro, destando l’interesse

degli artigiani locali, costretti già da tempo a chiudere le proprie botteghe, ma decisi a risollevarsi con più forza di prima. Tutti insieme hanno investito il proprio tempo su questo progetto, giovane e antico al tempo stesso, offrendo a Miriam le proprie valide conoscenze sui tessuti. "Il 99% di queste persone sono donne. Le prime che hanno dato il via alla nostra Accademia serica, con lo scopo di tramandare questi lavori. La partecipazione ai corsi è stata di livello internazionale, attirando molti giovani provenienti da Argentina, Inghilterra e Finlandia, che desideravano imparare a lavorare la seta e a tingere con i pigmenti naturali”. Un pizzico di creatività e tanto amore per la tradizione sono stati sufficienti per iniziare un percorso che adesso ha svoltato in direzione alta moda. “È importante essere partiti dalle origini, curando la propria terra e cercando soprattutto una sostenibilità ambientale. Siamo tutti nello stesso Pianeta e non ne esiste uno di serie B”.

www.nidodiseta.com

95 marzo 2023 | SmallGiants Women friendly
NIDO DI SETA • CALABRIA
La fondatrice Miriam Pugliese insieme al marito Domenico Vivino
SmallGiants | marzo 2023 Ricerca 96

IL FUTURO

È DATA DRIVEN

Secondo un report di Lenovo i leader aziendali riconoscono il valore e il ruolo della tecnologia per migliorare le prestazioni e mettere a punto politiche Esg, ma sono necessarie nuove strategie e più investimenti

97 marzo 2023 | SmallGiants Ricerca

Tecnologia e dati faranno la differenza

Secondo la ricerca incrementeranno il ricavato delle aziende del 50% nei prossimi cinque anni

Profonde e durature le trasformazioni determinate dalle diverse sfide che il mondo sta affrontando.

Il riscaldamento globale, la crisi energetica, l’instabilità economica e la diminuzione delle risorse unita alla rapida crescita della popolazione impongono necessità di approccio differenti rispetto a quelle tradizionali. In un universo sempre più digitale ha preso piede una delle evoluzioni più pervasive della nostra epoca: quella quella legata ai dati. Basta pensare alla nostra quotidianità per comprenderne la potenza. Le interazioni continue nel mondo del web e dei social e la

1. Quali sono le prossime sfide e chi è pronto ad affrontarle

Il 66% delle aziende italiane considera la crisi energetica come la sfida più grande, ma solo il 36% afferma di voler fare qualcosa nei prossimi 3 anni.

Il 59% delle aziende italiane considera il riscaldamento climatico una minaccia, solo il 34% afferma di voler fare qualcosa nei prossimi 3 anni.

Il 57% delle aziende italiane afferma che la disoccupazione è una minaccia, solo il 18% afferma di voler fare qualcosa nei prossimi tre anni.

Il 55% delle aziende italiane afferma che l’eccessiva crescita della popolazione è una minaccia, solo il 34% afferma d voler fare qualcosa.

costante interconnessione dei nostri device digitali generano una mole elevatissima di dati. Sono sempre di più le aziende che si affidano ai dati per raggiungere i propri obiettivi strategici: essere più competitive e far fronte alle sfide globali. I leader aziendali non solo riconoscono il ruolo e il valore dei dati per migliorare le prestazioni e mettere a punto politiche Esg più avanzate, ma prevedono che gli investimenti in tecnologia e sui dati incrementeranno i ricavi del 50% nei prossimi cinque anni. Questo quanto afferma Data for Humanity, la ricerca di Lenovo che ha preso in esame circa 600 aziende operanti in cinque paesi attive in diversi segmenti di mercato, per analizzare il rapporto tra

98 SmallGiants | marzo 2023 Ricerca
66% 36% 59% 34% 57% 18% 55% 34%

aziende e big data.

Il 66% delle aziende italiane – sottolinea la ricerca di Lenovo – considera la crisi energetica come la sfida più grande e prevede che avrà un impatto sulla propria attività nei prossimi tre anni. Altro fattore che preoccupa le aziende è il cambiamento climatico: il 59% lo considera una minaccia per la propria attività e il 57% una minaccia globale. Anche la disoccupazione è considerata una minaccia per il 57% delle aziende. E la situazione dell’occupazione in Italia è davvero preoccupante considerando che, a causa della pandemia, il tasso di disoccupazione è cresciuto al 9,8% nel 2021, con un aumento dello 0,7% rispetto al 2020. (vedi grafico 1)

L’aumento dei prezzi è l’altro grande tema che contribuisce a rendere instabile il panorama economico del nostro paese.

L’inflazione in Italia ha raggiunto i massimi

storici toccando l’11,8% a ottobre 2022, il valore più alto negli ultimi 37 anni. La conseguenza di questa situazione è che solo il 58% delle aziende italiane ha visto

99 marzo 2023 | SmallGiants Ricerca
20% 17% 11% 15% Francia Usa Germania Italia Uk
2. Dove sono le imprese data leader

crescere i propri ricavi nell’ultimo anno, rispetto al 61% del campione di aziende preso in esame dalla ricerca.

Tuttavia, nonostante la criticità della situazione, solo una minoranza di aziende italiane si sta preparando attivamente ad affrontare la crisi. Il 36% intende intervenire per attutire l’impatto della crisi energetica nei prossimi tre anni. Solo il 27% delle imprese italiane è propensa ad agire per far fronte alla carenza di competenze e all’aumento della popolazione globale, rispetto al 33% degli altri paesi intervistati.

I dati possono essere formidabili alleati nell’affrontare la crisi del sistema economico globale. È infatti sempre maggiore e

significativo il divario tra le aziende cosiddette data leader e quelle che non hanno investito su attività legate all’analisi dei dati. Le organizzazioni con i livelli più alti in termini di competenze in materia di dati registrano prestazioni di business migliori e hanno politiche Esg più avanzate. Le data leader sono presenti in Francia per il 20%, negli Stati Uniti e in Germania per il 17%, in Italia per il 15% e nel Regno Unito per l’11%. (vedi grafico 2)

Percentuali molto basse. Solo il 16% delle aziende intervistate da Lenovo è classificata come data leader. In riferimento all’Italia è chiaro che la difficoltà nel reperire competenze e definire strategie sui dati gioca un ruolo cruciale nella competitività del nostro paese. Oltre il 51% delle aziende italiane dichiara di non possedere le competenze informatiche e, più in particolare, quelle legate ai dati. Forse a causa della carenza di competenze, la stessa percentuale afferma che la dirigenza

non ha ancora messo in atto strategie per la condivisione dei dati, rispetto ad appena il 37% delle aziende globali.

Dal report emerge che solo il 32% delle aziende italiane, meno di un terzo, possiede le competenze e le capacità necessarie per realizzare strategie relative ai dati, rispetto al 35% delle aziende estere esaminate. Il 26%, poco più di un quarto, è convinto di riuscire a realizzare iniziative strategiche legate ai dati nel corso del prossimo anno.

I tratti caratteristici che rendono le data leader vincenti – sottolinea la ricerca – riguardano proprio la tecnologia. L’83% afferma di avere soluzioni per i dati altamente automatizzate, rispetto al 57% delle aziende italiane. L’81% utilizza piattaforme in grado di condividere facilmente i dati con i partner, contro il 54% di aziende italiane. Infine il 78% delle data leader archivia i propri dati nel cloud, in Italia solo il 51% delle aziende lo fa (vedi

L’83% delle aziende data leader afferma di avere soluzioni per i dati altamente automatizzate, rispetto al 57% delle aziende italiane.

L’81% delle data leader utilizza piattaforme in grado di condividere facilmente i dati con i partner, contro il 54% di aziende italiane.

Infine il 78% delle Data Leader archivia i propri dati nel cloud, in Italia solo il 51% delle aziende lo fa.

100 SmallGiants | marzo 2023 Ricerca
I big data non basteranno Cultura, ambizione e competenza dovranno accelerare il processo di digitalizzazione: finanziare tecnologie moderne è una condizione necessaria ma non sufficiente
83% 81% 54% 78% 57% 51%
3. Aziende data leader VS aziende italiane Alessandro de Bartolo, country general manager e amministratore delegato dell’Infrastructure Solutions Group di Lenovo

grafico 3).

“Dalla ricerca appare evidente che investire in tecnologie all’avanguardia sia una condizione necessaria ma non sufficiente per abilitare l’innovazione”, commenta Alessandro de Bartolo, country general manager e amministratore delegato dell’Infrastructure Solutions Group di Lenovo. “Le aziende italiane si pongono l’obiettivo di sbloccare il valore dei dati ma per farlo è necessario migliorare la strategia, la cultura del dato e le competenze, oltre a investire nelle migliori soluzioni tecnologiche disponibili. Sappiamo, infatti, che non sono i dati a trasformare il mondo. Da soli, i dati sono impotenti. Occorre

l’intelligenza, l’ambizione, la volontà di dargli significato e le finalità per accelerare la trasformazione delle aziende e rendere sempre più efficienti le pubbliche amministrazioni, e la nostra società più sicura e accessibile. Per questo noi di Lenovo siamo fortemente impegnati nel percorso di digitalizzazione intelligente a fianco delle imprese italiane. Più in generale, occorre favorire l’accesso a risorse digitali e lo sviluppo di competenze specifiche, e permettere alle aziende e alla Pubblica amministrazione italiana di compiere quel cambio di mentalità nei confronti della tecnologia che è fondamentale nel percorso verso la competitività e la crescita. In

questa prospettiva, il Pnrr rappresenta una grande opportunità per motivare le aziende a investire in tecnologia e a realizzarne il pieno potenziale”.

Tuttavia, nonostante il panorama della gestione dei dati in Italia attualmente non sia ancora soddisfacente per vincere le grandi sfide del presente e del futuro, circa il 90% delle aziende italiane sta seguendo l’esempio dei data leader e prevede di investire almeno 1 milione di dollari in tecnologie e iniziative basate su analisi e gestione dei dati nel prossimo anno. Una notizia rassicurante, un primo passo per colmare il gap e aprirsi finalmente ad un futuro data driven

101 marzo 2023 | SmallGiants Ricerca

Diventa Podcaster de

Entra nel network editoriale che ha fatto la storia del giornalismo italiano. Scannerizza il QR code e partecipa al contest!

LA SCALA DELLA RIPRESA

Il teatro milanese nel 2022 ha fatto il pieno di sponsorizzazioni, per un totale di 44 milioni di euro, e ha ritrovato il pubblico pre-Covid

103 marzo 2023 | SmallGiants Cultura

Cultura

Sono migliaia i teatri d’opera al mondo. L’Italia, che ne ha più di tutti, ne conta 60. Del resto, l’opera l’abbiamo inventata noi, a Firenze, nel lontano 1600. Via via il colto intrattenimento fatto di musica-paroleazione-scena conquistava l’intero stivale con apice in Venezia e Napoli, quindi Milano e Roma. Poi si allargava a macchia d’olio al continente europeo, alla Russia, sbarcava nelle Americhe, in Oriente, in Oceania, nel Maghreb. In anni recenti ha conquistato anche la penisola arabica, pur con qualche aggiustamento per cui, nei “lieti calici” del Brindisi di Traviata, guai a versar vino.

Non c’è teatro al mondo, tuttavia, che eserciti il fascino della Scala di Milano, dalla storia unica e mai più replicata. I più grandi compositori vi hanno tenuto a battesimo le proprie creature, da Giuseppe Verdi a Giacomo Puccini. È passata, o meglio, è stata fatta tanta storia in questo teatro. E oggi l’orgoglio di appartenere a questa azienda è comparabile a quello che contraddistingue imprese iconiche come Ferrari: sono marchi per i quali basta il nome per essere riconosciuto nel mondo. Intendiamoci, siamo lungi dall’idillio, soprattutto quando a un soffio dalla prima della Scala le sigle sindacali si alleano rivendicando il diritto di turno, non sempre sacrosanto. In gennaio, per esempio, i tecnici di palcoscenico hanno incrociato le braccia complicando la realizzazione dei concerti dell’Orchestra Filarmonica, praticamente in ostaggio.

Alla Scala si produce tanto: per l’anno corrente il sipario si alza 250 volte, per questo sono in centinaia i dipendenti fra orchestra (121 elementi), coro (100), corpo di ballo (77), maestri collaboratori (21), dirigenti (5), quadri (30), impiegati (145), operai in teatro per i reparti di palcoscenico (206), operai nei laboratori dove si costruiscono scene, costumi, parrucche etc (93), operai per servizi e manutenzione (370).

Il valore della produzione, che fino al 2019 si aggirava intorno ai 120 milioni di euro, ha subito una contrazione significativa nel 2020 per via della pandemia, ri-

L’ANNO SCORSO HA CHIUSO IL BILANCIO IN PAREGGIO E HA APERTO

LE PORTE A UNA NUOVA

MODALITÀ DI FRUIZIONE: LO SPETTACOLO È ORA VISIBILE IN STREAMING

salendo nel 2021 a 95.576.000. Un valore cui contribuiscono equamente quattro voci: contributi pubblici, contributi privati, incassi da biglietteria e iniziative proprie. I fondatori di diritto (ovvero Stato, Comune e Regione) nel 2022 sono intervenuti con più di 40 milioni di euro - lo Stato fa la parte del leone con 33 milioni. La Scala è un unicum in Italia per la preminenza dei ricavi propri rispetto al contributo pubblico. Dopo di lei il teatro più virtuoso è la Fenice di Venezia. Brilla poi a livello internazionale, seconda solo al Metropolitan di New York, per la capacità di attrarre sponsorizzazioni e donazioni che per il 2022 hanno toccato la cifra record di 44 milioni, da sommare ai 30 milioni di ricavi dal botteghino.

È pur vero che questo accade in Lombardia, la regione notoriamente e di gran lunga più attiva d’Italia in tema di mecenatismo e filantropia. E si verifica anche perché la Scala è il salotto buono di

Milano: frequentarlo fa bene alla salute delle proprie relazioni e investirvi è strategico.

Tanta storia, si diceva, è passata da qui. In tal senso si tocca lo zenit con il 7 dicembre, quando va in scena lo spettacolo di apertura della stagione, evento culturale più importante d’Italia e fra i più autorevoli d’opera nel mondo. L’ultimo 7 dicembre, per esempio, ha spiegato al mondo che in Italia c’è chi non cancella la cultura. È stata infatti rappresentata con artisti russi l’opera Boris Godunov, nonostante qualcuno ne chiedesse la fuoriuscita dal cartellone per via della guerra. Concetto (giù le mani dalla cultura) ribadito quella stessa sera dal presidente Sergio Mattarella, assiso nel palco reale al fianco di Ursula von der Leyen e mezzo Governo. Anche la Prima della Scala 2021 è entrata nella storia per i sei minuti di applausi a Mattarella e la richiesta di bissare il mandato presidenziale.

Sostenere quest’icona d’Italia genera un potente ritorno d’immagine, e ben lo sanno le società musicali milanesi adombrate dal teatro massimo della città. Sono tutte italiane (tra le altre Armani, Bracco, Esselunga, Banca Intesa) o comunque con sedi italiane (BMW, Rolex, Allianz) le aziende sostenitrici pure attive come fornitori (Elisenda, Bellavista, Collistar, Caffè Borbone). Vi sono donatori privati che sostengono specifici progetti: il caso della miliardaria americana Veronica Atkins,

104 SmallGiants | marzo 2023
Il 2022/2023 sarà una stagione ricca, con più di 250 spettacoli

che ha contribuito alla serata del Boris Godunov. Stesso discorso per Aline ForielDestezet, che sostiene numerose produzioni. Spesso anche le aziende sposano la causa di un singolo progetto poiché, come ricorda Diana Bracco, “le aziende non possono essere trattate come dei bancomat, semmai vanno coinvolte nella progettazione”. E così per esempio Allianz sostiene anche i recital di canto, Esselunga Un palco in famiglia, American Express il concerto di Natale, Mapei alcuni dei concerti delle orchestre ospiti, la Fondazione Bracco le opere realizzate con l’Accademia Teatro alla Scala, Italmobiliare le grandi opere per i bambini, per citarne alcuni.

Non solo. “Grazie all’impiego dell’Art Bonus si sono consolidate le erogazioni liberali”, spiega Lanfranco Li Cauli, direttore marketing e fund raising. “Negli ultimi anni è cresciuto il sostegno da parte di donatori privati che, tutt’uno con Fondazione Milano per la Scala, ha visto un incremento di persone fisiche anche grazie agli incontri internazionali di presentazione della Stagione della Scala in Paesi come Francia, Svizzera, Inghilterra e di recente

Stati Uniti”. Quale la leva di convincimento di un potenziale mecenate? “È importante dare concretezza al suo desiderio di essere parte attiva della famiglia scaligera offrendo possibilità di partecipazione diretta e visibile alla vita del Teatro".

Una visibilità ora amplificata dal lancio, in febbraio, di una propria tv dove riprodurre spettacoli in streaming. Vedremo se gli effetti saranno di sottrazione o moltiplicazione dell’utenza. La Scala varrà ‘bene una messa’? Oppure la possibilità di seguire a distanza impigrirà? Al netto di ogni previsione, si sa che presenza e visione da remoto sono due forme di fruizione non comparabili. Ad oggi gli spettatori stranieri, a Milano per affari o per diletto ma anche appositamente per la Scala, rappresentano il 30% del pubblico del teatro, sebbene contribuiscano a più del 30% alla biglietteria: data l’occasione, acquistano i biglietti più impegnativi. Una cosa è certa, nel foyer si parla correntemente inglese, francese, tedesco, ora meno russo e cinese per le ragioni che tutti conosciamo.La Scala nella sostanza è sempre lei, ‘siccome immobile’, là da quasi 250 anni,

pur con cambi di pelle in risposta al mutare degli stili di vita e alla visione di chi sta nella sala dei bottoni. Dal marzo 2020 al timone c’è il sovrintendente Dominique Meyer, il cui contratto si spinge fino al 2025 ma si suppone verrà prolungato dati gli esiti (bilanci in ordine, alto tasso di riempimento della sala). Dal ministero della Cultura, però, si fa presente con certa regolarità che il management delle più grandi istituzioni culturali - e si menzionano gli Uffizi, la Scala e il Maggio Fiorentino - dovrebbe essere affidato a italiani e non a stranieri, e Meyer è alsaziano. Lo Stato incide molto sul bilancio del teatro, è una voce importante. La Scala è sì un ente pubblico, ma per le ragioni di cui sopra è un ibrido dove a prevalere è il piglio autonomo. Il rinnovo o la chiusura dell’attuale sovrintendenza, decisione che dovrebbe essere presa entro l’estate, sarà anche la cartina di tornasole della forza e dell’orientamento del Cda, ma anche dell’autonomia decisionale di Milano e del suo primo cittadino che della Fondazione Scala è presidente (a proposto di storia che imbeve i velluti scaligeri).

105 marzo 2023 | SmallGiants Cultura
TEATRO ALLA SCALA • LOMBARDIA
Il palco reale del teatro durante la tradizionale serata di apertura, il 7 dicembre 2022. Tra gli ospiti anche Sergio Mattarella e Ursula von der Leyen

Il marketing non è l’unica fede

Dalla sartoria Gammarelli a Holyart, portale di arte sacra più

grande d’Europa: il business dell’artigianato religioso va online

Dai presepi della Val Gardena a quelli di Napoli, passando per le statuine di gesso di Simone Barsanti, che le realizza a mano nel laboratorio artigianale fondato dal bisnonno a Bagni di Lucca nei primi del ‘900, per i rosari fatti a cottimo nella zona di Loreto e per la tradizione dei cesellatori lombardi, maestri nel lavorare i metalli per creare calici, tabernacoli e molto altro. Il made in Italy, emblema dell’eccellenza del nostro Paese in termini di beni di alta qualità, artigianali e di design, incontra una delle sue massime espressioni proprio nell’arte sacra. Un mercato di eccellenze frammentato in decine di distretti altamente specializzati e migliaia di piccoli e piccolissimi artigiani. Una nicchia in cui la digitalizzazione, in molti casi, è in grado di fare la differenza.

Soprattutto attraverso l’e-commerce, uno strumento che può fungere da aggregatore di tante piccole realtà e da traghettatore dei nostri articoli all’estero. Il nostro Paese, cattolico per eccellenza e sede del Vaticano, ospita annualmente circa tre milioni di turisti religiosi (secondo un indagine condotta da Isnart, Istituto nazionale sulle ricerche turistiche, e Unioncamere). E si rivela il posto più adatto per ospitare le tante attività artigianali che troviamo diffuse soprattutto tra Lombardia, Veneto, Toscana, Campania e Sicilia. Tuttavia, come per qualunque altro business, la possibilità di accedere ad un negozio con

SI TRATTA DI UN MERCATO COMPOSTO DA ECCELLENZE, MOLTO FRAMMENTATO, CON DECINE DI DISTRETTI DI NICCHIA, ALTAMENTE SPECIALIZZATI, E CON MIGLIAIA DI PICCOLE IMPRESE DIFFUSE SUL TERRITORIO

qualche click e dall’altra parte del mondo, è un vantaggio di cui è difficile fare a meno. Anche per un punto di riferimento come Gammarelli, sartoria che da sei generazioni è celebrata per la sua tradizione artigianale e per la qualità dei tessuti

offerti. Dai paramenti alle scarpe, dai cappelli agli accessori, tutti i capi di abbigliamento sono confezionati a mano con la stessa, scrupolosa attenzione per il dettaglio.

A due passi dal Pantheon, nel centro storico di Roma, questa sartoria rappresenta uno dei punti di riferimento più noti e celebrati della comunità, tanto che è stata inserita nei novizi storici di Roma. E la sua vetrina continua ancora oggi ad essere frequentata tanto dagli estimatori di lungo corso quanto dai turisti di passaggio. Tuttavia, anche un’istituzione del genere ha fatto ricorso a un po’ di sana digitalizzazione: sul sito web è possibile ordinare i capi da qualunque Stato: “La nostra rete di distribuzione garantisce consegne rapidi e puntuali in Italia e in tutto il mondo”, affermano. Ed è scaricabile il metodo di misurazione che aiuterò l’ecclesiastico di turno a prendere correttamente tutte le misure necessarie per la perfetta realizza-

di Roberto Pianta
106 SmallGiants | marzo 2023 Cultura
Holyart cura non soltanto la vendita, ma anche packaging, logistica e immagine degli oggetti che riceve dai fornitori

zione di un capo su misura. Anche chi ha avuto l’onore di servire Papa Pio XI, Papa Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II e di vestire tutt’oggi Papa Francesco, fa ricorso al market place per allargare il suo raggio d’azione e per aumentare i volumi di business. Anelli, calzari pontificali, catene, cordoni da croce insieme a souvenir e oggettistica religiosa completano l’offerta di una sartoria aperta nel 1798.

E se per uno storico negozio in vita da due secoli e a conduzione familiare potrebbe essere più complicato comprendere il potenziale della vendita online, per Stefano Zanni e il socio Gabriele Guatteri non è stato così. Perché la loro azienda, Holyart, è nata proprio lì: online. Tutto ha inizio nel 2006, quando Guatteri, in procinto di trasformare la propria attività, aveva bisogno di vendere una serie di articoli religiosi che si trovavano nel suo negozio. “Purtroppo la vetrina non era davanti a un vescovado o a un monumento religioso, per cui non era facile intercettare la clientela potenzialmente interessata”,

spiega Zanni, che ebbe allora l’idea di cavalcare l’onda nascente dell’e-commerce. Holyart da allora è cresciuta sempre a doppia o a tripla cifra. Quest’anno i ricavi legati al Natale (che incide circa per il 25% sul fatturato annuo complessivo) sono raddoppiati rispetto al 2019 (all’estero addirittura hanno fatto un +120%), quelli dell’arte presepale sono aumentati dell’83 per cento e quelli legati alla Pasqua promettono altrettanto bene. Tra il 2019 e il 2022 l’azienda ha visto crescere dell’80% i propri ricavi, che l’anno scorso hanno raggiunto i 15 milioni di euro. E se da una parte l’Italia è il Paese dove viene prodotta la maggior parte degli oggetti venduti, dall’altra il 70% del fatturato è realizzato all’estero. “Soprattutto negli Stati Uniti, seguiti da Francia, Germania e Spagna”.

In che modo Holyart resiste alla competizione di colossi dell’e-commerce come Amazon? Offrendo un modello di servizi a valore aggiunto ai propri fornitori. Il profilo di questi, nella maggior parte dei casi, corrisponde alla piccola attività arti-

ANCHE LA VOLKSWAGEN DI JOSEPH RATZINGER FU VENDUTA SU E-BAY

Discorso a parte quando non si tratta di un oggetto artigianale ma di una Golf Volkswagen. Ratzinger, papa scomparso il 31 dicembre 2022, acquistò l’utilitaria tedesca nel 1999, quando era un semplice cardinale. L’anno della sua elezione al soglio pontificio, quando ebbe automaticamente accesso alla Papamobile, decise di cederla. Fu venduta su eBay per 189.000 euro.

gianale bravissima nel prodotto, ma un po’ meno nella vendita. Holyart, oltre ad acquistare il prodotto per metterlo nella sua vetrina digitale, ne cura il packaging, l’immagine e tutta la logistica attraverso una divisione dedicata. “Molto spesso questi fornitori faticano a rispettare tutte le caratteristiche richieste dai grandi marketplace, come codici a barre, foto, video e cataloghi)”.

107 marzo 2023 | SmallGiants Cultura
Gammarelli, sartoria nata nel 1798 e diventata punto di riferimento nel suo settore, ha investito sulla distribuzione online

South working per rilanciare l’Italia

Due aziende su tre sono disposte ad aprire un hub di lavoro al Sud: un’opportunità con dei risvolti

Le aziende italiane stanno guardando sempre con più interesse agli hub di lavoro al Sud. Degli spazi di co-working o veri e propri uffici con team aziendali dislocati in aree lontane dalle grandi città del centro-

nord. Uno strumento che potrebbe diventare importante per lo sviluppo del sistema Paese nel suo complesso, per tutti quei giovani che ogni anno lasciano la propria terra per inseguire i propri sogni lavorativi, per reperire competenze scarsamente disponibili e per abbattere i costi delle aziende stesse. Si chiama ‘south working’ e i numeri sul suo utilizzo

nel nostro Paese cominciano a essere considerevoli: secondo una ricerca condotta da Randstad e Fondazione per la sussidiarietà (Fps), il 61% delle aziende sarebbe disposto ad aprire un hub di lavoro al Sud soprattutto per contribuire alla crescita, il 48% lo farebbe per accedere a figure professionali difficili da reperire (48%) e il 35,5% per ridurre i

108 SmallGiants | marzo 2023 Ricerca
importanti a livello occupazionale e sociale

costi. Inoltre, il 61% delle imprese ritiene che l’hub possa essere gestito in modo diretto, come una filiale, piuttosto che tramite società di servizi esterne (vedi grafico).

L’opportunità offerta da questa modalità di collaborazione è di carattere sia lavorativo sia sociale, dal momento che potrebbe essere un’occasione di rilancio

non solo per la singola azienda, ma anche per il Mezzogiorno. Si stima che entro il 2030 gli abitanti tra i 20 e i 64 anni si ridurranno dell’11%, rispetto al -6,7% atteso a livello nazionale. “Questo andamento è effetto non solo di fattori demografici, ma di nuovi flussi migratori interni, legati alla ricerca di lavoro qualificato”, rivela la ricerca. Sono state ana-

lizzate oltre 1 milione e 420mila offerte di lavoro pubblicate sui principali siti di ricerca online tra il 2019 e il 2021. Le offerte di lavoro al Sud sono state solo l’8% del totale, mentre il 78% dei posti di lavoro sono concentrati nel Nord e il 14% nel Centro. Ecco perché in questa direzione le opportunità offerte dallo smart working potrebbero essere di fon-

109 marzo 2023 | SmallGiants Ricerca

I PRESUPPOSTI PER QUESTA MODALITÀ

damentale importanza per questa parte d’Italia.

I prerequisiti per instaurare questa modalità di lavoro, in fondo, non sono così difficili da soddisfare. Secondo l’associazione South Working - Lavorare dal Sud, nata a marzo 2020 proprio con lo scopo di colmare il divario economico, sociale e territoriale tra Nord e Sud attraverso la riattivazione dei territori tradizionalmente periferici, le infrastrutture di base

per un progetto del genere sono tre. Innanzitutto serve una connessione efficiente e sicura, con una velocità di circa 20-30 Mbps. Poi dei collegamenti che consentano di raggiungere velocemente aeroporti e stazioni in non più di due ore: l’associazione non promuove una completa remotizzazione del lavoro, bensì un modello di mobilità circolare che permetta alle persone di lavorare da dove desiderano per settimane, mesi, anni. E infine un’infrastruttura, uno spazio di aggregazione sociale e partecipazione dal basso per il lavoro collaborativo e il dialogo intergenerazionale: “Stiamo mappando spazi di coworking, rural hub, spazi privati e pubblici”, fanno sapere dall’associazione.

Il punto di vista è confermato da Marco Ceresa, group ceo di Randstad: “La creazione di un hub di lavoro può davvero essere il volano per il south working, potendo reclutare competenze altrimenti non accessibili, garantire il bilanciamento vita-lavoro alle persone e sostenere di un indotto locale. I presupposti fondamentali per esperienze di south working di successo sono la creazione di un’ade-

Perché le imprese vogliono aprire un hub al Sud?

61% 48% 35,5%

Per contribuire alla crescita Per accedere a figure professionali difficili da reperire

Per ridurre i costi

guata infrastruttura digitale, spazi adeguati e uno sforzo multilaterale tra aziende, agenzie per il lavoro, comuni di riferimento e atenei universitari”.

Quello che sta succedendo ad esempio con Isola, un hub innovativo situato nel Palazzo Biscari, edificio storico privato di Catania. Un luogo che abilita l’innovazione e l’imprenditorialità, offrendo opportunità di formazione e confronto, spazi di coworking per sperimentare i

110 SmallGiants | marzo 2023 Ricerca
DI LAVORO SONO LA CREAZIONE DI UN’ADEGUATA INFRASTRUTTURA DIGITALE, DEGLI SPAZI ADEGUATI E UNO SFORZO MULTILATERALE TRA AZIENDE E ATENEI UNIVERSITARI
Isola è un hub che si trova a Catania, in Sicilia, dedicato al south working, alla formazione e all’innovazione sociale e culturale

nuovi modi di lavorare e un’ampia e variegata proposta culturale per stimolare creatività e competenze. Oppure con Randtad stesso, che nel 2021 ha avviato un hub di lavoro ad Aliano, un piccolo paese in provincia di Matera, che si occupa di payrolling e contabilità. L’iniziativa è stata realizzata nell’ambito del Progetto Coesione, attraverso il quale Randstad intende supportare le aziende che vogliono creare hub di lavoro al di

fuori dei centri più popolosi del Paese. In coerenza con gli obiettivi del Pnrr, il fine del progetto è quello di contrastare lo spopolamento dei piccoli borghi e delle aree interne del centro-sud Italia attraverso l’incentivazione dell’occupazione giovanile e femminile a livello locale, ma anche quello di favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro all’interno dell’intero territorio nazionale.

“Fare scelte sostenibili e responsabili è

LE FIGURE LAVORATIVE NEL MEZZOGIORNO

Sono 112.451 annunci di lavoro al Sud censiti online nel periodo 2019-2021. Tra questi, quelli dedicati a profili con un livello di competenze alto sono 50.126. Si tratta in particolare di rappresentanti di commercio (4.054), sviluppatori di software (3.362), segretari con mansioni amministrative ed esecutive (3.001). Gli annunci per figure con competenze medie, invece, sono 41.506. Le ricerche riguardano soprattutto assistenti alle vendite (6.097), installatori e riparatori di apparati elettromeccanici (2.917) e manutentori di apparati elettronici industriali (2.061). Circa 20.819 annunci sono dedicati a professioni con skills di altro genere. Il numero di offerte di lavoro sul web cambia drasticamente nelle altre aree geografiche: al primo posto il nord-ovest, con 617.482 ricerche aperte (43,5%), segue il nordest con 482.712 (34%), e il centro con 207.655 (14,6%)

una priorità per Randstad ma non solo. Sempre più imprese iniziano a considerare di favorire lo sviluppo nelle aree più fragili del Paese, cercando di trovare anche quelle competenze e quelle risorse preziose sempre più difficili da trovare. “Lo smart working e la creazione di hub nel Sud sono un’occasione straordinaria per favorire la crescita del paese e abbattere storiche diseguaglianze”, osserva Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà. “Molti lavoratori qualificati del Mezzogiorno potrebbero così mantenere un legame con il proprio territorio, senza rinunciare a preziose opportunità. È una strada che potrebbe coinvolgere anche la pubblica amministrazione. Un percorso sussidiario che parte dal basso e potrebbe davvero cambiare il mondo del lavoro e dare un nuovo impulso all’iniziativa imprenditoriale al Sud”, ha aggiunto Vittadini.

111 marzo 2023 | SmallGiants Ricerca
Scannerizza il Qr code per visitare il sito

NEL MAGICO MONDO DELL’INNOVAZIONE

Le startup italiane chiudono il 2022 con dati incoraggianti e si avviano a colmare

il gap con il resto d’Europa

113 marzo 2023 | SmallGiants Startup
114 SmallGiants | marzo 2023 Startup

Il 18 ottobre 2012 un decreto-legge dava ufficialmente vita all’ecosistema startup italiano. Fu chiamato Startup Act e il suo obiettivo era (e rimane tutt’ora) quello di offrire un quadro di riferimento per il settore su temi che vanno dal mercato del lavoro alle agevolazioni fiscali, passando per la semplificazione amministrativa e il diritto fallimentare. In quell’anno le realtà iscritte erano poche centinaia e gli ecosistemi dei nostri vicini europei mostravano già allora il gap con il nostro Paese. Una croce che l’Italia ha portato sulle proprie spalle lungo il corso degli ultimi dieci anni e che ancora oggi continua a pesare: basti pensare che il nostro Paese, che fa parte del G7, non sia tra i primi dieci che investono in startup. Oppure che il numero di unicorni (startup private con una valutazione superiore al miliardo di dollari) è nettamente inferiore a quello dei nostri vicini francesi (dove se ne contano 25) e tedeschi (30).

Tuttavia, a poco più di dieci anni da quel 18 ottobre, il report del Mise della fine del secondo trimestre 2022 rilascia un dato incoraggiante: 14.621 startup innovative sul territorio italiano. Il numero più alto mai registrato. Il record, riportato dal Ministero per le imprese e il made in Italy in collaborazione con InfoCamere, Unioncamere e Mediocredito Centrale, mostra inoltre un forte incremento del valore medio della produzione delle startup innovative nel terzo trimestre dell’anno scorso: 211 mila euro, ben 47 mila in più rispetto al secondo trimestre. In aumento anche l'attivo medio, pari a poco più di 408mila euro (circa 20mila euro in più rispetto alla precedente rilevazione). E anche la produzione complessiva si attesta in crescita a poco più di 2 miliardi di euro, un dato superiore di quasi 700 milioni di euro rispetto a quello registrato al termine del trimestre precedente (corrispondente a un miliardo

RECORD DI IMPRESE

INNOVATIVE:

CE NE SONO 14.621. IN CRESCITA

e 371 milioni di euro).

Stessa quota, tra l’altro, superata dagli investimenti in Venture Capital. Un netto +67% rispetto al 2021, a differenza di ecosistemi più maturi, come Germania e Inghilterra, che se nel corso degli ultimi dieci anni vedevano crescere i propri volumi investiti e aumentare il gap con l’Italia, oggi sono sostanzialmente stabili. Questo trend positivo si registra anche nei dati emersi dall’Iag Index (vedi il box), termometro dell’ecosistema startup calcolato sull’ampio deal flow di startup analizzate nella selezione delle opportunità di investimento di Italian Angels for Growth (Iag).

La Lombardia, il Lazio e la Campania si confermano le prime tre regioni italiane per numero di startup innovative. I numeri forniti dal report di Mediocredito Centrale sul Fondo di garanzia per le piccole e medie Imprese confermano quindi anche per questo trimestre la vivacità del settore. Le operazioni autorizzate verso startup innovative e che poi si sono effettivamente tradotte nella concessione di un finanziamento sono in tutto 14.043, per quasi 2,4 miliardi di euro finanziati e 1,9 miliardi di euro garantiti.

In particolare, nell'ultimo trimestre le startup innovative hanno ricevuto nuovi prestiti bancari per circa 53 milioni di euro. Al contempo, il numero di startup

115 marzo 2023 | SmallGiants Startup
ANCHE GLI INVESTIMENTI IN VENTURE CAPITAL E IL VALORE MEDIO DELLA PRODUZIONE: GLI INDICATORI DI GERMANIA E INGHILTERRA RIMANGONO STABILI

UNA CONFERMA DALL’IAG INDEX: CRESCONO LE STARTUP ITALIANE E IL FOCUS NEL PRE-SEED

L’Iag Index è un indicatore dell’ecosistema startup. Analizza i progetti imprenditoriali valutati da Iag (società fondata nel 2007 e leader nel seed Venture Capital italiano) per un possibile investimento da parte dei business angels. Si basa su sei indicatori che analizzano i settori industriali, la tipologia e la valutazione del round di investimento, l’area geografica, la differenziazione di genere e il fattore Esg. I dati del 2022 confermano una ripartizione per industry simile all’anno precedente, con una lieve redistribuzione tra il Life science e gli altri settori. E confermano il seed come focus principale di Iag: più di una startup su due tra quelle analizzate sta raccogliendo capitali per questo tipo di round. Questo risultato riflette perfettamente il ruolo di Iag come principale attore nei round seed, investimenti chiave per alimentare la pipeline di potenziali scaleup. Da evidenziare come sia cresciuta la quota di startup in fase pre-seed (quasi +47%): questo perché Iag ha riportato l’attenzione ai primi stadi di sviluppo con il lancio di Eden Ventures, il veicolo di investimento focalizzato sul pre-seed lanciato lo scorso ottobre.

A livello geografico, i risultati del 2022 mostrano un trend di crescita significativo a favore del deal flow proveniente dall’Italia: rispetto al 2021, la quota di startup italiane analizzate è cresciuta del 12%. Il risultato deriva principalmente da due fattori: da una parte le maggiori opportunità di mercato nel Paese, dall’altra la continua e costante crescita del suo ecosistema innovazione.

Il tema diversity & inclusion rimane un driver fondamentale nell’analisi di un deal, dove il team raggiunge la sua massima qualità se frutto di esperienze, competenze e vissuti diversi. Anche la sostenibilità e l’elemento sociale rappresentano dei temi centrali in fase di valutazione di una startup: investire in aziende che incorporano i valori Esg rappresenta una grande opportunità per differenziarsi in un mercato Venture Capital sempre più competitivo ed al contempo contribuire attivamente alla risoluzione delle più grandi sfide del ventunesimo secolo.

“Il ruolo di IAG come leader del seed Venture Capital è quello di stare dalla parte degli imprenditori, contribuendo al loro successo e supportando in maniera concreta l’innovazione e le startup di questo Paese”, dice Carlo Tassi, presidente di Italian Angels for Growth. “Da qui la crescente attenzione agli elementi di diversity dei team e di compliance Esg. Lo Iag Index si dimostra un indicatore prezioso per misurare i trend di mercato e percepire in che direzione stanno andando le nuove imprese innovative e come si sta evolvendo il nostro ecosistema”.

destinatarie di prestiti garantiti dal Fondo è cresciuto di circa 159 unità. Complessivamente, considerato che diverse imprese hanno beneficiato di più di un finanziamento garantito, nel terzo trimestre 2022 il Fondo ha gestito 306 operazioni verso startup innovative.

Al terzo trimestre 2022 sono stati erogati finanziamenti per 1,9 miliardi di euro e il Fondo di garanzia ne ha garantiti oltre 1,5. Nello stesso periodo si contano più di 1.400 imprese beneficiarie, per un valore medio dei prestiti pari a oltre 328 mila euro, mentre la durata media del fi-

nanziamento è di circa 51 mesi. Infine, al terzo trimestre 2022 le operazioni gestite dal Fondo verso gli incubatori certificati sono complessivamente 107 per un totale potenzialmente mobilitato di quasi 48 milioni di euro. Le operazioni erogate verso gli incubatori certificati sono 96.

116 SmallGiants | marzo 2023
Startup
Carlo Tassi, presidente di Iag

Soprattutto nell’ultimo anno l’ecosistema nazionale delle startup ha compiuto numerosi passi avanti, sia nell’ambito della legislazione sia in quello della costruzione di un sistema per sostenere e far crescere le aziende innovative: la mobilitazione di fondi pubblici ha creato un effetto

leva, riducendo il divario rispetto agli altri Paesi europei negli investimenti. A conferma del progresso del nostro ecosistema anche le valutazioni delle startup, in tutte le loro fasi di vita, mostrano un deciso incremento, portandosi a valori più vicini a quelli di altri ecosistemi oggi

molto più maturi del nostro. Il gap rimane, creando da un lato condizioni di attrattività per gli investitori stranieri, ma dall’altro consentendo anche alle startup italiane di poter ottenere fondi e valutazioni non troppo penalizzanti rispetto ai colleghi europei.

117 marzo 2023 | SmallGiants Startup

La filiera Bella Dentro

Molta frutta e verdura è eliminata dalla Gdo perché non conforme ai canoni estetici: questo progetto la recupera

Quasi un terzo della frutta e verdura coltivata in Italia viene sprecata perché “bella dentro”, ma non fuori. Ad ogni raccolto infatti un agricoltore italiano è costretto a scartare parte della propria produzione perché non conforme a standard estetici o dimensionali imposti dalla grande distribuzione. Questo provoca non solo uno spreco ingiustificato di cibo, ma anche un danno economico sempre più grande per le aziende agricole. Basti pensare che in una stagione “buona”, cioè senza particolari difficoltà a livello atmosferico, si tratta mediamente del 20% della produzione totale del campo. In una stagione instabile a livello atmosferico invece la parte di raccolto esteticamente non conforme può arrivare tranquillamente fino al 70-80%. Bella Dentro nasce nel 2017 quando un ragazzo e una ragazza 28enni decidono di mandare all’aria le loro carriere per iniziare a fare ricerca sul campo e creare da zero una filiera ortofrutticola parallela a quella esistente, interamente incentrata sulla lotta allo spreco.

Il primo negozio è l’Ape Bella Dentro, una “bancarella” su tre ruote piena di frutta e verdura “brutta fuori” da vendere a Milano. Il sistema è molto semplice: comprare direttamente dalle aziende agricole di tutta Italia, dalle quali acquistare direttamente e a un prezzo equo, per poi rivenderla così come è, nella sua “bruttezza”, a chiunque voglia fare un acquisto di buon senso, a un prezzo conveniente.

L’idea funziona e i due fondatori capiscono che è arrivato il momento di fare sul serio.

A ottobre 2020 apre il primo negozio a Milano e a giugno il secondo. Inoltre, per poter aumentare sempre più i volumi di frutta e verdura salvati e acquistati dai produttori, oltre che per aumentare ulteriormente l’impatto e il valore non solo economico, ma anche etico e sociale della filiera Bella Dentro, è stato avviato un la-

boratorio di trasformazione di frutta e verdura imperfetta insieme. Un progetto che vede protagonista anche l’officina Coop Sociale di Codogno e la Pietra Scartata della Cooperativa Sociale La Fraternità di Rimini, due realtà produttive dedite alla formazione e all’inclusione lavorativa di persone con disabilità e altre fragilità.

Proprio da questi laboratori nasce la prima linea di prodotti Belli Dentro: confetture, succhi ed essiccati di frutta e verdura. Acquistabili sia in negozio, sia sull’e-commerce. Per Bella Dentro inoltre è importante che quante più persone possibili siano sempre più consapevoli del funzionamento della filiera ortofrutticola e del lavoro dei produttori. Il suo team condivide i risultati dell’attività di ricerca tramite i suoi canali ma anche attraverso conferenze, workshop, lezioni e attività di divulgazione nelle aziende, nelle scuole e nelle sedi istituzionali.

www.belladentro.org

di Roberto
118 SmallGiants | marzo 2023 Startup
L’IDEA È SEMPLICE: COMPRARLA DIRETTAMENTE DALLE AZIENDE AGRICOLE A PREZZO EQUO E POI RIVENDERLA COSÌ COM’È, IN TUTTA LA SUA ‘BRUTTEZZA’ BELLA DENTRO • LOMBARDIA
Il primo negozio Bella Dentro aperto a Milano a ottobre 2020

I mattoni del futuro

RiceHouse, società benefit fondata nel 2016, costruisce edifici con materiali risicoli innovativi e 100% naturali

Riso ed edilizia. Apparentemente una combinazione strana, inconsueta, avveniristica ma estremamente azzeccata. Avvenne così che, nell’ammirare le distese di riso del biellese, la ceo e cofondatrice di Ricehouse, Tiziana Monterisi, intuì la possibilità di coniugare gli scarti derivanti dalla produzione del riso con il mondo delle costruzioni, creando nuovi materiali naturali a impatto zero. Ricehouse è nata nel 2016 ed è una società benefit che vuole fare da tramite tra la valorizzazione della materia prima e l’applicazione concreta nel mondo edilizio, ponendosi come fine quello di promuovere un cambiamento responsabile.

“Il nostro obiettivo principale è la commercializzazione di nuovi prodotti derivati dalla paglia di riso e dalla lolla”, interviene Monterisi. “Noi crediamo fermamente che la responsabilità ambientale, unita all’innovazione tecnologica, possa fornire un’alternativa valida alla crescente necessità di risorse primarie”. È fuor di dubbio che nel settore delle costruzioni vi siano consumi energetici ed emissioni di biossido di carbonio elevati e che, parimenti, la filiera risicola produca un alto tasso di inquinamento. Dopo aver valutato queste problematiche è sorta l’idea di creare nuovi materiali direttamente dal riciclo degli scarti della lavorazione agricola. Un ottimo esempio di economia circolare.

“Il nostro core business è lo sviluppo e la commercializzazione di prodotti innovativi

L’IMPRESA È IMPEGNATA ANCHE IN PROGETTI DI RIGENERAZIONE URBANA: “VOGLIAMO COINVOLGERE I CONDOMINI NELLA TRASFORMAZIONE DELLE COPERTURE IN TETTI VERDI E SENSIBILIZZARE SULL’IMPORTANZA DELL’INTEGRAZIONE DEL VERDE IN CITTÀ”

per le costruzioni, 100% naturali, che si dimostrino tuttavia anche portatori di un’elevata efficienza termica e acustica, di comfort abitativo, salubrità degli am-

bienti ed eco compatibilità. Accanto a questa business unit ce ne sono altre due: la prima si concentra sulla progettazione di nuovi organismi di vita abitativa autosufficienti e in equilibrio con i sistemi presenti in natura; la seconda su ricerca e attivazione di collaborazioni con aziende in settori diversi dal nostro (design, arredamento e molti altri) che intendano sviluppare soluzioni innovative attraverso la conversione dei sistemi produttivi, secondo nuovi paradigmi di sviluppo sostenibile”.

Gli edifici vengono realizzati, struttura portante a parte, in riso. Ne sono stati costruiti un centinaio dal 2016 in poi, prevalentemente nel Nord Italia ma con la prospettiva di arrivare in nuovi mercati. Tra i progetti ce n’è uno recente che merita un cenno: quello della rigenerazione sociale ed urbana delle torri di via Russoli, a Milano. “Con questo progetto vogliamo relazionarci con più soggetti. In primis i professionisti delle costruzioni, ai quali vogliamo far conoscere i materiali, le tecnologie e il nostro concept progettuale; e poi vogliamo coinvolgere anche gli stessi condomini nella trasformazione delle coperture in tetti verdi, attraverso un processo di co-design. Vogliamo sensibilizzare la cittadinanza sulla bio-architettura e sul valore dell’integrazione del verde nel contesto urbano attraverso attività formative che proporremo quest’anno e nel 2024, partendo dal presupposto che il cambiamento si debba effettuare all’interno delle città e, in particolar modo, in quelle zone più abbandonate a se stesse: le periferie”. www.ricehouse.it

119 marzo 2023 | SmallGiants Startup
RICEHOUSE • PIEMONTE
Alessio Colombo, coo, eTiziana Monterisi, ceo

LE NUOVE FRONTIERE DEL DIRITTO

Quali sono i possibili risvolti del metaverso in ambito legale e come si tradurrebbero nella nostra vita di tutti i giorni?

Risponde Chiara D'Antò, cofounder Studio Legale Cdfr e tech & blockchain legal specialist

Non si può pensare di dare risposte alla domanda sopra posta se non si prova a cambiare in primis l’approccio. Dobbiamo iniziare a concepire il metaverso come quello spazio in cui non dobbiamo applicare gli schemi giuridici classici, propri della realtà in cui viviamo. Il metaverso infatti non è un prolungamento del nostro stato di diritto, bensì una realtà nuova nella quale interagire, fare esperienze e sperimentare. Non si tratta di un luogo in cui cercare risposte alle esigenze di snellimento degli iter legali. Non è necessario dover disciplinare tutto ciò che potrebbe accadere all’interno del metaverso, ma sarebbe auspicabile che il Legislatore guardasse sin da subito con favore a questa realtà, regolandone i cloud e le piattaforme di accesso. Nell’ipotesi in cui i metatesi fossero regolati ab origine, si potrebbero ottenere due effetti:

il primo, quello di delegare ai metaversi stessi la corretta gestione delle attività che in essi si svolgono. Il secondo, permettere a questi il riconoscimento di validità giuridica di alcune attività in esso effettuate (in questo senso si potrebbe pensare di ispirarsi alle Autorità Garanti). Provando a fare un esercizio di fantasia, si potrebbe lasciare “agli avatar del metaverso” la possibilità di concludere un contratto (ad esempio di fornitura di servizi nel metaverso), nella forma e nel modo che ritengono opportuna, con il riconoscimento del valore legale dell’attività posta in essere grazie alla preventiva validazione di autorevolezza giuridica del cloud o della piattaforma. In questo modo, ciascun metaverso sarà obbligato a vigilare e presidiare il rispetto delle regolamentazioni interne alla nuova realtà e quindi autoprovvedere ad instaurare meccanismi di supporto, anche sanzionatori. In

questo modo diventerebbe esso stesso l’unico interlocutore con la realtà ordinaria e quindi l’unico responsabile di violazioni (si pensi ad esempio alla proprietà intellettuale, alla privacy o al riciclaggio). Discorso a parte invece merita la tutela dei dati personali e dei metadati (dati anagrafici e di contatto, interessi, preferenze, attività svolte), ma anche tutti quelli riguardanti la sfera corporea (come i movimenti oculari, i movimenti corporei, le onde cerebrali) e quella psicologica (come le emozioni e le reazioni comportamentali). I metaversi coinvolgono infatti l'utente in molteplici dimensioni, da quella sociale a quella economica o emotiva. L'intelligenza artificiale, l'apprendimento automatico e gli algoritmi saranno centrali per organizzare e trattare le enormi quantità di dati che saranno alla base dei metaversi. Nel 21 aprile del 2021 la Commissione Europea ha presentato una proposta finalizzata alla regolamentazione dei sistemi di intelligenza artificiale identificati come "ad alto rischio", quale l'identificazione e la categorizzazione biometrica delle persone fisiche. Emerge infatti che in alcuni casi l’utilizzo dell'AI nei metaversi sarà vietata tutte le volte in cui, anche potenzialmente, vi possa essere una violazione dei diritti fondamentali dell’uomo come, ad esempio, la manipolazione delle persone attraverso tecniche subliminali. Il suo obiettivo è assicurare che i sistemi di intelligenza artificiale immessi sul mercato Ue siano sicuri e rispettino la normativa vigente in materia di diritti fondamentali. Quindi, in conclusione, apriamoci con intelligenza a nuove opportunità e a nuove sfide senza cercare di inseguire la tecnologia per cercare di disciplinarla perché, probabilmente, sarebbe solo uno sforzo vano e troppo ampio.

120 SmallGiants | marzo 2023 Avvocato
Chiara D'Antò

PEOPLE FIRST? CHE NON SIA RETORICA

Sulla carta siamo tutti d’accordo che le persone vadano messe al centro delle organizzazioni e valorizzate con innovativi strumenti di management. Ma chi lo fa nella realtà?

Risponde Gianluca Spolverato, managing partner WI LEGAL e fondatore laborability

Lavoro, dal latino labor, significa fatica. Altre lingue per definire il lavoro usano una parola che in italiano ritroviamo, con la stessa radice, nel travaglio: la fatica per antonomasia più intensa che un essere umano possa affrontare.

L’etimologia ci rimanda ad un concetto antico del lavoro, inteso unicamente come sforzo fisico estremo, come patimento. In realtà il lavoro stanca a prescindere, anche quando è meramente intellettuale. Stanca, perché risucchia la nostra energia e il nostro impegno, che sia fisico o mentale poco incide. Anzi, la modernità ci insegna proprio che, forse, il lavoro intellettuale è in un certo senso più faticoso.

Ma la modernità ci insegna, anche, che oltre la fatica c’è qualcosa di più grande. Le nuove generazioni, a questo proposito, ci stanno mostrando la via. Quel fenomeno che ha preso il nome di quiet quitting, e che alcuni hanno identificato, in maniera un po’ limitante, con la necessità di fare “il giusto”, per evitare lo stress, è in realtà il sintomo di un malessere diverso. Le nuove generazioni non vogliono eludere la fatica, ma la loro fatica deve avere un significato che va oltre la necessità dello stipendio. E per questo respingono il lavoro “vuoto”, privo di valore e di valori. I giovani ci chiedono uno scopo a cui appassionarsi, per cui vale la pena mettersi in gioco e spendere sé stessi. Ci chiedono attenzione: verso la diversità, verso l’ambiente, verso le persone. Il cambio di rotta deve partire da qui, perché qualunque comunità, è fatta prima di tutto di persone. L’attenzione nei confronti delle persone si dimostra in un solo modo:

prendendosene cura. Facciamo tabula rasa della retorica, ormai insopportabile, del people first. Proviamo a dare delle risposte che diano il senso di una direzione possibile. E chiediamoci cosa possiamo e vogliamo fare.

Cosa significa prendersi cura delle persone? Prima di tutto, costruire spazi di lavoro accoglienti, che consentano alle persone di lavorare bene, potendo all’occorrenza avere spazi personali per i loro bisogni. Ma anche organizzare spazi di coworking per facilitare le relazioni e gli incontri. Dare la possibilità di lavorare a distanza, assicurando momenti di inclusione e relazione anche per chi lavora con questa modalità. Creare occasioni di relazione tra i collaboratori, in modo che l’ambiente di lavoro sia vivace, ricco di stimoli, inclusivo, e attento alla socialità delle persone.

Prendersi cura dell’aggiornamento professionale dei collaboratori e dei loro bisogni, costruendo un sistema facilmente accessibile di welfare contrattuale, definito dopo aver ascoltato le persone. Significa favorire comportamenti attenti e rispettosi degli impegni che ci vogliamo

prendere sui temi della sostenibilità, della salute, e dell’equità.

Sì, è vero, poi ci sono il lavoro, i risultati, gli obiettivi, il margine. Ma in questo momento di cambiamento dirompente, la priorità è un’altra: se non abbiamo persone che amano quello che fanno e che stanno bene quando sono al lavoro, non andremo mai molto lontano.

Consulente 121 marzo 2023 | SmallGiants
Gianluca Spolverato

GLI STRUMENTI DI TUTELA PATRIMONIALE

Trust, fondo dedicato alla gestione dei beni ma anche cultura finanziaria: come

proteggere il proprio patrimonio dalle possibili ricadute di un progetto andato male?

Risponde Armando Cecatiello, avvocato

Sono sempre di più gli imprenditori che negli ultimi anni si sono avvicinati al mondo delle criptovalute. Tuttavia, sebbene le opportunità di investimento nel settore siano molto redditizie, sono molteplici i rischi per la tutela del patrimonio personale e familiare. Il patrimonio familiare può essere esposto a rischi esterni come divorzi e dispute legali, ma anche interni come successioni e divisioni ereditarie. In questo contesto, gli strumenti di tutela del patrimonio familiare, come il trust e il fondo patrimoniale, diventano fondamentali per proteggere il patrimonio dalla perdita e dal rischio di deterioramento. Il trust è uno strumento legale che permette di segregare un bene o delle risorse con lo scopo di proteggerle e di garantirne la gestione in modo efficace e duraturo. Permette inoltre di separare la proprietà del bene dal controllo sul bene stesso e di proteggere il patrimonio da eventuali richieste di terzi. Il fondo patrimoniale, invece, è uno strumento di tutela del patrimonio familiare che prevede la costituzione di un fondo dedicato alla gestione dei beni familiari contro eventuali azioni creditorie o successorie. Il trust e il fondo patrimoniale hanno entrambi l’obiettivo di tutelare il patrimonio familiare, ma si differenziano per alcune caratteristiche. Il trust è uno strumento più flessibile e adatto per la protezione dei beni immobili, dei beni finanziari e dei beni di valore ma richiede un’attenta pianificazione, una gestione attiva e costi considerevoli. Il fondo patrimoniale invece è uno strumento più adatto alla protezione dei beni immobili. È di gestione più semplice e non ha costi, se non quelli della sua costituzione. Per tutelare

il patrimonio di famiglia è anche possibile ricorrere alla fondazione di famiglia. La scelta dello strumento più adatto alla tutela del patrimonio familiare dipende dalle esigenze della famiglia e dalla composizione del patrimonio stesso. La tutela del patrimonio familiare tocca non solo la sfera della pianificazione economica, ma anche la formazione

e la cultura. È infatti fondamentale promuovere una cultura della gestione responsabile del patrimonio, che preveda l’acquisizione di competenze finanziarie, la conoscenza dei rischi e la capacità di gestire in modo efficace i propri beni. È importante inoltre prevedere una strategia di investimento adeguata e a lungo termine, che consenta di ottenere un rendimento sostenibile e duraturo. La diversificazione del portafoglio di investimento e la scelta di strumenti finanziari adatti alle esigenze della famiglia rappresentano elementi fondamentali per garantire la protezione del patrimonio. La tutela del patrimonio familiare rappresenta un tema di grande importanza per le famiglie che intendono proteggere la propria ricchezza attraverso le generazioni. Gli strumenti di tutela del patrimonio familiare, come il trust e il fondo patrimoniale, consentono di proteggere il patrimonio dalla perdita, dal rischio di conflitti familiari e dal deterioramento nel tempo.

122 SmallGiants | marzo 2023
Avvocato
Armando Cecatiello

IL VIAGGIO ALLA SCOPERTA DELLE Eccellenze Italiane

Dopo il grande successo ottenuto nelle 6 tappe del 2022, continua anche nel 2023, con ben 9 tappe, il viaggio di Forbes dedicato alla scoperta delle PMI, spina dorsale dell’Italia che cresce.

Un’occasione per confrontarsi su temi quali sostenibilità, innovazione, digitalizzazione, internazionalizzazione, welfare, accesso al credito e per creare relazioni professionali.

Il progetto è rivolto a imprenditori e manager che gestiscono PMI del territorio e alle grandi aziende che vogliono mettersi in contatto con loro.

SCOPRI DI PIÙ: www.eventi.forbes.it/smallgiants/

23.02.23 Bergamo 16.03.23 Salerno 18.04.23 Treviso 10.05.23 Bologna 22.06.23 Cagliari 06.07.23 Ancona 14.9.23 Lecce 10.11.23 Palermo 12.10.23 Perugia

La natura come modello

Non basta riempire l’appartamento di piante: il design biofilico

è qualcosa di più, che ha a che fare con l’armonia della persona

Nel 1984, il biologo Edward O. Wilson definiva la biofilia come “l’innata tendenza a concentrare il nostro interesse sulla vita e sui processi vitali”. Da allora di biofilia si è parlato tanto, spesso a sproposito. Nel campo del design, per esempio, accade che il biophilic design venga ridotto alla mera decorazione degli spazi con le piante. Eppure si tratta di un concetto molto più complesso, che si collega all’armonia della persona, che passa sì attraverso la connessione con l’elemento naturale, ma anche attraverso un’illuminazione capace di rispettare i ritmi circadiani, di oggetti creati in sinergia con la natura e

di arredi virtuosi, che rispettano l’ambiente e il lavoro dell’uomo, oltre a sistemi di purificazione dell’aria. Da questi presupposti è nato anche il progetto Welcome, feeling at work, l’ufficio biofilico che sorgerà nei pressi del Parco Lambro a Milano, sviluppato da Europa Risorse in collaborazione con lo studio Kengo Kuma and Associates e il botanico Stefano Mancuso. Un primo mattone per diffondere una cultura più incisiva sull’importanza di ambienti di lavoro più rispettosi, che promuovono il benessere e l’equilibrio mente-corpo. Abbiamo selezionato alcuni arredi, oggetti e dispositivi capaci di farlo.

VAIA – VAIA CUBE

L’amplificatore

dopo la tempesta

PROGETTATO CON L’IDEA di riconnettere le persone all’energia della foresta, Vaia Cube è un amplificatore per smartphone che nasce dal lavoro degli artigiani del legno del Trentino. Ad averlo concepito è Vaia, startup nata come reazione imprenditoriale all’omonima tempesta che nel 2018 ha profondamente danneggiato il patrimonio boschivo delle Dolomiti. Per ogni Cube venduto viene piantato un albero: ad oggi Vaia ne ha messi a dimora quasi 70mila.

124 SmallGiants | marzo 2023 Ufficio

Un ambiente di lavoro più verde è d’aiuto per l’equilibrio mente-corpo

PEDRALI – HEVEA Amazzonia porta vasi

Per arricchire gli spazi lavorativi con le piante, Pedrali propone Hevea, un complemento d’arredo che consente di creare layout e pareti verdi nell’ufficio. Disegnato da Victoria Azadinho Bocconi, si ispira al polmone verde del nostro pianeta, l’Amazzonia, e nello specifico alla Hevea Brasiliensis, più comunemente conosciuta come Albero di Caucciù. La struttura del porta-vasi si compone di uno stelo centrale in acciaio al quale vengono agganciati i vasi, consentendo di ottenere diverse configurazioni.

125 marzo 2023 | SmallGiants Ufficio

IGUZZINI – CRYSTAL TUNABLE WHITE

Illuminazione funzionale

DA IGUZZINI ARRIVA un sistema di illuminazione a incasso che consente di costruire un progetto di luce circadiana grazie alla programmazione di scene di luce diverse in funzione delle ore della giornata, della stagione e del compito visivo. Controllabile anche con la app Smart Light Control, Crystal riesce a bilanciare i contrasti luminosi dello spazio migliorando la percezione dello stesso, promuovendo così il benessere visivo.

126 SmallGiants | marzo 2023 Ufficio

Depurando l’aria e abbattendo i virus

Un depuratore d’aria dal design contemporaneo e minimalista, totalmente Made in Italy, che abbatte virus e batteri anziché trattenerli. Se infatti i purificatori d’aria tradizionali sono dotati di filtri fisici che bloccano gli inquinanti accumulandoli sul filtro, Brid di Phoebe racchiude una tecnologia basata sulla fotocatalisi – attivata dalla luce LED – che, invece di bloccare le particelle, le attacca rompendone i legami e degradandole.

Ufficio
PHOEBE
A Milano sorgerà un ufficio biofilico, vicino Parco Lambro, sviluppato da Europa Risorse

MIOMOJO – ZAINO PENELOPE

Anche

l’accessorio

è in armonia

SE AGLI ARREDI DELL’UFFICIO viene chiesto di promuovere l’equilibrio fisico e psicologico della persona, lo stesso dovrebbe valere per ciò che indossiamo. Lo zaino Penelope di Miomojo, brand bergamasco che produce accessori cruelty-free “per creare un mondo più gentile”, è realizzato con un un materiale ottenuto dal riciclo delle ghost fishing nets, ovvero quelle reti da pesca che si sono perse negli oceani e che vengono ingerite dagli animali marini danneggiandone gli organi interni. Adatto a contenere i dispositivi per il lavoro smart, è una scelta etica e consapevole per fare del bene al pianeta.

128 SmallGiants | marzo 2023
Ufficio

ARPER – AEERI Tavolo a basso impatto

Ispirato all’arte degli origami, il tavolo Aeeri di Arper è esercizio di efficienza: costruito con soli cinque componenti leggeri e sostenibili, è realizzato con un singolo foglio di acciaio di un solo millimetro di spessore piegato per creare un piano rigido e resistente. Anche il suo imballaggio è stato progettato per essere il più sottile possibile, riducendone l’impatto ambientale anche nella fase di spedizione. Quando il suo ciclo di vita giunge al termine, Aeeri può essere facilmente disassemblato per essere riciclato.

129 marzo 2023 | SmallGiants Ufficio
Biofilia significa “amore per la vita” ed è un’ipotesi scientifica di Edward O. Wilson che consiste nel concentrare il proprio interesse sui processi vitali

Io sono M€Taverso

Come fare marketing nel metaverso

Davide D'Andrea Ricchi

Pagine 176, € 21

Attraverso un narratore avatar di nome M€T, nato dalla fantasia dell’autore, il libro offre al lettore una panoramica che ambisce a far comprendere il nuovo fenomeno del metaverso e come esso potrà impattare concretamente nel business e nella vita di tutti i giorni. Il libro è strutturato in quattro capitoli, in cui si affrontano: la genesi del metaverso, il funzionamento e le economie dei principali universi virtuali, le strategie di marketing di ben 26 casi aziendali e, infine, le questioni legali relative alla tutela dei beni e delle proprietà virtuali.

Patrimoni, Famiglie e Matrimoni Conoscere i propri diritti e doveri per scelte consapevoli e serene

Armando Cecatiello

Pagine 192, € 21,00

Patrimoni, Famiglie e Matrimoni vuole essere un riferimento per le persone che vogliono conoscere i propri diritti e doveri, che hanno non solo intenzione di vivere insieme, o al contrario stanno pensando alla separazione, ma anche desiderano pianificare il loro futuro economico e patrimoniale. In una società dove le relazioni famigliari e le questioni economiche sono divenute sempre più complesse, è necessario essere ben informati. Il libro, frutto dell’esperienza professionale dell’autore, si distingue per la completezza dei contenuti. Accanto a una minuziosa descrizione delle diverse tipologie di famiglia e dei relativi regimi patrimoniali, il testo affronta in modo esaustivo le situazioni di crisi, i metodi di risoluzione dei conflitti e la tutela dei figli.

Capitali per Crescere. La Finanza complementare al servizio delle Pmi

Mario Basilico

E-SPANSIVA

Raffaella Dallarda

Pagine 352, € 45

Capire la Spa per vivere appieno l’esperienza del benessere: ecco la guida alle migliori 50 Spa d’Italia, edita da BFC Media e Robb Report. E-SPAnsiva racconta in modo unico e sincero l’Italia del benessere, con i suoi valori, le sue eccellenze, le unicità e le tendenze. Come orientarsi allora in questo ecosistema di wellness , tra comfort, rigenerazione e incontri informali “in accappatoio”, di gourmet e Spa lover devoti alla cultura del well-being? Lo spiega ESPAnsiva, il manuale che risolve il problema di orientarsi e capire le Spa, la prima guida di destinazioni di wellness, comunicativa e social, che coinvolge, stupisce e appassiona, espandendo informazioni, utilità, curiosità e trend sulle migliori SPA d’Italia. Anche in modalità digitale e interattiva, attraverso virtual tour, musiche e QRcode, per entrare nell’universo delle mete di benessere.

Cloud Marketing Creators. L'evoluzione del marketing oltre le nuvole

Simone Ranucci Brandimarte e Sergio Spaccavento

Pagine: 192

€ 24,90

Pagine: 208 € 20

Let's Franchise. 69 segreti per costruire una rete franchising di successo

Davide D'Andrea Ricchi

Pagine: 192 € 34,90

Let's Digitalize. 69 step dal negozio fisico a quello online

Davide D'Andrea Ricchi

Pagine: 192 € 27

130 SmallGiants | marzo 2023 Libri
Tutti i libri sono acquistabili su Bfc Store e nelle migliori librerie fisiche e online

Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook

Articles inside

E-SPANSIVA

1min
pages 130-131

Io sono M€Taverso

1min
page 130

Depurando l’aria e abbattendo i virus

1min
pages 127-129

La natura come modello

1min
pages 124-127

GLI STRUMENTI DI TUTELA PATRIMONIALE

2min
page 122

PEOPLE FIRST? CHE NON SIA RETORICA

2min
page 121

LE NUOVE FRONTIERE DEL DIRITTO

2min
page 120

I mattoni del futuro

2min
page 119

La filiera Bella Dentro

1min
page 118

NEL MAGICO MONDO DELL’INNOVAZIONE

5min
pages 113, 115-117

South working per rilanciare l’Italia

4min
pages 108-111

Il marketing non è l’unica fede

3min
pages 106-107

Cultura

5min
pages 104-105

È DATA DRIVEN

5min
pages 97-101

La via della seta passa in Calabria

4min
pages 94-95

Women friendly

4min
pages 92-93

Nouvelle cuisine a quattro zampe

2min
pages 88-89

Quattro generazioni di olio extravergine

3min
pages 86-87

Agrifood

4min
pages 84-85

La salute vien crescendo

3min
pages 80-82

I SIGNORI DEL POLIURETANO

3min
pages 77-79

Il mago delle sneakers

3min
pages 74-76

L’artista della camicia

4min
pages 72-73

Moda e design

4min
pages 70-72

Inchiesta

2min
pages 66-68

Inchiesta

2min
pages 64-65

La sanità approda nel metaverso

3min
pages 60-61

Trasformazione digitale

1min
page 59

Logistica avanzata a portata di tutti

2min
page 58

Trasformazione digitale

3min
pages 56-57

Un’unica soluzione per tante possibilità

3min
pages 52-55

Fare rete con il buono pasto

3min
pages 50-51

Strategia legale fatta in casa

4min
pages 48-49

la sicurezza informatica

3min
pages 46-47

AL CARO ENERGIA

3min
pages 43-45

COMPRARE PER CRESCERE

3min
pages 40-41

Uno sbarco al sapor di cioccolato

3min
pages 38-39

Comprate e moltiplicatevi

3min
pages 36-37

Pascolo libero per carne green

1min
page 35

L’UNIONE FA LA FORZA

6min
pages 27-33

Le persone prima di tutto

5min
pages 22-24, 26

Startup innovative, la spinta delle donne

1min
page 21

EXPORT

1min
page 21

LA SALUTE È UNA COSA SEMPLICE

2min
pages 18-20

Cambiare la vita con la danza

6min
pages 14-17

Settimana corta, l’Italia vuole provare

2min
pages 10-11
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.