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E-SPANSIVA

E-SPANSIVA

di Carola Desimio

Tenaci, resilienti e innovative. Le aziende a guida femminile hanno maturato una crescita importante negli ultimi anni. I dati sono incoraggianti. Le imprese guidate da donne –stando a quanto emerge dal quarto rapporto sull’imprenditoria femminile realizzato da Unioncamere – rappresentano il 22% delle imprese attive in Italia e negli ultimi cinque anni sono cresciute a ritmo più intenso rispetto a quelle guidate da uomini, registrando +2,9% contro +0,3%. Cresce anche il numero di startup innovative guidate da donne. A fine settembre 2022 sono state registrate 527 startup femminili in più rispetto a settembre 2019. Una crescita del 40% in due anni che testimonia un cambio di rotta culturale determinato da un numero sempre crescente di donne che fanno impresa. Taldeg è una startup tutta al femminile che in pochi anni ha raggiunto risultati importanti. Le fondatrici sono due giovani imprenditrici bolognesi, avvocate, ma soprattutto donne ambiziose. Stiamo parlando di Silvia Rigo e Francesca Fumana, ideatrici di un progetto che nasce per connettere e supportare i talenti e l’arte. “Crediamo che il talento non debba andare sprecato e che le strade, anche se in salita, siano sempre da percorrere”, affermano Silvia Rigo e Francesca Fumana, rispettivamente ceo e coo di Taldeg, la startup che connette creativi di talento e aziende che vogliono investire nell’arte. Un ecosistema in cui arte e business si incontrano e creano valore condiviso e che si pone l’obiettivo di permettere agli artisti di talento di vivere della propria arte e creare opportunità di business.

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Taldeg è nata nel 2017 per risolvere un problema: nel mercato dell’arte, solo pochissimi artisti riuscivano a trasformare il proprio talento in una professione. Solo il 15% degli artisti visivi riusciva ad accedervi e a ottenere una remunerazione sufficiente a sostenere la propria attività. In molti si trovavano costretti ad abbandonare il proprio sogno e farlo diventare un hobby. Il nostro, per definizione, è il paese dell’arte, della musica, del teatro. Il mercato dell’arte in Italia ha un impatto forte sull’economia reale e tocca diversi settori, non solo gal- lerie, teatri, antiquari e case d’asta, ma anche tutti gli operatori che in maniera indiretta contribuiscono ad alimentare l’universo artistico che fa da cornice al nostro Paese. L’industria dell’arte – secondo la ricerca di Nomisma Arte: il valore dell’industry – genera un volume di affari pari a 1,46 miliardi di euro, con un impatto complessivo sull’economia del Paese di 3,78 miliardi e occupa 36mila persone nell’intera filiera. Nonostante il mercato dell’arte in Italia sia vigoroso, solo una minima percentuale di artisti riesce a sostentarsi con la propria arte e a creare un’attività imprenditoriale su di essa.

“Fare impresa e, a maggior ragione, farlo in un contesto incerto, con modello di business nuovo e cercando di risolvere un problema che, di fatto, condiziona le scelte di vita di un’intera categoria (quella degli artisti visivi ma anche delle aziende e del loro modo di comunicare e agire nel futuro), suona più come una missione che una professione”, afferma Silvia Rigo, ceo e cofondatrice di Taldeg. “E lo è. Con questa consapevolezza abbiamo lavorato fin dal primo giorno. Da quando un’idea iniziale, anche un po’ sgangherata e che spaventava gli investitori, ha preso forma e si è piano piano concretizzata in un qualcosa in grado di generare un impatto”.

Silvia Rigo e Francesca Fumana sono partite dall’esigenza di rendere il settore dell’arte più democratico, spogliandolo dall’inaccessibilità che spesso lo contraddistingue e permettere agli artisti di talento di accedervi. Il primo passo di Taldeg è stato trasformare gli spazi commerciali in luoghi espositivi, mettendo in comunicazione il lavoro degli artisti emergenti con il mercato turistico. Nasce così il primo format Taldeg. Un modello di business che da subito dimostra di avere potenziale e viene accolto positivamente. Taldeg viene poi selezionata per il programma di accelerazione Hubble, di Nana Bianca e Fondazione Cr. Un punto di svolta nella crescita dell’azienda, che vede un incremento in termini numerici e di espansione territoriale: 350 artisti in piattaforma, 70 attività commerciali coinvolte tra Bologna e Firenze, una crescita mensile del +6% e uno spin off estivo a Gallipoli.

Dopo la pandemia prende forma l’attuale modello di business di Taldeg con l’implementazione della piattaforma e-learning per la formazione imprenditoriale degli artisti, a cui vengono trasmesse le competenze e le skills che appartengono al mondo imprenditoriale e che permettono loro di professionalizzare la propria attività. Una volta formati, gli artisti vengono messi in contatto con brand, aziende, pubbliche amministrazioni che realizzano dei progetti creativi. Una connessione tra arte, aziende creative driven e formazione imprenditoriale che crea un effetto moltiplicatore e genera valore per i brand e per gli artisti che si aprono a nuovi mercati e opportunità. In breve tempo Taldeg riesce a intercettare realtà aziendali dal respiro internazionale e provenienti dal mondo dell’intrattenimento, del real estate, della moda e dell’innovazione. La startup ha poi concentrato la sua energia sulla raccolta di capitali per consolidare il modello di business e ha raccolto 300mila euro attraverso lo strumento della finanza agevolata. www.taldeg.com

“Abbiamo saputo rischiare e abbiamo anche fatto un sacco di errori, correggendoli e imparando a fare meglio”, prosegue Silvia Rigo. “Tutto il team e chi si è affidato a noi è stato in grado di fare un qualcosa di non scontato. Perché al netto del potenziale di un’idea, non sempre la stessa incontra l'opportunità. Noi in questo siamo stati dei privilegiati e in funzione di questo privilegio, di cui sentiamo la responsabilità, continuiamo a lavorare per creare un ecosistema arte e azienda che dialoghi e generi valore per tutti i soggetti coinvolti, partendo dalla formazione fino ai progetti concreti. Olivetti diceva sempre che l’obiettivo fosse quello di un’azienda in grado di generare valore, che non fosse solo economico. Noi condividiamo questo approccio, con un occhio sempre attento al fatturato ma la visione di un mercato nel quale l’arte sia in grado di essere considerata una professione e generare valore a 360 gradi, per tutti”.

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