PROFESSIONI
dati elaborati e interpretati dal team di psicologi-ricercatori dell’Università Cattolica, in modo che, tra l’altro, si possano iniziare a costruire trend». E qui la domanda di rito? Cosa è emerso da questa curiosa ricerca? È emerso che oltre la metà degli intervistati (il 52%) ha acquistato cibi a “Km 0”, ovvero prodotti localmente, e si nota come la provenienza dei prodotti alimentari pesi notevolmente nei consumi di questi mesi. Gli ultimi dati (raccolti nell’ambito del progetto Craft) evidenziano, innanzitutto, come ai primi posti tra le scelte degli italiani ci siano i prodotti più garantiti, soprattutto dal punto di vista della loro origine. «Da un punto di vista psicologico - spiega la professoressa Guendalina Graffigna, ordinario di Psicologia dei consumi e della salute e direttore dell’EngageMinds HUB - che in tempi di Covid-19 il consumatore sia orientato verso alimenti di qualità, ma soprattutto di cui è nota, anzi, certificata, l’origine è una dinamica coerente, con atteggiamenti più generali di diffidenza verso ciò che
è esterno o esotico. Ciò sfocia in comportamenti un poco più chiusi, anche in campo alimentare». E che il fattore psicologico giochi un ruolo rilevante è segnalato anche dal fatto che, rispetto al dato medio nazionale, prodotti sentiti come “made in Italy” siano preferiti in misura maggiore da cittadini che in questi mesi percepiscono il rischio sanitario e il rischio economico particolarmente elevato. Altri dati interessanti che emergono dall’analisi dell’EngageMinds HUB riguardano l’olio di palma: «Ben il 49% del campione ha acquistato con elevata frequenza prodotti “senza olio di palma”. Un quarto degli italiani ha dichiarato di aver consumato spesso o sempre latte “senza lattosio” e il 19% alimenti “senza glutine”». Su questi prodotti la psicologia ha un forte impatto, perché «attivano una sorta di irrazionale equazione psicologica - sottolinea ancora la professoressa Graffigna- secondo cui alcuni ingredienti se proposti come “eliminabili” o “sostituibili” allora vengono anche percepiti come “nocivi”. E in questo momento storico, in cui sul piano psicologico oggi i consumatori italiani sono particolarmente provati dalla pandemia da Covid-19, perché spaventati, traumatizzati, frustrati ed affaticati dalla lunga convivenza con l’emergenza e le conseguenti restrizioni, questi meccanismi emotivi hanno il sopravvento nelle nostre decisioni di consumo». Insomma, quando il consumatore è più emotivamente scombussolato si affida di più a dei meccanismi irrazionali di scelta e valutazione. La rilevazione dell’EngageMinds HUB mostra infatti che tra coloro che manifestano stati d’ansia o depressivi da pandemia, o la percezione elevata del rischio di contrarre Covid-19, le percentuali di italiani che accordano una forte preferenza ai prodotti cosiddetti free-from salgono «molto significativamente».
PS Mar 2021 47
“In questo momento storico, in cui sul piano psicologico oggi i consumatori italiani sono particolarmente provati dalla pandemia da Covid-19, perché spaventati, traumatizzati, frustrati ed affaticati dalla lunga convivenza con l’emergenza e le conseguenti restrizioni, questi meccanismi emotivi hanno il sopravvento nelle nostre decisioni di consumo”.