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RICERCA
LA PSICHE NELLA FOOD ADDICTION
Lo studio della Fondazione BRF su dipendenza da cibo e comorbidità psichiatriche
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di Ernesto Daniel Cavallo
Il concetto che gli alimenti, in particolare quelli altamente appetibili, possono essere oggetto di dipendenza è stato intensamente dibattuto fin dal 1956, quando il professor Theron Grant Randolph propose per la prima volta il termine Food Addiction (Dipendenza da Cibo, ndr) come «un modello comune di sintomi descrittivamente simili a quelli di altri processi di dipendenza».
La Dipendenza da cibo è caratterizzata da sintomi psicologici e comportamentali di dipendenza simili a quelli che si manifestano nei tipici disturbi legati alle sostanze. Questi includono l’impulso a consumare la suddetta sostanza d’abuso e i conseguenti effetti fisiologici “da astinenza” se l’assunzione di cibo viene interrotta o ridotta.
La ricerca sulla Food Addiction è però ostacolata dalla mancanza di una definizione formale di questa condizione, evidentemente distinta da altre dipendenze comportamentali o dai disturbi alimentari. Le recenti tendenze come l’aumento dell’obesità, il cambiamento delle abitudini alimentari e la prevalenza delle malattie mentali, hanno suscitato l’interesse della comunità scientifica verso una corretta classificazione e costruzione della Food Addiction. In particolare, l’evidenza di meccanismi neurobiologici difettosi condivisi, così come la frequente comorbidità tra disturbi alimentari, disturbi dell’umore e i disturbi legati alle dipendenze, potrebbero indicare non solo una ridefinizione della Food Addiction come un vero e proprio disturbo mentale, ma anche una revisione della dicotomia tra dipendenze “da sostanze” e comportamentali. Facciamo qualche esempio. Nei pazienti obesi, in cui la dipendenza da cibo è significativamente espressa, esiste una forte correlazione tra la condizione fisica e una maggiore prevalenza di molti disturbi psicologici tra cui disturbi dell’umore, disturbi d’ansia e rischio di suicidio.
Risultati simili sono stati ottenuti per la popolazione adolescente dove, anche nelle sue prime fasi, livelli più elevati di sintomi di Food Addiction sono direttamente proporzionali a una maggiore tendenza a sperimentare effetti negativi (bassa autostima, depressione e ansia).
Livelli più elevati di depressione e ansia sono stati anche osservati in individui con diagnosi di BED (binge eating disorder, cioè disturbo da alimentazione incontrollata) con almeno modesti sintomi di “dipendenza da cibo”.
L’aumento del consumo di cibi altamente appetibili e le sbagliate abitudini alimentari possono essere adottate per diminuire il disagio psicologico o smorzare le risposte fisiologiche allo stress, fungendo così da possibile meccanismo di “coping” (strategie di adattamento) per lo stress o l’umore basso.
Per concludere, come emerge dallo studio condotto dalla Fondazione BRF e pubblicato sulla rivista Eating and Weight Disorders - Studies on Anorexia, Bulimia and Obesity, il concetto di Food Addiction è ancora un argomento controverso: sebbene non sia formalmente riconosciuto dal DSM-5, è stato ampliamente descritto in letteratura. Allo stesso modo però, è ancora oggetto di dibattito se la dipendenza da cibo sia un disturbo categorico o una dimensione psicopatologica.
Sebbene la Dipendenza da Cibo possa essere considerata un modello peculiare di comportamento alimentare che può essere diagnosticato con criteri categorici, i ricercatori della Fondazione sottolineano come potrebbe anche essere interpretata nel senso di una dimensione in comorbididà con disturbi d’ansia o dell’umore. Altrimenti, sottolinea ancora BRF, potrebbe essere considerata una sorta di costrutto trans-nosologico esistente in diversi domini psicopatologici, sovrapponendosi ai disturbi legati alle sostanze, affettivi e alimentari.
L’aumento del consumo di cibi altamente appetibili e le sbagliate abitudini alimentari possono essere adottate per diminuire il disagio psicologico o smorzare le risposte fisiologiche allo stress, fungendo così da possibile meccanismo di “coping” (strategie di adattamento) per lo stress o l’umore basso.