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L’INTERVISTA

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TITOLI DI CODA

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IL BULLISMO COLPISCE UN ADOLESCENTE ITALIANO SU DUE

Intervista a Michele Sarti, da bullizzato a influencer “Per i miei compagni di classe dovevo morire”

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di Caterina Brondi

“S ono stato vittima del bullismo, per i miei compagni di classe dovevo morire”. Esordisce così Michele Sarti, brasiliano di nascita e lucchese di adozione, studente di legge e attivista. Sarti, che con il suo profilo instagram e facebook conta oltre 40mila follower, ha voluto raccontare la sua storia in occasione della

Giornata contro il bullismo “anche per dare forza alle tante ragazze e ai tanti ragazzi, che oggi sono loro vittime del bullismo. Perché ci si sente soli, isolati, senza vedere la via d’uscita. Invece la luce c’è. Il futuro c’è”.

Si tratta di una vicenda personale emblematica e rappresentativa di un fenomeno che ogni anno nel mondo tocca 246milioni di bambini e adolescenti. Nel nostro Paese – secondo una recente indagine portata avanti dalla Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps) - oltre il 50% dei ragazzi tra gli 11 e 17 anni ha subito episodi di bullismo, e tra chi utilizza quotidianamente il cellulare (85,8%), ben il 22,2% riferisce di essere stato vittima di cyberbullismo.

Secondo una rivelazione portata avanti dall’Osservatorio InDifesa di Terre des Hommes e ScuolaZoo su un campione di 8 mila ragazzi e ragazze delle scuole secondarie in tutta Italia le più colpite sarebbero queste ultime: il 12,4% delle giovani ammette di essere state vittima di cyberbullismo, contro il 10,4% dei ragazzi. A chiudere la panoramica arrivano i dati della Polizia Postale, che ha registrato nel 2019 ben

Michele Sarti.

460 casi di bullismo con vittima un minorenne (52 avevano meno di 9 anni), il 18% in più rispetto al 2018.

“Per questo è necessario parlarne, parlarne, parlarne”, prosegue Sarti, che è stato ospite della Fondazione BRF Onlus in occasione del 7 febbraio. “Portare una testimonianza aiuta sempre chi ne ha bisogno a non sentirsi solo. La mia vicenda è triste, ma piuttosto semplice. Quando avevo quattordici anni, in quarta ginnasio, sono stato pesantemente bullizzato dai miei compagni di classe. I professori erano del tutto assenti, mentre la classe era divisa in due: da una parte c’erano i compagni che stavano zitti, con un comportamento complice da far venire i brividi, dall’altra invece quelli che volevano distruggermi, che mi incitavano al suicidio, che mi minacciavano… Prendevano anche in giro mia madre, malata di tumore, e tutti i giorni per i nove mesi di scuola mi hanno vomitato addosso di tutto. Era una routine infernale. Ogni mattina, quando arrivavo davanti all’entrata e parcheggiavo la mia bici, mi accoglievano con una pioggia di insulti, domandandomi perché fossi ancora lì, perché non mi fossi ancora impiccato”.

Mesi tragici, in cui Sarti si chiude sempre più in se stesso. “Cercavo di isolarmi il più possibile. Ero chiuso in me stesso, non volevo parlarne con nessuno, nemmeno con il mio migliore amico. Poi ad aprile decisi che non potevo andare avanti in quel modo: rivelai tutto ai miei genitori, che restarono

“Quando avevo quattordici anni, in quarta ginnasio, sono stato pesantemente bullizzato dai miei compagni di classe. I professori erano del tutto assenti, mentre la classe era divisa in due: da una parte c’erano i compagni che stavano zitti, con un comportamento complice da far venire i brividi, dall’altra invece quelli che volevano distruggermi, che mi incitavano al suicidio, che mi minacciavano…”.

“Rivelai tutto ai miei genitori, che restarono letteralmente increduli. Mi dissero di scrivere su un foglio tutte le minacce che ricevevo. Il giorno dopo tornai a casa con un foglio protocollo scritto su tutte e quattro le facciate. Pieno zeppo di offese. Fu una doccia gelata per loro, e una presa di coscienza per me”. letteralmente increduli. Mi dissero di scrivere su un foglio tutte le minacce che ricevevo. Il giorno dopo tornai a casa con un foglio protocollo scritto su tutte e quattro le facciate. Pieno zeppo di offese. Fu una doccia gelata per loro, e una presa di coscienza per me”. Da quel momento le cose cambiano. “Mi chiesero perché non ne avevo mai parlato prima con loro, ma non avevo una risposta: ero quasi abituato all’idea, come se non ci fosse via d’uscita. Mi sembrava una condanna che però non capivo. E non capivo neanche perché tutto quello fosse accaduto”. Fortunatamente i genitori prendono in mano la situazione, Michele cambia scuola, rinasce. “Feci subito gruppo, ma l’incubo sembrava destinato a continuare. I miei vecchi compagni di classe provarono a venire diverse volte sotto la nuova scuola per insultarmi, minacciarmi, farmi del male. Ma io avevo fatto gruppo, mi ero integrato, e non avevo più paura. I miei nuovi compagni di classe mi sostennero. Ancora oggi molti dei bulli di un tempo mi seguono sui social, provano a infastidirmi. Quasi non fossero riusciti ad andare avanti. Per fortuna io l’ho fatto e, se potessi tornare indietro, gli parlerei in modo costruttivo. Perché è solo così che si può sconfiggere il bullismo”.

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