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Il mangiatore per ricompensa e il cibo di conforto come “bisogno
di Francesco Carta
Un allarme che non deve passare inosservato. Anche perché arriva da una delle categorie di medici da sempre in prima linea in fatto di emergenze. Le urgenze addominali si sono ridotte del 25-30% mentre le forme gravi sono aumentate del 20-30%.
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È quanto è successo negli ospedali italiani la scorsa primavera, durante i mesi della prima ondata pandemica. E il motivo è presto spiegato: le persone avevano paura di andare in ospedale, per via del Covid-19. E questo anche se avevano sviluppato un’appendicite, una diverticolite, una colecistite o addirittura una perforazione intestinale, tutte urgenze di chirurgia addominale. «Nei mesi di marzo e aprile - ricorda il professor Gabriele Sganga, Direttore della UOC chirurgia d’Urgenza e del Trauma della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS - al Gemelli, si è assistito a una riduzione del numero delle urgenze addominali in Pronto Soccorso: meno urgenze, ma più gravi clinicamente e radiologicamente. Tali urgenze addominali spesso erano così severe da impedirci di poterle portare subito in sala operatoria, se non dopo averle stabilizzate prima, in terapia intensiva o in reparto. In molte occasioni abbiamo dovuto adottare delle terapie conservative (antibiotici e drenaggi percutanei), prima della terapia chirurgica definitiva. Molti interventi abitualmente semplici, come per esempio quelli di ernia inguinale arrivavano talvolta anche dopo una settimana dalla comparsa del problema, quando ormai l’ernia era “strozzata”, ovvero quando l’ansa intestinale incarcerata si era ischemizzata e non potevamo far altro che asportarla, anche in pazienti giovani”. E lo stesso discorso vale anche per molte colecistiti e diverticoliti che arrivavano circondate da gravi raccolte ascessuali. Insomma tutte le urgenze chirurgiche hanno subito un upgrading in termini di gravità. Perché i pazienti, impauriti dal pericolo del contagio non si recavano in ospedale, se non quando la situazione era ormai precipitata.
OSPEDALI: “SCOMPARSE” LE EMERGENZE ADDOMINALI
L’allarme dei chirurghi: durante il primo lockdown operazioni ridotte del 25-30%. Le persone non vanno nei reparti per paura del Covid
La questione, ovviamente, ha riguardato pressoché tutta Italia. Secondo i dati raccolti dal Gemelli, si è assistito come detto a un crollo del 25-30% delle urgenze addominali nella prima fase della pandemia, rispetto agli anni passati. «Arrivare tardi in ospedale con un’urgenza addominale come l’appendicite, la colecistite, la diverticolite - ammonisce il professor Sganga - significa sviluppare una forma complicata, che porta ad interventi chirurgici più complessi, a un allungamento dei tempi di degenza e in generale a rischiare di più. Per questo raccomandiamo di non esitare a venire in ospedale in presenza di un mal di pancia che peggiora rapidamente, ancor più se accompagnato da febbre. Quell’addome va subito visitato da un medico o da un chirurgo per verificare la presenza di segni di peritonismo, cioè di una infezione dentro l’addome che è quasi sempre di competenza chirurgica. Se una parte, o peggio tutto l’addome non è trattabile, è duro come il legno e offre resistenza alla palpazione, se c’è febbre, magari accompagnata da nausea e vomito, non bisogna perdere tempo. Avvertite subito il medico o correte in pronto soccorso». Il rischio, soprattutto, è che invece di ricorrere a un esperto sempre più persone possano far fronte all’emergenza col fai-da-te: prendere un anti-dolorifico può migliorare temporaneamente il dolore, ma intanto l’infezione addominale, la peritonite, peggiora e può portare a gravi conseguenze.
Pensare, come spesso purtroppo accade, che la soluzione ai nostri problemi possa avere risposte chiare ed efficaci semplicemente scrivendo su google è un’idea che rischia pericolosamente di diffondersi specie visto il periodo che stiamo vivendo. Ecco perché, come accaduto in vari nosocomi italiani, è fondamentale non solo istituire reparti appositi per il Covid e altri Covid-free, ma anche di diffondere e pubblicizzare tale sistema di modo da non incorrere nel pericolo di scoraggiare pazienti con altre patologie o dolori.
“Arrivare tardi in ospedale con un’urgenza addominale come l’appendicite, la colecistite, la diverticolite significa sviluppare una forma complicata, che porta ad interventi chirurgici più complessi, a un allungamento dei tempi di degenza e in generale a rischiare di più”.