LA TORE 27

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Novant'anni fa si spegneva Antonio Grossich • di Rino Cigui

Quella tintura di iodio salvò milioni di vite umane

Novant’anni fa, il primo ottobre 1926, si spegneva a Fiume il medico Antonio Grossich, universalmente conosciuto per esser stato l’ideatore della tintura di iodio, un composto con proprietà ossidanti utilizzato in chirurgia come disinfettante e cicatrizzante. Ricordare oggi, seppure in modo cursorio, la scomparsa del grande medico istriano è doveroso anche e soprattutto per i significati che una tale operazione comporta: infatti se da un lato essa si prefigge di attirare l’attenzione dei contemporanei sulla figura di un medico di notevole spessore e di un uomo

politico attivo tra Otto e Novecento, dall’altro rappresenta un’appropriazione di quel passato e di quelle figure che hanno contribuito allo sviluppo civile della società nelle sue più diverse articolazioni. Nacque il 7 giugno 1849 a Draguccio, la borgata posta a metà strada tra Pinguente e Pisino, da Giovanni Matteo Grossich, imprenditore agricolo, e Angela Francovich, di Romans d’Isonzo. Assolti gli studi liceali a Capodistria, nel 1868 s’iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Graz per studiarvi legge, abbandonata tuttavia dopo solo tre trimestri per trasferirsi a Vienna e dedicarsi con impegno allo studio della "scienza prediletta", la medicina, fino al conseguimento della laurea nel 1875. Le condizioni finanziarie affatto floride della famiglia lo costrinsero a stipulare, nel 1876, un contratto triennale con la cittadina di Castua come medico condotto, scaduto il quale si trasferì per breve tempo a Fiume dove concorse per il posto di primario dell’ospedale civico, che venne però assegnato al dottor Giorgio Catti (al cui nome è oggi intestata la Casa dell’anziano di Costabella, n.d.r.). Riprese allora la strada per Vienna per completare

la sua preparazione scientifica, ultimata la quale si stabilì a Fiume esercitando la medicina; qui conobbe e sposò Edvige Maylander, sorella del fondatore del Partito autonomista e poi sindaco della città Michele Maylander. L’esito negativo al concorso di "fisico comunale" della città, bandito nel 1884, lo indusse a trasferirsi nuovamente nella capitale asburgica, dove ebbe modo di specializzarsi in ostetricia con il dr. Gustav August Braun e in chirurgia con il dr. Karel Maydl, prima di far ritorno nella città di S. Vito e partecipare al concorso per il posto di primario chirurgo bandito dall’ospedale civico, che gli fu assegnato nel 1886. A Fiume lavorò instancabilmente, sicché ben presto la sua perizia nell’operare e le innovazioni da lui introdotte fecero sì che la sua fama varcasse i confini della città, facendo accorrere pazienti da tutta la Dalmazia, dall’Istria ed anche dall’Italia. Con l’arrivo di Grossich anche l’ospedale acquisì rinomanza a livello europeo e, grazie all’amicizia con il Nostro, alcuni dei più illustri chirurghi dell’epoca, quali Jan Miculicz-Radecki e Theodor Billroth, eseguirono operazioni chirurgiche a Fiume.

Sono passati novant’anni dalla morte di Antonio Grossich, personaggio di primo piano della storia e della politica fiumana nella seconda metà dell’Ottocento e nel primo quarto del secolo successivo. Per avere un quadro quanto più possibile organico della sua figura, ci siamo rivolti al dott. Rino Cigui, ricercatore presso il Centro di ricerche storiche di Rovigno che, nell’ambito dell’azione promossa dalla CI di Pisino per valorizzare i personaggi dell’area pisinese, ha analizzato la figura nel libro "Antonio Grossich 1849 – 1926, la vita e l’opera" di prossima pubblicazione in edizione bilingue italo - croata.

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