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Canto e fede anche come retaggio culturale
from LA TORE 27
by Foxstudio
Il Coro Fedeli Fiumani ha 25 anni di vita • di Bruno Bontempo
canto e fede anche come retaggio culturale
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Il coro a Spinea nel 2009
Espressione artistica presente con continuità pressoché ovunque, fin dai primordi della storia, la musica corale, come la intendiamo noi oggi, ha origine nel canto cristiano dei primi secoli. Come risulta dalle sacre scritture, il canto era una pratica diffusa già nella civiltà ebraica e lo stesso Gesù Cristo, insieme ai suoi discepoli, sarebbe stato un cantore: "E dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi", scrive Marco nel suo Vangelo. La scoperta della polifonia favorì, dopo l’anno Mille, la nascita delle caratteristiche foniche moderne, le quali si allargarono anche all’aspetto corale, che da allora riveste un ruolo da protagonista nelle funzioni religiose.
Nel ‘200 nacque il Kyrie eleison, antica preghiera della liturgia cristiana, al cui canto si univano i fedeli presenti in chiesa. Un nuovo impulso a questo tipo di musica arrivò nel ‘500. In Italia la realtà corale vanta tradizioni antiche e di grande prestigio: a partire dal XIV secolo hanno fatto storia i cori dei duomi di Orvieto e di Perugia, della Certosa di Pavia, della Chiesa Santa Maria della Salute a Venezia, del Duomo di Asti...
Un antico detto recita che "chi canta, prega due volte" mentre Sant’Agostino aggiunge che "il cantare è proprio di chi ama", il canto "è espressione della gioia del cuore, strumento più immediato e comune della preghiera: paradigma emotivo, propizia la commozione, la riflessione e la meditazione, unisce le diverse voci e, nello specifico liturgico, esalta il significato della Parola, dispone i cuori a Dio, favorisce l’unione dell’assemblea e ne permette la partecipazione più attiva". La musica e il canto pertinenti al culto religioso sono trattati al capitolo VI (Musica sacra) della costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium, in cui si ribadisce che "l’azione liturgica riveste una forma più nobile quando è celebrata solennemente con il canto, con i ministri e la partecipazione attiva del popolo". Il gregoriano è considerato il canto proprio della liturgia roma-
na ed il Concilio gli riserva il posto principale, ma non sono esentate forme diverse, soprattutto la polifonia.
In seno alla Cattedrale di San Vito 25 anni fa è nato il Coro Fedeli Fiumani, che da allora anima tutte le S. Messe in lingua italiana. Un complesso che è stato capace di crescere e maturare, sia lungo il suo cammino di spiritualità, sia come esperienza artistica con l’elevata qualità del suo canto, la vocalità ornata, le sfumature, la grazia e la potenza interpretativa. Oggi rappresenta un’espressione di eccellenza in seno al vasto settore artistico della CNI, ma con proprie caratteristiche peculiari. Risorto praticamente dalle ceneri di un passato che rischiava di venir inghiottito dall’oblio, conseguenza di quasi mezzo secolo di rapporti alquanto precari tra potere politico e comunità ecclesiale della nostra minoranza etnica, con il suo impegno il Coro ha saputo riportare in superficie, e lo sta tramandando con cura, il patrimonio della musica liturgica e la testimonianza di fede del nostro passato, intesa non solo come culto vero e proprio ma pure come retaggio culturale.
Uno dei promotori dell’iniziativa è stato Mario Zoia, già validissimo corista (basso) e solista della Sac Fratellanza, scomparso misteriosamente il 25 febbraio 2002 senza lasciar traccia. Oltre che artefice della nascita del Coro Fedeli Fiumani, assieme ad Ardea Juranić Ausilio, Carmela Poljanić, Maria Grazia Frank, sempre molto attiva, oggi responsabile del coordinamento dei vari pellegrinaggi cui il Coro partecipa, e Antonio Mozina, Zoia ne è stato anche scrupoloso cronista ed ha lasciato preziosi appunti (inediti), dai quali ho potuto trarre notizie e memorie sui primi passi della corale. Bisogna andare indietro nel tempo e scorrere nei ricordi, un po’ tristi, che risalgono ai primi Anni ‘80, caratterizzati dalla scarsa e frammentaria presenza di connazionali alle S.Messe in lingua italiana, che già allora venivano celebrate settimanalmente a S.Vito, e ai timori per una possibile soppressione di questi appuntamenti di fede, scriveva nel 1992 il compianto Mario, la cui enigmatica scomparsa desta tuttora profonda commozione tra i fiumani. All’epoca le Messe italiane in Cattedrale venivano officiate senza i canti, che danno un determinante contributo al decoro e alla bellezza della celebrazione eucaristica, all’espressione della nostra fede e del nostro anelito spirituale. Assieme ad altre tre fedeli fiumane regolarmente presenti alle Messe italiane in Cattedrale, ottime voci di soprano, mezzosoprano, contralto, e tutte con una notevole esperienza di canti liturgici e musica sacra, iniziarono ad accompagnare il rito eucaristico con canti e melodie eseguite a cappella. Le loro voci si amalgamarono molto presto con buoni risultati, i fedeli apprezzarono queste esecuzioni e grazie al passaparola la presenza dei fiumani alle Messe aumentò di numero e contribuì a ridare vitalità alla nostra comunità di fedeli.
Il quartetto di cantori, però, dovette affrontare tutta una serie di problemi, dalla scelta del repertorio, alla scarsissima disponibilità di spartiti musicali, dalla mancanza di una sala prove (che si svolgevano nella cucina di Carmela Poljanić, ancora oggi tra gli alti del nostro validissimo Coro), alla necessità di un accompagnamento musicale. Per fortuna accorse loro in aiuto Suor Regina Kristanić, organista della Cattedrale e dirigente del coro croato. Dall’archivio tirò fuori le canzoni in italiano e in latino, che non venivano eseguite da più di un ventennio, e per otto anni preparò e accompagnò all’organo il piccolo coro, che iniziò a crescere di numero con l’inserimento di altri elementi e già si cantava a tre e anche a quattro voci. In occasione delle festività il complesso poteva contare sul tenore Antonio Mozina, con una grande carriera solista alle spalle e tuttora attivissimo nell’organico della corale. Più tardi si unì al nascente Coro Fedeli Fiumani la soprano Adelma Capocasa. Personaggio notissimo a Fiume nell’ambiente musicale, virtuosa appassionata del canto, lasciato il Teatro per raggiunto limite d’età, aveva continuato la sua attività contemporaneamente in più di un coro cittadino: instancabile, onnipresente, iperattiva, assieme a Mozina aveva fatto compiere un ulteriore salto di qualità alla corale, cui rimase legata fin quasi alla morte, avvenuta dieci anni fa.
Si arrivò così agli inizi del 1991, e sappiamo che l’ultimo decennio del secolo scorso, con l’indipendenza della Croazia, segnò un cambio radicale della situazione sociopolitica nel Paese, che significò anche il ripristino "ufficiale" delle festività


L'esibizione nella chiesa del Carmelo religiose. E a Fiume, per tradizione, una delle più sentite è stata sempre la festa patronale del 15 giugno, giorno del martirio di San Vito, che in quel 1991 si aspettava con comprensibile impazienza, eccitazione e curiosità.
Ovviamente a S. Vito fervevano intensi i preparativi per l’attesa celebrazione, la prima dell’epoca post comunista, che si annunciava particolarmente solenne. Il coro croato della Cattedrale stava mettendo a punto un nuovo e ricco repertorio di canti per presentarsi in grande spolvero. E i nostri cantori si sentivano frustrati all’idea di questo confronto, numericamente impari. "Siamo così in pochi e di fronte all’esuberante coro croato rischiamo di fare una magra figura proprio in occasione di questa, che storicamente è sempre stata la festa di noi fiumani", ha scritto Mario Zoia, citando i comprensibili timori di Ardea Juranić Ausilio, corista della prima ora e oggi capo coro. Per la riunione liturgica dell’attesa festa patronale si era pensato di unire le forze con il coro misto della Fratellanza, in un momento in cui altri complessi, come quelli della "Lino Mariani" di Pola, alla luce dei cambiamenti democratici avvenuti in Croazia, avevano già varcato le soglie delle chiese per una serie di concerti. Era un passo "storico", ma il presidente della nostra SAC, Aldo Bressan, fu irremovibile: concerti in chiesa sì, messe no, era stata la brusca risposta. Si cercò allora di rimpolpare le file del nascente coro con qualche elemento della Fratellanza, e la risposta dei singoli fu molto positiva. Il primo scaglione arrivato dalla Fratellanza comprendeva una dozzina di cantori e così rinvigorito da forze nuove, il Coro Fedeli Fiumani iniziò il suo percorso nel periodo di Quaresima del lontano 1991.
Il debutto a Pasqua era stato più che lusinghiero e la vasta eco aveva contribuito a far arrivare altri elementi dal coro della Comunità, tra cui Nino Milavez, già noto solista della Fratellanza, il valido basso Vinicio Icio Brussi, poi Stellio Nacinovich, che si distinse anche come animatore della nuova compagine, il popolare, bonario e simpatico Roberto Pillepich Pile...
Era un’esperienza nuova e stimolante che i coristi affrontarono con entusiasmo e passione, rimasti intatti fino ai giorni nostri. "Oramai si trattava di un coro a tutti gli effetti", scavo ancora tra gli appunti di Mario Zoia "ma per suor Regina l’impegno era diventato troppo gravoso e dovette rinunciare all’incarico, consigliandoci di trovare un dirigente e un’organista. Fu lei stessa a suggerire il nome di Rosi Mohorić per l’accompagnamento musicale mentre per la direzione ci rivolgemmo alla maestra Lucia Scrobogna Malner".
Dalle note di Mario Zoia passiamo ai ricordi di altre due protagoniste di questa bella storia, la maestra del Coro, Lucia Scrobogna Malner, e la capocoro Ardea Juranić Ausilio. "L’invito era allettante ma la mia titubanza più che comprensibile, poiché non avevo alcuna esperienza di musica liturgica - spiega la maestra Lucia -. Avevo lavorato per oltre dieci anni con il Coro femminile della Fratellanza, che alla fine degli anni ‘70 la compianta Giulia Šantić mi aveva chiesto di mettere in piedi. Ma la coralità liturgica è un genere che prevede la programmazione e la scelta dei canti secondo i vari tempi liturgici e le caratteristiche delle varie celebrazioni. Inoltre, all’epoca ero oberata dai tanti impegni di lavoro e di famiglia, per cui vincolai il mio sì alla sola festività di San Vito di quel 1991. E invece le cose andarono diversamente, tanto che a distanza di 25 anni sono ancora qua, felice e appagata". "Superammo in bellezza l’esame della festa del Santo Patrono, che probabilmente segnò la definitiva legittimazione del nostro Coro - aggiunge Ardea Juranić Ausilio, considerata la memoria storica del Coro Fedeli Fiumani e sempre alla ricerca di nuovi spartiti di canti -. Si poneva, però, il problema di come andare avanti. Con la maestra Lucia per noi era stato un amore a prima vista e ci rattristava il pensiero che ci avrebbe lasciati. Cercammo di persuaderla a restare almeno fino alle ricorrenze di Ognissanti e dei Defunti, e per nostra fortuna accettò, ma a novembre era già tempo di prepararsi alla celebrazione delle domeniche del tempo di Avvento che precedono il Natale... Poi venne la Pasqua e seguirono in continuità altre celebrazioni del Santo patro-

Ardea Juranić Ausilio no, Avventi, Natali e altre Pasque... Sempre nuovi stimoli, la bravura e la pazienza della nostra maestra hanno consolidato l’impegno, la passione, l’entusiasmo dei cantori, si è instaurato un clima sereno e così siamo andati avanti per 25 anni. Tanto che oggi siamo qua a ricordare questo anniversario, indubbiamente un traguardo prestigioso e ricco di significati. Consolidato l’organico, abbiamo potuto pensare anche ad arricchire il nostro registro, che consta in cinque tipologie di canti propri delle celebrazioni eucaristiche festive di tutto l’anno liturgico, Avvento, Natale, Quaresima, Pasqua e le messe domenicali".
La prof.ssa Lucia Scrobogna Malner ha ancora parole di lode per i suoi coristi. "Con mia grande soddisfazione, di volta in volta constatavo che tutti erano pronti ad affrontare con competenza e serietà la creazione dell’impegnativo repertorio, senza mai tirarsi indietro, senza mai accontentarsi del livello raggiunto ma cercando di fare sempre di più e sempre meglio. Ricordo che alla prima lettura dello spartito dell’Alleluja, tanti anni fa, qualcuno non mancò di esprimere delle perplessità: Temo non ce la faremo mai... quattro voci!... troppo difficile.... A quei tempi avevamo solo pochi cantori notalisti tuttavia, con la perseveranza, curando voce per voce, l’abbiamo assimilato e fatto proprio. Oggi quell’Alleluja non fa più paura... Ora stiamo affrontando una nuova sfida, l’impegnativo coro finale del Messiah di Haendel, L’Agnello che fu immolato, il pezzo che chiude l’oratorio noto comunque soprattutto per l’Alleluja. Contiamo di eseguirlo per il 70esimo della CI. Il canto liturgico richiede grande coinvolgimento, slancio, agilità, ritmo e massima precisione nell’armonizzare i tempi di incastro con l’organista e il celebrante, c’è uno stretto legame tra canto, organo e sacerdote".
Ecco appunto, il sacerdote. Che rapporto c’è con padre Piotr Modrzejewski, il religioso polacco che celebra le messe in italiano a S. Vito?
"È molto esigente e scrupoloso nella scelta dei canti e nell’applicazione delle regole liturgiche, è contrario a cambiamenti e riduzioni, non gli piace che si applauda a messa. Però apprezza molto le nostre esecuzioni e quando siamo assenti alla Messa, perché fuori sede, non manca di sottolineare che gli siamo mancati..." sottolinea la capocoro Ardea.
Anche l’organista ha un ruolo molto importante... "Rosi Mohović restò con noi per più di un ventennio, raro esempio di attaccamento e bravura. Dopo la sua scomparsa le subentrò Bruno Picco, ma la morte ce lo portò via dopo appena due anni. Da allora ad accompagnarci è il professor Draško Baumgarten, molto preparato e sempre disponibile".
Il canto corale non ha età, tuttavia in seno alla CNI dobbiamo fare i conti con un inesorabile invecchiamento, che sta mettendo a dura prova molte sezioni della CI.
"Il problema è un po’ meno acuto in seno al Coro Fedeli perché in confronto ai complessi della Fratellanza, la nostra età media è leggermente più bassa. Però in questi cinque lustri ci hanno lasciato una decina di coristi e due organisti. E poi ho qualche dubbio che dei giovani sarebbero pronti ad affrontare un impegno che ti coinvolge tutte le domeniche mattina, oltre alle festività ed alla serate di prove, almeno due la settimana..."
Tra il vostro Coro e la Comunità degli Italiani, i rapporti non sono stati sempre molto sereni...
"Ci sono stati alti e bassi ma la sensazione è di esser rimasti sempre un po’ ai margini del sodalizio. Le ragioni? Forse per paura, assurda, della concorrenza, senza aver capito che siamo due cose, due anime diverse ma complementari. Qualcuno, addirittura, aveva osato affermare che il nostro obiettivo era di cancellare la Fratellanza e prenderne il posto?! Il primo a darci il benvenuto a Palazzo Modello, dopo la fondazione del Coro, era stato il compianto ex preside del Liceo, Corrado Illiasich, sottolineando che quella era anche casa nostra. Poi sono seguiti rapporti sanciti da messaggi, atteggiamenti, umori molto diversi e altalenanti, particolarmente con la Fratellanza. Per i primi 3-4 anni di attività del Coro la nostra maestra - unica eccezione tra le sezioni artistiche della CI - ha lavorato senza ricompensa. Abbiamo vissuto anche momenti di grande umiliazione e mortificazione quando siamo stati accusati di esserci impossessati di grandi quantitativi di aiuti umanitari, accuse riportate pure dal giornale e poi smentite, ma con titolature molto più piccole. Con la presidenza di Gloria Tijan sono stati appianati molti disguidi con la Fratellanza, ora con la presidente della CI, Orietta Marot, tutto è più facile".
In seno alla CI il Coro Fedeli Fiumani gode di uno Status particolare.
"In base allo statuto siamo sezione della CI ma i finanziamenti arrivano direttamente dal settore sociale e religioso dell’UI. Dalle dotazioni dobbiamo pagare i maestri e quello che resta dal budget viene usato per organizzare tre o quattro uscite, acquistare strumenti e le di-
Lucia Scrobogna MaLner, 42 anni di inSegnaMento, quaSi 40 di direzione coraLe
Io la maestra Lucia la ricordo da quando frequentavo la settima classe alla scuola elementare italiana Gelsi. Era il 1963 quando venne assunta come insegnante di educazione musicale, chiamata a prendere il posto della prof.ssa - posso dire mitica ? - Aurelia Lesjak. Era il suo primo impiego e noi sicuramente non facemmo nulla per aiutarla, anzi, probabilmente le demmo anche del filo da torcere. "La direttrice della Gelsi, Damjana Počuča, si era rivolta al maestro Dušan Prašelj, all’epoca docente alla Scuola di musica, affinché l’aiutasse a trovare un sostituto per la prof.ssa Lesjak, andata in pensione - i ricordi della maestra Lucia richiamano alla memoria gli inizi della sua carriera di insegnante -. Il maestro Prašelj aveva saputo che la mia madrelingua era l’italiano e mi suggerì di accettare questo lavoro. Non avevo neanche ultimato gli studi che mi tirarono fuori da una scuola per mettermi dentro un’altra, anzi due, perché causa l’insufficiente monte ore, l’altra metà orario la completavo alla Mario Gennari, che poi cambiò nome in scuola elementare italiana S. Nicolò. E ci rimasi per 42 anni, inframmezzati da un periodo di insegnamento al Liceo e da qualche esperienza nelle scuole materne, quando le maestre d’asilo non erano ancora abilitate a promuovere e diffondere nell’infanzia la sensibilità sonora e la familiarità con la musica. E fino a qualche anno addietro, all’accompagnamento organistico delle nostre S. Messe più solenni, eravamo soliti affiancare quello dei flauti per uso didattico di un’orchestrina di bambini che frequentavano il Centro studi musica classica o le SEI, una prassi che dopo il mio pensionamento non è più stato possibile continuare. Comunque la scuola mi ha dato i fondamenti della direzione corale, iniziata con il complesso femminile della Fratellanza nel 1979 e continuata con i Fedeli Fiumani dal 1991 a oggi. La differenza, però, è notevole in quanto con i cori scolastici si canta a due voci, con gli adulti il vocalizzo può svilupparsi anche a quattro voci, a loro volta maschili e femminili. E poi sono persone adulte che dedicano buona parte del loro tempo libero a questa attività e tra loro hanno sensibilità molto diverse che vanno rispettate. Il canto corale è armonia tra le diverse voci e identità..."

vise per i coristi..."
Che cosa avete messo in programma per la festa di compleanno?
"Sono tempi di magra e la festa sarà tutta in... famiglia. Abbiamo celebrato una Messa solenne, ci siamo concessi il lusso di un pranzo con il denaro della nostra cassa comune e una gita premio al Santuario di Monte Lussari. Inoltre siamo stati ospiti a casa del console generale d’Italia a Fiume, Paolo Palminteri, che non avendo potuto essere presente al nostro pranzo, con nostra grande sorpresa ci ha invitati a casa sua dove abbiamo trascorso un pomeriggio in allegria".
Quali sono state le tappe fondamentali, i momenti più importanti del cammino del Coro?
"Abbiamo cantato a Pirano, nel 1997, all’incontro dei leader politici del centroeuropa. Il presidente italiano Oscar Luigi Scalfaro la mattina seguente è venuto a messa e si è intrattenuto con noi a lungo, al di là di quanto prevede il protocollo. Per l’occasione abbiamo eseguito un canto di Zajc che ha ascoltato con attenzione giudicando la nostra esecuzione con grande scrupolo. Siamo andati due volte a Roma, l’ultima delle quali per il Giubileo del 2000, ci siamo esibiti un po’ in tutto il Veneto e altre parti d’Italia, soprattutto negli anni della guerra in Croazia quando i rapporti erano molto stretti in virtù dei canali umanitari che erano stati aperti dal volontariato italiano. Le uscite in Italia sono state ottime occasioni per reperire gli spartiti di canti nuovi tanto che oggi abbiamo in repertorio undici messe! Nel 2011, assieme agli altri cori delle CI, abbiamo cantato all’Arena di Pola per i presidenti Josipović e Napolitano, in Istria siamo stati ospiti di 14 parrocchie, sempre per il tramite delle locali CI, con unica eccezione quella di Buie, il cui parroco ci ha negato l’ospitalità".
La vostra prima casa, comunque, è la Cattedrale di S. Vito... "Il precedente rettore, Ivoslav Linić, ci lasciava operare in piena autonomia, quello attuale, Matija Matičić, è diverso, ci segue più da vicino ed i nostri rapporti sono molto corretti e si preoccupa di farci trovare la chiesa sempre pronta per la celebrazione delle Messe in italiano. L’anno scorso ci ha inserito, assieme agli altri cori, nei festeggiamenti per il 15esimo anniversario di ordinazione episcopale del vescovo Ivan Devčić, che a sua volta non manca di venire a porgere gli auguri in italiano alla fine delle nostre Messe festive solenni".