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Erik Fabijanić: tante serate con nostra figlia

mi, anche perché volevo il parere di una persona che non mi avesse sentito prima. Mi ascoltò, ma al momento di congedarmi non fece trapelare niente in merito alle sue intenzioni. Tre giorni dopo ricevetti un telegramma da Sarajevo: mi aspettavano per un’audizione, e il biglietto del treno era già stato pagato. E così trascorsi nella capitale bosniaca 19 anni, interpretando tutti i più bei ruoli della lirica."

E infine il rientro a Fiume, a teatro e naturalmente alla Fratellanza...

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"Dopo 19 anni decido di rientrare perché Fiume mi manca moltissimo. Ritorno a Teatro e al coro della Fratellanza, dove purtroppo trovo che il numero dei coristi è già inferiore di come l’avevo lasciato. Oggi la situazione è ancora peggiore, siamo rimasti solo in otto. Di giovani neanche l’ombra. Non li vedo interessati né al canto né a nessun’altra attività. Comunque con il coro maschile, con quello dei Fedeli Fiumani, con i Virtuosi e quale solista, mi esibisco ancora, e intendo continuare a farlo finchè ne avrò la forza. Recentemente, con Aldo Raccanè e la maestra Arianna Bossi, ci siamo esibiti a Verona...un successo grandioso".

Tra i maestri chi ricorda particolarmente?

"Forse Vinko Kaladžić, che è stato il mio primo maestro, ma poi anche Badjuk, Drucker, la Malner, la Bossi, veramente tutti avevano ed hanno delle qualità particolari."

Abbiamo iniziato questa chiacchierata parlando di uno dei suoi hobby preferiti, i canarini, ma.... ha anche altre passioni?

"Non tocchi questo tasto per favore, che già da qualche anno stiamo andando proprio male, anzi malissimo. Mamma mia...povero il mio Milan. Sì, è vero, sono tifosissimo dei rossoneri. Chissà, forse per salvare il Milan dovrei cantare qualche aria in cinese, che ne dice"?

Erik Fabijanić, classe 1961, una laurea in ingegneria navalmeccanica, alle spalle alcuni anni di giornalismo e parecchi altri di una militanza politica che lo impegna tutt’ora quale presidente dell'Assemblea della Contea litoraneo – montana, appartiene alle generazioni che si potevano vedere con notevole frequenza in Comunità. "Le prime volte che ci venni ero bambino, sicuramente per Nonno Inverno. Ai tempi del Liceo era canonico il ballo di maturità e, non meno, le scontate discussioni se farlo o no. Prevalse il sì: era il 1979. Ma sia allora che dopo ci si trovava al bar, magari per andare altrove. Ma dove? Abbazia era molto in voga, ma spesso mancavano i soldi per arrivarci. " "Più tardi si era pressoché sempre presenti ai balli di Carnevale: feci regolarmente parte dei gruppi carnascialeschi per tutti gli Anni Novanta, fino al 2003. Ai balli ci portavamo sempre dietro la figlia Sara, perché, arrivata l’ora, ovunque si fosse, aveva l’ottima abitudine di cadere in un sonno senza interruzioni. Univamo due sedie e lei passava la serata dormendo." "Negli ultimi tempi vado in Comunità molto più di rado. Ricordo comunque con molto piacere la serata di recitazione di Laura Marchig o l’altra, con Aurelia Klausberger, da poco scomparsa, in cui aveva primeggiato Bruno Petrali. Ci verrei più spesso ma sono tanto impegnato che, per dire, le mie ferie sono ridotte ormai da anni a una sola settimana bianca."

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