Dai ricordi alla realtà: Nereo Superina, Lilly Gorse e Ugo Jerončić
Ricca la biblioteca sporadici i lettori
Nereo Superina
Presenza discreta ma assidua ormai dal 2003, quella di Nereo Superina, che, oltre a fare il bibliotecario, si occupa dei tesseramenti. "Andando in pensione, sono entrato qui nel 2003". Primo compito fu il riordino dei libri, accatastati alla rinfusa per i lavori di riassetto generale in corso quell’anno alla sede. La delicata operazione, affidata alla prof. Maria Schiavato, si protrasse per due anni. Da lì passò a "dare una mano in contabilità" e poi tornò in quelle stanze in fondo al corridoio che oggi ospitano non meno di seimila titoli. Un vero patrimonio librario di cui anche molti connazionali sono all’oscuro. All’interno vi è anche la biblioteca scientifica, un altro picolo gioiello per cui s’era particolarmente impegnato il prof. Illiasich, ma dato che gli spazi si stavano facendo troppo stretti, duemila volumi sono stati dati al Liceo. Se tanti sono i libri che "pazientemente attendono", molto pochi sono coloro che s’interessano ad
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essi. Nei primi anni come bibliotecario ebbe da fare parecchio e in continuità. Ogni giorno arrivavano in media tre – quattro lettori, interessati, oltre che ai libri, anche alla lettura dei cinque – sei quotidiani e del gran numero di riviste che arrivavano qui praticamente ogni giorno dall’Italia. E oggi? Siamo a una media di due - tre persone al mese, dice sconsolatamente. Ancora più spinoso si presenta per certi aspetti il problema dei tesesramenti. Si parte, spiega, con il richiedente che quasi sempre chiede di associarsi perché intende chiedere la cittadinanza italiana. La procedura va avanti senza intoppi fino a che non gli viene chiesto di presentare documenti indispensabili che, rileva sono pochissimi, solo l’essenziale. A questo punto la prima reazione di solito è: Ma cossa anche questo? "Se poi dico che altrimenti l’iscrizione non si può fare, reagisce come se fossi deciso a non aiutarlo, non venirgli incontro. Ma chi ci
pensa che sono atti che vanno archiviati e che, se non si segue la procedura d’obbligo, domani potranno essere contestati? Si immagina oggi le conseguenze che potrebbero derivare per la Comunità?" Nel passato anche taluni dirigenti hanno cercato disinvoltamente di aggirare le disposizioni. "Una volta un presidente insistette ripetutamente per far associare, in barba alle disposizioni, sette attempate signore giunte una sera qui e provenienti dall’Italia. Visto che le mie rimostranze non servivano a nulla, non mi restò che obbedire. Ebbene, nessuna si è fatta mai più viva!" Sorride alle vicissitudini comunitarie connesse alle iscrizioni: negli anni 2000/2001 circolò, non si sa come, la voce che chi si fosse iscritto, avrebbe avuto un sussidio dall’Italia. "In poco tempo si creò un quadro da non credere: il corridoio era stracolmo di gente che sperava nel sussidio. Regnava una tensione tale che ci fu chi tentò di bloccarmi mentre cercavo di raggiungere l’ufficio: pensavano che ero il solito furbo che intendeva passare avanti senza fare la fila." Al di là dell’episodio, gli duole molto che la questione delle quote associative non sia regolata in maniera precisa. "Ricordo che all’atto delle prime votazioni svoltesi in Comunità, furono tante le persone che pagarono il dovuto tanto quel giorno furono incassate 10 mila kune. Oggi la questione è molto labile: i soci in regola con i pagamenti sono circa seicento, ma fra quelli che non pagano figurano anche attivisti e