Orietta Marot, presidente della Comunità • di Mario Simonovich
Abbiamo il dovere di farla rivivere
Presidente Marot, la Comunità festeggia i 70 anni. Lei ne è alla testa da due. Come guarda all’anniversario? "Settant’anni sono "una bella età", traguardo importante per una Comunità partita con il grande entusiasmo di quei tempi, palese nel gran numero di immediate adesioni. Il contesto era difficile sicché va reso grazie a tutti coloro che ne ebbero merito, convinti che era necessaria una Casa degli italiani. Il fatto che il 2 giugno 1946, nello stesso giorno, nascesse la Repubblica Italiana, e un gruppo promotore costituisse a Fiume il primo sodalizio degli italiani in queste terre, ha per me fiumana e italiana, un significato di altissimo valore. Dobbiamo festeggiarlo in maniera degna e nel contempo unire le forze in modo da far sì che chi ci subentrerà possa continuare l’opera con meno sacrifici e maggior serenità. Vorrei che chi la frequenta
2
possa sentirsi bene in questo ambiente e che ci tornino in particolare i giovani. Per me, come per tutti i fiumani "patochi", è stata fin da ragazza la mia seconda casa. Oggi sono cambiati i tempi, non i sentimenti, per cui abbiamo sempre l’obbligo di mantenere la nostra italianità. Pur nelle difficoltà quotidiane io avverto appieno la mia responsabilità, un vero dovere morale, non solo di mantenerla ma di farla rivivere. Presa tutti noi la situazione di petto, credo che, in due anni abbiamo creato solide basi." Due anni fa come si presentava il quadro? "Fino ad allora la frequentavo spesso, ma non ero inserita nelle sue strutture. Assumendo la carica ho riscontrato una profonda crisi che non aveva singoli colpevoli: era successo qualcosa nel tempo, forse era colpa del vivere in una grande città, forse della nostra impreparazione ai tempi nuovi. Questo è il luogo in cui, in via primaria, si opera per attirare il pubblico. Senza trascurare l’attività, per due anni abbiamo dovuto invece concentrarci a sistemare la sede e riteniamo che il risultato sia soddisfacente. Nella seconda parte del mandato ci adopereremo per il ritorno dei fiumani, giovani e anziani. Abbiamo bisogno di tutti, in quanto vogliamo recuperare il nostro ruolo culturale e politico." I mezzi finanziari sono pressoché di norma carenti... La Comunità vive ed opera qua-
si integralmente grazie ai mezzi forniti dal Repubblica Italiana. Dal momento che sia la sua presidente che il presidente dell’Eesecutivo sono impiegati presso l’Unione Italiana, soggetto che assieme all’Università Popolare di Trieste si occupa della gestione di tali mezzi, è stato più semplice gestire le richieste di quanto ci appartiene. La situazione finanziaria attualmente è stabile: ho rinvenuto determinate soluzioni ed effettuato dei tagli che, senza pregiudicare il suo futuro, aiuteranno la CI ad evitare nuove perdite, per cui bisogna continuare sulla strada intrapresa. Sono stati passi anche impopolari, ma se il fine ultimo è il bene comune è necessario perseverare. Quali sono stati gli interventi pratici concreti? "Le farò l’esempio del consumo dell’acqua le cui bollette mensili arrivavano anche all’impensabile ammontare di 9.000 kune. Oggi, grazie all’installazione di 3 nuovi contatori, gli importi si aggirano in media sulle 400 kune. Un altro grosso problema era costituito dal riscaldamento, le canne fumarie non erano a norma e il pericolo d’incendio era alto. Dopo un anno di nostre insistenze la Città ha elaborato un nuovo progetto e messo a norma e in sicurezza tutto l’impianto di riscaldamento spendendo circa 200 mila kune. Si potrebbe dire che si tratti di cose banali ma a mio parere sono essenziali: bisogna capire che se vogliamo vivere e operare in questa