Dai ricordi alla realtà: Egidio Greblički • di Mario Simonovich
Per un veglione otto giorni di lavoro
Festeggiati in maggio gli ottant’anni, Egidio Greblički ci accoglie nel suo appartemento di Srdoči. Tanti i ricordi e buona la memoria, per cui il discorso sulla Comunità ha un decollo molto facile. Ci andava fin da giovane, ricorda, in quanto per i fiumani a cui piaceva ballare era un ritrovo obbligato. L’inserimento vero e proprio avvenne però all’inizio degli Anni Settanta. Collaboratore esterno alla Voce del Popolo, gli fu chiesto di "dare una mano" in quanto al Circolo si stava formando la Sezione dei produttori, in cui si cercava di riunire i tecnici e gli operai italiani dei diversi stabilimenti cittadini. Era un modo per aumentare il numero dei soci che ancora una volta stava andando al basso. Il maggior "serbatoio" era al "Tre maggio", la "Torpedo", la "Benčić" e l’"Autotrans". Fu una mossa indovinata: l’a-
zione capillare svolta nelle aziende fece sì che la sessantina di partecipanti alla prima assemblea arrivasse in tempi relativamente brevi al raddoppio. L’attività consisteva essenzialmente in una serie di conferenze dopo di che di solito due volte all’anno si andava negli impianti produttivi di cui si era parlato. E non era cosa da poco: meta delle comitive furono l’Osservatorio astronomico di Trieste, la Fiat a Torino, i Cantieri navali di Monfalcone, l’Olivetti o anche il Museo della Scienza e della tecnica di Milano. Ci furono anche iniziative "collaterali" prima impensabili, come ad esempio il coro femminile che ebbe gli inizi proprio nelle mogli dei "produttori" e che sopravvisse al declino della sezione, avvenuto purtroppo per l’invecchiamento e la ridotta presenza dei connazionali nelle fabbriche. Il presidente Mazzieri fece
uno sforzo inverosimile per tenerla in vita, ma purtroppo non c’erano le condizioni. Produttori e tecnica, per Egidio come per altri, il passaggio fu quasi obbligato. Fare parte di questa significava lavorare intensamente e con molta destrezza per la riuscita degli spettacoli. Non c’era infatti proiezione cinematografica o serata letteraria che non fosse stata preparata e seguita dai bravi "tecnici". I veglioni poi, vero punto di forza, imponevano preparativi che iniziavano ben otto giorni prima. Però, quella sera la Comunità splendeva. E non era affatto un lavoro di ruotine, perché spesso bisognava risolvere difficoltà che si presentavano all’improvviso, per cui ci voleva applicazione ma anche spirito inventivo, ovvero la straordinaria capacità d’arrangiarsi, tanto in auge a quei tempi. "Fu un’attività a cui mi dedicai per vent’anni e con molta passione. Non era facile, terminato il lavoro tornavo, io come gli altri, in Comunità tutti i pomeriggi, senza soste. Si lavorava duro e, s’intende, come tutti gli altri, assolutamente gratis. Sì, a spettacoli finidi se beveva el bicer o se fazeva la magnada, ma finiva tuto là. Bastava, e erimo assai contenti. Date la sue attitudini, Egidio fu chiamato a dirigere la Sezione ricreativa e fu nominato direttore di sede. "Non era semplice, le sezioni erano tante e i vani disponibili sempre troppo pochi. In particolare gli "appetiti" si puntavano sul salone
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