Spiccioli di storia del calcio cittadino • di Bruno Bontempo
Legan, coetaneo della Fiumana Veselica, fra gol e rimpianti
Il primo punto di svolta del calcio fiumano è stato il 1926. Nella primavera di 90 anni fa una grave crisi colpì la Federazione Italiana Gioco Calcio e fornì al regime fascista il pretesto per intervenire nel mondo pallonaro e imporre la riorganizzazione che portò alla nascita della Divisione Nazionale, massima categoria divisa in due gironi, antesignana dell’odierna Serie A. La ristrutturazione su scala nazionale dei campionati non poteva avvenire in molte realtà locali sulla base delle società esistenti, motivo per cui il regime favorì (laddove non impose) l’accorpamento e le fusioni societarie su base cittadina anche perché vedeva di cattivo occhio rivalità all’interno delle città che avrebbero potuto contrastare le sue finalità di pace sociale. A Fiume prevalse l’esigenza di rinforzare la forza in campo calcistico riunendo le due maggiori compagini cittadine per poter figurare
106
dignitosamente nei tornei nazionali. Così, il 2 settembre 1926 dalla fusione di Gloria e Olympia nacque l’Unione Sportiva Fiumana, che nella partita inaugurale fu sconfitta dal Bologna per 3-2. Quello stesso che, nell’ambito del Girone B della Divisione nazionale, il 29 gennaio 1929 a Cantrida avrebbe avuto partita vinta a tavolino dopo che l’arbitro Ferro di Milano decretò la sospensione del match al 50’, sull’1-0 per i felsinei, in seguito alle proteste dei fiumani, che si erano visti annullare due gol (mano e fuorigioco) mentre il direttore di gara aveva sorvolato su un evidente fallo di mano in area dei bolognesi su tiro di Froglia. Ferro si ritirò negli spogliatoi e, assediato, fuggì via mare verso Abbazia. Il Bologna vinse il Girone B e poi si aggiudicò lo spareggio scudetto con il Torino, vincitore del raggruppamento A, le prime dieci di ogni gruppo formarono la nascente Serie A, la Fiumana, 14.esima in classifica davanti a Reggiana e Fiorentina, fu
retrocessa in Serie B. La neoformata società giocava le sue partite casalinghe sul campo di Cantrida, ricavato più di cent’anni fa da una ex cava, per il cui sfruttamento era stato sbancato un intero costone di montagna nella frazione che veniva chiamata Borgomarina, un antico toponimo ormai quasi totalmente in disuso. Più volte ristrutturato ed ampliato, gioiello di rara bellezza, incastonato tra un costone roccioso verticale e il mare, lo stadio ha chiuso i battenti - si spera provvisoriamente - all’inizio dell’estate 2015, quando il Rijeka ha inaugurato il nuovo centro sportivo di allenamento nella zona collinare di Rujevica, che offre una magnifica vista sul Quarnero. Il campus comprende cinque campi di allenamento e un piccolo stadio, capienza 5000 posti, che ha ottenuto il via libera per ospitare le gare casalinghe del Rijeka in attesa del nuovo, avveniristico stadio. L’ambizioso progetto, voluto e finanziato da Gabriele Volpi, dal 2012 proprietario maggioritario della società con una quota del 70 per cento, è ancora nella sua fase embrionale, e anzi, la pianificazione dovrà essere rivista in quanto all’idea iniziale l’investitore ha aggiunto altri contenuti, albergo e centro commerciale, per cui sarà necessario apportare sostanziali modifiche al piano urbanistico della zona di Cantrida prima di dare inizio ai lavori sul vecchio sito cantridano.
la neonata fiumana e i suoi primi "gioielli" La Fiumana prima versione esordì nell’autunno 1926 con i nuo-