98
La resa dei conti
2. Bulgari, macedoni e albanesi alla vigilia dell’attacco alla Jugoslavia
E R O
Da quando l’Italia aveva occupato l’Albania e di fatto era divenuta una potenza balcanica e, ancor più, dopo la sua entrata in guerra, Roma era divenuta la meta di ogni sorta di appello alla “liberazione” dal giogo serbo. E non furono solo gli albanesi di Tirana o quelli del Kosovo, come abbiamo visto finora, o i nazionalisti croati da lungo tempo legati al regime fascista, ad auspicare un’azione diplomatica o militare italiana o tedesca con il fine di smembrare la Jugoslavia. Incessantemente, a partire dal 1939, Palazzo Chigi era stato raggiunto da notizie in questo senso o relative al riaccendersi delle tensioni interne tra le varie nazionalità. La situazione interna jugoslava appariva, a giudicare dalle fonti italiane, gravissima e già di per sé sull’orlo del tracollo. Da ogni parte giungevano conferme dirette o indirette dello stato di sfacelo in cui versava. Il comando superiore delle Forze armate d’Albania, già nell’ottobre 1939, informava i vertici italiani del caos, dei disordini, dell’indisciplina e delle diserzioni che inficiavano l’apparato militare jugoslavo: insieme agli albanesi, ad attendere la “liberazione” vi erano anche i montenegrini, molti soldati dei quali sembravano intenzionati a non combattere e ad abbandonare le postazioni se le truppe italiane avessero varcato il confine a partire dall’Albania17. Il console a Ragusa (Dubrovnik), Nuccio, nel corso del 1940, non aveva mai mancato di esprimersi a tinte foschissime non solo circa il forte disagio e il profondo malessere che agitava la popolazione nella sua circoscrizione, a causa delle scarse provvigioni governative, della disorganizzazione sociale, del costo della vita e delle sfacciate speculazioni che alcuni potevano impunemente compiere, a tutto a beneficio di una rapida divulgazione del “verbo
CO
A PI
ER
T U 'A
L
P
17 Comando superiore delle Forze armate d’Albania. Ufficio I. Notizie d’oltre frontiera del 9 ottobre 1939, in ASMAE, SSAA, B. 67.