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3. Primi contatti con gli irredentisti kosovari

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3. Primi contatti con gli irredentisti kosovari

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Da parte dei kosovari erano giunti segni di attenzione verso il governo di Roma fin dal momento dell’occupazione. Alla metà di aprile del 1939, si era presentato all’ambasciata italiana a Parigi, in compagnia di Spiro Zilo, Sherif Voça, ex membro della Skupština, originario di Kosovska Mitrovica. Deputato con un certo seguito in Kosovo, Sherif Voça aveva militato nel gruppo di Stojadinović, ma aveva perso il seggio nelle elezioni del dicembre 1938. Sherif Voça aveva consegnato un appello firmato da alcune decine di notabili kosovari che chiedevano all’Italia un pronto intervento in favore della liberazione della popolazione albanese dal giogo serbo. L’ex deputato, affermando che la popolazione era già ar-COPIA PER L'AUTORE mata e non aspettava altro che un suo cenno per iniziare una sollevazione, aveva chiesto di andare a Roma e parlare dei suoi progetti insurrezionali con le autorità governative. L’ambasciatore italiano a Parigi, Guariglia, si era mantenuto estremamente cauto, ma ne aveva subito dato notizia a Palazzo Chigi, dove la questione destò un certo interesse e finì dritta sul tavolo di Mussolini35. Sherif Voça potè dunque proseguire per Roma, dove prese contatti con un funzionario del gabinetto di Ciano, chiedendo di essere ricevuto dal ministro o da Mussolini e di poter poi tornare in Albania. Non conoscendo Voça, data la delicatezza della materia, le autorità italiane agirono con molta circospezione e si premurarono di sottoporlo a stretta sorveglianza da parte della polizia e di iniziare una serie di indagini per comprendere l’affidabilità dell’uomo e il valore della sua proposta. Su Voça, però, non si ebbero le necessarie referenze. Alla polizia risultava che egli fosse un avventuriero e stesse tentando

35 Guariglia a Ciano, 12 aprile 1939, telespr. n. 2455/1035. Il documento ha il visto di Mussolini. V anche Caprinica a Marieni, lettera del 18 aprile 1939, prot. n. 2552. Entrambi documenti in ASMAE, SSAA, B. 19, f. Attività anti-italiana di paesi confinanti con l’Albania.

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un duplice gioco, chiedere all’Italia finanziamenti per i suoi piani, ma in realtà sondare per conto jugoslavo o britannico o francese i veri piani italiani oltre i confini dell’Albania36. L’ambasciata italiana a Belgrado pure si pronunciò negativamente sul suo conto e contro un eventuale suo rientro in Albania. Su informazioni fornitegli da Sofo Çomora, ex segretario della legazione albanese a Belgrado, Guidotti, primo segretario della legazione italiana a Belgrado, lo giudicava sia moralmente che politicamente una “persona poco raccomandabile”37 . Un giudizio pesantemente negativo su di lui dette anche Shtylla. Sherif Voça non aveva mai collaborato col gruppo dirigente kosovaro, che lo riteneva un agente del governo di Belgrado. Inoltre, egli era entrato in relazione con la legazione d’Albania in COPIA PER L'AUTORE Jugoslavia solo dagli inizi del 1939, dopo aver perso il seggio e l’immunità parlamentare, e solo per chiedere un aiuto dato che contro di lui pendeva un giudizio per appropriazione di denaro pubblico, quando era stato sindaco del suo paese, una somma di 700.000 dinari. All’epoca – ricordava Shtylla – era stato aiutato e fatto rientrare in Albania, ma a Tirana aveva brigato con la legazione di Jugoslavia vendendo informazioni su presunti finanziamenti dell’allora regime di Zog e degli alleati italiani per far scattare una insurrezione in Kosovo. Risultava che lo stesso aveva fatto a Londra e Parigi dopo l’occupazione italiana dell’Albania38 . Francesco Jacomoni, luogotenente del re a Tirana, si oppose fermamente ad un rientro di Sherif Voça in Albania, che fu costretto

36 Ministero dell’Interno a ministero degli Esteri, 30 maggio 1939, Rapporto riservatissimo su Sherif Voça, prot. N. 443/68740, con allegate relazioni dei suoi pedinamenti durante il mese di maggio 1939, in ASMAE, SSAA, B. 19, f. Attività anti-italiana di paesi confinanti con l’Albania. 37 Guidotti a Ciano, 25 luglio 1939, telespr. 3004/64 in ASMAE, SSAA, B. 19, f. Attività anti-italiana di paesi confinanti con l’Albania. 38 Promemoria di Shtylla per il Comm. Straneo, s. d., in ASMAE, SSAA, B. 19, f. Attività anti-italiana di paesi confinanti con l’Albania.

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a riparare in Grecia39 . Gestire l’eredità irredentista di Zog, insomma, era affare piuttosto complesso, ma Indelli riteneva “nostro evidente interesse di mantener[la] in vita e, se del caso, di sviluppar[la] e diriger[la] con somma cautela”. Secondo informazioni che gli aveva fornito proprio l’ex ministro d’Albania a Belgrado, Tahir Shtylla, re Zog aveva messo a disposizione della legazione albanese un fondo segreto col quale sovvenzionare varie associazioni, più una trentina di singoli studenti. La sovvenzione ammontava a circa 4.500 franchi albanesi al mese, di cui 1.200 franchi mensili destinati esclusivamente a Ferhad Bey Draga e famiglia. Poiché i sussidi erano stati erogati fino al marzo precedente e vi era un arretrato di tre mesi, cioè 13.500 franchi albanesi, Indelli si pronunciava sicura-COPIA PER L'AUTORE mente per la liquidazione dell’arretrato, per la continuazione del sussidio e per prendere in esame “più che l’opportunità, la necessità” di aumentarne l’importo data la nuova situazione. Proponeva però di mantenere i rapporti con la minoranza albanese attraverso l’assegnazione alla legazione di due funzionari albanesi40 . Lo stimolo che pervenne da Belgrado non cadde nel vuoto. Solerte come sempre nel sostenere le rivendicazioni nazionali albanesi, Jacomoni, informato da Shtylla a Tirana della richiesta, si fece parte diligente e premette su Ciano, che la approvò agli inizi di luglio. La luogotenenza, quindi, attraverso Çomora, inviò gli arretrati richiesti con due assegni in sterline per il controvalore di 13.620 franchi albanesi, quanto bastava a coprire le tre ultime mensilità (aprile, maggio e giugno) di fondi destinati ad associazioni e personalità del Kosovo41 .

39 Jacomoni a Ciano, 5 agosto 1939, telespr. n. 4661/1475, in ASMAE, SSAA, B. 79, f. Kossovese. 40 Indelli a ministero degli Esteri, 7 giugno 1939 n. 2372/791; Indelli a ministero degli Esteri, 10 giugno 1939, telespr. 2429/809, in ASMAE, SSAA, B. 79, f. Kossovese. Il telespresso del 10 giugno reca il visto di Mussolini. 41 Jacomoni a Ciano, 26 giugno 1939, t.p.c. 11762/0360 P.R.; Ciano a Indelli, 2

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Parallelamente all’azione di Shtylla, ma certo sotto lo stimolo di quest’ultimo e di concerto con la luogotenenza, a Roma si studiarono altre iniziative relative alle minoranze albanesi fuori dai confini del Regno. Il sottosegretariato per gli affari albanesi, creato dopo l’occupazione in seno al ministero degli Esteri per dirigere la prima fase delle attività italiane in Albania, preparò, agli inizi di agosto, un appunto e un promemoria segreti da presentare al ministro, Galeazzo Ciano. L’appunto proponeva, a scopo di propaganda per l’Italia e di incoraggiamento dell’irredentismo kosovaro, che Palazzo Chigi promuovesse l’intitolazione di alcune vie di una città d’Italia ai nomi di Luigj Gurakuqi, Bajram Curri e Hasan Prishtina, tre grandi patrioti albanesi “amici dichiarati dell’Italia e del Fascismo”, tutti e tre, si sosteneva, assassinati da COPIA PER L'AUTORE Zog42. Bajram Curri e Hasan Prishtina, entrambi di origine kosovara, avevano inoltre progettato insieme a D’Annunzio, nel periodo della reggenza del Carnaro, un’azione militare per la liberazione del Kosovo, azione che era stata bloccata da Zog, allora ministro degli Interni, che aveva impedito lo sbarco di armi e munizioni inviati a San Giovanni di Medua con due navi fiumane43 . Il promemoria tracciava un programma di massima per risvegliare l’irredentismo in Kosovo e in Ciamuria, proponendo per la sua esecuzione la creazione di un ufficio “Albanesi all’estero” all’interno del ministero della Pubblica Istruzione albanese, guidato dal giovane letterato Ernest Koliqi. Il programma avrebbe richiesto un milione di franchi albanesi all’anno, di cui la metà in valuta per le spese da affrontare all’estero, somma che sarebbe sta-

luglio 1939, t.p.c. 13754 P.R., in ASMAE, SSAA, B. 79, f. Kossovese. 42 V. DOGO, Kosovo, cit., pp. 133-134. 43 Su questo episodio, v. MASSIMO BUCARELLI, “Delenda Jugoslavia”. D’Annunzio, Sforza, e gli intrighi balcanici” del ‘19-’20, in Nuova Storia Contemporanea, 2002/6; FRANCESCO CACCAMO, L’Italia e la Nuova Europa, cit., pp. 290-305; FEDERICO NIGLIA, Intrighi balcanici, fascismo e “diplomazia parallela”, in Nuova Storia Contemporanea, 2005/1.

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ta gestita sotto la responsabilità finanziaria di Koliqi, in costante consultazione con il luogotenente generale. Il promemoria prefigurava un’azione in tre tempi e con tre modalità diverse di sviluppo, passando gradualmente dalla propaganda politica e dal risveglio culturale per giungere all’azione armata. In un primo tempo si sarebbero organizzati centri di propaganda presso le comunità albanesi emigrate in Romania (stimata in circa 50.000 individui), in Turchia (circa 80.000 individui), in Bulgaria (circa 15.000 individui), in Egitto (circa 30.000 individui), negli Stati Uniti (circa 300.000 individui), e attraverso questi centri si sarebbe operato in Kosovo e Ciamuria. Si sarebbe pubblicato a Bucarest e Costanza un giornale albanese filo-italiano. In un secondo momento, si sarebbe agito direttamente nelle COPIA PER L'AUTORE due regioni irredente, con la pubblicazione di un “buon libro di religione maomettana scritto nei dialetti kosovaro e çamerista”, con quella dei canti epici della Kosova “celebranti le lotte contro lo slavo”, con l’edizione di altri opuscoli e libri albanesi “di amena lettura”, col finanziamento di borse di studio a giovani di quelle regioni desiderosi di studiare in Italia. A Tirana si sarebbe potuto dare vita a un giornale settimanale a carattere politico-letterario, “redatto dalle migliori penne d’Albania”, che seguisse la vita delle comunità albanesi all’estero e che ispirasse l’irredentismo e il filofascismo oltre confine. Come terza fase, al culmine di questa opera di penetrazione culturale, vi sarebbe stata la “preparazione di una sollevazione armata”, con l’invio, attraverso agenti fidati, di fondi e armi ai capi kosovari per la costituzione di una milizia fascista pronta all’uso, che tutto sommato ricalcasse la struttura dei caratteristici e tradizionali komitadji del Kosovo44 .

44 Appunto per S.E. Ciano e Promemoria per S.E. Ciano, 5 agosto 1939, in ASMAE, SSAA, B. 79, f. Kossovese.

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