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4. L’appello di Ferhad Draga a Vittorio Emanuele III e Mussolini per la liberazione del Kosovo

La situazione generale in Kosovo, dunque, sembrava ottimale per la ripresa dei finanziamenti alla minoranza albanese. Il 2 settembre, Mameli inviò, finalmente, la relazione richiestagli con le opinioni della legazione circa le modalità e la distribuzione degli aiuti a favore degli albanesi del Kosovo. Comunicò anche, contemporaneamente, di aver consegnato attraverso un fiduciario 40.000 dinari, circa 16.000 lire italiane, a Ferhad Bey Draga, come quote di finanziamento per luglio e agosto 1940, chiedendo che la somma gli fosse rimborsata sul suo conto corrente presso la Banca d’Italia42 . COPIA PER L'AUTORE Circa le modalità, il diplomatico, dopo consultazioni con l’esperto Venturini, era giunto alla conclusione che non si potesse fornire “un’assistenza diretta al popolo nelle forme e con i mezzi con i quali viene praticata attualmente in Albania”. I beneficiari sarebbero stati perseguitati o scoraggiati dalle autorità di polizia jugoslave e quindi era “necessario, anche se in se stesso non è l’ideale, ricorrere al sistema dei capi che del resto è quello tradizionalmente seguito nei paesi musulmani. È tuttavia beninteso che la maggior parte delle sovvenzioni dovranno essere a sua volta distribuite ai più poveri; né ci mancheranno i mezzi di accertarci che ciò effettivamente avvenga”. Sovvenzioni che Mameli riteneva potessero divenire un “mezzo costante di sprone e di controllo di tutta l’organizzazione gerarchica del Kossovese”43 .

42 Mameli a Ciano, 2 settembre 1940, telespr. 3651/1391, in ASMAE, SSAA, B. 79, f. Sussidi ad albanesi nel Kosovo; anche la somma da restituire a Mameli fu prelevata dal fondo riservato Albania “A”, dopo aver ottenuto il consenso del gabinetto di Ciano. V. Appunto per il gabinetto di Ciano, 17 settembre 1940, 71/19944/2960, con allegato Appunto del Sottosegretariato in data 12 settembre 1940, in ASMAE, SSAA, B. 79, f. Ferad Bey Draga.. 43 Mameli a Scammacca, lettera del 2 settembre 1940, in ASMAE, SSAA, B. 79,

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Mameli ricordava che il piano dei finanziamenti sviluppato da Shtylla prevedeva un numero limitato di persone, che il suo ammontare si aggirava intorno ai 4.000 franchi al mese e che questi finanziamenti erano stati sospesi nel giugno 1939. Tuttavia, l’occupazione italiana dell’Albania aveva “lavorato in profondità tra le masse albanesi della Jugoslavia ridestando speranze e aspirazioni di unità nazionale che il regime debole e corrotto di Zog aveva per lungo tempo mortificato. L’Italia è considerata come potente protettore di tutti gli albanesi dentro e fuori dei confini, un protettore i cui mezzi sono infinitamente superiori a quelli della piccola Albania di un tempo”. E questo comportava che i finanziamenti del passato non erano più adeguati, ma era necessario, per non provocare una delusione, renderli consoni alle speranze che infon-COPIA PER L'AUTORE deva l’Italia. Il piano delle sovvenzioni era stato dunque stravolto e Mameli allegava due liste, la A e la B, che cumulativamente avrebbero comportato un esborso di 231.200 dinari al mese (pari a 101.728 lire) di cui 174.500 (76.780 lire) a personalità politiche del Kosovo, 38.700 a studenti (pari a 17.028 lire), 18.000 (7.920 lire) a Venturini per finanziare attraverso il clero la minoranza albanese cattolica, che certo non bisognava trascurare. Inoltre, Venturini chiedeva che fosse a lui assegnato un primo fondo di 15.000 dinari da distribuire a persone veramente bisognose che avrebbero chiesto aiuto al consolato italiano a Skopje. Mameli tornava sul concetto dell’impossibilità, a causa dei controlli di polizia, di sostentare la minoranza albanese in modo diretto, ad esempio finanziando organizzazioni dopolavoristiche o cucine popolari, e sulla necessità di appoggiarsi alla struttura politico-sociale “attualmente esistente”. Ovvero la gerarchia della Comunità che faceva capo a Ferhad Bey Draga, capo riconosciuto e rispettato degli albanesi del Kosovo, cui poi sarebbe spettato far giungere le somme agli altri finanziati.

f. Sussidi ad albanesi nel Kosovo.

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Il diplomatico italiano proponeva quindi di creare un comitato di distribuzione composto da Ferhad Bey Draga, in funzione di presidente, e da sei personalità politiche e religiose, ovvero cinque ex deputati, Aqif Bluta, Iliaz Agushi, Hasan Shykrija, Kadri Sali, Ismail Gorani, e il rappresentante dei musulmani del Kosovo presso il Reis-ul-Ulema, Abdullah Hezer44. Infine, confidando in una sicura accettazione delle sue proposte, Mameli chiedeva l’autorizzazione a emettere una tratta per un primo trimestre di 693.000 dinari più altri 15.000 da destinare a Venturini, per un totale di 708.000 dinari45 . Le proposte di Mameli trovarono buona accoglienza presso il sottosegretariato. La lista delle sovvenzioni fu un’ultima volta rivista con l’aiuto di Shtylla, furono aggiunti come beneficiari COPIA PER L'AUTORE Xehvat Begolli e il senatore Muhamed Slatko46 e fu infine chiesto l’assenso di Ciano a varare la sovvenzione “K”. “Questo ufficio – si legge nell’appunto presentato a Ciano da Benini agli inizi di settembre – ravviserebbe l’opportunità di dar corso all’assistenza delle minoranze albanesi … per far cessare l’impressione che l’Italia le abbandoni al proprio destino. Soprattutto sembra necessario ini-

44 Alla fine del 1939, Mameli aveva inviato a Roma le seguenti notizie circa personalità del Kosovo: Kadri Sali era stato deputato alla Skupština, il che dimostrava che il suo nome era gradito alle autorità serbe, e collaboratore del senatore Ugrin Joksimović. Anche la sua candidatura al Vakif di Skopje era stata sostenuta dagli jugoslavi. Kadri manteneva ottime relazioni col Bano e le altre autorità jugoslave. Mustafà Durgu, ex deputato di Prizren, serbofilo, era stato varie volte in seno al Vakif e sembrava si fosse espresso negativamente nei confronti della causa albanese. Qemal Osman Kumbaragija era turco e cercava di salvaguardare le sue ingenti proprietà dalla riforma agraria col fare politica filo-jugoslava e antialbanese. Mameli a Ciano, 9 dicembre 1939, telespr. 5699/1590, in ASMAE, SSAA, B. 79, f. Sussidi ad albanesi nel Kosovo. 45 Mameli a Ciano, 2 settembre 1940, telespr. 3702/1412, in ASMAE, SSAA, B. 79, f. Sussidi ad albanesi nel Kosovo. 46 Sulla lista compilata da Mameli vi è infatti scritto a lapis “aggiungere” i summenzionati.

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ziare senza indugio la nostra azione in questo senso, in vista di possibili mutamenti nella situazione politica di quella regione”. Sorprendentemente però il piano così diligentemente studiato e meditato non riscosse il consenso di Ciano, tanto che Benini dovette scrivere di proprio pugno un grosso “No” sull’appunto presentato al ministro47. Il più deluso ne fu Mameli, informato all’inizio di ottobre che le sue proposte di sovvenzionamenti non erano state accolte perché comportavano una spesa eccessiva e si giudicavano le circostanze del momento come non adatte a intraprendere un’azione concreta. Ogni decisione sull’argomento era quindi rinviata48 . Senonché, del tutto inaspettatamente, la decisione presa da Ciano venne di lì a poco mutata per effetto di una netta presa di COPIA PER L'AUTORE posizione di Ferhad Bey Draga in favore dell’Italia. Con lettera datata 8 ottobre 1940, Ferhad Bey Draga si era indirizzato al Re Imperatore per chiedere aiuto per la liberazione del Kosovo e per la sua unione all’Albania sotto lo scettro dei Savoia e con la protezione dell’Italia fascista. Ferhad Draga lamentava le sofferenze del suo popolo sotto il giogo serbo e affermava che esso attendeva “la salvezza e la liberazione soltanto dalla splendida stella di Casa Savoia”, così proseguendo: “Questo popolo di un milione che Vi considera come proprio Re, aspetta l’ora di entrare sotto la protezione di Vostra Maestà e di essere guidato dal Genio del Duce Mussolini. Maestà, in nome del popolo albanese del Kossovo, che desidera e aspetta ansiosamente di unirsi ai propri fratelli e al fiero popolo italiano Vi rivolgo umile preghiera di accoglierci come

47 Appunto per Ciano, s.d. L’appunto, databile alla metà-fine di settembre, è in ASMAE, SSAA, B. 79, f. Sussidi ad albanesi nel Kosovo. Sullo stesso appunto, accanto al timbro “Visto da S.E. il Ministro” e al “No” di Benini, si può leggere una nota di Scammacca che riferisce che Ciano approvò successivamente il programma ma in misura più ridotta. 48 Tommasi a Mameli, 4 ottobre 1940, lettera 71/20384/3144, in ASMAE, SSAA, B. 79, f. Sussidi ad albanesi nel Kosovo.

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membri fedeli della Grande Famiglia italo-albanese. Con la speranza che questa mia preghiera e desiderio verranno realizzati in tempo breve, preghiamo tutti Iddio per la salute e vita lunga del nostro Re e della gloriosa Casa Savoia”49 . L’appello di Ferhad Bey Draga ebbe una forte risonanza a Roma, dove fu portato a conoscenza non solo di Mussolini, ma anche, ovviamente, di Vittorio Emanuele III. Laconicamente, ma certo sinceramente, Ciano scrisse a Mameli: “Vi prego di far sapere a Ferat Bey Draga che il suo gesto è stato molto apprezzato”50 . Ma l’appello fornì la più forte arma di persuasione che si potesse aspettare nei confronti del governo di Roma anche a Mameli, cui il rifiuto del piano di sovvenzioni da parte di Ciano era apparso del tutto contraddittorio con la politica messa in atto fino ad allora. E COPIA PER L'AUTORE difese a spada tratta il piano formulato dalla legazione sostenendo che era stato attentamente soppesato ed era frutto di uno studio circostanziato, svolto sulla base di istruzioni che annunciavano l’intenzione del ministero di riprendere l’assistenza su una base continuativa e lo autorizzavano anche a dare una gratificazione a Ferhad Bey Draga. Il diplomatico italiano faceva presente che durante la fase di studio del piano si era dovuto sondare, attraverso fiduciari, l’orientamento di Ferhad Bey Draga e che, tra l’altro, non era stato possibile evitare che gli interessati da sovvenzionare venissero a conoscenza del proposito italiano. In tali condizioni, lasciar cadere del tutto i finanziamenti avrebbe avuto conseguenze dannose sul prestigio dell’Italia, dando un’impressione di discontinuità della politica italiana verso la minoranza albanese. Mameli, dunque, lanciava un forte appello a rivedere la deci-

49 Mameli a Ciano, 11 ottobre 1940, lettera n. 4396/1704 con allegata la lettera, con relativa traduzione, a firma di Ferhad Bey Draga, datata 8 ottobre 1940, in ASMAE, SSAA, B. 79, f. Sussidi ad albanesi nel Kosovo. Il documento fu “visto” dal «duce» e, ovviamente, da Ciano. 50 Ciano a Mameli. 26 ottobre 1940, lettera n. 1/6122, in ASMAE, SSAA, B. 79, f. Sussidi ad albanesi nel Kosovo.

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sione e a non accantonare del tutto il progetto o almeno il suo spirito. E soprattutto, a suo parere, non bisognava perdere l’amicizia di Ferhad Bey Draga che proprio in quei giorni aveva rivolto la lettera a Vittorio Emanuele III, lettera che Mameli definiva senza mezzi termini “indubbiamente un atto di coraggio, che compromette in modo decisivo e in nostro favore il capo della minoranza”. Per mantenere “almeno lo spirito” dei finanziamenti, egli accettava di ridurli, ma proponeva di concentrarli su poche voci. Occorreva attribuire a Ferhad Bey Draga, anziché 36.000 dinari mensili, almeno 70.000, in modo che egli potesse a sua volta finanziare chi avesse voluto. Bisognava poi mantenere il finanziamento degli studenti, “l’elemento più dinamico della minoranza”, con la spesa prevista di 38.700 dinari al mese. Indispensabile, infi-COPIA PER L'AUTORE ne, gli appariva assegnare 15.000 dinari mensili al consolato di Skopje per le opere di assistenza a carattere locale. Così ridotto il piano avrebbe comportato l’esborso di una cifra complessiva di 123.700 dinari, ovvero di circa 50.000 lire italiane mensili, la metà esatta rispetto a quella prevista nel piano originale, pari a 246.200 dinari. Insomma, a giudizio del ministro d’Italia a Belgrado, con tale cifra si sarebbero ridotti al minimo i danni e si sarebbe mantenuta per ogni evenienza una situazione favorevole all’Italia51 . Questa volta l’appello della legazione a Belgrado, così fortemente corroborato dalla lettera di Ferhad Bey Draga, non cadde nel vuoto e finalmente Ciano, alla cui decisione non doveva certo essere estraneo Mussolini, pronunziò il suo “Si”52. A Roma, dunque, si iniziò nuovamente l’esame delle proposte di Mameli, il quale venne informato poco dopo da Scammacca e Benini che il ministero aveva non solo aderito al suo secondo piano di aiuti ai

51 Mameli a Benini, 14 ottobre 1940, lettera n. 4438/1719, in ASMAE, SSAA, B. 79, f. Sussidi ad albanesi nel Kosovo. 52 Sulla lettera di Mameli figura il timbro “Visto dall’Eccellenza Ciano”, e un “Si”. Scammacca ne dette notizia a Mameli il 18 ottobre 1940, con t. 3276/ 322, in ASMAE, SSAA, B. 79, f. Kossovese.

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kosovari, quello cioè da lui dimezzato negli importi, ma lo aveva ulteriormente migliorato aggiungendo alla somma di 123.700 dinari proposta dalla legazione quella di 18.000 dinari che compariva nel primo piano da assegnarsi al consolato a Skopje per l’assistenza a favore dei cattolici. Altri 25.000 dinari al mese, inoltre, sarebbero stati messi a disposizione di Mameli per gli usi che avrebbe ritenuto più opportuni. In definitiva a Ferhad Bey Draga sarebbero andati 70.000 dinari mensili (30.800 lire), agli studenti albanesi 38.700 (17.028 lire), agli albanesi cattolici del kosovese 18.000 (7.920 lire), al consolato di Skopje 15.000 (6.600 lire), a Mameli 25.000 (10.000 lire), per un importo totale di 166.700 dinari, cioè 72.348 lire italiane al mese. Questa somma sarebbe stata versata trimestralmente sul conto corrente di Mameli presso la COPIA PER L'AUTORE Banca d’Italia53 . Per dare l’idea dell’importanza attribuita all’irredentismo kosovaro, basti pensare che nel dicembre 1940, attraverso l’ispettore di polizia Ercole Conti, Palazzo Chigi finanziava il gruppo croato di Ante Pavelić con 75.000 lire al mese, aumentate dal gennaio 1941, ormai in prossimità della guerra alla Jugoslavia, a lire 90.000 al mese. Dalla stessa data Pavelić percepì una sovvenzione personale

53 Benini a Mameli, telespr. 71/21435/3615. Vedi anche, Appunto per Benini, 24 ottobre 1940 e Scammacca a Mameli, lettera del 25 ottobre 1940 in ASMAE, SSAA, B. 79, f. Sussidi ad albanesi nel Kosovo. Benini informava Mameli che Shtylla suggeriva, inoltre, di corrispondere a Iliaz Agushi, poiché benestante, un’indennità saltuaria; di non dare un assegno fisso al presidente della “Besa”, per non scatenare una lotta per la presidenza, ma di accantonare le somme per future iniziative della società stessa; di sovvenzionare una serie di personalità quali Xhevat Mahmud Begolli, Shefket Begolli, Asim Pluzha, Ibrahim Lutfija, Kadri Sali, Slatko Mohamed Efendi, Hafus Sherif Jashari, che comparivano in un elenco, nonché una quarantina di studenti del Velike Medrese, la scuola di teologia di Skopje, che preparava a diventare Hoxha per dar loro modo di accedere all’università, studenti che, in passato, erano sovvenzionati da Zog. Era bene non dimenticare, infine, lo studente di giurisprudenza Asslan Boletini, protetto di Ferhad Draga.

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