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L’Italia, dunque, con l’occupazione dell’Albania, il 7 aprile 1939, ereditava da Zog anche la vecchia politica “irredentista”, da sempre il pilastro su cui si era fondata la diplomazia di Zog, che nel quindicennio in cui aveva mantenuto il potere a Tirana aveva agito, ufficialmente e non, per la tutela e la conservazione delle comunità albanesi fuori del Regno. Verso le personalità politiche più in vista del Kosovo, l’ex re aveva diretto una serie di finanziamenti occulti per lo più amministrati dalla legazione albanese a Belgrado. E anche ora, dall’esilio, Zog contava di mantenere il controllo dei capi kosovari per la particolare politica che stava perseguendo in funzione di un suo possibile ritorno sul trono d’Albania. COPIA PER L'AUTORE 2. Il tentativo di re Zog di organizzare la resistenza anti-italiana in Kosovo
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L’ex sovrano albanese non aveva certo abbandonato le speranze di un futuro ritorno in patria dopo la cacciata degli italiani15. Si era rifugiato inizialmente in Turchia e da Istanbul sperava di comporre le fila della resistenza anti-italiana, godendo da parte del governo turco di un sostegno sicuro e non strumentale, come si sarebbero potuti invece rivelare quelli greco e serbo. I legami storici tra albanesi e turchi, la solidarietà musulmana, i contatti e le amicizie che la classe dirigente albanese manteneva col mondo politico dell’ex Impero ottomano, di cui era stata parte importante fino all’indipendenza dell’Albania, l’allineamento internazionale della Turchia alla Gran Bretagna e alla Francia contro la minaccia italiana nel Mediterraneo, fecero di Istanbul uno dei centri più importanti della lotta anti-italiana degli albanesi. Nella ex capitale ottomana, inoltre, risultava agli italiani che fossero presenti esponenti di primo piano dell’opposizione all’Italia, come l’ex capo
15 Alcune pagine all’attività di re Zog dopo il 1939 ed in particolare ai suoi rapporti con il governo britannico le dedica FISCHER, King Zog, cit., pp. 290-298.
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della gendarmeria di Zog, Murat Kalosci, con un seguito di una trentina di persone, suo fratello Miftar e il figlio di questi Ramadan, e che tra gli esuli vi fosse anche Abaz Kupi16, colui che, a Durazzo, aveva guidato l’unica reale resistenza allo sbarco italiano17 . Secondo altre informazioni, con il forte sostegno finanziario di Londra e Parigi, nell’estate del 1939 si era costituito a Istanbul un comitato albanese sotto la presidenza di Koço Kota, ultimo primo ministro di Zog, che sarebbe rimasto nella capitale turca dopo la partenza del re, con lo scopo di organizzare la resistenza, di creare cellule di propaganda e attuare azioni terroristiche contro l’Italia in Albania e nei Balcani. Le cellule avrebbero avuto come compito quello di preparare atti di terrorismo, indurre alla diserzione i mi-COPIA PER L'AUTORE litari e agire nell’ambiente dei capi e del clero e in quello intellettuale18. Agli inizi del 1940, però, sembrò che a Istanbul si fossero costituiti due gruppi distinti di resistenti: uno capeggiato da Kota, e comprendente l’ex primo ministro Hiqmet Delvina, Hasaf Xhaxhuli e il fratello Servet; l’altro con a capo Musa Juka, ultimo ministro degli Interni di Zog, al quale avevano aderito Abdurrahman Dibra, Abdurrahman Krosi, Shefki Shatku e Tefik Shatku19. Istanbul,
16 Sulla figura di Abaz Kupi, v. FISCHER, Albania at War, cit., pp. 103-104 e ROBERT ELSIE, Historical Dictionary of Albania, Lanham (MA), The Scarecrow Press Inc., 2004, pp. 244-245. 17 De Peppo a Ciano, 17 giugno 1939, t. 2975/67, in ASMAE, SSAA, B. 19, f. Attività anti-italiana di paesi confinanti con l’Albania. 18 De Peppo a Ciano, 27 giugno 1939, t. cifra 3128/70; Straneo a Ankara, Belgrado e Atene, giugno 1939, telespr. 219953/C; SSAA a Jacomoni, 6 luglio 1939, telespr. 221296/730; De Peppo a Ciano, 6 luglio 1939, telespr. 1207/663, in ASMAE, SSAA, B. 19 f. Attività anti-italiana di paesi confinanti con l’Albania; Ministero dell’Interno a Ministero degli Esteri, 2 ottobre 1939, 443/81961, in ASMAE, SSAA, B. 19 f. Attività anti-italiana di paesi confinanti con l’Albania. Il rapporto trasmetteva informazioni confidenziali dell’inizio di settembre. 19 Ministero dell’Interno a Ministero degli Esteri, 22 febbraio 1940, prot. 443/ 55343, in ASMAE, SSAA, B. 19 f. Attività anti-italiana di paesi confinanti con
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comunque, rimase centro di azione anti-italiana nei Balcani e in Albania, e uno dei luoghi di recapito dei fondi che sarebbero pervenuti alla resistenza albanese sia da parte di Zog che da parte della Francia20 . Durante la sua permanenza nella vecchia capitale ottomana, Zog cercò di mantenere contatti con i suoi seguaci in Albania e di attrarre alla sua causa gli albanesi irredenti del Kosovo, utilizzando come strumento di convinzione anche quello della solidarietà musulmana. Aveva loro assicurato che in Egitto si era formato un comitato, “con diramazioni nei paesi musulmani, comprese le Indie”, per raccogliere fondi in suo supporto e che soldi aveva ricevuto anche da Francia e Gran Bretagna21. Gli avvenimenti dell’aprile 1939 avevano, giocoforza, gettato l’ex re albanese nelle COPIA PER L'AUTORE braccia degli anglo-francesi, da cui sperava di riguadagnare il trono alla fine di una guerra europea che si annunciava sempre più prossima. Ma la ricerca dell’amicizia anglo-francese comportava l’allineamento e la solidarietà col governo di Belgrado, alleato della Francia e amico della Gran Bretagna, e di conseguenza l’attenuazione delle spinte centrifughe in Jugoslavia, dove pure si erano rifugiati molti suoi seguaci o esuli politici contrari all’unione con l’Italia. Zog sperava di tenere legati a sé gli esponenti della comunità kosovara al fine di affievolire le spinte irredentiste e antijugoslave che, al contrario, la diplomazia italiana tentava, nello stesso torno di tempo, di cavalcare. La lotta agli italiani, dunque,
l’Albania. 20 De Peppo a Ciano, 26 ottobre 1939, telespr. 3381/880, in ASMAE, SSAA, B. 19, f. Attività anti-italiana di paesi confinanti con l’Albania. V. anche, su ciò, quanto scriveva il console generale a Istanbul Badoglio: Badoglio a Ciano, 28 dicembre 1939, telespr. 4199/1040, in ASMAE, SSAA, B. 80, f. Collettività albanesi all’estero. 21 Indelli a Ciano, 10 giugno 1939, telespr. 2430/810, in ASMAE, SSAA, B. 19, f. Attività anti-italiana di paesi confinanti con l’Albania. Il documento ha il visto di Mussolini.
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ridiventava la questione prioritaria alla quale per l’ex re si doveva sacrificare, benché temporaneamente, il pur sempre fondamentale obiettivo di rivendicare le terre irredente e raggiungere l’unità nazionale a scapito della compagine jugoslava. A Istanbul, Zog incontrò varie personalità kosovare, tra cui, nell’agosto 1939, lo stesso Ferhad Bey Draga, per consigliare loro insistentemente di mantenere buoni rapporti con Belgrado, come avevano richiesto Francia e Gran Bretagna, che lo stavano aiutando finanziariamente per liberare l’Albania dall’Italia. L’ex sovrano sostenne di avere ricevuto ampie assicurazioni da autorevoli amici britannici e francesi che dopo l’imminente guerra, nella nuova sistemazione di pace, sarebbero state risolte le questioni delle minoranze e che, in qualsiasi caso e da qualsiasi parte la Jugoslavia si COPIA PER L'AUTORE fosse schierata, il Kosovo sarebbe stato unito all’Albania22. Tra gli amici più zelanti, Zog aveva menzionato il senatore ed ex ministro francese, Justin Godard, e l’ex presidente del Consiglio francese, Edouard Herriot. Quest’ultimo era personale amico dell’ex re degli albanesi, e Zog ricambiava questa amicizia – rilevava con malizia l’ex diplomatico albanese, Tahir Shtylla, riportando queste informazioni –, inviandogli doni magnifici “alla maniera dei principi orientali”: tappeti persiani, armi antiche e preziose statue molte delle quali rinvenute a Butrinto dalla missione archeologica italiana. A Istanbul, Godard aveva personalmente parlato con Ferhad Bey Draga, confermandogli l’impegno di Francia e Gran Bretagna a risolvere la questione del Kosovo in futuro, purché gli albanesi ora si concentrassero nella lotta anti-italiana e mantenessero buoni rapporti con Belgrado23 . Della forte azione dispiegata dalla Gran Bretagna e dalla Francia, e in particolare da quest’ultima, nei riguardi del problema del
22 Appunto per Ciano del SSAA, Uff. I, 14 agosto 1939, con allegata Relazione informativa a firma di Shtylla, in ASMAE, SSAA, B. 79, f. Kossovese. 23 Appunto per Ciano del SSAA, Uff. I, 14 agosto 1939, con allegata Relazione informativa a firma di Shtylla, cit.
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Kosovo abbiamo notizia anche da un promemoria inviato alle autorità italiane a fine giugno da Ionuz Blakçovi, un irredento albanese, nativo di Peç, in Jugoslavia, che aveva studiato in Italia ed era all’epoca insegnante d’italiano nella scuola tecnica di Tirana. Perseguitato da Zog, Blakçovi ora denunciava l’attività antiitaliana messa in atto dall’ex re in Francia e in Jugoslavia, confermando che a Parigi si era formato un comitato albanese zoghista sotto la protezione del senatore Justin Godard, il quale si era recato di persona ad Istanbul per incontrare Zog e organizzare la resistenza. Al fine di contrapporsi a quest’azione francese e con l’obiettivo ultimo di smembrare la Jugoslavia e creare una Grande Albania, Blakçovi invitava le autorità italiane a entrare in contatto con i capi kosovari, in particolare con Ferhad Draga, campione di COPIA PER L'AUTORE fedeltà agli ideali della nazione albanese, attraverso Rexhep Mitrovica, altro noto leader irredentista del Kosovo, parente di Ferhad Draga ed ex membro dell’assemblea che nel 1912, a Valona, aveva proclamato l’indipendenza dell’Albania24 . Forte dei sostegni politici e finanziari internazionali acquisiti, Zog puntava a metter su una capillare organizzazione di resistenza anti-italiana e aveva cominciato col dare a Ferhad Bey Draga un piccolo contributo come anticipo, promettendo larghi appoggi finanziari anche agli altri capi kosovari e insistendo sull’opportunità di tenere buoni rapporti con la Jugoslavia in funzione antiitaliana. Per essere più convincente, l’ex sovrano aveva affermato
24 Jacomoni a Ciano, 11 luglio 1939, telespr. 3476/1017, con allegato Promemoria del 24 giugno 1939, a firma di Ionuz Blakçovi. Risultava che Zog aveva inviato a Skopje anche Hysen Selmani col compito di portare finanziamenti ai suoi sostenitori e a Murat Kaloshi. Blakçovi confermava che l’ex sovrano aveva promesso anche a Ferhad Draga e ad altre personalità del Kosovo importanti somme di denaro, mentre si diceva certo che personaggi del calibro di Ali Klisura a Parigi e Naim Storava a Tetovo avevano rifiutato i soldi di Zog perché ritenevano, come altri esuli rientrati in Albania, utile al loro paese la politica italiana.
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addirittura di non avere ambizioni personali, ma di essere disposto a rinunciare al trono una volta che il Kosovo si fosse unito alla patria albanese25. Insomma, era di tutta evidenza che Zog stava tentando di replicare la politica che aveva seguito con successo negli anni Venti, quella di giocare sulla rivalità tra Roma e Belgrado, ma a parti rovesciate. Nel 1924 aveva guardato alla Jugoslavia per sbarazzarsi del suo avversario interno, Fan Noli, ma poi si era avvicinato all’Italia per sbarazzarsi della Jugoslavia26. Questa volta avrebbe ancora guardato alla Jugoslavia, ma solo il tempo necessario per sbarazzarsi dell’Italia. Anche la rete di resistenza che Zog intendeva creare ruotava intorno a Ferhad Bey Draga, che ne avrebbe avuto la direzione politica, mentre la sua organizzazione sarebbe stata affidata a COPIA PER L'AUTORE Mehmed Bey Konica, ex diplomatico, cui l’ex re aveva dato molti soldi, parte per sé e parte da recapitare ai molti esuli albanesi in Jugoslavia, già in precedenza contattati e sovvenzionati da due suoi emissari, la sorella Adile e il colonnello Hysen Selmani. Konica, dunque, aveva preso contatti con le autorità di Belgrado, dalle quali sembrava che avesse pure ricevuto denaro per agire in senso anti-italiano. Secondo le informazioni assunte da Shtylla, il governo jugoslavo non solo avrebbe tollerato la presenza degli esuli anti-italiani, ma li avrebbe sostenuti in ogni forma di propaganda contro l’Italia, come anche nella preparazione di qualche attentato. Era questa la linea imposta al governo di Belgrado dallo Stato maggiore serbo, che da sempre aveva visto di buon occhio la collaborazione con gli esuli albanesi27. Attivo agente di Zog
25 Appunto per Ciano del SSAA, Uff. I, 14 agosto 1939, con allegata Relazione informativa a firma di Shtylla, cit. 26 Sulla politica estera di re Zog negli anni venti, oltre a FISCHER, King Zog, cit., GIOVANNI ZAMBONI, Mussolinis Expansionspolitik auf dem Balkan, Hamburg, Helmut Buske Verlag, 1970, e PASTORELLI, Italia e Albania, 1924-1927, cit. 27 Shtylla aggiungeva che lo Stato Maggiore serbo aveva aiutato all’inizio il famigerato Bazi i Canit che si trovava con Konica e altri esuli alle terme di
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sarebbe stato, inoltre, l’ex deputato jugoslavo Budislav Gregor Angelinović28 . L’azione di propaganda contro l’Italia messa a punto dall’ex sovrano marciava in questo torno di tempo parallelamente a quella serba. Alla metà d’agosto, un rapporto della legazione di Sofia trasmetteva una nota informativa circa l’intensificarsi della propaganda anti-italiana nel Kosovo ad opera dei serbi. Si diceva che la situazione interna in Albania era pessima, che i patrioti venivano arrestati e deportati, che la popolazione era maltrattata; che le autorità italiane sostenevano l’elemento cattolico contro quello musulmano; che Mussolini aveva assicurato a Belgrado il suo disinteresse per l’accordo tra Jugoslavia e Turchia che avrebbe permesso la deportazione di 270.000 kosovari, censiti dai serbi COPIA PER L'AUTORE come turchi29. Il ministro d’Italia a Belgrado, Indelli, riferiva a fine settembre simili notizie, spiegando che la propaganda aveva il fine di convincere i kosovari a lasciare la Jugoslavia e a trasferirsi in Turchia, benché egli non fosse sicuro che dietro queste notizie vi fosse solo il governo jugoslavo30 . D’altra parte, che gli oppositori al nuovo ordine di cose ricevessero ospitalità e appoggio da parte dei paesi confinanti con l’Albania era cosa che era stata accertata anche dai servizi militari italiani. Già in luglio il comando dei carabinieri aveva fatto presente l’esistenza di una pericolosa attività in senso anti-italiano e aveva richiesto “un’energica azione diplomatica” presso i governi
Vernjizi. 28 Appunto per Ciano del SSAA, Uff. I, 14 agosto 1939, con allegata Relazione informativa a firma di Shtylla, cit.; Guidotti a Mae, 9 luglio 1939, t.p.c. 13778/039; Guidotti a Mae, 9 luglio 1939, telespr. 2866/981 (il documento reca il visto di Mussolini), in ASMAE, SSAA, B. 79, f. Kossovese. Vedi una schematica biografia di Angelinović, ivi. 29 Legazione a Sofia a ministero degli Esteri, 12 agosto 1939, telespr. 4055/1710, con allegata informativa da fonte fiduciaria albanese. 30 Indelli a Ciano, 30 settembre 1939, telespr. 4481/1180, in ASMAE, SSAA, B. 79, f. Sussidi ad albanesi del Kosovo.
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jugoslavo e greco affinché vigilassero sugli esuli albanesi lì rifugiati e richiamassero i loro consolati in Albania ad astenersi dall’attività politica. Si consigliava addirittura di minacciare Belgrado con l’ipotesi di una liberazione degli esuli croati ancora al confino in Italia31 . I passi fatti dalla diplomazia italiana al riguardo, come era da immaginarsi, non dettero alcun risultato. Il direttore degli affari politici del ministero degli Esteri di Belgrado, Petrović, reagì vivacemente contro queste illazioni, negando recisamente non solo che il suo governo fornisse sostegno e protezione ai profughi albanesi, ma anche che fosse a conoscenza e tollerasse una loro attività antiitaliana32. Ciano richiamò l’attenzione del ministro jugoslavo a Roma, Christić, sulla “troppa libertà” lasciata agli emissari di Zog COPIA PER L'AUTORE in Jugoslavia, ottenendo ampie assicurazioni circa la vigilanza che sarebbe stata compiuta sugli esuli albanesi33. Smentite forti vennero anche da Atene, dove il rappresentante italiano, Grazzi, confermò che il governo greco aveva vietato lo svolgimento di qualsiasi attività politica ai pochi rifugiati albanesi lì residenti, che anzi aveva confinato34 .
31 SSAA alle legazioni di Belgrado e Atene, 27 luglio 1939, telespr. 224106/C con cui trasmette contenuto di Jacomoni a Ciano, luglio 1939, telespr. 3381/ 995, (in ASMAE, SSAA, B. 19, f. Attività anti-italiana di paesi confinanti con l’Albania) che a sua volta trasmetteva un rapporto dei carabinieri. Il documento ha il visto di Mussolini. 32 Guidotti a Ciano, 1 agosto 1939, telespr. 3049/102, in ASMAE, SSAA, B. 19, f. Attività anti-italiana di paesi confinanti con l’Albania. 33 V. CIANO, Diario, alla data del 4 e 6 agosto 1939. 34 Grazzi a Ciano, 5 luglio 1939, telespr. 5111/780; Grazzi a Ciano, 18 agosto 1939, telespr. 6405/996, in ASMAE, SSAA, B. 19, f. Attività anti-italiana di paesi confinanti con l’Albania. I documenti recano il visto di Mussolini.