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2. L’organizzazione della rete irredentistica albanese

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Alfieri e mentre da un lato aveva frenato ogni ipotesi di un accordo italo-russo, dall’altro si era ancora dichiarato fermamente contrario a un turbamento dello status quo nei Balcani in relazione alla Jugoslavia ma anche alla Grecia, ribadendo che prima bisognava sconfiggere la Gran Bretagna16 . La scelta di estendere il conflitto ai Balcani cominciando dalla Grecia e il freno posto dall’alleato germanico all’iniziativa italiana comportarono una nuova fase nei rapporti tra Roma e Belgrado. Benché l’idea di Mussolini di sbarazzarsi, prima o poi, della Jugoslavia rimanesse intatta, per il momento si evitò di portare alla crisi finale i rapporti con Belgrado17 . COPIA PER L'AUTORE 2. L’organizzazione della rete irredentistica albanese

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Come effetto dei colloqui di inizio giugno, tuttavia, si ebbe la decisione di riprendere l’azione di sostegno ai kosovari registrata nell’appunto presentato e approvato da Ciano il 5 giugno. Il sottosegretariato iniziò subito l’organizzazione per l’esecuzione delle direttive ivi contenute. Scammacca ricordava a Jacomoni che per dare fiducia alle regioni irredente dell’Albania bisognava “im-

16 Alfieri a Ciano, 17 agosto 1940, in DDI, s. IX, vol. V, D. 431. Secondo CREVELD, Hitler’s Strategy 1940-1941. The Balkan Clue, cit., pp. 13-21, il veto tedesco era inteso solo per la Iugoslavia e non per un eventuale attacco alla Grecia. Secondo Creveld, Alfieri non comprese il pensiero di Ribbentrop. Tuttavia, anche a Metaxas risultava che l’Italia fosse stata trattenuta dal compiere l’estremo passo contro la Grecia proprio dall’intervento della Germania, v. Michael Palairet a Halifax, 22 agosto 1940, in British Documents on Foreign Affairs, Part III, Series F, Europe, Volume 21, Italy and South-Eastern Europe, July 1940 - December 1940, D. 40. V., inoltre, quanto ha scritto GERHARD L. WEINBERG, Il mondo in armi. Storia globale della Seconda Guerra Mondiale, Torino, Utet, 2007, pp. 225-226. 17 Sui rapporti italo-jugoslavi in questo periodo, v. ancora BRECCIA, Jugoslavia 1939-1941, cit., pp. 301-331.

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piantare la nostra azione su un concetto continuativo, talché nelle regioni suddette si abbia d’ora innanzi la sensazione di un’assistenza durevole e sicura, consona perciò ai nuovi tempi, e non più soggetta a repentini mutamenti o ad interruzioni. In tal modo terremo sempre la minestra in caldo, e potremo provocarne la ebollizione in qualunque momento ci piacesse farlo”. Il funzionario consigliava la massima prudenza e tanto per iniziare proponeva lo studio di un libretto popolare in albanese da pubblicarsi “con tanto di imprimatur serbo a Skopje, o magari nella stessa Belgrado”, prima uscita di una serie di pubblicazioni di storia, religione e poesia a carattere nazionale albanese. Quanto alla parte più “tangibile” del programma, quella dei finanziamenti, Scammacca spiegava che se ne sarebbe occupato con la legazione a Belgrado, COPIA PER L'AUTORE ma chiedeva di sapere quali cifre potessero servire a Jacomoni per la parte del programma da svolgersi a Tirana18 . Contemporaneamente, il sottosegretariato informò anche il nuovo ministro d’Italia a Belgrado, Mameli, dell’intenzione di riprendere una cauta ma continua assistenza ai kosovari, chiedendo di mandare urgentemente a Roma Guidotti per definire concretamente l’azione. Quanto a Ferhad Bey Draga, Roma lasciava giudicare il da farsi a Mameli: “In quanto nota persona, – gli scriveva Benini – se credete conveniente dargli subito un incoraggiamento, potrete corrispondergli una gratificazione indicandone l’ammontare”19. Un incoraggiamento che Mameli ritenne di dare immediatamente, attingendo dal suo conto 20.000 dinari, pari a circa 8.000 lire italiane, e facendoli consegnare a Ferhad Bey Draga. Denaro che più tardi Palazzo Chigi rimborsò al diplomatico italiano, prelevandolo dal fondo riservato “Albania A” 20. Il fondo custodiva i

18 Scammacca a Jacomoni, 21 giugno 1940, lettera segreta 71/16726/2025, in ASMAE, SSAA, B. 79, f. Kossovese. 19 Benini a Mameli, 21 giugno 1940, t. n. 17440/157, in ASMAE, SSAA, B. 79, f. Ferad Bey Draga. 20 Mameli a Benini, 23 giugno 1940, t. 22519/218, in ASMAE, SSAA, B. 79, f.

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soldi per le spese politiche e riservate dell’Albania, sotto diretto controllo di Ciano e di Anfuso, capo di gabinetto del ministro, ed era pure utilizzato per dare compensi agli altri collaboratori albanesi, tra cui lo stesso Shtylla, che ricevette a fine giugno 10.000 lire a titolo di gratificazione straordinaria, prima di essere definitivamente inquadrato nel personale della Luogotenenza, come consulente politico per 1.000 franchi albanesi al mese21 . Fu ancora una volta proprio l’ex diplomatico albanese, dopo una serie di colloqui avuti al sottosegretariato, che si incaricò di preparare, insieme a un promemoria per Scammacca, l’ennesimo elenco di personalità e associazioni da finanziare. Shtylla esprimeva il parere di sospendere ancora per un po’ la vasta azione politica che egli stesso aveva immaginato nell’estate del 1939, ma COPIA PER L'AUTORE caldeggiava nuovamente la ripresa dei contatti con i capi delle minoranze albanesi e un aiuto finanziario alle persone che avevano più immediato bisogno. Occorreva, inoltre, a suo giudizio, preparare il terreno per le elezioni che ci sarebbero state probabilmente l’autunno successivo in base alla legge emanata in seguito all’accordo croato-serbo stipulato l’anno precedente. Poste queste premesse di carattere generale, l’ex diplomatico albanese entrava nel vivo della questione ricordando, ancora una volta, che Zog spendeva per il sostegno alle minoranze 4.540 franchi albanesi mensili; somma che egli proponeva di aumentare fino a 5.000, rivedendo però la lista dei beneficiari e le quote da attribuirsi, sia inserendo qualche beneficiario in più, sia ritoccando le somme in favore di particolari personaggi, quali ad esempio gli ex deputati kosovari, in gravi condizioni economiche dopo lo scio-

Ferad Bey Draga. Benini a Mameli, 30 luglio 1940, telespr. 17363/e con allegato Appunto del 26 luglio a firma di Benini. Anfuso a Mameli, 8 luglio 1940; Appunto per il sottosegretariato, 8 luglio 1940, n. 04356, in ASMAE, SSAA, B. 79, f. Ferad Bey Draga. 21 Appunto di Scamacca per Ciano, 16725/1645 con allegato Appunto per Benini, 21 giugno 1940, con il “Si” di Benini, in ASMAE, SSAA, B. 79, f. Kossovese.

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glimento della Camera jugoslava e il venir loro meno dell’indennità parlamentare. Allegava quindi al promemoria una lista di sussidi indicando persone e società con il relativo compenso22 . Queste considerazioni come l’elenco di beneficiari vennero attentamente esaminati nel corso di tre giorni di colloqui tenuti a fine giugno a Palazzo Chigi tra Shtylla, Scammacca, Benini e Guidotti. Il 26 giugno, al termine di questo primo esame, Scammacca inviò a Mameli per conoscerne il parere un nuovo elenco di personaggi e società da sovvenzionare e un secondo elenco comprendente soltanto studenti, frequentanti l’università di Belgrado o quelle di Sarajevo o di Zagabria o studenti del ginnasio a Skopje. In particolare, il sottosegretariato chiedeva l’opinione della legazione a Belgrado circa una serie di problemi: quali persone COPIA PER L'AUTORE effettivamente sovvenzionare, e quali aumenti effettuare, rispetto alle idee di Shtylla, e, più in generale, quale azione politica svolgere in caso di elezioni in Jugoslavia. E ancora l’opinione di Mameli era richiesta circa l’utilizzo degli uffici consolari del Kosovo allo scopo di erogare i fondi straordinari per le cucine economiche, per i medicinali, le scuole, ecc.; e circa l’aiuto da dare alla Comunità musulmana, in particolare al Vakif, che per l’articolata ramificazione poteva divenire un veicolo propagandistico molto efficace, insomma di giudicare se era opportuno finanziare la Comunità musulmana23 . Ma, oltre alla richiesta di consultazioni circa gli aiuti, il sotto-

22 Promemoria per il barone Scammacca, con allegato elenco dei beneficiari, compilati da Shtylla e consegnati a Scammacca il 22 giugno 1940, in ASMAE, SSAA, B. 79, f. Sussidi ad albanesi nel Kosovo. Shtylla partì per Tirana in aereo da Brindisi giovedì 27 giugno 1940. 23 Scammacca a Mameli, 26 giugno 1940, lettera n. 71/16997/1751, con allegati elenchi, in ASMAE, SSAA, B. 79, f. Sussidi ad albanesi nel Kosovo. Vale la pena di osservare che Scammacca ripeteva a Mameli pari passo il brano della lettera inviata a Jacomoni il 21 giugno sulla minestra da tenere in caldo e sulla cautela da serbare.

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segretariato ne fece un’altra, e questa volta a Belgrado e Tirana, che aveva un chiaro significato di politica generale a due giorni dalla firma a Villa Incisa dell’armistizio con la Francia. Non si trattava più di decidere e valutare circa finanziamenti più o meno occulti a personaggi e correnti irredentiste albanesi, quanto di approntare uno studio complessivo sulle minoranze albanesi “in vista delle possibili, estreme conseguenze della situazione attuale”. A Belgrado veniva affidato il compito di concentrarsi, ovviamente, su quella kosovara, a Tirana, invece, di preparare uno studio “corredato di dati statistici e da grafici dimostrativi” sulle minoranze in Grecia e Jugoslavia. Sia Mameli che Jacomoni erano informati che si sarebbe incaricato dell’opera anche Shtylla, in modo da poter fare poi una comparazione delle risultanze dei tre COPIA PER L'AUTORE studi e avere quindi un’idea della situazione da tre punti di vista anche geograficamente diversi. Al luogotenente si suggeriva, tra l’altro, di rivolgersi, se lo avesse ritenuto opportuno, a sua volta ad altre persone per studi particolari come ad esempio l’avvocato Jake Koçi per la comunità kosovara, o forse l’ex ministro Alizoti o il signor Constantin Hariton per la comunità in territorio greco24 . Infine, sempre in quei giorni di fine giugno, Scammacca interessava Jacomoni affinché si adoperasse per stampare qualche pubblicazione di carattere nazionale albanese su aspetti folcloristici, religiosi o epico-narrativi, secondo quanto in precedenza concordato. Occorreva a suo giudizio, “un libricino di poche pagine per risvegliare nel fondo dello stomaco a quella gente le antiche voci della razza”, e certo anche qualche libro religioso in albanese per musulmani, cattolici e ortodossi. Della pubblicazione, a Tirana, si poteva parlare con il ministro dell’Istruzione, Koliqi, che posedeva un prezioso materiale di epica popolare albanese, mentre a Roma il sottosegretariato aveva già interessato della cosa don

24 Scammacca a Mameli, 26 giugno 1940, lettera n. 71-17104/1781; Scammacca a Jacomoni, 26 giugno 1940, lettera segreta 71/17103/2186, in ASMAE, SSAA, B. 79, f. Kossovese.

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Lazer Shantoja che si era ripromesso di studiarla25. La risposta da parte di Belgrado si fece attendere parecchio. D’altra parte non c’era urgenza, visto che la priorità era stata data al problema greco e non a quello jugoslavo. Mameli e Guidotti ebbero tutto il tempo di consultarsi a loro volta con Venturini e di attendere da lui suggerimenti pratici sulla procedura e sulla gradualità da dare all’operazione. Lo stesso valeva per lo studio circa la minoranza kosovara, anch’esso affidato alle indagini e alla macchina da scrivere di Venturini26 . Diverso invece il ritmo e soprattutto l’azione svolta a Tirana. Qui si dovevano preparare i precedenti del problema della Ciamuria, primo contenzioso politico-territoriale che si era deciso di abbordare, e soprattutto svolgere un’azione a carattere irredentista COPIA PER L'AUTORE in tempi molto più ridotti. Circa le sovvenzioni e la loro distribuzione alla minoranza albanese in Jugoslavia, l’opinione di Jacomoni concordava in tutto con quella di Shtylla. Per quanto riguardava i costi dell’operazione da svolgere facendo capo a Tirana, Jacomoni spiegava di non poter indicare alcuna cifra, dato che anche la stessa non era stata ancora precisata. Per quanto riguardava lo studio sulle minoranze diceva che aveva persone affidabili e che comunque avrebbe escluso lo Hariton27 . A metà luglio Scammacca volò a Tirana proprio per discutere con Jacomoni e Visconti Prasca delle rivendicazioni territoriali albanesi verso la Jugoslavia e la Grecia. Naturalmente larga parte

25 Scammacca a Jacomoni, 27 giugno 1940, lettera n. 71/17906/2145, in ASMAE, SSAA, B. 79, f. Kossovese. 26 Guidotti a Scammacca, lettera dell’8 luglio 1940. A nome di Venturini, Guidotti chiedeva di avvertire Tirana di evitare l’invio di materiale di propaganda albanese verso Tirana per posta ordinaria. Il 20 luglio, Scammacca poteva comunicare che Benini aveva interessato Jacomoni circa l’invio di materiale propagandistico. Scammacca a Guidotti, 20 luglio 1940, 71/17990/2108, Benini a Jacomoni, 23 luglio 1940, in ASMAE, SSAA, B. 79, f. Kossovese. 27 Jacomoni a Scammacca, 1 luglio 1940, in ASMAE, SSAA, B. 79, f. Kossovese.

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del tempo venne speso a concordare le linee di massima dell’azione in Ciamuria, riscuotendo un pieno accordo del luogotenente circa l’azione da svolgere verso la minoranza albanese in Grecia28 . Quanto all’azione irredentista in Ciamuria, Scammacca sosteneva a fine luglio di non poter ancora stabilire le cifre necessarie al luogotenente, non conoscendo esattamente i suoi progetti, ma che si trattava di un’azione di “ordinaria amministrazione” per la quale Jacomoni si poteva regolare sulle cifre proposte da Shtylla per la minoranza kosovara29. Insomma la richiesta di fondi, secondo Jacomoni, dipendeva a sua volta dall’ampiezza dell’azione che a Roma si desiderava fare, ma che egli si poteva regolare sulla somma disponibile30 . La risposta della legazione a Belgrado circa l’azione da svolge-COPIA PER L'AUTORE re verso gli albanesi di Jugoslavia giunse, invece, come vedremo, più tardi, agli inizi di settembre. Come si è ricordato, per tutto il mese di agosto si sviluppò una forte crisi tra Roma e Atene a proposito nel noto caso dell’uccisione del ciamuriota Daut Hoxha e solo alla fine del mese Palazzo Chigi rinunciò temporaneamente all’idea, che pure aveva coltivato, di sferrare l’attacco alla Grecia. D’altro canto, la situazione locale in Kosovo, durante la primavera e l’estate 1940, non aveva registrato, vista nell’ottica albanese, alcun segno di miglioramento. Atto particolarmente risentito dagli albanesi di Jugoslavia era stato il commissariamento della Comunità musulmana di Skopje. Il 17 maggio 1940, infatti, con decreto del ministero della Giustizia, che esercitava il controllo statale sulla Comunità religiosa musulmana del Regno, il governo di Bel-

28 Appunto di Scammacca per Benini del 15 luglio, in ASMAE, SSAA, B. 79, f. Kossovese. Vedi anche ivi, Appunto per l’Eccellenza. Ministero della Guerra. SIM. Ufficio Albania, Tirana 9 luglio 1940. 29 Scammacca a Jacomoni, 20 luglio 1940, lettera 71/17989/2508, in ASMAE, SSAA, B. 79, f. Kossovese.. 30 Jacomoni a Scammacca, 26 luglio 1940, lettera 2418R, in ASMAE, SSAA, B. 79, f. Kossovese..

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grado dispose la nomina di commissari per controllare l’attività della Comunità nel territorio dello Ulema Mejlis di Skopje, che comprendeva la Banovina del Vardar, della Morava, del Danubio, la giurisdizione di polizia di Belgrado ed alcuni capitanati distrettuali della Banovina della Zeta. I quattro membri dello Ulema Mejlis sarebbero rimasti in carica, ma per la gestione amministrativa dei beni della Comunità dovevano essere coadiuvati dai commissari governativi, mentre venivano temporaneamente esautorati da questo compito gli altri organi della Comunità, quali la Dieta, che era l’organo legislativo elettivo, e il Comitato, a sua volta formato da membri della Dieta, cui spettava l’amministrazione dei beni. Il provvedimento veniva giustificato con il sospetto di irre-COPIA PER L'AUTORE golarità amministrative, ma i membri della Dieta sospesa, in gran parte albanesi, sostenevano che si volesse con esso colpire proprio il cuore politico, oltre che religioso, della comunità albanese. Si riteneva che Belgrado avesse voluto togliere di mano a Ferhad Bey Draga e ai suoi fedeli, che detenevano la maggioranza dei voti nella Dieta, lo strumento più utile per mantenere un ascendente sui musulmani albanesi della Serbia, anche perché circolavano voci sul fatto che la Comunità musulmana sarebbe stata da tempo agli ordini di Tirana. Notizie apprese da Venturini indicavano che Ferhad Bey Draga aveva avuto il suggerimento di dimettersi dalla Dieta dal ministro della Giustizia, Lazar Marković, che pure gli aveva ricordato la propaganda fatta contro di lui dal foglio locale Naš Dom. Risultava inoltre che il notabile albanese si stava adoperando per far revocare il provvedimento e che aveva suggerito agli organi della Comunità che erano stati sospesi di astenersi dal dare le consegne ai commissari se non dietro ordine del Reis-ul-Ulema o se obbligati dalla forza pubblica. Venturini commentava che il provvedimento aveva destato molta sfavorevole impressione negli ambienti musulmani, benché si ammettesse la possibilità di illeciti

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guadagni da parte di Ferhad Bey Draga per circa 30 milioni di dinari. Con facile previsione, inoltre, Venturini immaginava che il governo di Belgrado da parte sua non avrebbe revocato il provvedimento, che i commissari a loro volta avrebbero condotto le indagini sull’amministrazione in modo tale da giustificare sia la loro nomina sia la decadenza della Dieta, e che, inoltre, le elezioni per la nuova Dieta non si sarebbero svolte in quanto non avrebbero potuto determinare l’affermazione di una solida maggioranza filogovernativa, dato che Belgrado non poteva più esercitare sugli albanesi ulteriori pressioni senza alimentare ancor di più le tanto temute simpatie verso l’Italia31 . Insomma, mentre secondo gli osservatori italiani sempre più chiaro appariva il desiderio dei kosovari di scrollarsi di dosso il COPIA PER L'AUTORE giogo serbo, Belgrado invece continuava ad usare, con alterne fortune, ogni utile mezzo per facilitare il trasferimento degli albanesi e per convincere i capi della minoranza e gli esuli a lottare contro l’occupante italiano e a mettere da parte le istanze irredentiste. A fine luglio, il console italiano a Bitolj informava che sarebbero partiti con destinazione Turchia alcuni contadini capifamiglia con le loro numerose famiglie al seguito32. Risultava anche agli italiani che il Bano del Vardar era riuscito ad attrarre un gruppo di capi albanesi, che avevano fatto professione di amicizia per la Jugoslavia e di volontà di lotta contro l’Italia che occupava l’Albania33 . Si ebbe pure notizia che addirittura il noto esule politico Qazim Kokoshi, atteggiandosi a capo dei kosovari, fosse andato al ministero degli Esteri jugoslavo e avesse rinunciato a ogni rivendica-

31 Scammacca a Jacomoni, 28 giugno 1940, telespr. 71/17933/2165, con allegato stralcio di telespr. di Venturini da Skopje in data 25 maggio 1940, in ASMAE, SSAA, B. 31, f. “Associazione islamica della Serbia meridionale”. 32 Mameli a Ciano, 28 luglio 1940, telespr. 3163/1230, in ASMAE, SSAA, B. 79, f. Kossovese. 33 Mameli a Ciano, 12 agosto 1940, telespr. 3444/1319, in ASMAE, SSAA, B. 79, f. Kossovese.

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