RBR MAGAZINE NR 11 - Dicembre 2022

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IL POSTER CON GLI AUGURI DI NATALE RBR PRESIDENTE ONORARIO JAZZ JOHNSON ALEX RIGHETTI MARCO BERNARDI IBR IL MENSILE CHE PARLA DEL MONDO RINASCITA BASKET RIMINI NOV.'21-N°02 DIC.'22 - N°11 GIOVE BOLDRINI UN’ISTITUZIONE DALLE ACLI AL FLAMINIO ph © Giorgio Salvatori
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RBR Magazine 11 | Dicembre 2022 | 3 Società Italiana Gas Liquidi Spa - Via Famignano, 6/8 - Poggio Torriana (Rn) Tel. 0541.675252 - Fax 0541.675474

Vincere fa sempre bene e vincere fuori casa fa ancora meglio. Il campionato da “matricola” della Rbr prosegue nel solco già scavato, alla ricerca di quei punti e di quelle vittorie che possano garantire un cammino sereno. Le dif coltà di un nuovo torneo erano note, ma il rafforzamento della squadra alimenta garanzie e certezze per un futuro più roseo. E’ quello che ci sentiamo di augurare alla società, alla squadra nella sua interezza e ai meravigliosi tifosi biancorossi che anche oggi saranno tanti a sostenere i loro beniamini.

Il bilancio dell’anno che si chiude è oltremodo positivo, la serie A è tornata in Riviera e va fatto di tutto per mantenerla.

Noi siamo ancora qui a parlare di basket e non solo cominciando dal presidente onorario Giove Boldrini, gura di spicco in città e personaggio oltremodo conosciuto anche fuori dai con ni della provincia per la sua attività professionale e per il suo altissimo pro lo.

“Entrando sul parquet” andiamo a conoscere meglio Jaaziel Dante “Jazz” Johnson, playmaker-guardia originario di Portland da questa stagione a Rimini dopo un anno a Cantù e due a Pistoia. Dal campo allo staff tecnico con Marco Bernardi, preparatore atletico.

Il remember è invece dedicato ad Alex Righetti, riminese purosangue, cresciuto cestisticamente nelle giovanili del Basket Rimini, debuttando in prima squadra a 17 anni non ancora compiuti. In biancorosso conquistò una promozione nella massima serie nel 1997, per poi debuttare nelle coppe europee ai tempi in cui Rimini era sponsorizzata Pepsi ed essere convocato in Nazionale. Oggi Alex è coach ed è stato un piacere ritrovarlo.

Chiudiamo, e ci congediamo da voi augurandovi le Buone Feste, con Insegnare Basket Rimini, la scuola di basket che aiuta a diventare… Warrior. Nata per volontà di Gian Maria Carasso e Giampiero Arcangeli, si sviluppa nella parte tecnica con Massimiliano Intorcia che per 14 anni è stato al Basket Rimini con Claudio Papini e Paolo Carasso.

Buona lettura a voi tutti.

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editoriale
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IL PERSONAGGIO FRANCESCO E FEDERICO GULLETTA RBR MAGAZINE RINASCITA BASKET RIMINI SSDRL Via Flaminia, 28 - Rimini
Redattore magazine: Eugenio Petrillo
RBR Magazine 11 | Dicembre 2022 | 7 IL TEAM LE SOCIETÀ A SUPPORTO DI RBR A SUPPORTO DI RBR
AL PARQUET
NELLA STORIA JAZZ JOHNSON ANDREA SANCISI INSEGNARE BASKET RIMINI ANDREA BARBIERI FORTECH S.R.L.
BERNARDI
RIGHETTI SANTA KLAUS IS COMING TO… FLAMINIO 20 42 24 48 30 50 16 38 COME SI DICE CONOSCIAMOCI
OLTRE
PERSONAGGI
MARCO
ALEX

PARLIAMO DI NOI

Cari amici e lettori biancorossi, la sentite la magia del Natale? Eccoci qua con il numero di dicembre, natalizio, di RBR Magazine.

Siamo in quel periodo dell’anno in cui si tracciano i primi bilanci e le prime valutazioni. I nostri ragazzi dopo le normali dif coltà iniziali, stanno cominciando a prendere con denza con la categoria. La A2 è impegnativa e nessuna partita è scontata. Si può perdere o vincere e la cosa che ci inorgoglisce maggiormente è vedere il supporto di tutti anche nei momenti meno felici.

Ma ora i nostri ragazzi hanno ingranato e l’entusiasmo che tutti noi ci meritiamo sta emergendo.

A dicembre abbiamo salutato il capitano, Marco Arrigoni (a cui vanno tutti i tributi del caso per essere stato uno degli arti ci della storica promozione di giugno) e abbiamo abbracciato Aristide Landi, uomo di esperienza e di grande talento. Il nostro Francesco “Bedo” Bedetti ha preso il testimone di “Arro” e non abbiamo dubbi: da buon riminese doc saprà farsi valere!

Sotto l’albero troverete questo numero di RBR Magazine, ricco di contenuti interessanti.

Quest’anno a Rimini sono tornati i giocatori americani. Ci possiamo godere al Flaminio, le giocate di Jazz Johnson. È uno dei leader di questa squadra e il nostro Marco Rinaldi ce l’ha presentato nelle pagine dedicate al team. Oltre a Jazz potrete trovare tanti altri approfondimenti: quello in apertura su un’istituzione come Giove Boldrini, quello sul preparatore atletico Marco Bernardi, sul grande Alex Righetti e su IBR. Questo e tanto altro nelle pagine di RBR Magazine.

Buon Natale a tutti voi!

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GIOUSUE BOLDRINI

DA GIANMARIA A PAOLINO: UNA VITA PER IL BASKET RIMINI

È passato giusto un anno da quando per mano di Paolo Carasso e volontà di tutto il CDA biancorosso venne nominato Presidente Onorario di Rinascita Basket Rimini. Una giusta riconoscenza per un decano degli appassionati non che dirigenti del Basket Rimini: Giosuè Boldrini detto Giove.

Giove rappresenta il glorioso passato e il meraviglioso presente della pallacanestro riminese, passando da grande amico e collaboratore del G.M. Gianmaria Carasso negli anni d’oro delle prime promozioni in Serie A e della costruzione del Palasport Flaminio che ancora oggi è la casa del basket riminese.

Ho scambiato qualche parola con Giove, nel ricordo di “qualche anno di pallacanestro”.

Ma chi è Giove Boldrini?

Un innamorato del basket che ha scoperto da bambino, nel 1952, quando si è trasferito di casa da Piazza Tripoli a via Mentana avendo la fortuna di incrociare il basket al campo delle Acli.

Qui ho giocato per anni con gli amici e poi con le giovanili della LIBERTAS. Ero la riserva delle riserve per farvi capire il mio livello. Ho poi fatto l’arbitro, dove invece ero decisamente più portato. Arrivo secondo alle selezioni nazionali, avrei potuto far carriera, ma necessità scolastiche e lo studio commerciale di mio padre dove operavo ebbero la priorità e così non sfondo nel mondo arbitrale. Il destino aveva riservato per me altre mansioni nel mondo del basket.

Come arriva al Basket RIMINI?

Arrivo perché sono “teammate” di Gianmaria Carasso, nella selezione di pallacanestro dell’Istituto Tecnico Commerciale Roberto Valturio. Lui giocava da playmaker, un giocatore rapido e tecnico, io con la pretesa di giocare pivot. Eravamo ben af atati in campo, ma fuori non avevamo rapporti di amicizia. Passò un po’ di tempo da quegli anni a quando grazie al mio hobby di arbitro e quindi alla condivisione della passione per la pallacanestro Gianmaria,

divenuto dirigente massimo della LIBERTAS mi chiamò per far parte della società nel ruolo di mia competenza: il commercialista.

Stiamo parlando degli anni 70 esattamente il 1970-71, il presidente era Maurizio Arcangeli, ma la società era Gianmaria Carasso.

Come era il rapporto con Gianmaria Carasso?

Il rapporto era di collaborazione a 360 gradi. Lui era quello che aveva la responsabilità nanziaria della gestione, la scelta dei giocatori, quella dell’allenatore, gli mancava solo di giocare ormai. Io ero un suo consigliere, lo aiutavo nella parte amministrativa e gli davo consigli. Avevo il ruolo di sostenere i costi delle sue scelte.

Il pregio di Gianmaria era quello di impegnarsi con dedizione e assoluta esclusività alla gestione della società. Inoltre aveva una capacità relazionale fuori dal comune.

Con l’esiguo bilancio che la società metteva a disposizione riusciva a creare grandi cose perché era bravo a cercare altre risorse dagli sponsor.

Quanto è importante il Flaminio per una città come RIMINI?

Noi eravamo costretti a giocare in una situazione precaria all’interno della Sala Mostre, quindi la spinta per la costruzione del Flaminio fu forte.

Il Flaminio consentì di avere in quell’epoca una disponibilità di spazi adeguata per l’elevata domanda del nostro pubblico. Anche a Flaminio costruito spesso si è dovuta superare la capienza uf ciale per accontentare tutti.

Oggi abbiamo la necessità di poter sviluppare ancora di più il Flaminio come casa del basket a Rimini, perché l’attività deve svolgersi a 360gradi in tutto l’arco della settimana come punto di riferimento della città, per questo abbiamo un progetto di miglioramento del Flaminio.

Non siamo soddisfatti della situazione attuale siamo indietro rispetto ad altre realtà che trainano il basket italiano e vogliamo miglio-

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rarci. Servirebbe accelerare. Il punto di svolta sarà il passaggio di proprietà fra provincia e comune di RIMINI questo renderebbe tutto più semplice. La gestione è del Comune ma la proprietà e della provincia e questa situazione impedisce ad ogni ente coinvolto di prendere il timone per portare avanti il lavoro.

Quale è stato l’anno più bello di questo percorso biancorosso?

Sicuramente la cavalcata della doppia promozione. Da lì è partito tutto. Le trasferte fatte in economia totale, i rientri a RIMINI con l’immancabile cena al Pic nic da Maurizio.

Un evento in particolare fu la partita di Vigevano con i 18 pullman al seguito e 1000 persone a tifarci.

Cosa significa per Giove questa nomina a Presidente onorario oggi che il basket riminese ha ritrovato la sua dimensione e categoria?

Intanto una grande soddisfazione dopo tanti anni di impegno. Dall’altro lato, immaginando questa carica come onori ca, una grande spinta a collaborare e mettere in pratica tutte le strategie per il miglioramento.

Qual è secondo te il segreto di questa società?

Il fattore determinante è l’aggregazione intorno a Paolo Maggioli di un gruppo di imprese e persone che amano questo sport. Il vero segreto è stato quello di unire persone amanti di questo sport che avessero disponibilità economica per sostenere il progetto.

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Cosa rappresenta per te il basket?

Il basket nelle mie ragioni di vita ha un ruolo importante.

Qual è il momento più bello vissuto in questi anni di RBR?

La promozione in A2 con le trasferte meravigliosamente sentite dal pubblico riminese a Faenza e Roseto. Emozioni grandi vissute con amici.

Differenza è tratti in comune fra Gianmaria e Paolo Carasso?

Il tratto comune fra Paolo e Gianmaria è la spiccata qualità nel valutare e capire le persone con cui si confron-

tano, una forte personalità. La differenza è che mentre Gianmaria non aveva cultura tecnica e quindi si avvaleva di Riccardo Cervellini, Paolo possiede entrambe le qualità sia manageriale che tecnica. Oggi potrebbe ancora allenare. Non esiste una gura professionale e manageriale che abbia le skills di Paolo.

Come vivi il Flaminio?

Il coinvolgimento del pubblico è più o meno lo stesso degli anni d’oro dove la vera novità è la presenza delle famiglie. Tanti genitori con i gli, ed è meraviglioso. È un modo di partecipazione che si è sviluppato e che farà bene.

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Via Dario Campana, 14 - Rimini - Tel. 331 1932310
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JAZZ JOHNSON

ESTRO E TALENTO: IL GO-TO-GUY DI RBR

Siamo ormai giunti al periodo natalizio, le persone si coprono molto dal freddo nella strada che porta a queste ultime partite al Flaminio e la prima parte di questa stagione è di fatto terminata. Bene, oggi mi piacerebbe portare indietro l’orologio ad un momento diverso, quando fuori c’erano quasi trenta gradi, eravamo nel mezzo dell’estate ed il campionato era lungi dal cominciare. In questo contesto, tutta la città si chiedeva chi sarebbero stati i primi giocatori americani ad indossare la canotta del Basket Rimini dopo undici lunghi anni.

Ricordo che in quegli ultimi giorni di luglio, dopo aver annunciato “the big man” Derek Ogbeide,

l’attesa era tutta per il “go-to-guy”, espressione che indica un punto di riferimento, un giocatore che avrebbe guidato la squadra grazie al suo talento, alla sua personalità. Quando quest’attesa terminò, Rimini cominciò a ballare sulle note di un genere musicale tipicamente americano: il jazz. Esattamente, oggi scopriamo insieme il nostro piccolo mago, Jazz Johnson.

Nato a Portland, Jazz comincia la carriera cestistica nel suo paese nativo, prima di essere corteggiato da Nevada University dove si esprime con un’eccellente pallacanestro. Il suo talento non è oggetto d’interesse solo negli USA, ma anche qui nel Belpaese: Jazz non ci pensa

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IL TEAM di Marco Rinaldi NICOLA DE LUIGI

due volte e tre anni fa atterra in quel di Pavia per diventare protagonista in Serie A1. Dopo la semifinale playoff di Serie A2 ottenuta la scorsa stagione in maglia Pistoia Jazz decide, per la nostra gioia, di abbracciare la causa biancorossa.

Questo è probabilmente uno dei migliori risultati raggiunti dal progetto RBR sin dalla sua nascita, perché dimostra che un giocatore talentuoso ed affermato come Jazz considera questa esperienza riminese un’occasione per continuare il suo miglioramento cestistico in maniera pro cua. Dall’altra parte, Jazz è un giocatore chiave per le ambizioni della squadra in questa stagione: mantenere la categoria e costruire uno status all’interno della Serie A2

Ultimo, ma non per importanza, Jazz rappresenta un argomento di grande interesse tra i tifosi ed in generale gli amanti del basket: grazie al suo estroso stile di gioco, e nonostante i suoi “pochi” 178 cm, è un giocatore a due dimensioni che può tirare da tre punti, anche dal palleg-

gio, ma anche attaccare il canestro senza paura di fronteggiare giocatori molto più alti.

“Ho scelto Rimini perché pensavo fosse un’ottima opportunità per la mia carriera e per essere parte di qualcosa che sta crescendo. –ecco come la pensa Jazz – In particolare sono sicuro che questa esperienza m’insegnerà molto: qui ho la possibilità di essere un leader.”

Noi italiani abbiamo sempre visto il basket americano come il sogno di ogni giocatore. Quali sono le impressioni “inverse” di un americano che viene qui per competere?

“Premetto che il mio sogno era quello di essere un giocatore professionista, sia che questo volesse dire competere oltre oceano oppure in Italia. Sto vivendo il mio sogno e mi sento estremamente grato di poter giocare a basket a questo livello.

Detto questo, io penso veramente che l’Italia abbia un alto livello di pallacanestro: in Serie A1 ci sono ovviamente tante grandi squadre come Virtus Bologna o Milano, questi sono club d’im-

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NICOLA DE LUIGI

portanza a livello mondiale e sono italiani. Inoltre, ci sono italiani che giocano in NBA: qui c’è una grande cultura di basket.

Parlando della Serie A2, ci sono ragazzi che hanno giocato in Serie A1 per tanti anni e poi giocano in A2 per diversi motivi: la cosa importante è che il loro livello è comunque da Serie A1, semplicemente stanno giocando in un campionato diverso.”

Considerando che la Serie A2 consente solo due americani, sentite una maggiore attenzione e responsabilità?

“Onestamente non penso molto a questo tipo di cose perché non sono una persona che vuole essere al centro dell’attenzione, anzi mi piace rimanere nelle retrovie ed essere semplicemente parte della squadra. In generale preferisco che in città si conoscano tutti i giocatori, non solo i due americani.

È chiaro che in A2 gli americani giocano un ruolo importante per il successo di una squadra: se guardiamo alle migliori squadre del campionato, infatti, troviamo ottimi giocatori americani che giocano spesso bene quando sono sul parquet.

La cosa che davvero mi piace della Serie A2, proprio perché consente solo due americani, è che la maggioranza dei giocatori italiani è davvero forte: ogni squadra deve concentrarsi sull’assicurarsi italiani forti perché sicuramente rimarranno in campo per diversi minuti.

Spesso in questo campionato trovo giocatori italiani molto talentuosi ed interessanti: magari in Serie A1, dove sono permessi sei giocatori stranieri, sono spesso giocatori il cui compito è difendere ed essere aggressivi, mentre in A2 vengono fuori tutte le loro potenzialità anche offensive.”

Il gruppo è fondamentale nella tua idea di pallacanestro. Cosa puoi dire del gruppo di compagni che hai trovato qui?

“Nonostante la classi ca non ci piaccia no in fondo, siamo una squadra più forte di quello che dicono i risultati. Il nostro gruppo è pieno di

talento, è solo una questione di rimanere uniti così da cominciare a vincere partite con costanza: penso che non siamo così lontani dall’ottenere successi contro le grandi squadre del nostro girone.

Parlando dei miei compagni fuori dal campo, posso dire che sono tutti assolutamente dei bravi ragazzi e questa penso sia la cosa più importante: nessuno butta giù il morale della squadra, tutti hanno un ottimo modo di approcciarsi mentalmente alla pallacanestro. Vogliamo migliorarci tutti i giorni.”

Come procede la tua vita fuori dal campo qui a Rimini?

“Amo questa città: mi piace durante l’estate passeggiare lungo la spiaggia, ma Rimini è in generale un bel posto anche per i tanti turisti che vengono qui. Da americano, posso dire che vedo tante culture qui, non ci sono solo cose italiane.

Ad esempio, si possono assaggiare diversi tipi di cibo o ascoltare tante lingue: questa è una città molto turistica, dunque le persone sono sempre molto amichevoli ed accoglienti, sono sempre pronte ad aiutarti in ogni situazione.”

Sin dal tuo arrivo tutti i tifosi hanno mostrato un grande amore nei tuoi confronti. Percepisci questo particolare attaccamento coi tifosi biancorossi?

“Io sento assolutamente questo amore dai tifosi riminesi, specialmente quando i bambini mi chiedono autogra , e sono davvero grato a tutti loro, ma allo stesso tempo vedo anche delle critiche legate ai nostri risultati, e capisco perfettamente questo atteggiamento dei tifosi.

Noi siamo dei professionisti che conoscono la pallacanestro, dobbiamo solamente darci di noi stessi e vincere molte altre partite. Quando Rimini ha vinto la Serie B sembrava che la città intera fosse parte di quel momento. Noi vogliamo tornare a quell’atmosfera, in cui riusciamo a vincere ed i tifosi hanno qualcosa di cui essere eri, se lo meritano.”

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OLTRE AL PARQUET di Eugenio Petrillo

MARCO BERNARDI

LA PREPARAZIONE ATLETICA DEI BIANCOROSSI PARTE DA LUI

Nello sport, nella pallacanestro soprattutto giocata in questo periodo storico, la preparazione atletica è veramente fondamentale. Tecnica e talento vanno di pari passi con la forma sica degli elementi che compongono una squadra. La migliore condizione atletica poi fa la differenza tra le vittorie e le scon tte.

Tra le la di Rinascita Basket Rimini abbiamo intervistato il nostro Marco Bernardi, giovane riminese doc e preparatore atletico della prima squadra biancorossa.

Come nasce il tuo percorso da preparatore atletico?

“Ho iniziato il mio percorso professionale al-

lenando i ragazzi del settore giovanile dei Crabs e nel frattempo facevo il preparatore alla Stella.

Successivamente sono stato assunto dai Crabs come preparatore della prima squadra in Serie B e li sono stato per due anni. Durante questo periodo ho concluso il percorso di preparatore sico nazionale. Poi con la chiusura dell’attività dei Crabs, mi si è aperta la strada di Rinascita Basket Rimini in C Gold. Quello è stato il primo anno in RBR”.

Cosa rappresenta RBR per te?

“RBR ormai fa parte di me e la vivo a 360°. Dal punto di vista lavorativo perché siamo tutto il giorno in palestra per far si che questo proget-

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to diventi sempre più grande e migliore. Ho infatti la sensazione di essere parte di una realtà importante e sempre più in crescita.

Ma RBR per me è uno stile di vita. È un qualcosa a cui penso dal mattino quando mi sveglio no a quando alla sera vado a dormire. La mia quotidianità è fatta anche di pensieri su cosa può essere meglio o peggio per un determinato giocatore. Quindi posso dire che RBR vive proprio con me”.

Come è cambiato il modo di intraprendere il tuo lavoro nel corso degli anni e soprattutto ora con il ritorno in A2?

“Dal mio punto di vista, molto è cambiato dall’anno scorso con l’arrivo di Mattia Ferrari. Abbiamo iniziato a lavorare con una metodologia di altissimo livello e anche in questa stagione stiamo continuando in questo modo per quanto riguarda impegno e quantità di lavoro. Diamo sempre il 100% e cerchiamo di dare il massimo ogni giorno. Quest’anno la cosa che mi sento di dire è che bisogna curare molto di più i dettagli e il margine d’errore si è ridotto ancora di più. Non ci si deve mai accontentare abbastanza, ma anzi tutto deve essere fatto al meglio possibile. Qualsiasi pezzo lasciato per strada potrebbe poi diventare una parte dif cile da colmare”.

L’atletismo quest’anno è di casa a RBR…

“Ognuno ha la propria caratteristica. Parlando di atletismo puro, il più esuberante è Simon Anumba. Ha una qualità muscolare, fatta di forza ed esplosività incredibile. Lo stesso di Derek Ogbeide.

Ma non vorrei tralasciare Jazz Johnson che ha una durezza invidiabile. È solidissimo, anche se non sembra per l’altezza. Ma di Jazz vorrei anche sottolineare la sua attitudine al lavoro e alla cura.

In ne possiamo citare anche Ursulo D’Almeida che ha una bella elevazione”.

I due giocatori americani hanno esigenze particolari?

“Assolutamente no. L’unica differenza è la lingua in cui parliamo. La nostra relazione è ottima e il modo di lavorare è esattamente lo stesso rispetto a tutti gli altri giocatori del roster”.

Per te da riminese che significato ha lavorare per la squadra di riferimento della tua città?

“Questo per me è motivo di orgoglio e carica. Anche durante le partite c’è quella adrenalina ed emerge quell’indole da tifoso che condivido con altre persone della staff come Diego Bartolini. Oltre a lavorare in quel momento li siamo due super tifosi.

È un vanto. È una cosa veramente importante per me. Per questo motivo ci tengo particolarmente a ringraziare, di nuovo, Paolo Carosso e Davide Turci per la ducia che ripongono nei miei confronti. Sento il loro supporto e ci danno sempre il massimo sostegno”.

Un desiderio da chiedere a Babbo Natale… “Vogliamo arrivare a Natale nella migliore condizione possibile di forma, di ritmo e di stato della squadra. Vogliamo chiudere al meglio il 2022 e vogliamo ripartire nel 2023 con il massimo della serenità, della grinta e della forza”.

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PERSONAGGI nella STORIA di Matteo Briolini

ALEX RIGHETTI

UN RIMINESE MEDAGLIA D’ARGENTO OLIMPICA

Avete mai sentito storie che vi arrivano con maggior vigore, non sapete perché, ma c’è qualcosa che le avvicina a quello che siete e magari anche a quello che vorreste essere?

Questo tipo di sensazione l’ho provata intervistando Alex Righetti, una di quelle persone che rappresenta al meglio il concetto, a volte eccessivamente bistrattato, del credere di poter realizzare i propri obiettivi.

Questo è il racconto di un sogno nato e germogliato a Rimini.

Alex come nasce il tuo rapporto con la pallacanestro?

“Nasce con un pizzico di casualità, vedendo mio cugino che aveva iniziato ad allenarsi a basket, ha stimolato il mio interesse, spingendomi a lasciare la squadra della parrocchia in cui giocavo a calcio.”

Hai iniziato subito nel Basket Rimini?

“Si nelle giovanili dell’allora Marr. C’erano due squadre, fatte sulla base del livello di gioco, io ero nelle la di quelli meno dotati e ci allenava Paolo Carasso, mentre degli altri si occupava il prof. Rinaldi.

Da li è partita la mia scalata, passata attraverso tutti i livelli del settore giovanile, dai cadetti no agli allenamenti con la prima squadra.”

Che emozione hai provato allenandoti le prime volte con i grandi?

“Avevo 16 anni ed era qualcosa di elettrizzante per me, il premio per tutti i pomeriggi estivi passati a tirare al “Flaminio” al buio.

Il palazzetto era come una seconda casa, ne conoscevo ogni angolo.

Questa mia conoscenza del luogo era di grande aiuto quando il custode mi abbassava i canestri per farmi andare a casa, perché spesso li alzavo da solo e continuavo ad allenarmi.”

C’era un giocatore della prima squadra in

particolare a cui ti sei ispirato?

“Non uno in particolare ma diversi, ricordo Ruggeri, Semprini, Ferroni, Angeli, Terenzi e Altini per citarne alcuni. Da loro cercavo di capire e apprendere come ci si comporta e si sta in campo da atleti più che le singole giocate tecniche.”

Dei tuoi anni da giocatore in maglia biancorossa quali sono i ricordi più belli?

“La stagione 96/97, culminata con la promozione in A1, con la vittorie in campi durissimi come Caserta e Montecatini e l’annata successiva, con i playoff nella massima serie e la Coppa Korac. Con i ragazzi dell’allora “Koncret” c’era grande af atamento, avevo grande rapporto con Scarone, Rusin, Romboli, Morri e gli americani. Eravamo una squadra che aveva quella sana componente di follia, come testimoniano i risultati, abbiamo vinto più gare in trasferta che in casa.”

In quegli anni in panchina c’era Piero Bucchi, com’era il tuo rapporto con lui?

“Ottimo, è sempre stata una gura importante la sua, quasi fosse un secondo padre.

Abbiamo condiviso gran parte del nostro percorso, sono molto affezionato a Piero.

Oltre a lui ho avuto altri allenatori di spessore tecnico e umano importante.

Carasso, Bernardi, Di Vincenzo, tutte persone che hanno fatto parte di alcune fasi della mia carriera, che hanno lasciato il segno.”

Dopo essere stato giocatore, ora alleni. Questo cambio di ruolo ti ha consentito di capire più nel profondo le dinamiche del rapporto tra atleta e coach?

“Io da giocatore ero uno che parlava poco e lavorava tanto, ho sempre apprezzato l’onestà degli allenatori. Io da quando mi sono accomodato in panchina cerco di essere chiaro e coerente

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con i ragazzi che alleno proponendo un basket che rispecchi le mie idee.”

Quali sono i tuoi principi cardine a livello tattico?

“Non amo l’eccessivo “corri e tira” che si vede oggi, poche letture e tanti giocatori che portano blocchi senza toccare mai la palla. C’è troppo 1 contro 1, io sono più per una pallacanestro vecchio stampo, anche se signi ca avere ritmi più bassi.”

Parlami della tua esperienza in Nazionale, che emozioni hai provato alla convocazione per i Giochi di Atene 2004?

“Ero felicissimo, sapevo di aver realizzato un sogno, ma a quel punto ero già nelle rotazioni azzurre da qualche anno.”

Da quando di preciso?

“Dal 2001, quando Tanjevic mi chiamò per gli Europei. Da lì in avanti ho iniziato un percorso che mi ha portato alla tournée estiva del 2002 e all’Europeo svedese del 2003. Mi riposavo poco in quegli anni ma l’adrenalina era tanta.”

Il tuo più bel ricordo in azzurro?

“Sarebbe scontato dire l’argento olimpico del 2004 e invece ti dico la nale 3°/4° posto della rassegna europea dell’anno precedente.

In quella partita ho fatto panchina per 30’ nché Recalcati non mi ha chiamato in campo.

Il rischio di non avere l’impatto sperato c’è sempre in quei casi, ma io me la sono cavata

bene, segnando canestri importanti e facendo la mia parte nella vittoria sulla Francia che ci ha dato il pass per l’Olimpiade e la medaglia di bronzo.

Cosa hai provato quando sei tornato a casa con una medaglia d’argento olimpica al collo?

“Mi sono reso conto di cosa avevo fatto, la mia famiglia e i miei amici di sempre mi hanno organizzato una festa a sorpresa, qualcosa che non potrò mai dimenticare. Sono stato anche ricevuto in Comune, è stato un piacere ed un onore. In quell’occasione ho incontrato Paolo Carasso e Claudio Papini, che si sono complimentati con me. Papini mi ha ringraziato personalmente per quello che avevo fatto, in quel momento mi sono reso conto che rappresentavo per entrambi il risultato positivo dei loro sforzi e della loro passione per questo gioco.”

Cosa pensi del progetto RBR?

“Da riminese ne sono orgoglioso, è stata fatta divampare una scintilla che non si era spenta, ma era rimasta quiescente troppo a lungo.

Paolo e tutte le persone che hanno realizzato il progetto hanno ricucito i rapporti con gli ambienti cestistici della provincia, creando un qualcosa che in Italia raramente si vede, soprattutto per la sua solidità.”

Questo è Alex Righetti, uno di quelli che può dire di avere davvero realizzato il suo sogno.

Quello che ha raccontato non può che ispirare chiunque abbia qualcosa per cui lottare.

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COME SI DICE

HOW DO YOU SAY...?

SANTA KLAUS IS COMING TO… FLAMINIO

Per la rubrica “How do you say?”, in questa uscita mi sono voluta concentrare sul periodo “molto natalizio” in cui siamo e ho pensato di fare qualche domanda a tema a Jazz e Derek.

Vediamo cosa ci hanno svelato sul Natale.

Le loro risposte mi hanno incuriosita, devo ammettere che mi sono soffermata a rileggerle. Un modo per scoprire un lato diverso dei nostri campioni, fuori dal campo.

Vi lascio le loro risposte in inglese, semplicemente perché sono queste le loro parole… autenticità!

- Jazz, quale regalo chiederesti a Babbo Natale?

Jazz: My rst present is to see my family for Christmas. It has been about 6-7 years since I have seen my family to spend time with them for Christmas. We all know that the holidays are the best time to spend with your family, so my one wish to Santa is to be reunited with them and share more memories and smiles together.

- Derek, qual è il primo regalo che hai chiesto a Babbo Natale?

Derek: I believe the rst present that I asked to Santa was a Nintendo Game Boy.

I really wanted it and I was really disappointed when it did’t come.

- Quale film ti piace vedere durante le vacanze di Natale?

Jazz: My favorite Christmas lms are the old claymation movies. My favorites are “Jack Frost” from 1979, “A Miser Brothers’ Christmas” from 2008 and “Rudolph the Red-nosed reindeer” from 1964. I’m a big fan of the classics and I have great memories watching these movies with my family as a child.

Derek: One of the lms that I like to see during the holidays is “The polar express”, a very inter-

esting lm. I saw it as a child.

Anche a voi piace vedere uno di questi lm? Io non mi perdo mai “Una poltrona per due” e “Mamma ho perso l’aereo”!

Andiamo avanti perché la prossima risposta è rivolta a voi biancorossi… dal cuore dei nostri Jazz e Derek, per augurarvi il meglio in queste feste.

- Puoi fare gli auguri di Buon Natale e Buon Anno Nuovo ai tifosi?

Jazz: I want to wish all the Rimini fans and their families a Merry Christmas and a Happy New Year. Enjoy every moment you have with your family. If you take everything else away in life, all we have is our family and our love for each other so cherish every moment together! FORZA RIMINI!

Derek: I wanna wish the fans of Rimini a very merry Christmas and a very happy New Year. All the best wishes for the New Year to come. God bless.

(Vi vedo che state sorridendo commossi…)

- Quali piatti ti piace mangiare a Natale? Per esempio in Romagna mangiamo i cappelletti in brodo. Hai hai mai assaggiati?

Jazz: For Christmas I will eat anything my mom prepares. She makes a family famous “noodle salad” that is my favorite.

I’ve never tried cappelletti in brodo but I am a big fan of typical Italian foods so I would love to try it whenever I get the chance!

Derek: For me during Christmas my favorite foods are usually sweets and candys. So I like cake a lot, candy canes and hot chocolate.

I’ve never are Cappelletti in brodo before but I denitely would like to try it. It sounds very, very good!

Insomma… non vedono l’ora di assaggiare i cappelletti in brodo! Glieli facciamo assaggiare? ;)

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FRANCESCO E FEDERICO GULLETTA

DI PADRE IN FIGLIO, LA PASSIONE PER IL BASKET RIMINI

Di padre in glio. Francesco e Federico Gulletta sono l’esempio perfetto per rappresentare questa frase. Francesco, il papà, è riuscito a tramandare tutta la passione verso la pallacanestro al glio Federico e insieme formano una coppia di tifosi della RivieraBanca Basket Rimini tra le più calde del panorama biancorosso. Oggi, attraverso l’intervista, cerchiamo di fare una gita all’interno delle loro emozioni, i loro sentimenti e i loro desideri per la società riminese quindi allacciamo le cinture e partiamo per questo viaggio.

Se doveste scegliere la vostra caratteristica preferita della pallacanestro, quale sarebbe? Perché amate così tanto questo sport?

Federico: “Amo il basket perché è uno sport di squadra, si condividono parecchi momenti e tante emozioni con i compagni, è una caratteristica bellissima. Inoltre, è un gioco dinamico, ci sono molti passaggi, tanti tiri; è veramente divertente praticarlo e guardarlo.”

Francesco: “Premettendo che il basket è un gioco spettacolare in tutti i suoi aspetti, se dovessi scegliere solo una caratteristica di esso, sceglierei senza dubbio l’atmosfera che crea all’interno di tutte le partite e di tutti i palazzetti, ogni volta è un’emozione particolare e fantastica. La pallacanestro è speciale perché ti fa vivere delle sensazioni diverse da tutti gli altri sport.”

Conosciamo bene la vostra passione per i colori del Basket Rimini, seguite la squadra anche in trasferta. Ci riuscireste a spiegare la sensazione che provate nel rappresentare la vostra città fuori dalle mura amiche?

Federico: “Quando andiamo al Flaminio o in trasferta, il nostro scopo è sempre uno: vogliamo accompagnare la squadra e sostenerla, come se fossimo parte di essa.”

Francesco: “Come ha detto Fede, noi vogliamo far sentire alla squadra tutto l’amore che proviamo per il Basket Rimini. L’obiettivo è ri-

36 | RBR Magazine 11 | Dicembre 2022 LA GENTE DEL FLAMINIO
di Matteo Parma

manere sempre al loro anco, nei momenti di dif coltà e nei momenti migliori.”

Fede, abbiamo visto dallo spot IBR che sei diventato un giocatore della famiglia biancorossa. Hai un giocatore che ti piacerebbe emulare sul campo del Flaminio?

Federico: “Ho due idoli nella squadra: il primo è sicuramente Tassinari, ho avuto anche il piacere di conoscerlo. Gli abbiamo inviato un mio video mentre giocavo a basket su Instagram e lui non solo ci ha risposto, ma ci ha anche invitato a giocare insieme al campetto, è un grande giocatore e una gran persona! Il secondo è Jazz, mi fa impazzire come si muove, come tira e come passa la palla; è veramente fenomenale.”

Siamo nel periodo natalizio ormai, vi piacerebbe assistere ad una partita al Flaminio il 25 dicembre come accade negli USA? Lo proporreste alla lega?

Federico: “Bisognerebbe giocare tutti gli anni a Natale! Sarebbe stupendo condividere le emozioni con la propria famiglia e i propri amici.”

Francesco: “Il Flaminio sarebbe strapieno, sarebbe una sensazione assolutamente unica. È da proporre subito alla lega!”

Chiudiamo con la domanda più natalizia di tutte: se doveste scrivere una letterina al Babbo Natale del basket, cosa chiedereste?

Federico: “Io chiederei di conoscere tutti i giocatori dell’RBR, vorrei vivere come se facessi parte della squadra: mi piacerebbe cenare insieme, avere un bel rapporto e giocare con loro. Per me sarebbe il massimo!”

Francesco: “Io a Babbo Natale chiederei di esaudire un mio desiderio per questa stagione: voglio vedere il Basket Rimini ai playoff di A2. Speriamo che questo sogno si possa realizzare.”

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CONOSCIAMOCI di Alberto Foschi

ANDREA SANCISI

IL CONSULENTE FINANZIARE SOCIO DELLA FAMIGLIA RBR

Oggi siamo qui a presentare ai tifosi biancorossi Andrea Sancisi, consulente nanziario e socio della grande famiglia RivieraBanca Basket Rimini.

Salve Andrea. Di cosa si occupa e perché ha scelto di abbracciare questo progetto?

“Come consulentenanziario seguo i privati per quanto riguarda il risparmio e il patrimonio. In ogni circostanza è importante capire le esigenze del cliente, sapendo progettare e proporre programmi e piani personalizzati: ognuno ha le proprie esigenze che dipendono da introiti, esigenze familiari, obiettivi presenti e futuri. Lavoro privatamente, ho partita IVA e lavoro su mandato per Intesa Sanpaolo Invest, che è la prima rete private banking in Italia e seconda nel mondo. Dietro la mia persona c’è dunque una struttura molto solida: in ogni caso ho scelto di entrare come socio individualmente. Tale decisione è avvenuta perché reputo il progetto di Rbr molto stabile e interessante e con un grande avvenire davanti a sé. In tempi dif cili, che hanno messo alla prova il mondo intero, è fondamentale, da un punto di vista sportivo, guardare a lungo raggio e sapere puntare su prospetti giovani e locali per costruire fondamenta signi cative per i prossimi anni”.

Che obiettivi ha per il futuro lavorativo e cosa pensa del futuro di RivieraBanca Basket Rimini?

“Spero di diventare sempre di più un punto di riferimento per quanto riguarda la gestione del risparmio. C’è tanto lavoro da fare e ogni giorno provo a portare avanti la mia attività con entusiasmo e voglia di fare. Dal punto di vista sportivo, come socio di Rbr penso che sia fondamentale continuare a puntare sui giovani e sulle società af liate che crescono nuovi talenti: in questo modo, da qui a qualche anno, potremo generare una fucina importante di talenti che

andranno ad alimentare il buon livello della prima squadra”.

Che rapporto aveva e ha con lo sport? Continua a praticarlo?

“Da ragazzo ho giocato a lungo a calcio, poi ho avuto alcuni infortuni che mi hanno portato a passare alla palestra. Ritengo lo sport un palestra di vita molto importante da coltivare per ognuno di noi. Ho sempre seguito la pallacanestro, che a Rimini gode di un’incredibile tradizione: di questo sport, oltre che la bellezza dei gesti atletici e tecnici, amo molto il clima che si crea intorno. La partita di basket è concepita come un evento in grado di portare al palazzetto tante famiglie e numerosi bambini: oltre al match ci sono iniziative prima del schio d’inizio e altre all’intervallo, che non rappresentano un semplice riempitivo, ma una parte dello spettacolo”.

A livello locale cosa pensa delle società sportive riminesi?

“A Rimini siamo fortunati perché possiamo contare su tifoserie molto importanti nel basket, nel calcio, nel baseball, tutti sport di alto livello. Il Flaminio è sicuramente la casa di ogni riminese: ognuno di noi collega al Palazzetto dello sport un qualche ricordo della propria infanzia. Speriamo che il libro dei ricordi ne produca di meravigliosi anche in questa stagione e nelle prossime. Mi auguro che lo stesso possano fare anche gli altri sport menzionati in precedenza”.

Torniamo all’importanza dei giovani e al nome stesso della nostra società, Rinascita…

“Il nome Rinascita dice già tutto riguardo l’intento della società: l’obiettivo di Maggioli, Carasso, Turci e di tutti gli altri dirigenti e soci è quello di riportare la pallacanestro riminese ad altissimi livelli. La squadra intrapresa è quella giusta: è necessario muoversi sempre con prudenza, ma anche con consapevolezza dei propri mezzi. Sono sicuro che passo dopo passo ci to-

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glieremo importanti soddisfazioni.”

La pallacanestro è un sport di squadra, ma se dovesse fare un nome in particolare di un giocatore Rbr al quale è particolarmente affezionato?

“Sicuramente Francesco Bedetti. Penso che “Bedo” incarni perfettamente lo spirito di Rbr: lotta su ogni pallone, è sempre pronto a sputare sangue per la squadra, mette sempre se stesso al servizio del collettivo, anche quando sicamente non è al top, dando il 200%. Nei momenti caldi della partita servirebbero cinque Bedetti per quanto riguarda l’intensità!”

Si aspettava le difficoltà di inizio campionato? Cosa pensa dei nostri avversari?

“Partiamo col dire che l’obiettivo di quest’anno è ben chiaro ed è il mantenimento della categoria, non di certo il salto in A1. Ogni neopromossa, in qualsiasi campionato, incontra delle dif coltà perché sono necessarie alcune partite per assestarsi al nuovo livello previsto. La squadra è in buona parte nuova e serve un tempo siologico per fare in modo che tutti gli ingranaggi vadano al loro posto. Detto questo, abbiamo un grande allenatore e sono convinto che le scon tte delle prime partite, in molti casi contro avversarie fortissime, saranno di insegnamento per il prosieguo del campionato. Da questo punto di vista, la spinta dei tifosi e del Flaminio sarà determinante. I ragazzi, quando

sentono il pubblico in ammarsi, si accendono e riescono ad andare oltre i propri limiti, giocando una grande pallacanestro.”

E per il futuro?

“Per il futuro chissà. Speriamo di fare un grande girone di ritorno e poi, anno dopo anno, arrivare a competere ai vertici di A2 per lottare con le primissime. Siamo già in un campionato di livello altissimo e alzare l’asticella è sempre più dif cile. La società però è solida, è in ottime mani e per questo i tifosi devono dormire sonni tranquilli: ci sarà da soffrire, com’è normale che sia, ma vedo un futuro radioso davanti a noi”.

Che cosa chiede a Babbo Natale?

“Chiedo che, dopo anni molto dif cili in cui siamo stati costretti a restare lontani, ci possa essere di nuovo vicinanza. E non intendo soltanto da un punto di vista sico. Certo, l’augurio è che quest’anno ci possano essere grandi tavolate di amici e parenti, ma al tempo stesso spero che tra le persone ci possano essere sempre comprensione, rispetto, stima, voglia di ascoltarsi. Da un punto di vista sportivo, come detto, mi auguro che il 2023 porti con sé in primo luogo la salvezza e, perché no, anche qualcosa di più, per gettare poi basi importanti in vista delle prossime stagioni. La volontà è quella di essere sempre più protagonisti: quest’anno no, ma non ci deve fare paura nominare la A1…”

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LE SOCIETÀ di Eugenio Petrillo

INSEGNARE BASKET RIMINI

MODELLO DI RIFERIMENTO DEL BASKET GIOVANILE LOCALE

Tra le società af liate a RBR, Insegnare Basket Rimini è una di quelle con il bacino più numeroso a livello giovanile.

Una realtà storica e ben radicata sul territorio riminese legata indissolubilmente al nome di Claudio Papini. Per conoscere meglio questa realtà, siamo andati ad intervistare Massimiliano Intorcia, responsabile di IBR.

Quali sono i principi di Insegnare Basket Rimini?

“IBR nasce, come dice la parola, per insegnare la pallacanestro. L’obiettivo principale è quello di far avere a tutti i ragazzi l’opportunità di far sviluppare le proprie capacità attraverso il miglioramento personale unito i principi di lealtà sportiva, socializzazione e di rispetto delle regole”.

Quali passi una società come IBR deve fare per ottenere i risultati rispetto anche a questi principi?

“Innanzitutto bisogna avere uno staff altamente quali cato. I nostri istruttori sono o diplomati ISEF o hanno una grande esperienza di tecnica o corsi federali. Poi bisogna affrontare questa avventura con professionalità unita ad entusiasmo, passione per la pallacanestro e tanta voglia di ve-

der crescere i ragazzi. Il nostro ultimo esempio è quello di Alessandro Scarponi che ha cominciato a giocare con noi, ha fatto tutte le giovanili crescendo gradualmente e ora è arrivato in A2. Ma come lui, ce ne sono tanti altri che hanno raggiunto le serie superiori”.

Su cosa si basano gli allenamenti? Quali sono i principi tecnici?

“Su tutti, l’insegnamento dei fondamentali. Questa è una scuola di basket che viene dal nostro maestro, Claudio Papini, un vero perfezionista dei fondamentali. Attraverso la conoscenza prima dal punto di vista tecnico e analitico, poi inseriti nelle varie situazioni di gioco. Questo è un discorso che va preso a lungo termine. Cioè inizialmente è un gioco, si comincia a lavorare coi bambini del minibasket programmando tutto attraverso il divertimento e la scoperta. Poi man mano che questi crescono alla passione va afancata l’istruzione tecnica”.

Negli ultimi due anni la famiglia si allargata anche dal punto di vista comunicativo e di marketing. Questo quanto è importante per una società sportiva giovanile e che cosa ha cambiato?

“Questo aspetto ultimamente nell’analisi di

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RBR Magazine 11 | Dicembre 2022 | Nassiriya, 20 P merciale Le Befane Per vivere un’esperienza oltre la spesa. a Caduti di Nassiri Presso Centro Comme ELETTRONICA PIANTE E FIORI OTTICO PARAFARMACIA STAZIONE DOLCEZZA CANTINA BOUTIQUE DEL CAFFÉ INSALATERIA PASTICCERIA GASTRONOMIA PESCHERIA MACELLERIA

quello che può far evolvere una società è veramente fondamentale. Con l’avvento dei social, degli eventi che si possono organizzare attorno alla società sportiva facendola diventare appuntamenti per le famiglie è molto importante. Noi ci siamo accorti che la nostra comunità di addetti ai lavori era preparata e coinvolta ma delimitata attorno ai ragazzi che frequentano i corsi. Con il discorso della comunicazione attraverso i social siamo riusciti a coinvolgere persone che non sono direttamente partecipanti, ma che ci conoscono e attraverso magari il passaparola ci possono fare da pubblicità. Fra le attività che facciamo con i ragazzi ce ne sono tante utili per fare gruppo e sentirsi parte di una grande famiglia. Un esempio è il calendario che daremo per Natale con le foto di tutte le squadre di IBR e l’album delle gurine con i roster, gli istruttore e anche la prima squadra di RBR”.

Quale è la risposta delle famiglie rispetto al progetto?

“Le riunione fatte ad inizio anno e le pubblicità sui social hanno trovato un coinvolgimento molto importante. La famiglia non è più un cliente che usufruisce di un servizio, ma diventa un vero e proprio mattoncino per la costruzione della società stessa. Perché sono coinvolti, perché partecipano, perché si sentono di costruire assieme alla società un ambiente sano per la crescita e l’educazione dei propri gli che si divertono e magari la domenica vanno a vedere la partita della Serie A”.

A livello numerico che risultati stanno riscontrando?

“C’è stata un’enorme crescita degli iscritti e un enorme interesse nei confronti della nostra famiglia. Ma non solo dal punto di vista dei partecipanti, ma anche di diverse aziende che si sono

avvicinate alla nostra realtà per poter dare una mano. È chiaro che siamo reduci dal periodo del Covid e quindi il post ha dato una spinta perchè c’era tanta volontà di tornare a vivere le realtà sociali e sportive. Però è altrettanto vero che la qualità della nostra offerta è aumenta e questo ci fa preferire ad altri sport”.

In tutto questo rientra anche il Memorial Papini che da tanti anni prosegue la sua attività.

“Siamo alla quindicesima edizione. Abbiamo avuto come tutti l’obbligo di fermarci con il Covid, però la risposta che stiamo avendo dagli inviti che abbiamo mandato è veramente alta. Normalmente le società confermavano verso febbraio/ marzo, quest’anno già a dicembre abbiamo avuto conferme - persino da società estere - già da dicembre. Quindi un altro esempio di evento che è un veicolo per dare l’opportunità di far conoscere la pallacanestro giovanile è ampli cato. L’anno scorso abbiamo avuto 120 squadre, quest’anno credo che andremo verso una crescita”.

Nel rapporto con RBR quanto è importante il lavoro che fa IBR

“Ci inorgoglisce avere tanti giocatori che mandano i propri gli a giocare ad IBR. Siamo il serbatoio, assieme alle altre società del progetto RBR, della prima squadra. Siamo quelli più numerosi e più presenti sul territorio. Ma è un obiettivo che diamo ai nostri ragazzi per mostrargli la strada da percorrere per poter giocare nella squadra della propria città.

Abbiamo il glio di Ruggeri, di Angelini, di Mauro Morri, di Benzi, Panzeri e di Saponi. Ma ce ne sono tantissimi. Non mi fermerei soltanto al discorso dei ragazzi gli di ex atleti che hanno giocato a certi livelli. Ma ci sono anche gli di giocatori che fecero a loro tempo il settore giovanile del Basket Rimini”.

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LA FIGURA DEL VOLONTARIO

LE RISORSE UMANE “NON RETRIBUITE”

SECONDO IL DECRETO CORRETTIVO 5 OTTOBRE 2022 N.163, IN PARZIALE RIFORMA DEL D.LGS 36/2019 … ….

Salvo probabili differimenti, la riforma del lavoro sportivo dilettantistico, entrerà in vigore a partire dal prossimo 1°gennaio. Tra le varie forme di inquadramento, per coloro che presteranno l’opera nel mondo delle attività sportive, il D.Lgs 163, ha espunto la gura dell’amatore, sostituendola integralmente con la gura del “volontario”, così come disciplinato dal novellato articolo 29.

Sono da ritenersi volontari, coloro i quali dispongono del proprio tempo e le proprie capacità per promuovere lo sport, in modo personale, volontario e gratuito, privo di alcun ne di lucro, anche indiretto, ma esclusivamente con nalità ludico amatoriali.

Alcuna retribuzione può essere loro riconosciuta. Potranno essere ammessi unicamente rimborsi per le spese documentate relative al vitto, all’alloggio, al viaggio e al trasporto, sostenute in occasione di funzioni svolte fuori

dal territorio comunale di residenza del percipiente.

Al ne di evitare qualsiasi presunzione di onerosità della prestazione lavorativa, con possibili ricadute su eventuali pretese economiche, diverrà opportuno sottoscrivere una lettera di incarico.

Detto documento dovrà contenere sia le motivazioni dell’impegno gratuito, sia il luogo di residenza del volontario che quello di svolgimento della prestazione.

Ciò legittimerà il riconoscimento del rimborso delle spese vive e di trasferta, quali indennità chilometriche parametrate ai costi della autovettura utilizzata, sulla base delle tabelle previste dall’Aci e pubblicate a tale ne.

Ma occorre essere particolarmente prudenti! Gli enti dilettantistici che si avvalgono della gura del volontario, saranno soggetti all’obbligo di assicurazione per la responsabilità civile verso i terzi.

La copertura è disciplinata dall’articolo 18,

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A SUPPORTO DI RBR

comma 2, del codice del terzo settore. Non appare, al momento così chiaro, per quanto auspicabile, che la copertura per la responsabilità civile debba ricomprendersi tra le garanzie assicurative collegate con l’eventuale tesseramento ad una FSN/DSA/EPS, (articolo 51 L. 289/2002). Pare evidente, che in caso di omissione, particolari responsabilità ricadranno sugli amministratori.

Il volontario, non necessariamente dovràgurare nel libro degli associati. Non vi è alcun obbligo, per le associazioni sportive, non iscritte al Runts, di adozione del registro dei volontari vidimato.

È consigliabile però, la sua tenuta, senza procedere ad alcun ulteriore adempimento, contrariamente richiesta per gli enti del terzo settore. I volontari, dipendenti pubblici, saranno onerati di dare comunicazione alla amministrazione di appartenenza.

Sarà possibile riconoscere, anche ai volon-

tari, qualora “tesserati in qualità di atleti e tecnici”, i premi per i risultati ottenuti nelle competizioni sportive previsti dal comma 6 quater del novellato art. 36 (D.Lgs 36), trattandosi di erogazione legata nell’ambito di un risultato raggiunto.

Da ultimo, in occasione di raduni o partecipazioni ad attività di squadre nazionali, si applicherà, la disciplina di cui all’art. 30 D.P.R. 600/1973, che prevede una ritenuta a titolo di imposta del 20% a rivalsa facoltativa.

L’importo, ovviamente, essendo tassato alla fonte non si cumula con gli altri redditi del percettore. Pare evidente, che le prestazioni sportive di volontariato sono incompatibili con qualsiasi forma di lavoro subordinato o autonomo e con ogni altro rapporto di lavoro retribuito con l’ente di cui il volontario è socio o associato o tramite il quale svolge la propria attività sportiva.

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ANDREA BARBIERI

GIOVANE IMPRENDITORE CON IL BASKET RIMINI NEL CUORE

Fra i nuovi soci di questa stagione c’è un giovane imprenditore del settore edile, appassionato dei colori biancorossi è sempre presente al Flaminio lui è Andrea Barbieri della Barbieri Componenti per l’edilizia.

Chi è Andrea Barbieri?

Andrea barbieri è un ragazzo di 38 anni nato e cresciuto a Rimini, padre di due gemelle di tre anni e mezzo e compagno di Veronica anche lei riminese. Sono geometra, ho svolto praticantato presso lo Studio Perazzini per poi iniziare a seguire la parte tecnica di un amico immobiliarista dove mi occupavo della realizzazione dei cantieri visto che costruiva palazzine residenziali. Per dieci anni, poi, mi sono af ancato a mio padre che da sempre è un artigiano del settore del ferro, occupandomi della parte commerciale dell’azienda mentre lui si occupa della produzione. Oltre al ferro nel tempo, abbiamo inserito anche la parte di PVC e degli in ssi in alluminio.

La parte riguardante il ferro la produciamo direttamente noi in of cina, quella del PVC e degli in ssi in alluminio la commercializziamo e l’andiamo a posare grazie ad artigiani che collaborano con noi per dare il prodotto nito al cliente.

Perché scegliere la vostra azienda?

Perché pensiamo di poter essere persone serie, persone af dabili, persone che possono consigliare nel giusto modo il cliente, avendo un’esperienza di oltre 15/16 anni per quanto riguarda me e di 50 anni per quanto riguarda mio padre. mio babbo parliamo di esperienze di cinquant’anni. Puntiamo a fare il lavoro sempre a regola d’arte.

Come nasce il tuo legame con lo sport?

Nasce da bambino. Ho iniziato a seguire il basket con il Basket Rimini di Larry Middleton, perché sono da sempre legato alla Famiglia Sberlati, a Gianluca, glio di Corrado, scomparso prematuramente a Elisa ed Enrico gli

di Eugenio (fratello di Corrado). Ricordo con piacere le trasferte fatte con Gianluca a sostegno del Basket Rimini. Seguivo la squadra e mi sono appassionato subito a questo magni co sport.

Ho perso l’entusiasmo negli anni della vecchia gestione, tanto è che smisi di andare al Flaminio seguendo la squadra solo tramite i giornali.

Oggi la società è solida da tutti i punti di vista, grazie a Paolo Carasso, Davide Turci al CDA e all’entusiasmo della città di Rimini ed è davvero rinata. È sempre stato un mio pallino quello di contribuire a questo progetto e grazie al fatto che con diversi imprenditori ci si conosce anche per aver collaborato a livello lavorativo ho colto l’occasione è realizzato questo sogno dando il mio contributo alla causa Basket Rimini.

I ricordi più belli legati al Basket Rimini?

Gli 87 punti di Carlton Myers e gli anni della Pepsi in Coppa Korac. Ma anche in questi anni è davvero meraviglioso venire al Flaminio.

Grazie Andrea per il sostegno a questo progetto.

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A
SUPPORTO DI RBR

FORTECH S.R.L.

AMBIZIONE, APPARTENENZA AL TERRITORIO E SGUARDO AL FUTURO

RBR, sin dalla sua nascita, ha sempre avuto tra i suoi ideali di riferimento quello di identicazione nel territorio. Questo valore si sposa perfettamente con quelli di Fortech S.R.L, azienda giovane e dinamica che si occupa, tra le diverse cose, di creazione di apparecchiature per le stazioni di servizio: celebri le colonnine del self service con la voce automatica in dialetto. Per farci spiegare meglio come funziona e come lavora Fortech, entrata nel mondo RBR negli ultimi mesi, abbiamo intervistato Giovanni Santomasi, Responsabile Comunicazione dell’azienda riminese.

Cominciamo con la presentazione della tua azienda.

“Fortech opera nel settore della mobilità su tutto il territorio nazionale. Possiamo de nirci come una realtà “giovane”, sia per l’età media dei dipendenti, che per la data di fondazione, il 2006. Grazie a una forte vocazione all’innovazione Fortech è cresciuta in poco tempo, passando dai 10 dipendenti dell’inizio ai 150 attuali.

L’azienda ha iniziato prima fornendo servizi di manutenzione sulle stazioni di servizio, poi con strumenti di data collection, in modo da consentire alle compagnie petrolifere, alle proprietà e ai gestori di avere il controllo dei propri impianti di rifornimento.

Nel corso degli anni l’azienda si è evoluta, ha iniziato a produrre una serie di attrezzature per l’automazione, come sistemi per gli autolavaggi, sistemi gestionali per le stazioni di servizio e colonnine self service, quest’ultime considerate oggi il ore all’occhiello dei self service nel mondo delle stazioni di servizio in Italia (note anche per la funzione di guida vocale nei diversi dialetti nazionali).

Fortech oggi offre molteplici strumenti e

servizi come la fatturazione elettronica (l’app Fattura1click è l’applicazione di settore n°1 in Italia), la gestione dei corrispettivi, la gestione delle ricariche elettriche, molteplici strumenti di pagamento come carte prepagate, applicazioni mobile, accessori per il mondo dei lavaggi.

Insomma, dopo solo 16 anni dalla sua fondazione, oggi Fortech è considerata l’azienda di riferimento del settore e tra le aziende tecnologiche più innovative e importanti nel campo della mobilità, su tutto il territorio nazionale.

L’azienda sta anche lavorando sull’internazionalizzazione, per questo ha avviato diversi progetti al di fuori dei con ni nazionali, in Spagna, Germania, Svizzera e Marocco.

Perchè vi chiamate Fortech?

Gli attuali soci dell’azienda, prima di fondare la Fortech, erano 4 tecnici in un’azienda di settore, una multinazionale, nostra attuale competitor, che, nei suoi programmi, aveva deciso di chiudere la sede di Riccione e trasferire il personale in una sede in Lombardia. Questo fatto diede loro lo stimolo per aprire una loro azienda. Fu così che Piersergio Avagliano, Massimo Banci, Jonny Tosi e Marco Vasini, fondarono la Fortech. Il nome deriva quindi dal fatto che i suoi fondatori sono stati quattro tecnici, “four technicians”.

Qual è la mission di Fortech?

Siamo in un momento di cambiamento del mercato delle stazioni di servizio in cui sta diventando sempre meno sostenibile fare business esclusivamente vendendo carburante. Dunque le stazioni di servizio hanno la necessità di mutare, di evolversi, di aumentare l’offerta per i propri clienti e Fortech sta diventando sempre più uno dei punti di riferimento di questa metamorfosi.

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A SUPPORTO DI RBR

Da questo presupposto nasce il nostro obiettivo di accompagnare questo processo di trasformazione della stazione di servizio in stazione di servizi.

In una stazione di servizi, grazie ai nostri strumenti, oggi è possibile non solo fare rifornimento (pagando con banconote, carte, applicazioni dedicate o multi vendor come Satispay), ma è anche possibile pagare dei bollettini postali in self service, acquistare un lavaggio o rimanere informati con le news direttamente da un terminale, acquistare una ricarica elettrica e fare la spesa nei market durante i tempi di attesa.

Dunque siamo diventati un vero e proprio punto di riferimento tecnologico per la mobilità.

Se volessimo de nire con uno slogan la nostra mission sarebbe sicuramente “Technology for the new mobility”.

Com’è organizzata l’azienda?

Fortech è un’azienda con un importante vocazione informatica e di servizio, per questo conta circa 30 sviluppatori, 60 operatori help desk che fanno assistenza da remoto, a cui si aggiungono il reparto amministrativo, quello

commerciale, il marketing, la produzione, la logistica e i team dedicati alla formazione e al welfare.

Anche il reparto di design sta crescendo sempre più: siamo un’azienda in cui si lavora molto per migliorare la user experience degli utenti, cioè la facilità e la soddisfazione con cui una persona utilizza un sistema interattivo.

Si fa molta analisi e ricerca af nché l’utente che utilizza i nostri sistemi per acquistare un rifornimento o per richiedere una fattura elettronica possa farlo in modo semplice e immediato, perché questi strumenti debbano diventare sempre più accessibili a tutti.

Dicono che siete molto attenti al benessere dei vostri dipendenti.

Un dipendente sereno porta innumerevoli bene ci all’intera comunità aziendale, per tale motivo in Fortech si tiene tantissimo al welfare aziendale. Negli anni l’azienda ha promosso diversi team sportivi come quello di calcio, di beach volley, di trekking, in estate viene organizzato il “Fortech Tour”, una serie di tappe dedicate agli appassionati di ciclismo, tutti con

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divise brandizzate Fortech. Inoltre l’azienda organizza diversi eventi aziendali, spesso aperti anche a familiari e partner dei dipendenti. Insomma chi lavora da noi deve sapere che l’azienda pone particolare attenzione al benessere delle persone.

Come nasce la vostra partnership con R.B.R.?

Essendo Fortech un BtoB che opera sul territorio nazionale, in termini di ritorno pubblicitario, non ha mai avuto molto senso sponsorizzare situazioni circoscritte all’area di Rimini.

L’azienda però è cresciuta, a partire dal proprio numero di dipendenti, e anche a livello locale ci sono sempre più riminesi che lavorano da noi o comunque che hanno familiari o amici che lavorano in Fortech. Dunque sta diventando sempre più importante riuscire a creare connessioni importanti con le realtà sul territorio riminese, non tanto dal punto economico, quanto sociale.

Da questi presupposti nasce la nostra partnership con R.B.R., fortemente voluta dal nostro Direttore Commerciale Massimo Banci, che ha deciso di sostenere il progetto R.B.R. non tanto come strumento pubblicitario, ma più semplicemente per valorizzare il legame con il territorio riminese.

Abbiamo trovato in R.B.R. un progetto sportivo con il quale condividiamo gli stessi valori, per questo siamo orgogliosi di averlo preso a cuore.

È vero che avete fatto una giornata in cui tutti i vostri dipendenti hanno indossato la maglietta R.B.R.?

Sì, in seguito alla sponsorizzazione abbiamo voluto presentare internamente questo progetto, però l’abbiamo voluto fare dandogli la visibilità che merita. Abbiamo così invitato i rappresentanti della società R.B.R. a venirci a trovare nella nostra sede. Noi ci siamo fatti trovare in 150, tutti in maglietta rossa con i marchi di Rinascita Basket Rimini e di Fortech, quasi come fossimo una curva di ultras! Siamo stati molto felici di averli accolti in azienda e di aver dato modo di presentare il loro progetto. È stata una bella serata in cui abbiamo anche sorteggiato tra i dipendenti i vincitori di palloni e divise ufciali dell’R.B.R.

Visto che questo è il numero natalizio, cosa chiede Fortech a Babbo Natale?

A Babbo Natale chiediamo di continuare a creare connessioni positive, come quella che lega Fortech a R.B.R.. È bello sapere che le eccellenze del territorio possano incontrarsi per stabilire nuove sinergie per crescere insieme e raggiungere risultati sempre più prestigiosi.

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IL BASKET IN GIRO PER IL MONDO

CHE IMPRESA! GEORGIA DOMATA: ITALBASKET AI MONDIALI!

di Alberto Foschi

Orgoglio, faccia tosta, caparbietà. Gli azzurri hanno messo in campo tutto questo nella delicata trasferta georgiana, in una partita che si apriva con la pressione del piccolo passo da compiere per approdare al Mondiale. E i ragazzi di Pozzecco hanno risposto presente.

Nonostante le assenze, l’Italia è partita con gli occhi giusti e la voglia di portare a casa il referto rosa: ovviamente ha dovuto fare i conti con gli avversari, capaci di andare vicini ad una rimonta clamorosa nel nale.

Andiamo con ordine: l’Italia resta avanti per buona parte dell’incontro nonostante l’assenza di Mannion, espulso nel corso del secondo quarto. Sugli scudi Marco Spissu, autore di una prova superlativa, con 15 punti e soprattutto due triple nel momento più caldo e incerto dell’incontro. Ottime le prove di Tessitori (15 punti) e di Biligha (11 punti). Il match si mantiene equilibrato e alla ne della terza sirena il punteggio è 58-60 a favore degli azzurri. Nell’ultimo quarto Berishvili segna due triple importantissime che portano la Georgia a +5 (74-69) costringendo Pozzecco al time-out. Alla ripresa l’Italia piazza un 13-4 mortifero che porta gli azzurri sul 78-83 con 40’’ da giocare. Sembra nita anche perché Shengeila realizza solo un libero e Severini piazza in contropiede il 7985, a 28’’ dal gong. Ma la Georgia è una squadra piena di carattere e non molla: arriva un 5-0 per i padroni di casa facilitati anche da una sanguinosa palla persa degli azzurri. Il risultato è fermo sull’84-85 a 7’’ dal termine. La sofferenza non è ancora nita, anche perché Pajola scivola su una ricezione rischiando la clamorosa palla persa. Subisce fallo, ma, sotto pressione, dalla lunetta trema e fa 0 su 2. La Georgia ha l’incredibile occasione della vittoria: McFadden corre come un fulmine verso la metà campo avversaria e cede a Shengeila che viene stoppato. Attimi di confusione in campo con la panchina azzurra che festeggia: gli arbitri si consultano, vanno a rivedere il monitor e confermano la vittoria italiana.

Pozzecco e i suoi iniziano a saltare e a gioire sul parquet di Tbilisi: grazie, ragazzi! Ci si rivede al Mondiale!

54 | RBR Magazine 11 | Dicembre 2022 CURIOSITÀ DAL MONDO
RBR Magazine 11 | Dicembre 2022 | 55

IL BASKET IN GIRO PER IL MONDO

IN BOCCA AL LUPO PER IL FUTURO, LOBITO!

di Alberto Foschi

Juan Manuel Fernandez, detto “Lobito”, è un cestista italo-argentino che ha passato le ultime 10 stagioni in Italia, specialmente a Brescia e a Trieste, playmaker dall’ottima tecnica e costanza e buon realizzatore. Non gioca una partita di basket dallo scorso 23 gennaio: quasi un anno di assenza. Per infortunio, direte voi. No. Semplicemente, Lobito non riusciva più ad uscire di casa per andare quotidianamente in palestra ad allenarsi. La pallacanestro non era più in grado di renderlo felice, come invece era accaduto no a quel giorno.

Qualche settimana fa Lobito ha annunciato, ad appena 32 anni, il de nitivo addio al basket.

Tutto era cominciato i primi giorni di gennaio quando Juan Manuel aveva iniziato a saltare alcuni allenamenti. Non riusciva più a compiere con entusiasmo quei gesti che aveva ripetuto per anni e anni della sua vita. Con grande coraggio e franchezza, dopo alcune settimane, ha scelto di parlare dei suoi problemi con il suo club, Trieste, e di comune accordo si è deciso per una pausa dal basket.

Fernandez, a detta di ex compagni e coach, è un ragazzo dal cuore d’oro: sempre sorridente e di buon umore, rispettoso, educato, innamorato del basket come pochi, legatissimo alla propria famiglia e al fratello, leggenda mondiale del tennis in carrozzina. Juan sul parquet è “garra” argentina e ordine, è una certezza costante nel gestire i momenti cruciali delle partite punto a punto. Ma c’è qualcosa che anche l’atleta più ordinato non può prevedere e gestire: la mente.

Ogni tifoso pensa agli atleti professionisti come a dei super-uomini: persone invincibili, granitiche, possenti, tanto dal punto di vista sico quanto da quello mentale. E invece no. Sono anche loro umani. Spesso la società odierna insegna a non essere deboli nello sport, all’interno di una lotta continua per eleggere il più forte. Un meccanismo tossico che inevitabilmente conduce alla creazione di uno standard ideale sbagliato portando all’esclusione di tutte quelle sfumature molto più complesse che compongono l’indole e la natura di una persona. Sotto quell’armatura che desideriamo che gli atleti indossino ci sono uomini e donne come tutti. E ad ogni livello è sempre opportuno ascoltare la propria mente.

Fernandez non è stato debole per questa sua scelta, è stato invece un eroe. Sì, perché ha messo al primo piano l’onestà, dimostrando un incredibile rispetto verso il proprio lavoro, i compagni, la pallacanestro e tutti coloro che lo amano. Ha alzato il braccio, ha chiesto aiuto e oggi ha iniziato a fare tutto ciò che lo fa stare meglio.

Juan ha annunciato l’addio de nitivo al basket sui suoi pro li social, dicendo di essere pronto alla seconda parte della sua vita e all’aiuto di altri atleti che in futuro dovessero avere il suo stesso problema. Ancora una volta ha dimostrato grande empatia e consapevolezza.

Grazie, Juan, per questo insegnamento prezioso e per tutto ciò che hai dato alla pallacanestro e buona vita!

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Pills

“Far tornare un animale nel suo ambiente naturale è un po’ come rimettere a posto i pezzi del mondo”.

Le parole di Mascio dopo aver liberato Anastasia, sono essenziali per sostenere Fondazione Cetacea che si prende cura delle tartarughe prima di rilasciarle nel loro mare.

Noi di RBR abbiamo una nuova amica. Ve la presentiamo: si chiama… Flaminia!

58 | RBR Magazine 11 | Dicembre 2022
Ah voi… si diciamo a voi lassù in alto. Grazie!!!! I nostri sei eroi che ci sono venuti a sostenere fino a Lecce per la partita infrasettimanale contro Nardò.

Games

INDOVINA CHI

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di Alberto Foschi 1) Landi - 2) Ogbeide - 3) Masciadri
1 3 2
Soluzioni:

Games

Rispondi correttamente ai seguenti quesiti e alla fine calcola il tuo punteggio! Ogni risposta vale un punto.

- Quale squadra pugliese sconfiggemmo lo scorso anno 3 a 0 durante i playoff?

a) San Severo

b) Brindisi

c) Andria

d) Taranto

- In quali altre squadre italiane ha giocato Jazz Johnson prima di vestire la canotta di RivieraBanca Basket Rimini?

a) Cantù e Scafati

b) Pistoia e Treviso

c) Cantù e Pistoia

d) Venezia e Treviso

- In quali annate Larry Middleton giocò per il Basket Rimini?

a) 1988-1990

b) 1992-1994

c) 2000-2002

d) 1990-1992

- La scorsa stagione Mauro Zambelli era viceallenatore di quale squadra?

a) Treviglio

b) Roseto

c) Ravenna

d) Rieti

- Simon Anumba è di origini…?

a) senegalesi

b) congolesi

c) nigeriane

d) tunisine

- Da giocatore Mattia Ferrari è stato allenato da un grande allenatore italiano: quale?

a) Andrea Trinchieri

b) Sergio Scariolo

c) Piero Bucchi

d) Pino Sacripanti

Punti totali: /6

[soluzioni: d; c; b; c; c; a]

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Games

Il Sudoku si presenta come una scacchiera, divisa in 9 quadranti, con 81 caselle, 9 righe orizzontali e 9 verticali. Lo scopo è quello di riempire ogni riga e ogni colonna della scacchiera e ogni quadrato con i numeri dall’1 al 9 senza ripetersi.

RBR Magazine 11 | Dicembre 2022 | 61

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