RBR Magazine - nr 12 - Gennaio

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ALL’INTERNO IL POSTER DEL RIVIERABANCA DAY MOLTO PIU' CHE UN PRESIDENTE DEREK OGBEIDE DIEGO BARTOLINI LIONS ACADEMY MAURIZIO FERRO IL MENSILE CHE PARLA DEL MONDO RINASCITA BASKET RIMINI NOV.'21-N°02 GEN.'23 - N°12 FAUSTO CALDARI UNA VITA DEDITA AL LAVORO
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RBR Magazine 12 | Gennaio 2023 | 5 Società Italiana Gas Liquidi Spa - Via Famignano, 6/8 - Poggio Torriana (Rn) Tel. 0541.675252 - Fax 0541.675474

Un pizzico di amaro in bocca resta, anche se il tempo aiuta a dimenticare e gli impegni del calendario si succedono. Ma perdere di un punto all’overtime a Udine, dopo aver lottato come leoni, non rende merito alla prestazione globale dei biancorossi arrivati in Friuli dopo la doppia vittoria contro Cento e Ferrara. Ma pazienza…

Pagina archiviata e ora sotto a chi tocca. Il ritorno al Flaminio coincide con il nuovo appuntamento del nostro magazine che oggi ha l’onore di avere, quale personaggio di copertina, uno degli uomini che più di tutti ha creduto alla bontà della proposta societaria e al ritorno del grade basket a Rimini: stiamo parlando di Fausto Caldari, presidente di Riviera Banca, main sponsor della squadra e tifosissimo del sodalizio riminese.

Dalle scrivanie al parquet il salto è breve: oggi scopriamo meglio Derek Ogbeide, pivot Rbr, personaggio arrivato quest’anno in Riviera e subito divenuto beniamino della tifoseria locale. Nativo di Lagos (Nigeria), cittadino canadese il colored vanta esperienze ad altissimo livello in club come il Paok Salonicco e , prima di arrivare a Rimini, al Konyaspor. Centro di 206 centimetri per una stazza di circa 113 kg, Derek si è formato cestisticamente all’Università della Georgia ottenendo la prima esperienza professionistica a Cipro.

A seguirlo, tra gli altri, gradito ospite della nostra rivista Diego Bartolini, masso sioterapista di comprovata professionalità al servizio degli atleti e dei loro muscoli.

Lo sguardo al passato lo facciamo insieme all’ex Maurizio Ferro, storico salvatore della patria in occasione del match salvezza del campionato 1987-88 contro una diretta concorrente, Rieti. L’incontro, come i tifosi più avanti con gli anni ricorderanno, venne deciso alla sirena proprio da un canestro di Ferro che condannò di fatto i reatini alla retrocessione.

A completare il numero che avete in mano, Mazza Arredamenti, Stargra c (che cura le stampe di Rbr) e Lions Academy Basket.

Un saluto e forza ragazzi. Buona lettura a tutti.

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LA

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Al o Sgroi PH

Giorgio Salvatori

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PH
editoriale
GENTE DEL FLAMINIO
IL 10 36
FAUSTO CALDARI RBR MAGAZINE RINASCITA BASKET RIMINI SSDRL Via Flaminia, 28 - Rimini RBR MAGAZINE pubblicazione mensile in distribuzione presso le attività commerciali della Provincia ed oltre. Vietata la riproduzione anche parziale di testi e foto copyright 2021
RBR Magazine 12 | Gennaio 2023 | 7 IL TEAM LE SOCIETÀ REGOLE E CURIOSITÀ CONOSCIAMOCI OLTRE AL PARQUET PERSONAGGI NELLA STORIA DEREK OGBEIDE MAZZA ARREDAMENTI LIONS ACADEMY LA FIGURA DEL VOLONTARIO DOMENICO ZANCHINI DIEGO BARTOLINI MAURIZIO FERRO A RITMO DI SMOOTH JAZZ! 20 42 24 46 30 50 16 38 COME SI DICE A SUPPORTO DI RBR

PARLIAMO DI NOI

Carissimi lettori e tifosi di Rinascita Basket Rimini, rieccoci con un nuovo numero della nostra rivista uf ciale: RBR Magazine!

Questo è il primo del 2023 e per questo motivo… buon anno a tutti!

Vi vediamo che siete li sugli spalti del nostro amato Flaminio che sfogliate le pagine di questo magazine e vi state preparando ad assistere ad una delle partite più attese dell’anno: contro la Fortitudo Bologna! Il match contro i biancoblu è stato scelto come quello del “RivieraBanca Day” e quindi per questa occasione sarà tutto un po’ più speciale del solito a partire dalla fantastiche maglie dei nostri eroi in campo.

L’importanza per storia e tradizione di questa partita è inutile raccontarla. La Fortitudo rappresenta una delle squadre più blasonate e conosciute dell’intero panorama cestistico italiano e poterla incontrare sulle tavole del nostro fortino - permettetecelo - è un vero piacere e soprattutto un premio per tutto ciò che di eccellente Rinascita Basket Rimini ha fatto negli ultimi anni.

L’ultima volta che abbiamo affrontato la Fortitudo qui al Flaminio era il 21 gennaio 2001 della lontanissima stagione 2000/01. E attenzione che - nonostante fosse stata una stagione negativa culminata con la retrocessione in Legadue - davanti al nostro pubblico riuscimmo a vincere per ben 81-67.

E allora che sia di buon auspicio. Il valore dell’avversario

è noto, ma noi siamo RIMINI e sappiamo quanto è grande il nostro cuore. Nel match d’andata i nostri ragazzi hanno pagato lo scotto di una partita disputata nel caldissimo

PalaDozza, ma ora siamo noi a dover rendere pan per focaccia rendendo il nostro Flaminio una vera bolgia. Buona partita, buon RivieraBanca Day e buon mese a tutti amici… sempre forza RBR!

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FAUSTO CALDARI

IN CAMPO CON NOI PER IL TERRITORIO

Molto più che un main sponsor è il claim che da sempre utilizziamo per identi care il rapporto fra RivieraBanca e Rinascita Basket Rimini, nato ormai due anni e mezzo fa e in corso con grandi successi ancora oggi. Un rapporto viscerale che parte dal concetto di valorizzazione del territorio e di marketing territoriale. Partendo da questo claim, oggi potremmo de nire il personaggio di questo mese, “molto più che un presidente”. Abbiamo infatti passato qualche minuto con Fausto Caldari, Presidente di RivieraBanca. Il Dottor Architetto Fausto Caldari è un uomo di grande esperienza, visibile n dal primo minuto di chiacchiere. Un uomo che si è fatto da solo, come tanti personaggi del nostro territorio, nella cui formazione la parola dedizione al lavoro è quella che fa da portante. Per i grandi risultati raggiunti in ambito bancario e sociale, che hanno portato la BCC a ricoprire alti livelli di solidità, patrimonialità e considerazione, il presidente Caldari ha ricevuto diversi attestati di stima e di riconoscenza, come la Onori cenza di Commendatore della Repubblica italiana. Inoltre, il suo operato è stato premiato con diversi incarichi: dal 2002 presidente di A&T (società di Servizi della Federazione marchigiana BCC), dal 2014 membro del CdA della stessa Federazione, dal 2016 al 2019 consigliere di ICCREA Banca Impresa a Roma e dal 2021 Consigliere di Servizi Assicurativi di ICCREA.

E allora leggiamolo e scopriamolo insieme, proprio oggi, nel giorno che abbiamo dedicato a RivieraBanca, e denominato RivieraBanca Day.

Chi è Fausto Caldari?

“Sono una persona semplice, glio di un venditore ambulante, che ogni giorno si svegliava all’alba per andare nelle campagne dell’alto pesarese a vendere il pesce, muovendosi inizialmente con la bicicletta, poi con il sidecar, in ne con l’Ape. Mio padre ha sempre desiderato farmi studiare e la sua costanza mi ha indotto a diplomarmi come geometra, all’Istituto Bramante di Pesaro. Finiti gli studi, nel 1971 ho cominciato la professione di responsabile dell’Uf cio Tecnico del Comune di Gradara, mi sono sposato e ho avuto tre gli. Mancava però qualcosa nella mia vita, mancava la chiusura del cerchio studentesco. Collaborando con al-

cuni ragazzi che facevano l’Università di Firenze per alcune ricerche su Gradara, mi sono convinto ad iscrivermi alla Facoltà di Architettura. Era il 1982; a ne anni 80 mi sono laureato e poi ho dato l’esame di Stato, iscrivendomi poi all’albo dell’Ordine degli architetti. Negli anni ‘90 sono diventato prima socio e poi consigliere della Banca di Credito Cooperativo di Gradara e dal 95-96 sono divenuto e rimasto Presidente della stessa, e poi di RivieraBanca, dal 2019”.

Come funziona un Credito Cooperativo?

“In pratica una Banca di Credito cooperativo ha una funzione completamente diversa dalle altre banche, perché i soci non percepiscono una ripartizione di utile, non guadagnano in base alle quote possedute. Le banche di Credito Cooperativo hanno, purtroppo, le stesse disposizioni dei grandi Istituti e hanno soltanto delle agevolazioni nella tassazione, perché i loro principi sono la mutualità, la solidarietà e la bene cenza. Nei nostri bilanci un 70% va alla patrimonializzazione e un max del 30% alla bene cenza. Insomma, non ci sono ripartizioni di utile. Le normative erano molto vincolanti e continuare a fare banca di credito cooperativo e farlo sul territorio, come vogliamo noi, pur avendo un’organizzazione a livello regionale e nazionale, era un percorso molto dif cile. Nonostante le dif coltà, oggi abbiamo due strutture nazionali: ICCREA e Cassa Centrale. RivieraBanca, nata dall’unione fra BCC di Gradara e RiminiBanca, con un’ottima patrimonialità iniziale e la possibilità di operare non soltanto con i piccoli clienti, ma anche con clienti più strutturati, aderisce al Gruppo ICCREA, che conta 120 BCC a livello nazionale”.

Quali valori la contraddistinguono e quali mette in campo all’interno della sua professionalità?

“Credo che l’essere nato in questo territorio di mare, di con ne tra Romagna e Marche abbia arrecato un bene cio al mio percorso, ed alla mia vita, più in generale. I miei valori sono valori molto semplici. Fin dai tempi della scuola, ho sempre lavorato nel settore turistico, legato alla stagione estiva, prima di iniziare il percorso già raccontato nell’Uf cio Tecnico di Gradara e nelle BCC. Qui ho iniziato a capire il valore della cooperazione. La cooperativa ha

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tutta un’altra visione: ha una grande responsabilità, perché deve lavorare pensando anche al bene di altri. I miei principi sono molto diretti verso questi valori: mutualità, cooperazione e socialità. Proprio questi sono quelli che caratterizzano anche la nostra attività di banca. La nostra è una Banca di Credito Cooperativo particolare, che fa di questi valori la propria bandiera.

Uno degli esempi più importanti è la prevenzione e la cura della salute, la cultura popolare, la formazione dei giovani. Ad esempio. le borse di studio che abbiamo per i ragazzi eccellenti del territorio, sono una delle nostre forze, sono dei valori fondamentali. Riguardo alla prevenzione e alla cura della salute abbiamo delle dimostrazioni ben de nite: negli ultimi 10-15 anni abbiamo regalato attrezzature agli ospedali di Cattolica, Riccione, Rimini e Pesaro per oltre dieci milioni di euro. Questi sono i nostri valori e le cose più importanti per una Banca, così come la reputazione che riusciamo a conquistarci tra la gente. Il valore che le persone nutrono nei nostri confronti è la ricompensa più signi cativa”.

Qual è il rapporto del Presidente con lo sport?

“Anche se per motivi famigliari e lavorativi non sono mai stato un praticante, lo sport mi è sempre piaciuto: sono stato dirigente delle giovanili del Cattolica Calcio e, nella mia attività a Gradara, ero vicepresidente della locale squadra di pallone ottenendo risultati importanti come il passaggio dalla Terza Categoria alla Promozione in pochi anni, in cui ricordo un memorabile derby contro la blasonata Vis Pesaro”.

Il legame fra la Banca e l’attività sportiva: quanto è importante e in che strada dovrebbe andare?

“Il legame è importante, in quanto subentra il fattore dei giovani, la valorizzazione degli stessi, la parte culturale e la loro educazione. Vedo nello sport un mezzo per imparare a stare in mezzo alla gente e a collaborare a anco di altri perché in attività come la pallacanestro e il calcio ci si trova a dover sfruttare e assorbire il gioco di squadra, ma anche imparare a difendersi e a farsi rispettare poiché quando ti trovi un avversario di fronte si è in due, uno contro l’altro, tu e lui, senza nessun altro”.

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In che modo un’azienda come RivieraBanca può essere coadiuvante nell’aiutare i giovani e le società sportive?

“Noi ci consideriamo la banca del territorio e in quanto tale dobbiamo interessarci a quello che succede intorno a noi. Dobbiamo creare dei vantaggi alla comunità in cui viviamo, ai nostri soci, clienti e soprattutto ai nostri giovani. Se vogliamo veramente dare sfogo o dare un risultato a quelli che sono i nostri valori dobbiamo operare con questa modalità. In de nitiva possiamo affermare che lo sport ci coinvolge direttamente”.

E in tutto questo dove si pone il rapporto tra RivieraBanca e Rinascita Basket Rimini?

“Intanto, è sempre una questione di sport, di giovani, di interesse dei giovani. E poi Rinascita, ancora prima di essere RivieraBanca, è riuscita ad attirare a sé l’interesse e la passione di tanti riminesi, di tanti ragazzi. Noi, che siamo la banca del territorio, non potevamo rimanere fuori da tutto questo”.

Oggi siamo a metà del terzo anno di rapporto tra RivieraBanca e il Basket Rimini. Cosa possiamo dire di questi 2 anni e mezzo?

“Credo che la collaborazione fra RivieraBanca ed RBR sia un fatto molto importante ed affascinante. Questi tre anni sono stati tre anni di crescita , da un lato, perché sono stati i primi tre anni di RivieraBanca, cioè della nascita della nuova banca aggregata fra Gradara e Rimini, dall’altro, perché sono stati anni procui dove il basket riminese ha avuto la sua “consacrazione” con la promozione in Serie A2. Per Rimini, riuscire a dare questa grande soddisfazione ai loro sportivi e farli tornare indietro nel tempo è stata un chiave vincente. È un momento storico ed essere presenti in questa fase è un onore e un orgoglio per una banca del territorio. Insieme abbiamo sviluppato molto più che un progetto di sponsorizzazione, ma veri e propri eventi, culturali e di formazione, come la RBR Sporteam Academy per la crescita di giovani manager in ambito sportivo,

e la RBR High Five School , entrando negli Istituti Superiori con lo sport e l’insegnamento”.

Qual è il sogno che ha il presidente per la sua azienda e per l’azienda RivieraBanca Basket Rimini?

“Per la mia, è quello di crescere ulteriormente, di riuscire a soddisfare le esigenze della gente. Come già detto, noi non abbiamo ripartizione di utili, i nostri utili devono essere reimpiegati sul territorio, però abbiamo bisogno di patrimonializzare la nostra struttura come previsto dalle normative: una parte degli utili viene utilizzata sul territorio, e una parte per l’aumento della nostra patrimonialità. Per essere una banca efciente dobbiamo avere liquidità e patrimonialità. È un aspetto fondamentale, perché se non si guadagna non si possono poi fare le cose a favore della comunità. La seconda parte, è appunto riuscire a fare gli interessi del territorio a livello soprattutto sociale, coinvolgendo le persone nelle attività ad esso connesse. Poi serve continuare a dare sviluppo anche all’aspetto culturale del nostro mondo, come stiamo facendo con le numerose iniziative nanziate o promosse direttamente. Vogliamo fare il bene degli abitanti delle aree in cui operiamo, dei clienti, soddisfacendo le esigenze, soprattutto nei rapporti sociali ed umani dove non arrivano le amministrazioni, o altri enti. Lo facciamo già con le scuole e con le associazioni no pro t”.

Un consiglio da dare ad un giovane per intraprendere una carriera importante nel mondo del lavoro?

“Io, come ho spiegato, ho fatto un percorso scolastico “differito”. Mi sono diplomato e, dopo aver fatto una sosta, mi sono laureato praticamente negli anni ’90. Lo studio va preso con serietà. È una delle possibilità migliori per poter emergere e per farsi valere. Inoltre, non bisogna mai considerarsi soddisfatti o arrivati, bisogna sempre dare e avere qualche soddisfazione in più”.

Non ci resta che dire Grazie Presidente, Grazie RivieraBanca.

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Via Dario Campana, 14 - Rimini - Tel. 331 1932310
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Sin da quando eravamo bambini, ci è stato sempre detto che i supereroi esistono solamente nelle favole, oppure nei lm. Quanti bambini sognano di avere una super forza, di poter volare o di avere altri poteri speciali? Bene, non abbattiamoci, perché forse qualcosa di simile ad un supereroe intorno a noi c’è, e lo possiamo vedere ogni domenica: un giocatore di pallacanestro che difende i colori biancorossi, schiaccia quasi ogni pallone gli capiti tra le mani, intrattiene tutti i tifosi e riceve tanto amore dai bambini che vengono al Flaminio. Durante le vacanze di Natale, è stato avvistato anche come Babbo Natale! Lui è il nostro Derek Ogbeide

La storia di Derek è ricca di avventure, luoghi e culture. Nato in Nigeria, si è poi spostato negli Stati Uniti per frequentare l’University of Georgia dove ha potuto fare esperienza nel college basketball con i Bulldogs. Prima di volare oltreoceano ha ottenuto la cittadinanza canadese, aggiungendo un altro tassello al suo puzzle multiculturale.

La sua carriera professionale comincia in un piccolo Paese, Cipro, all’AEK Larnaka. Qui ha vinto il Campionato e la Coppa nazionale ed è stato nominato MVP, tutto nel 2021. Poche settimane dopo la ne della stagione, si è unito all’Hapoel Eliat, squadra israeliana, per

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OGBEIDE IL TOTEM CHE FA LE FORTUNE BIANCOROSSE
di Marco Rinaldi DEREK

rinforzarla durante i playoff. In quell’estate arriva la rma col PAOK Salonicco, in Grecia, ma poco prima dell’avvento del 2022 la sua carriera si sposta al Konyaspor, in Turchia, dove Derek vince la seconda lega nazionale. A luglio, lo sbarco a Rimini.

In soli 25 anni di vita, Derek è stato in otto Paesi diversi: ognuno di questi gli ha insegnato cose importanti sulla vita. È oggi un uomo a tutti gli effetti con un completo senso del mondo: questo è decisivo tanto quanto le sue qualità cestistiche. A tal proposito, è curioso analizzare il percorso di Derek in questa Serie A2 , in particolare perché questo è il suo primo anno in Italia La sua dominanza atletica era fuori discussione anche prima del suo arrivo, ma bisognava capire la sua capacità di approcciare nella maniera giusta il basket italiano.

All’inizio della sua avventura biancorossa, Derek ha probabilmente sofferto del generale processo d’adattamento alla nuova categoria che ha impattato su tutta la squadra; inoltre, si è dovuto regolare al metro arbitrale, forse troppo indulgente nei suoi confronti a causa del possente sico. Dopo poche settimane, tuttavia, il nostro supereroe è riuscito a diventare un pilastro della squadra, giocando in media quasi 30 minuti a partita ed abituandoci a costanti doppie doppie.

Partito come un’assoluta novità per questo campionato, Derek è già considerato uno dei migliori centri del girone, non solo per le sue statistiche ma anche per la mentalità vincente costruita lungo le sue precedenti esperienze: questo comporta tanto amore dei tifosi e rispetto da parte degli avversari.

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NICOLA DE LUIGI

“Per me la cosa più importante è stata la possibilità di conoscere tante culture diverse ad un’età molto giovane, più di chiunque altro solitamente farebbe. – ecco come Derek Ogbeide parla del suo percorso – Sono riuscito ad avere una precoce conoscenza delle persone e di come instaurare delle relazioni. Attraverso queste esperienze ho conosciuto meglio anche me stesso: sicuramente questo percorso mi ha aperto gli occhi su tante cose che normalmente non avrei capito. Mi ha reso un miglior cittadino del mondo.”

Quali sono le tue aspettative per il 2023?

“Come persona, voglio innanzitutto continuare a migliorare me stesso in ogni modo possibile e fare tanti passi avanti verso i miei sogni ed obiettivi, che spero di raggiungere un giorno. Parlando da giocatore, invece, mi piacerebbe essere la miglior versione di me stesso: voglio aggiungere altre qualità al mio gioco ed assestarmi su un mindset vincente. Ci sta non riuscire sempre a vincere, ma comportarsi per vincere ogni volta sicuramente aiuta ad ottenere migliori risultati.”

Dopo aver giocato in tanti paesi, come valuti il basket italiano?

“Ho giocato diversi tipi di basket, dal college americano al professionismo oltreoceano. Il basket italiano non è troppo diverso da quelli che ho visto recentemente, ma non ho dubbi che la Serie A2, al di là delle serie maggiori, è uno dei campionati più competitivi in tutta Europa. Ho dovuto imparare come adattarmi a questo nuovo basket perché volevo essere un giocatore di successo per la squadra: soprattutto all’inizio il mio focus era interamente su questo, ma del resto i risultati si ottengono solamente imparando qualcosa di nuovo giorno dopo giorno.”

In percentuale, quanto è migliorato il tuo livello da quando sei arrivato qui?

“Penso che il mio livello, quando sono arrivato, fosse intorno al 40% per questo campionato, poi in questi mesi credo di essere migliorato per un altro 40/45%: ora direi che sono all’80/85%

del mio massimo. So che devo ancora fare meglio, ma mi sento vicino a poter dare davvero tutto quello che sono alla squadra.”

I tifosi biancorossi dimostrano sempre tanto amore per il tuo stile di gioco molto energico. Come ti senti a questo proposito?

“Io adoro i tifosi riminesi perché guardano al mio gioco con tanto orgoglio e li vedo molto contenti, specialmente i più giovani. Credo questo succeda perché mi piace sicuramente avere un impatto sulla squadra, ma il mio obiettivo è anche essere riconosciuto come un modello di gioco e comportamento, soprattutto per i più giovani che guardano le nostre partite. Migliorare come giocatore e ricevere sempre più amore dai tifosi sono due cose che mi stimolano ogni giorno a lavorare duro.”

Cos’hai trovato di speciale nel progetto RBR?

“Sicuramente i tifosi e le persone hanno giocato un ruolo decisivo, paradossalmente la parte cestistica era appena dietro nelle mie considerazioni: ho visto un pubblico molto coinvolto e che soprattutto prende il basket in maniera molto seria. I tifosi osservano attentamente come lavoriamo noi giocatori e lo staff tecnico, lo fanno perché tengono tantissimo alla squadra della loro città. Un’altra cosa che ho notato è la completa comprensione del gioco da parte dei tifosi: sicuramente il basket italiano è conosciuto per la sua dedizione ai dettagli, ma mi riferisco ad un generale senso del gioco che è comune a quasi tutto il pubblico.”

Parlando dell’aspetto cestistico, dove può arrivare secondo te la squadra in questa seconda parte di stagione?

“Non abbiamo cominciato nella maniera giusta, ma ora le cose stanno andando meglio e stiamo migliorando ogni giorno. Se continuiamo a fare bene il nostro lavoro saremo in grado di raggiungere i nostri obiettivi nella post-season, specialmente ai playoff. Siamo sulla strada giusta e, cosa più importante, abbiamo un’ottima mentalità per continuare così.”

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DIEGO BARTOLINI

I GIOCATORI DI RBR SONO NELLE SUE MANI

NICOLA DE LUIGI

Il rendimento della nostra squadra passa anche dalla preparazione sica e dalla salute dei giocatori. Con la promozione in A2 il livello del lavoro e la professionalità con cui si svolge è decisamente aumentata. Ma gli eroi di Rinascita Basket Rimini possono stare veramente tranquilli perché possono contare su Diego Bartolini, il massaggiatore biancorosso riminese doc.

Come nasce il tuo percorso da massaggiatore?

“Da bambino giocavo nelle giovanili del Basket Rimini e c’era Paolo Carasso. Poi una

volta terminato è cominciata la mia esperienza da massaggiatore. Prima a San Marino, poi ai Crabs no ad arrivare all’estate di tre anni fa quando mi sono incontrato con Davide Turci e mi ha proposto una reunion. Da li ci siamo riavvicinati ed è ripartito il nostro percorso insieme”.

Cosa rappresenta per te RBR?

“RBR è nata sulla loso a del vecchio Basket Rimini ed io sono cresciuto all’interno di quel palazzetto e di quelle emozioni che si vivono solo li. E questa società - sia dal punto di vista organizzativo e degli uomini che emozionale - ri-

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di Eugenio Petrillo

percorre totalmente quel Basket Rimini. La nostra città ha sempre vissuto di pallacanestro e devo dire, alla luce delle mie esperienze passate, che sono stati capaci di riportare in alto il basket in una piazza come questa. Un traguardo atteso da tempo. A dimostrazione del lavoro eccellente svolto basta guardare il pubblico che la domenica si ritrova al Flaminio”.

Da riminese e addetto ai lavori, come vivi le domeniche al Flaminio e quali emozioni emergono in te?

“Vivere il Flaminio è un’emozione unica. Per un riminese, come lo sono io, che è cresciuto li dentro e ora sta in panchina e vede un palazzetto esplodere, magari ricordandoti dove un tempo stava seduto, è qualcosa di indescrivibile e dif cile da spiegare”.

Lavori al fianco di Marco Bernardi. Che tipo di rapporto avete?

“Io e Marco lavoriamo insieme da tempo. Abbiamo un’intesa che si avvicina a quelle del marito-moglie. In trasferta dormiamo insieme, abbiamo un confronto continuo. Marco è una persona preparatissima, è come se fosse un fratello. Ci capiamo al volo, sappiamo come lavorare e poi lo possiamo fare.... in dialetto!”

In quali aspetti è cambiato il tuo lavoro con il passaggio di categoria dalla Serie B alla A2?

“L’organizzazione tra Serie A e Serie B prevede degli standard un po’ più alti sia mentali che organizzativi. Ci sono aspetti che vanno

svolti con una determinata metodologia, ma devo dire che in questo Mattia Ferrari - grazie alla sua esperienza in A2 - ci ha indottrinati già dalla passata stagione.

Quest’anno poi il margine d’errore è praticamente nullo. Il passaggio di categoria sta proprio in questo”.

Con la promozione in A2 sono tornati a Rimini i giocatori americani. Come si lavora con Jazz Johnson e Derek Ogbeide? Che tipo di ragazzi sono?

“In passato avendo fatto le giovanili a Rimini ed ero stato aggregato alla prima squadra che facevano la Legadue. Gli americani erano più individualisti e meno legati alla causa. Invece sia Jazz che Derek sono ragazzi che lavorano sempre al 100%, non si lamentano mai, non chiedono di più rispetto a quello che necessitano. Soprattutto sono dei gran professionisti sia dentro che fuori dal campo, portano rispetto per qualsiasi cosa. Questo secondo me non è per niente facile da trovare in altri americani”.

I nostri lettori stanno sfogliando il primo numero del 2023 di RBR Magazine. Cosa ti auguri da questa stagione?

“È la prima stagione in A2 dopo tanti anni. Ci sono tutti i presupposti per far bene e per poter raggiungere la salvezza in maniera adeguata. La squadra sta crescendo tanto, la società ha fatto uno sforzo inserendo un giocatore importante come Aristide Landi. Quindi per me ci sono tutti gli ingredienti per far bene da qui no a ne stagione”.

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di Matteo Briolini

MAURIZIO FERRO

L’UOMO DELLA PROVVIDENZA BIANCOROSSA

Torna la rubrica “Personaggi nella Storia” e torna per raccontarvi un giocatore che, come direbbe Flavio Tranquillo, la storia l’ha fatta e l’ha fatta per davvero.

Gli sono bastati pochi secondi nali in uno spareggio salvezza del 2 aprile 1988.

Era un Rimini - Rieti, spareggio valevole per la permanenza in Serie A2 e l’uomo del destino biancorosso ha un nome che tutti gli appassionati di lunga data, ma non solo, ricordano. Sto parlando di Maurizio Ferro.

Maurizio puoi raccontarmi come ti avvicini al basket in giovane età?

“Accade tutto a Bologna, città in cui la mia famiglia di origine veneziana si era stabilita.

Abitavo nella zona di porta San Felice e vicino al cortile di casa mia c’era un cerchione, che fungeva da ferro, anche l’altezza era simile a quella di un canestro.

Così iniziai a tirare e nacque il mio rapporto con la pallacanestro, la magia della mia vita.

Nel 1967 mia madre mi portava a vedere i primi derby tra Fortitudo e Virtus e io rimasi col-

pito dall’atmosfera che si respirava.

La svolta per me arrivo nel 1969 quando il destino decise di nuovo di metterci lo zampino.

A 100 metri di distanza da casa mia vide la luce un campo della Fortitudo e lì iniziai a giocare in un contesto di squadra. In quel periodo germogliò pian piano il mio amore nei confronti della Effe.

Tra la ne del 1969 e l’inizio del 1970, insieme ad altri ragazzi decidemmo di dar vita a un gruppo di tifo organizzato che chiamammo

“Fossa dei Leoni”, prendendo il nome dal celebre gruppo della curva del Milan di allora.”

Come nasce il tuo rapporto con Rimini?

“Il mio rapporto con Rimini è speciale, mi ha cambiato la vita sportivamente, ma anche sul piano umano.

Qui ho messo radici, ho comprato casa e tutt’ora ci vivo benissimo, amo il mare e la città nel suo complesso.

Questo mio straordinario rapporto nacque nel 1984 quando Rimini mi comprò da Rieti.

Avevo vissuto due anni dif cili nel Lazio a li-

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vello sportivo e l’occasione in biancorosso rappresentò una rinascita per me.

Sfruttai l’opportunità di aver ritrovato l’A1, giocando due ottime annate, ci togliemmo grosse soddisfazioni.

Una di queste furono i quarti di nale play-off contro la grande Simac Milano, perdendo la serie 2-0, ma a testa altissima.”

È però il secondo atto della tua esperienza in biancorosso che ti consacra definitivamente nella storia del Basket Rimini. Cosa ricordi di quell’anno?

“Tornai a Rimini dopo un anno di prestito a Forlì. Nel frattempo qui le cose erano cambiate parecchio, il progetto “ Hamby” era fallito e io ritrovai un contesto diverso.

La squadra era retrocessa in A2 e, prima dell’arrivo della “Biklim”, non disponeva nemmeno di un main sponsor. Le premesse, non incoraggianti, furono rispecchiate inizialmente anche dai risultati del campo.

Dopo un inizio decisamente dif coltoso la società esonerò Vandoni e prese McMillen.

John mi ha cambiato la carriera, gli devo tantissimo. Grazie a lui cambiammo passo e iniziammo a vincere, il 2 gennaio 1988 vincemmo a Bologna contro la “Yoga” Fortitudo Bologna e io disputai un’ottima gara.

Da quel momento in poi avevamo cambiato marcia, ma anche le avversarie vincevano e la quota salvezza si alzava ogni volta.”

Si arrivò quindi al 2 Aprile 1988, spareggio salvezza in diretta sulla Rai, Rimini - Rieti. Che ricordi hai di quel pomeriggio al Flaminio?

“Fu una gara durissima, tanti capovolgimenti, a un certo punto sembravamo spacciati.”

E poi? Cos’è cambiato?

“Arrivammo no al -1 e nell’azione nale, gra-

zie a un rimbalzo di Goode, mi inventai lo step back che ci salvò. Sento tutt’ora una grandissima emozione quando lo racconto, la gente ancora mi ferma per ricordarmi quell’azione.”

In quella stagione, culminata con il tuo guizzo salvezza, non avevate trascurato nemmeno l’aspetto mentale. Uno psicoterapeuta, Maurizio Lazzarini, vi aiutò a gestire alcune situazioni interne. Come hai reagito?

“Io, come tutti i miei compagni, con grande disponibilità. Fu un aiuto per noi giocatori, ma anche per tutto lo staff, anche Attilio Succi, il nostro preparatore sico, faceva spesso training autogeno.”

Oggi che alleni i ragazzi a Riccione che importanza dai all’aspetto mentale? Ritieni serva una figura come quella dello psicoterapeuta nello staff di una squadre giovanile?

“Credo che sia fondamentale che gli allenatori trasmettano valori tecnici, ma soprattutto umani importanti. Non bisogna dimenticare che con i giovani bisogna essere anche e soprattutto educatori e avere il piacere di stare con loro.

Una gura speci ca può essere utile, ma la gestione di questo aspetto deve essere oculata.”

Come hai maturato la scelta di allenare i giovani dopo aver smesso di giocare?

“La sentivo come vocazione, ritenevo che sarebbe stato un peccato disperdere il patrimonio cestistico e umano che avevo acquisito in tanti anni di carriera.

Il mondo del professionismo l’ho messo da parte, non mi interessava, volevo lavorare nelle attività di base perché credo nel valore educativo dello sport.”

In carriera hai vestito maglie importanti, Fortitudo, Virtus, Rieti, Rimini, Forlì e Pesaro

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per citarne alcune. Hai giocato tantissimi derby, cosa si prova?

“I derby sono speciali e io in quel tipo di partite ho sempre fatto meglio che nelle altre.

C’è più adrenalina, tifo, agonismo, insomma ogni possesso pesa di più. In carriera ho avuto tanto, mi è mancata solo la Nazionale. In azzurro ero chiuso da Riva e Sacchetti, non posso dire di avere rimpianti, era dif cile ricavarsi uno spazio con due giocatori così davanti.”

La tua specialità era il tiro da tre, punto cardine del gioco di oggi. Cosa pensi dell’evoluzione, decisamente perimetrale che ha avuto il basket?

“Oltre al tiro da fuori, ai miei tempi c’erano tanti schemi e aspetti tecnici del gioco che adesso sono andati persi. Questo perché oggi, con i tanti cambi difensivi, non è raro che un lungo rimanga a difendere su un piccolo nell’uno contro uno.

In quella situazione i giocatori di grande stazza, di solito meno rapidi, vengono battuti.

In questo modo si apre tanto spazio per le penetrazioni e per gli scarichi ai tiratori, questo toglie la possibilità di vedere un gioco più ragionato e basato su schemi.

Alla Virtus ho avuto Nikolic, che con largo an-

ticipo aveva previsto il basket che vediamo oggi, caratterizzato dalla grande sicità. Infatti oggi con il tanto tiro da fuori cambiano gli angoli di rimbalzo, la sicità e la mobilità di chi gioca sotto canestro sono fondamentali.

Tutto questo rende dif cile agli allenatori l’organizzazione delle difese.”

Nel tuo percorso da allenatore quali sono state le soddisfazioni maggiori?

“ Ho vinto uno scudetto con la Fortitudo Under 16 da capo allenatore e un altro da assistente, sempre con la Effe. Ho allenato alla “Stella” a Rimini dei ragazzi poi arrivati a diventare professionisti, come Morri e Scorrano, ma non sono gli unici. Vedere ragazzi che alleni arrivare a giocare è una grande soddisfazione.”

Come nasce la collaborazione tra RBR e i Dolphins Riccione?

“Dopo un gradevole colloquio tra me Barosi, Carasso e Mainetti. La visione d’insieme che ha la società mi piace e mi convince e aiuta i ragazzi a migliorare.

Al Flaminio c’è l’entusiasmo dei tempi migliori e questo avvicina i giovani al basket, li spinge a giocare e a sognare di arrivare in Serie A. Le motivazioni e i sogni per i giovani sono fondamentali.”

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HOW DO YOU SAY...?

Preparatevi perché questa volta Gaia si è sbizzarrita e, da vera appassionata di basket, ha fatto curiose domande a Jazz, in Inglisscc ovviamente!

Vi sarete chiesti da cosa derivi il suo nome su Instagram, no? Glielo abbiamo domandato noi… Ma abbiamo scoperto anche qualcosa di interessante sul suo gioco e, addirittura, Gaia gli ha chiesto di dare un consiglio a tutti quelli che vogliono migliorare la propria tecnica di tiro! Fantastico. È ora di allenarsi un po’, in campo e con l’inglese, con questa intervista super a Jazz.

1. Jazz, why your name on Instagram is “smooveja22”?

J: My name is SmooveJa22 because it is a play on the music genre “Smooth Jazz”. Growing up I was always told that my play seems smooth and the moves I make are uid. So I ran with that compliment. Obviously my name is Jazz and my entire life my number has been 22 so I replace the “Z’s” in my name with “2’s”, so then the name came to be Smoove Ja22. I Guess you can say It all kind of worked out perfectly.

Yess, perfettamente!

2. What’s your favourite move while playing?

J: I’d have to say my favorite move is my step back. It’s hard to guard and I can do it from any situation. Plus being a smaller player, I need moves that can create space for me when players try to pressure me.

E insomma… a chi non piace vedere Jazz nel suo step back?

3. Can you give some advice on how to improve shooting technique? What kind of exercise you prefer?

J: The best way to improve shooting form is shooting close to the rim. Everyone now wants to shoot 3’s immediately but it takes a lot of practice and mastering your shot close to the rim befo-

re shooting from greater distances. Before every training I take the time to shoot my shots close to the basket. I have to swish (never touch the rim) 5 shots from 5 different spots - top, wing (ala I think it is in Italian) and corner (I think it’s angolo in Italian). I just wanted to explain the 5 spots I shoot those shots close to the rim.

UNA PERLA! Pronti per l’allenamento consigliato da Jazz? Con i piedi sullo smile, cinque tiri senza mai toccare il ferro da centro, ala, angolo.

4. Jazz, what does Lay Up mean?

J: Well a lay up to me is a shot close to the rim that doesn’t resemble a jump shot. They are normally shot with just one hand instead of stopping and rising to shoot a traditional shot. That’s a great question because I never really thought about what it is, you just do it.

Il tiro in sottomano, avvicinandosi con una sola mano al ferro. Sì, Jazz sappiamo che tu lo fai e basta e lo fai anche mooolto bene :) Per finire… domanda e risposta di traduzioni per il nostro Johnson.

5. Jazz how do you say:

- Palleggiare J: Dribble or dribbling the ball

- Piede perno J: Pivot foot

- Cambio di mano J: Crossover

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di Michela Manfroni e Gaia Panzeri A RITMO DI SMOOTH JAZZ!

ALFIO SGROI

IL MAGO DELLA MACCHINA FOTOGRAFICA

L’ospite di oggi non ha bisogno di presentazioni, se avete assistito ad almeno una partita al Flaminio, sicuramente lo avete visto: oggi parliamo con il mago della macchina fotogra ca, Alfio Sgroi . Al o non è il fotografo uf ciale di RivieraBanca Basket Rimini, ma ha, senza dubbio, un posto speciale nella famiglia biancorossa. Con le sue foto, riesce a raccontare al meglio tutte le emozioni che si provano al Flaminio, dalle sensazioni provate dai giocatori no all’amore che trasmettono i tifosi dagli spalti. Oggi andremo a scoprire anche chi c’è dietro a quella macchina fotogra ca e cosa vuol dire essere un’icona del palazzetto riminese.

Ci racconti la prima volta che sei stato al Flaminio e cosa ti ha fatto innamorare della casa biancorossa?

“La prima volta fu per una nale del CNO Santarcangelo Basket, poi ho continuato a scattare anche per gli Angels. Al Flaminio sono arrivato grazie a Massimo Bernardi, una grande persona. Il Flaminio è un palazzetto iconico del basket italiano, per me è sempre stato un onore coniugare le mie due grandi passioni: la fotografia e la pallacanestro , appunto.”

Se dovessi spiegare a parole cosa provi quando sei al Flaminio, come lo faresti? Ci sono delle sensazioni in particolare di cui vuoi parlare?

“Quando ero ragazzo, guardavo le partite in tv e sognavo di poterci entrare; scattare delle foto in un palazzetto così pieno di storia sarebbe stato il massimo. Ora posso dire di aver raggiunto il mio obiettivo che inizialmente

sembrava impossibile. Io amo stare dentro al Flaminio, mi rilassa scattare le foto, tutti mi conoscono e soprattutto mi rispettano . È una sensazione stupenda.”

Ora passiamo alla tua grande passione: la fotografia. Quando sei al Flaminio, cosa cerchi di catturare con il tuo obiettivo? Quale emozione dei tifosi cerchi di mostrare nei tuoi scatti?

“Per quanto riguarda i giocatori, cerco sempre di catturare l’espressione di chi vuole dare il massimo. Per esempio, uno dei miei obiettivi principali è sempre capitan Bedetti , dalla sua espressione si capisce quanto sia concentrato e quanto tenga alla maglia. Per quanto riguarda i tifosi, invece, preferisco fotografare il momento di massima estasi, l’urlo per un canestro importante, i tifosi in curva che can-

36 | RBR Magazine 12 | Gennaio 2023 LA GENTE DEL FLAMINIO
Parma
di Matteo

tano; cerco le emozioni più forti della famiglia biancorossa.”

Rimanendo nell’ambito della fotografia, a quali foto sei più legato di quelle che hai scattato al Flaminio?

“Non ho nessun dubbio, sono due: la prima è una foto di Ogbeide che schiaccia in testa a tutta la difesa di Ravenna. Quello scatto rappresenta tutta la potenza e l’atletismo del nostro lungo, è veramente dominante. Per la seconda foto devo assolutamente citare la schiacciata di Max De Martin ai tempi degli Angels: gesto atletico spaventoso, ha portato dentro il canestro anche i difensori, sembrava un fotomontaggio.”

Tu sei presente dalla nascita dell’RBR. Che cambiamenti hai visto nel nostro palazzetto? La passione dei tifosi biancorossi è cresciuta in maniera esponenziale con gli anni o era comunque ben nutrita anche all’inizio del progetto?

“Sicuramente, all’inizio il palazzetto era più vuoto di adesso. La passione dei tifosi biancorossi è sempre stata presente, ma grazie al lavoro eccellente della società, ho la sensazione che molte persone si siano appassionate al basket con l’avanzare del progetto RBR . A testimonianza di ciò, ora il Flaminio è sempre pieno e trasmette energia ai giocatori, è spettacolare.”

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di Eugenio Petrillo

MAZZA ARREDAMENTI

È TUTTA UNA QUESTIONE DI FAMIGLIA

Uno dei claim principali di Rinascita Basket Rimini è quello di rifarsi alla tradizione. RBR la ricerca un po’ in tutto quello che fa e lo ha ritrovato persino in alcuni suoi soci e sponsor. Tra questi senza dubbio Mazza Arredamenti, socio del nostro club, e presenza ssa alle partite casalinga della nostra squadra al Flaminio.

Abbiamo intervistato Fabrizio, titolare dell’azienda, che ci ha raccontato tutti i segreti del suo mondo che - guarda un po’ - si intrecciano con quelli di RBR.

Quali sono le origini della vostra attività?

“L’azienda nasce nel 1953 da mio nonno Giuseppe. Poi è stata tramandata a mio padre Franco che però non è suo glio, ma è il genero. A quel punto abbiamo proseguito io e mio fratello Giuseppe. Ci occupiamo di arredamenti sia componibili che su misura. È una struttura con dei collaboratori, ma prettamente familiare. Partiamo proprio dal concetto di famiglia

dove mio fratello cura i montaggio, io quella più commerciale e della vendita. I nostri clienti si relazionano quindi sempre con uno della nostra famiglia.

Nel 1997 abbiamo aperto lo show-room di arredamento componibile. Prima non lo avevamo perché avevamo solamente lo studio di falegnameria”.

Quindi si può dire che la falegnameria per voi è una questione di famiglia.

“Assolutamente si. Mio padre è romano e anche nella Capitale lavorava in falegnameria. Conobbe mia mamma Paola a Rimini dove poi si trasferì dopo il matrimonio. Quindi la cosa buffa è che il caso ha voluto che la mia fosse una famiglia di falegnami sia da una parte che dall’altra. Io e mio fratello non potevamo che proseguire in questa tradizione familiare. Sono in falegnameria da quando avevo 17 anni e 37 anni dopo sono ancora qui”.

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A SUPPORTO DI RBR

Quale è la mission che vi prefiggete ogni giorno in azienda?

“Sembra scontato ma ogni giorno lavoriamo per dare il massimo e dare al nostro cliente il miglior servizio possibile. I clienti quando vengono da noi si devono sentire come a casa, gli vanno dati dei consigli e fatti decidere liberamente senza imposizioni. Noi dobbiamo mostrare tutti i nostri prodotti indipendentemente dal prezzo. Uno dei nostri plus della nostra azienda è che i clienti si interfacciano con me o con i miei collaboratori che siamo tutti anche architetti quindi con una conoscenza tecnica. Il montaggio poi viene eseguito da mio fratello. Perciò il fatto che il prodotto scelto in negozio venga montato dal titolare, per me, è un vero valore aggiunto. In ne per me il post vendita è fondamentale. Per noi il clienti anche dopo la vendita rimane tale. È un patrimonio. Bisogna essere presenti”.

La passione per la pallacanestro nasce con l’accordo con RBR oppure già da prima?

“Ho seguito il basket sin da ragazzino quando andavo alla Sala Mostre in piazza Malatesta dove giocava la Sarila. Poi ci siamo spostati al Flaminio. Solitamente la domenica facevamo la doppia: prima il calcio e subito dopo il basket.

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Io giocavo da piccolo nell’allora Sacramora ai tempi di Rinaldi, Papini e Paci”.

Come nasce la partnership con RBR?

“Ho sempre avuto la passione per il basket anche se devo ammettere che negli ultimi anni mi era un po’ calata. Quest’anno invece un amico mi ha coinvolto come sponsor. Ho preso la scusa per farmi l’abbonamento con mia moglie e mio fratello e ho ripreso ad andare al palazzetto tutte le domeniche”.

Quali sensazioni emergono in te quando giocano i nostri biancorossi?

“Devo essere onesto: mi sono immediatamente legato alla squadra. Mi piace tantissimo e vengo molto volentieri. Oggi sono ancora più convinto di aver fatto la scelta giusta ad entrare a far parte di questo progetto. Ritrovo un bel clima con i tifosi legati alla squadra. C’è una sinergia meravigliosa tra pubblico e giocatori. Questa società ha avuto la capacità di saper coinvolgere la gente e questo è fondamentale. Sono partiti da li e ora raccolgono i frutti”.

Quali valori accomunano RBR a Mazza Arredamenti?

“Sicuramente quando io entro nel mio campo cerco di dare tutto il meglio che ho. Pro-

prio come fanno i ragazzi di RBR. Sembra una sciocchezza ma anche il nostro è un gioco di squadra dove ognuno aiuta l’altro”.

Come vivi le partite al Flaminio?

“Meglio che non lo dica… Scherzi a parte vivo la partita come fossi in curva nonostante il mio abbonamento in parterre. Mi arrabbio e rimugino sulle scon tte, ma le vittorie mi fanno godere: per esempio quella in casa contro Cento mi ha fatto andare a casa con il sorriso a 360°”.

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LIONS ACADEMY

SOCIETÀ SEMPRE PIÙ IN CRESCITA

Non smette di crescere la voglia di pallacanestro intorno a tutto il territorio riminese, grazie anche e soprattutto alla spinta di una RBR sempre più protagonista e coinvolgente anche in Serie A2. Il traino di questo momento positivo è ovviamente ricevuto in primis dalle società collegate, che a loro volta sono il vero e proprio motore del progetto. Oggi analizziamo l’imponente crescita di una di queste, i Lions Academy

Nati nel maggio 2020 subito dopo il lockdown Covid, i Lions sono riusciti in poco tempo a stabilirsi come realtà solida ed af dabile del territorio di Coriano per tutti gli appassionati di basket. Al momento la Società vanta un settore minibasket completo, una squadra U14 UISP, una formazione U15 regionale FIP, in collaborazione coi Dolphins Riccione, ed una Prima Squadra UISP.

“Il bilancio del 2022 è molto positivo. – spiega Giulio Dauti, Presidente/Coach ed autentico factotum dei Lions Academy – A livello numerico eravamo partiti con 105 tesserati mentre ora siamo circa 140 tra minibasket, settore giovanile e Prima Squadra: siamo contenti di questa crescita. Tutti i gruppi minibasket, dai Pulcini agli Esordienti, sono numerosi, a testimonianza dell’ottimo lavoro che gli istruttori, me compreso, stanno svolgendo ed anche della voglia

di pallacanestro che soprattutto quest’anno ha catturato il territorio di Coriano.”

Quali prospettive ci sono per il 2023 con riferimento al settore giovanile?

“L’obiettivo è ampliare il settore giovanile. Entrando nello speci co, valuteremo nel corso dell’anno se iscrivere l’attuale gruppo dell’U15, primo in classi ca a punteggio pieno, alla prossima U17 regionale oppure, se riuscissimo a trovare qualche ragazzo 2007 di livello, disputare l’U17 Gold per confrontarci con squadre di ancora più alto livello. Vogliamo, inoltre, iscrivere l’U13 ad un campionato di federazione e, anche se sarà dif cile, provare a formare una squadra U14.”

Cosa bolle in pentola, invece, per la Prima Squadra?

“Anche in questo caso siamo primi in classica a punteggio pieno e con una squadra che presenta elementi molto interessanti: il campionato NBU è sì amatoriale, ma l’organizzazione e l’impegno che mettiamo come Lions è professionale. Proprio per questo posso dire con certezza che l’anno prossimo iscriveremo la squadra ad un campionato FIP, ancora non so se Prima Divisione o Promozione.”

Dove può ancora crescere la Società?

“Sicuramente vogliamo aumentare ancora il

42 | RBR Magazine 12 | Gennaio 2023 LE SOCIETÀ
RBR Magazine 12 | Gennaio 2023 | Nassiriya, 20 P merciale Le Befane Per vivere un’esperienza oltre la spesa. a Caduti di Nassiri Presso Centro Comme ELETTRONICA PIANTE E FIORI OTTICO PARAFARMACIA STAZIONE DOLCEZZA CANTINA BOUTIQUE DEL CAFFÉ INSALATERIA PASTICCERIA GASTRONOMIA PESCHERIA MACELLERIA

numero di iscritti, il prossimo obiettivo che mi piacerebbe raggiungere è quota 200; inoltre, ci piacerebbe coinvolgere ulteriormente il territorio di Gaiofana vicino a noi. Al di là di cercare di creare squadre competitive, vogliamo in primis svolgere un ruolo sociale per il nostro territorio e per i ragazzi che scelgono la nostra Società per giocare. A questo proposito, è sempre più stretto il legame col settore danza sempre interno ai Lions, che ora prevede uno spettacolo da parte delle nostre ragazze durante time-out ed intervalli delle partite delle nostre squadre: questo è un intreccio molto motivante per tutti i nostri tesserati ed intendiamo svilupparlo.

In ne, non dimentichiamo il centro estivo accreditato dalla regione Emilia-Romagna ‘Lions Summer Village’, che offre ogni estate un servizio quali cato e di livello per tutto il territorio. L’estate scorsa si è toccato quota 250 iscritti e per l’estate 2023 sono previste delle novità importanti.”

In rappresentanza di RBR è stato ospite delle strutture dei Lions Academy il Club Manager Tommaso Rinaldi, che ha assistito a due sedute di allenamento prima di interagire direttamente coi protagonisti.

“A Coriano ho trovato una bellissima realtà, Giulio Dauti sta facendo un lavoro molto im-

portante. – racconta Tommaso Rinaldi – Durante la mia visita ho salutato alcuni bambini del Minibasket prima di fermarmi sul campo coi ragazzi dell’U15 per parlare di movimenti in post basso. Come RBR siamo molto contenti della presenza dei Lions nel novero delle nostre società collegate, li aspettiamo numerosi al Flaminio.”

“Tommaso è stato molto gentile e disponibile. – riprende la parola Giulio Dauti – Ha interagito con i genitori anche in vista della partita al Flaminio del 29 gennaio dove saremo ospiti di RBR come Lions Academy, mentre insieme ai ragazzi dell’U15 ha spiegato cosa serve per diventare un giocatore professionista. Il messaggio che Tommaso ci ha voluto lasciare è quello del divertimento ed il piacere per la pallacanestro che non devono mai mancare, a qualsiasi livello.”

Come riesce a gestire Giulio Dauti il sempre maggiore impegno che comportano i Lions?

“Il 4 gennaio sono diventato padre, quindi rispetto a prima dovrò sicuramente diminuire il tempo da dedicare alla Società per concentrarmi maggiormente al mio piccolo. Per fortuna posso contare su tre collaboratori a livello amministrativo ed altrettanti istruttori in palestra che quotidianamente mi aiutano a portare avanti questa realtà.”

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LA FIGURA DEL VOLONTARIO

L’ISCRIZIONE NEL NUOVO REGISTRO DELLO SPORT E LA LIMITAZIONE DELLA RESPONSABILITÀ IN CAPO AGLI AMMINISTRATORI

Le Associazioni non riconosciute, come noto, rispondono delle obbligazioni contratte, sia con il proprio patrimonio, sia con i beni personali degli amministratori e di coloro che abbiano agito in nome e per conto dell’Associazione. Invero, per eventuali debiti, anche tributari, risponde prima di tutto l’associazione col suo patrimonio e, qualora lo stesso non sia capiente, ne risponde il presidente, talvolta in solido coi membri del Consiglio Direttivo.

L’acquisizione sempli cata della personalità giuridica rappresenta una delle novelle più rilevanti introdotte dalla recente Riforma dello Sport, che interesserà l’ampia platea delle Associazioni Sportive Dilettantistiche (Asd), costituite nella forma dell’associazione non riconosciuta. L’innovazione è contenuta nell’articolo 14 del D.Lgs 39/2021.

La norma, pur essendo in vigore dal 31.08.2022 (art.17-bis, DLgs 39/2021), risulta ancora carente dei decreti attuativi, al ne

della sua concreta operatività.

Da una prima lettura della norma, per gli enti sportivi dilettantistici in rassegna, al ne di assumere la personalità giuridica, il vincolo patrimoniale previsto dal precedente Dpr 361/2000, parrebbe superabile attraverso una procedura semplicata, ossia la mera certi cazione della rispondenza dello statuto alle disposizioni di legge. Sebbene minima, alcuna attestazione economico patrimoniale è richiesta. Non sarebbe tuttavia da escludere, a parere di chi scrive, l’ipotesi che l’acquisto della personalità giuridica debba dipendere, invece, dalla veri ca da parte del notaio che ha ricevuto l’atto per determinarne i requisiti di legge, ivi inclusi quelli patrimoniali minimi. In tal caso, troverebbe ancora applicazione la disciplina generale di cui al Dpr 361/2000, con conseguente valutazione discrezionale circa l’adeguatezza del patrimonio allo scopo dell’ente sportivo dilet-

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REGOLE E CURIOSITÀ

tantistico, snaturando di fatto, la disposizione agevolativa.

Preme segnalare che l’istanza di iscrizione nel Registro Nazionale delle Attività Sportive dilettantistiche, istituito presso il dipartimento dello Sport, è da inoltrarsi, su richiesta delle associazioni e società sportive dilettantistiche, dalla federazione sportiva nazionale delle discipline associate o dall’ente di promozione sportiva af liante, con allegazione dei documenti a tal ne previsti. Da ultimo, corre l’obbligo precisare, che il Codice del Terzo Settore annovera all’Art. 5 lettera t, la previsione che gli E.T.S., possano svolgere anche attività sportiva dilettantistica.

Ebbene, ad opera del D.Lgs 163/2022, che ha riformato il D.Lgs. 36/2021, oggi, ad esempio, un’Associazione di Promozione Sociale già iscritta al R.U.N.T.S, che svolge attività sportiva dilettantistica, al ne del riconoscimento della personalità giuridica, dovrebbe attenersi

all’obbligo di costituire un patrimonio minimo di euro 15.000,00. Tuttavia, alla luce della superiore novella, potrebbe alternativamente anche iscriversi al Registro Nazionale delle Attività Sportive Dilettantistiche, senza il rispetto di alcun capitale minimo.

Nel nostro ordinamento, per coerenza, dovrebbe considerarsi unico il dettato normativo riferito alla personalità giuridica. In tutti i casi in cui l’iscrizione di un’associazione debba far conseguire l’acquisto della personalità giuridica (anche ex articolo 14 D.Lgs. 39/2021), ed altresì essere ragionevolmente rispettate le condizioni previste dall’articolo 22 D.Lgs. 117/2017, dovrebbe così anche prevedersi la sussistenza del patrimonio minimo.

Si auspica, a tal ne, che il legislatore preveda un coordinamento tra la disciplina sportiva del terzo settore con quella del nuovo registro delle attività sportive dilettantistiche.

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DOMENICO ZANCHINI

STARGRAFIC: LE GRANDI STAMPE DI RBR

Oggi siamo qui per presentare un’altra grande azienda socia della famiglia Rbr, Stargra c, tramite il titolare Domenico Zanchini.

Benvenuto Domenico. Di cosa vi occupate? Come e quando nasce il progetto di Stargrafic?

“All’interno dell’azienda contiamo su vari settori: da quello industriale (pannelli sinottici, pannelli di controllo) alla serigra a, dalla stampa digitale in grande formato tramite macchine molto tecnologiche ai controlli numerici di vario tipo, dalle decorazioni come carta da parati allabra di vetro. La gamma è estremamente ampia. Ci tengo a precisare che siamo produttori e abbiamo due strutture per un totale di quasi 5000 metri quadri. Le strutture produttive sono entrambe a Rimini, poi ce n’è una terza commerciale, addetta alla vendita, a Rimini.

Siamo nati nel 1998 e da subito ci siamo specializzati nella stampa di materie plastiche e nella tecnica della stampa serigra ca a caldo. Abbiamo sempre cercato di essere innovativi, perché l’innovazione è uno dei segreti per restare competitivi sul mercato.

Nel 2004, quando il digitale era ancora agli albori, abbiamo acquistato la prima macchina a stampe digitali, qualcosa di incredibile per quegli anni.

Nel corso del tempo abbiamo poi ampliato tutti i progetti di project-management e gestione del progetto, con un approccio che ha portato a relazioni sempre più stabili con team progettuali strutturati, incrementando le performance complessive di ogni lavoro”.

Quali sono gli obiettivi per il futuro?

“L’obiettivo è continuare a crescere, inve-

stendo continuamente sulle nuove tecnologie e allargando i nostri ambiti di competenza. Vogliamo allargare il bacino d’utenza e diventare uno dei punti di riferimento all’interno della regione e non solo. Per fare questo, un nuovo fronte di ricerca è rivolto verso le tecnologie totalmente eco-sostenibili: tale aspetto è diventato il lo conduttore in tutte le produzioni, attraverso l’uso di materiali riciclabili e inchiostri speciali e con un attento controllo di tutte le fasi del processo produttivo. La clientela è sempre più attenta a questi elementi ed è giusto che da parte nostra ci siano tutte le attenzioni del caso”.

Che nesso sussiste tra innovazione lavorativa e sport? Come è nata l’idea di entrare all’interno della famiglia Rbr?

“Per quanto riguarda il settore sportivo, noi siamo inseriti da anni già in altre discipline perché crediamo molto nello sport anche come potente mezzo di comunicazione. Per quanto riguarda Rbr, abbiamo scelto di aderire al progetto perché Carasso, nella sua presentazione, ci ha colpito molto per chiarezza di intenti e di obiettivi. L’investimento è stato fatto perché ci ritroviamo molto nelle parole chiave che la società mette in pratica ogni giorno, incentrate sulla passione, sull’identità e sul territorio. RivieraBanca Basket Rimini ha un modo di interfacciarsi con soci e sponsor unico, qui ci sentiamo tutti una grande famiglia. Con Rimini abbiamo un rapporto molto stretto e Rbr ci aiuta ad estendere anche le nostre relazioni commerciali: siamo davvero molto soddisfatti di questo rapporto e speriamo che possa intensi carsi sempre di più con il tempo”.

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Torniamo all’attaccamento al territorio: è importante anche per voi, immagino…

“Assolutamente: la Romagna è unica e rappresenta il cuore delle nostre relazioni produttive e commerciali. La valorizzazione del proprio territorio è uno dei vanti della nostra terra: in questo possiamo dire con grande orgoglio di avere pochi rivali. E speriamo di continuare a migliorare in futuro”.

Che cosa pensa della “riminesità” che si respira in società? Come vede il futuro sportivo dei prossimi anni?

“Da un punto di vista sportivo non posso che vedere un futuro roseo: c’è una familiarità molto forte tra soci, sponsor, dirigenti, membri della squadra. Si vive un clima positivo che alla ne spinge tanti imprenditori ad entrare nel progetto e a restarci, perché nessuno di noi andrebbe mai contro la propria famiglia. Nello sport è importante che ci siano relazioni, ma è davvero raro trovare un ambiente sano e amichevole come accade in Rbr. Proprio sul versante comunicativo la società ha investito tanto e i risultati si stanno vedendo.

Questa stagione è sicuramente complessa, perché è la prima in A2: le dif coltà iniziali erano attese, ma ci stiamo riprendendo e guardo al futuro con grande ottimismo, anche per il grande investimento che la società sta facendo sul settore giovanile, che permetterà di vedere tanti nuovi talenti riminesi in azione nei prossimi anni”.

Nel corso di questi anni c’è stato un giocatore che l’ha colpita in particolare?

“No. Nella pallacanestro conta sempre lo spirito di squadra, quindi non me la sento di fare un nome in particolare. Ogni giocatore passato per Rimini, nel corso di queste stagioni, ha lasciato la propria impronta, in una storia iniziata da poco e che tutti speriamo possa diventare sempre più gloriosa. Mi ha colpito molto l’atteggiamento di Derek e Jazz, i due americani. Anche loro sono super disponibili, alla mano, non si atteggiano e si sono calati perfettamen-

te nel clima familiare che si respira in questa società”.

Quali sono i segreti della nostra terra, la Romagna, sia da un punto di vista sportivo che commerciale?

“Siamo l’unica regione matriarcale che c’è in Italia. Il riminese, il forlivese, il cesenate si sentono tutti “romagnoli”. Poi c’è sicuramente una rivalità sportiva, ma tutti si sentono parte della stessa “famigli”. Abbiamo un attaccamento fortissimo verso la nostra terra e questa è la nostra forza. Siamo onesti, accoglienti e abbiamo una grande capacità comunicativa che attrae da sempre tanti turisti. Questa capacità di accogliere è evidentissima anche nel gruppo squadra: i ragazzi sono molto legati tra loro e Bedo, come capitano, è la gura giusta per conservare un clima sempre adatto all’interno dello spogliatoio”.

Cosa si aspetta dai prossimi mesi?

“Da socio e da tifoso spero che la squadra lotti in tutte le partite e riesca a vincere il maggior numero di incontri. Il primo obiettivo è sicuramente la salvezza, poi sarebbe bello provarsi a togliere lo s zio dei play-off. Dobbiamo essere ambiziosi, ma senza bruciare le tappe: la differenza tra la serie B e la A2 è sotto gli occhi di tutti e ci vuole pazienza. Come detto in precedenza, però, la dirigenza è fatta di persone molto competenti e quindi il futuro è destinato ad essere roseo. Da questo punto di vista, umiltà e dedizione, ma non dobbiamo porci limiti…”

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IL BASKET IN GIRO PER IL MONDO

BRITTNEY GRINER: FINALMENTE LIBERA LA STELLA USA! di Alberto Foschi

Una storia incredibile quella di Brittney Griner, stella di WNBA. Lo scorso febbraio la giocatrice statunitense nativa di Houston, Texas, si trova in aeroporto a Mosca, in procinto di lasciare la Russia, ma viene trovata in possesso di olio di hashish e arrestata con l’accusa di traf co di sostanze stupefacenti. Da allora Brittney viene incarcerata e sottoposta a processo. Il processo si conclude in estate, ad agosto, con la condanna a 9 anni di reclusione. Da allora parte una lunga trattativa sull’asse Washington-Mosca che porta alla fumata bianca con la liberazione dell’atleta americana in cambio del rilascio, da parte statunitense, di Viktor Bout, traf cante d’armi che avrebbe dovuto scontare una condanna di 25 anni negli Usa.

La Griner è una delle atlete più iconiche di sempre della WNBA: talento cristallino già evidente al college, Brittney riscrive i record alla Baylor University e trascina la squadra al titolo NCAA nel 2012. Durante la carriera universitaria colleziona anche importanti riconoscimenti individuali: per due volte viene nominata NCAA Basketball Tournament Most Outstanding Player e per due volte si aggiudica il premio di Naismith College Player of the Year.

Nella carriera in WNBA, la Griner conquista il titolo nel 2014 con i Phoenix Mercury, confermandosi un centro di livello altissimo sia difensivamente che offensivamente. Nel 2014 e nel 2015 viene nominata miglior difensore dell’anno, per tre volte viene inserita nel quintetto ideale della lega e in due occasioni (2017 e 2019) è la migliore realizzatrice. Nessuna giocatrice, in otto stagioni, ha piazzato più stoppate. Come succede a molte atlete impegnate nella WNBA, la carriera americana della Griner si abbina a quella in club di area FIBA quando la stagione negli Usa si conclude: dal 2013 al 2015 Brittney ha giocato in Cina tra Zhejiang e Pechino, mentre dal 2015 al 2022 ha militato in Russia con l’Ekaterinburg.

L’operazione di liberazione della Griner è stata annunciata a dicembre in una breve conferenza stampa dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden che ha sottolineato come la sua amministrazione non abbia mai smesso di spingere per il rilascio, veri catosi “dopo mesi di ingiusta detenzione in Russia”. Detenzione avvenuta per mesi in un carcere poco fuori da Mosca e da novembre in una colonia penale, centro di detenzione russo particolarmente duro, dove i detenuti sono costretti a lavorare per lo stato.

Lo scambio di prigionieri è certamente costato più agli americani che ai russi: gli Usa sono stati costretti a liberare Viktor Bout, un ex tenente colonnello dell’esercito sovietico che era stato descritto come uno dei più proli ci traf canti d’armi al mondo degli ultimi decenni. Il sacri cio è stato però fondamentale per liberare la cittadina americana più famosa imprigionata all’estero, in un momento di signi cativa tensione tra Russia e Stati Uniti a causa della guerra ucraina.

54 | RBR Magazine 12 | Gennaio 2023 CURIOSITÀ DAL MONDO
RBR Magazine 12 | Gennaio 2023 | 55

IL BASKET IN GIRO PER IL MONDO

TYRELL TERRY: UN PRECOCE RITIRO A 22 ANNI di Alberto Foschi

Tyrell Terry. Questo nome forse a qualcuno non dirà nulla, eppure è uno dei talenti più promettenti del Draft Nba 2020. A soli 22 anni Tyrell ha annunciato il ritiro dal basket.

Terry si mette in luce nei due anni al College a Stanford e viene chiamato alla scelta 31 dai Dallas Mavericks, senza convincere pienamente. A questo punto inizia un periodo trascorso tra sporadiche presenze ai Memphis Grizzlies e la loro squadra di G-League.

Questo il post Instagram in cui Terry comunica e motiva il suo addio alla pallacanestro: “In questo momento è dif cile per me scrivere questo messaggio. Ho deciso di lasciare la pallacanestro, il gioco che ha formato gran parte di ciò che sono e che mi ha guidato n dai primi passi. Mi ha dato riconoscimenti, ricordi incredibili e amici per la vita… Ma anche le esperienze più buie e dif cili della mia vita, al punto che mi stava distruggendo dentro. Ho iniziato a disprezzarmi e a mettere tutto in discussione: pensieri, svegliarsi sempre con la nausea, dif coltà a respirare e una lotta continua contro un peso sul petto che non ero più in grado di sostenere. Questa è solo una sintetica descrizione dell’ansia che questo sport mi ha causato, e mentre sono grato per ogni porta che mi ha aperto non posso continuare questa lotta per qualcosa di cui mi sono innamorato. Sarò ricordato per sempre come una meteora, un fallimento, uno spreco di talento. Se può essere vero per quanto riguarda il basket, io credo che dai fallimenti possano nascere straordinarie opportunità di successo e non vedo l’ora di esplorare tutto il vasto mondo che esisterà per me al di fuori di un parquet. Per la prima volta potrò essere in grado di trovare la mia vera identità oltre il gioco. Sarò per sempre grato a coloro che hanno creduto in me e mi scuso con tutti quelli che ho deluso. Ora, però, sto percorrendo una strada diversa che, spero, mi porterà alla felicità e alla possibilità di amarmi di nuovo”.

Una storia, questa, che è una lezione da parte di un giocatore che sceglie di interrompere una carriera, praticamente ancor prima di iniziarla. Una lezione di come la vita porti a fare delle scelte che inevitabilmente devono mettere la salute e la felicità al primo posto: noi non possiamo che augurarci che da oggi Terry trovi la sua strada. Auguri e in bocca al lupo per tutto quello che verrà, campione!

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Pills

Per la partita contro la Fortitudo Bologna, RBR sta indossando la maglia speciale per il “RivieraBanca Day” disegnata da Massimo Tentoni di Interno2 e realizzata dallo sponsor tecnico Erreà.

Al termine della gara la divisa verrà messa all’asta ed il ricovato verrà devoluto a Arop ADV Onlus e Ca’ Santino onlus.

Avevamo chiesto ai nostri tifosi più piccoli di esprimere un desiderio, scriverlo su un foglio di carta e poi esporlo al Flaminio durante RBR-Cento.

58 | RBR Magazine 12 | Gennaio 2023

Games

INDOVINA CHI

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di Alberto Foschi 1) Landi - 2) Anumba - 3) Ogbeide
1 3 2
Soluzioni:

Games

Rispondi correttamente alle domande sottostanti e alla fine calcola il tuo punteggio.

1. La nostra mascotte, che in amma le domeniche al Flaminio.

2. Fu il primo capitano della storia Rbr (nome e cognome).

3. L’ultima squadra affrontata in regular season nella stagione 2022/2023.

4. Il nostro preparatore atletico.

5. Il Prof., coach di tanti futuri talenti riminesi.

6. Il Teatro, casa di tanti eventi di RivieraBanca

7. Il titolo del nostro inno.

8. Squadra contro la quale abbiamo ottenuto la prima vittoria in A2.

9. Prima squadra affrontata quest’anno in campionato.

10. Il nome del giornalino disponibile ad ogni partita casalinga.

Punteggio: /10

60 | RBR Magazine 12 | Gennaio 2023
[1. Hero; 2. Alberto Saponi; 3. Luiss Roma; 4. Marco Bernardi; 5. Gian Luigi Rinaldi; 6. Galli; 7. Seconda pelle addosso; 8. Ferrara; 9. San Severo; 10. Tap-in] Basket Rimini.

Games

Il Sudoku si presenta come una scacchiera, divisa in 9 quadranti, con 81 caselle, 9 righe orizzontali e 9 verticali. Lo scopo è quello di riempire ogni riga e ogni colonna della scacchiera e ogni quadrato con i numeri dall’1 al 9 senza ripetersi.

RBR Magazine 12 | Gennaio 2023 | 61

PORTFOLIO BIANCOROSSO

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