RBR MAGAZINE Nr 7 - Maggio nr 7

MAG.' 22 - N°07 NOV.'21-N°02

IL MENSILE CHE PARLA DEL MONDO RINASCITA BASKET RIMINI

ANDREA SACCAGGI FLUXO UISP NICOLA DE LUIGI ERMANNO PASINI

AMARCORD FRATELLI BAGLI “BASKET A TUTTA BIRRA” ALL’INTERNO IL POSTER #CONLASPINTADIUNPOPOLO RBR Magazine 7 | Maggio 2022 |

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Società Italiana Gas Liquidi Spa - Via Famignano, 6/8 - Poggio Torriana (Rn) Tel. 0541.675252 - Fax 0541.675474 RBR Magazine 7 | Maggio 2022 |

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editoriale Che numero, ragazzi! E quanta adrenalina che corre addosso alla famiglia RBR. Sul parquet e fuori si vivono queste giornate con estrema apprensione: società, giocatori, tifosi tutti insieme in quell’unicum che è molto spesso il leit motiv per centrare i traguardi desiderati.

Il numero del nostro magazine è ricchissimo e variegato perché il mix che abbiamo scelto rende molto assortita l’offerta di lettura. Dal basket di oggi (Andrea Saccaggi) a quello di ieri (Luciano Vendemini), dal massaggiatore storico (Adriano Angeli) ad un fotografo che sulla piazza è assolutamente uno dei migliori (Nicola De Luigi) passando dal gusto di una fresca bevanda (Famiglia Bagli Birra Amarcord) ad un nome storico dello sport riminese (Ermanno Pasini del Garden). E poi ancora: Uisp Rimini, Fluxo, Nicola Baroni, le wags (acronimo di Wives And Girlfriends ovvero mogli e fidanzate di sportivi, nel caso specifico i nostri biancorossi).

Questo è quanto. Ma noi siamo qui anche per spingere coach e giocatori, a riempire il Flaminio, ad urlare il nostro sostegno, a non far mancare il nostro appoggio perché Rimini merita un gradino più alto nell’olimpo del basket: per la sua storia, per i suoi risultati, per il suo nome. Ovviamente tutto questo non basta: occorre fare i conti con il valore dell’avversario, rispettarlo sempre e comunque, ma in questo palazzetto ci sono bene in mostra le immagini dei trionfi dello sport riminese. Basta guardarle per prendere forza, per cercare di centrare l’impresa, per andare oltre la speranza. Forza ragazzi. O meglio, alè burdél.

Preso dall’euforia dimenticavo… Buona lettura.

IL PERSONAGGIO FRATELLI BAGLI

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LA GENTE DEL FLAMINIO LE WAGS BIANCOROSSE

Il direttore

GRAZIE A...

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Vietata la riproduzione anche parziale di testi e foto copyright 2021

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Geronimo Network I giornali del territorio

Eugenio Petrillo Gianni Filippi Marco Rinaldi Matteo Briolini Alberto Crescentini Alberto Foschi Simone Campanati Luna Guiducci Nicola De Luigi PH Alfio Sgroi PH

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STORIES LUCIANO VENDEMINI

IL TEAM ANDREA SACCAGGI

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PERSONAGGI NELLA STORIA ADRIANO ANGELI

FOTOGRAFANDO NICOLA DE LUIGI

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CONOSCIAMOCI NICOLA BARONI

LE SOCIETÀ UISP

RIMINI OLTRE AL BASKET FLUXO HAPPY BASKET IRENE SALVATELLI

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PARLIAMO DI NOI Popolo biancorosso, le sentite anche voi queste emozioni? Sono le vibrazioni dei playoff che la nostra amata Rinascita Basket Rimini stanno giocando. Siamo entrati nel vivo della fase decisiva, quella dov’è proibito sbagliare. Ora è proprio proibito lasciare al caso qualsiasi cosa, bisogna quindi lottare su ogni possesso, su ogni rimbalzo e palla vagante. Sangue e sudore da buttare sul campo da gioco per concretizzare tutti gli sforzi e sacrifici fatti durante tutta la stagione. E sull’impegno e la voglia di raggiungere l’obiettivo dei nostri Eroi, noi ci mettiamo la mano sul fuoco. Il valore - umano e tecnico - del roster è di primissimo livello e, come se non bastasse, la nostra società ha fatto un ulteriore sforzo per rimpolpare a dovere le rotazioni di coach Mattia Ferrari.

Ma il tutto va vissuto con il sorriso sulle labbra. Sorriso che arriva naturale quando alziamo il naso all’insù e rivediamo le tribune del Flaminio gremite della vostra presenza. E intanto, tra la tensione di una partita e l’altra, noi di RBR Magazine non facciamo mancare il nostro contributo.

Probabilmente il connubio perfetto è quello tra basket e la birra post partita. In queste pagine ed in copertina infatti potrete trovare l’intervista ai fratelli Bagli, della nota birra Amarcord. Di basket giocato troverete le parole di Andrea Saccaggi, micidiale guardia tiratrice di RBR, ma anche un approfondimento sulla UISP e sul basket rosa.

Alberto Crescentini traccia il ricordo dell’indimenticata e compianto Luciano Vendemini.

Ma non solo basket giocato, ma anche la presentazione dei nostri amici di Fluxo, oltre a giochi, musica, foto e tanto altro. Un numero da non perdere e da leggere con il cuore in gola, vissuto con le emozione dei playoff di Rinascita. di Eugenio Petrillo

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IL PERSONAGGIO

di Simone Campanati

FRATELLI BAGLI

BIRRA AMARCORD - BIRRIFICIO FAMILIARE INDIPENDENTE Devo ammettere che ogni volta che parlo del partner dei sogni, loro sono i primi a venirmi in mente. Giovani, sportivi, acculturati e con un’etica familiare che condivido, ammiro e, soprattutto, con una forma mentis estremamente centrata verso quello che è il mio credo Win-Win. Ho scoperto questa loro predisposizione fin dai primi eventi organizzati dopo il loro inserimento fra i soci RBR e a maggior ragione in questo ultimo anno in cui sono entrati a far parte del CDA della Rinascita.

Ad ogni appuntamento, la loro presenza era certa, e non solo dal punto di vista personale e fisico, ma anche da quello della fornitura di birra, da quello del marketing condiviso.

Hanno sempre creduto nel nostro progetto e sfruttato le possibilità, dando a noi quella di regalare un servizio eccellente per il nostro pubblico.

Conosco Elena dai tempi delle giovanili, quando io giocavo nel Basket Rimini e lei nell’Happy Basket, ci separano pochi anni di età, ovviamente a suo favore, ma non avevo mai avuto modo di sapere il suo percorso e così la mia intervista è partita proprio con lei.

Da subito mi racconta una cosa molto chiara: “sono un’appassionata di pallacanestro ed ex giocatrice fin dall’età di 8 anni, quando, accompagnando mio fratello Andrea agli allenamenti, mi innamorai subito di questo incredibile gioco. Così il giorno dopo decisi di lasciare la danza classica e di presentarmi agli allenamenti, gli stessi di mio fratello di un anno più piccolo. Con lui ho giocato per un po’ all’inizio. Allora non esisteva la squadra femminile a Riccione, ma la mia passione fu, fin da subito, così forte da farmi scegliere di aggregarmi a quella squadra. Io e Andrea eravamo sempre insieme e mi piaceva molto condividere con lui questa emozione.”

Un rapporto simbiotico quello di Elena e la pallacanestro che l’ha portata negli anni dell’adolescenza a calcare i campi di una delle società più importanti del panorama nazionale ed europeo a livello femminile come quello della Ahena Cesena, con grandi risultati.

“Era molto impegnativo, perché era il periodo delle medie e al termine dell’orario scolastico

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partivo per Cesena per gli allenamenti o per disputare le partite. Era fisicamente stressante, ma era la mia vita e lo facevo volentieri.”

Il basket coinvolse Elena totalmente, ma crescendo e aumentando gli impegni si ritrovò costretta a fare delle scelte importanti fra studio e sport.

“A 14 anni ho fatto la scelta di abbandonare il mondo cesenate perché troppo impegnativo, iniziavo la prima liceo e decisi di smettere, non volevo lasciar casa, preferivo stare a Riccione. Uno dei dirigenti di quella società casualmente stava iniziando un’avventura femminile proprio a Rimini, quella che ancora oggi è denominata Happy Basket Rimini e preso atto della mia volontà mi fece la proposta di giocare in riviera.

Iniziai così la mia avventura riminese, giocando sia con le giovanili che con la squadra senior che militava in Serie C. Ero sempre in palestra anche lì, giocavo e studiavo.”

I risultati di questa dedizione stavano creando una donna di spessore e una giocatrice di livello, durante le giovanili era molto facile trovare il suo nome sul giornale con l’indicazione del suo tabellino punti che spesso indicava il numero 60. Mi ricorda anche il tempo in cui ci incontravamo spesso nei playground riminesi che frequentavamo da appassionati della pallacanestro di strada.

“Una delle cose che ho sempre amato dello sport è il fatto che crea connessioni, ancora oggi mi vedo con delle mie ex compagne di squadra che sono diventate amiche con cui condividevo e condivido ancora oggi momenti di vita comune”.

Entrando un po’ più nella persona, Elena Bagli, ascolto con piacere la sua carriera al di fuori dei parquet, un aspetto che non conoscevo minimamente e che mi incuriosisce tanto.

“Dopo essermi diplomata allo Scientifico Einstein di Rimini, ho studiato giurisprudenza all’Università Cattolica di Milano, dopo la laurea ho cominciato con la pratica da Avvocato, ho passato l’esame di Stato al primo colpo e ho cominciato a lavorare come avvocato quasi da subito mettendomi in proprio.

Una vigilia di Natale di 5 anni fa sento suonare il citofono, apro la porta e trovo mio babbo

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e mio fratello. Mio padre mi dice che voleva andare in pensione e che se non avessi dato una mano nelle aziende di famiglia avrebbe valutato se vendere tutto. In pratica mi voleva al fianco di mio fratello nel portare avanti il suo lavoro.

Le attività di famiglia sono una parte importante per noi, così nel giro di un paio d’anni entrai in azienda: non tanto Birra Amarcord, sulla quale da tempo era operativo Andrea, ma la Target 2000.

Target 2000 è la storica società di famiglia che si occupa di distribuzione di birra nei canali D.O., G.D.O. e Discount a livello nazionale.

Nasce nel 2000 esattamente 3 anni dopo i primi passi di Birra Amarcord, progetto voluto e creato da un pool di albergatori nel 97 e che dopo alcune cessioni aziendali è passato in mano nostra nel 2008.

Personalmente mi occupo della Target, quindi della distribuzione di Birra Amarcord e di tanti altri marchi, nonché dello sviluppo del Private Label di Birra Amarcord”.

Chi si occupa di Birra Amarcord in maniera diretta è Andrea Bagli, classe 82, sposato con una bimba di 3 anni e mezzo, grande amante dello sport con la pallacanestro nel cuore da sempre.

“La mia storia con la pallacanestro è molto più umile quasi da minors, ho iniziato da bambino a Riccione mi ricordo un commento di un genitore che ci veniva a vedere che diceva: sembrate una mandria di bufali intorno alla palla, la palla si sposta e voi tutti verso di lei. In fondo era vero era lo spirito del gioco. Ho fatto anche degli anni molto belli, raggiungendo anche delle semifinali regionali. Ricordo quella contro Castenaso dove feci un Buzzer Beater con annessa montagna umana dei compagni su di me per festeggiarmi.

Le Final Four non andarono benissimo.

La mia storia successiva col basket fu solo divertimento e mondo Uisp, quello degli amici, quello degli amarcord”.

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Parlando di Andrea fuori dal campo?

“Sono agronomo, subito dopo il liceo ho cercato di seguire la mia passione e ho deciso di iscrivermi alla facoltà di agraria a Bologna e ho scelto un percorso molto innovativo per l’epoca che non dava solo nozioni su come si coltivano i campi per dirla in maniera semplice, ma che aveva un taglio molto ambientale, quindi più diretto alla conservazione del territorio e sull’uso della risorsa ambiente in maniera sostenibile e della conservazione dell’habitat. Pensa che eravamo solo in 12 a frequentare questo corso, pensandoci oggi in un mondo dove non si fa altro che parlare del concetto di sostenibilità sembra quasi incredibile.

Il mio inserimento in azienda è stato molto naturale perché sapevo già molto bene di cosa si parlava in riferimento alla coltivazione dei cereali e alle caratteristiche e alla qualità dell’acqua, elementi necessari per la produzione di un prodotto di grande valore.

Dopo aver fatto qualche esperienza fuori azienda fra le quali 3 mesi in Olanda per perfezionare la mia tesi sull’acqua, un giorno sono finito ad aiutare mio padre in birrificio. Morale della favola da quel momento iniziai a lavorare in azienda tutti i giorni. In fondo fin da bambini abbiamo visto circolare tanta birra, prima sulla tavola dei nostri genitori, poi nelle nostre serate adolescenziali, fino ad oggi. Era un processo davvero naturale, a casa si parlava sempre di birra.

Sono 12 anni che sono in azienda, ho guidato i muletti, messo lo scotch ai cartoni, le etichette alle bottiglie, perché credo con grande umiltà che l’autorevolezza nei confronti dei tuoi collaboratori te la devi creare con il tempo e coi fatti, prima di poter governare l’azienda”.

Target 2000 è proprietaria di Birra Amarcord ed Elena e Andrea si sono spartiti i compiti, assegnandosi ruoli più vicini alle caratteristiche personali, per non determinare condizionamenti

fra loro. Elena si occupa della vendita commerciale di Target e acquista e vende anche Birra Amarcord, Andrea invece segue la parte produttiva e commerciale di Birra Amarcord.

Perché avete mantenuto il nome Amarcord?

Andrea: “Il birrificio nasce come Brew Pub in zona mare a Rimini e si chiamava Norton Brewing Company nel 97 ed era la settima licenza aperta in Italia. In quegli anni si iniziavano a vedere queste forme di ristorazione innovativa con produzione di birra e mescita direttamente nel punto vendita”.

Elena tiene a specificare che posseggono la licenza numero 7 quando oggi sono molte più di 1000 a testimoniare di come sia esploso il mondo della birra negli ultimi 25 anni.

Andrea: “Il nome è stato evidentemente scelto per caratterizzare il prodotto con Rimini, e quindi l’identità con il mondo creato da Fellini era abbastanza scontata. Anche i nomi assegnati alle birre furono farina del loro sacco.

Quando siamo entrati rilevando i marchi dalla gestione precedente riconoscemmo questo aspetto come unico vero valore dell’azienda, poiché la stessa non generava utile.

Il marchio porta un nome meraviglioso che richiama Rimini al di là del collegamento con Fellini, la parola Amarcord è qualcosa di romantico, un termine ormai internazionale, ormai asserire facciamo un Amarcord è un qualcosa che unisce un po’ tutti, con un’accezione onirica che doveva essere valorizzata, spinta e promossa.

La difficoltà più grande fu cercare di riconquistare un mercato che si era arenato per colpa della scarsa qualità del prodotto di allora.

Abbiamo modificato i processi nel 2009 spostando la sede da San Marino ad Apecchio dove l’acqua era tanta e di ottima qualità e il focus era partire dalla ricetta della birra.

Primo ingrediente: l’acqua. A San Marino c’è

l’acqua dell’acquedotto che oltre a costare molto non ha qualità perché contiene quantità elevata di cloruri disastrosi per la produzione stessa poiché abbattono i colori, i profumi e i sapori e non sono facilmente eliminabili”.

Quali sono i valori della famiglia Bagli e delle aziende di famiglia?

Elena: La famiglia in primis è un valore fondamentale, è ampia, siamo molto uniti ed è da sempre un nostro pilastro. I valori di famiglia sono l’onestà, il lavorare sodo, la cultura del lavoro.

I nostri genitori non ci hanno regalato mai nulla, ma ci hanno sempre fatto guadagnare tutto fin da piccoli. Per questo li ringrazio, per l’educazione trasmessa che ci ha permesso di essere sempre attenti a ciò che facciamo, di costruire relazioni sincere e di creare una rete di clienti e fornitori che si fidano di noi, oltre al mero discorso di compravendita”.

Andrea: abbiamo cambiato il messaggio da trasmettere all’esterno, definendoci “Birrificio Familiare Indipendente”, per questo motivo. Parlare di famiglia a 360° utilizzando anche le nostre etichette e la nostra comunicazione sul prodotto era fondamentale per far capire il concetto che diamo a questo valore di appartenenza. Ci piaceva trasmettere il messaggio a tutti gli interlocutori di business, con noi ci si siede, si decide e si arriva subito al sodo senza prendere troppi tempi decisionali, volevamo trasmettere questo messaggio di immediatezza, di accoglienza. Nel mondo della birra ha un valore ulteriore perché è polarizzato da 5/6 multinazionali che detengono gran parte della fetta di mercato, dove spesso il cliente si deve relazionare con un collaboratore che il più delle volte non ha risposte dirette ai problemi.

I clienti riconoscono la coccola e il fatto di parlare direttamente con i titolari, si sentono quasi di famiglia.

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Mi ricordo la prima vostra apparizione nel mondo RBR nel giugno 2019 all’evento To B a Hero per festeggiare la promozione in B. Come arrivate in questo mondo?

Elena: “Quando abbiamo letto sul giornale di questa rinascita del Basket Rimini ci siamo subito sentiti fra di noi per capire cosa fare, ma allora ritenemmo che non fosse il momento giusto perché esistevano due società: RBR e i Crabs. Fare una scelta di campo, poteva creare delle divisioni, perché dire di sì ad uno e no all’altro quando facciamo parte dello stesso territorio?

Poi lo svolgimento naturale degli avvenimenti ci ha aiutati a confermare la nostra volontà di far parte di questo progetto.

Il primo contatto è avvenuto con Alex Gavagna, amico di Simone Ricci marito di nostra cugina poi siamo venuti a San Marino e lì abbiamo deciso di essere con voi.”

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Quanto ha inciso il vostro passato da giocatori di basket?

Elena: “Moltissimo! Il progetto è meraviglioso, ho subito ritenuto importante il coinvolgimento della città a 360° per far rivivere una parte caratteristica della stessa, ovvero la pallacanestro. È stato un acceleratore per la mia scelta, sapere di venire al Flaminio da tifosa del Basket Rimini e allo stesso modo sapere di essere parte di questo progetto e dare un contributo alla sua riuscita.”

Andrea: “Sicuramente è determinante la passione che abbiamo per questo sport, il tessuto di società che fa parte del progetto e la valorizzazione delle risorse locali, dei giovani lo trasforma anche in un progetto sociale per il territorio cosa che non vedo in altri sport, dove vedo una competitività troppo spinta. Questo è il motivo per cui oltre al Rugby che porta i nostri valori, non abbiamo mai appoggiato altri progetti.”

Qual è la vostra idea di rapporto fra sponsor e società sportiva?

Andrea: Il progetto è importante e ben riuscito anche sul lato comunicazione e questo ci fa gioco commercialmente.

Quello che abbiamo imparato dall’esperienza vogliamo metterlo a disposizione della società sportiva. Siamo tutti commercianti e noi come voi vendiamo un prodotto che sta nel mondo dell’intrattenimento, quindi viene logico vincere insieme e collaborare strettamente verso questa comunione di intenti.”

Elena: “A noi piace usare la parola partnership, ci piace essere attivi in un progetto, quel poco che possiamo fare dando un piccolo contributo ci fa piacere farlo e mettere a disposizione le nostre competenze.”

Un aneddoto della vostra vita imprenditoriale.

Andrea: Correva l’anno 2010 e avevamo appena in testa un progetto, quello di fare una birra legata al nostro territorio. Chiedemmo aiuto a Tonino Guerra, sia per la parte creativa di etichette, sia per la creazione della ricetta della birra.

L’ispirazione venne da Tonino e prese spunto dal Giardino dei Frutti Dimenticati e per questa birra, la nostra Riserva Speciale, selezionammo le visciole e le prugnole.

L’etichetta è tratta da un quadro con un pavone azzurro che disegnò per noi e che conservo nel mio ufficio. La bottiglia la disegnò asimmetrica, ma la cosa bella è che nella sua testa la birra si sarebbe dovuta bere dalla bottiglia, aspetto che è qualitativamente disastroso, e voleva farne una col collo piegato a 90° per non fare sforzo col collo nel berla. Ma era

improponibile a livello realizzativo per problemi tecnici di imbottigliamento e alla fine decise di rinunciare.

Fu una grande esperienza anche solo per i ricordi di cui ci ha sommerso su Fellini.

Invece qualche ricordo legato al Basket Rimini?

Elena: “Portare la nipotina, che porterò prima o poi a giocare a basket, in un luogo dove ci sono tanti bambini che giocano è molto bello, soprattutto quando finisce il match e possono entrare nel campo dei grandi a giocare.”

Andrea: “Ricordo nella storia del Basket Rimini i gradoni. Erano diventate le sedute dei ritardatari come noi, ci sedevamo sempre lì con nostro padre che fra l’altro è stato giocatore di basket di una delle prime squadre di Riccione e insieme andavamo a giocare ai campetti al parco di Riccione.

Ho fatto diverse trasferte in curva nel passato e rivedere le stesse persone ancora oggi presenti e a guidare i giovani mi ha fatto veramente tanto piacere.”

Cosa sognate per le vostre imprese?

Elena: “Continuare a crescere sani per noi e tutti i nostri collaboratori, in un percorso verso il futuro dove possa esserci sempre più spazio per maggiori benefici per chi lavora con noi, l’idea di azienda etica è ciò che sogno ogni giorno.”

Per RBR non lo posso dire (ride ndr) Andrea: “Noi abbiamo ereditato l’azienda da mio padre, abbiamo ereditato una piantina e vorrei dare alle future generazioni un albero rigoglioso che dia buoni frutti. Noi passeremo l’azienda dovrà restare. La stessa cosa la penso per RBR.”

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IL TEAM

ANDREA SACCAGGI

di Marco Rinaldi

ESPERIENZA E KILLER INSTINCT AL SERVIZIO DI RBR

I cari lettori di questo Magazine mi scuseranno se in tempi di guerra utilizzo un termine appartenente al linguaggio bellico per introdurre il personaggio protagonista di questo numero, ma posso garantire che all’interno della narrazione sportiva, cestistica in particolare, questo descrive in maniera efficace il tipo di giocatore di cui ci occuperemo: sto parlando del cecchino, colui che nel mondo della palla a spicchi è rinomato per la sua precisione al tiro, in particolare dalla lunga distanza. Credo che l’associazione sia istantanea per quanto riguarda il mondo RBR: sto parlando di Andrea Saccaggi.

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Il suo arrivo a Rimini nell’estate 2021, dopo una carriera che l’ha visto giocare praticamente solo in A2 nonché esordire appena diciottenne in serie A con la maglia di Treviso, è stato il segno tangibile che questo progetto voleva fare un definitivo salto di qualità. Andrea, infatti, è riconosciuto a livello italiano per le sue micidiali qualità di tiratore e, in generale, di grande attaccante, tra i top di tutta la serie B. Basti pensare che durante gli scorsi playoff ha segnato 42 (!) punti durante Gara 1 di semifinale contro Omegna quando vestiva la maglia di Agrigento, uno score veramente eccezionale per la pallacane-

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stro nostrana.

Entrare sul parquet da grande giocatore conosciuto, però, presenta anche l’altra faccia della medaglia, ovvero quella della costante attenzione che avversari ed addetti ai lavori prestano al gioco, in questo caso, di Andrea. Chiunque abbia visto almeno una partita di RBR si sarà reso conto in maniera evidente che, nel momento in cui il pallone capita nelle mani di Saccaggi, la difesa alza il livello d’intensità e ci sono sempre due se non tre giocatori a ‘braccare’ Andrea, tentando di negargli il tiro.

“Durante l’anno è capitato che le squadre avversarie si siano concentrate sulla mia marcatura perché ho fama di buon realizzatore e nella

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mia carriera ho sempre segnato molto. – ammette in prima persona ‘Sacca’ – Voglio, però, spezzare una lancia a favore anche dei miei compagni perché siamo tutti molto pericolosi in attacco; forse io e Tassinari che gestiamo più possessi veniamo attenzionati maggiormente dalle difese. Nella mia carriera è stato così a tratti: in A2, giocando spesso con uno o due americani molto forti a fianco, era normale che fossero loro i riferimenti principali con tanti tiri a disposizione. Alcuni anni, invece, è successo che fossi io il riferimento principale offensivo mentre l’americano era più uomo squadra: in generale sono sempre stato un realizzatore, è il leitmotiv della mia vita perché mi piace di più

giocare in attacco che in difesa. Mi sono adattato a queste attenzioni delle altre difese con l’allenamento, cercando di capire i punti deboli altrui e piano piano grazie all’esperienza che mi consente di vedere più situazioni.”

Durante la tua carriera, ti sei principalmente concentrato sul massimizzare l’efficienza del tuo tiro o sul migliorare i tuoi aspetti più deboli?

“Credo che un giocatore debba curare un po’ tutti gli aspetti del gioco se vuole competere a livello alto, non basta saper fare bene una sola cosa. Ho sempre allenato il tiro fin dalle giovanili e s’è rivelata fin da subito la mia caratteristica principale, però negli anni ho provato a migliorare anche in difesa o come uomo squadra: la resilienza è un valore importante per i giocatori, ogni anno trovi una squadra diversa con allenatore e compagni nuovi ed è probabile che non tutti capiscano la tua zona di comfort chiedendoti di fare altre cose.”

Sei ormai giunto alla fine della tua prima stagione in RBR. Quali sono le tue considerazioni rispetto alle attese della vigilia? Vedi qualche parallelismo con società importanti con cui hai giocato in carriera?

“Io non sono mai contento, non potrò mai dire che sono soddisfatto della mia stagione: credo di avere avuto momenti buoni e meno buoni così come tutti i miei compagni. Ci sono stati alti e bassi durante l’anno, ma penso di aver dato tutto alla mia squadra e spero di poter dare ancora tanto. Rimini è una Società che mi ha stupito in positivo perché, non esagero, è pronta per il salto di qualità: non fa mancare nulla ai giocatori, il palazzetto s’è riempito velocemente dopo il ritorno del pubblico e la curva segue i giocatori anche in trasferta, mi auguro che questo entusiasmo rimanga costante e che non sia un tifo occasionale. Rimini può e deve fare il grande salto perché merita palcoscenici più importanti.”

Entro brevissimo tempo proverai una delle più belle gioie della vita: avere un figlio. Come

ti stai avvicinando a questo momento? Pensi che questo evento cambierà qualcosa nelle tue future valutazioni di carriera?

“Man mano che ci avviciniamo a questo momento la tensione sale: già quando ho scoperto che mia moglie era incinta è stata un’emozione unica e credo che sarà altrettanto quando nascerà. I miei compagni di squadra già padri mi dicono che sarà la gioia più bella della mia vita, arrivo a questo momento con grande curiosità e carica perché io e mia moglie volevamo fare questo passo, credevamo fosse la cosa giusta per la nostra storia e per la nostra vita insieme. Non saprei dire se l’arrivo di un figlio potrà modificare le mie prossime scelte di carriera, io vorrei giocare il più possibile a pallacanestro perché è quello che ho fatto per tutta la mia vita, sono uscito di casa a 14 anni per inseguire questo sogno. Per me questo è un lavoro e finché riusciremo cercheremo di combaciare qualsiasi esigenza legata alla crescita del bambino con, ad esempio, il riposo che deve avere ogni giocatore; sono fiducioso poi che, con l’aiuto anche dei nonni, si riesca per il momento a mantenere questa situazione.”

Se dovessi dare un consiglio ad un giovane cestista/tiratore che insegue il sogno di diventare un giocatore di basket nella vita, quale sarebbe?

“Se un giocatore crede veramente in questo sport ed è maturo abbastanza per voler fare questo nella vita il mio consiglio è di impegnarsi al massimo e mettere la testa in quello che fa, cercare di capire il gioco a 360 gradi perché non c’è solo il tiro ma anche la comprensione dei momenti della partita. Secondo me, poi, l’ingrediente decisivo che ho visto nei giocatori poi diventati molto forti è avere un pizzico di faccia tosta: quando giocavo con Alessandro Gentile nella Benetton Treviso a 17/18 anni ricordo che lui era già spavaldo, si vedeva da allora che poteva affacciarsi a palcoscenici più grandi con la faccia giusta.”

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PERSONAGGI nella STORIA

ADRIANO ANGELI

di Matteo Briolini

STORICO MASSAGGIATORE DEL BASKET RIMINI La storia che sta per prendere corpo nelle pagine di questo magazine è quella di un personaggio, che a buon diritto può definirsi un conoscitore assoluto della palla a spicchi, avendo avuto la possibilità di vivere dall’interno due realtà prestigiosissime della scena cestistica italiana come Rimini e Bologna, sponda Virtus.

Il profilo delineatovi sopra è quello di Adriano Angeli, storico massaggiatore del club di via Dante.

Adriano, quando hai incominciato con il Basket Rimini?

“Il mio percorso inizia insieme al compianto Enzo Corbari, lavoravamo insieme in ospedale e quando iniziò a lavorare per i biancorossi lo seguii anche io.”

Quanto tempo hai passato nel basket riminese?

“Dai primi anni di Bucci per i successivi 3035, la mia vita al seguito del Basket Rimini è stata lunga e ricca di soddisfazioni.”

Di che cosa ti occupavi?

“Ero massaggiatore e facevo punture, manipolazioni e chiropratica, insieme a Enzo dovevamo rimettere in sesto i giocatori, direi che negli anni abbiamo sempre lavorato bene.”

Che rapporto avevi con Bucci?

“Una persona speciale, oltre che un grande allenatore, è stato il primo che ha fatto cambia-

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re mentalità a tutto l’ambiente.

Ha portato un’organizzazione da professionisti quando Rimini era in D, la carriera che ha fatto parla per lui.

La nostra era una bella amicizia, ci vedevamo spesso fuori dal parquet per delle cene, grazie a lui ho avuto l’opportunità della Virtus.”

Invece con Pasini?

“Anche con lui c’era tanta stima era un personaggio simpatico e un ottimo coach, ci ha regalato ricordi bellissimi.

L’esodo di Vigevano è qualcosa di indimenticabile, come tutta quella annata del resto.

Piero si congratulava spesso con me perché in quel campionato non ebbe mai infortuni, una bella nota di merito al mio lavoro e quello dello staff medico.”

Mi racconti qualche aneddoto che ricordi particolarmente, legato al tuo lavoro, ma non solo?

“Facevo delle flebo ai giocatori quando andavamo in trasferta, così durante il viaggio potevano recuperare dalla stanchezza.

Questo metodo ha sempre portato i suoi benefici” Come curavi le distorsioni alle caviglie?

“Utilizzavo un metodo tipico di allora, fatto di impacchi di uovo e ricotta, funzionava bene.

Andai a Cantù quando c’era Meeserman e un mio caro amico lavorava con lui.

Lì capii che il gesso per le distorsioni alle caviglie non serviva e il mio modus operandi si è dimostrato valido.”

Prima hai detto di aver lavorato con le V nere, puoi dirmi di più?

“Certo, quando Alberto era a Bologna mandava i suoi giocatori qui da me affinché li curassi.

All’inizio avveniva saltuariamente finché non iniziai con continuità e, a quel punto lavorai solo con Bologna.

Lavorare con grandi campioni e vivere dall’interno la Coppa Campioni del 1998 è stato speciale.”

Quali grandi giocatori hai curato nel corso della carriera?

“Molto spesso lavoravo con Danilovic e Riguaudeau, li ho rimessi in piedi tante volte.

Ci fu un’occasione in cui Danilovic, con una caviglia mal,essa, era dato per assente senza possibilità di appello da tutti i giornali.

Riuscii a smentire la stampa, sistemandolo in tempi record, quella sera giocò e mise 30

punti a referto.”

E’ vero che hai lavorato anche a New York?

“Si, una volta mi chiesero di sistemare la caviglia di Nesterovic, è stato incredibile.”

Cosa si prova a entrare al Garden?

“Una sensazione unica, ha qualcosa di magico quell’arena.

Mi vengono ancora i brividi al solo pensiero.”

Hai avuto contatti con RBR? “Si con Maresi, il nuovo corso di Rimini è una bella notizia, c’è nuova linfa, nuovo entusiasmo.

Mi è stato chiesto di rientrare, ma poi non si è fatto nulla.

Ciò che conta è che i canestri riminesi stanno tornando alla ribalta.”

Adriano Angeli, oltre ad avere un curriculum da fare invidia a molti può dire di aver, letteralmente, toccato con mano la storia del gioco.

Nella leggenda della pallacanestro c’è anche il suo nome.

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EMOZIONI SENZA TEMPO

LUCIANO VENDEMINI

di Alberto Crescentini

UNO DEI PIÙ GRANDI DELLA STORIA Il palasport dove si esibisce la Rinascita si chiama genericamente Flaminio dalla via che gli passa davanti, ma nello specifico l’arena centrale è la ‘Sala Vendemini’. Lo ricorda una targhetta seminascosta e solo le tempistiche dettate dalla burocrazia hanno impedito che l’impianto fosse interamente (e giustamente) dedicato al primo, grande campione espresso dalla pallacanestro riminese, quel gigante buono che morì nel febbraio ‘77, vale a dire 6 mesi prima dell’inaugurazione del palazzetto.

Ma chi era, Luciano Vendemini? Innanzitutto un ragazzo estremamente schivo, timido e con tanti, probabilmente troppi centimetri da portarsi dietro.

Il professor Gianluigi Rinaldi – e chi, sennò?

– riuscì a scovarlo nelle campagne di Sant’Ermete, nel nostro entroterra. In un territorio (al-

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lora) non prodigo di spilungoni, quella pertica che stava comodamente una testa sopra i coetanei non poteva passare inosservata. Il ‘prof’ lo bracca con la sua Fiat 600 (e l’inseguimento venne pure immortalato da Walter Molino, uno dei più celebri disegnatori italiani, nella contro copertina dell’Intrepido, con Luciano che cerca di nascondersi dietro un albero), parla con i genitori, che inizialmente sono piuttosto restii, anche perché quel giovane dà già una robusta mano nel lavoro dei campi.

Ma la caparbietà di Rinaldi ha le meglio e Vendemini finalmente fa capolino alla Sala Mostre dell’ex Teatro, in quel periodo unico ‘tempio’ coperto del basket riminese.

All’inizio Luciano e la pallacanestro sono due galassie distanti anni luce, il ragazzo non è affatto coordinato e anche le cose più elementari per lui sono terribilmente complicate.

Il ‘prof’ però ci crede, lo sostiene, cerca di fargli capire che per lui può esserci un futuro importante nel mondo dei canestri e Vendemini, che non ha ancora vent’anni, si applica, ascolta ogni suggerimento e comincia così a migliorare, a smussare qualche angolo.

Non è una ballerina, è chiaro, ma quando stende le braccia porta la palla a un’altezza tale che nessuno lo può contrastare.

E nell’estate del ‘71, appena 19enne, si trasferisce a Cantù, il posto ideale, allora, dove poter crescere tecnicamente. Due stagioni in Brianza e nel ‘73 eccolo spiccare il

volo verso Rieti: il trasferimento fece clamore, poiché si concretizzò sulla base di 100 milioni delle vecchie lire, davvero una cifra notevole.

Luciano è sempre più consapevole dei suoi mezzi, di quei 212 centimetri che se prima erano solo ingombranti e fonte di imbarazzo, adesso gli regalano autorevolezza sul parquet.

Entra nel giro azzurro e nel ‘76, al torneo preolimpico di Edimburgo, è protagonista assoluto nella storica vittoria dell’Italia sulla Jugoslavia di Cosic, Knego, Radovanovic, Kikanovic, Dalipagic, Slavnic e chi più ne ha più ne metta.

Sempre in quell’estate del ‘76 cambia di nuovo casacca, da Rieti si trasferisce all’ambiziosa Chinamartini Torino.

Tutto sembra andare per il meglio, guadagna bene, la vita gli sorride, ma la tragedia è dietro l’angolo. Il 20 febbraio ‘77, mentre è seduto a bordo campo al Villa Romiti di Forlì in attesa di entrare nello spogliatoio, improvvisamente si accascia e ogni tentativo di rianimarlo risulterà purtroppo inutile.

Si verrà a sapere poi che la morte è dovuta a una malformazione cardiaca congenita, con un successivo rimpallo di responsabilità tra le società coinvolte nell’ultimo passaggio. La favola di quel gigante gentile, di quel giovane uomo che aveva trovato la sua strada nella pallacanestro, finiva tristemente così, a soli 24 anni e mezzo.

E oggi, quasi mezzo secolo più tardi, nel ripensarci proviamo ancora tanta tristezza.

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#HOGUARDATODENTROUNEMOZIONE di Simone Campanati

GRAZIE A TUTTI

Grazie a tutti.

Oggi in questo spazio voglio ringraziare tutti coloro che hanno reso e stanno rendendo possibile la nostra esistenza.

In primis voglio dire grazie ai ragazzi di Rivogliamo il Basket Rimini, da loro è partita questa avventura, dalla loro grande voglia di rivivere i momenti storici del basket che li ha emozionati e con cui hanno vissuto esperienze incredibili.

Non faccio i nomi perché so che non sono inclini a prendere le luci della ribalta, loro sanno di chi sto parlando e quindi, va bene così.

Poi voglio ringraziare chi la società la ideata, costruita e cresciuta.

- Grazie va detto ovviamente a chi ha permesso loro di rendere qualsiasi sogno sulla carta una meravigliosa realtà, partendo dal nostro grande Presidente e arrivando a tutti i membri del CDA, passati e presenti.

- Grazie a tutti i soci che hanno deciso per passione di far parte di qualcosa di più della semplice presenza domenicale al Flaminio, ma sentirsi parte integrante del progetto acquistando una o tante quote per il raggiungimento di grandi traguardi.

- Grazie a tutti i nostri partner che hanno investito in pubblicità per le loro aziende dando fiducia al brand RBR. - Grazie alle istituzioni che fin dal primo giorno hanno scelto il nostro progetto a rappresentare il basket riminese.

- Grazie a tutte le società che fin dal primo anno sono parte diretta del mondo Rinascita, grazie per il lavoro che fate, grazie per la crescita che producete verso il settore pallacanestro.

- Grazie ai custodi del Flaminio, che ormai sono nostri amici, nonché primissimi tifosi dei nostri ragazzi.

- Grazie a tutti i nostri staff, comunicazione, marketing.

- Grazie ai nostri ragazzi di ieri di oggi e così grazie ai coach che hanno reso e stanno rendendo meravigliosa questa avventura.

- Grazie a tutti gli staff medici e fisioterapici e di preparazione atletica.

- Grazie ai tifosi che continuano a darci fidu-

-

-

cia, ogni domenica indipendentemente dai qualsiasi risultato otteniamo.

Grazie alle mamme che portano i loro bambini al Flaminio, sapendo che si divertono ogni domenica.

Grazie ai papà che insegnano ai figli i valori dello sport.

Grazie a tutti i ragazzi che ogni domenica lavorano, partendo dagli uffici, passando alla biglietteria, fino ad arrivare alle porte, alle statistiche e al tavolo degli arbitri, comprendendo speaker, dj, ballerine, pulitori di campo e fotografi.

Grazie ai nostri ragazzi della Curva Basket Rimini per esserci sempre anche a km di distanza dal Flaminio, senza se e senza ma.

Grazie a tutti gli ospiti intervenuti negli anni seguendo le nostre follie e visioni.

Grazie a chi ogni domenica apre il bar o lo store.

Grazie a chi realizza le nostre grafiche e video.

Grazie ai nostri media, Tv, giornali, cronisti.

Grazie a chi ci aiuta a vendere i biglietti per accedere al nostro spettacolo.

Grazie alle scuole che ci aprono le porte per conoscere i campioni del futuro.

Grazie a chi ci ha permesso di fare iniziative sociali legate ai bambini e al mondo della terza età.

Grazie a chi ci ospita o aiuta ad organizzare i nostri eventi, a chi allestisce il Flaminio anche con giganteschi monitor.

Insomma grazie a tutto il nostro meraviglioso mondo. Grazie Rimini.

Volutamente ho scelto di non fare un nome, è un mondo talmente vasto che avrei rischiato di scontentare qualcuno e forse lo avrò fatto anche così.

Ci tengo davvero tanto a ringraziare ognuno di voi, come spesso faccio la domenica al Flaminio.

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Visit Rimini è la DMC - Destination Marketing Company - ufficiale della città di Rimini, una società specializzata che si occupa di ricerca e innovazione, marketing e promozione, informazione e accoglienza turistica.

La sua mission è raccontare Rimini, la valorizzazione e lo sviluppo turistico della destinazione e del suo territorio, dei suoi prodotti e servizi, degli eventi e delle esperienze che offre in ogni momento dell’anno.

www.visitrimini.com

HEY, SIAMO RADIO BAKERY

Diamo voce alla tua storia.

Radio Bakery è un’agenzia di comunicazione specializzata nello storytelling.

Raccontiamo la tua storia attraverso attività di comunicazione e social media marketing. Abbiamo le professionalità giuste per curare ogni aspetto della tua presenza sui media digitali e per dare valore reale al tuo brand.

Partiamo sempre dalle persone senza mettere limiti alla creatività.

Il nostro motto è "Creiamo, raccontiamo, emozioniamo."

www.radiobakery.it RBR Magazine 7 | Maggio 2022 |

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FOTOGRAFANDO

di Simone Campanati

NICOLA DE LUIGI IL FOTOGRAFO DI RBR

Ho voluto dedicare questo spazio a chi ogni domenica da tre anni insieme ad un altro grande personaggio che vi racconterò prossimamente, lascia in eredità la testimonianza di ciò che accade al Flaminio e soprattutto di chi c’è al Flaminio.

Ovviamente sto parlando di Nicola De Luigi.

Conosco Nicola tramite i suoi scatti, ho avuto modo di conoscere la sua grande passione per le persone prima ancora che per la fotografia. Credo che questo sia l’elemento che caratterizza il suo lavoro. Ma oltre a questo so poco di Nicola uomo e così parto da lì, da un ragazzo, innamorato della sua Giada e appena diventato padre, “Sono un ragazzo riminese innamorato delle persone e della sua città. Sono un ritrattista autodidatta, che aveva il sogno di diventare grafico pubblicitario ma che con il passare degli anni ha fatto della sua passione il suo lavoro. Mi piace cercare di capire le persone ancor prima di potergli parlare, la fotografia mi ha aiutato in questo da sempre. Mi piace cercare di conquistare la fiducia di chi posa per me. Quella fiducia va rispettata e curata negli scatti, è un privilegio averla, sia da amici che da sconosciuti, non credo vada mai tradita.

Come inizia la tua carriera da fotografo?

Comincio a fotografare per divertimento già a 13 anni in analogico, scatto servizi fotografici ad amici, che poi stampo nella camera oscura a casa, successivamente collaboro per quattro anni con il giornalino

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di costume cittadino Chiamami Città divertendomi a scattare, liberamente, foto in giro per la città. Non seguo un settore in particolare anche se il wedding e la ritrattistica sono i filoni più ricorrenti. Pubblico un libro dal titolo Aspettando Rimini, con Luise’ Editore parlando di Rimini e dei suoi personaggi di rilievo e poi altre due pubblicazioni in collaborazione con il Liceo Einstein e Pippo Prosperi.

Lavoro da sempre come freelance cercando di farlo il più possibile in ambito riminese.

Parliamo di sport. Rimini è una città passionale che ha sempre vissuto di sport come il baseball, basket, calcio e boxe oltre al pattinaggio a rotelle, dove si colloca la tua di passione?

Calcio, baseball, hockey, pallamano, volley e beach volley non sono mai riusciti a coinvolgermi come ha fatto sin dai 10 anni il basket.

Comincio con i propaganda del mitico Professor Rinaldi e da lì inizio la trafila delle giovanili nel Basket Rimini. I tre play della squadra siamo io, Paolino Carasso e Giancarlo Carletti il papà del giovane play dell’attuale roster di RBR e Angels U19. Un piccolo momento nella Virtus Rimini e molti anni nella mitica Jomsa Rimini e nel Riccione.

Poi è iniziato il periodo del grande divertimento con gli amici della SKIZZO nel campionato NBU UISP, che ho vissuto fino ai 36 anni.

Ho giocato dalla Promozione, alla C2.

Ho giocato ovunque nella mia città, compreso un anno in cui ho

passato il capodanno con amici alla Parocchia del Crocefisso, giocando fino all’alba.

Mille pomeriggi a San Niccolò sotto il sole cocente o sotto la pioggia battente e anche con la neve. Ho avuto il piacere è l’onore di giocare contro Dal Seno, Crow, Tony Francescatto, Tony Zeno, con e contro Pierfilippo Rossi, e ai campetti assieme a un ragazzino ancora in erba di nome Carlton Myers. Non sono stato proprio il tipico giocatore tranquillo, ero un play magro, magro tutto nervi e agonismo.

Come arrivi a Rinascita Basket Rimini?

La mia storia da tifoso comincia al vecchio Teatro Galli, e prosegue al Flaminio con la Sarila promossa in A2. Ricordo che mio padre mi prestava la sua Nikon e non so come fosse possibile, ma ancora bambino mi ritrovavo a bordo campo insieme ai fotografi professionisti a scattare QUEL SINGOLO RULLINO a Otis Howard. Ricordo la magia di farmi firmare gli autografi dai giocatori o la lotta per rimediare un polsino, i tabellini che tenevo nelle tribune e i boati incredibili delle sfide contro Forlì... la promozione in A1 e quella giornata di Vigevano dove mezza Rimini ha urlato fino allo sfinimento e dove posso dire: IO C’ERO. Poi con l’arrivo del 105 Stadium, mi sono allontanato qualche anno dal basket. Almeno fino a tre anni fa quando il mio amico e vicino di casa Massimiliano Intorcia dopo una collaborazione per i ragazzini di IBR mi invita con Giada, mia moglie a vedere un match di Rinascita Basket Rimini nel derby contro i Tigers Cesena di Serie B. Mi sono portato la macchina fotografica senza aspettarmi nulla, giusto per ritornare un po’ quel bambino che tifava per la Sarila. Da lì non ho saltato una sola gara fino ad oggi anche perché nella stagione 20/21 il mio amico Paolino mi chiede se volessi collaborare con la società e non è stato difficile dirgli di sì.

Quali sono i momenti che ricordi con piacere di questi anni?

Questi tre anni sono stati speciali. Il ritorno al Flaminio un vero tuffo nel passato, ricordo lo stupore nel vedere una squadra di riminesi vincere così tanto, il muro dei tifosi tornati a fare il tifo fino a spellarsi le mani, la giornata

dei peluche, la rimonta a Cesena da meno 21 con l’estrema unzione del giocatore rivale. Le difese incredibili di Alex Simoncelli, le schiacciate di Moffa, i fratelli Bedetti. Tommy Rinaldi che torna a Rimini. La mia prima trasferta a Senigallia quest’anno. La campagna abbonamenti realizzata ma mai partita causa COVID Bernardi prima sfidato come giocatore in quella lontana UISP poi ritrovato sulla panchina. Fino ai ragazzi di oggi con quel Tasso che a detta di qualche amico somiglia un po’ ( con le dovute proporzioni ) al mio modo di giocare. Ricordo le 11 vittorie consecutive e il dolore per il sogno interrotto sul più bello lo scorso anno per il contagio della squadra. Soprattutto ricordo le parole di coach Mattia alla presentazione della squadra con quella promessa fatta al sindaco. Lo so, le aspettative è sempre meglio non averle ma Rimini è una piazza che respira basket e di quello buono, non mi piace illudermi ma sognare lo faccio da sempre volentieri.

A quale foto sei più legato di RBR? In realtà sono due. La prima è quella che ho fatto a Simoncelli dopo una difesa a metà campo dove ha tolto il fiato e la palla al play rivale e girandosi verso il parterre ha tirato un ruggito incredibile. In quel momento lui era talmente concentrato e sembrava che quella singola palla recuperata fosse la più importante della stagione. La seconda è lo scatto fatto a Moffa al teatro Galli appena aperto. I sogni di una stagione sportiva cittadina e teatrale che si fondevano in una sola foto.

Nicola ha portato al Flaminio, qualcosa che io amo follemente, il racconto degli attimi, il fermare il tempo, la scoperta dei dettagli. Le sue foto “pitturano” momenti di felicità dei riminesi.

Se venire al Flaminio è una festa, è anche perché qualcuno questa festa la sa raccontare e mostrare al mondo. Ho fatto la domanda a Nicola su quale scatto preferisse e ne ha risposti due, io mi sento in grande difficoltà a rispondere perché ne ho davvero tanti, soprattutto fra quelle dell’ultimo periodo. Per questo lo ringrazio per le emozioni che racconta e per mostrare al mondo il nostro duro lavoro.

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LA GENTE DEL FLAMINIO

LE WAGS BIANCOROSSE

di Matteo Briolini

LE PRIME SOSTENITRICI DEI NOSTRI CAMPIONI Per questo numero de “La Gente del Flaminio” ho potuto raccontare chi vive, letteralmente, al fianco dei nostri biancorossi, le prime tifose dei nostri giocatori ovverosia le loro compagne.

Ho avuto la possibilità di parlare con alcune arrivate quest’anno come Alessia, Alice e Chiara, arrivate quest’anno insieme a Tassinari, Saccaggi e Scali.

Che ne pensate di Rimini?

“Ci piace molto la città, si gira bene ed è molto viva, soprattutto adesso che la stagione balneare è alle porte, ci troviamo molto bene.”

Che effetto vi fa il Flaminio?

“E’ un palazzetto straordinario, caldissimo.

Qui dentro si respira tutto l’amore che circonda la squadra, l’atmosfera che si crea è trascinante.”

Come vivete il momento partita?

“Con un carico di tensione mille volte superiore a quello di chiunque altro qui dentro.

Oltre a essere le loro prime tifose siamo anche le loro compagne e, conoscendoli personalmente ogni sensazione risulta amplificata.

Se poi la squadra perde sappiamo che saranno nervosi e dobbiamo aiutarli a stemperare la tensione.”

Qual è stato il momento più bello quest’anno?

“Senza dubbio la vittoria con Roseto, ma tutte ci auguriamo si possa arrivare all’obiettivo finale.”

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Oltre a loro ho raccolto la testimonianza di altre due ladies biancorosse, ormai con una lunga “militanza” in biancorosso alle spalle.

Sto parlando di Caterina e Cristina, mogli di due veri totem della Rinascita come Rinaldi e Rivali.

Caterina, da riminese, come vivi il momento partita?

“Nonostante ormai segua Tommaso da tempo, non mi abituo mai e si soffre sempre tanto.”

Rispetto ad altre annate vedi qualcosa di diverso quest’anno?

“Non dico nulla, sono scaramantica, spero di dover rispondere a questa domanda a metà giugno.

Quest’anno la squadra ci sta dando tante soddisfazioni, ma la gioia più bella è quella che deve ancora venire.”

Cristina, tu ed Eugenio ormai siete riminesi d’adozione.

Dopo tutti questi anni come vivi il Flaminio?

“E’ sempre bellissimo, finalmente è tornato il pubblico, mancava tanto a me, ma soprattutto a mio marito.”

Inizia a salire la tensione dei play off, come si affronta in casa Rivali questo momento?

“C’è tanta adrenalina e voglia ovviamente, ma Eugenio ha la grande virtù di rimanere calmo, sempre in controllo della situazione.

A casa è esattamente come in campo sotto questo aspetto.”

INTERVISTA DOPPIA Domenico

Nome:

D’Argenzio

Cognome:

Panzeri

Età:

16 anni

21

Giovanni Paolo

Soprannome:

Mimmo

Giò

Squadra:

RivieraBanca Basket Rimini

Angels Santarcangelo

Ruolo:

Play-Guardia Le mille emozioni che si possono vivere in campo

Ala piccola

Cosa ti piace del basket:

Il gioco di squadra

Colore preferito:

Nero Destra

Che mano usi?

Irving

Giocatore preferito:

Blu Destra Steph Curry

Giocatore di RBR preferito

Andrea Tassinari

Larry Middleton

E di quelli del passato?

Alessandro Vandi

Arrivare in NBA

Cosa sognavi da bambino?

Diventare un giocatore di basket

Crescere un paio di centimetri

Cosa sogni oggi?

Diventare un giocatore di basket

Pizza

Piatto preferito?

Tagliatelle al ragù

Pizza

Pizza o piadina?

Pizza

Tripla

Tripla o Assist?

Tripla

Francesco Bedetti

Alè Burdel

Come si dice in riminese “Forza Ragazzi”?

Alè Burdel

10

Numero preferito

21

21

Il tuo numero di maglia

14

La mia famiglia

A cosa non rinunceresti mai?

Al basket

Qualunque

Canzone preferita al Flaminio?

Can’t Hold Us

Capo Plaza

Cantante preferito?

Sfera Ebbasta

Il pubblico

Cosa ti piace del Flaminio?

La curva

Cosa ti piace di Rimini?

La gente

Il lungomare Non mollare mai studio e pallacanestro Non esulto.

Cosa vuoi dire ad Mimmo/Gio? Mi piace la cattiveria che metti quando entri in campo

Segni il canestro della vittoria cosa fai? Aspetto che i miei compagni mi saltino addosso

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CONOSCIAMOCI di Alberto Foschi

NICOLA BARONI IMPRENDITORE EDILE A TINTE BIANCOROSSE

Oggi siamo qui a presentarvi un fedele e storico socio di Riviera Banca Basket Rimini, Nicola Baroni, da questa stagione sportiva all’interno del Consiglio di Amministrazione della società.

Buongiorno Nicola, di cosa si occupa lavorativamente?

Quali sono i suoi obiettivi per il futuro?

Sono un imprenditore nel settore edile e sono a capo, insieme al mio socio, della Belletti e Baroni Costruzioni, che vanta al suo interno cinquanta dipendenti.

Siamo presenti in tutta l’EmiliaRomagna, con un fatturato annuo di circa venti milioni di euro.

Insieme a Belletti Massimo, ho realizzato una realtà solida e dinamica. Il grande orgoglio è di averla costruita interamente con le nostre forze, con costanza e determinazione, resistendo alla grande crisi che ha colpito l’edilizia nel 2010. La Belletti & Baroni Costruzioni è diventata una grande famiglia, grazie ai nostri dipendenti e a tutti i collaboratori che lavorano quotidianamente presso il nostro gruppo. L’obiettivo è crescere ancora: si tratta di un lavoro che comporta tempo, programmazione e sacrificio. Per il momento dunque la crescita è esponenziale, ma va anche programmata e curata nei minimi dettagli.

Che rapporto ha lavorativamente con la città di Rimini? Come vive personalmente la sua riminesità?

Professionalmente, posso dire che l’edilizia ha tante sfaccettature e nell’ultimo decennio è cambiata e sta cambiando fortemente, nella ricerca di sostenibilità, di energie alternative e di fonti rinnovabili. L’edilizia deve adattarsi al territorio di Rimini: sposiamo in pieno il lavoro che ha fatto il

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precedente sindaco, per il quale la rigenerazione urbana era fondamentale, e pensiamo che nel nostro mestiere, con la volontà, le idee e l’intelligenza di capire come deve svilupparsi il territorio, ci sarà sempre lavoro, non solo costruendo da capo, ma anche rigenerando urbanisticamente la città. Credo che questa sia proprio la sfida più bella per un imprenditore edile. Siamo anche specializzati nel ripristino di fabbricati storici: ridare alle città una parte di storia è una grande soddisfazione.

Per quanto riguarda il rapporto personale con la mia città, penso che abbiamo la fortuna di vivere in un luogo meraviglioso: ho girato il mondo, viaggio spesso in Italia e raramente ho trovato luoghi come Rimini. Qui abbiamo il mare, la campagna e le colline: poche città vantano un tale connubio tra parti culturali, turistiche e naturali.

Amo passeggiare a ridosso del mare prima di andare in ufficio, fare gite con il mio gommone. Vedere come la città è cambiata in meglio negli ultimi anni mi riempie di gioia e sono convinto che la nostra città nei prossimi anni diventerà sempre più bella e vivibile. Ho due figli adolescenti e vedo che Rimini è perfetta per loro e per tutte le famiglie.

Dal punto di vista sportivo, quali sport ha coltivato durante gli anni?

Ho iniziato a praticare sport da ragazzo. Andavo a giocare a calcio nella Polisportiva Viserba: ho praticato per molti anni questo sport, lo stesso che al momento praticano i miei due figli. A 19 anni poi ho iniziato a lavorare, ma ho continuato a lungo a fare podistica. Ora, a 50 anni, nuoto e gioco a padel.

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A SUPPORTO DI RBR di Luna Guiducci

RICCARDO CONTI

MILLY GIOCATTOLI: IL REGNO DEI PICCOLI E NON SOLO Quando entro nello store di via Calzecchi Onesti a Miramare sembra di stare in un grande mercato, nel grande mercato della felicità per grandi e piccini.

Alla Milly giochi e regali di Riccardo Conti trovi veramente tutto quello che serve per la casa e soprattutto per il divertimento dei bimbi, per gli eventi classici come il Natale o Halloween e in questo periodo tutto quello che è utile alle giornate di mare.

Ho parlato con Riccardo che da un paio d’anni è anche partner attivo di RBR e responsabile dello Store della società.

Ciao Riccardo raccontami un po’ di te.

Riccardo Conti è un ragazzo che ama lo sport, soprattutto il calcio, passione tramandata da mio padre che per dieci anni ha militato nelle fila della Rimini Calcio. Sono un ragazzo che fin da giovane si è rimboccato le maniche lavorando sodo. A 14 anni andavo in giro con il Benelli a vendere i giocattoli. fino ad arrivare ad aprire

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la mia attività che oggi è molto florida. E’ un’azienda molto pesante da portare avanti. 9000 clienti, 20000 articoli, tante ore di lavoro.

Ma devo ammettere che regala grande soddisfazione.

Sapere che i nostri articoli fanno felici tante persone, tanti bambini mi ha sempre reso fiero.

Qual è il rapporto con lo sport di Riccardo?

Fino a 30 anni ho giocato a calcio nell’Asar Riccione, in prima e seconda categoria. Oggi mi dedico più che altro a tenermi in forma in palestra.

Come arrivi ad RBR da appassionato di calcio?

Ho conosciuto Diego Bartolini in palestra dove andavo fare la riabilitazione con la Criosauna. Parlando con Diego alla fine sono entrato sia nel mondo del basket che in quello delle moto, in pratica in tutto il suo giro. Ho conosciuto tramite lui quel birichino di Davide Turci che mi ha avvicinato a RBR definitivamente. A dire il vero seguivo il basket ai tempi della Marr,

ma poi persi entusiasmo fino alla scoperta di questo progetto che ora mi coinvolge a 360°.

Sono diventato sponsor, il mio brand è anche sulla maglia dei giocatori e di questo ne vado orgoglioso. Poi sono il responsabile dello store e questo mi ha permesso di far conoscere a tanti bambini la mia attività principale ovvero la vendita di giocattoli.

La simpatia di Riccardo è contagiosa, ogni volta che viene chiamato in causa, non manca mai la battuta o il sorriso, così come il suo appoggio nelle nostre iniziative annuali. Ogni domenica è estremamente coinvolto ed è uno dei primi grandi supporter biancorossi che non fa mai mancare parole di stima e di sostegno dal vivo o sui social.

Grazie Riccardo per il tuo modo di vivere il nostro progetto.

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LE SOCIETÀ

UISP

di Marco Rinaldi

UNIONE ITALIANA SPORT PER TUTTI

Gli appassionati di sport, soprattutto coloro che lo praticano per scopi puramente ludici e non professionali, sanno benissimo che questo assolve una fondamentale funzione sociale, anzi in molti casi consiste in un vero e proprio strumento di recupero per alcuni soggetti più in difficoltà della popolazione.

Non sempre, però, chi si trova in questo tipo di condizioni ha come primo pensiero rivolgersi all’attività sportiva, ci vuole un input che proviene da chi ha a cuore lo sport nella sua essenza, per così dire, più democratica. Ecco che arriva dunque in gioco UISP (Unione Italiana Sport Per tutti) che già dal nome rende chiara la sua mission, ovvero non lasciare indietro nessuno e dare la possibilità di esprimersi a tutti su un campo da gioco, per quanto ci riguarda il basket.

La sua attività è aumentata costantemente durante gli anni, grazie alla promozione del campionato NBU amatoriale, i campionati giovanili e seniores UISP, oltre alla partecipazione a campionati FIP attraverso la collaborazione con società del territorio, com’è, ultimo ma non per importanza, per l’organizzazione del settore minibasket.

“La UISP si rivolge a tutti coloro che abbiano voglia di fare sport, anche chi non ha i mezzi

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per poter emergere. – spiega Michele Vergoni, segretario generale UISP Rimini e responsabile dell’area basket – La classica società sportiva tende alla valorizzazione dell’atleta al vertice per creare la competizione, noi diamo la possibilità di fare un’attività adeguata al livello di tutti, sia dal punto di vista del coinvolgimento che delle proposte: rintracciamo le fasce più in difficoltà della popolazione, ad esempio ragazzi in età avanzata con un gap importante, esuberi di società numerose o gruppi di società che operano nelle zone più periferiche della provincia.”

Cosa lega UISP a RBR? Come avete accolto questa partnership?

“Personalmente ho sempre visto RBR come un discorso interrotto, non come una cosa nuova: nel 2002-2003, infatti, prima dell’arrivo di Luciano Capicchioni, insieme a Paolo Carasso ed il suo staff si era raggiunto un principio di accordo sull’unione dei centri minibasket riminesi, convogliando i ragazzini più forti nella squadra giovanile del Basket Rimini, un po’ lo stesso principio che oggi ispira RBR. Sappiamo bene tutti com’è andata poi, ma quando 15 anni dopo mi è arrivata la proposta di partecipare a questo nuovo progetto mi è subito sembrata un’ottima idea: ovviamente le condizioni

adesso sono moderne e più importanti rispetto ai primi anni 2000, dal punto di vista della visibilità c’è stato un upgrade perché ora ci si presenta all’esterno come parte di un contenitore molto rilevante come RBR che garantisce un bel ritorno d’immagine.”

UISP non è solo sport giocato, ma anche molti altri servizi che si ripercuotono sul sociale.

“Come attività istituzionale UISP è sport a 360 gradi: non ci sono solo campionati e corsi per ragazzi, adulti ed anziani, ma anche consulenza, corsi di formazione per istruttori e dirigenti di società sportive, seminari legati anche agli aspetti fiscali e burocratici della gestione di una società.

Organizziamo diversi progetti per le differenze di genere e l’integrazione sociale, in generale in ogni aspetto della vita mettiamo il nostro cappello: ovviamente ci sono periodi dell’anno in cui il focus è maggiore su alcuni aspetti piuttosto che su altri, però rispetto ad altri enti di promozione italiani UISP cura molti aspetti collaterali a quello che succede in campo e sotto questo punto di vista c’è tanto lavoro da fare.”

Qual è stata la ricaduta della pandemia sullo sport amatoriale?

“Lo sport amatoriale è stato penalizzato in maniera esagerata dalle scelte di Sport e Salute: noi accogliamo le frange più bisognose, e nume-

rose, della Società che purtroppo sono state le prime a chiudere e le ultime a riaprire, probabilmente chi non trattava settori agonistici non è stato dovutamente considerato.

Abbiamo ripreso quest’anno il campionato NBU amatoriale dopo una stagione interrotta a tre giornate dalla fine della regular season (titolo non assegnato) e la successiva (2020/2021) totalmente non disputata, ripresa però col 33% in meno di squadre, mentre purtroppo i campionati dei ragazzini non sono riusciti ancora a riprendere: l’obiettivo è ricominciare regolarmente a settembre. Il minibasket contava 180 bambini a marzo 2020, l’anno scorso abbiamo ripreso l’attività con 70 bambini mentre quest’anno la partecipazione è intorno ai 100/110.

Fortunatamente, malgrado l’attività ridotta e a tratti a singhiozzo, di queste due ultime stagioni, il nostro partner principale per il basket giovanile, Marco Ricci di Car Impianti, non ha mai smesso di sostenerci e di tener fede ai suoi impegni, anche di carattere economico. Un’altra cosa che ci è mancata molto in questi anni è stata la promozione nelle scuole: prima della pandemia raggiungevamo 2000/2500 bambini, non avendola potuta svolgere, non c’è stato un adeguato ricambio generazionale nei gruppi minibasket.”

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PAROLA AL CORSISTA

RBR SPORTEAM ACADEMY

di Eugenio Petrillo

TRE GIORNI DI LEZIONI, EMOZIONI E CONDIVISIONE Il 6, il 7 e l’8 maggio, presso la sala conferenza di RivieraBanca, si è tenuta la seconda edizione di RBR Sporteam Academy.

La tre giorni di lezione è un corso avanzato in cui chi partecipa può entrare ancor di più all’interno del mondo di Rinascita Basket Rimini, un brand societario-sportivo sempre più di successo. Talmente tanto che sono diverse i club che la prendono da esempio. Ma per farlo bisogna capire come - gli uomini RBR - si muovono all’interno del mondo del marketing e del management.

La realtà RBR la conosco, è quella della mia città e la vivo anche grazie alla quotidiana collaborazione per creare il Magazine che state leggendo. Ma quest’anno ho avuto la fortuna di essere un corsista di RBR Sporteam Academy e quindi di entrare ancor più nei retroscena dei successi - dentro e fuori dal campo - del club biancorosso. Professionalità, meticolosità e soprattutto grande senso di appartenenza: queste le ricette che più emergono dall’Academy in particolare dalle lezioni dell’amministratore delegato Paolo Carasso e del capo ufficio marketing Simone Campanati.

Il 6 maggio, all’apertura abbiamo subito avu-

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to l’emozione più grande.

L’ospite d’onore dell’Academy, Federico Buffa, ha tenuto una lezione su come si racconta la storia di una società sportiva. La storia del Basket Rimini è venuta a galla in ogni suo minimo dettaglio e la pelle d’oca è stata una normale conseguenza.

Poi si è entrati nel dettaglio sul modello comunicativo, di marketing e di management di Rinascita Basket Rimini e qui c’è stato solo da imparare.

Paolo Carasso, Simone Campanati e le Rimini Storytellers (Michela e Fabiola) ci hanno fatto comprendere ancora i trucchi della loro quotidianità lavorativa, mentre il dottor. Matteo Fontana, il professor Giuseppe Cappiello e Luca Balbarini di Staff ci hanno impressionato con le proprie lezioni specifiche. In particolare quest’ultimo, mi ha tenuto a bocca aperta per un’ora, con una lezione motivazionale che ancora oggi - a distanza di giorni - mi porto dentro.

Questi tre giorni li ho vissuti al 100%, mettendomi in gioco e condividendo con gli altri corsisti le mie esperienze ed i miei pensieri. Sono state tante le ore passate nell’auditorium di RivieraBanca, ma sono veramente volati. Tra passione, condivisione e lezioni di cui ne farò sempre tesoro.

Per vivere un’esperienza oltre la spesa.

Via Caduti di Nassiri Nassiriya, 20 Presso Centro Comme Commerciale Le Befane

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CURIOSITÀ DAL MONDO

IL BASKET IN GIRO PER IL MONDO UNO DEI MIGLIORI FISCHIETTI EUROPEI TRA NOI: BENVENUTO BORIS! di Alberto Foschi

Il periodo è difficile e ogni giorno dall’Ucraina soffiano venti di guerra. In questo triste e desolante scenario, l’Italia si è dimostrata una terra ospitale anche sul fronte sportivo, accogliendo nel massimo campionato nostrano di pallacanestro l’arbitro ucraino Boris Ryzhyk, che ha debuttato lo scorso 25 aprile nel delicato scontro salvezza Varese-Bologna. Ryzhyk lo scorso febbraio non ha potuto fare ritorno a Kiev dalla trasferta ad Atene, dove si era recato per arbitrare Olympiacos-Milano di Eurolega, a seguito dello scoppio del conflitto tra Russia ed Ucraina. La Fip ha deciso di accoglierlo nella sua scuderia e Ryzhyk arbitrerà in Lba fino a fine stagione. Prima del match tra Bologna e Varese ha esposto la bandiera dell’Ucraina, in un momento toccante.

Originario di Kiev, Ryzhyk arbitra dal 1992 ed è internazionale dal 1997. Durante la sua importante carriera, ha arbitrato ai Giochi Olimpici di Londra 2012 e a Rio 2016 (finale per la medaglia d’oro). Nel suo incredibile palmares figurano anche i Mondiali 2006, 2010, 2014 (finale) e le edizioni 2005, 2007, 2009, 2013 e 2015 (finale) di EuroBasket. Per 9 volte, inoltre, ha arbitrato le Final Four di Eurolega con 4 apparizioni nella finale.

Storia di sport, di umanità, di inclusione e di solidarietà quella di Boris Ryzhyk: “Fui avvisato da mia moglie riguardo ciò che stava accadendo. Non sono rientrato in Ucraina, ma sono andato a Barcellona, dove da un po’ vive parte della mia famiglia. Mia moglie, all’inizio dell’invasione russa, si trovava a Kiev e, nonostante i bombardamenti, è rimasta lì fino al 25 febbraio, poi ha preso la macchina e senza mai fermarsi, è arrivata in Spagna.”

Ma l’attenzione alla sua terra è sempre viva: “Ora continuo a guardare le notizie due/tre volte al giorno.

Sono sicuramente preoccupato per la parte della mia famiglia che vive lì, per i miei genitori, per i miei parenti, alcuni dei quali sono anziani e continuano a vivere in Ucraina. La vita però va avanti e cerco di farmi forza, godendomi la grande accoglienza che ho ricevuto qui in Italia.”

NIKOLA JOKIC FA IL BIS: È ANCORA MVP DELLA REGULAR SEASON NBA di Eugenio Petrillo Uno non gli è bastato, meglio fare due di fila. Parliamo dei premi MVP vinti da Nikola Jokic big man dei Denver Nuggets. Il centro serbo infatti grazie ad una stagione regolare degna di nota, si è meritatamente guadagnato il riconoscimento conferitogli dalla NBA. Si è messo alle spalle due grandissimi giocatori come Giannis Antetokounmpo (Milwaukee Bucks) e Joel Embiid (Philadelphia 76ers). Si può dire un inedito podio dove, per la prima volta nella storia, non figura nessun giocatore statunitense.

Jokic - uscito al primo turno di playoff con i suoi Nuggets contro i Golden State Warriors - se vogliamo ha fatto decisamente meglio rispetto alla passata stagione. Ha chiuso infatti la regular season (74 partite giocate) con 27.1 punti, 13.8 rimbalzi e 7.9 assist di media. Insomma ha elevato tutte le sue cifre medie in carriera (19.7, 10.4, 6.2). “Joker” - cosi chiamato dai fan - è tanto apprezzato oltre che per il suo smisurato talento in campo anche per il suo modo di fare ed il suo modo di essere: spensierato, tranquillo… umano. Il serbo infatti mai transisce la sua indole di “pacioccone”. Quel ragazzo cicciottello che era da bambino, è rimasto tale e quale ora. La sua dieta magari può sembrare poco sportiva, ma alla fine le risposte in campo le dà e anche in maniera convinta.

Quindi Nikola Jokic si ripete e si riprende il premio di MVP. In questo momento - dal suo maneggio in Serbia (i cavalli sono la sua più grande passione dopo il basket) - in cuor suo però c’è certamente la volontà e la voglia di provare a competere per quel premio di MVP che viene assegnato dopo le Finals. Ma il suo tempo arriverà, statene certi.

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INCREDIBILE RIMONTA DA -16: KANSAS CAMPIONE NCAA 2021/2022! di Alberto Foschi Il basket ci ha sempre insegnato che (quasi) nulla è impossibile. A rispettare questa affermazione sono stati i Jayhawks che, nella finale Ncaa contro North Carolina, hanno messo a segno la più grande rimonta di sempre in una finale per il titolo universitario. Si tratta del quarto trionfo per lo storico ateneo, dove allenò l’inventore di questo sport, James Naismith. Kansas vince 72-69, da testa di serie numero 1, forzando i Tar Heels al 31% dal campo e nonostante l’incredibile predominio di North Carolina a rimbalzo: 55-35. I ragazzi di coach Davis, al primo anno da capo allenatore, sfiorano l’impresa, dopo avere battuto in semifinale, da testa di serie numero 8, la Duke di Coach K. Stavolta la volata punisce North Carolina con l’ultimo tiro di Love, che avrebbe portato la partita al supplementare, che non trova nemmeno il ferro.

Finale che parte secondo i pronostici: Kansas vola sul 7-0, poi Bacot inizia a svolgere un grande lavoro sotto le plance, nonostante la caviglia dolorante. Il match è in equilibrio sul 22-22, poi North Carolina piazza un incredibile 16-0, con i Jayhawks in totale confusione. Il primo tempo si chiude sul 40-25.

Nella ripresa Kansas, trascinata da Braun, si rimette in carreggiata con un parziale di 22-8, arrivando al pareggio a quota 50. I ragazzi di coach Self sembrano potere scappare via, volando sul +6, ma North Carolina non molla e con orgoglio pareggia a quota 65 con 3’ da giocare. Bacot sente dolore alla caviglia, Johnson ha dolori allo stomaco, i Tar Heels perdono risorse. A 4’’ dalla fine Kansas è a +3, ma Harris riapre clamorosamente la contesa, mettendo un piede fuori dal campo. North Carolina ci prova con Love, ma la sua preghiera non trova neanche il ferro. I Jayhawks possono esultare. Agbaji viene nominato miglior giocatore delle Final Four in modo forse immeritato: vengono valutate più le prospettive Nba che le effettive prestazioni in Louisiana. I Jayhawks si dividono i meriti senza gelosie, dopo avere vinto un match con una rimonta che migliora quella di Loyola Chicago su Cincinnati del 1963 (allora da -15): una squadra senza star eccelse, ma con tanti ottimi giocatori che sono stati parecchi anni al college. La ricetta giusta per vincere, oggi.

C’È PARECCHIO AZZURRO AL PROSSIMO DRAFT NBA! di Eugenio Petrillo Il 23 giugno 2022 si terrà al Barclays Center di Brooklyn uno degli eventi più attesi della off-season NBA: il Draft. Solamente quella sera, notte per noi italiani, scopriremo dove i migliori sessanta prospetti della pallacanestro mondiali andranno a giocare.

Per il nostro basket, quest’anno, l’evento sarà ancora più atteso ed importante. Ci saranno per certo infatti tre giocatori italiani protagonisti della notte delle scelte.

Il nome più altisonante è quello di Paolo Banchero (ala grande del 2002). L’italo-americano che ha scelto di giocare per la Nazionale azzurra è quello che catalizza maggiormente le attenzioni. Il prodotto di Duke è previsto nelle prime tre. È uno dei prospetti più interessanti e “scoutizzati” del panorama cestistico mondiale e su di lui si sono posti gli occhi di tutte - o quasi - le franchigie NBA. Andrà alla numero uno degli Orlando Magic? Lo scopriremo. Sarebbe un bel bis dopo quella “first pick” di Andrea Bargnani ai Toronto Raptors nel lontano 2006. Non ci sarà solo Paolo Banchero tra i protagonisti. Infatti nel secondo giro del Draft 2022 (le seconde tre scelte) figurano i nomi di Gabriele Procida e di Matteo Spagnolo.

Il primo viene da una stagione tra alti e bassi alla retrocessa Fortitudo Bologna. L’ala piccola del 2002 è stato poco utilizzato dalla Effe, ma quando è stato chiamato in causa ha sempre risposto presente. Atletismo e dinamismo sono le caratteristiche principale del nativo di Como e di scuola canturina. La NBA probabilmente ancora non è la sua dimensione ma ha tutte le carte in regola per arrivarci ed essere un protagonista.

Anche Matteo Spagnolo arriva da una stagione in cui con la sua Vanoli Cremona alla fine è retrocesso. Però il playmaker del 2003, di proprietà del Real Madrid, l’ha disputata da leader assoluto dei lombardi.

Il ragazzo, nato a Brindisi, avrà bisogno di aggiungere chili al suo fisico, ma l’intelligenza cestistica e le qualità in cabina di regia di certo non gli mancano.

Quella del 23 giugno sarà una notte speciale per il nostro basket, non ci resta che viverla entusiasti!

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A SUPPORTO DI RBR di Eugenio Petrillo

GARDEN SPORTING CENTER

ATTIVITÀ SPORTIVA E CURA DEL CORPO AL SERVIZIO DEI RIMINESI È una vera istituzione. A Rimini chiunque si sia anche solo approcciato all’attività fisica ha sentito parlare del Garden Sporting Center. È il centro sportivo per antonomasia, una cittadella dello sport all’interno del centro storico della nostra città. È un luogo quasi sacro dove la cura del corpo va di pari passo con il moto e l’attività fisica agonistica e no.

Al Garden, in via Euterpe 7, si possono svolgere praticamente tutte le discipline, ma il limite è il cielo e l’espansione definitiva ancora non è arrivata. Ma chi meglio del Presidente, Dott. Ermanno Pasini, poteva spiegarci nei dettagli la fantastica realtà del Garden?

Dott. Pasini, ci parli del Garden Sporting Center.

“Il Garden nasce nel 1978 da un’idea di costituire una città dello sport all’interno del centro storico. La prima gestione è fallita, la seconda stava per farlo e quindi io nel 2008 comprai il Garden. Da quel momento è cominciato tutto un percorso di riattivazione, risistemazione, cambiamento ed espansione. Solo adesso sta

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terminando tutto il processo di una ristrutturazione pesante, mancano solo alcune cose”.

Quali?

“Finiremo, si spera, tutta la ristrutturazione entro il 2023 con un’area ristoro da 150 coperti e la costruzione di un poliambulatorio interno dove poi potrò lavorare e svolgere la mia professione di medico di nutrizione umane e di medicina preventiva.

Provengo dal mondo della prevenzione, mi occupo anche di medicina termale e alla fine è anche per questo che ho investito sul Garden: per fare di questo posto, un luogo dove poter fare prevenzione attraverso l’attività motoria”.

Quali attività si possono svolgere al Garden?

“Attualmente abbiamo sei piscine (tre coperte e tre scoperte), quattro campi da calcetto, uno da calcio a otto, sei da beach tennis, un piccolo palabasket, quattro palestre: 1500 metri quadri di spogliatoi su un’area complessivi di 35mila metri quadrati. Insomma una vera e propria piccola cittadella dello sport. Facciamo un po’ di tutto, a partire dall’attività motoria generale (compresa quella per gli handicap, comprando una piattafor-

ma per poter mettere in acqua bambini o adulti con problematiche di tipo motorio). In questo momento - nonostante veniamo da due anni difficili di restrizioni e chiusure - abbiamo 5000 iscritti, di cui 1800 sono bambini che vengono a fare sport agonistico dal nuoto al calcio (il Garden è una delle Scuole Calcio Juventus, unica in regione), dalla danza al karatè”.

Quali sono i vostri tesserati tipo?

“Facciamo abbonamenti particolari per le famiglie ad un prezzo contenuto perché siamo convinti che lo sport nasca all’interno delle famiglie.

E le famiglie sportive generano bambini sportivi e di conseguenza si potrà portare l’attività motoria alla maggior popolazione possibile”.

In programma avete intenzione di aggiungere attività al vostro pacchetto?

“Nel futuro andremo verso un tipo di attività sportiva di tipo preventivo per quanto riguarda le patologie croniche o degenerative. Tratteremo sia bambini in età prescolare insegnandoli come si fa a sentire il corpo umano che gli adulti. In questo momento abbiamo 90 persone che lavorano per noi, diventano 110 in estate perché abbiamo un centro estivo 900 bambini dove in sicurezza possono provare tutti gli sport possibili. Dopodiché potranno scegliere quello che più gli appassiona”.

Il Garden Sporting Center è tra i fondatori di Rinascita Basket Rimini. Come nasce questo connubio?

“Nasce perché tra le nostre attività avevamo anche il basket. Inizialmente era Luciano Capicchioni a voler creare una sinergia con noi. Poi però quando Paolo Carasso mi ha presentato il progetto di RBR ho deciso di sposarlo. Capicchioni me l’ha sempre rinfacciato. Non ce l’avevo con lui, ma piuttosto con la sua metodologia che non mi piaceva particolarmente. Ho preferito affiancare Paolo e sue idee”.

Secondo lei cosa rappresenta RBR per la città di Rimini? “È una grande idea che spero venga replicata. In passato provai anche con il calcio, ma ci vuole una figura decisa e carismatica come Paolo Carasso. Nella famiglia RBR si respira passione vera, associata a competenze eccellenti.

Mi ha convinto per questo. È progetto serio, sociale che si sostiene sulle sue gambe. Può essere da esempio per altri sport ed i risultati anche sul campo sono una dimostrazione”.

Quali sono i valori che accomunano il Garden a Rinascita Basket Rimini?

“Sia il Garden che RBR nascono dal sociale.

Si comincia dai bambini da far crescere attraverso lo sport praticato in un certo modo. In entrambe le realtà i ragazzi imparano a fare movimento non solo dal punto di vista fisico. Infatti lo sport è utile per allenare anche il cervello, non solo il fisico. Ma soprattutto, sia al Garden che in RBR si creano amicizie, rapporti veri e sinceri”.

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BASKET FEMMINILE

di Eugenio Petrillo

IRENE SALVATELLI LA VICEPRESIDENTE DI HAPPY BASKET

Con RBR Magazine in questa stagione vi abbiamo fatto compagnia e portato all’interno del mondo della pallacanestro femminile.

Vogliamo chiudere il cerchio regalandovi il contributo di chi da anni opera al fianco di Giampaolo Piomboni nella consolidata realtà della Happy Basket Rimini: abbiamo avuto il piacere di intervistare la vicepresidente Irene Salvatelli.

Quale ruolo ricopri all’interno di Happy Basket?

“Sono vicepresidente della società e prevalentemente ricopro un ruolo amministrativo-finanziario. Oltre a chiaramente a tutte quelle pratiche che coinvolgono tesseramenti e lo svolgimento dei campionati”.

Come è andata questa stagione? Tracciaci un bilancio.

“Per quanto riguarda il settore giovanile, sapete tutti, che è partito il progetto RBR Phoenix. Lo trovo veramente interessante in quanto - racchiudendo tutte le società, quindi Happy Basket, IBR e Angels - ha permesso che ci fossero i numeri sufficienti per fare tutte le categorie del settore giovanili. L’inizio è stato un po’ complicato per modi e tempi diversi delle singole società interessate.

Comprendiamo perfettamente che - mentre per noi il femminile è il fulcro - per le altre due società l’attenzione maggiore è riposta sul maschile. Sicuramente però è stata una buona annata sportiva. Abbiamo avuto buoni risultati sul campo e soprattutto una crescita tecnica di tutte le atlete. La cosa importante del progetto RBR Phoenix è

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la prospettiva della continuità della prima squadra della Happy Basket, attualmente in Serie B. Vogliamo dare attenzioni alle ragazze del settore giovanile perché questo è sempre stato il nostro spirito”.

Il progetto RBR Phoenix come può aiutare il movimento del basket femminile sul territorio?

“In primis questo progetto deve fare in modo che a Rimini si cominci a parlare un po’ di più del basket femminile e della nostra realtà. Sfruttando, anche, il modello comunicativo di Rinascita Basket Rimini. Pensiamo che con RBR Phoenix si assottigli il divario con la pallavolo. Nelle scuole infatti prevale più quest’ultima. Quindi per noi c’è anche un’ulteriore difficoltà a trovare ragazze di alta statura.

Perciò questo progetto ci aiuta nel reclutamento, a partire dalla ragazze più piccole del minibasket.

Bisogna partire dalle scuole e fare poi passaparola. Basti pensare che molti a Rimini non sapevano nemmeno dell’esistenza del basket femminile, nonostante una vita dedicata a questo di Piomboni”.

Quali obiettivi vi ponete per il prossimo futuro? C’è qualche sogno nel cassetto?

“Tutti sognano la Serie A, è normale. Un passo alla volta - e qua colgo l’occasione per ringraziare Ren-Auto e la famiglia Piraccini - e con l’aiuto di nuovi sponsor intanto proveremo ad andare in A2. Specifico, perché come società ci teniamo molto, sempre facendo base con giocatrici del nostro territorio. Poi si sa che salendo bisogna fare un reclutamento differente, ma la filosofia di base deve essere quello”.

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IL MENSILE CHE PARLA DEL MONDO RINASCITA BASKET RIMINI

STEFANO MASCIADRI LA PRIMA PROMOZIONE IN A1 RIVIERA BASKET RIMINI FAMIGLIA BENZI RBR SPORT TEAM ACADEMY

PALLA IN CASSAFORTE GIANLUCA CONTI “MOLTO PIÙ CHE UN DIRETTORE” ALL’INTERNO IL POSTER DELLA VOSTRA “SCIARPATA” RBR Magazine 6 | Marzo 2022 |

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RIMINI OLTRE AL BASKET di Eugenio Petrillo

FLUXO

MOVIMENTO CON LE BELLEZZE PIÙ SUGGESTIVE DAVANTI AGLI OCCHI Probabilmente non ci si pensa mai abbastanza, ma quanto può essere appagante fare allenamento in una location bella e unica nel suo genere? È l’idea che i ragazzi di Fluxo stanno portando avanti con tenacia e convinzione. Il percorso dell’attività outdoor comincia a Santarcangelo dieci anni, ma Fluxo nasce ufficialmente nel 2018. Da quel momento da Santarcangelo l’attività si sposta anche a Rimini, in particolare nell’appena riqualificata location della Piazza sull’Acqua del Ponte di Tiberio.

Una volta stabilitasi anche sul territorio riminese e nell’invaso dell’antico ponte romano, il trend di Fluxo è stato sempre più in crescita. Una crescita esponenziale con un picco di 1014 iscritti al progetto estivo, Fluxo Summer del 2021.

Fluxo è una parola di origine brasiliana che significa (in portoghese ovviamente) flusso,

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flow in inglese. Rappresenta perfettamente questa realtà in quanto è un progetto in continua evoluzione. Il logo è ben riconoscibile e con i colori della bandiera brasiliana che rappresentano anche quelli della natura: il verde dei prati, il giallo del sole ed l’azzurro del mare.

Ed è proprio perché Fluxo è in continuo movimento ed evoluzioni che presto si è espanso in otto location dislocate in cinque comuni della provincia di Rimini: Rimini, Santarcangelo, Poggio Torriana, San Mauro Pascoli e Bellaria Igea-Marina.

I ragazzi non si pongono limiti tanto che la vision è è quella di diventare la realtà di allenamento outdoor numero uno al mondo. Non è certo sbruffonaggine o un’esagerazione. L’ideatore di Fluxo, Andrea Lombardi, infatti afferma con grandissimo orgoglio: “In Italia siamo già

al primo posto. Quindi perché non sognare ancora più in grande?”. Ed è giusto così perché, alla fine, i sogni prima di essere raggiunti vanno fatti e il Fluxo Team ce l’ha bene impresso nel proprio DNA. Allenarsi, faticare e fare movimento è fondamentale, farlo all’aperto in location suggestive è ancora meglio! Difatti la mission principale è quella di condividere momenti oltre agli allenamenti. Da questo il motto: “More than move”, ovvero “Più del movimento”.

I quarantaquattro professionisti che compongono il Fluxo Team, vi proveranno a far vivere esperienze indimenticabili di cui non potrete più farne a meno. Infatti, quello che caratterizza le attività è la possibilità di partecipare ad una vastissima proposta di allenamenti che cominceranno il 13 giugno e termineranno il primo settembre. Sono previste circa novanta ora di lezioni settimanali con ventisette discipline proposte. Le più in voga? Power yoga, allenamento funzionale, pilates, copoeira, hatha yoga, parkour, mobility e tante altre.

A dimostrazione del fatto che Fluxo è una realtà radicata nel territorio e soprattutto apprezzata in tutta Italia, c’è la consolidata presenza alla kermesse numero uno nel nostro paese dell’allenamento: la Rimini Wellness che si terrà in Fiera durante il ponte del 2 giugno.

Le attività di Fluxo però non partiranno solamente il 13 giungo. Infatti il Team invita tutti a partecipare agli open day dal 6 al 10 giugno.

Si svolgeranno in tutte le location, una al giorno ed è una settimana di eventi gratuiti aperta a chiunque voglia dove sarà possibile provare ogni disciplina. Per rimanere aggiornati sull’evento e per avere tutte le indicazioni utili basta andare sul sito fluxomovement.it.

La dimostrazione provata della voglia di sognare in grande dei ragazzi di Fluxo - Manuel Morelli il presidente, Manuela Marcatelli vicepresidente, Monica Matos segretaria, tutti e tre doppia M - è quella che arriva dallo sfruttare un momento difficile per aumentare il proprio bacino d’utenza e la vicinanza ai propri atleti.

Una maggiore spinta verso la cultura dell’allenamento outdoor c’è stata nel periodo post pandemia quando l’attività all’aperto era l’unica che si poteva svolgere.

Durante il periodo invernale post lockdown dove - a causa delle temperature - non si sarebbe potuto fare attività all’aperto, il Team ha pensato di stare vicino a tutti i Fluxo fan attraverso delle lezioni gratuite online che già erano state portate avanti durante la quarantena.

Insomma ancora di più ritorna il motto “More than move”. E se ancora non vi avessimo convinti… provate l’esperienza, sarà unica!

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Pills RIMINI The Play Maker il motto coniato con Visit RIMINI per raccontare la simbiosi fra squadra e città e per lanciare i playoff.

La partita più difficile dell’anno quella con gli amici del Riviera Basket RIMINI ovvero i ragazzi del basket in carrozzina.

E neanche a dirlo ci hanno demoliti.

300!!!!

300 biancorossi al Carisport di Cesena.

Altra categoria.

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Games

di Alberto Foschi

INDOVINA CHI

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2 3 Soluzioni: 1) Domenico D’Argenzio - 2) Guido Scali 3) Borislav Mladenov RBR Magazine 7 | Maggio 2022 |

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Games

di Alberto Foschi

Il Sudoku si presenta come una scacchiera, divisa in 9 quadranti, con 81 caselle, 9 righe orizzontali e 9 verticali. Lo scopo è quello di riempire ogni riga e ogni colonna della scacchiera e ogni quadrato con i numeri dall’1 al 9 senza ripetersi.

Sulla base degli indizi indovina il nome del giocatore.

Giocatore 1:

Giocatore 2:

Giocatore 3:

a.

Classe 1996.

a.

Classe 1989.

a.

Classe 2000.

b.

Nato a Cento.

b.

Uno dei giocatori decisivi nella vittoria casalinga contro Roseto.

b.

Alto 202 cm.

c.

Ha disputato la scorsa stagione a San Vendemiano. d.

Ha giocato per nove stagioni (tra settore giovanile ed esordio in prima squadra) nella Virtus Bologna.

c.

Lombardo di nascita. d. Alto 200 cm.

c.

Grande stoppatore. d.

Nella stagione 2019/2020 ha vestito la maglia del Levski Lukoil.

Soluzioni: [1: Andrea Tassinari - 2: Stefano Masciadri - 3: Borislav Georgiev Mladenov]

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